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giovedì 31 dicembre 2009

ALESSIO LEGA - VENDITORE DI SASSI



Alessio Lega - Venditore di sassi
La canzone politica dagli anni '80 (1980-)


Di' papà
ma dove sta
il venditor di sassi
e speriamo che lui passi
quand'ho la cartella!
La maestra dice in classe
la vita è un gioiello
che i cattivi avran la peggio
che il futuro è bello...

E allora...
Perchè i bimbi di Belfast
di Harlem, di Palermo
lottan con le pietre in mano
persi nell' inferno?
Quando raccontavano
di Davide e Golia
ho creduto fosse storia
e non solo poesia.

Di' papà
quand'è che passa
la giostra d¹allegria
vedo troppa gente sola
persa nella via
sento un pianto falso e infame
dai televisori
mentre c'è chi piange e ha fame
a due metri fuori.

Di' papà
se passerà
chi vende tenerezza
se potrà consolare
tutta la tristezza
di un mondo povero che crepa
e un altro soffocato
da tutta la merce invenduta
nel supermercato.

Quando offro il mio panino
a chi non mangia mai
quando do tutto il mio amore
a chi ha solo guai
non è per esser comunista
né un buon cristiano
cerco solo il gusto nuovo
di sentirmi umano.

Di' papà
ci son parole
che fan male alle orecchie
son le stesse son le sole
sempre quelle vecchie...
Fa' che trovi la mia rabbia
sotto la pietà
fa che trovi un'intifada
in ogni città.

Di' papà
ma dove sta
il venditor di pietre
e, stai attento, se è passato
poi ritorna indietro...
Se tu fai del mio dolore
e dei miei sassi infine
solo un urlo di furore
per le tue canzoncine!

Si tratta della versione italiana, piuttosto libera in alcuni punti, di Marchand de cailloux di Renaud. È ancora inedita in album, ma Alessio Lega la porta già in giro nei suoi concerti. Da questa canzone ha preso nome il suo blog.

Emiliano rinuncia alle primarie contro Vendola


Michele Emiliano, dopo aver chiesto le primarie a Nichi Vendola, rinuncia alla candidatura per le prossime regionali. Il no del segretario nazionale del Pd Pierluigi Bersani sulla legge ad personam in favore di Michele Emiliano, ha cambiato ancora una volta le carte in tavola nel centrosinistra pugliese.

Il sindaco di Bari aveva chiesto che il Consiglio regionale approvasse il lodo "Emilianum" e cioè la norma che avrebbe consentito a ciascun primo cittadino di candidarsi senza doversi dimettere dal proprio ruolo di amministratore. il no di tutto il Pd ha letteramente messo in scacco il sindaco. Senza la sicurezza della legge ad personam, Michele Emiliano non ha intenzione di scendere in campo contro Vendola. Oggi il Pd dovrebbe scegliere lo sfidante all'attuale governatore regionale. Forse Francesco Boccia. Un'altra ipotesi è quella di far correre Sergio Blasi. Al momento Massimo D'Alema e Nicola Latorre stanno lavorando su più tavoli per cercare una soluzione. Non è escluso che le primarie non si facciano più e il centrosinistra possa candidare uno dei suoi uomini contro Vendola e il centrodestra. Ma dopo l'annuncio delle primarie è assai difficile che si faccia un passo indietro.

IL TESTO DELLA LETTERA DI MICHELE EMILIANO A SERGIO BLASI

Caro Sergio,
A questo punto della vicenda regionale occorre fare un punto definitivo, almeno per quanto mi riguarda. Come e' noto io ho sempre considerato il presidente uscente come il candidato obbligato per le prossime elezioni. Pur avendo egli condiviso la necessita' elettorale e strategica di un'alleanza con l'UDC ed avendola concretamente cercata (vedi incontro con Casini) durante il rimpasto di giunta di questa estate, egli oggi ritiene che la sua candidatura sia più' importante della prospettiva politica aperta da quella alleanza. Questa sua opinione fa saltare la coalizione con l'Udc che abbiamo gia' costruito in Puglia nelle scorse amministrative perche' quest'ultima forza politica chiede al centrosinistra una candidatura diversa.

E qui sfortunatamente per me e per le persone che mi vogliono bene entro in ballo io. Perche' dalle consultazioni in corso emerge gia' due mesi fa che esiste un solo candidato che tiene insieme tutti i partiti e che dispone di sondaggi che rendono molto probabile la vittoria del cs alle prossime elezioni. Ed e' solo questa la ragione di un pressing progressivo e sempre più' insopportabile che - nonostante tutti i miei pubblici e categorici rifiuti, Ti ha obbligato qualche giorno orsono ad indicarmi quale candidato del PD. Tu hai formulato questa indicazione in totale solitudine e senza consultarmi e ciononostante non ho potuto rifiutarmi ancora perche' altrimenti, per ragioni opposte e contrarie a quelle del presidente della regione, avrei definitivamente assunto su di me la responsabilita' di avere distrutto la coalizione che puo' farci vincere le elezioni.

La mia candidatura a questo punto doveva passare dalla assemblea regionale e poteva essere varata senza troppe complicazioni. Ma io sono il sindaco di Bari e non posso non anteporre la difesa della mia citta' ad ogni altra considerazione. Ti ho a questo punto detto che non avrei mai accettato senza una modifica della legge elettorale che riconducesse alla legalita' repubblicana la legge regionale pugliese che prevede l'incandidabilita' dei sindaci delle citta' più' grandi. A questo punto Tu ed il capogruppo PD Maniglio mi avete pubblicamente assicurato il voto del PD sull'emendamento "salva Bari". Ed allora ho deciso di accettare la Tua proposta senza ulteriori condizioni.

A seguito dei noti incidenti l'assemblea regionale non si e' potuta svolgere. E sono dunque stato richiesto di accettare le primarie! Certo primarie anomale, perche' pur trattandosi di primarie interne al PD, esse si svolgono tra il Presidente del partito ed un estraneo! E non v'e' dubbio che si tratti di primarie interne al PD atteso che nessun'altra forza politica aderisce a questa consultazione. Nonostante questa anomalia ho detto ancora un altro si' al partito democratico, ribadendo pero' che l'emendamento "salva Bari" era la garanzia minima che chiedevo non per me, ma per la mia amministrazione che non poteva essere sciolta da un minuto all'altro. Ho letto ieri le Tue dichiarazioni su questo punto. Hai detto che il nostro segretario nazionale sostiene che il PD non puo' votare la legge senza la condivisione di maggioranza ed opposizione.

Il presidente uscente ha ribadito la sua indisponibilita' a votare la modifica nonostante la accettazione da parte mia delle primarie. Primarie che senza quell'emendamento non potrei che desiderare di perdere perche' avrei fatto del male alla mia citta'. Come al solito Fitto ci aiuta a capire. Le sue dichiarazioni odierne confermano che la pensa come Te. Egli sa che se la Tua proposta di candidatura fosse la proposta del centrosinistra noi avremmo ottime possibilita' di vincere le elezioni ed e' per questo che lancia la stessa battaglia del presidente uscente e non vuole cambiare la legge elettorale pugliese. Nonostante la sua palese (sic!) incostituzionalita' dimostrata dalla sentenza della Corte Costituzionale in un caso identico che Ti ho consegnato.

Potrei andare avanti, dimettermi da sindaco, come correttamente mi chiede Fitto, gestire durante le primarie la violenta reazione di tutte le centinaia di eletti che perderebbero il posto e che certamente, destra e sinistra, non voterebbero per me alle primarie, fare le primarie anomale con il presidente uscente, e poi cominciare la campagna elettorale, sperando che i sostenitori più' accesi del mio antagonista abbiano accettato veramente il risultato delle primarie e sperando che nel frattempo Io sud, Udc ed Idv non si siano stancati di noi e del nostro dramma.

La campagna elettorale dovrebbe poi sopportare il disappunto dei baresi nell'aver perso il loro sindaco e la loro amministrazione non per un bel progetto condiviso da tutti (almeno nel PD) ma per una battaglia di potere che abbiamo dovuto lanciare a causa della indisponibilita' del presidente uscente ad indicare un suo successore che riuscisse dove lui ha fallito e cioe' nel costruire uno straccio di coalizione che lo sostenga. A questo punto ho dei doveri verso me stesso e verso la mia storia personale. Io non sono un politicante senza mestiere incapace di capire che non sono più' in grado di rappresentare il progetto politico necessario alla costruzione del bene comune. Io sono un magistrato, un sindaco, il Presidente del mio partito, sono una persona seria ed in queste qualita' io ti dico che a questo punto, al Tuo posto, andrei dal presidente uscente gli direi che vista la situazione di disfacimento nella quale ci troviamo, lasci a lui la decisione. O si fa da parte e ci lascia indicare il candidato con maggiori possibilita' di vittoria oppure assuma la guida del centrosinistra o di quel che ne rimane e cominci la campagna elettorale subito, senza ulteriori perdite di tempo.

Io faro' la mia parte per la Puglia e per il mio partito, senza rimpianti ed anzi con grande sollievo. Non credo ci possano essere altre soluzioni. Un ultimo invito a me stesso: mettiamo da parte tutti i rancori e salviamo almeno cio' che di buono abbiamo fatto in passato.

Un forte abbraccio.
Michele Emiliano

Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza. Storia di ordinario fascismo.

CARO direttore, è domenica 27 dicembre. Eurostar Bari-Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. È salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.
Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: "No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap". Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi. Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete "Handicap, handicap".

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato.

La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no.
Tornano in due. Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione.

Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia "deposizione", il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. "Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?" chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: "C'è l'assistenza". "Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service" ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. "E lo sa perché?" ho concluso. "Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...".

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testa e tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap.

La risposta del capotreno è pronta: "Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!". E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria. Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: "Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare". Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, però senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante.

Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. "Perché mi hai offesa". "Ti ho forse detto parolacce? Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?" le domando sempre più incredulo. Risposta: "Mi hai detto che sono maleducata". Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno.

Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (...). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.

da Indymedia

Il ministero non paga l'affitto sfrattata la polizia a Cefalu'

Cefalù (PA). L'ufficio di polizia di Cefalù dovrà al più presto lasciare la sede che attualmente occupa.
L'ufficiale giudiziario ha notificato un provvedimento di reimmissione in possesso per il proprietario che equivale a una sorta di sfratto. La causa? Il ministero dell'Interno ha ritardato oppure omesso di pagare canone e interessi. Altro fatto paradossale: tra il ministero e il proprietario Vezio Vazzana non è stato mai stipulato un contratto. E il commissariato, che attualmente è diretto dal vice questore Manfredi Borsellino (figlio di Paolo, il magistrato assassinato nella strage di via D'Amelio del '92), ha potuto utilizzare l'edificio di via Roma sulla base di un accordo informale.
Da tempo il proprietario ha chiesto il rilascio dell'immobile e di recente ha ottenuto una decisione favorevole del giudice. L'ordine di sgombero è esecutivo ma i tempi dello "sfratto" potrebbero allungarsi in considerazione del fatto che l'ufficio di polizia svolge un pubblico servizio. Sulla vicenda il capogruppo del Pd al consiglio comunale, Rosario Lapunzina, ha presentato un'interrogazione al sindaco perché si adoperi a trovare una soluzione per dare al più presto una "casa" alla polizia a Cefalù.

Tratto da: La Repubblica

da AntimafiaDuemila

"Felicità per me è lottare"

di Benedetta Guerriero
Secondo Moni Ovadia, eclettico artista del panorama internazionale, servono grandi progetti per scuotere la politica

“Papà cos'è la felicità?”. Chiedevano le figlie a Karl Marx e lui rispondeva: “Felicità per me è lottare”. Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano.
Regista, attore, cantante e scrittore di fama internazionale, Ovadia è stato intervistato da Peacereporter per fornire un'analisi della situazione politica italiana.

Cosa pensa del clima politico italiano?

E' catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c'è un'eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona. Non è possibile che il presidente del Consiglio possieda anche tre reti televisive. Finché questo sistema non cambia e l'influenza di questo personaggio non viene limitata, il Paese è sotto scacco. Non ha importanza che si chiami Berlusconi, potrebbe anche avere un altro nome, ma il problema rimarrebbe. L'esecutivo è appiattito sul premier e le voci discordanti non vengono tollerate. Il caso di Gianfranco Fini è emblematico.

Lei parla della destra, ma l'opposizione che ruolo ha in tutto questo?

L'opposizione è debole, non ha un programma. Balbetta, invece di parlare. La sinistra non è più capace di far sognare, ha esaurito le scorte. La destra a suo modo riesce ancora a proporre dei sogni, tossici, televisivi, che per me sono degli incubi, ma che piacciono alla gente.

E' la politica che avvelena l'Italia?

I politici hanno delle grandi responsabilità. I meccanismi mafiosi continuano a funzionare inesorabilmente. Gli arresti dell'ultimo periodo sono dimostrativi e riguardano personaggi che erano già stati tagliati fuori dal mondo della criminalità organizzata. La corruzione non era così diffusa nemmeno ai tempi di Mani Pulite e i continui tagli alla cultura, alla scienza e alle nuove tecnologie non fanno che aumentare il deficit italiano rispetto alle altre nazioni. Non investire nella ricerca significa ipotecare il futuro. Provo una pena infinita per i giovani, subiscono la bancarotta fraudolenta e fradicia della nostra generazione. Bisogna reagire, lottare, ma non una volta ogni tanto. Sempre. Fermiamo il dilagare della volgarità e dell'ignoranza crassa, pensiamo ad altro.

Ha tracciato un panorama desolante della situazione politica italiana. C'è una via d'uscita?

Bisogna mettere in pratica grandi progetti in ogni ambito. Le soluzioni sono Amnesty International, Terra Madre, Emergency. Queste organizzazioni hanno dimostrato che portando avanti grandi battaglie civili, i politici sono costretti a prenderne atto. Non bisogna mai stancarsi di lottare. Quando Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso “I have a dream”, nessuno pensava che il sogno si sarebbe realizzato Oggi il presidente degli Stati Uniti è Barack Obama. I cambiamenti partono sempre dal basso, non dall'alto.

da PeaceReporter

Quei 150 milioni bruciati dalla giunta Fitto

L'hanno appena rinviato a giudizio per corruzione, ipotizzando che abbia intascato tangenti per favorire le cliniche private della famiglia Angelucci, e già spunta una nuova inchiesta sulla sua gestione della Puglia.

Stiamo parlando di Raffaele Fitto, rampante ministro per gli Affari regionali e le Autonomie locali. La procura adesso indaga su una spericolata operazione finanziaria condotta dalla sua giunta: l'emissione di due bond da 600 e 270 milioni di euro. Una manovra che è già costata alle casse pubbliche 150 milioni di euro, divorati dai prodotti finanziari impazziti.


Lo stesso problema lo hanno avuto molti enti locali ma secondo i primi accertamenti della procura - descritti dalle pagine baresi di Repubblica - la Regione Puglia si sarebbe mossa con parecchia leggerezza. Incluso un contratto multimilionario in inglese firmato da un dirigente che non conosceva la lingua. Tanto a pagare sono i cittadini.

da L'Espresso

mercoledì 30 dicembre 2009

Vendola traccia un bilancio della "Puglia Migliore"

"La buona politica esiste e la buona politica e' un patto tra la classe politica e il popolo, e la classe dirigente deve sapere indicare una prospettiva alta, non deve essere una classe politica con la panciera". E' un Nichi Vendola sereno, orgoglioso dei risultati raggiunti, quello che si presenta alla consueta conferenza stampa di fine anno per tracciare un bilancio di 365 giorni di azione del Governo regionale.

"Non ci sono state solo le pagine belle - ha detto Vendola, al cui fianco c'erano 12 dei suoi 14 assessori - ma anche tanti problemi, tante difficoltà, tanti errori: ma noi gli errori li abbiamo guardati in faccia e le difficolta' non le abbiamo nascoste sotto al tappeto".

Fra i motivi di orgoglio per Vendola ci sono il no al nucleare e la battaglia per ripubblicizzare l'Acquedotto pugliese: "ribadiamo il nostro no al nucleare, ai rigassificatori, al raddoppio di raffinerie, e se necessario faremo le barricate - ha dichiarato - abbiamo le carte in regola per non essere terra di colonizzazione perche' noi abbiamo detto si' alle energie rinnovabili e siamo diventati da questo punto di vista interessanti per tutto il mondo. Quanto all'acqua, é un diritto della vita e non una merce di mercato. Noi in questi anni abbiamo investito nella rete dell'Acquedotto pugliese, costruendo impianti, depuratori, riducendo le perdite".

"Credo che chiunque abbia occhi per vedere e non sia ammalato di faziosita' o di malafede - ha continuato Vendola - possa vedere in tutta questa regione i mille segni di cambiamento. Quest'anno la Puglia ha potuto spegnere ad esempio 5.000 incendi senza che se ne accorgesse nessuno: abbiamo una delle migliori protezioni civili d'Italia e non avevamo niente. E' un cambiamento?. Cinque anni fa, e faccio degli esempi a casaccio, gli operai della forestazione - ha ricordato Vendola - lavoravano 15 giornate all'anno, oggi lavorano 180 giornate all'anno e dall'anno prossimo saranno non più schiavi ma lavoratori stabilizzati. Per loro e' una Puglia migliore o no?".

Fiore all'occhiello delle politiche giovanili, "Bollenti Spiriti": "ci sono 10.000 ragazzi pugliesi - ha fatto notare il governatore - che hanno fruito dei programmi dei Bollenti spiriti, sono ragazzi a cui é cambiata la vita, che hanno potuto fare alta specializzazione in qualunque università del mondo e oggi possono portare questa loro competenza specialistica nel nostro apparato produttivo, nella nostra economia". E ancora: "i cittadini di Taranto hanno avuto i dati sul monitoraggio dell'abbattimento delle diossine nell'Ilva e quindi questa promessa che avremmo fatto la guerra alla diossina e che l'avremmo cominciata a vincere, dice che a Taranto qualcuno la tocca con mano una Puglia migliore".

Notizie positive anche dalla Sanità: "abbiamo inaugurato una meravigliosa oncologia nell'ospedale Perrino di Brindisi e lì abbiamo oggi una rete sanitaria per la lotta contro il cancro che é un punto di riferimento per tutto il Sud d'Italia"; ma passi avanti, secondo Vendola, ci sono stati in tutti i settori: "possiamo immaginare che i 170 laboratori multimediali di teatro, musica, danza che stiamo inaugurando in tutta la Puglia costituiscono per migliaia di giovani il segno tangibile che c'è una Puglia migliore, oppure possiamo pensare che i 118 asili nido che abbiamo già cantierizzato rappresentino per i bambini che lì saranno accolti una Puglia migliore. E vorrei ricordare la lotta contro la precarietà, la lotta per la qualità ambientale, la lotta per i diritti dei cittadini, la lotta contro il razzismo e la violenza, la riorganizzazione del ciclo di rifiuti, gli investimenti nel campo della scuola, mentre il governo continua a tagliare, nell'agricoltura per fronteggiare una crisi difficilissima, nella ricerca, nel turismo"

"Nessuno - ha concluso Vendola - può pensare che la Puglia sia paragonabile alla terra di Gomorra. Poi naturalmente qualcuno guarderà un difetto. Io dico che ce n'é uno, ce ne sono dieci, ce ne sono cento, ce ne sono mille. Ma non vedere gli straordinari passi in avanti che con tutti gli uomini e le donne di buona volontà di Puglia abbiamo realizzato significa essere veramente prigionieri del settarismo e della faziosità".

http://www.linkredulo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=485:vendola-traccia-un-bilancio-della-qpuglia-miglioreq&catid=35:politica&Itemid=55

E’ ORA DI ROMPERE IL GHIACCIO

Non sono sereno. Mentre mi accingo a scrivere riconosco le difficoltà di questo esercizio: ho il cuore pieno di inquietudine, il cervello violentato da mille variabili impazzite ed il passo lento e sicuro; intanto stringo forte il mio pugno e vicino alle poche “bocche di verità” lo alzo verso il cielo perché così mi faccio forza e provo a dare sostegno a chi con forza lotta contro le ingiustizie e la disfatta della democrazia in Italia.

Tempi duri questi: il panorama della politica italiana è quanto mai decaduto; la realtà per tanti è ormai un ricordo e la finzione è decantata come fosse realtà. A mio giudizio siamo al capolinea delle dimostranze: ciò che si propina come informazione è propaganda e la politica vera non esiste più nel Parlamento italiano, esautorato dai suoi veri compiti e destituito dal surrogato fatto in casa dei “Porta a Porta”.
Facciamo Politica allora.
Con le primarie non è Vendola a giocarsi tutto. Non è la sua ambizione personale che ci spinge a militare ma le speranze che egli alimenta in tutti noi per quella discontinuità evidenziata in tanti modi: MAI UN GOVERNO DI SINISTRA AVEVA OSATO GOVERNARE COSI’ LA COSA PUBBLICA IN QUESTA PUGLIA! MAI SI ERA CERCATO DI DARE SPERANZA E MANFORTE AI GIOVANI! Questo è il momento di essere uniti, di stringerci attorno alla sua figura, a ciò che rappresenta .
Se abbiamo un po’ di coscienza sappiamo che siamo in dovere di dare speranza ai bambini, sappiamo che in questo SUD putrescente c’è chi offre la sua vita per rimanere onesto e pulito in mezzo a tanta puzza di merda; sappiamo chi rappresenta l’anelito di libertà di un popolo stanco. Assumiamoci le nostre responsabilità e veniamoci incontro, sciogliamo il ghiaccio e le riserve e sosteniamo in ogni modo la nostra stessa dignità: UNITI PER VENDOLA PRESIDENTE!


PS. Passate dal circolo di Nardò (LE) di via N. In gusci: c’è tanto da fare ed il tempo stringe.
"Se non combattiamo ora per la nostra libertà che racconteremo ai nostri figli quando ci chiederanno delle loro catene?".

Angelo Cleopazzo-S&L Nardò-

ECCO IL VIDEO DELL'ASSEMBLEA ANNULLATA DEL PD



E' questo la squadrismo politico caro Casini????
E chi sono questi facinorosi che hanno impedito il regolare svolgimento dell'assemblea???

VERGOGNATEVI



Una via per Craxi “L’imbroglio continua”

di Miriam Della Croce
Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha deciso di dedicare una via, una piazza, o un giardino a Bettino Craxi. Sconsiglierei la via, perché è difficile poi costruirvi nel mezzo un bel monumento, sul quale scrivere, magari:”Politico, perseguitato dalla giustizia”. Per tale, infatti, lo fece passare con un piccolo evangelico imbroglio il vescovo di Tunisi nel dicembre del 1999. Celebrando i funerali nella cattedrale Saint Louis, lesse dal Vangelo: «Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli», ed esplose un fragoroso applauso.
E i giornali riportarono la notizia. E nessuno si accorse del sottile inganno. L’ottava beatitudine, infatti, come ben doveva sapere il vescovo, non allude ai perseguitati dalla “giustizia”, ma ai perseguitati in quanto difensori della giustizia. Fa preciso riferimento alle persecuzioni religiose, e significa: beati coloro che saranno perseguitati a causa dell’impegno e del desiderio di attuare e far attuare, in sé e nel mondo, il piano salvifico di Dio. In qualche modo il piccolo imbroglio continua.

Renato Pierri

P.S. Una lettera sul quotidiano Liberazione svelava il piccolo imbroglio. Era intitolata: “Caso Craxi. Che c’entrano le Beatitudini” ed era firmata: “Un docente di religione cattolica”

P.S. Una lettera sul quotidiano Liberazione svelava il piccolo imbroglio. Era intitolata: “Caso Craxi. Che c’entrano le Beatitudini” ed era firmata: “Un docente di religione cattolica”

da Reset-Italia

Il Cairo: manifestazioni sotto le ambasciate.



Ieri martedi 29 dicembre, le varie delegazioni internazionali hanno dato vita a manifestazione sotto le proprie ambasciate di appartenenza. Gli attivisti statunitensi sono stati completamente circondati. La delegazione italiana (Forum palestina, Action for Peace) riunita praticamente in assemblea sotto la legazione diplomatica, si è nuovamente incontrata con il 1° Segretario dell'Ambasciata italiana al Cairo avanzando la proposta di far passare la delegazione per fare arrivare gli aiuti raccolti per le strutture e la popolazione palestinese di Gaza. Tra questi si sottolinea l'impegno preso in Italia con l'ospedale palestinese Al Awda di Jabalya che ha coinvolto decine di città e di associazioni.

Oggi è previsto un incontro con il Sindacato dei Giornalisti egiziani nella cui sede sta attuando lo sciopero della fame Hedy Epstein - 84 anni, ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio. Successivamente è previsto un SIT IN insieme al sindacato degli avvocati convocato per ricordare il primo anniversario del massacro dei palestinesi operato dalle truppe israeliane a Gaza. Due giorni fa la manifestazione degli avvocati egiziani era stata dispersa dalla polizia.


Mentre le autorità egiziano stendono oggi il tappeto rosso per ricevere il premier israeliano Netannyahu, usano il pugno di ferro contro gli attivisti internazionali ed egiziani. Netnayahu è in Egitto per discutere sullo scambio dei prigionieri e degli accordi economici con cui Israele di fatto condiziona pesantemente l'Egitto. Secondo Mila Pernice del Forum Palestina per l'Egitto aver tenuto sequestrati al Cairo gli attivisti della Gaza Freedom March durante la visita di stato di Netanyahu può rivelarsi un boomerang.

Tra i vari presidi sotto le ambasciate e negli appuntamenti in giro per la capitale egiziana si segnala la presenza della giornalista israeliana Amira Hass, mentre nei media arabi - Al Jazeera soprattutto - cominciano a trapelare commenti critici sull'atteggiamento delle autorità egiziane contro gli attivisti internazionali giunti da ben 42 paesi per recarsi a Gaza in solidarietà con la popolazione palestinese ad un anno dal massacro dell'Operazione Piombo Fuso realizzato dalla truppe israeliane.

Gaza Freedom March: l'ambasciata USA trattiene attivisti. Arrestati 16 israeliani e 3 spagnoli.

Un gruppo di circa 30 cittadini statunitensi, sono stati trattenuti in tre separate aree di isolamento all'interno dell'Ambasciata degli Stati Uniti nel complesso di Garden City. In una intervista telefonica con Aishah Schwartz, direttore del Muslimah Writers Alliance, Marina Barakau - una delle organizzatrici della Gaza Freedom March - ha dichiarato che "i cittadini americani e 1.400 sostenitori della Gaza Freedom March arrivati in Egitto da oltre 43 paesi del mondo, stanno chiedendo che l'assedio illegale di Gaza venga rimosso". "Ci chiediamo anche come sia possibile che un presunto governo democratico possa partecipare di volentieri alla detenzione dei suoi cittadini presso le proprie ambasciate, e inoltre chiediamo che tutti i dovuti sforzi siano esercitati per assicurare il nostro immediato rilascio", ha aggiunto Barakau che poi ha dichiarato di aver contattato il coordinatore del gruppo legale, Sally Newman. Nello stesso momento, tre membri del gruppo statunitense che è stato trattenuto hanno avuto un incontro con un funzionario negli uffici dell'Ambasciata.

Sempre a proposito della repressione delle forze di sicurezza egiziane nei confronti degli attivisti internazionali in Spagna c'è apprensione per la sorte di tre attivisti valenciani che sono stati arrestati domenica a El Arish. I tre insieme ad altri spagnoli e ad attivisti di altre nazionalità avevano cercato di arrivare da El Arish alla frontiera con Gaza con i mezzi di trasporto pubblico, ma erano stati bloccati dai poliziotti egiziani. I tre valenciani non si sono dati per vinti e si sono incamminati verso la frontiera a piedi, ma dopo alcune ore hanno bloccato il traffico sull'arteria stradale in segno di protesta contro il divieto egiziano e quindi sono stati arrestati. Racconta Manuel Tapial, uno dei coordinatori della delegazione iberica, che ad El Arish in più occasioni i poliziotti hanno bloccato e fermato gli attivisti che cercano in ogni modo di depistare gli inseguitori cercando di disperdersi nella città e di prendere qualche mezzo di trasporto diretto a Rafah. "Ieri mattina quando abbiamo tentato di uscire dall'hotel abbiamo trovato le porte sbarrate dall'esterno" ha denunciato Tapial ai media spagnoli.

Dall'altro lato della frontiera ieri la polizia di Tel Aviv ha arrestato 16 attivisti israeliani di organizzazioni dell'estrema sinistra che cercavano di avvicinarsi al confine per entrare nella Striscia di Gaza e partecipare alle manifestazioni contro l'assedio israeliano previste il 31 dicembre prossimo. I 16 attivisti sono entrati senza permesso in un territorio di confine che Israele considera ‘zona militare', e sono stati portati nel commissariato di Sderot per essere interrogati e denunciati. Negli ultimi giorni le dimostrazioni dei gruppi israeliani antiapartheid si sono moltiplicate e alcune decine di attivisti sono arrivati a manifestare molto vicino al confine con Gaza. Racconta sull'edizione online dello Yediot Ahronot Adar Grievsky del gruppo ‘Anarchici contro il Muro': "Abbiamo iniziato a camminare lungo la spiaggia verso Gaza, ma vicino a Zikim la Polizia e l'Esercito ci hanno impedito di continuare verso la Striscia. Un anno dopo il massacro di 1400 persone Israele continua a spargere distruzione e sofferenze a Gaza negando alla sua popolazione la possibilità di ricostruirsi le case perché impedisce l'arrivo dei materiali da costruzione" ha detto l'attivista al giornale che poi ha denunciato che uno degli attivisti arrestati è stato malmenato dalla Polizia.

da Infoaut

STALINGRADO



QUESTA E' LA VERSIONE ORIGINALE CANTATA DAGLI STORMY SIX



STALINGRADO

Fame e macerie sotto i mortai
Come l'acciaio resiste la citta'
Strade di Stalingrado, di sangue siete lastricate;
ride una donna di granito su mille barricate.
Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D'ora in poi trovera' Stalingrado in ogni citta'.

L'orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffe',
l'inverno mette il gelo nelle ossa,
ma dentro le prigioni l'aria brucia come se
cantasse il coro dell'Armata Rossa.

La radio al buio e sette operai,
sette bicchieri che brindano a Lenin
e Stalingrado arriva nella cascina e nel fienile,
vola un berretto, un uomo ride e prepara il suo fucile.
Sulla sua strada gelata la croce uncinata lo sa
D'ora in poi trovera' Stalingrado in ogni citta'

Teheran, il prezzo del sangue


di Christian Elia
Ore decisive in Iran per cercare di capire cosa accadrà nel futuro

Tutto è troppo fluido ora, ma è possibile che tra qualche tempo la Guida Suprema Ali Khamenei e il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad potrebbero rimpiangere l'idea di non permettere manifestazioni pubbliche in onore dell'ayatollah Montazeri, scomparso il 19 dicembre scorso.
Montazeri, dal suo eremo di Qom, finiva per essere una garanzia per una larga parte della società iraniana, che nel suo dissenso vedeva comunque una forma di opposizione, lontana dai cortei e dalle piazze dell'Onda Verde, ma critica verso la linea dura dei falchi di Khamenei.
Una parte di società civile, pezzi interi di ceto medio, che pur storcendo il naso si sentivano tutelati dal nume di Montazeri e, in una qualche misura, rappresentati, rischiano ora di andare a ingrassare le file dei dimostranti. Il 'culto del lutto' nella tradizione sciita dell'Islam ha un peso particolare e vietare le commemorazioni pubbliche non è stata una buona idea.
Gli scontri delle ultime 48 ore sono un punto di svolta: dopo i disastri di giugno il movimento di opposizione si era un po' smarrito, ma adesso potrebbe trarre nuova linfa.

Nel periodo trascorso tra le sommosse di giugno e quelle di dicembre c'è stata la resa anche dei più ottimisti rispetto all'amministrazione Obama e alla sua politica estera. Dopo un inizio ben augurante, Washington sembra ritornata all'epoca Bush, pur con toni meno bellicosi. Sanzioni e ultimatum come unica forma di dialogo con Teheran. L'opposizione è tornata, almeno in alcuni suoi segmenti, a sperare nell'intervento armato Usa in Iran, ipotesi che valutate le difficoltà in Afghanistan e il ritorno della violenza in Iraq sembra per il momento problematica per la Casa Bianca. Di contro, Russia e Cina non hanno alcuna fretta di mettere in difficoltà l'Iran, divenuto partner commerciale fondamentale.

Spettatori interessati anche l'Arabia Saudita e i paesi del Golfo, sempre attenti alle mosse dell'opposizione di Teheran. La guerra in Yemen, dove i ribelli sciiti non cedono e le truppe yemenite e saudite, con armi Usa, non riescono a rendere inoffensivi, hanno alimentato l'idea che Riad e le altre monarchie del petrolio sunnita non ne possano più dell'internazionalismo sciita iraniano, con tanto di finanziamenti e armi alle comunità sciite in giro per il mondo.
Il cerchio, in definitiva, si stringe. L'Onda Verde vive il suo esame di maturità: o arriva fino in fondo, tentando un colpo di mano vero, o si smarrisce tra obitori e carceri. La variabile determinante, però, diventa il potenziale aiuto che arriverebbe o meno dall'estero.

da PeaceReporter

martedì 29 dicembre 2009

IL PD PUGLIESE - EMILIANO, BLASI E D'ALEMA
















Quest'ultimo video e stato registrato il 21 dicembre 2009

COMUNICATO STAMPA - “DEMOCRATICI PER VENDOLA”

Quanto riportato dal nostro segretario non corrisponde al vero. Né tanto meno quanto dichiarato dal Sindaco Emiliano. Il sit-in di protesta è nato spontaneamente dal web in particolare dal comitato “Democratici per Vendola” su Facebook così come già annunciato alla stampa nei giorni scorsi.
Dal canto nostro è stata una manifestazione pacifica e aperta a tutti i simpatizzanti di Vendola. Nessun burattinaio, ma solo gente ancora innamorata della politica che cerca di esprimere il proprio legittimo disappunto riguardo a quanto sta accadendo in Puglia. Tra i manifestanti numerosi erano tesserati e dirigenti del PD che non hanno esitato a mostrare la propria tessera ogni qual volta veniva chiesto.
Sembra inoltre pittoresca la ricostruzione data alla stampa dal segretario Sergio Blasi quando afferma: “è accaduto un fatto grave, che va assolutamente stigmatizzato e fortemente condannato”. Noi abbiamo visto solo tanta gente sostenere la candidatura di Vendola e tanti iscritti chiedere di poter assistere ai lavori dell’Assemblea, così
come previsto dai regolamenti. Inizialmente la richiesta è stata bocciata, anche per la stampa. Poi Michele Mazzarano ha aperto le porte della sala e tutti hanno potuto sedersi e attendere, come in un cinema, l’inizio dei lavori. Peccato che non siano mai iniziati e che mai nessuno abbia provato a chiedere agli ospiti di abbandonare la sala.
I testimoni che potranno confermare questa versione sono tanti, tra i quali gli stessi delegati dell’Assemblea, i giornalisti e le telecamere che avranno certamente ripreso quanto accaduto. Siamo dispiaciuti che neanche oggi si sia arrivati ad una via di uscita e che si tenti di attribuire al Presidente Vendola colpe che non ha. Forse l’unica
“colpa” è quella di aver toccato il cuore di tanti pugliesi e di tanti democratici.

Blasi: Assemblea annullata, "era qualcosa di organizzato". VENDOLA: "non dispongo di eserciti".

BARI - Non è neppure cominciata l'assemblea dei 126 delegati, in rappresentanza di 175mila votanti delle primarie del 25 ottobre, chiamati a votare la proposta della segreteria regionale del pd di candidare alle prossime elezioni regionali il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Non è cominciata perché, secondo la versione ufficiale fornita dal segretario del pd, Sergio Blasi,

"non c'erano le condizioni democratiche per avviare il confronto fra i delegati", riferendosi al fatto che un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali aderenti allo stesso Pd, avevano manifestato fuori e dentro il salone dell'hotel Excelsior contro la decisione dei vertici del Pd di candidare Emiliano.

In realtà, ai più è sembrata una scusa per rinviare la decisione su Emiliano a data da destinarsi, proprio perché ieri il sindaco di Bari ha chiesto come condizione all'accettazione di candidarsi l'unanimità del voto dei delegati, fatto peraltro impossibile da ottenere. Così Emiliano ha preso carta e penna ed ha scritto ai delegati. "Ho riflettuto a lungo ed ho deciso che domani (oggi, ndr) chiederò il voto all'unanimità. Non posso reggere una responsabilità del genere senza unanimità. Altrimenti proporrò all'assemblea di indicare un altro candidato ed in particolare Vendola. Non posso accettare un rischio così grande senza adeguato sostegno. Troppe polemiche interne ucciderebbero il mio ruolo e la campagna elettorale. Persino Boccia ha detto che i suoi si asterranno (Francesco Boccia, deputato ex margherita che ha poi smentito, ndr). Tutto quello che potevo fare L'ho fatto. Adesso è l'ora di decidere. Altrimenti sarò felicemente ancora sindaco. Senza rimpianti". Firmato, Michele Emiliano.

Questa presa di posizione di Emiliano è sembrata a molti l'inizio di una ritirata. Il segretario regionale Blasi spera in una posizione di Emiliano più morbida, cioè che si renda disponibile anche ad accettare la candidatura senza l'unanimità. Del resto, c'è un accordo da onorare, quello firmato solo due giorni fa con l'Udc che appoggerà il centrosinistra in Puglia solo se si candida Emiliano. Di certo c'è che una larga fetta della base del Pd in Puglia, disposta a sostenere l'attuale governatore Nichi Vendola (che correrà da solo) è la vera spina nel fianco dei vertici nazionali del Pd. Che per dirla con un assessore regionale del partito di Bersani "non sa più come uscire da questa situazione".*** www.ilsole24ore.com***

BLASI:"Sicuramente era qualcosa di organizzato"

"E' evidente che quello che e' accaduto questa sera va assolutamente stigmatizzato per quello che e', fortemente condannato perche' il Pd questa sera avrebbe dovuto tenere l'assemblea nel suo organismo dirigente legittimato da 175 mila partecipanti alle primarie del 25 ottobre. Avrebbe dovuto discutere e dibattere sulla proposta politica che io avrei portato all'assemblea e decidere democraticamente". Il segretario del Pd Puglia, Sergio Blasi, ha spiegato cosi' in una conferenza stampa improvvisata le motivazioni con cui e' stata annullata nel pomeriggio l'assemblea regionale del Pd pugliese, inizialmente a porte chiuse e poi aperta a giornalisti e al pubblico, tra cui numerosi sostenitori del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
"E' altrettanto evidente che, dopo aver consultato il presidente dell'assemblea regionale - ha spiegato Blasi parlando di Michele Emiliano - non c'erano le condizioni di agibilita' democratica per tenere questa assemblea. Voglio dirlo con fermezza: credo che abbiamo toccato questa sera un punto di caduta nella possibilita' di un grande partito come il Pd di poter, in condizioni normali, tenere la propria discussione e produrre le proprie scelte. Per queste ragioni ho ritenuto di rinviare l'assemblea ad una data che ci consentira' di poter normalmente e serenamente tenere un confronto in un'assemblea che sia in grado di decidere. E' un fatto grave - ha sottolineato Blasi parlando della presenza dei sostenitori di Vendola all'assemblea del Pd - che va condannato con fermezza. Sicuramente era qualcosa di organizzato"

VENDOLA: "non dispongo di eserciti; nei miei confronti, un assedio popolare, un affetto che si manifesta in mille modi."

"Fuori dall’hotel Excelsior di Bari, luogo dell’assemblea, si è svolta una manifestazione di miei sostenitori, sostenitori di un progetto politico, non organizzati.
Non so esattamente che cosa sia successo, ero a Brindisi a inaugurare il reparto di Oncologia dell’Ospedale Perrino. Mi pare di capire che non sia accaduto nulla di grave.
Io non ho organizzato nulla, non dispongo di eserciti, sono un dirigente politico, sono un militante appassionato. Non do ordini, ma sono consapevole del fatto che questa vicenda crea molte turbolenze, crea la volontà di ciascuno di dire la propria opinione.
In tutta la Puglia c’è, nei miei confronti, un assedio popolare, un affetto che si manifesta in mille modi. Io spero che tutti quanti possano scegliere con serenità. Spero che tutti siano in grado, incluso il Pd, di vivere questi momenti, anche di comprensibile concitazione, mettendo sul tavolo le carte giuste che sono quelle che parlano della vita e della morte della Puglia e del futuro delle giovani generazioni pugliesi. Vorrei fosse questo l’elemento che produrrà una scelta piuttosto che un’altra."

Ecco le dichiarazioni............
Che ne dite??????




Era il 26 ottobre 2009

FRANCESCO GUCCINI - CANZONE DI NOTTE N.2



Francesco Guccini - Canzone di notte n. 2
da Via Paolo Fabbri 43 [1976]


E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
e voglio in questo modo dire "sono"
o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto
o forse perchè ancora c'è da bere
e mi riempio il bicchiere..

E l' eco si è smorzato appena
delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici
in cui ciascuno chiude la sua pena,
in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso
a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?",
a dir "Dove ho sbagliato?"

Eppure fa piacere a sera
andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie,
e due canzoni fatte alla leggera
in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio
il fatto che sei triste o che t'annoi
e tutti i dubbi tuoi...

Ma i moralisti han chiuso i bar
e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori:
è bello ritornar "normalità",
è facile tornare con le tante stanche pecore bianche!
Scusate, non mi lego a questa schiera:
morrò pecora nera!

Saranno cose già sentite
o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio
e poi, voi queste cose non le dite,
poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato,
poi è bene essere un poco diffidente
per chi è un po' differente...

Ma adesso avete voi il potere,
adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia,
gli dei, i comandamenti ed il dovere,
purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti
ignorano quel tarlo mai sincero
che chiamano "Pensiero"...

Però non siate preoccupati,
noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale!
Gli anarchici li han sempre bastonati
e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato:
non scampa, fra chi veste da parata,
chi veste una risata...

O forse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno...

E un' altra volta è notte e suono,
non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo
o forse per sentirmi meno solo
o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani
che danno quell' ipocondria ben nota,
poi... la bottiglia è vuota...


Imbarazzismi

di Rita Pani (APOLIDE negra)
Ma poi c’è stata l’operazione “White Christmas”? Non lo so, e non mi sono nemmeno informata, forse per cullarmi nella convinzione che fosse una trovata propagandistica, di quelle che la furba nomenclatura leghista dà in pasto ai suoi scellerati supporter razzisti, tanto per contentarli un po’ e non farli indugiare nell’osservazione della squallida realtà che ci circonda.
La lega ha avallato la promessa del tizio del consiglio: anche loro giurano che il 2010 sarà l’anno delle riforme. Legittimo impedimento, impunità, abrogazione della Carta Costituzionale per tutti i cittadini. Se ne sente davvero il bisogno. Se lo dice la lega significa che berlusconi ha accettato il loro prezzo. È così che funziona da anni, da quando il padrone comprando i suoi servi ha preso possesso anche delle mura del Parlamento.

La speranza è quella che abbiano mire più elevate dei suoi umili e solerti sindaci; insomma speriamo che il fine ultimo della lega sia quella di farsi annettere dall’Austria e non di sbizzarrire ulteriormente le loro hitleriane fantasie.

Si moltiplica lo zelo degli amministratori locali: si va dall’ormai vetusta proibizione di cucinare kebab nei centri storici, alla costruzioni di mura per isolare i quartieri ghetto, dalla creazione delle classi differenziali nelle scuole al tentativo di abolire i matrimoni misti. Le schedature rientrano ormai nelle usanze democratiche di questo paese, insieme agli autobus galera per il rastrellamento clandestini (e poco importa che a volte si rastrelli anche un medico italiano residuato bellico di residuato bellico abissino). C’è chi si è spinto oltre, proponendo la separazione delle degenze al pronto soccorso, o i parcheggi del centro riservati ai residenti, (che dire bianchi pareva politicamente scorretto).

Sì, mi piace quando in questo paese si parla di riforme, anche perché il ministro delle riforme è bossi, e quindi capirete la mia curiosità originaria: cosa avrà chiesto in cambio dell’impunità del tizio innamorato? Pensando bene alla campagna di indottrinamento cattolico fatto dalla lega con tutta la sua tradizione celtica alle spalle, viene il sospetto che vogliano tanti crocefissi in giro per poterli incendiare durante le serate di barbecue di negro. Cappucci verdi, ovviamente.

Ma io parlo così perché non so amare.

da Indymedia

L'anno zero dei diritti

Parlano i rifugiati che hanno occupato l’ex liceo Socrate di Bari

di Silvia Dipinto
Le nuvole che vanno e vengono tradiscono la presenza di un sole pallido, incerto. All'ex liceo Socrate di Bari, occupato da meno di una settimana da un centinaio di rifugiati eritrei ed etiopi, due ragazzi portano qualche coperta e una sedia a sdraio: manca tutto nella struttura, abbandonata da tempo. Probabilmente c'erano scrivanie e computer quando le ultime classi sono andate via, e a guardar bene se ne rintracciano i resti. Finalmente quel debole filo di luce, troppo esile per scaldare giorni di freddo intenso a Bari, serve a qualcosa: Borhan testa la sdraio, "Mettiti al sole", gli dico, "che lì si sta meglio".
Il gruppetto di eritrei che mi si è fatto intorno ride, a chi toccherà quella sdraio, potenziale sostituta di una brandina non ancora disponibile? Le stanze sono state assegnate, le più grandi sono dormitori comuni, le più raccolte ospitano i nuclei familiari: con le prime scope arrivate si comincia a pulire, l'ex scuola è grande e qualcuno vuole farci una casa.

Amlsta, cuore di mamma. Amlsta ha una quarantina d'anni, è in Italia da un anno ma parla poco o nulla la nostra lingua: come tutte le donne qui ha grandi orecchini d'oro sull'elice, mangia un pezzo di focaccia fredda ai funghi, ha una voce morbida che si anima in acuti insospettabili. Dall'Etiopia è arrivata in Calabria via mare su un barcone con 265 persone, ognuna delle quali ha pagato 1.800 dollari per un viaggio di sei giorni, senza cibo e con l'acqua sufficiente per non morire. "Sei giorni senza mangiare?!", non contengo lo stupore. "Anche un mese stiamo così", interviene H., ha paura a parlare, ma anche lei non resiste e interviene, "noi tutti lo proviamo: attraversiamo il deserto, il Sahara, avanti e dietro per scappare, e lì non si mangia". Il marito di Amlsta è ancora in Libia, non riesce a partire. I suoi due bambini sono in comunità e riesce a vederli solo una volta a settimana: "Loro vanno a scuola, io sono contenta, ma vorrei vivere con loro, sono la loro mamma. Nel dormitorio non voglio più stare, alle sei di mattina sei fuori e per tutto il giorno devi stare per strada. Questa non è vita, senza lavoro, senza casa, senza marito e senza figli. Tutti gli africani hanno questi problemi".

Borhan, voglia di casa. "Gli italiani sono razzisti?", chiedo; e tutti ridono. "Beh, sì, l'Italia mi piace, ma non ci fa bene a noi stranieri: solo strada, strada e ancora strada". Borhan, venticinque anni, è venuto in Italia dall'Eritrea con la sorella, la mamma e due nipoti, una delle quali si è innamorata ed è sparita, e nessuna denuncia è servita a farla ritrovare. "In Eritrea ci conosciamo tutti, siamo solo quattro milioni", mi aveva detto Osman; innegabile che le comunità siano unite e coese all'interno, spesso solidali tra loro, ma in città si temono tensioni viste le condizioni disperate. Tanti sono i senza fissa dimora, e tra loro i rifugiati cui spetterebbero casa, lavoro, sussidi economici e assistenza sanitaria, ma nulla di tutto questo gli viene effettivamente e concretamente riconosciuto; la seconda accoglienza, in Italia, non funziona, e questo lo ammettono anche le istituzioni. Però la storia di Borhan mi fa riflettere, e prima di lui parla la stanza che è ora la sua camera: tutto è al suo posto, ordinata e pulita, dietro il tavolino con la tovaglia a quadri e resti di cibo ben conservati, resiste la lavagna con gessetti e cancellino. Borhan ha trovato un letto, ha appeso ai chiodini alle pareti i suoi indumenti e l'ombrello, ha recuperato un cestino per la spazzatura. Sul davanzale c'è un telefono fisso: non ha fili, ma fa tanto casa. Perché Borhan una casa l'ha avuta: "250 euro al mese, un garage senza nemmeno il lavandino, meglio qui, ora che l'aggiusto". In Eritrea lavorava con un italiano e conosce bene la lingua; ha un diploma e ha fatto l'imbianchino per quattro anni: "Tutto a nero, mi pagavano 30 euro al giorno, meno della metà rispetto agli altri operai". Ora ha perso tutto: "Sono iscritto ad un'agenzia, però non mi chiamano mai. Non pretendo nulla: chiedo solo la possibilità di stare qua e guadagnarmi da vivere". Borhan non abbassa la guardia: sa che ogni conquista è labile, che si possono fare passi indietro, regredire, anche se si comincia a camminare, disperati corridori, metri e metri prima della partenza.

da PeaceReporter

lunedì 28 dicembre 2009

Il PD, D'Alema, la Puglia, l’Italia

di Luigi Bosco

Anni fa un Moretti adirato prestò la voce a molti di noi, dicendo che con i leaders allora esistenti il centro sinistra non avrebbe mai più vinto.
Benché un quadro astrale fortunato e l’inanità di statista di Berlusconi (cui per la sfortuna dell’Italia si associa una straordinaria capacità di politico) li riportarono al governo per un pugno di mesi, il teorema morettiano è ancora valido e quei leaders,chi più, chi meno, ancora al loro posto.
E continuano a far danni e a rendere la vita facile al nano malefico anche più di quanto abbia fatto il povero Tartaglia che aveva almeno l’attenuante della insanità mentale.

Quanto sta accadendo recentemente in Puglia sembra portare un ulteriore conferma della lungimiranza di Nanni Moretti. Con un comportamento del tutto inusuale, il PD pugliese (si scrive PD pugliese si legge D’Alema), gravemente compromesso moralmente se non giuridicamente dalle inchieste della magistratura barese, ha scaricato il governatore in carica Nichi Vendola.
Il motivo addotto è che il pur lodato attuale governatore della Puglia non sarebbe gradito all’Udc con
cui il PD vorrebbe stringere un alleanza per le prossime elezioni regionali, prodromica, vien detto, di una possibile alleanza nazionale.
Ma anche posto che questo sia il vero motivo, esso non appareassolutamente convincente.
Da un punto di vista squisitamente tattico-elettorale, infatti, se come è più che probabile Vendola decida di presentarsi anche da solo la vittoria dello schieramento PD-Udc appare molto improbabile (è sufficiente che Vendola si porti a casa un 6-7% - risultato che molti giudicano minimo - per far vincere la destra, visti gli attuali rapporti di forza).
Da un punto di vista politico poi i dirigenti di cui sopra e il baffetto sardonico non hanno capito che il centrosinistra può vincere, in Puglia e a livello nazionale, solo se pone al centro della propria linea politica la questione morale, non solo come l’impegno a non rubare (e sarebbe già tanto), ma come l’impegno a
fondare un nuovo modo di fare politica che restituisca ai cittadini la fiducia nelle istituzioni a tutti i livelli. Lo
schieramento del centrosinistra vince se e solo se si presenta come lo schieramento dei valori (solidarietà e amore per il prossimo, giustizia sociale - intra e intergenerazionale -, libertà di perseguire la propria strada per la felicità) contro lo schieramento degli interessi e del bigottismo sociale. La politica dei politicanti, degli accordi segreti dei do ut des, degli scambi con i proprietari di pacchetti di voti clientelari, al di la di essere moralmente discutibile, è politicamente perdente. Rappresenta un modo di far politica che condanna il centrosinistra alla sconfitta.
Imporre Emiliano come candidato alla regione riproduce un modo vecchio e moralmente compromesso di intendere la politica; la strada naturale sarebbe stata quella delle primarie che avrebbero lasciato la scelta ai cittadini e nel caso di vittoria di Emiliano avrebbero tenuto insieme il centrosinistra.
Peraltro, come possono i cittadini avere fiducia in un politico, Emiliano, che solo due mesi prima aveva impostato la campagna elettorale per la segreteria regionale del PD confermando la scelta di Vendola alla regione? Quali sono i valori di un politico se la propria parola personale non ha alcun valore ? Questi comportamenti allontanano dalla politica chi vota per ragioni di valore e non d’interesse, e quindi penalizza proprio il centrosinistra. Non capire ciò, vuol dire essere anni luce meno bravi di Berlusconi e meritarsi non una ma cento sconfitte.
Lor signori del centro sinistra (avrebbe detto Fortebraccio, per chi se lo ricorda), si meritano infatti di perdere, siamo noi la gente per bene che ha creduto nella forza rinnovatrice e nella superiorità etica dell’Ulivo e anche dell’ Unione che non ci meritiamo che vincano Berlusconi e i suoi.
Le cose appaiono tanto evidenti che forse i veri motivi non sono quelli platealmente presentati. Forse non lo si fa per vincere, forse loro non importa vincere le elezioni. Forse esiste una meta-politica che ai cittadini comuni non è dato conoscere, esiste un meta-partito trasversale i cui interessi occorre difendere specie quando esistono torte succulenti da poter dividere (per esempio la possibile privatizzazione dell’acquedotto pugliese). In questo caso l’unico vero obiettivo è quello di liberarsi di un governatore troppo poco malleabile; poi chiunque vinca, fosse Emiliano o la Poli Bortone o chi altri per lei, il meta partito trasversale avrà i suoi pezzi di torta garantiti.
In tutti e dui i casi, la Puglia è un laboratorio nazionale, ma non perché si prepara qui l’alleanza PD-Udc che se avverrà, avverrà solo a livello nazionale, ma perché se D’Alema non viene fermato in Puglia, Moretti avrà ragione per molti anni ancora a venire.

Boicottiamo i negozi e le aziende razziste, sessiste, fasciste

di Femminismo a sud
Oggi è una splendida giornata. Lo è non perchè dobbiamo ricordare che una trans straniera è morta suicida (leggasi assassinata dal pacchetto sicurezza) in un Cie dove era stata rinchiusa per la sua provenienza geografica. Non lo è perchè un'altra trans straniera è stata trovata morta nell'immondizia. Non lo è neppure perchè ancora una trans straniera è stata sottoposta a Tso e verosimilmente rincoglionita di farmaci perchè lo Stato intende farle accettare il fatto che lei DEVE stare dentro un Cie. Non lo è perchè ci sono altre persone che rimarranno presto senza lavoro e tanti altri stranieri che nel frattempo vengono sfruttati da datori di lavoro che pensano solo al profitto.
Non lo è perchè da qualche parte in Italia altre decine di donne sono state violentate, percosse, usate e neppure perchè quelli che stanno al governo continuano imperterriti a favorire la parte peggiore del genere umano, quella fondamentalmente cattiva che probabilmente non cambierebbe neppure se messa in condizioni di vita differenti.

Oggi è una splendida giornata perchè leggiamo che il presidente dell'Unione immigrati di Vicenza ha comunicato che stanno organizzando uno sciopero in massa degli acquisti per la fine di gennaio perchè le economie locali e anche l'economia nazionale si reggono sulla presenza dei consumatori e delle consumatrici straniere/i.

In fondo è una azione che promuoviamo anche noi quando invitiamo a non acquistare presso negozi o aziende che pubblicizzano i propri prodotti e il proprio marchio usando i corpi delle donne.

La moneta, come giustamente dice il presidente dell'unione immigrati di vicenza, è l'unico argomento che ascoltano e fino a quando non emaneranno provvedimenti per "nazionalizzare" gli acquisti e controllare il regime della nostra spesa potremo scegliere dove, come e quando comprare.

In Sicilia già si promuove l'acquisto presso i negozi che rifiutano la logica del pizzo. In tutta Italia potremmo promuovere l'acquisto presso negozi e aziende dichiaratamente non sessiste, non razziste, non fasciste, non omofobe, lesbofobe, transofobe.

Basta affiggere un cartello fuori, basta inserire la questione in un messaggio pubblicitario, basta dirlo con chiarezza.

Io, noi, non compreremo niente da chi è complice dello scempio che avviene attorno a noi.

da Indymedia

AGGRESSIONE AL PREMIER - OSSERVATE

99 POSSE - NAPOLI



99 POSSE

Napolì
criature vuttate ’mmiez’ ’a na vi’
Napolì
crisciute cu ’e pippate ’e cucaì’
Napolì
guagliune ca se fanno l’eroì’
Napolì
a scola nun ce sò maje putut’ì’
Napolì
Puceriale rint’ ’o destì’
Napolì affiliate rint’a cocche famì’
Napolì
’o guverno ce ra sulo ’a polizì’
Napolì
nisciuno chiù le scippa ’o burzellì’
Napolì
’e benpensante votano Dc
Napolì
’e camurriste votano Psi
Napolì
’e sicchie ’e lota votano Msi
Napolì
ma ’mmiez’ ’a via continuano a murì’
Napolì
ma tenimmo ’o sole ’a pizza e ’o mandulino
tarantelle canzone sole e mandulino
a Napoli se more a tarallucce e vino
Napolì
Na-Na-Na-Na Napolì
Città dimenticata sfruttata abbandonata
da tutti disprezzata ma a Agnelli c’è piaciuto
’o lavoro ’e l’emigrato pacche scassate
famiglie disgregate e a Torino Milano
napulitano terrone e ignorante
magnate ’o sapone lavate cu l’idrante
e tuornatenne a casa felice e cuntento
ce he fatto fà’ ’e miliardi e nun he avuto niente
però sinceramente dico sinceramente
nun te può lamentà’ tiene ’a machina e ’a patente
ma rint’ ’o parlamento ce teneno po’ a mente
rint’ ’o parlamento nun se scordano maje niente
nun se scordano ad esempio ’o curdinamento
ca ce sbatte sempre ’nfaccia ’e prubleme ’e tutt’ ’a ggente

e allora immediatamente dico immediatamente
manneno a Improta cu na cricca ’e malamente
giunto da Roma st’ommo tutt’ ’e nu piezzo
ca ’ncoppa Prefettura va a fà’ ’o gallo ’ncoppa munnezza

giunto da Roma st’ommo tutt’ ’e nu piezzo
giunto da Roma se n’è venuto a Napoli
Na-Na-Na-Na Napolì
Napolì
criature vuttate ’mmiez’ ’a na vi’
Napolì
crisciute cu ’e pippate ’e cucaì’
Napolì
guagliune ca se fanno l’eroì’
Napolì
a scola nun ce sò maje putut’ì’
Napolì
Puceriale rint’ ’o destì’
Napolì
affiliate rint’a cocche famì’
Napolì
’o guverno ce ra sulo ’a polizì’
Napolì
nisciuno chiù le scippa ’o burzellì’
Napolì
’e benpensante votano Dc
Napolì
’e camurriste votano Psi
Napolì
’e sicchie ’e lota votano Msi
Napolì
ma ’mmiez’ ’a via continuano a murì’
Napolì
ma tenimmo ’o sole ’a pizza e ’o mandulino
tarantelle canzone sole e mandulino
a Napoli se more a tarallucce e vino
Napolì
Na-Na-Na-Na Napolì

domenica 27 dicembre 2009

Emiliano : ti sputerei in un’occhio!

-Davvero punta ad approfittarsi di un eventuale indebolimento politico di Vendola? “Sputatemi in un occhio se farò mai il presidente della Puglia. Prometto solennemente: non mi candiderò mai a quel posto.”-

Lo devo ammettere, il camaleontico Emiliano mi ha fregato.
Ha saputo fare da un lato il Vendoliano doc quando serviva, cioè quando correva alla segreteria regionale del PD pugliese, dall’altro invece ha saputo sfruttare alla grande il raffinato lavoro di tessitura curato da Massimo D'Alema per allargare il centrosinistra pugliese all'Udc, anche rimandando gli elettori baresi al voto a solo sei mesi dalla rielezione di Emiliano. Tutto ciò con l’aiuto dell’Italia dei Valori determinatissima anch’essa a cancellare dal panorama politico nazionale l’ultimo rappresentante della sinistra che ancora occupa una carica istituzionale di rilievo in Italia.

“Un gay devoto cattolico, un poeta comunista che, nel mezzo dell’Italia del sud, ha scelto di combattere la Mafia. Vendola, è l’anti-Berlusconi, uno dei pochi punti positivi della politica italiana scrive il settimanale tedesco Der Spiegel Ha trasformato la regione durante i suoi cinque anni al potere introducendo la competitività nelle cariche di governo, creando delle zone high-tech di sviluppo e stabilendo un’autorità costruttiva basata sulle regole invece che sulle bustarelle. Questo comunista è riuscito a mettere in pratica molte delle cose che Berlusconi ha costantemente promesso: l’efficienza, la sburocratizzazione, il governo delle regole”.
In pratica Vendola viene fatto fuori in nome di una discontinuità ingiustificata, ed in nome di un’alleanza per il Mezzoggiorno che non ha motivo di esistere senza quest’ultimo. Non è un caso che Vendola abbia anticipato la sua (auto)investitura con alcune sortite pubbliche sui guasti probabili della legge approvata in Senato, se vista e traguardata sullo sfondo di un ‘partito del Nord’ e di una cultura politica incapace, ancora una volta, di affrontare in senso federalista la questione meridionale (e le realtà dei Sud del mondo).
La Puglia degli ultimi 5 anni di governo è un esempio di sinistra attenta ai territori ma capace di guardare senza ipoteche ideologiche ai processi globali e alle alleanze programmatiche. Una sinistra federalista e unitaria a cui si uniscono quelle misure prese per combattere o fronteggiare il cancro del lavoro nero nelle terre di Capitanata (la legge regionale è stata premiata mesi or sono come migliore azione legislativa a livello europeo); le leggi e le iniziative di sensibilizzazione che battono sul terreno impervio della battaglia contro il razzismo e per l’equa accoglienza ai migranti (riconoscimento pubblico espresso da Laura Boldrini): l’istituzione dell’albo delle badanti per sconfiggere il lavoro sommerso delle immigrate, il potenziamento dell’albergo diffuso per i lavoratori stagionali; la pratica dell’obiezione legislativa contro i provvedimenti firmati Maroni. Vanno registrate, infine, le misure che tentano di arginare le falle dei tagli alla scuola pubblica e dei licenziamenti facili, nei limiti strettissimi concessi da un bilancio zoppicante e su scala regionale.

CARO EMILIANO DIFENDI LA PUGLIA MIGLIORE!!!

sabato 26 dicembre 2009

Vendola o Emiliano? Il dilemma del Partito Democratico

Se il Popolo delle Libertà, con la riunione della scorsa settimana a Palazzo Grazioli, sembra aver risolto il nodo più spinoso delle prossime regionali, il rapporto con la Lega al nord, il Partito Democratico è ancora alle prese con il “caso Puglia”, dove sembra sempre più difficile riuscire a ricomporre lo schieramento di centrosinistra per tentare una già difficile rimonta.

Dopo una prima apertura all’autocandidatura lanciata da Vendola, sembra, infatti, che alla fine stia prevalendo la linea dettata da Roma da D’Alema, che vuole ad ogni costo chiudere l’accordo con l’Udc e la fascista Poli Bortone, candidando un esponente del Pd locale.

Martedì scorso il segretario regionale del partito, Sergio Blasi, aveva chiesto pubblicamente al sindaco di Bari Michele Emiliano, uomo di fiducia di D’Alema, di candidarsi per le primarie contro Vendola, salvo poi dover fare un passo indietro, a fronte delle resistenza interne al Pd, chiarendo che solo l’assemblea che si terrà il prossimo 28 dicembre potrà definire la posizione del partito.

Emiliano si era limitato a dichiarare, al Corriere della Sera, che “questo è il momento della riflessione più che quello delle dichiarazioni pubbliche”, mentre Vendola aveva ribadito che “l’alternativa a me può esserci, a condizione che sia un processo democratico a deciderlo, ovvero le primarie“.
Il Presidente della regione, infatti, è consapevole del consenso conquistato in questi anni all’interno degli elettori del Partito Democratico.

Più netta, invece, la posizione di Vendola sull’ipotesi di approvare una legge per permettere al sindaco democratico di candidarsi senza doversi dimettere dall’incarico attuale qualora non fosse eletto. “La legge ad personam di Michele – ha detto a Repubblica – è una porcata“.
Parole che non hanno certo fatto piacere al sindaco di Bari che ha rilasciato un’intervista natalizia in cui ha sparato a zero contro Vendola: “Se l’Udc sta con noi, – ha spiegato – trionfiamo. Diversamente, ci ammazzeremo tutti. Quanto a Vendola, è un traditore. Al congresso del Pd avrebbe dovuto lavorare per sostenermi e farmi avere la meglio quando celebrammo le primarie [...] Credo che (Vendola, ndr) riuscirà a sopravvivere politicamente solo se entrerà nel Pd”.

Secondo gli ultimi sondaggi il centrosinistra vincerebbe se mettesse in campo uno schieramento compatto, dall’Udc fino alla Federazione della Sinistra. Possibilità che, però, sembra destinata a naufragare. Sicuramente la Federazione della Sinistra non accetterebbe la presenza dell’Udc e della Poli Bortone, come anche, si spera, l’Italia dei Valori che sembra aver rimosso la pregiudiziale contro Vendola, nata in seguito allo scandalo sanità.
Decisiva, quindi, l’assemblea di lunedì del Partito Democratico.

Vendola, a prescindere dalle decisioni del Pd, correrà comunque per la presidenza della regione, con il sostegno di Sinistra Libertà Ecologia, dei Verdi, e dei Socialisti.
“in Puglia appoggeremo la candidatura di Nichi Vendola – ha inoltre detto Ferrero, come portavoce della Federazione della Sinistra – e respingiamo le discriminazioni chieste dai centristi. Ci aspettiamo, ovviamente, che Sinistra e Liberta’ non accetti la discriminante anti comunista che Penati pone in Lombardia”.

http://www.newnotizie.it/2009/12/26/vendola-o-emiliano-il-dilemma-del-partito-democratico/

Kabul, video shock di un ostaggio Usa "Io, soldato, vi dico: è un nuovo Vietnam"

KABUL - I talebani hanno diffuso un video che mostra un soldato americano catturato sei mesi fa in Afghanistan e tenuto in ostaggio. Un video destinato a riaprire le polemiche e mettere i brividi all'opinione pubblica americana.

Nel video il soldato, Bowe Bergdhal, 23 anni, elmetto e occhiali da sole, afferma: "Mi dispiace dirvi che questa guerra ci sta sfuggendo e che si trasformerà in un nuovo Vietnam a meno che il popolo americano non si levi contro tale assurdità".

Il 16 dicembre i talebani avevano preannunciato la diffusione di un nuovo video del militare americano, catturato in giugno nella provincia sud orientale di Paktika. Il soldato, Bowe Bergadhl, 23 anni, era considerato disperso dal 30 giugno scorso ed era già apparso in un video il 19 luglio nel quale sembrava in buone condizioni di salute, anche se spaventato. Il ragazzo è il primo soldato Usa catturato dai talebani dall'inizio dell'intervento americano in Afghanistan alla fine del 2001.

www.repubblica.it

CASA IN FIAMME, PENSIONATA SALVATA DA FINANZIERE NEL SALENTO

Castrignano Dei Greci- Un'anziana pensionata, rimasta intrappolata nella sua abitazione in fiamme, e' stata tratta in salvo da un maresciallo della Guardia di Finanza che si trovava in licenza nel suo paese d'origine per le festivita' natalizie.

E' accaduto a Castrignano Dei Greci (Le), dove il finanziere, in servizio presso la compagnia di Scafati (Sa) richiamato dalle grida di aiuto della donna, e' entrato nella casa, gia' satura di fumo, riuscendo a portar fuori la malcapitata.
Il maresciallo, rimasto intossicato dai fumi, ha dovuto fare ricorso a cure mediche.

(AGI)

venerdì 25 dicembre 2009

Caro Babbo natale

Caro Babbo Natale
Quest'anno come regalo vorrei vedere sparire
magicamente i politici,
persone che vengono pagate profumatamente
per parlare e decidere della mia vita;
le forze dell'ordine,
che con la loro violenza garantiscono
la preservazione di questi soprusi;
le galere e tutte le gabbie,
che riducono gli uomini colpevoli
di non stare alle regole di questo gioco
nella condizione più bieca.
Vorrei vedere le persone per strada
riprendersi la propria vita come in Grecia.

Sai che ti dico caro babbo natale?
.....quest'anno i regali non me li portare,
ME LI PRENDO!

TANTI
AUGURI


per un esistenza libera
dalle catene del potere
e delle autorità, dal consumo
e dalla cultura di massa



da Indymedia

COSA RAPPRESENTA IL 25 DICEMBRE?????



giovedì 24 dicembre 2009

Elezioni regionali, l'incubo pugliese


di Matteo Bartocci
Da «laboratorio Puglia» a incubo Puglia. Lo scenario della regione in vista del voto di marzo svela il volto peggiore della politica. Le primarie chieste dal presidente uscente Nichi Vendola (leader di Sinistra ecologia e libertà) come unica condizione naturale per farsi da parte, se sconfitto dal voto popolare, le ha ufficialmente sepolte una riunione a porte chiuse del Pd locale con Massimo D'Alema lunedì pomeriggio. Una riunione dopo la quale il segretario regionale democratico Sergio Blasi ha letto una nota senza accettare nessuna domanda da parte dei giornalisti. Stesso comportamento ieri, quando invece che leggerla di persona, Blasi ha inviato alle agenzie un semplice comunicato con cui il Pd candida ufficialmente alla poltrona della regione Michele Emiliano, eletto da meno di un anno sindaco di Bari.
Una decisione non condivisa che provoca la reazione durissima della minoranza «franceschiniana». L'assessore regionale alle Opere pubbliche Fabiano Amati (Pd) è furibondo: «Se quella di Blasi non è una bufala dovrei pensare all'impeachment o a una tattica che istiga alla scissione da parte di chi ha perso e ricorre a trucchi per vincere». Il segretario provinciale del Pd di Bari, Dario Ginefra, parla di «una posizione autorevole ma personale» dello stesso Blasi, che secondo lui non può esprimersi prima del parlamentino regionale del Pd convocato il 28 dicembre. Nel frattempo già stamane Blasi dovrebbe convocare i possibili alleati - Udc e Io Sud della ex An Poli Bortone - per ufficializzare la scelta di Emiliano. Ma entrambe le formazioni centriste, corteggiate anche dal Pdl di Raffaele Fitto, hanno già detto che diserteranno l'appuntamento in attesa che il Pd decida che rotta prendere. Se ne parlerà a gennaio.
E Michele Emiliano, che lunedì in consiglio comunale aveva giurato di non volersi candidare alla regione, fa sapere ieri che lui sì potrebbe anche farlo, purché si approvi una leggina ad personam in consiglio regionale che gli consenta di rimanere sindaco anche se è candidato alla regione. La legge elettorale pugliese, infatti, contiene una clausola (originariamente pensata contro Poli Bortone, ex sindaco di Lecce) che vieta ai primi cittadini di candidarsi alla presidenza. In altre parole, se Emiliano correrà a marzo dovrà prima lasciare Bari senza avere garanzie sul suo futuro.
Il Pd è corso ai ripari per tempo e il 19 gennaio ha fatto calendarizzare in consiglio la modifica sui sindaci. Emiliano ci penserà solo allora. E assicura di avere «il 60% dei consensi» in Puglia anche se ammette che «quel 4-6% che Vendola potrebbe portarmi via» potrebbe essere decisivo alla conta finale. Il governatore uscente, dal canto suo, non commenta il caos democratico e insiste sulle primarie: «Rispetto la vita di quel partito ma io non mollo».
Le primarie di coalizione, su cui c'è il veto nazionale dell'Udc, sono scomparse anche nel Lazio, dove Luigi Nieri (assessore uscente sempre di Sel) continua a chiederle per la scelta del successore di Marrazzo.

da IlManifesto

Italia, Emergency nomina il nuovo presidente


Cecilia Strada raccoglie il testimone lasciato dalla madre, Teresa Sarti

L'associazione Emergency, l'Ong fondata da Gino Strada e Teresa Sarti, ha un nuovo presidente. Si tatta di Cecilia Strada, giovane figlia di Gino e Teresa. Cecilia è stata eletta dal Direttivo dell' associazione lo scorso lunedì 21 dicembre.
La carica di Presidente è rimasta vacante dalla scomparsa di Teresa Sarti, avvenuta lo scorso primo settembre a Milano.

Nata a Milano nel marzo del 1979, Cecilia Strada è laureata in Sociologia con una tesi antropologica sulle donne afgane.

Per quindici anni è stata volontaria di Emergency, e negli ultimi due ha lavorato nell'ufficio che si occupa delle missioni estere della associazione. E' stata, per l'Ong, in Afghanistan, Cambogia, Iraq, in Sudan, Sierra Leone e in Palestina.

"Spero di meritare la fiducia che mi viene data" ha detto la neo eletta. "Metterò tutto l'impegno e la passione di cui sono capace in questa storia cominciata quindici anni fa".

da PeaceReporter

FABRIZIO DE ANDRE' - UN BLASFEMO



FABRIZIO DE ANDRE' - UN BLASFEMO

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

... mi cercarono l'anima a forza di botte...

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato
ci costringe a sognare in un giardino incantato.

mercoledì 23 dicembre 2009

Libera rete in libero Stato

Libera Rete in libero Stato: è questo lo slogan con cui oggi torna in piazza (anche) il "popolo viola", dopo la riuscitissima manifestazione del 5 dicembre a Roma.

Questa volta si tratta di una iniziativa dedicata alla libertà di Internet, messa in discussione da un serie di iniziative di parlamentari del centrodestra e, da ultimo, dalle intenzioni manifestate dal governo dopo il caso Tartaglia.

Il sit-in, promosso inizialmente dall'Istituto per le politiche dell'innovazione , ha raccolto subito il favore dei promotori del No-B day e di numerose altre associazioni.

Libera Rete in libero Stato

Internet è una piazza libera. Una sterminata piazza in cui milioni di persone si parlano, si confrontano e crescono.


Internet è LIBERTA': luogo aperto del futuro, della comunicazione orizzontale, della biodiversità culturale e dell'innovazione economica.


Noi non accettiamo che gli spazi di pluralismo e di libertà in Italia siano ristretti anzichè allargati.


Non lo accettiamo perchè crediamo che in una società libera l'apertura agli altri e alle opinioni di tutti sia un valore assoluto.



Non lo accettiamo perchè siamo disposti a pagare per questo valore assoluto anche il prezzo delle opinioni più ripugnanti.



Non lo accettiamo perchè un Paese governato da un tycoon della televisione ha più bisogno degli altri del contrappeso di una rete libera e forte.



Non lo accettiamo perchè internet e un diritto umano.



Libera rete in libero Stato.

Anche a Nardò - Sinistra Ecologia e Libertà - ha organizzato un presidio per il "diritto alla rete" oggi alle ore 17.00 in piazza Osanna.