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martedì 22 dicembre 2009

Gli errori e la lezione di Copenaghen

“Tra qualche anno i libri di storia ci mostreranno che Copenaghen è fallita perché è stato l’ultimo tentativo di risolvere le sfide del ventunesimo secolo con gli strumenti del ventesimo secolo. Il summit è naufragato perché ha riconosciuto diritti di decisione solo ai governi e ha tenuto fuori la società civile, gli imprenditori, i governi locali, i giovani che sono rimasti a guardare. Si è cercato il consenso tra 193 stati senza condurre negoziati troppo articolati”, afferma Simon Zadek su Opendemocracy.

“John Maynard Keynes, uno degli economisti più straordinari del novecento, diceva che ‘la difficoltà non sta nel credere alle nuove idee ma nel fuggire dalle vecchie’. Se lui aveva ragione, e sospetto che avesse ragione, il contributo di Cop15 al bene comune è stato quello di distruggere una volta per tutte una maniera antica e datata di governance globale. Un risultato come questo, che è triste da riconoscere oggi, potrebbe essere un’eredità importate per il futuro”, continua Zadek, che è il fondatore e il direttore dell’associazione Accountability21, un’associazione che promuove in tutto il mondo l’innovazione per uno sviluppo più sostenibile.

“I negoziati sono stati caotici, ma alla fine ci sono stati dei risultati che possono essere dei buoni punti di partenza”, scrive Ed Miliband sul Guardian. “Non abbiamo raggiunto un accordo sulla riduzione fino al 50 per cento delle emissioni entro il 2050, o l’80 per cento di riduzione di gas serra da parte dei paesi sviluppati. Entrambe le risoluzioni hanno avuto il veto della Cina, mentre una coalizione di paesi sviluppati e di paesi emergenti ha appoggiato il progetto. Questa è una delle nuove tendenze del futuro: la vecchia divisione tra paesi sviluppati e paesi emergenti è stata rimpiazzata da alleanze molto più interessanti”, continua Miliband.

Per Laurent Joffrin, direttore di Libération, invece, il bilancio è negativo. Joffrin parla di fallimento della democrazia: “La repubblica universale cara a Immanuel Kant non è vicina. Abbiamo assistito a un festival dell’impotenza diplomatica, i governi nazionali hanno impedito che fosse raggiunto l’accordo che noi, forse troppo ingenuamente, ci aspettavamo”.

da Internazionale

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