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lunedì 7 dicembre 2009

"Quell'indio di merda" più forte di 4 anni fa


Bolivia al voto. Sui muri di La Paz: "La Bolivia avanza, Evo no se cansa"

Non poteva essere più esplicativo il titolo dell'articolo di Emir Sader, sociologo brasiliano, direttore del Laboratorio de politicas publicas dell'Università dello stato di Rio de Janiero, uscito su Il Manifesto venerdi scorso: "Quell'indio di merda più forte di 4 anni fa". Richiamando l'etichettatura abituale e razzista di una destra bianca frustrata dinnanzi alla potenza di un governo che ha cominciato a cambiare il volto della Bolivia e che si candida a farlo anche per i prossimi 4 anni attraverso le elezioni presidenziali e parlamentari che si terranno oggi nel paese andino. Elezioni alle quali il primo presidente indio della Bolivia arriva con il sostegno fortissimo dei movimenti sociali, delle componenti indigene (aymara, quechuas, guaraníes e altre etnie), con enormi sacche di consenso nei settori popolari così come nei ceti medi. L'opposizione delle destre, della stampa e dei governi dei dipartimenti orientali si presenta, oggi, con altra caratura rispetto al passato: frammentata nelle alleanze politiche non andate a compimento, spolpata dalle battaglie perse contro Evo Morales.

I sondaggi dicono: "Morales". I sondaggi che dall'inizio della campagna elettorale sono cominciati confermano la tendenza emersa già nelle ultime tornate elettorali. Evo Morales e il suo governo godono di un'ampia maggioranza nel paese, sembrano esserci le condizioni perchè Morales possa ottenere un risultato ancora migliore del trionfo del 2005 (60% dicono i sondaggi, contro il 54% del 2005), agguantando la rielezione presidenziale al primo turno e conquistando larghe maggioranze alla Camera come al Senato.

"La Bolivia avanza, Evo no se cansa". Questo lo slogan scelto dal Movimento al socialismo per la candidatura di Evo Morales, il quale nei comizi tenuti in ogni parte del paese ha sempre sottolineato: "I movimenti sociali non sono al potere solo di passaggio", evidenziando le origini dalle quali è nato il primo governo indio, quindi la composizione e l'indirizzo di parte che hanno contraddistinto e contraddistingueranno la presidenza Morales. Un governo, quello boliviano, forte di un consenso ottenuto e consolidato non solamente grazie alla buona gestione economica dello Stato o alle promesse di "grande balzo industriale", ma coadiuvato dalle politiche sociali reali e concrete, finanziate dall'altro corso dei profitti ricavati dalle ricchezze naturali della Bolivia, volte a migliorare le condizioni di vita e a restituire dignità ai "dimenticati di sempre" (bonus per studenti e anziani, assistenza sanitaria e alfabetizzazione per tutti, attribuzione a campesinos e indigeni di terre, etc).

L'opposizione crucena. Dopo aver fallito i suoi piani di attacco, di delegittimazione del presidente Evo Morales, l'opposizione della destra bianca e razzista, espressione delle oligarchie politiche ed economiche dell'oriente boliviano, arriva al voto sulla difensiva, nell'esplodere dei contrasti interni, nell'incapacità di indicare un candidato comune per far fronte contro Morales, pensando più al voto per sindaci e governatori dell'aprile 2010 che ad elezioni presidenziali percepite già come perse. Nonostante tutto, colui che ha qualche carta in più per presentarsi come il candidato alternativo a Morales è l'ex-militare Manfred Reyes Villa, aggregato militare del dittatore Luis Garcia Meza negli anni '80, con un candidato vice-presidente, Leopoldo Fernandez, attualmente in carcere perchè accusato per il massacro di campesinos nel Pando.

da Infoaut

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