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giovedì 30 aprile 2009

DIARIO DA L' AQUILA

LUNEDì 27\04\09 ORE 21;54

L ' AQUILA

Qui è un disastro...
Dal momento in cui scrivo, effettivamente non so ancora come passerò la notte.
La storia è questa:
da Pescara ho preso l' autobus diritto per l' Aquila.
Dopo esser salito per una sessantina di chilometri sulla dorsale dell' Appennino abruzzese son giunto in questa terra distrutta.
Fino a pochi chilometri dall' epicentro del sisma,e quindi l'Aquila,il paesaggio è rimasto inalterato.
Cascine,vegetazione e pascoli,fiumiciattoli e corsi d' acqua,dighe e promontori,cielo plumbeo,
come se dovesse piangere da un momento all' altro.
Sui fianchi scoscesi dei massicci più alti la neve pareva come velare e infarinare quei titani che creavano in me stupore al passaggio,mi disvelavano un mondo quanto mai inconsueto.
Poi,prima di giungere in questa "capitale d' orrore" comincio a intravedere le prime avvisaglie di quel che mi aspetta.
Di tanto in tanto una casetta mostrava un fianco,un tetto crollato..poi le rovine diventano man mano più presenti.
Finchè,giunto all' autostazione,scendo dal bus e cammino cammino a prender coscienza di come,natura,possente mano devastatrice possa calar dall' alto e troncare esistenze e il mondo dell' uomo,che qui a l' Aquila sembra davvero il mondo dei nani!
Trovo dapprima gendarmi che dell' esercito mi dicon che entrare nel centro non posso,
poichè completamente disabitato e quindi basta solo la presenza che l' occhiuta sorveglianza
della polizia fecean di me " uno sciacallo ".
Indi non entro,meglio l' esterno della città che gli interni di una Questura..
Poi proseguo e cammino cammino destandomi per guardar per aria come se fossero due le sensazioni madri che pervadevano il mio spirito:
stato di allerta per il rischio di vedermi sepolto da macerie di abitazioni pericolanti e stato di
circospezione per l' enorme dispiegamento di forze.
Sbirri e compagnia bella,carabinieri,guardie di ogni tipo,eserciti,protezioni e croci rosse.
Mi rendo conto sin da subito che,forse,non uno in Italia abbia fatto come me:
forse nessun civile ha sfidato da solo quei buontemponi del governo ed è venuto qui sul posto
a vedere cosa sia successo.
Trovo la prima tendopoli ma non pago sfido il maltempo e sotto la pioggia,arrivo, dopo quattro o cinque chilometri,presso Piazza d' armi(2500 persone),la più grande " tendaglia " del dopo sciagura.Quivi inoltro la mia richiesta,cioè quella di trovare uno studente o una studentessa che
voglia abbandonare questo inferno per seguirmi a Bologna dove un letto ed un pasto franco sono solo espressione di quel poco di solidarietà che posso offrire.
Ma niente da fare,è sera e gli uffici son chiusi.
Devo attendere perchè solo domani potrò raggiungere il centro informazioni principale.
Non mi resta che trovare riparo e pur nelle difficoltà non mi perdo d' animo:
scelgo la stazione e percorro altra strada finchè una volta li mi accorgo che tendopoli attigua e vagoni di treno son quasi tutti occupati dai terremotati,poveri cristi calamitati che anche nelle macchine trovano mezzo per dimorare.
Grandi,vecchi,donne e bambini..è questa la loro casa ora.
Mia fortuna,per ora,è ripiegare in un pezzo di biglietteria della stazione che pur inagibile rappresenta per me agio ed altro non chiedo se non un paio d' ore di agognato riposo.
Speriamo bene;ma più che a me mi piace pensare agli altri, a chi ha perduto tutto ed una cosa è certa:il centro dell' Aquila è completamente diroccato e svuotato,la circonvallazione mostra le case tutte "crepate" e quindi presuppongo che anche lì non ci sia vita.
Tutte le vite sono nelle tende,nelle macchine,nei treni,altrove,ma non qui,non all' Aquila;
qui la gente sta fuori!...
IL GIORNO DOPO. ORE 16,00 CIRCA:
Il treno intercity che mi conduce a Bologna(con mezz'ora di ritardo) rappresenta per me l' ultimo dei tram-tram che ho dovuto affrontare;non è così per i terremotati che se la vedranno brutta chissà ancora per quanto tempo.
La nottata è stata difficile:
dopo aver occupato la biglietteria della stazione dell' Aquila(sebbene inagibile) mi ero illuso di poter sostare senza problemi.
Ma così non è stato.Il freddo mi è entrato nelle ossa,ma non volendo creare,io,civile,ulteriore disagio alle organizzazioni che gestiscono i soccorsi e gli "alloggi", preferivo in un primo momento
fere resistenza e stringendo i denti mi ero messo in testa di dar battaglia al "generale freddo".
Poi,quando la temperatura è divenuta insostenibile,gelida e sotto lo zero ho capito che colla natura non ti ci puoi metter di traverso perchè è lei che decide;quindi verso le 03 e 30 sventolando bandiera bianca divento "sfollante" e chiedo un posto più caldo ai funzionari della croce rossa.
Questi subito mi danno una coperta caldissima e mi indicano carrozza e scompartimento ove poter riparare e lì provo quello che tanti e tanti ormai da settimane saggiano.
Per molti il treno è divenuto casa e letto e fra tanti dispersi mi accorgo che disperare è plausibile
per chi ha perduto tutto;che un treno non tuo è quel che ti rimane....
Quando mi sveglio è già mattino,ore 08;30 e prendo il cammino che porta al C.O.M.(centro operativo misto) dove potrò essere ascoltato.
Salgo e scendo per cinque o sei chilometri,o forse sette, tanto le scarpe son nuove e quindi bisogna andar,sotto una tenue "pioggia di Londra" mi lascio alla stazione una notte dura di quelle che ti fanno la scorza.
La veglia notturna,le donne chiuse a dormire nelle auto strapiene di ogni genere di fabbisogno,i discorsi di un vecchio "fumante" che ha perduto il suo figliuolo,i bimbi nei caravan,chi reca in mano uno spazzolino,chi fa da piantone alle entrate dei "dormitori d' occorrenza",tutto ciò non si può dimenticare.
Giunto al C.O.M. trovo udienza in due signori che si occupano di assistenza alla popolazione.
Trovando la mia iniziativa lodevole mi mettono in contatto con i rappresentanti degli studenti che
son nelle tende.
Mauro e Alessia spargon la voce ma prima delle 13;00 non ricevo alcuna notizia.
Poi mi chiamiano e mi dicon che i giovani studenti ringraziano chi come me vuol dare una mano
ma che sarebbe egoistico da parte loro lasciare quella terra anche perchè vecchi e bambini han bisogno di loro.
Capisco ringrazio e saluto e a me non resta che tornare a casa.
Altri cinque chilometri per raggiungere la stazione dei bus anche se con l' avvento del Papa forse non potrò salpare prima del pomeriggio(almeno così mi dice una vigilessa).
Invece alle ore 13;05 salto su e riparto per Pescara scattando con gli occhi fotografie di ultimi attimi che fissano in me memorie indelebili di umanità stravolte.
Poi ritornano i filmati pastorali e bucolici che mi accompagnano fino a Pescara.
Eccomi qui sul treno che scrivo...
quello che posso denunciare è lo sciacallaggio del governo che fra blocchi,stati di allerta per le nuove scosse,militarizzazioni davvero eccessive non fa che frenare comportamenti mutualistici e di solidarietà che dovrebbero accrescersi, secondo me.
Sono principi e pratiche sociali che spingono verso accezioni che chiamerei di comunismo e forse per questo riesco a vedere anche una lunga mano di proibizionismo.
Io spero sempre che qualora dovesse succedere qualche sciagura dalle nostre parti ci sia sempre un Angelo che porta la "crostata della nonna"....
L' impegno civile è una scuola che deve sempre toccare il cuore dell' altro ,del debole e di chi sta soffrendo..

Angelo