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mercoledì 3 giugno 2009

Onda nera sull'Europa

Neofascisti, razzisti, xenofobi ed euroscettici. I sondaggi registrano un vento di destra che spira in tutto il Continente e che si abbatterà dentro le urne alle prossime elezioni. Grazie anche a un astensionismo record.

L'Europa si fa il trucco, con un tocco di nero. I sondaggi dicono che le elezioni del 4-7 giugno saranno un successo continentale per l'estrema destra. Ma non solo, avanza ad ampie falcate anche il partito dello scetticismo verso un'Unione che non è più attraente come un tempo, incapace di sedurre o di presentarsi come un progetto politico forte. Uno scetticismo marcatamente di destra in Gran Bretagna, Polonia, Repubblica Ceca e Finlandia, paladino delle prerogative nazionali di fronte a un processo di integrazione vissuto con fastidio, ma anche uno scetticismo di sinistra, forte in Olanda, Francia, Germania, Grecia e Portogallo, radicalmente critico verso un'Europa sempre più mercato e sempre meno sociale. Altro valore su cui scommettere è quello dell'astensione, destinata ad abbattere il record fatto registrare 5 anni orsono, quando sfiorò il 46 per cento, che potrebbe superare il 60 per cento. "Il populismo è in aumento ovunque", osserva Yves Mény, Presidente dell'Istituto universitario europeo di Firenze ed esperto di populismo e radicalismo. "La protesta diventa sempre più forte. È arrivata anche al governo in Italia con la Lega Nord. Il rischio è che il prossimo Parlamento europeo, già delegittimato dalla bassa partecipazione, diventi anche ingovernabile".

Foschi presagi per un'Eurocamera destinata ad aumentare sensibilmente i propri poteri, sempre che venga approvato il Trattato di Lisbona, atteso da un secondo, cruciale, referendum in Irlanda. E questo è un mezzo paradosso: nel 1979, quando a Strasburgo si faceva quasi solo turismo, votò il 62 per cento degli europei, ora, che un eurodeputato incide sempre di più sulla nostra vita, i seggi vanno deserti. "C'è un divario crescente", spiega ancora Mény, "tra lo spazio del dibattito politico, al 90 per cento nazionale, e lo spazio delle politiche vere e proprie, che sono sempre più europee e globali. Manca un luogo per la discussione di queste politiche. Senza dei partiti realmente europei, senza programmi continentali e senza un Presidente della Commissione o del Parlamento da eleggere, ci sono indifferenza e un uso opportunistico delle elezioni, che diventano l'occasione per inviare messaggi di protesta".
Una protesta che in tempi di crisi diventa generalmente di estrema destra e che solo in alcuni Paesi viene coagulata a sinistra, come in Francia dal Nuovo Partito Anticapitalista di Olivier Besançonet, in Germania dalla Linke, in Olanda dai Socialisti, in Portogallo dal Bloque de Esquerra e in Grecia dai Comunisti. Per il resto è pericolosamente reazionaria. "Il voto radicale di destra", insiste Mény, "esprime la paura di chi non si sente protetto, di chi viene licenziato per primo, di chi si sente in concorrenza con i nuovi poveri, con gli immigrati". E allora attecchiscono slogan semplici, discriminatori quanto efficaci come 'no all'immigrazione', 'no all'islam', con il corollario naturale di 'no alla Turchia in Europa'. E altri 'no': no ai rom e ai diritti dei gay. I partiti neofascisti e quelli semplicemente populisti, xenofobi, razzisti ed ultraconservatori (i cosiddetti 'neofascisti light') sono dati in crescita in Olanda, Regno Unito, Austria, Belgio, Danimarca, Slovacchia, Romania, Ungheria e stabili in Francia e Bulgaria. In Italia lo sbarramento al 4 per cento chiude le porte europee a Forza Nuova e al Msi, presenti ora a Strasburgo con Roberto Fiore e Luca Romagnoli. Sparirà il nero italiano più profondo, ma si ravviva il verde della Lega Nord, in Europa sinonimo di destra xenofoba. "Passeremo da 4 a 8 eurodeputati", vaticina Mario Borghezio.

"La causa di questo successo è profonda", spiega ancora Mény, "viene dall'indebolimento delle strutture tradizionali, dei partiti comunisti e dei sindacati, della Chiesa e dei partiti democristiani. Queste forze sono collassate. Non è un caso che l'estrema destra sia ben radicata nei ceti popolari".

Ne è la prova la Lega ed anche il BNP, il British National Party, partito neofascista dato dal 'Mail on Sunday' al 7 per cento. Il BNP rischia di raccogliere i suoi primi seggi europei nelle periferie proletarie di Liverpool e Manchester. In Belgio è il caso del Vlaams Belang, VB, Spirito Fiammingo, un partito nazionalista, indipendentista e xenofobo con radici profonde nei collaborazionisti nazisti. Dopo anni di ascese nei consensi tra operai e piccola borghesia, il Belang è dato in calo, ma solo perché cresce la Lista Dedecker, che mastica il verbo della chiusura allo straniero. "Sono due partiti", racconta Manuel Abramowicz, esperto di estrema destra ed animatore del sito Resistances, "che esprimono bene la sindrome della seconda macchina, la paura di chi teme di veder svanire uno status economico raggiunto a fatica" Nel sud, nella parte francofona del Belgio, la versione locale del Front National è destinata a raccogliere un primo, storico, eurodeputato, nelle zone depresse di Charleroi, ex roccaforte socialista. In quest'epoca sono proprio i partiti socialdemocratici quelli che più fanno fatica ad adattarsi alle nuove sfide. A est la musica non cambia. In Ungheria il quotidiano Nepszabadsag dà i fascisti e xenofobi di Jobbik, i Migliori, ben oltre la soglia di sbarramento del 5 per cento. Il loro leader Gabor Vona è anche il capo di una milizia paramilitare, la Guardia ungherese, in guerra contro la "criminalità gitana". Una battaglia condivisa dai bulgari di Ataka e, in Slovacchia, dal Partito nazionalista SNS, che già siede al governo con i socialdemocratici del premier Robert Fico. In Romania, Romania Mare, Grande Romania è data al 10 per cento, trascinata nei consensi dalla candidatura di George Becali, l'uomo più ricco del Paese, presidente della Steaua di Bucarest nonché indagato per sequestro di persona.

Altro personaggio fuori dagli schemi è Geer Wilders, bollato come persona non grata dal Regno Unito. In patria, in Olanda, in molti la pensano diversamente, vedono in lui l'erede di Pim Fortuyn. Il suo Partij Voor de Vrijheid, il Partito della libertà, formazione islamofobica e anti-immigrati potrebbe addirittura superare socialdemocratici e Dc per diventare la prima forza del Paese. In Austria le due creature orfane di Jorg Haider, l'FPÖ, il Partito della libertà, e il BZÖ, il Partito per il futuro dell'Austria, sono date entrambe in ascesa. In Danimarca il Folkeparti, il partito del popolo, formazione che ama chiamarsi di centro-destra ma che detesta immigrati e stranieri, dovrebbe raddoppiare i suoi deputati. Tornerà sicuramente a Strasburgo anche il decano del gruppo, quel Jean Marie Le Pen in Europa dal 1984 e che è stato privato dell'onore di presiedere la prima sessione plenaria della prossima legislatura (compito che spettava al più vecchio eurodeputato, cioè a lui) da un cambiamento di regolamento realizzato in extremis. Altro cruccio per Le Pen: il suo Front National è dato in calo, incalzato dal nazionalista Mouvement pour la France di Philippe de Villier.

Fino ad ora questi partiti hanno faticato assai a farsi vedere, a incidere sulle dinamiche del Parlamento, ostracizzati dagli altri gruppi e incapaci di formarne uno proprio. Ora le cose potrebbero cambiare. Già ai primi di febbraio, su iniziativa del FPÖ, si sono riuniti a Vienna rappresentanti del Vlaams Belang, del Folkeparti, di Ataka e del Front National di Le Pen. L'occasione era un dibattito sul Trattato di Lisbona. "In realtà abbiamo discusso di strategie elettorali", spiega Frank Vanhecke, leader del Vlaams Belang. E di future alleanze.

L'altra grande novità di queste elezioni è proprio l'emorragia di forze euroscettiche dal PPE, che pure con queste perdite si confermerà comunque primo partito in Europa. I conservatori britannici, i polacchi dei gemelli Kaczynski ed anche l'ODS del Presidence ceco Vaklav Klaus hanno deciso di abbandonare i popolari per provare a creare un gruppo più marcatamente euro-critico, un nuovo partito che potrebbe accogliere anche chi fino a poco tempo fa era un indesiderabile di estrema destra. Lo stesso Borghezio lavora attivamente in questa direzione, come collante tra l'euroscetticismo e i gruppi razzisti e xenofobi. Altra incognita è Libertas, il partito euroscettico paneuropeo lanciato dal magnate irlandese delle tlc Declan Ganley, animatore del 'no' nel referendum irlandese sul Trattato di Lisbona. Libertas si presenta in 11 Paesi su 27, sperando di portare a casa deputati in Irlanda, in Spagna, dov'è legata a Miguel Duran, Presidente della Once, la potente associazione di ciechi che gestisce le lotterie nazionali, in Polonia e in Francia. Libertas difficilmente riuscirà a fare gruppo da solo, quindi i suoi deputati diventeranno appetibili per gli altri partiti. Stesso discorso per l'Ukip, l'Uk Indipendence Party, altra formazione euroscettica britannica data al 17 per cento, cioè gomito a gomito con i laburisti di Gordon Brown.

Quel che è certo è che l'estrema destra sembra aver già vinto la partita delle idee. Le sue posizioni, in particolare quelle sulla sicurezza, sono state metabolizzate da diversi governi di centro-destra, dalla Francia di Sarkozy all'Italia di Berlusconi. "La politica italiana è il nostro programma", assicura Vanhecke. Un successo per un partito già condannato per razzismo.

da L'Espresso di Alberto d'Argenzio

INTEGRALISMO CATTOLICO PRATICANTE


Come insegnante non solo condivido e apprezzo notevolmente l'iniziativa del prof. Marani, ma resto letteralmente ALLIBITA di fronte a tanto fanatismo, all'arroganza e all'ignoranza di chi pensa di poter mettere il bavaglio ad un insegnante PER IL SOLO FATTO DI AVER CONDOTTO UN'INDAGINE con i suoi studenti. Si tratta di un episodio gravissimo e sarà interessante capire sulla base di quali leggi dello stato sia stato adottato un provvedimento del genere, che ricorda amaramente eventi storici per fortuna alle nostre spalle.Sarebbe ora di ribadire a gran voce la laicità della scuola pubblica italiana, denunciando le tante pratiche illegali attuate in nome dell'integralismo cattolico imperante nel nostro paese. Degli esempi? Mah, per esempio la preghiera in classe, per esempio portare le scolaresche in chiesa per assistere alla messa, per esempio far entrare i sacerdoti a benedire le aule...e l'elenco potrebbe continuare. Sempre come insegnante, mi sono battuta più volte, e faticosamente, contro questi metodi antidemocratici ed in numerose occasioni la mia classe è stata l'unica a fermarsi a scuola, mentre TUTTE le altre andavano in chiesa per il precetto, in orario scolastico!
Come mamma, invece, pretendo che ai miei figli sia garantito il diritto di continuare a svolgere le attività alternative alla religione cattolica: non mi importa che siano i soli nelle loro classi, non m'importa che si sentano dei diversi perchè io insegno loro a non aver paura delle diversità, proprie o altrui; mi auguro però che il non prendere parte alle cerimonie religiose non debba mai significare restare da soli in tutto l'istituto, in occasione del famoso precetto pasquale o di altre celebrazioni, che dovrebbero, tutte, attenere alla sfera privata e non certo all'esperienza scolastica, e quindi riguardare il tempo extrascolastico.
Come tutti sappiamo gli insegnanti di religione sono assunti dalla Chiesa ma, guarda un po', pagati dallo stato, cioè da noi contribuenti: già su questo, con tutto il rispetto per le persone coinvolte, tra le quali le mie stesse colleghe di classe, avrei le mie riserve.
Inoltre forse non tutti/e sapete che la tragedia Gelmini, che si è abbattuta sulla scuola pubblica nonchè su migliaia di insegnanti e quindi sulle loro famiglie (di cui nessuno parla ai tg), sta letteralmente stravolgendo l'assetto pedagogico della scuola primaria italiana, la scuola che tutto il mondo ci invidia, coinvolgendo TUTTI gli/le insegnanti. Mi correggo: tutti/e TRANNE gli/le insegnanti di religione, appunto, perchè nessuno/a di loro perderà la cattedra o risulterà perdente posto come effetto collaterale dello Sfacelo Gelmini.
Per finire, come forse sapete, i risultati dell'indagine del prof. Marani sono questi: meno del 10% degli studenti, potendo scegliere tra religione, diritti umani e storia delle religioni, opterebbe per la religione cattolica.
...non è che magari qualcuno, dall'alto della sua grande spiritualità, ha paura di perdere dei quattrini?

ecco, in breve, la notizia, per chi non avesse avuto modo di esserne informato/a:

Questionario su religione, sospeso
Contro provvedimento sit- in protesta davanti al Righi di Cesena
ANSA) - CESENA, 2 GIU - Sit-in di protesta domattina davanti al liceo Righi di Cesena contro la sospensione di un docente per due mesi e con stipendio dimezzato. I Verdi chiederanno la cancellazione ''dell'ingiustificato e gravissimo provvedimento'' nei confronti dell'insegnante di matematica Alberto Marani-che aveva distribuito un questionario per rilevare quale insegnamento lo studente avrebbe scelto fra Religione cattolica,Storia delle religioni e Diritti umani-definendolo un 'attacco alla laicita' della scuola'.

Claudia Cantatore

Sorvegliateci i Maroni


Torino.Finalmente, dopo giorni di estenuanti ricerche, siamo in grado di pubblicare il testo dei volantini lanciati martedì scorso nella sede della Lega Nord di Largo Saluzzo, a Torino. Lancio che è costato a quattro compagni ben tre giorni di galera con l'accusa di "violenza privata": si dice che le coronarie di una vecchia camicia verde ne abbiano risentito. Ma la notizia non sembra verosimile: i leghisti, notoriamente, sono gente senza cuore.

Signori, vi vediamo preoccupati. Vedete con i vostri stessi occhi che questa società è in pericolo. Per una volta, siamo d'accordo con voi: da qualunque parti la si guardi, la situazione è effettivamente fuori controllo, e vi sta esplodendo tra le mani, qualunque cosa tentiate di fare.

Parliamo di cose concrete: mentre l'economia va a rotoli, mentre i padroni ingrassano, gli sfruttati sono disposti letteralmente a tutto per un posto di lavoro. Recentemente, a Napoli, alcuni disoccupati sono arrivati a dar fuoco a un autobus per protesta. Guardiamoci in faccia e diciamoci la verità: a parte parlare ossessivamente di sicurezza, voi non sapete che pesci prendere.

Ci presentiamo: noi siamo una piccola parte di questo mondo che esplode. Diciamo che ci conoscete già, o per meglio dire ci conosce quel Maroni che ci ha fatto piazzare sotto al culo questa cimice. Noi ve la restituiamo, con la preghiera di riportargliela. Voleva sentire cosa diciamo? Non c'è problema, ve lo abbiamo sempre detto in faccia e ve lo ripetiamo adesso: siete solo dei razzisti di merda. Ripetetelo pure al Ministro degli interni.

In questi giorni, inoltre, il Questore di Torino ha richiesto la sorveglianza speciale per due nostri compagni. La polizia, che voi oggi comandate, vorrebbe che per quattro anni non possano uscire da Torino, che rimangano in casa dalla sera alla mattina, che non partecipino a manifestazioni. Dite anche questo al signor Ministro: ce ne sciacquiamo le palle delle vostre minacce e delle vostre intimidazioni.

A dire il vero c'è solo una cosa che ci preoccupa: che la vostra sporca propaganda razzista riesca a incanalare la rabbia sociale in una guerra tra poveri, in una guerra ai più poveri: gli stranieri, i senza casa, i senza lavoro. Chi è cattivo con i clandestini, chi è contro una società multietnica, è in realtà a favore di qualcosa di simile alla Iugoslavia.

D'altro canto, statene certi: noi ci adopereremo in ogni modo affinché lo schianto di questa società, ormai inevitabile, sia di tutt'altro segno: quello della guerra di classe degli sfruttati contro gli sfruttatori. E non siamo soli in questa fatica.

Per questo motivo, ve lo diciamo chiaramente: sorvegliateci i Maroni. <\em>

Ecco una fotografia della microspia in questione, prima di essere distrutta e restituita al mittente.

Se vuoi dire direttamente al ministro Maroni quello che pensi di questa storia di sorveglianza speciale, puoi stampare e spedire le cartoline che trovi su http://www.autistici.org/macerie/?p=15563

da Indymedia

[Tortoreto] Le rifiutano la pillola e resta incinta: denunciata la ASL di Teramo

Una donna di trentasette anni di Tortoreto (TE) tre anni fa ebbe con il suo partner un rapporto sessuale terminato con la rottura del preservativo.Si rivolse a quattro diverse strutture chiedendo la somministrazione della pillola del giorno dopo, ottenendo quattro rifiuti: quei rifiuti, dice, sarebbero stati la causa di una gravidanza indesiderata. Suo figlio non è stato mai riconosciuto dal padre, e ora la donna ha deciso di intentare causa alla ASL di Teramo, chiedendo mezzo milione di danni. La ASL si difende sostenendo che la donna si era rifiutata di sottoporsi a una visita ginecologica preliminare, e che comunque avrebbe sempre potuto ricorrere all’aborto.

L'Aquila come passerella. La speculazione politica sulla tragedia d'Abruzzo

"Ecco gli sciacalli!". Televisioni e giornali li avevano annunciati fin dalla prima ora, s'erano presi un paio di flop nella foga di uscire con la sperata notizia della presa del primo sciacallo, esente di umanità e pudore, neutralizzato dalle forze dell'ordine nell'intento di portare vie ricchezze da L'Aquila Onna o Fossa. E' andata diversamente, i più ingenui non hanno avuto la forza di rendersi conto che gli odiati profittatori della tragedia del terremoto abruzzese erano già sulle prime pagine e nei teleschermi di tutt'Italia: chi con indosso un cappello da pompiere, chi bramosamente in diretta tv no-stop, chi desideroso di passare inosservato attraverso la convocazione di una conferenza stampa, chi ostinatamente addetto a controbattere ad ogni tipo di critica (già dichiarata bandita), chi svergognatamente impegnato a farsi da garante della sicurezza degli edifici di tutto l'Abruzzo. Oggi degli sciacalli si conosce nome e cognome, la gente dei campi è stufa e stanca, l'Abruzzo nonostante sia diventata una gigantesca zona rossa evidenzia increspature...

Non offendete la memoria dei nostri figli! L'Aquila sempre più intesa e utilizzata come passerella politica, nuovo centro di un'attenzione mediatica costruita ad hoc. Attenzione non tanto rivolta al progredire (?) della ricostruzione (per quello bastano un paio di inaugurazioni al mese per tranquillizzare gli scettici), all'uscita dalla logica dell'emergenza e quindi dallo stato di eccezione dei campi e di vite sospese, alla riappropriazione sociale dei territori da parte di cittadinanze inghiottite da una militarizzazione furiosa che lascia più che altro immaginare all'affronto della prossima scossa di terremoto per mano delle milizie della Brigata Folgore. La scena è, mediaticamente, della politica in cerca di fortune e consenso, dietro le quinte, dei costruttori pronti a tornare a riempirsi le pancie a suon di speculazioni, nel quotidiano, dei battaglioni armati fino ai denti dell'esercito e delle forze dell'ordine così come della vorace macchina organizzativa della Protezione Civile. Scenario questo che si è, fin dal primo minuto, voluto presentare come piano liscio, contraddistinto dalla fratellanza e comunanza di intenti ed finalità di tutti coloro che ne sono, volenti o nolenti, coinvolti. A oramai 2 mesi dal terremoto abruzzese anche questo (costruito) "incantesimo" si è andato a rompere, malumori e conflitti fino a ieri sotto traccia esplodono, una rabbia che non può non manifestarsi nel momento in cui, ignobilmente, anche i morti sono strumenti "della ricostruzione".

«Mio figlio era uno studente universitario ed è morto sotto le macerie, cosa c'entra questo con la campagna elettorale?», si ribella Paolo Colonna all'idea della cerimonia già apparecchiata per domani mattina. Quando il presidente del Consiglio sarà per l'ennesima volta a l'Aquila per consegnare alle famiglie degli studenti morti sotto le macerie una laurea honoris causa. All'invito del rettore lui e le famiglie di altri sette studenti morti nel terremoto avevano già risposto di no. Il perché lo spiegano in una lettera al rettore firmata con i nomi dei loro figli.

«Siamo stati noi a tirarli fuori dalle macerie», racconta il padre, che, quando ha cominciato a intuire cosa poteva essere accaduto a l'Aquila è corso da Torre de' Passeri: «Sul posto c'erano dei ragazzi che scavavano, non c'era la Protezione civile, non c'era nessuno, loro sono arrivati solo diverse ore dopo».


da "Utilizzano i nostri figli morti sotto le macerie a scopo elettoralistico", L'Unità, 28 maggio 2009

Le proteste delle famiglie degli studenti e delle studentesse rimasti sotto le macerie della Casa dello Studentese di L'Aquila hanno indotto il presidente del consiglio Berlusconi a non presentarsi alla cerimonia di consegna delle lauree honoris causa, per evitare coloro che non ritengono accettabile anche la speculazione sui figli morti. Contestazione che il premier ha però trovato, sempre nella giornata del 29 maggio, davanti all'ingresso della caserma della Guardia di Finanza di Coppito: quando doveva ancora cominciare l'ennesima conferenza stampa lì convocata alcune decine di giovani aquilani hanno compiuto una sortita di protesta, puntando il dito contro il decreto sul terremoto e le passerelle di testimonianza degli esponenti politici. "Cacciate i soldi. Forti e gentili si, fessi no", questo lo striscione esposto. Sono stati tutti identificati ed allontanati dai finanzieri.

Vietato fare politica nei campi abruzzesi I sentori del nuovo ordine imposto dall'arrivo in forze della Protezione Civile si era avvertito fin dalla prima settimana post-terremoto: gli uomini del super-commissario Bertolaso non hanno permesso che nulla non passasse dal loro corpo, dagli aiuti donati fino all'organizzazione delle attività dei campi. Tanti compagni e compagne abruzzesi, come avevamo avuto modo già di raccontare nei mesi precedenti, si sono attivati fin da subito, mettendo in moto processi d'autorganizzazione dal basso rivelatosi ben presto assolutamente concreti, su più livelli, facendo da raccordo della reale ed estesa solidarietà sociale, impedendo (non da corpi estranei rispetto al tessuto dell'aquilano) che i campi fossero trasformati in teatri di interessata lobomotizzazione. Ogni criticità e contraddizione la Protezione Civile cerca di plasmarla con modalità delle più subdole, ostracizzando chiunque voglia occuparsi da protagonista della propria terra e del proprio futuro.

Ha vita dura chi nei vari campi vuole diffondere volantini, materiale informativo, organizzare dibattiti pubblici sui limiti del decreto e sui problemi della ricostruzione. Spesso ci si sente rispondere in bolzanese, siciliano o in altre cadenze: «Mi spiace, nel campo non si può entrare, qui dentro non si fa politica». Si possono intonare canti gregoriani, partecipare a tre messe al giorno, appendere in sala mensa materiali informativi dell'Opus dei, si può vedere tutti insieme Paperissima o Bruno Vespa in televisione, si può pregare prima di mangiare, come avviene nel campo di Roio Piano, gestito niente meno che dai Cavalieri di Malta. Si può assistere alle visite di ministri e sottosegretari. Si possono distribuire biglietti da visita di imprenditori del ramo edile, di ingegneri e venditori di camper e case di legno. Ma politica, per carità, non si può proprio. Soprattutto ora che ci si avvicina al G8. Neanche la politica nel senso più nobile del termine, curarsi cioè del bene comune, decidere insieme il futuro della polis, della propria città che va ricostruita da capo e in cui ci si dovrà vivere.

da "Vietato fare politica nei campi abruzzesi", Abruzzo Tv, 26 maggio 2009

Abruzzesi in piazza, Berlusconi li vuol mandare in crociera La prima reale uscita pubblica dei tanti comitati cittadini e delle reti solidali nate dalle macerie del terremoto abruzzese si è avuta, con forza, il 1 giugno. Centinaia e centinaia di aquilani si sono dati appuntamento sotto la Fontana Luminosa, con il proposito di attraversare il cuore della città, bollata però come "zona rossa" dalle autorità, quindi inagibile. Tutti muniti di casco giallo in testa si sono avvicinati all'imbocco del centro cittadino, fermati dalle forze dell'ordine con le quali si sono verificati momenti di tensione. Massimo Cialente, sindaco de L'Aquila, si è proposto come mediatore, cercando di destraggiarsi tra l'appoggio alle proteste della popolazione e l'agibilità limitata concessa dal ruolo che detiene, nell'opportunismo di non mostrarsi come altro avversario e responsabile della situazione ai cittadini e alle cittadine aquilane. In quest'ottica dev'esser anche vista l'annunciata manifestazione ventilata dai sindaci dell'area per il 3 giugno contro il decreto sull'Abruzzo, alla luce di una realtà indubbiamente insostenibile ma anche nell'interesse di riappropriarsi dei poteri all'oggi "sequestrati" da Governo e Protezione Civile. "Entro settembre contiamo di non avere più gente nelle tende, mentre questa estate vogliamo programmare vacanze al mare per le famiglie e crociere sul Mediterraneo per i ragazzi", questa l'ultima boutade del presidente del consiglio Berlusconi: che i terremotati lascino ricostruire l'Abruzzo a speculatori e palazzinari, l'esercito vigilerà sulle loro macerie, la Protezione Civile si adopererà per battere il terreno per accogliere il G8, che vadano a rilassarsi nelle moderne colonie in versione familiare elargite dal governo... Son arrivati gli sciacalli!

Processo Calvi. Archiviata la posizione di Licio Gelli

Roma. Archiviata l’inchiesta stralcio sulla morte del banchiere Roberto Calvi trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri a Londra il 18 giugno del 1982. Il procedimento aveva chiamato in causa l’ex capo della massoneria Licio Gelli, lo svizzero Albert Hans Kunz sospettato di aver aiutato il banchiere ad espatriare ed il boss Gaetano Badalamenti, morto nel 2004.
Il gip del Tribunale di Roma Maurizio Silvestri accogliendo la richiesta della procura ha definitivamente archiviato il procedimento.
Secondo il gip non sussistevano indizi sufficientemente validi per sostenere che l'ex capo della 
Loggia P2 avesse svolto un ruolo "nella fase ideativa, prima, ed esecutiva, poi", dell'omicidio di Calvi e mancano anche indizi su "un suo possibile movente all'eliminazione".
Il gip nelle motivazioni spiega della "accertata conoscenza e dei consolidati rapporti" che l'ex capo della P2 ha avuto con personaggi sospettati dell'omicidio, come Pippo Calò e Flavio Carboni.
Ma secondo il giudice "deve essere considerato che nessuna delle persone sentite nel corso delle indagini preliminari ha potuto testimoniare per scienza diretta una supposta partecipazione di Gelli all'omicidio Calvi".
Nel decreto di archiviazione il giudice cita anche la testimonianza dei pentiti Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo e Antonino Giuffrè, che "seppure ha consentito di supporre che Gelli fosse interessato ad evitare che Calvi esercitasse il suo potere ricattatorio in ordine alla provenienza del denaro affidatogli, non ha tuttavia permesso per l'assenza di indicazioni concrete, di accertare se, effettivamente l'indagato avesse consegnato al banchiere somme di denaro mai restituitegli".
Il gip ha scritto inoltre che nella valutazione della posizione degli imputati ha influito l’esito del troncone principale del processo che si è concluso il 6 giungo 2007 con l’assoluzione di Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor, oltre a quella di Manuela Kleinszig. Contro le assoluzioni la Procura ha presentato appello, anche perché è in corso un altro troncone dell'inchiesta con altri indagati che conduce alle Bahamas. In alcuni conti bancari della capitale Nassau sarebbero spariti centinaia di milioni di dollari accumulati alla fine degli anni Settanta da Calvi e altri personaggi come il finanziere Michele Sindona e l' ex presidente della banca vaticana, monsignor Paul Marcinkus. Nel 2006 il quotidiano inglese The Observer aveva riportato la notizia che grazie alle pressioni del ministero degli Esteri britannico la polizia di Scotland Yard era riuscita a individuare a Nassau conti correnti dove sarebbero transitati una parte dei milioni «spariti» con il crack del Banco Ambrosiano. Potrebbe essere nascosta nei conti bancari delle Bahamas la verità sul delitto di Roberto Calvi.
da Indymedia

Inchiesta case per gli studenti: se pagare 400 euro è una consuetudine

Inchiesta su affitti, ricatti e case per gli studenti a Roma, a cura del Lab Autoriforma Adisu - Crew in Onda La Sapienza. Affitti e coabitazione in case in disuso.

Serena, 26 anni, vive a Largo Preneste con altri 3 coetanei: «Sarò costretta a dividere la mia singola con un altro,il costo sarebbe di 500 euro,almeno dimezzo le spese e non vado a vivere sotto un ponte».
L’arte dell’arrangiarsi è il nuovo modello di sviluppo che il sitema italiano offre: la penuria di spazi,i costi extra,la colazione,il pranzo e la cena hanno anche creato una tipologia di stanza ad hoc: «la singola ridotta». Un buco che prende il nome di stanza,una lampadina offuscata,un mobile armadio a dividere uno spazio in due ambienti: insomma, si sta da soli in camera, con quel poco di privacy che resta, e ci si adatta agli spazi angusti. Così ha fatto Giuseppe, 25 anni, studente di Economia a Tor Vergata, nella sua abitazione a Numidio Quadrato: «Siamo io, mio cugino e due ragazze in 45 metri, di meglio non si è trovato».

Passaparola,annunci nelle bacheche universitarie (dove si può trovare anche l'annucio di idioti razzisti che scrivono no rumeni),giornali d’inserzione,ospitalità a breve termine per chi ha la fortuna di conoscere qualcuno che sia disposto,restano il principale appiglio per lo studente in cerca di abitazione: la caccia più diffusa si tiene tra maggio/giugno e settembre/ottobre, i mesi dei test d’ingresso e delle pre-iscrizioni. Senza considerare i restanti mesi dell'anno,quando il padrone di casa ti caccia via con la giustificazione che la musica disturba i vicini,o perchè non trovi persone socievoli,o si creano contrasti all'interno dello stesso appartamento,o perchè il palazzinaro,in maniera indiscriminata,ti aumenta l'affitto con l'affermazione "sono tempi di crisi". Nella maggior parte dei casi,ti cacciano via perchè non si era in possesso di un contratto di locazione,che non ti ha nemmeno consentito di partecipare alla domanda di quella miserabile borsa di studio.


ESPERIMENTO REGIONALE
L’iniziativa lanciata nel 2007 dalla Regione Lazio, per regolare (e calmierare) i canoni di locazione destinati agli studenti,l’Agenzia degli affitti,non ha risolto il problema. «Si è diffusa l’idea che pagare 400 euro per una stanza sia normale, questo è il punto – ci dice Abban, 28 anni, iraniano,neolaureato in Architettura,ex residente in posto alloggio Adisu – ma chi viene da fuori,e nel mio caso da un Paese estero,è gravato da numerose altre spese e per studiare bisogna lavorare». Cresce perciò il numero degli studenti-lavoratori senza regole o non sindacalizzabili: «Precari a vita – rilancia Marco, 23 anni,studente di Giurisprudenza,ex residente di posto alloggio Adisu – purtroppo ci si abitua,per consuetudine,come le leggi che vengono approvate o per diritto naturale».

VIVERE A POCO PREZZO
La sera, chiusi i libri, per chi ha la fortuna di essere ancora mantenuto dai genitori e quindi se si ha lo spazio per dedicarsi alla bevuta generalizzata,gli studenti romani si appellano alla movida low-cost. La cena viene sostituita da apertivi con buffet nei casi migliori. E la bevuta al pub, con l’arrivo della bella stagione, alternata con una birra acquistata al supermercato o nel pizzaiolo più economico: «Se non faccio così,la socializzazione non esisterebbe– spiega Francesco, studente di Lettere – in questo però devo dire Roma riesce a farti adattare: in alcuni quartieri soprattutto, si trovano locali per tutte le tasche,qualche spazio sociale occupato accogliente e alla fine ci si può divertire lo stesso». E le zone più gettonate dagli studenti restano Pigneto, San Lorenzo,Testaccio e Garbatella: «Io più che altro resto a San Lorenzo – ci dice Gianluca, di Scienze delle Comunicazioni,anche lui un ex residente in una casa dello studente – non avendo motorino o macchina mi tocca restare vicino casa, se gli amici non mi passano a prendere: se i mezzi pubblici funzionassero sarebbe più facile vivere la città,invece di aspettare il notturno che passa ogni ora o sempre con netto ritardo».«Per combattere la crisi – conclude Gianluca – bisogna essere fantasiosi,inventarsi qualcosa,oltre alla classica spaghettata tra amici o infiltrarsi in un festino di studenti o farsi ospitare vicino l'università». Cinema e teatro,quando non sono superfattibili,rimangono un sogno o un immaginario che non c'è: «Costano troppo, invece la cultura dovrebbe essere gratuita ed accessibile a tutti». Per il cinema, una via d’uscita c’è: si va sempre di mercoledì. A tariffa ridotta, ovviamente,perchè il gratuito è ancora un sogno. Se poi consideriamo i migliaia di studenti fuori-sede,e i pochissimi posti alloggi messi a disposizione dalla Regione,le 4-5-6 case di proprietà del residente-palazzinaro di Roma che affitta agli studenti-precari appartamenti da 2000 euro mensili a decine di km dall'Università o dal posto di lavoro, la vita diviene impossibile da gestire.

CASA-REDDITO-WELFARE
LIBERI DAL CONTROLLO E LIBERTA' DI MOVIMENTO

da Uniriot

Affaire monnezza Campania, 15 "arresti eccellenti"

Proseguono le indagini e le inchieste contro i responsabili del tracollo della Campania per la gestione dei rifiuti. Nonostante una magistratura mostratasi in passato accuratamente morbida ed attenta agli equilibri di potere della regione (all'interno dei quali detiene il proprio ruolo), quest'oggi tornano sotto accusa molti (ma sempre solo una parte) dei personaggi responsabili della funesta strada fatta percorrere in questi 15 anni alla regione Campania per quanto riguarda il raccoglimento e lo smaltimento dei rifiuti.All'interno dell'operazione soprannominata "Green", Guarda di Finanza e Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito all'alba 15 arresti, 15 custodie cautelari (domiciliari) che la vulgata giornalistica definirebbe "eccellenti".

I pm Giuseppe Noviello e Paolo Firleo sono infatti i titolari dell'inchiesta sulla gestione della monnezza partenopea durante il commissariamento del 2005, la quale riguarda le pratiche di collaudo degli ex impianti di combustibile da rifiuti (Cdr) del Napoletano (Giuliano e Caivano) e del Sannio (Casalduni), oggi riconvertiti in impianti per la tritovagliatura, finalizzati al trattamento via inceneritore. L'accusa mossa per tutti è di falso ideologico, avendo attestato l'idoneità degli impianti quando erano già sequestrati e la conformità del loro prodotto alle specifiche del contratto stipulato tra Regione Campania e Fibe, società del gruppo Impregilo che ha gestito lo smaltimento dei rifiuti nella regione dal 1998 al 2005. "In manette" sono finiti il presidente della provincia di Benevento, Aniello Cimitile del Partito Democratico, il direttore del termovalorizzatore di Acerra, Vittorio Vacca, professori universitari e funzionari della Regione Campania. L'esplicitazione del nugolo di interessi e coinvolgimenti che accomuna reggenza politica regionale, emissari del governo nazionale, burocrati opportunisti e intellighenzia di palazzo.

Niente di nuovo per i comitati in difesa della salute e dell'ambiente che si battono da anni in difesa della propria terra, opponendosi a discariche e inceneritori, in direzione di prospettive di segno capovolto (rifiuti zero). Quindi, dopo il bluff dell'inaugurazione del termovalorizzatore di Acerra (che non è ancora in funzione ma che ha sforato progressivamente i suoi limiti di emissione), in attesa dei prossimi filoni delle inchieste scottanti partite negli anni passati che vedono il commissario straordinario Bertolaso dietro il tavolo degli accusati, sembra aggiungersi un ulteriore tassello di un disastro davanti il quale nemmeno la magistratura ha potuto astenersi dal setacciare.
da Infoaut

Grande successo per il festival delle culture antifasciste

EMILIA Grande successo per il festival delle culture antifasciste. Insieme centri sociali e Anpi. Un esperimento da ripetere
Bologna si riscopre rossa, resistente e antirazzista
Chiude oggi a Bologna il Festival sociale delle culture antifasciste e in giro per il parco delle Caserme Rosse, il lager della città che funzionò come centro di smistamento e deportazione verso la Germania tra il '43 e il '44, c'è già chi parla della prima edizione pensando ad un futuro per questa cinque giorni che ha tentato (e il risultato è decisamente lusinghiero) più di un esperimento. Il primo è stato quello di allargare il concetto di antifascismo a partire dalla convinzione che il fascismo del nostro tempo si declina in modi diversi. Come nel razzismo delle leggi contro gli immigrati o in quel conformismo già biasimato da Pier Paolo Pasolini nel 1962: «L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora il fascismo». C'è questa frase alla base dell'appello lanciato da un gruppo di persone trasversali ai centri sociali della città che hanno preferito fare un passo indietro rispetto alle identità degli spazi per presentarsi come rete informale.
E qui arriva l'altro esperimento: nella Bologna medaglia rossa della Resistenza l'Anpi e i centri sociali si sono sempre guardati a distanza ma dal 2006, quando è stata data la possibilità di iscriversi all'associazione anche a chi non ha fatto la lotta partigiana, molti giovani si sono iscritti. Nel quartiere della Bolognina il presidente della sezione Anpi si chiama Armando Sarti, anche lui non è stato un partigiano ma il suo lavoro di ricerca sulle Caserme Rosse ha contribuito a svelare una storia ancora poco conosciuta su quel luogo. Sarti ha accettato il confronto e la proposta dei centri sociali e il festival ha preso vita con un lunghissimo programma che in cinque giorni ha proposto più di 90 eventi tra dibattiti, presentazioni di libri, spettacoli e concerti. Uno su tutti il concerto delle "bande partigiane" ( dalla Banda Roncati di Bologna agli Ottoni a scoppio di Milano ai Fiati Sprecati di Firenze) che ieri pomeriggio ha attraversato assieme a 200 persone il centro della città fino al sacrario dei caduti della Resistenza. E se al presidente provinciale dell'Anpi William Michelini, che pure ha dato il patrocinio, non piace sentir parlare di centri sociali, sono stati diversi gli ex partigiani e gli ex deportati che hanno partecipato alle iniziative. Insomma una dialettica normale anche in un'associazione come quella degli ex partigiani. Il festival è stato totalmente autogestito e autofinanziato, nel parco ha funzionato un campeggio e una cucina che ha distribuito centinaia di pasti. Questa mattina nell'assemblea conclusiva si deciderà quale percorso dare all'esperienza del Festival sociale delle culture antifasciste che potrebbe diventare una scadenza annuale. Il percorso è stato in parte tracciato in questi giorni e tutte le iniziative e le persone che sono state coinvolte costituiscono la prima parte della scatola degli attrezzi per affrontare il fascismo dei nostri tempi.

Verona, aggredito capo della Procura Sospetti su gruppi di estrema destra ·

Mario Giulio Schinaia stava rincasando nella serata di ieri dopo una festa in parrocchia quando si è accorto di essere seguito da alcuni ragazzi. Uno lo ha colpito con una bottiglia
Verona, aggredito capo della Procura
Sospetti su gruppi di estrema destra
Il magistrato: "Le nostre inchieste hanno dato fastidio a qualche fazione di giovani violenti"

Mario Giulio Schinaia, procuratore capo di Verona
VERONA - Prima l'aggressione verbale, poi quella fisica. Il procuratore di Verona, Mario Giulio Schinaia, è stato picchiato ieri sera da un gruppo di giovani mentre rientrava a casa. La Digos sta svolgendo indagini a tutto campo per far luce sull'accaduto. Una delle piste sembra comunque indirizzarsi verso i gruppi violenti dell'estrema destra. Va ricordato, tra l'altro, che, poco più di un anno fa, il 5 maggio 2008, a Verona venne ucciso di botte un giovane di 29 anni, Nicola Tommasoli. I colpevoli, cinque ragazzi legati all'ambiente della violenza di estrema destra, sono stati arrestati grazie anche al lavoro della Procura.

Schinaia, dopo aver partecipato ad una festa parrocchiale, stava andando a prendere la sua auto per far ritorno a casa quando si è accorto di essere seguito da un gruppo di giovani che tra loro parlavano ad alta voce usando parolacce. Poi, improvvisamente uno dei ragazzi si è staccato dal gruppo, ha raggiunto il magistrato e lo ha colpito alle spalle con una bottiglia vuota facendolo cadere a terra e coprendolo di insulti e frasi offensive. Il procuratore ha fatto ricorso alle cure mediche, ma ha già annunciato che domani sarà al lavoro nel suo ufficio.

Il magistrato si è detto molto amareggiato perché "la violenza andrebbe da tutti condannata senza se e senza ma", aggiungendo che "sarebbe bello se i giovani capissero che bisogna usare le parole e non la violenza per farsi capire, per manifestare le proprie opinioni".

Sulla dinamica dell'aggressione Schinaia, al momento, ha detto di non essere in grado di riconoscere chi l'ha colpito, ma è convinto che le inchieste della Procura scaligera devono aver dato fastidio "a qualche gruppo di giovani che usa la violenza" e che solo "menti pigre" rischiano di non accorgersi di questa realtà". Da tempo, infatti, i magistrati veronesi stanno indagando, tra l'altro, su gruppuscoli in qualche mondo riconducibili all'estrema destra radicati in città.

Schinaia ha aggiunto che "un fatto del genere non è mai successo a Verona"; è tragica l'idea "che un ragazzo colpisca alle spalle. E' un atto vigliacco".

Per il sindaco scaligero, Flavio Tosi, l'aggressione di Schinaia è stato "un atto di violenza brutale, vile e inqualificabile, tanto più grave in quanto rivolto contro una persona che rappresenta una delle più alte autorità dello Stato a Verona". "Chi aggredisce il procuratore della Repubblica - ha sottolineato Tosi - aggredisce lo Stato e quindi tutti noi". Parole di solidarietà sono state inviate a Schinaia anche dal Pd con Federica Mogherini, membro della segreteria nazionale, che ha detto che l'aggressione "trova sponda e legittimazione in atteggiamenti e parole di odio cui troppo spesso alcune forze politiche ricorrono".

Anche il ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, ha voluto esprimere solidarietà al procuratore capo di Verona: "Condanno con fermezza questo episodio di violenza - ha detto il ministro - realizzato da chi vuole macchiare e avvelenare con l'odio il rapporto tra le istituzioni e i cittadini".

da Antifa

Usa, pubblicato per errore un rapporto con la mappa dei siti nucleari

WASHINGTON - sIl governo federale statunitense ha pubblicato per errore un rapporto segreto contenente informazioni riservate riguardo centinaia di siti nucleari civili, comprese le mappe che mostrano l'esatta collocazione dei depositi.La pericolosa svista è stata rivelata, scrive il New York Times, da una newsletter che si dedica allo studio dei documenti riservati federali. La lista sarebbe stata trovata sul sito del Goverment Printing Office.

INCHIESTA - A Washington è stata immediatamente avviata un'inchiesta su come e chi abbia reso pubblico il rapporto di 226 pagine che era definito «highly confidential» ma non «classified, vale a dire riservato ma non secretato. Il materiale era stato raccolto per essere trasmesso nei prossimi mesi all'Agenzia per l'Energia Atomica dell'Onu nell'ambito di un processo di maggiore trasparenza riguardo al nucleare civile che gli Stati Uniti hanno avviato nella speranza di poter spingere l'Iran ed altri paesi ritenuti in possesso di programmi segreti facciano lo stesso. Alcuni esperti, comunque, ridimensionano i rischi della pubblicazione sottolineando che gran parte delle informazioni erano già note. «Questi errori succedono, questo è andato un po' troppo oltre ma non sembra una cosa grave» ha commentato John Deutch, l'ex direttore della Cia che ora è docente al Mit di Boston. Ma per David Albright, presidente dell'Institute for Science and International security, le informazioni sui siti di stoccaggio del carburante nucleare «possono fornire a ladri e terroristi elementi utili a organizzare un furto ed è per questo che questi dati non vengono diffusi».

Noi in Italia, ma soprattutto a Nardò, siamo in attesa ma ben vigili. Come ha detto il compagno Nichi dovranno intervenire con i carri armati per far si che le centrali nucleari possano essere completate.
IL MOVIMENTO PER LA SINISTRA NARDO' DICE NO AL NUCLEARE E SI ALLE ENERGIE ALTERNATIVE. BASTA UCCIDERE LA TERRA. SIAMO SOLO OSPITI E NON PADRONI.

Premiata gelateria Da Silvio

"Siamo a ridosso delle elezioni, ed è facile interpretare qualunque immagine con malizia. Anche se il Dottore fosse fotografato a mangiare un gelato ci sarebbe qualcuno che lo criticherebbe. Anzi, tanti anni fa una delle sue primissime foto private fu proprio questa: lui che mangiava un gelato a Porto Rotondo. Fece scalpore. Mai si era visto un politico ritratto in un momento d'intimità. Pensate Andreotti col gelato". (Miti Simonetto, curatrice dell'immagine del Presidente del Consiglio e famiglia, Corriere della Sera, 31 maggio 2009).

"Io non l'ho mica capito perché vi ostinate a immaginare che alle feste di Villa Certosa accada chissacché... Premesso che io per altro nemmeno c'ero al festone dello scorso Capodanno... posso però tranquillamente raccontarle cosa succede, di solito, alle feste organizzate da Silvio, nella sua splendida residenza in Costa Smeralda. Come immaginerà, sono stato infatti suo ospite un mucchio di volte... Intanto ci sono subito due o tre situazioni che, ogni volta, tolgono il fiato a chi partecipa per la prima volta... C'è la gelateria. Tu vai lì, e ti servono tutto il gelato che vuoi. Gratis. Se ci pensa, è una trovata molto divertente... Divertente, lo ammetta. E sa qual è il gusto più buono? Il gelato del Presidente. Squisito... E' una vera e propria gelateria. Come pure la pizzeria. Ecco, si vaga nei giardini mangiando sorbetti e tranci di pizza, e poi si chiacchiera, si parla, si fa salotto... Mi creda: a Villa Certosa, Silvio organizza feste tranquillissime... Io, francamente, non ho mai visto Silvio frequentare minorenni...".
(Marcello Dell'Utri, Pdl, Corriere della Sera, 31 maggio 2009).

"Ogni estate, specie nel mese di agosto, ormai da molti anni ho il grande privilegio di essere ospite del presidente del Consiglio, nella sua magnifica residenza in Costa Smeralda... nei giardini della villa ci si può trovare a cena, oppure a pranzo, con imprenditori di passaggio, e con amici, con parlamentari, con dirigenti politici... ma anche, e questo è uno degli aspetti francamente più simpatici, con tante belle famigliole... L'unica situazione piccante alla quale mi è capitato di prendere parte, è una cena a lume di candela, in una notte tempestosa, con Fabrizio Cicchitto".
(Sandro Bondi, ministro per i Beni e le Attività Culturali, Corriere della Sera, 1° giugno 2009).

"Villa Certosa per me è il paradiso terrestre... Attenzione, le feste di Villa Certosa fanno parte della sua (di Berlusconi, ndr) voglia di vivere, della sua cultura, della gentilezza, della passione per la musica. Ma tutto questo serve anche a vincere la solitudine diciamo familiare. Lui forse non lo ha mai ammesso, però io l'ho capito eccome che a lui mancava la famiglia nel suo insieme... Specie con i più giovani a lui piace spiegare la politica, gli scenari, la crisi economica, tutto quanto. Partecipavano anche alcuni del coro di Forza Italia che canta 'Meno male che Silvio c'è'. Quello era il massimo della trasgressione".
(Emilio Fede, Il Giornale, 1° giugno 2009).

(3 giugno 2009)
di Marco Travaglio

CLAUDIA RAHO

Sono nata a Nardò il 21 marzo 1958 (quindi ariete e cuspide : vorrà dire qualcosa?) da Filomena De Pace e Vittorio Raho. Nei miei "geni" le lotte delle tabacchine (nonna Uccia era maestra di tabacco), la tradizione artigiana e il suo sapere (nonno Gregorio era "guarnamintaru"), la "missione educativa" (mio papà era insegnante), l'accoglienza (casa nostra aperta sempre a tutti;la mia prima chitarra mi fu regalata da Athina Wlakopoulos, perseguitata politica della Grecia dei colonnelli, che visse con noi per un lungo periodo negli anni più bui di quella dittatura), l'impegno politico sociale e l'amore per la letteratura (mia sorella ed io siamo cresciute a "inno dei lavoratori" e "divina commedia").Sono laureata in lingue e letterature straniere, ho svolto studi sulla corrente anarchica del movimento operaio americano, insegno, da 22 anni ormai, tedesco e inglese presso i licei dell'istituto "Marcelline" di Lecce. Sono separata legalmente, ho una figlia diciottenne, Margherita, che quest'anno voterà per la prima volta, e un gatto nero, Coccia.

1. con scrutinio segreto sono stata scelta come candidata per "Sinistra per il Salento" dall'assemblea del "Movimento per la Sinistra", al quale ho aderito con convinzione. Penso, infatti, che il momento storico che stiamo vivendo abbia bisogno di sinistra, di un soggetto politico nettamente schierato dalla parte dei più deboli, che riparta dai bisogni della gente nell'elaborazione di qualsiasi programma.

2. sono un'insegnante e i miei valori sono legalità, pace, rispetto delle minoranze, solidarietà e diritti. Penso, però, che questi valori non siano "dati", ma vadano "insegnati", che siano cioè risultato di un processo graduale di mutamento culturale radicale. Ho sempre "militato" in associazioni di volontariato attive in questi ambiti e sono, pertanto, educazione, cultura, immigrazione i settori nei quali potrei "spendere" al meglio le mie energie.

3. ci meritiamo una vita migliore, tutti. Urgenti reputo pertanto tutte quelle misure che possano nell'immediato dare opportunità di lavoro e migliorare la vivibilità delle nostre città e quindi la qualità della vita di noi salentini; penso per esempio a cooperative di servizi, a spazi pubblici di gioco, incontro, promozione culturale e creatività, a interventi di salvaguardia del patrimonio artistico-ambientale, a strutture e iniziative di solidarietà e accoglienza.
claudia raho