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mercoledì 24 giugno 2009

La P2 e il delitto Pasolini

dal blog beppegrillo.it

Un campagna elettorale e Nardò e io e Claudia e Imma e la notte che carezza


La mia vecchia “fiesta” che un tempo fu rossa borbotta e sfumacchia ma a Nardò ci arriva.
Cerco la piazza e a senso seguo la strada fin quando non rimango bloccato dai gonfaloni di una processione, inverto il senso di marcia e guidato dall’istinto m’imbuco per viuzze dal selciato scosceso, d’un tratto uno slargo. Decido e stabilisco d’essere arrivato, la mia macchina mi ringrazia vivamente.
Mi avvio lento guardando cornicioni barocchi sfregiati dal tempo e dall’incuria, se non fosse per il colore chiaro, così diverso dalle cariatidi di lava delle mie parti, mi sembrerebbe quasi d’esser tornato bambino nella mia isola.
D’un tratto sento la musica, svolto l’angolo e riconosco ormai i gesti rapidi di Claudia, il sole cala e spalma ombre lunghe sulla scalinata del palazzo, l’abbraccio e così le altre compagne, gli altri compagni. Mi sembra di conoscerli da sempre, ci sono tutti, mi sembra, forse di più, c’è l’orecchino penzolante seminascosto dai capelli lunghi, ci sono i ricci brizzolati e pure i capelli tirati su con una matita, qualcuno non zoppica più, non vedo i riccioloni giovani e biondi. Si comincia, mi siedo sugli scalini e l’oscurità che cala mi fa sentire in una bolla irreale sfiorato dalla neve lieve e carezzante delle parole che si diffondono nella piazza, parole calme ma così forti, parlano di sentimenti, quasi chiedendo scusa, quasi fosse sbagliato parlare di ciò che si sente, dei ricordi, dell’amore per le persone care e per gli esempi che segnano la vita.
Per un attimo mi ritrovo a pensare a quant’è imponderabile ciò che ci accade, ricordo due settimane prima quando mi stupì di vedere montato il palco per i comizi in una piccola piazza seminascosta, quasi che qualcuno volesse che la gente non andasse. Avevo saputo per caso che avrebbe parlato Imma Battaglia e volevo andare a sentirla. Ero arrivato in anticipo e avevo cominciato a girare per Nardò da piazza Delle Erbe fino ad un centro sventrato dai lavori in corso. Si intuiva una bellezza antica, quasi persa nel tempo, sfiorita ma ancora lì, evidente. Poi, tornato alla piazzetta avevo visto montare un tavolino, esporre manifesti, m’ero avvicinato e avevo conosciuto i primi compagni, la candidata alle provinciali, mi chiedevo cosa stavano pensando di questo strano tipo che s’era fatto 60 Km per andare a Nardò, poi era arrivata Imma dall’abbraccio candido, dalle parole semplici e fluenti come se un cannello di una fontana fosse stato aperto.
Lascio i ricordi e guardo Claudia, il buio ci accarezza alle spalle ormai, lei ci scuote senza variare il tono della voce, non la alza mai, è composta tanto quanto prima era il solito moto perpetuo sotto i corti capelli lisci, lei ricorda e ci regala la sua emozione pura, bella nel nominare “la sua Renata” e rivediamo quella forza ostinata delle donne del sud che rimangono, che lottano, che non si arrendono. Mi chiedono di parlare, li guardo, sento questo silenzio incuriosito e carico d’affetto, racconto di me, della mia campagna elettorale, del valore delle nostre diversità, dell’importanza di mantenere vivi i contatti e mi sento a casa.
Il tempo concesso scade, nell’aria va “One” mentre il moto perpetuo si rimette in moto e mi accompagna alla macchina e il raccontare diventa normale, quasi ovvio, incastonato tra la pietra chiara dei palazzi barocchi e il sorriso aperto dei “miei” neretini.


Natty Patanè

DOPOVOTO: appuntamento al 3 luglio

L’analisi dopo i ballottaggi di Marco Di Lello. Uno spunto di riflessione per mettere in atto un porcesso, a cominciare dal 3 Luglio,che riunisca dirigenti politici, candidati, personalità ed intellettuali che hanno dato la disponibilità a contribuire a dar forza alla nuova Sinistra italiana.

di Marco Di Lello*
I risultati di questo lungo Giugno elettorale ci consentono di fare una prima riflessione: europee, referendum ed amministrative sembrano confermare quel che Sinistra e Liberta’ afferma da tempo, e cioè che c’è una domanda di una nuova sinistra, moderna, laica ed ecologista, che i referendum sulle leggi elettorali non interessano gli italiani, come confermato dalla più’ bassa partecipazione al voto di tutti i tempi,
che il Pd da solo è tutt’altro che autosufficiente e che Berlusconi e questa maggioranza sono tutt’altro che imbattibili.
Sulla costruzione della nuova sinistra ci confronteremo a partire già dal seminario del 3 luglio il che consente di soffermarsi a riflettere sugli esiti dei ballottaggi: nel turno amministrativo si è votato in 62 province : il centro-sinistra ne governava 50 ora 28, il centro destra prima 8 ora 34. Berlusconi e Franceschini cantano vittoria, entrambi con qualche ragione e molti torti: i risultati dei ballottaggi indicano infatti una evidente difficolta’ dei rapporti tra il premier e l’opinione pubblica e quella vittoria che si voleva schiacciante è in realtà dimezzata, mentre il secondo può vantare una tenuta nelle regioni rosse (Bologna con Flavio Delbono e le Province di Ferrara, Rimini, Parma da un lato e Firenze con Matteo Renzi e le province toscane) che almeno evitano il tracollo.
In realtà le considerazioni che discendono sono molteplici: innanzitutto la scarsa affluenza ai ballottaggi, che impone una riflessione sul sistema elettorale dal momento che, può sembrare paradossale ma è così, non c’è sindaco o presidente di provincia eletto che non abbia preso meno voti rispetto al primo turno e sopratutto che il centrosinistra, quando unito, e’ ancora maggioranza nel paese.
E’ questo un dato decisivo nella costruzione di una necessaria coalizione di centrosinistra che si candidi credibilmente a guidare il paese, che non potrà che essere nuova e diversa e di cui c’è da augurarsi che Franceschini e l’intero gruppo dirigente del Pd se ne facciano una ragione.
Al di là delle alchimie politiche, che hanno sempre il fiato corto, del rapporto con l’Udc o con la sinistra radicale, i risultati delle amministrative raccontano di territori che sempre più hanno l’esigenza di identificarsi con i candidati, di un’esigenza di rinnovamento sempre più sentita e di un problema di rappresentanza, in casa nostra, delle aspettative del nord del paese. Se, infatti, il centrosinistra tiene al centro e nel mezzogiorno è evidente che una coalizione che voglia governare l’Italia non può sfuggire al tema del confronto con le aspettative di ampi strati dell’elettorato lombardo, veneto, di buona parte del Piemonte a cui nè il Pd, nè Sinistra e Libertà hanno sinora saputo dare risposte.
Quello della costruzione di una nuova coalizione, che non potrà prescindere dal Pd ma neanche da SeL, è dunque il lavoro che ci attende a partire dalle prossime settimane, per riuscire a capitalizzare le inefficienze, prima ancora degli scandali, che rischiano di travolgere Berlusconi e la sua maggioranza senza che noi, in questo campo, ci si dimostri capaci e credibili nel rappresentare un’alternativa di governo.
Occorre dunque, da parte nostra, intensificare ogni sforzo, da un lato nella costruzione di quella nuova sinistra che dovrà necessariamente essere diversa da quella conosciuta finora, capace di prendere il meglio del pensiero e della tradizione socialista, comunista, ambientalista, laica, e che abbia l’ambizione di ritrovare sintonia con quei settori del Paese che alla sinistra avevano consegnato le proprie ambizioni e che dalla sinistra sono stati traditi, e dall’altro costruire una rete di rapporti e relazioni con tutte le forze che, fondandosi su valori e programmi condivisi, scelgono di dar vita ad un patto con gli elettori candidandosi a governare l’Italia.
E’ un percorso lungo e non facile, in cui personalismi, settarismi identitari, gelosie e miopia politica rappresenteranno ostacoli significativi, ma che non ha alternative se, come credo, abbiamo ancora voglia di cambiare questo paese.
*Coordinatore del Ps- Esponente di Sinistra e Libertà

Napoli. Ragazza pestata a sangue, rischia di perdere l’occhio.

La folla pietrificata dalla paura, Piazza Bellini, skinheads scatenati: hanno insultato ragazzi omosessuali, solo la 27enne è intervenuta.
Omofobia, ma soprattutto indifferenza. A meno di una settimana dalla diffusione del video della morte del suonatore romeno Petru a Montesanto (spirato in mezzo alla folla che fuggiva), ancora una volta i napoletani devono interrogarsi sulla difficile conciliazione tra paura e senso civico. In piazza Bellini, intorno alle due di notte, un gruppetto di delinquenti con il capo rasato ha malmenato alcuni giovani omosessuali e mandato all’ospedale una ragazza che era intervenuta (unica a farlo) in loro soccorso. Tutto si è svolto all’aperto, al centro di Napoli, sotto gli occhi di centinaia di persone che non hanno mosso un dito. Solo quando il raid omofobo è terminato, qualcuno si è avvicinato alla ragazza ferita, offrendo dell’acqua, ma lei ha rifiutato rispondendo sdegnata: «L’acqua mi serviva prima».

Già dal loro ingresso nella piazza si è capito quali fossero le loro intenzioni. I bulli skinheads hanno cominciato a dare fastidio a un gruppo di giovani, che frequentano la sede dell’Arcigay. Prima hanno cominciato con gli insulti, poi è volato qualche schiaffo. Le parole sono diventate sempre più pesanti, come gli schiaffoni, inferti in mezzo al divertimento dei membri del gruppo.

Coloro che erano intorno hanno fatto finta di non vedere. Solo una ragazza di 27 anni, non ce l’ha fatta a trattenere lo sdegno per l’aggressione verbale che si stava compiendo. Ha avvicinato il gruppetto e ha urlato: «Basta fermatevi! Ma che volete? Perché non ci lasciate in pace?». Per tutta risposta, la giovane ha ricevuto uno spintone, è caduta per terra ed è stata presa a calci. La violenza dei colpi è stata così forte che la ragazza, ora ricoverata in ospedale, rischia di perdere un occhio».

Le associazioni omosessuali napoletano hanno fatto un comunicato congiunto, denunciando l’insicurezza vissuta dai gay in piazza Bellini: «La vera vergogna che denunciamo è la “licenza di aggredire” che viene così indirettamente concessa a chi viola i corpi e la dignità di altri esseri umani e la deriva violenta di false propagande: un “Decreto sicurezza” che non tutela un bel nulla, le istigazioni allo squadrismo violento e la cancellazione dell’omofobia dal novero degli allarmi sociali di questo Paese». (Giorgio Mottola – il Corriere della Sera)

IRAN DISERTA G8 TRIESTE. OBAMA CONDANNA 'AZIONI INGIUSTE'

Il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, ha detto che non sara' domani alla riunione allargata dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste sull'Afghanistan e il Pakistan. Lo riferisce l'agenzia Isna.
L'invito all'Iran per la conferenza di Trieste sull'Afghanistan era partito mesi fa ma Teheran non aveva mai dato una risposta. Negli ultimi giorni, in seguito agli avvenimenti provocati dalle contestate elezioni del 12 giugno, vi era stato un cambiamento di atteggiamento da parte di molte capitali e anche di Roma. "A tre giorni dalla conferenza non ho ancora una risposta: devo ritenere che l'Iran abbia declinato l'invito... La presidenza G8 non può aspettare molto". aveva detto lunedì il ministro degli Esteri Franco Frattini. Ieri Frattini aveva dichiarato che, vista l'incertezza sull'esito del voto e la violenta repressione delle manifestazioni, "a Trieste non si sarebbe potuto fare finta di niente". Ma rinunciando a partecipare alla riunione del G8, aveva aggiunta, l'Iran ha "perso un'occasione per dare un proprio contributo positivo".



ARRESTATI DIPENDENTI GIORNALE MUSSAVI
Venticinque fra giornalisti e dipendenti del giornale Kalemeh Sabz del candidato moderato Mir Hossein Mussavi, sconfitto nelle contestate elezioni presidenziali iraniane del 12 giugno, sono stati arrestati due giorni fa, secondo quanto denunciato oggi all'agenzia France Presse da un membro della redazione. "Si tratta di cinque o sei membri del personale amministrativo, mentre gli altri sono giornalisti. Sono stati arrestati lunedì", ha dichiarato Alireza Beheshti, aggiungendo che "gli agenti presentatisi al giornale non hanno esibito un mandato". Il giornalista ha detto che cinque donne che figuravano fra le persone arrestate sono state rilasciate ieri sera. Il giornale Kalemeh era stato autorizzato poco prima dell'elezione presidenziale ed è stato invece proibito dopo lo scrutinio, i cui risultati sono stati contestati da Mussavi.


MUSSAVI: SITO PUBBLICA DETTAGLI SU DENUNCE DI BROGLI
Uso improprio di fondi pubblici, nomine pilotate tra gli organizzatori della consultazione, schede senza numero di serie, troppi timbri in circolazione, rappresentanti di lista dell'opposizione tenuti alla larga dai seggi dove forse sono arrivate urne già piene di voti: sono queste alcune accuse di brogli lanciate dall'opposizione sconfitta in Iran alle elezioni del 12 giugno. E' quanto emerge da un comunicato di tre pagine pubblicato sul sito del principale candidato sconfitto, il moderato Mir Hossein Mussavi.

Nel testo, il "Comitato per la protezione dei voti" chiede la creazione di una "commissione", "accettabile per tutte le parti in causa", che operi "per esaminare tutta la procedura elettorale". Il documento denuncia "l'utilizzo su larga scala di mezzi del governo in favore del proprio candidato", il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad. Viene poi criticata la scelta dei componenti dei comitati incaricati di organizzare le elezioni, selezionati fra i sostenitori di Ahmadinejad. "Schede sono state stampate la sera delle elezioni senza numero di serie, cosa senza precedenti nella storia del paese", si sostiene ancora nel comunicato (non è chiaro se si tratti del rapporto completo sui brogli annunciato dallo staff di Mussavi o solo di una sua sintesi). Il documento comunque denuncia anche la fabbricazione di timbri utilizzati per convalidare i voti in un numero "2,5 volte superiore" a quello dei seggi, "cosa che può favorire brogli". Secondo il comitato di Mussavi, ai rappresentanti di lista dei candidati alle presidenziali è stato impedito, per diversi motivi, di essere presenti nei seggi e di sorvegliare le operazioni di voto. Viene denunciata inoltre l'interruzione del servizio "della rete sms" che, se attivo, avrebbe permesso ai rappresentanti di Mussavi di avvertire il quartier generale di eventuali irregolarità. Infine vengono formulati "seri dubbi" sul fatto che le urne fossero vuote nel momento in cui sono state consegnate ai seggi: eventualità che non può essere esclusa proprio per l'assenza dei rappresentanti di lista.

CANDIDATO REZAI RITIRA SUO RICORSO
Il candidato conservatore alle elezioni presidenziali iraniane Mohsen Rezai ha deciso di ritirare il suo ricorso presentato per presunte irregolarità nello scrutinio del 12 giugno. Lo riporta l'agenzia ufficiale Irna, citando una lettera dello stesso Rezai. Il candidato conservatore ha giustificato la sua decisione affermando che "la situazione politica, sociale e di sicurezza del Paese è entrata in una fase sensibile e determinante che è più importante delle elezioni". Rezai ha però criticato "il poco tempo accordato dalle autorità per esaminare i ricorsi", nonostante ieri il Consiglio dei Guardiani della Costituzione ne abbia annunciato una proroga di cinque giorni.

BARACK OBAMA CONDANNA ''AZIONI INGIUSTE''


NEW YORK - Barack Obama ha abbandonato le cautele sull'Iran. Il presidente americano ha usato per la prima volta la parola "condanna" per caratterizzare le "azioni ingiuste" del regime iraniano sui cittadini che protestano e ha evocato "seri dubbi" sulla legittimità delle elezioni. E tuttavia con Teheran l'opportunità di un dialogo resta: se gli iraniani risponderanno all'offerta di dialogo diretto, gli Stati Uniti hanno la porta aperta. E' una condanna vibrante di indignazione quella di Obama, sull'onda emotiva delle drammatiche immagini di Neda Soltan morente e coperta di sangue sul selciato di Teheran, un video che ha "spezzato il cuore" al Commander in Chief degli Usa oltre che a milioni di altri cittadini del mondo che credono nel rispetto dei diritti umani: "C'e qualcosa di profondamente ingiusto".


Secondo Obama "la protesta di Teheran non è un esempio isolato, una piccola esplosione di rabbia qua e là". In assenza di osservatori internazionali allo scrutinio del 12 luglio, "ci sono seri dubbi sulla legittimità delle elezioni". Ciò nonostante, secondo il presidente americano, resta "aperto un sentiero" per Teheran, perché l'Iran possa migliorare i suoi legami con la comunità internazionale "nel rispetto della sua sovranità, delle sue tradizioni culturali, delLa sua fede". A parole la linea Obama non è cambiata, ma è cambiato il tono e non poteva essere altrimenti alla luce del video di Neda ma anche delle ammissioni sui voti in esubero fatte ieri dai leader di Teheran. L'Iran, a cui il presidente si è sempre riferito usando la denominazione ufficiale (Repubblica Islamica di Iran, segno di riconoscimento della sovranità), ha dominato la conferenza stampa dopo dieci giorni di reazioni misurate da parte di Obama che avevano provocato alla Casa Bianca accuse di eccessiva timidezza di fronte alla protesta. Pur usando toni più duri che in passato, il numero uno degli Usa ha ribadito che sta all'Iran decidere del suo futuro e che le manifestazioni non hanno niente a che fare con gli Stati Uniti e l'Occidente: "Ci sono tentativi di distrarre la gente da quel che sta succedendo veramente nel paese. La strategia stantia di fare di altri paesi un capro espiatorio non funzionerà più in Iran. Stati Uniti e Occidente non c'entrano. Questa crisi riguarda i cittadini iraniani, e il futuro che spetta a loro scegliere, e solo a loro".


Cautela dunque (anche perché le accuse di ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni iraniani "sono assurde e palesemente false"). Obama non ha voluto entrare in merito a possibili conseguenze per le violenze degli ultimi giorni: "Non sappiamo ancora come andrà a finire", ha detto il presidente aggiungendo che c'é ancora tempo perché le autorità iraniane riconoscano e rispettino "le norme universali e i principi della liberta". La conferenza stampa, affollatissima nella sala dei briefing della Casa Bianca, era stata convocata per le 12:30, le 18:30 in Italia: un orario che ha messo il presidente fuori raggio del grosso del pubblico americano ma probabilmente mirata a un'altra audience: l'Iran. E in un momento in cui Internet ha avuto un ruolo chiave nel trasmettere informazioni sulle proteste, il presidente ha accettato la domanda di un giornalista del blog Huffington Post che a sua volta si è fatto portatore dell'interrogativo sulla legittimità delle elezioni posto da un "coraggioso" cittadino iraniano. E' stato in risposta a questa domanda che Obama ha osservato che "non sappiamo esattamente cosa sia successo ai seggi. Sappiamo che una vasta percentuale del popolo iraniano considera questa elezione illegittima. Non è un esempio isolato. Ci sono seri dubbi sulla legittimità delle elezioni".

KHAMENEI PROROGA ESAME VOTO, SCOPPIA CRISI CON GB


La Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, ha concesso oggi cinque giorni supplementari al Consiglio dei Guardiani per esaminare i ricorsi presentati contro le presidenziali del 12 giugno, da cui e' uscito rieletto Mahmud Ahmadinejad. Una notizia diffusa questa sera a sorpresa dalla televisione di Stato, dopo che negli ultimi giorni lo stesso Consiglio aveva insistito nel dire di non avere riscontrato ''irregolarita' importanti'' nello scrutinio e quindi la consultazione non sarebbe stata annullata. Oggi lo staff elettorale del candidato moderato sconfitto, Mir Hossein Mussavi, aveva annunciato che avrebbe presto presentato un rapporto dettagliato sui presunti brogli, a sostegno della richiesta di annullamento. Secondo la televisione, e' stato il Consiglio dei Guardiani ad avanzare la richiesta di proroga a Khamenei, che l'ha accettata. Impossibile dire se possa trattarsi di un primo passo verso un compromesso nel braccio di ferro che ha visto finora la Guida suprema sostenere la validita' dei dati ufficiali resi noti dal ministero dell'Interno e, sull'altro fronte, le proteste di Mussavi e del candidato riformista Mehdi Karrubi, con il tacito appoggio dell'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani.

La magistratura ha intanto preannunciato oggi condanne ''esemplari'' contro le centinaia di arrestati nelle manifestazioni dei giorni scorsi, mentre un giornalista greco che lavora per il quotidiano americano Washington Times e' stato arrestato. Tra l'Iran e la Gran Bretagna, accusata da Teheran di avere ordito un complotto contro le elezioni presidenziali, esplode nel frattempo una crisi diplomatica. Il premier britannico Gordon Brown ha reso noto oggi che la Repubblica islamica ha espulso ieri due diplomatici di Londra, la quale ha risposto espellendo due diplomatici iraniani. Secondo il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, Londra si sarebbe servita per il suo complotto sia dell'Intelligence sia dei suoi mezzi d'informazione. Domenica era stato espulso il corrispondente permanente della Bbc da Teheran, Jon Leyne. Ma piu' dure sono state le misure prese nei confronti di altri giornalisti.

L'agenzia Fars ha dato notizia dell'arresto di un reporter greco che lavora per il quotidiano americano Washington Times, Iason Athanasiadis-Foden. Mentre non si hanno ancora notizie di un giornalista di Newsweek, Maziar Bahari, con doppia cittadinanza iraniana e canadese, arrestato nei giorni scorsi. La televisione di Stato iraniana ha trasmesso presunte confessioni di alcuni arrestati durante i disordini dei giorni scorsi, che hanno affermato di essere stati ''provocati'' dai canali televisivi in persiano della Bbc e della Voice of America e di avere approfittato degli incidenti per darsi al saccheggio. Sempre sul fronte internazionale, l'Iran ha accusato di ''interferenza'' nei suoi affari interni il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che la notte scorsa aveva chiesto a Teheran ''lo stop immediato degli arresti, delle minacce e dell'uso della forza'' da parte delle autorita'.

Il Parlamento iraniano ha fissato tra il 26 luglio e il 19 agosto il periodo nel quale il presidente dovra' giurare per assumere la carica, senza tuttavia dire chi sara'. Ma il ministero dell'Interno, in un comunicato, ha invitato Mussavi ad accettare il risultato del voto, come aveva fatto in sostanza la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei, parlando alla preghiera collettiva a Teheran venerdi'. Il vice capo della magistratura, Ebrahim Raisi, ha preannunciato che le centinaia di arrestati nelle proteste dei giorni scorsi riceveranno condanne talmente severe da ''dare una lezione'' a tutta la popolazione. ''L'intera nazione deve fare attenzione a quello che dice'' e i giornalisti ''a quello che scrivono'', ha ammonito Raisi. Ma nonostante il divieto delle manifestazioni, l'ex candidato riformista Mehdi Karrubi ha chiesto agli oppositori di commemorare con speciali cerimonie giovedi' gli uccisi nelle proteste: almeno 17 secondo il bilancio ufficiale.

da ANSA.it

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da Indymedia

Obama condanna le violenze in Iran: la giustizia prevarrà

Nell’attesissima conferenza stampa convocata lunedì, Barack Obama ha condannato la violenza usata dalle autorità iraniane. Il presidente ha condannato le azioni con cui il regime ha soffocato le proteste, ma ha anche respinto l’accusa che dietro le manifestazioni ci sia una manipolazione occidentale.

In giornata il governo di Teheran aveva accusato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di intromettersi nelle questioni interne del paese, dopo che aveva chiesto all’Iran di rispettare la volontà del popolo.

Obama ha ribadito che le accuse sono completamente false, ma “gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono rattristate e indignate dalle minacce, le violenze e gli arresti degli ultimi giorni. Condanno con forza queste azioni ingiuste e mi unisco al popolo americano nel lutto per la perdita di ogni vita innocente”.

Alla fine, Obama fa una delle sue citazioni prefertite, una frase di Martin Luther King: “L’arco dell’universo morale è lungo, ma tende verso la giustizià. Crediamo che alla fine la giustizia prevarrà”. Il Consiglio dei guardani, intanto, ha annunciato che le elezioni del 12 giugno non sarano annullate.

da Internazionale