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mercoledì 1 luglio 2009

Studio Aperto appoggia il colpo di Stato in Honduras

Vergognoso servizio di Studio Aperto.

Intervistando il presidente Enti Bergamaschi nel Mondo, Studio Aperto augura tanta fortuna a Roberto Micheletti, responsabile principale del colpo di Stato, per le sue origini di Bergamo Alta. Nulla da dire sulla condanna ricevuta dalle Nazioni Unite al golpe o sulla repressione militare in atto nelle città del paese centroamericano. Silenzio anche sul controllo dei media del governo golpista. (Guarda il video)





Segui gli aggiornamenti sul colpo di Stato in Honduras su www.verosudamerica.com

27 A PROCESSO

Vogliamo sapere i nomi per diffamarli.
Sono stanco di andare al Municipio e constatare che chi fa il proprio dovere è solo la signora Cacudi. Il Sindaco è sempre assente,ma perché lo votate??
E’ inammissibile che mentre si fottono i nostri solidi se la spassano senza fare un cazzo .
Una volta,con l’associazione Terra Del Fuoco,sono andato a chiedere dell’ass. all’ambiente Natalizio e mi dissero che era a caccia, era la giornata per il risparmio energetico e lui, invece di ordinare i lavori di quella giornata preferiva fare una beata scampagnata.
Poi, un giorno, vennero svolte indagini dai carabinieri del nucleo operativo radiomobile della Compagnia di Gallipoli e si scoprì che dipendenti dell’ufficio Ragioneria, del settore Personale,dell’ufficio Anagrafe, dell’ufficio Segreteria,dell’ufficio Protocollo, dell’Economato,dell’ufficio Patrimonio e di quello Amministrativo erano tutti assenti e lontani dal posto di lavoro.
Ora, 27 parassiti sono stati citati in giudizio e dovranno rispondere di truffa. Tutti ,fra loro, hanno richiesto il rito abbreviato e quindi ammesso la loro colpevolezza per richiedere lo sconto di pena; mentre due di essi credeono di poter dimostrare la loro innocenza usurpando la testimonianza di un poliziotto municipale che dovrebbe riferire che questi ultimi entrarono in Comune dalla porta posta sul retro. Chi ci crede??
Io sono stanco di esser governato da gente mediocre , affarista e incompetente e allora chiedo a chi ci segue se sia giunta l’ora di agire e cambiare questo stato di cose.
“CACCIAMO I VAMPIRI DAI PALAZZI DEL POTERE,CACCIAMO GLI INFAMI FACCIAMOLI CADERE.”



P.s. A chi ha scritto l’articolo sul quotidiano voglio dire:
VERME, FIRMATI la prossima volta.



Cleopazzo Angelo

LA QUESTIONE MERIDIONALE

La Questione Meridionale è una ferita ancora aperta nell’Italia di oggi.
Il gap (il divario) con il Nord,infatti,allargatosi nuovamente negli anni 80,sta ancora crescendo.
La “Questione Meridionale”(di cui si inizia a parlare nel 1613 con Antonio Serra)ha caratterizzato la storia dell’Italia moderna, ma non ha avuto dei connotati permanenti .Infatti dai problemi della riforma agraria,dall’arretratezza del mondo contadino,dalle continue invasioni barbariche che centralizzavano il potere favorendo la feudalità,dagli interventi del papato che ostacolavano l’unificazione, dalla mancata formazione del ceto medio,dall’alleanza inevitabile tra industriali del nord e proprietari terrieri,dalla cultura superstiziosa e indolente del meridione si è passati a questioni diverse,anche se intimamente collegate: disoccupazione post- industriale, povertà(il 70% dei poveri è nel sud), lavoro nero e sfruttamento minorile, evasione fiscale ( il 50% nel sud), abusivismo edilizio,economia illegale sommersa,mafie che gestiscono affari di dimensione mondiale.
Il Sud non è più quello contadino descritto da Gaetano Salvemini e Antonio Gramsci ma è un Sud che ha raggiunto una fase post-industriale senza aver avuto una fase industriale matura.
Più di un secolo fa le inchieste di Giustino Fortunato, di Pasquale Villari e di Sidney Sonnino misero in evidenzia la necessità di sostenere degli investimenti per la crescita della produttività nel Sud .Quando però sono arrivati gli interventi economici dello Stato per il Mezzogiorno, questi hanno avuto un impiego patologicamente distorto: hanno avuto l’obbiettivo di accrescere il clientelismo.
Il Welfare State nel Sud Italia ha creato scompensi dovuti alla gestione pessima da parte dello Stato, che si è dimostrato un cattivo imprenditore e un cattivo amministratore, non controllando la produttività degli investimenti che facilmente, tramite appalti truccati, potevano giungere nelle mani della criminalità organizzata. Nonostante ciò il Sud di oggi non può essere paragonato a quello del secolo scorso: c’è oggi la capacità di reagire, forse non sorretta da adeguata volontà.
Ci sono capitali da investire, ma vanno al Nord dove è migliore la domanda pagante
( polarizzazione), il gap dell’istruzione è formalmente uguale tra Nord e Sud ma non qualitativamente, il livello pro-capite è buono,la legislazione è moderna, le infrastrutture sono al livello medio.
Nonostante ciò siamo in una situazione di sottosviluppo perché la nostra economia è funzionale ad una più forte. Il Mezzogiorno è, infatti, in una tenaglia di concorrenza sia nelle aree più forti che in quelle più deboli. Per esempio nell’industria tessile ci batte il Nord Italia perché la nostra tecnologia è inferiore e la qualità è più bassa; ma siamo in difficoltà anche rispetto all’Albania e alle Filippine, dove la concorrenzialità di questi paesi vince, non per qualità ma per minor costo di produzione.
Anche la sanità e l’amministrazione pubblica sono infettate dalla corruzione e dal clientelismo.
Queste verità favoriscono un malessere sociale diffuso che porta i nostri giovani ad emigrare al Nord o a vivere qui di espedienti, o ancora di cercare di affermarsi con le proprie forze, lottando contro una selezione poco naturale e molto corrotta.
Vedendo questa realtà il Sud appare prigioniero di un passato che nella sua sostanza non passa:
la Mafia è il grande cancro del Sud Italia ,essa si impone con due tipi di violenza .
La violenza da malessere sociale causata dalla disoccupazione e dal degrado ambientale e la violenza da benessere sociale causata dai modelli consumistici che non possono essere perseguiti da alcuni ceti che cercano di raggiungerli attraverso la violenza.
Questo cancro non va combattuto solo con la repressione ma con la creazione di lavoro, con la prevenzione nei giovani,con la promozione a veri valori della legalità,dell’onestà,della cittadinanza attiva ,del protagonismo giovanile.
Solo così possiamo sperare di tessere una base di valori che ci portino verso una rivoluzione ”gentile” qui nel Sud.
Marco Tuma

Intervista al presidente Vendola --1 luglio la Repub. di Bari--

Clicca qui per leggere l'intervista integrale in formato pdf.

La camera approva il nucleare

Ieri la camera ha approvato il disegno di legge sullo sviluppo, promosso dal ministro Claudio Scajola, che prevede il ritorno del nucleare in Italia e la costruzione di nuove centrali. La legge, che per l’approvazione definitiva deve fare un prossimo passaggio al senato, prevede che entro sei mesi dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale, il governo varerà un’apposita normativa sul nucleare, il Cipe definirà le tipologie degli impianti e i siti potranno essere dichiarati «di interesse strategico nazionale», le informazioni secretate e sottoposti a controllo militare.

da Carta

Il vero scandalo è quello degli aiuti all’Africa

“Berlusconi non dovrebbe guidare il G8”: niente mezze misure nel titolo dell’editoriale del Times, firmato da Joanne Green dell’Agenzia cattolica per lo sviluppo estero.“Il club dei paesi ricchi dovrebbe vergognarsi di essere ospite del premier italiano”. Non per gli scandali a base di donne, ma “perché il G8 ha al centro della sua agenda l’Africa e lo sviluppo, ma Berlusconi non ha mantenuto le sue promesse di aiuti. Quattro anni fa l’Italia aveva promesso di aumentare il suo sostegno all’Africa di 25 miliardi di dollari all’anno fino al 2010. Ma da allora ha solo ritoccato del 3 per cento all’anno la cifra: ora dovrebbe farla salire del 145 per cento, nonostante la crisi. Invece ha annunciato dei tagli, nonostante sia il paese del G8 che spende meno in aiuti, in percentuale del pil”.

da Internazionale

Bologna - L'Onda blocca l'aumento delle tasse, scontri con la polizia al rettorato

30.06 - Centinaia di studenti contro l'aumento delle tasse, tensioni e cariche, bloccato il provvedimento. Una vittoria importante, in un quadro complesso in cui intutte le università italiane, da Pisa a Torino, da Roma a Bologna, cercano di rimediare in questo modo ai tagli pesantissimi della legge 133. Le mobilitazioni, nonostante la fase di esami sia entrata a pieno regime, continuano e ottengono vittorie significative.
Qui di seguito il comunicato dell'Onda bolognese, corrispondenze e foto della giornata.

Stamattina l'Onda si è presentata davanti al rettorato determinata ad entrare e bloccare il Consiglio d'Amministrazione. All'ordine del giorno infatti c'era la proposta di riformare il sistema della fasciazione delle tasse. In sostanza si proponeva di costringere chi non raggiungesse un certo numero di crediti decisi dall'Er.go (azienda per il diritto allo studio) durante l'anno universitario a pagare il massimo delle tasse nell'anno successivo. Per cui anche chi aveva diritto a una contribuzione per il pagamento delle tasse perchè appartenente a una fascia di reddito bassa, avrebbe dovuto pagare come se appartenesse alla fascia di reddito più più alta.

Un presidio di circa duecento studenti sotto il rettorato è stato bloccato dalle forze dell'ordine. Al tentativo di entrare con uno striscione che recitava "Non pagheremo un euro in più", la polizia schierata ha risposto con scudi, spintoni, calci e provocazioni. Infine hanno usato ancora una volta i manganelli, ma fortunatamente questa volta nessuno è rimasto ferito. L'ingresso ci è stato impedito ma l'aumento delle tasse in consiglio d'amministrazione non è passato. A fine anno l'Onda bolognese incassa una bella vittoria.

Il rettorato (ricordiamo che la proposta dell'aumento era stata avanzata dalla prorettrice agli studenti Paola Monari) sordo alle rivendicazioni e alle richieste che da mesi l'Onda porta avanti in tutta Italia, voleva far pagare la crisi agli studenti. Stamattina, come continuiamo ad affermare da mesi, non abbiamo pagato ma abbiamo creato la loro crisi.

Onda anomala - Bologna, 30 giugno 2009

da Uniriot

Do You Remember Corso Traiano?

A quarant'anni da Corso Traiano, vogliamo non celebrare una ricorrenza, ma mettere in evidenza un fatto storico di enorme importanza per la nostra città e per le lotte sociali nel loro complesso. Il 3 luglio 1969 è l'atto della riscossa operaia, la resistenza di una periferia nata e cresciuta in nome e per conto della Fiat, la comparsa dell'operaio massa, la sconfitta del sindacato e la nascita delle organizzazioni extraparlamentari degli anni 70. Corso Traiano apre un ciclo di lotte che si svilupperanno negli anni 70, agli stessi cancelli di Mirafiori, vedendo crescere la classe operaia fino al suo punto di forza più elevato. Mirafiori è il teatro sociale e politico di una nuova figura operaia, quella dell'operaio massa, generalmente immigrato dal sud, non qualificato che rompe la tradizione torinese dell'operaio specializzato, di cultura PCI, fortemente inquadrato nel sindacato, con una tradizione lavorista che lo ha sempre portato a rivendicare diritti in base alle proprie capacità produttive. L'operaio massa spazza via questa figura, relegandola ad una nicchia in fabbrica, e proprio nella Torino modellata per nome e per conto della Fiat, quella che "non affitta case a meridionali", questa nuova figura pone sul piatto del conflitto tutto, mettendo in crisi, quel sistema di contrattazione e di gestione che il sindacato era diventato per i movimenti operai. Basta mere rivendicazioni professionali, le lotte dell'operaio massa nascono libere, slegate da qualsiasi imbrigliamento del connubio capitale-sindacato, e danno vita a nuove pratiche del conflitto, che si adattano al presente, che sono realmente incisive contro il nuovo assetto del capitale, mettendolo decisamente in crisi. Il "Vogliamo Tutto" del romanzo di Nanni Ballestrini è la piattaforma di uomini e donne che iniziano, insieme alle prime forme dell'Autonomia, a parlare di rifuto del lavoro, fabbrica sociale, di qualità della vita di bisogni sociali. La lotta alla Fiat diviene la scuola per tutti i compagni e le compagne che mirano ad una trasformazione radicale dell'esistente. La rivolta di corso Traiano esemplifica tutto ciò, nel giorno di una manifestazione slegata ed in conflitto con il sindacato, militarizzata dalla Questura di Torino, che vuole portare nel cuore della metropoli le lotte della fabbrica, si sviluppa uno dei momenti più alti nel conflitto cittadino, dopo quelle di piazza Statuto del 1963, vedendo mirafiori e la prima periferia torinese, ingaggiare la battaglia con le autoblindo fino a tarda notte. Una rivolta dispiegata: dalle strade ai balconi dei palazzi, da corso Traiano a Nichelino, gli scontri si moltiplicano e le forze dell'ordine sono costrette a riparare in difesa, rispetto a quella che sarà la forza del conflitto operaio e sociale.


Il 3 luglio alle 21.30, al centro sociale Askatasuna, con Marco Scavino, storico militante, inquadreremo gli scontri di corso Traiano nel loro contesto storico, e con Alfonso Natella, ex operaio Fiat, protagonista del romanzo di Nanni Ballestrini "Vogliamo Tutto", narreremo la storia del conflitto, a quarant'anni di distanza, nella Torino odierna.

da infoaut

Viareggio Contesta Berlusconi

Ieri mattina appena diffusa la notizia dell’arrivo in città di Silvio Berlusconi si è diffusa tra varie persone la voglia di contestarlo. Noi di Dada Viruz Project, sentendoci anche con compagni di altre realtà cittadine, rifiutando ogni logica avanguardista, abbiamo deciso di non mettersi a dirigere la contestazione anche per far smentire ai fatti le deliranti affermazioni di Berlusconi dopo la contestazione del mattino di Napoli. In mattinata il premier aveva affermato che le contestazioni sono dirette e organizzate da gruppi di Sinistra. Bene a Viareggio è stata la sincera e spontanea risposta della cittadinanza che ha contestato chi cerca di strumentalizzare simili tragedie come ha già fatto per il terremoto che ha colpito l’Aquila. Nonostante la clack dei soliti massoni e di apprendiste veline e nonostante i tagli e i montaggi delle sue televisioni i fischi lo hanno sommerso costringendolo ad uscire da una porta secondaria scappando come un ladro.

Sul nostro sito è possibile vedere il video

Related Link: http://www.dada-tv.org

da toscana.indymedia

G8 Genova, il pm: condannate De Gennaro

GENOVA - Il pm ha chiesto due anni di reclusione per l'ex capo della Polizia Gianni de Gennaro.
Sul banco degli imputati, insieme all'attuale direttore del Dipartimento della Informazioni per la Sicurezza Dis, l'ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola - oggi questore vicario di Torino - per il quale l'accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi.Avrebbero indotto l'ex questore Francesco Colucci a rendere falsa testimonianza sulla sciagurata e sanguinosa irruzione nella Diaz durante il G8 del 2001.
Il processo si svolge con rito abbreviato, a porte chiuse. Durante l'udienza, il pm ha letto in aula le intercettazioni che dimostrerebbero la colpevolezza di De Gennaro e Mortola.
La parola passa ora alle parti civili (alcune persone fisiche e l'associazione giuristi democratici).
Il 15 luglio sarà la volta delle difese, mentre la sentenza è prevista per settembre.

La vicenda nasce dall'interrogatorio dell'allora questore il quale coinvolse in qualche modo nei fatti della Diaz anche l'allora capo della Polizia. In seguito, durante il dibattimento, Colucci fece un passo indietro e sostenne che De Gennaro era all'oscuro di quelle violenze.
Da qui la richiesta dei pm di falsa testimonianza per Colucci e di istigazione alla falsa testimonianza per De Gennaro e Mortola.
Ambedue respingono gli addebiti e hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, mentre Colucci ha preferito optare per quello ordinario.

http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/g8-genova-2/verso-rinvi...

http://www.repubblica.it/dossier/genova/index.html

Il boss Miceli e' stato estradato in Italia

Caracas. Il boss mafioso Salvatore Miceli, inserito nell'elenco dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia, arrestato dieci giorni fa in Venezuela, è stato estradato martedì in Italia. Lo ha reso noto il ministro degli interni venezuelano, Tareck El Aissami.

RE DEL NARCOTRAFFICO - Il boss è considerato un elemento di spicco del narcotraffico internazionale. Era ricercato dal 2001, in seguito a una condanna per associazione mafiosa e traffico internazionale di stupefacenti divenuta definitiva. L'indagine che ha portato all'individuazione e alla cattura di Miceli è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Nel maggio del 2003 la polizia aveva arrestato, nell'ambito di un'operazione antidroga, anche la moglie di Miceli, Veronica Dudzinski, e i figli Ivano e Mario. Il boss di Salemi era stato inoltre intercettato nel 2000 con Pino Lipari, il «consiglior» di Bernardo Provenzano, che lo «investiva» ufficialmente per gestire un traffico internazionale di stupefacenti.

CAMILLERI ED ALTRI «NO AL RITORNO ALLE LEGGI RAZZIALI»

DDL SICUREZZA
LETTERA AL «PAIS»: «NO AL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI»

In una lettera pubblicata oggi sul quotidiano spagnolo «El Pais», alcuni intellettuali italiani, tra cui Andrea Camilleri, Dacia Maraini e Dario Fo, denunciano «l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati» da parte del governo italiano.
L'appello sottolinea come il governo Berlusconi, «agitando il pretesto della sicurezza», ha soltanto sostituito l'oggetto delle discriminazioni: «non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari». La lettera, indirizzata «alla cultura democratica europea», chiama alla mobilitazione tutti gli europei che hanno a cuore il destino del loro continente, e dei «principi garantisti e di civiltà giuridica» su cui si basa. Per gli autori il pericolo è che, provvedimenti che non si vedevano «dai tempi delle leggi razziali», si propaghino con il rischio di «sfigurare il volto dell'Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero». (l.m)

fonte: IL MANIFESTO, 01/07/09

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CAMILLERI ED ALTRI «NO AL RITORNO ALLE LEGGI RAZZIALI»
Alla cultura democratica europea e ai giornali che la esprimono.
L’appello degli intellettuali:

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una straordinaria influenza sull’intera società europea,dal Rinascimento italiano al fascismo. Non sempre sono state,però conosciute in tempo. In questo momento c'è una grande attenzione sui giornali europei per alcuni aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo,però, un dovere di quanti vivono in Italia richiamare l'attenzione dell’opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si riuscirà ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell’Europa e di far arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si vedevano dai tempi delle leggi razziali. È stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non più gli ebrei bensì la popolazione degli immigrati irregolari, che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalità, l'esercizio di un diritto fondamentale quale è quello di contrarre matrimonio senza vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani. Con una norma ancora più lesiva della dignità e della stessa qualità umana, è stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in condizioni di irregolarità amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere irregolari diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri e messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, né costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravità di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune umanità. L’Europa non può ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civiltà giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea. È interesse e onore di tutti noi europei che ciò non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.

Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio.

fonte: LIBERAZIONE, 01/07/09

da Indymedia

L’ombra della mafia nella ricostruzione dell’Abruzzo

Dietro i lavori per la ricostruzione c’è l’ombra della Mafia. Dante Di Marco, l’uomo che ha vinto l’appalto per i lavori è legato ai prestanome di Ciancimino

In queste ore affidabili testate on-line come Repubblica, Terra e Italia dall’Estero hanno pubblicato la notizia di presunti legami tra Dante Di Marco, l’uomo che ha vinto uno degli appalti per i lavori di ricostruzione in Abruzzo e organizzazioni di stampo mafioso. Pubblichiamo di seguito l’articolo tratto dal quotidiano Blitz , che riassume i passaggi salienti dell’indagine.

Nei pressi di Bazzano i lavori sono in avanzato stato di realizzazione, tanto che per il prossimo novembre quasi 15mila sfollati andranno ad abitare le cosiddette “casette”, 4500 alloggi su 104 ettari di terreno. Qui sarà costruita la “new town“. E proprio qui l’imprenditore Dante Di Marco, alla fine di maggio, ha vinto il primo sub appalto per la ricostruzione.

Fin qui niente di strano, se non fosse per uno stretto legame che lega Di Marco agli amici siciliani, gli stessi che nascondevano in Abruzzo i soldi di don Vito, l’ex sindaco mafioso di Palermo.
Dante Di Marco è un settantenne dalle amicizie “importanti”,
vive a Carsoli, piccolo paese fra l’Aquila e Roma e ha una ditta che gestisce con i figli e che non è mai stata coinvolta direttamente in indagini antimafia. Dante Di Marco, però, è anche socio fondatore della “Marsica Plastica srl” con sede, guarda caso, a Carsoli.

La “Marsica Plastica srl”, è un’impresa molto nota agli investigatori dell’Aquila e anche a quelli di Palermo. È nata il 22 settembre del 2006 nello studio del notaio Filippo Rauccio di Avezzano e tra gli altri soci c’era anche l’abruzzese Achille Ricci, arrestato tre settimane prima del terremoto per avere occultato i soldi di Vito Ciancimino in un villaggio turistico a Tagliacozzo.

C’era Giuseppe Italiano (il nome di suo fratello Luigi è stato trovato in uno dei “pizzini” del boss Antonino Giuffrè quando era ancora latitante), che è un ingegnere palermitano in affari di gas con Massimo Ciancimino. C’era anche Ermelinda Di Stefano, la moglie del commercialista siciliano Gianni Lapis, il regista degli investimenti del “tesoro” di Ciancimino fuori dalla Sicilia. Una bella “cricca” quella della “Marsica Plastica srl” e oggi, uno dei suoi soci, ha avuto la responsabilità di inagurare la ricostruzione dei venti siti individuati per realizzare le new town intorno all’Aquila. Un Piano da 330milioni.

Roberto Saviano, ricordando la situazione in Irpinia, ha dichiarato, qualche giorno dopo la tragedia abruzzese, che il flusso di capitali provenienti dagli aiuti per il terremoto nella regione Abruzzo comportava il rischio di trasformare la zona in un obiettivo della criminalità organizzata. Ottanta capimafia sono agli arresti nel carcere dell’Aquila, o almeno lo erano, finché il ministro degli Interni non ha ordinato il loro trasferimento urgente a causa del pericolo di crollo dell’edificio. Saviano ha inoltre aggiunto che recentemente, i capimafia ancora in libertà si sono riuniti in Abruzzo per mettere a punto i loro piani.

Vendola: "Non ho bisogno di voti ma di idee"

"C'era bisogno di dare un segno di discontinuità - ha spiegato Vendola - dimostrare a tutti che questo non è il governo del sottopotere e della lottizzazione". La decisione di Vendola ha due aspetti: "Uno politico e uno no. Per quanto riguarda il primo c'è la necessità di riconsiderare la natura e i confini dell'alleanza". Il governatore parla di un laboratorio Puglia e guarda a Udc, Italia dei Valori e anche al movimento meridionalista dell'ex ministro di An Adriana Poli Bortone. "Non ho bisogno di voti ma di idee - dice - Parlerò con tutti, senza alcun pregiudizio purché però chi si siede al mio tavolo condivida i tre punti fondanti del nostro governo: interessi sociali, diritti civili e umani".

Vendola non scappa però sulle indagini. "Oggi - dice - la sanità pugliese è al centro di una serie di inchieste della magistratura barese, indagini che hanno permesso al Tg 1 e al suo direttore di mettere in pratica un giornalismo senza onore: li ho denunciati e li denuncerò. Mi rendo conto però che nonostante gli sforzi giganteschi che abbiamo compiuto, il sistema sanitario si conferma permeabile agli interessi delle lobby, delle corporazioni e anche a spinte corruttive. E purtroppo c'è una trasversabilità a questi interessi che non intendo nascondere. Alla magistratura abbiamo già offerto la massima cooperazione". Chiaro anche il giudizio sulla vicenda del premier, Silvio Berlusconi: "Torno dal Canada e mi sono vergognato di essere italiano. Io penso che i risvolti penali non coincidano sempre con quelli politici e morali: c'è la necessità di non vivere la questione morale come un corpo contundente ma come una bussola".