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giovedì 2 luglio 2009

"Così sembriamo tutti coinvolti" ma Nichi è irremovibile

Una doccia gelata. Nessuno degli assessori regionali si aspettava, due giorni fa, di partecipare all´ultima giunta del governo Vendola. Il presidente non aveva anticipato né fatto intendere a nessuno della sua ex squadra le mosse che nel giro di alcuni giorni avrebbero decretato l´inizio di un terremoto politico senza precedenti. Neanche chi lo ha seguito nel suo viaggio istituzionale in Canada aveva percepito l´entità di una svolta che il presidente avrebbe messo in atto al suo rientro in Puglia. Chi era con il presidente racconta del nervosismo crescente con il quale Vendola apprendeva, giorno dopo giorno, le notizie in arrivo dalla Puglia. «Ma nessun segnale lasciava presagire uno stravolgimento di queste dimensioni». Probabilmente, sostengono concordi gli assessori presenti ieri in consiglio regionale, il governatore ha maturato la sua drastica scelta in poche ore. E solo dopo il rientro a Bari.
Cosa ha fatto scattare, nella mente del presidente della Regione, l´idea di un repentino e radicale repulisti? Anche in questo caso le diverse voci di corridoio portano ad un unico indizio. L´azzeramento della giunta è stato deciso dal governatore durante il suo colloquio con l´assessore alla Salute Tommaso Fiore. La relazione sullo stato dei fatti della sanità pugliese, il resoconto sull´indagine interna avviata in Regione - sostengono gli uomini della squadra di governo deposta - è stata più preoccupante di quanto Vendola avesse messo in conto. Certamente il vicepresidente Frisullo, che pur non aveva intenzione di dimettersi in assenza di un avviso di garanzia, quando ha intuito l´intenzione radicale del presidente, ha offerto a Vendola la sua delega.
Ma al presidente non è bastata. Probabilmente la rete di "lobby, corporazioni e spinte corruttive che minaccia la sanità pugliese" (parole pronunciate da Vendola meno di 48 ore fa) è più esteso e radicalizzato di quanto emerso fino ad ora dalle inchieste della procura di Bari. Gli assessori epurati non riescono a spigarsi in maniera diversa questo improvviso sconvolgimento deciso da Vendola.
I loro sospetti si basano su un dato oggettivo. Sono certi che la questione dell´allargamento politico ha pesato solo in minima parte ("il 5 per cento" è stato esemplificato ieri) nell´economia del ribaltone. Vendola, infatti, guardando negli occhi i suoi ex compagni di governo ha fatto solo un rapido accenno all´opportunità di un allargamento della giunta.
L´apertura a Udc, Io Sud e Italia dei valori - raccontano i presenti - è stato solo il paracadute politico preteso dagli assessori per rimettere la loro delega nelle mani del presidente Vendola. Una idea lanciata proprio dai componenti della giunta più vicini politicamente al presidente. Una proposta nata per placare una contestazione alla linea scelta da Vendola. In molti hanno tentato di convincerlo.

L´assessore al Lavoro Barbieri - raccontano - è stato quello che si è infervorato di più nel tentativo di far cambiare idea al capo della giunta. Ci hanno provato anche Elena Gentile e Guglielmo Minervini. Ma il governatore è stato irremovibile e ha promesso di non puntare troppo l´indice sulla questione morale e di bilanciare i suoi interventi con "l´opportunità di estendere la squadra di governo ad altre forze politiche".
«Ma simili operazioni non si fanno senza prima ascoltare i segretari politici interessati - accusava ieri uno dei suoi assessori - lo avevamo avvisato: se fosse arrivato il rifiuto di Udc, Italia dei valori e Poli Bortone, avremmo svelato il nostro bluff. Cosi è stato». Con la nuova giunta ancora da definire nessuno si sbilancia in commenti ufficiali. Ma la delusione tra gli ex assessori ieri serpeggiava in maniera evidente. Qualcuno ha dissimulato. Ma l´amarezza è grande soprattutto in casa Pd: «Cosa raccontiamo ai nostri figli, ai nostri elettori - si sfogava ieri un assessore - mi fa stare male la sola idea di passare come uno che è stato cacciato per colpa di una vicenda giudiziaria a base di coca, escort e tangenti».

Razzismo istituzionale: il governo Berlusconi approva il pacchetto sicurezza


L'Aula del Senato ha definitivamente approvato il ddl sulla sicurezza, che da oggi diviene quindi legge dello Stato. I voti favorevoli sono stati 157, quelli contrari 124 e 3 gli astenuti. Hanno votato a favore PdL, Lega Nord e MpA. Contro si sono espressi Pd, Italia dei Valori e Udc. La maggioranza esulta (Lega in testa), l'opposizione borbotta nonostante sia pesante la responsabilità e contiguità politica avuta nell'implementazione di un discorso e clima razzista e discriminatorio che oggi si esplicita per legge.
Nonostante l'ostinatezza del governo Berlusconi sul tema negli ultimi mesi forte e diffusa è stata la mobilitazione contro il pacchetto sicurezza, che hanno visto migliaia di migranti scendere in piazza con tutta la loro voglia di essere protagonisti della loro vita, figure professionali prendere posizione contro le devianze imposte al loro lavoro, tantissime persone protestare contro le politiche securitarie del governo Berlusconi. Mobilitazioni che si sono battute contro il pacchetto sicurezza ma che sono state capaci di allargare lo sguardo ed inquadrare e cogliere anche la necessità di combattere tutte quelle battaglie affini alla questione sicurezza: contro le detenzioni nei Cie e i respingimenti in mare, per il diritto a casa lavoro e residenza per profughi e migranti, contro il dogma della sicurezza e per libertà e diritti per tutt*.

Pubblichiamo di seguito stralci di un approfondimento pubblicato sulla rivista cartacea di Carta (numero 23) a firma di Fulvio Vassallo Paleologo, docente dell'università di Palermo oltre che membro dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione. [www.carta.org]

Un diritto penale speciale
Si stanno costituendo le condizioni per un processo penale speciale per i migranti. Ed è già definito il quadro di un nuovo diritto penale speciale. che non si limita agli immigrati, ma coinvolge tutti i cittadini, con il ricorso alla sanzione penale totalmente rimessa alla discrezionalità amministrativa per sanzionare i comportamenti più frequenti nelle situazioni di conflitto sociale. Va in questa direzione la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale, che costituirà in futuro un arma potentissima in mano alla polizia per mettere sotto processo qualsiasi persona, migrante o cittadino, che abbia comportamenti qualificati discrezionalmente come offensivi per l'autorità. Un passaggio decisivo dallo stato di diritto allo stato di polizia.

Il reato di clandestinità
L'introduzione del reato di immigrazione clandestina, seppure sanzionato da una pena pecuniaria, costituisce una rilevante rottura del principio di eguaglianza affermato dall'art. 3 della Costituzione dato che coloro che si troveranno in una condizione di irregolarità non potranno fare valere in giudizio i propri diritti e i propri interessi legittimi come previsto dall'art. 24 della Costituzione, che riguarda tutti gli esseri umani e non soltanto i cittadini.

Detenzione amministrativa ed espulsione
Il prolungamento dei tempi della detenzione amministrativa fino a sei mesi viola la riserva di giurisdizione stabilita dall'art. 13 della Costituzione poiché snatura la funzione dell'internamento nei Centro di identificazione ed espulsione [Cie], misura non più finalizzata all'esecuzione delle misure di allontanamento forzato, ma vera sanzione per una condizione soggettiva di irregolarità, applicabile, anche con successivi internamenti, nei confronti di chi non ha commesso alcun reato. La sanzione del reato di immigrazione clandestina consentirà inoltre alle autorità di polizia di detenere e allontanare dal territorio i migranti privi del permesso di soggiorno senza applicare le garanzie procedurali [a partire dal diritto di difesa] previste dalla direttiva comunitaria sui rimpatri, che stabilisce la priorità dei rimpatri volontari e limita i casi di detenzione amministrativa alle ipotesi nelle quali non siano possibili altre forme di limitazione della libertà di circolazione.

La denuncia del lavoro nero
L'introduzione del reato di immigrazione clandestina comporterà anche uno stravolgimento di quanto previsto dall'art. 2 del Testo Unico sull'immigrazione che riconosce a tutti, quale che sia la loro condizione di soggiorno, i diritti fondamentali della persona. La certezza dell'allontanamento forzato, a seguito della scoperta della condizione di irregolarità, potrà impedire anche le già modeste possibilità di denuncia dei caporali e dei datori di lavoro in nero, limitando l'accesso alle misure di protezione sociale previste dall'art. 18 del Testo Unico sull'immigrazione n.286 del 1998, sempre più rimesso alla discrezionalità delle autorità di polizia.

Il diritto d'asilo negato
Il reato di immigrazione clandestina costituirà un ulteriore ostacolo per l'accesso alle procedure di protezione internazionale e permetterà, in caso di diniego sulla prima istanza, un allontanamento forzato verso paesi che non rispettano i diritti fondamentali della persona. In contrasto con quanto previsto dalle convenzioni internazionali e dalle direttive comunitarie, si introduce come regola la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo costretti all'ingresso irregolare dalla mancanza di qualsiasi possibilità di ingresso legale.

La salute e la scuola
Con l'entrata in vigore delle norme che inaspriscono le sanzioni penali per gli immigrati privi di permesso di soggiorno non sarà possibile neppure riconoscere un figlio, avere accesso alle cure mediche senza il rischio di essere espulsi, rivendicare la retribuzione per il lavoro prestato. Diventerà impossibile per i figli di immigrati irregolari completare i corsi di studio oltre la scuola dell'obbligo. Le nuove norme consegnano i migranti irregolari a una condizione di sfruttamento servile che si sta estendendo rapidamente. Il disegno di legge sulla sicurezza cancella gli orientamenti giurisprudenziali che avevano escluso la sanzionabilità penale degli immigrati irregolari che dopo l'ordine di allontanamento si erano trattenuti nel territorio nazionale per un «giustificato motivo», come la mancanza di documenti, o di mezzi economici per fare rientro nel paese di origine.

Il permesso di soggiorno «a punti»
La previsione di un permesso di soggiorno «a punti» che i migranti regolari possono perdere sulla base di valutazioni discrezionali delle autorità di polizia, in caso di mancato rispetto del cosiddetto «accordo di integrazione», viola l'articolo 10 della Costituzione, che afferma il principio secondo cui spetta alla legge la definizione della condizione giuridica dello straniero. Tutti gli immigrati, anche quelli regolari, diventano così «ostaggio» delle autorità di polizia.

da Infoaut

FABRIZIO COPPOLA: UN VIDEOCLIP PER ABBA CONTRO PREGIUDIZI E INTOLLERANZA


La stupidità, il nuovo singolo di Fabrizio Coppola, songwriter milanese classe 1974, è una preghiera laica per combattere il pregiudizio, l’intolleranza e il bigottismo becero di questi tempi barbari e avvilenti; un lamento rabbioso che unisce una ritmica chiaramente ispirata alla Give peace a chance di Lennon, un cantato salmodiante che ricorda i migliori CSI e intrecci chitarristici di matrice blues: su questo tappeto Coppola scandisce un testo ossessivo e incalzante che trova nel lungo ritornello finale il suo momento liberatorio. Scritta di getto, la canzone affronta la frustrazione e lo sconforto di un uomo nei confronti del proprio paese: il razzismo che si affaccia con nuova virulenza, l’ossessione per la sicurezza, la dubbia idea di normalità che domina la nazione, la soffocante presenza della Chiesa nel discorso politico e sociale, l’attaccamento agli oggetti che trasforma le case in fortini blindati, la giustizia fai da te, la violenza…

Il videoclip, girato da Angelo Camba, è dedicato alla memoria di Abdul Salam Guibre, detto Abba, cittadino italiano di colore ucciso a sprangate a Milano alla fine del 2008 per aver rubato un pacco di biscotti. L’operazione è stata realizzata con il consenso della famiglia del ragazzo.

Il video clip è visibile a questo link

http://www.youtube.com/watch?v=ovyzuswB6D0

Il singolo La stupidità è disponibile in free download su

http://www.fabrizio-coppola.net

di Carlo Rossi da Indymedia

Toto Cuffaro - Assolto il fratello dell'ex governatore della Sicilia


Palermo. Silvio Cuffaro e altri quattro imputati sono stati assolti dall’accusa di turbativa d’asta dal gup del Tribunale Iannelli. Silvio Cuffaro è sindaco di Raffadali (Agrigento) e fratello dell’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro.
La vicenda giudiziaria ruotava intorno ad un appalto per il servizio di brokeraggio che l’Amia (azienda per l’igiene ambientale di Palermo) avrebbe dovuto affidare all’esterno.
Le indagini erano state aperte inizialmente a Trapani ma poi sono state trasferite a Palermo.
Erano state depositate agli atti alcune intercettazioni che, secondo l’accusa, rivelerebbero la volontà di favorire due imprenditori di Marsala, Elio Norrito e Antonino Tranchida, titolari della società di brokeraggio Sgr, tramite la mediazione di Silvio Cuffaro e dell’Udc. La difesa è riuscita a dimostrare che l’Amia non ha più affidato all’esterno l’appalto ma ha svolto il servizio di brokeraggio in proprio.

di Dora Quaranta da Indymedia

BANDA BASSOTTI - BELLA CIAO



BANDA BASSOTTI - BELLA CIAO

Una mattina, mi son svegliato oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao una mattina, mi son svegliato ed ho trovato l'invasor Oh partigiano, portami via oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao oh partigiano, portami via, che mi sento di morir E se io muoi, da partigiano oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao e se o muoi, da partigiano, tu mi devi sepellir E sepellire, lassu in montagna oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao e sepellire, lassu in montagna, sotto l'ombra di un bel fior Tutte le genti, che passerranno oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao tutte le genti, che passerranno, mi diranno che bel fior E questo è il fiore, del partigiano oh bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao e questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà e questo è il fuore del partigiano, morto per la libertà


La Banda Bassotti nasce nel 1981 nei cantieri romani dove un gruppo di compagni e amici inizia a organizzare iniziative di solidarietà nei confronti di popoli oppressi come quello palestinese, quello nicaraguense o quello salvadoregno con la costruzione di scuole e alloggi. Nel 1987 i ragazzi decidono di formare all'interno di questa "Brigata di Lavoro" una band musicale che si ispirasse ai grandi gruppi punk rock e ska socialmente impegnati, in primis i Clash ed i The Specials.

Nel 1991 insieme ad altri gruppi della scena romana partecipano come protagonisti al progetto "Balla e Difendi", dove la Banda contribuisce con i pezzi "Sveglia" e "All are Equal for the Law".

Dopo il successo di questi primi pezzi la Banda Bassotti decide di incidere un album: "Figli della stessa rabbia" contraddistinto dall'appartenenza alla Classe Operaia e alle sue lotte sociali e dal distacco dal sistema politico corrotto italiano; temi cari alla Banda Bassotti presenti in tutti i loro album sempre socialmente impegnati.

Nel 1994 esce il mini CD "Bella Ciao" il quale verrà suonato insieme ai pezzi precedenti in Salvador in occasione delle prime elezioni libere dopo 11 anni. Nel 1995 la band si trasferisce per due settimane nei Paesi Baschi dove con l'assistenza tecnica di Kaki Arkarazo, tecnico del suono e chitarrista dei Negu Gorriak incidono un nuovo album: "Avanzo de cantiere". Dopo l'incisione di questo album la Banda Bassotti parte per un tour che la porterà a suonare in numerose città italiane e spagnole. Nel 1996 per difficoltà a conciliare il lavoro in cantiere e concerti e date le difficoltà economiche a portare avanti questo progetto di musica-solidale la Banda Bassotti decide di sciogliersi.

Nel 2001 la Banda Bassotti torna insieme per festeggiare con i Negu Gorriak la vittoria nel processo che vedeva la band basca imputata. La Banda Bassotti ritorna sulla scena con una nuova sezione fiati formata da alcuni ragazzi dei Ramiccia (band composta da una nutrita sezione di fiati) e il 17 marzo 2001 registra dal vivo al Centro sociale Villaggio Globale di Roma, davanti a novemila persone [1], il suo nuovo album "Un altro giorno d'amore": un doppio CD live entrato nella storia della musica Ska Punk mondiale. Tornata prepotentemente sulla scena la Banda decide di partire per un tour mondiale che la porterà a suonare dal Giappone alla Germania. A marzo del 2002 esce il nuovo album "L'altra faccia dell'impero" seguito nel 2003 da "Asì es mi vida" album in cui la Banda ri-arrangia alcune canzoni storiche di lotta di tutto il mondo.

Nel 2004 la Banda Bassotti torna in studio per incidere "Amore e Odio",un nuovo album che vede il solito ska mischiarsi con un rock più melodico rispetto al punk grezzo ma efficace degli album precedenti. Nel 2006 esce l'album: "Vecchi cani bastardi" un album che rende omaggio ai Clash con una cover molto ben riuscita di Revolution Rock e che affronta i temi più ricorrenti della politica italiana come la linea TAV. Nel 2008 esce Viento, Lucha y Sol che è l'ottavo album.

Negli ultimi anni il gruppo romano ha suonato in Venezuela appoggiando Chavez, in Messico, a Buenos Aires, Cuba, Parigi, Praga, Madrid, Berlino, Giappone e molte altre città tedesche, in Svizzera, Austria e naturalmente Galizia, Catalunya, Euskadi, Asturie, Cantabria, Andalucia... vari dischi e compilation stampati in Messico, Giappone, Spagna, Germania e prossimamente anche in Russia.


Aggressioni
Per il loro impegno politico, i loro concerti sono stati più volte oggetto di aggressioni di matrice neofascista. L'evento che ha fatto più scalpore è avvenuto il 28 giugno 2007 poco dopo il termine di un loro concerto nei pressi di Villa Ada a Roma, dove un nutrito gruppo di giovani di estrema destra ha fatto irruzione tra la folla inneggiando al duce e ferendo con bastoni e armi da taglio due spettatori, ricoverati successivamente per le ferite riportate. Il 22 luglio 2007 a Oriolo Romano durante un loro concerto al Muso Music Festival c'è stato un tentativo di aggressione di un gruppo di giovani di estrema destra prontamente sventato dalle forze dell'ordine presenti sul posto.

da Wikipedia

Viareggio, gpl per Cosentino

Il carico di Gpl che ha provocato il disastro di Viareggio era diretto all'Aversana Petroli di Casal di Principe. Si tratta dell'azienda appartenente alla famiglia del sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, leader campano del Popolo della libertà. 'L'espresso' ha contattato la ditta per chiedere un commento, senza ricevere risposta. Ma in ogni caso le Ferrovie dello Stato tendono a escludere responsabilità legali dell'acquirente del gas. Se, come dichiarato dai vertici della Gtx, la ditta di trasporti austriaca proprietaria del convoglio, è il cliente a doversi occupare del treno durante il viaggio "come accade con un'auto presa in affitto", ciò non riguarda gli incidenti provocati da guasti.

La vicenda viene ricostruita da L'espresso nel prossimo numero in edicola venerdì. I 14 vagoni di Gpl erano diretti allo scalo di Gricignano d'Aversa, nel Casertano, a pochi chilometri da Casal di Principe. L'Aversana Petroli riceve in media un carico a settimana, che poi viene distribuito alle stazioni di rifornimento della provincia di Caserta e di Napoli. Si tratta della principale azienda della famiglia Cosentino: 80 milioni di euro di fatturato, fondata nel 1975 da papà Silvio 'o Americano', come lo chiamavano tutti per i rapporti di affari con gli Alleati nel primo dopoguerra. Poi il gruppo si è ingrandito e ora è composto da Aversana gas, Aversana Petroli; Ip Service (pompe di benzina); Immobiliare 6C e Agripont. La gestione è nelle mani dei fratelli Mario, Giovanni e Antonio Cosentino.

Nel 1997 la Prefettura di Caserta negò all'Aversana il certificato antimafia per un appalto pubblico. Mario Cosentino, fratello del sottosegretario, è infatti sposato con Mirella Russo sorella di Giuseppe Russo, alias 'Peppe 'u Padrino', condannato all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidio. Anche Tar e Consiglio di Stato hanno poi confermato il no al documento.

Nonostante le sentenze, il certificato venne infine concesso dal prefetto di Caserta Elena Stasi, poi eletta alla Camera con il Pdl. Quattro pentiti di camorra nell'ultimo anno hanno parlato di rapporti tra Nicola Cosentino e i boss casalesi: relazioni negate dal sottosegretario.

da L'Espresso

India, storica sentenza l'omosessualità non è reato

NEW DELHI - L'India depenalizza l'omosessualità. Con una storica sentenza, l'alta Corte di New Delhi ha giudicato legali i rapporti gay tra adulti consenzienti. Viene così cancellata la legge di epoca coloniale del 1861 - la cosiddetta "sezione 377" - che assimilava questi rapporti al "sesso contro natura" e li puniva con il carcere fino a 10 anni e addirittura con l'ergastolo nei casi più gravi.
La legge, imposta dall'Impero britannico, aveva attirato le critiche degli esperti sanitari e degli attivisti della lotta all'Aids. Il dipartimento di controllo dell'Aids, che fa parte del ministero della Salute indiana, aveva sostenuto che la legge stava mettendo in pericolo i suoi programmi di prevenzione. La sentenza della Corte suprema riguarda il ricorso della Naz Foundation, un'organizzazione che si batte per la prevenzione dell'Aids, secondo cui la Sezione 377 violava il diritto alla privacy e l'eguaglianza garantiti dalla Costituzione indiana.

Circa 2,4 milioni sui 33 milioni di persone infettate dal virus HIV nel mondo sono in India, secondo un rapporto dell'Unaids. Circa un milione dei malati sono donne. Proprio domenica in molte città dell'India si erano tenute le marce del Gay Pride, segno della crescente presa di coscienza delle persone omosessuali nel Paese nonostante la legge repressiva.

Alcune parti della legge continueranno ad essere attuate per quanto riguarda i rapporti non consensuali.

da La Repubblica

La Marina militare abbandona 89 migranti su una piattaforma Agip

Un pattugliatore della Marina italiana ha prima soccorso 89 migranti - tra cui tre bambini - che erano in balia del mare su un gommone, e poi li ha lasciati su una piattaforma dell'Eni davanti alla Libia. Una motovedetta libica li ha prelevati e li ha portati tutti in carcere. Il Senato approva il pacchetto sicurezza

La notizia è sul sito del Corriere della sera, sono poche righe: «Un gruppo di 89 migranti è stato respinto dalle coste di Lampedusa. Erano stati soccorsi martedì su un gommone nel canale di Sicilia a circa 50 chilometri dalla terraferma. Una nave della Marina, il pattugliatore Orione, ha preso a bordo i migranti nelle acque internazionali di competenza maltese e li avrebbe quindi trasferiti su una piattaforma Agip. Sono stati gli stessi migranti a lanciare una richiesta di soccorso con un telefono satellitare. Una motovedetta di Tripoli avrebbe poi trasferito poi le 89 persone, tra cui nove donne e tre bambini, in Libia».
Il sito di Fortress Europe offre particolari in più. I migranti sono stati lasciati dalla Marina militare italiana sulla piattaforma off-shore dell’Eni che si trova esattamente al largo di Bahr Essalam, non lontano dalle coste libiche di Zuwarah; erano stati fermati a 25 miglia da Lampedusa; i respinti, comprese le donne e i bambini, «sono stati presi a bordo di una motovedetta libica e portati in carcere».
Ci vuole coraggio a lasciare su una piattaforma petrolifera tre bambini e 86 adulti stremati da un viaggio a bordo di un gommone, ma si vede che ai valorosi marinai del pattugliatore Orione non manca. D’altronde non manca nemmeno ai senatori che domani voteranno il ddl sulla sicurezza, sul quale il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito oggi ha posto la fiducia. La legge, approvata anche alla Camera con il voto di fiducia, prevede tra l’altro le ronde e il reato di immigrazione clandestina, passibile di multe da cinque a diecimila euro, con obbligo di denuncia da parte dei pubblici ufficiali, e l’aumento da 60 a 180 giorni del periodo in cui un immigrato potrà essere trattenuto nei centri di identificazione ed espulsione. Prevede anche il superamento di un test di italiano per chi chiede la carta di soggiorno.
Le contestazioni alla legge in via di approvazione sono venute, in questi mesi, da parte delle categoria professionali coinvolte [medici, insegnanti, forze dell’ordine, magistrati e giudici di pace], oltre che dalle associazioni e da magistrati che ne hanno sottolineato i profili d’incostituzionalità. Ha detto oggi Pietro Soldini, responsabile immigrazione della Cgil: «Si conferma il carattere vessatorio, discriminatorio e razzista, come l’istituzione del reato di clandestinità, che segna una preoccupante involuzione della nostra civiltà giuridica»:
Critiche arrivano anche dal Consiglio d’Europa. «Il respingimento delle barche di immigrati dalle coste italiane non può continuare», e il Consiglio d’Europa e le istituzioni europee «devono esprimere un’opinione ferma al riguardo per evitare che la pratica venga adottata anche da altri paesi»: lo ha dichiarato in un’intervista di Klaus davi il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, lo svedese Thomas Hammarberg.
Hammarberg ha definito «retrogrado» il punto di vista del presidente del Consiglio Berlusconi sull’’Italia multietnica. «Il problema che abbiamo con la politica di Maroni – ha aggiunto – è che respingendo le barche che arrivano si rende praticamente impossibile l’accesso alla richiesta d’asilo politico da parte di persone che ne hanno bisogno». Per il commissario, il governo ha «assolutamente ragione» quando dice che non tutti coloro che arrivano in Italia ne hanno diritto, «tuttavia hanno certamente diritto a richiederlo» e con i respingimenti «viene negata la possibilità che le ragioni portate avanti da queste persone siano valutate secondo i principi dei diritti umani». Per Hammarberg «talvolta l’Italia non si attiene agli standard europei». Il commissario intende quindi tornare in visita in Italia «per verificare se gli ultimi respingimenti di immigrati siano stati rispettosi delle indicazioni» del Consiglio d’Europa. Le indicazioni prevedono anche la possibilità di abbandonare 89 persone su una piattaforma petrolifera?

La notizia è stata pubblicata ieri.
di Rosa Mordenti da Carta

Le prossime guerre saranno per la terra

Fino a oggi le guerre sono state fatte principalmente per il petrolio, l’oro, i diamanti, l’uranio, il coltan e altre risorse naturali. Tra poco saranno fatte per l’acqua e per le terre coltivabili, sempre più preziose in questo tempo di riscaldamento climatico, esplosione demografica e investimenti in biocarburanti. Per questo sarà una questione centrale al G8 che si apre l’8 luglio all’Aquila, scrive sul suo blog Colette Braeckman.

Entro il 2030 bisognerà trovare 120 milioni di ettari di terreni agricoli supplementari per rispondere alla domanda di prodotti alimentari, scrive la giornalista belga. Tra i più “affamati” ci sono la Cina e i paesi del Golfo, che guardano all’Africa (Sudan, Etiopia, Mozambico e Madagascar) e all’America Latina (Argentina, Bolivia, Colombia), dove – secondo le mappe satellitari – si trova l’80 per cento delle terre coltivabili ancora disponibili.

E se la guerra in Darfur e le rivolte in Madagascar, ipotizza Braeckman, trovano così inedite spiegazioni, il G8 dovrà assumersi nuove responsabilità. Lo aveva già chiesto il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all’alimentazione, Olivier de Schutter, secondo cui la caccia alla terra mette a rischio alimentare cinquecento milioni di persone. E ora lo chiede anche la campagna Press the 8.

da Internazionale

Pesaro Sparano a nigeriano con pistola a salve ·

Sparano a nigeriano con pistola a salve

I cinque, tra cui un minorenne, avevano diffuso le loro 'gesta' sul
web. Sono stati così identificati e denunciati con l'accusa di
discriminazione razziale e minacce aggravate.
Si sono giustificati dicendo: "Rubano il lavoro agli italiani"
Pesaro, 1 luglio 2009 - Cinque ragazzi residenti a Colbordolo e
Tavullia sono stati denunciati dai carabinieri con l'accusa di
discriminazione razziale e minacce aggravate. I cinque, tra cui un
minorenne, avrebbero anche sparato a un nigeriano con pistole soft air.
L'identificazione dei ragazzi è avvenuta tramite Youtube, il sito web dove avevano riversato loro ‘gesta’, come l’assalto a un casolare abbandonato che pensavano fosse occupato da immigrati. I militari sono arrivati all’autore grazie al suo nickname.

Nelle abitazioni degli indagati, sono state trovate armi da soft air
(due pistole, due fucili ad aria compressa) un coltello, vessilli di
matrice fascista e busti raffiguranti Mussolini. Le indagini sono
scattate il 22 febbraio scorso quando un giovane nigeriano (residente con la famiglia a Colbordolo) era stato colpito da pallini, mentre viaggiava in moto.

L’immigrato aveva subìto ferite guaribili in sette giorni. Nello
stesso periodo alcuni giovani in auto avevano insultato persone di
colore alla fermata dell’autobus. Qualcuno degli indagati ha accolto in lacrime l’arrivo dei carabinieri, ma tutti hanno ammesso le loro responsabilità.

Hanno detto di avercela con i neri e gli stranieri "perché rubano il
lavoro agli italiani", anche se nessuno di loro ha problemi di
occupazione. Avevano cercato di iscriversi a un’associazione pesarese di soft air, che non li aveva accettati.
Il gruppetto non era aderente a formazioni politiche di estrema destra o naziskin.

http://ilrestodelcarlino.ilsole24ore.com/pesaro/2009/07/01/199453-sparano_nigeriano_pistola_salve.shtml

8 PER MILLE Solo un quinto dei soldi va davvero ai poveri

Il contributo usato dalla Chiesa per pagare la pubblicità
«Con l'otto per mille alla Chiesa cattolica avete fatto molto, per tanti». È la frase che accompagna gli spot radiotelevisivi e le inserzioni su quotidiani, riviste e siti web per invitare i contribuenti a destinare alla Chiesa cattolica l'otto per mille dell'Irpef. Una campagna pubblicitaria redditizia, che frutta circa un miliardo di euro di incasso annuo, e costosa: lo scorso anno, la Conferenza episcopale italiana ha speso quasi 22 milioni di euro.
Nel bilancio consuntivo del 2008, documento riservato dei vescovi reso noto dall'agenzia di informazioni Adista, la Cei ha iscritto nella sezione «proventi» 11 milioni di euro ricevuti dall'Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc) per promuovere il «sostegno economico» e altri 11 milioni come «quota dell'otto per mille per attività promozionali». Denaro poi quasi interamente investito in pubblicità, visto che nel capitolo «oneri» è scritto che il «Servizio promozione sostegno economico» è costato 21.628.882 euro.
Le spese pubblicitarie sono cresciute di oltre un milione di euro rispetto al 2007 anche perché, dopo un decennio di costante incremento, quest'anno le entrate dell'otto per mille caleranno: è diminuita del 4% la percentuale di coloro che hanno scelto di dare l'otto per mille alla Chiesa cattolica - mentre aumentano le firme per lo Stato (+3,5%) e i valdesi - e soprattutto è diminuito l'incasso di 35 milioni di euro, passato dai 1.002 milioni del 2008 ai 967 del 2009. Tanto che, per fare fronte alle spese, i vescovi dovranno attingere al fondo di riserva, prelevando 42 milioni di euro.
«In Italia e nel Terzo Mondo, il tuo aiuto arriverà dove c'è bisogno di aiuto» ricordano gli spot pubblicitari. In realtà però solo un quinto dei soldi incamerati verrà destinato ad «interventi caritativi»: 205 milioni, di cui 85 per interventi nei Paesi del Terzo mondo. Quasi la metà dei soldi raccolti, 423 milioni, verrà invece utilizzata per «esigenze di culto e pastorale»: in particolare 187 milioni serviranno per l'edilizia (costruzione nuove chiese e ristrutturazioni), 156 milioni andranno alle diocesi «per culto e pastorale», 32 al Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana, 10 milioni e mezzo ai Tribunali ecclesiastici regionali e 37 milioni e mezzo per «esigenze di rilievo nazionale», cioè campagne pubblicitarie, grandi raduni e la vasta rete di associazioni che intervengono nei diversi ambiti della vita sociale. Circa un terzo dell'intero introito, 381 milioni di euro, verrà infine riversato nelle casse dell'Icsc, che paga gli stipendi ai 38mila sacerdoti in servizio in Italia e ai 600 preti delle missioni: poco più di 860 euro al mese ad «inizio carriera», 1.350 euro mensili per un vescovo alle soglie della pensione. Salari che poi vengono arrotondati poiché ogni sacerdote attinge anche alla cassa parrocchiale e gode dei cosiddetti «diritti di stola», ovvero le offerte date dai fedeli, secondo un preciso tariffario, per battesimi, matrimoni, funerali, ecc..
In calo anche le «offerte deducibili» volontarie dei fedeli per il sostentamento del clero: è diminuito sia il numero di offerte (160.878, -6,2% rispetto all'anno precedente), sia l'incasso (16,5 milioni di euro, -1,4%). In confronto a dieci anni fa, quando le offerte superarono i 21 milioni di euro, la perdita è del 25%. L'introito resta alto, ma inferiore a quanto riescono a raccogliere altre organizzazioni con le sole donazioni volontarie (Unicef Italia e Airc 60 milioni, Medici senza frontiere 35 milioni, Telethon 30 milioni, Save the children e Emergency 20 milioni), segno che si fa strada una certa resistenza da parte dei cattolici a mettere mano al portafogli per sostenere la Chiesa e i sacerdoti.
I vescovi se ne sono accorti: le offerte dei fedeli «non sono in grado di incidere in misura significativa sul fabbisogno complessivo del sistema di sostentamento del clero», ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, presentando il bilancio all'ultima assemblea generale. E allora sono scattate le contromisure per tentare di arrestare l'emorragia di denaro, a partire dall'intensificazione della pubblicità sull'otto per mille: è necessario «continuare a puntare sulle campagne di promozione al sostegno economico per la Chiesa cattolica, per tenere alta la percentuale delle firme in nostro favore», dicono i vescovi. Poi, per incrementare le offerte deducibili, un rigido sistema di controllo delle parrocchie, ritenute le principali responsabili del pessimo risultato: tutte le 26mila parrocchie italiane d'ora in poi verranno schedate in modo che l'Icsc possa controllare le offerte provenienti da ogni singola parrocchia e, successivamente, come in una sorta di cottimo, premiare le più efficienti con incentivi economici proporzionali agli incassi. Infine la finanza: «i nostri uffici - si legge in un altro documento dei vescovi - hanno predisposto un nuovo piano di allocazione e diversificazione degli strumenti finanziari» per il prossimo triennio. Anche per evitare il tracollo del 2008 quando, riporta ancora il bilancio della Cei, i «proventi finanziari» sono scesi dai 33 milioni del 2007 a meno di 2, con una perdita secca di 31 milioni di euro. Forse qualche operazione spericolata finita male. Oppure, come spiega mons. Crociata, la colpa è della «crisi dei mercati finanziari».

da Indymedia

Facce di bronzo: lettera aperta del giudice Mazzella a Berlusconi

Il giudice Costituzionale Luigi Mazzella scrive una lettera aperta "all'amico" Silvio Berlusconi. Rivendica il diritto di invitare a casa propria "persone perbene" fino a che "un nuovo totalitarismo" non lo priverà delle sue "libertà personali".
Non lo sfiora per un attimo, che essendo giudice costituzionale, sia sconveniente non invitare persone "perbene" - sui suoi invitati di quella sera ci sarebbe molto da dire a questo proposito - ma invitare e cena un personaggio protetto da una legge sulla cui legittimità sarà chiamato a sentenziare tra qualche mese. Strana idea della libertà e dei diritti personali ha un giudice che fa parte dell'organo supremo che dovrebbe tutelare la Costituzione della Repubblica dagli sfregi che alcune dei suoi commensali le stanno da tempo infliggendo. Parla di "barbarie" il giudice per le critiche che gli piovono addosso circa la scelta di coloro che con lui dividono i pasti. Ma cosa pensa il giudice Mazzella, per limitarsi a qualche ingenua domanda, delle espulsioni - o meglio deportazioni - dei richiedenti asilo politico? Che cosa pensa della nostra partecipazione alla guerra in Afghanistan (L'italia ripudia la guerra...)? Cosa pensa del fatto che quattro signori non sono come tutti "eguali" davanti alla legge? Cosa pensa degli interventi in arrivo sulla limitazione della liberta di stampa?

"Caro Silvio, a parte il fatto che non era quella la prima volta che venivi a casa mia e che non sara' certo l'ultima fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre liberta' personali, mi sembra doveroso dirti per correttezza che la prassi delle cene con persone di riguardo in casa di persone perbene non e' stata certo inaugurata da me ma ha lunga data nella storia civile del nostro Paese. Molti miei attuali ed emeriti colleghi della Corte Costituzionale hanno sempre ricevuto nelle loro case, come e' giusto che sia, alte personalita' dello Stato e potrei fartene un elenco chilometrico".

"Caro presidente l'amore per la liberta' e la fiducia nella intelligenza e nella grande civilta' degli italiani che entrambi nutriamo ci consente di guardare alla barbarie di cui siamo fatti oggetto in questi giorni con sereno distacco".

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=123211

Grave aggressione razzista a Bari

Conducente AMTAB picchia rifugiato somalo

Riporto il comunicato diffuso tramite Facebook dal legale della vittima:

"Come leggete nel titolo, debbo informarvi di un gravissimo atto di intolleranza e violenza razzista accaduto a Bari ieri mattina e, finora, non divulgato.
Ne vengo a conoscenza per ragioni professionali, in quanto, unitamente al collega Avv.to Marcello Mastrangelo, otterrò, nella giornata di domani formale mandato a rappresentare e difendere in tutte le sedi la persona di cui sto parlando.

Nella primissima mattinata di ieri, 30 giugno 2009, intorno alle 6.30, un cittadino somalo, Mohamed Abdi Nasir, che in Italia ha lo status di rifugiato politico e presiede la comunità somala di Bari, si è recato al capolinea dell'autobus n. 1 a Santo Spirito intenzionato a salire a bordo del mezzo, che, al momento del suo arrivo, aveva le porte chiuse, benchè il conducente fosse al posto di guida.
Il conducente si è rifiutato di farlo salire sul bus, coprendolo di insulti del tenore "voi negri puzzate", "sporco negro", etc.
Successivamente il conducente, non contento della "impresa" già realizzata, quando il ragazzo di colore è riuscito a salire sull'autobus, approfittando della circostanza che stava introducendosi nell'automezzo anche un cittadino italiano, che, purtoppo non è stato possibile identificare, lo ha aggedito, spintonato, costretto a scendere dal bus e infine selvaggiamente picchiato con non meno di una decina di pugni, sopratutto al volto.
Abdi, a terra quasi esanime, è stato soccorso da un militare di passaggio e accompagnato alla guardia medica di Santo Spirito, ove gli è stato consigliato di recarsi al pronto soccorso del policlinico di Bari.
I sanitari del pronto soccorso gli hanno riscontrato una serie di lesioni, tra le quali, se mal non ho compreso la frattura di uno zigomo, che hanno giudicato guaribile in non meno di 25 giorni e gli hanno consigliato il ricovero che, sul momento, il cittadino somalo ha rifiutato.
Abdi ha già presentato denuncia-querela nei confronti del responsabile presso la locale stazione dei Carabinieri, che provvederemo ad integrare nei prossimi giorni.
Questa sera Abdi, persistendo la sintomatologia dolorosa si è nuovamente recato al policlinico, ove dovrebbero averlo ricoverato.
Vi chiedo scusa per la imprecisione della notizia, ma i fatti, come comprenderete, sono in divenire e noi stessi non abbiamo ancora un quadro preciso della situazione.
Per ora lascio a voi ogni commento.
Claudio Spagnoletti"

da Indymedia

PEPPINO IMPASTATO E MAURO ROSTAGNO

Sono trascorsi trentun anni dall’omicidio di Peppino Impastato. Alla mafia quella figura di «rivoluzionario», che con l’ironia e lo sfottò ha affrontato i clan di Cinisi, ancora oggi non va giù. A distanza di tanto tempo i figli dei mafiosi vicini al boss Tano Badalamenti tentano di demolirne la figura di antimafioso, provando a riproporre la tesi che Peppino era «un terrorista» morto mentre piazzava una bomba sulla ferrovia vicino al suo paese.

Questa tesi la si ascolta nelle intercettazioni fatte dai carabinieri del Ros nell’inchiesta «centopassi» che il 22 maggio scorso ha portato all’arresto fra la Sicilia e la Toscana, passando anche per il Sud America, di una decina di presunti mafiosi, fra cui il figlio di don Tano, Leonardo Badalamenti, bloccato a San Paolo in Brasile e poi scarcerato. L’inchiesta è della procura di Palermo e il vecchio Badalamenti è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio Impastato. Ad essere intercettato è uno degli arrestati, Gaspare Ofria, imprenditore originario di Cinisi e trapiantato in Toscana, che tenta di screditare Impastato. Ofria è il nipote del vecchio Badalamenti. Al telefono con un’amica nel gennaio 2007 parla di Peppino come di «un fenomeno», un «Che Guevara siciliano... che la politica si è inventato per strumentalizzare un argomento, e prendere forza per rovesciarla contro altre persone». La donna però difende la figura di Impastato, e lui l’attacca. Dice: «Allora tu sei completamente con l’anticristo!».

L’imprenditore è figlio di Gaspare Ofria, al quale vennero sequestrati i beni perché ritenuto un affiliato alle cosche «perdenti» e si trasferì nel 1981 in Toscana con la famiglia. Erano gli anni dell’invasione dei corleonesi, della guerra di mafia, e i superstiti di queste «famiglie» si inabissarono, rimanendo fedeli alle storiche regole dell’omertà. Gaspare Ofria, parlando con Leonardo Badalamenti, elogia le gesta di «don Tano», attribuendogli il merito di aver saputo «superare intelligentemente» il momento peggiore, stando «con la bocca chiusa», facendo intendere che nella loro famiglia pentiti non ve ne sono stati rispetto ai corleonesi.

Dopo trent’anni i figli dei clan «perdenti» tornano alle vecchie regole mafiose e sostengono i vecchi boss e le loro idee, dando contro alle vittime della mafia come Peppino Impastato. La stessa cosa è successa per Mauro Rostagno, il sociologo giornalista assassinato a Trapani. La mafia trapanese, abituata a mantenere un ferreo controllo del territorio e degli uomini, mal sopportava Rostagno che, da una tv privata e con quel suo modo irridente di sfidare Cosa nostra, ricordava molto Impastato. Rostagno come Impastato costituiva una «spina nel fianco» dei clan mafiosi. Di entrambi i casi si è occupata la Dia di Palermo. E un parallelismo fra le due vicende è d’obbligo: come Peppino Impastato, nell’isolamento di un paese interamente controllato da un potente boss mafioso come Gaetano Badalamenti, costituiva per la sua sola esistenza un affronto per il boss della zona, rappresentando ogni sua trasmissione, ogni sua parola una sfida allo strapotere mafioso: andava eliminato con la violenza, ma anche con la calunnia per evitare che diventasse un martire, un simbolo dell’antimafia (perciò la messinscena di un Impastato eversore, vittima dei preparativi di un fallito attentato terroristico).

Anche Rostagno costituiva un affronto per il potere mafioso. Secondo il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che ha condotto l’inchiesta sugli assassini del sociologo, vi è più d’una analogia fra gli omicidi Rostagno e Impastato. Analoghe appaiono alcune componenti del movente: simile la reazione della famiglia di Cinisi ed in particolare di Badalamenti, «offeso» dal modo di fare antimafia di Peppino, e quella dei capi delle famiglie mafiose di Trapani, «offesi» dal modo di fare giornalismo antimafia di Rostagno. Il che dimostra come possa essere plausibile che anche solo la quotidiana attività di questi due giornalisti poteva dare tanto fastidio a Cosa nostra da giustificarne l’eliminazione. E’ lunga, purtroppo, la sequenza dei giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia, da Cosimo Cristina a Mauro De Mauro, da Giovanni Spampinato a Beppe Alfano, da Mario Francese a Giuseppe Fava, tutti «giornalisti scomodi», uccisi perché scomodi.

di LIRIO ABBATE

Sansonetti, "Nichi si candidi alla segreteria del PD"

Nichi Vendola si candidi alla segreteria del PD "con un gesto largamente unitario per rompere con il vecchio partito walerdemocristiano e realizzare un fatto straordinariamente innovativo". E' questo l'invito-provocazione rivolto da Piero Sansonetti, direttore del quotidiano "L'altro", al governatore della Puglia e leader di "Sinistra e Libertà". Secondo Sansonetti una risposta positiva di Vendola "costringerebbe tutti nel PD a tornare a fare politica; spingerebbe a mettere in secondo piano i problemi dell'equilibrio del ceto politico e costringerebbe le correnti a misurarsi sulle grandi scelte politiche.

Nuova giunta, tre no a Vendola ma la partita si sposta a Roma

Tra i nomi in pericolo Frisullo, Russo, Barbieri, Godelli.

di Paolo Russo
«No, grazie». Italia dei Valori, Udc e Io Sud chiudono la porta alla proposta choc lanciata ieri dal governatore Vendola. E con diverse sfumature rifiutano di entrare a far parte della nuova giunta che, entro la prossima settimana, sarà nominata dal governatore pugliese. L´ipotesi di estendere alla Regione il laboratorio politico del centrosinistra sperimentato con successo al Comune di Bari, e nelle provincie di Taranto, Brindisi e Foggia è tramontata nel giro di poche ore. O almeno così si coglie dal tenore dei messaggi inviati a Vendola dai leader dei movimenti politici invitati al desco regionale. Oggi il presidente pugliese è a Roma per confrontarsi direttamente con i leader nazionali dei partiti "interessati a questa nuova sfida". Ma nel frattempo ha dovuto incassare i primi rifiuti a mezzo stampa.

«Vendola farebbe bene ad azzerarsi da solo», la prima a rispondere all´apertura di Vendola è Adriana Poli Bortone. Raggiunta dalla notizia del terremoto regionale durante una convention di Io Sud , la lady di ferro della destra pugliese non si è lasciata ammaliare dalle sirene baresi: «Se la sua giunta è ingovernabile dovrebbe dimettersi anche lui. Sarebbe questo il vero atto di coerenza».

Più pacato il rifiuto del segretario nazionale dell´Udc, Lorenzo Cesa: «Non siamo un partito tappabuchi e non intendiamo andare al governo di città, province e regioni percorrendo scorciatoie». Ma il partito dei cattolici ha apprezzato la svolta del governatore: «Pur apprezzando il decisionismo del presidente Vendola - ha ribadito Cesa - esprimiamo la nostra indisponibilità alla politica delle scorciatoie». Meno rigida appare la posizione dell´Italia dei valori, la principale forza politica accreditata all´ingresso in giunta. Ma Antonio Di Pietro ha ribadito: «Non siamo interessati alle poltrone».

Il primo consiglio regionale del post terremoto ieri non è durato più di dieci minuti. Dopo una sentita e composta commemorazione di Renato Guaccero, il segretario generale del consiglio recentemente scomparso, il parlamentino di via Capruzzi si è trasformato in un ring. Il Pdl, col capogruppo Rocco Palese ha chiesto la presenza in aula di Nichi Vendola, il Pd ha ottenuto la sospensione della seduta "in attesa di un chiarimento politico col presidente" che, ha ribadito il capogruppo Antonio Maniglio «Ha espresso la sua decisione in autonomia dalla sua maggioranza». Sarà l´unica flebile critica del Pd al governatore.

Gli animi, in casa democratica sono molto più tesi, di quanto dimostrato fino ad ora. Ma, spiazzato dalla mossa di Vendola, il Pd, riunito ieri in assemblea, non ha potuto che seguire la strada tracciata dal segretario regionale, Michele Emiliano. «Nella formazione della nuova giunta Vendola ha carta bianca - ha sintetizzato Maniglio - ma sono sicuro che avrà l´intelligenza di cercare il confronto non solo con il Pd ma con tutti i partiti della coalizione». Proprio per questo, ieri sera, il presidente è partito alla volta di Roma. «Voglio dialogare con tutti i soggetti interessati alla difesa del Mezzogiorno», ha detto, per nulla scoraggiato dai primi no incassati. Un gruppo di sostenitori del presidente regionale sta organizzando un sit in di sostegno. Appuntamento alle 18 sul lungomare.
(02 luglio 2009)