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giovedì 9 luglio 2009

FRANCO BATTIATO - VOGLIO VEDERTI DANZARE



FRANCO BATTIATO - VOGLIO VEDERTI DANZARE
Voglio vederti danzare
come le zingare del deserto
con candelabri in testa
o come le balinesi nei giorni di festa.
Voglio vederti danzare
come i Dervisches Tourners
che girano sulle spine dorsali
o al suono di cavigliere del Katakali.
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza
e gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza.
E Radio Tirana trasmette
musiche balcaniche, mentre
danzatori bulgari
a piedi nudi sui braceri ardenti.
Nell'Irlanda del nord
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
al ritmo di sette ottavi.
Gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza, danza.
E gira tutt'intorno la stanza
mentre si danza.
Nei ritmi ossessivi la chiave dei riti tribali
regni di sciamani
e suonatori zingari ribelli.
Nella Bassa Padana
nelle balere estive
coppie di anziani che ballano
vecchi Valzer Viennesi.


« Si può sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare. »
(Povera patria, Come un cammello in una grondaia 1991)

Franco Battiato (Ionia, 23 marzo 1945) è un cantautore, regista, pittore e scrittore italiano.

Personalità fra le più eclettiche, originali ed influenti del panorama artistico/musicale italiano, ha attraversato molteplici commistioni e stili musicali. Dagli inizi romantici, alla musica sperimentale, passando per l'avanguardia colta, l'opera lirica, la musica etnica, il rock progressivo e la musica leggera, attuando frequenti contaminazioni tra questi e con altri ancora fra generi musicali, riuscendo sempre a cogliere un grande successo di pubblico e di critica, avvalendosi sovente di collaboratori d'eccezione come il violinista Giusto Pio e il filosofo Manlio Sgalambro. Non solo la musica, ma anche i testi di Battiato riflettono i suoi molteplici interessi, tra i quali l'esoterismo, la filosofia e la meditazione orientale.

Trasferitosi a Milano nel 1965, pubblica due singoli per la rivista di enigmistica Nuova Enigmistica Tascabile, che proponeva come allegati dischi di canzoni celebri interpretati da cantanti poco conosciuti, che oggi vantano un alto valore collezionistico. In queste due occasioni, l'artista appare col nome di Francesco Battiato.

Il primo, che reca in copertina la foto di Battiato, contiene un brano presentato al Festival di Sanremo 1965 da Beppe Cardile e Anita Harris, L'amore è partito. Il secondo contiene invece una canzone già portata al successo da Alain Barrière: ...e più ti amo, tradotta in italiano da Gino Paoli, brano, tra l'altro, che l'artista ha riproposto nel suo lavoro discografico del 2008 Fleurs 2.

Con Gregorio Alicata suo compaesano, già pianista di Edoardo Vianello ed autore di un certo successo (suo il brano Tremarella, hit degli anni sessanta) forma un duo, "Gli Ambulanti", con un repertorio di canzoni di protesta: si esibiscono davanti alle scuole all'uscita degli studenti, suscitando molta curiosità, ed è proprio in questa fase che vengono notati da Giorgio Gaber (1967), che li presenta alla casa discografica Dischi Ricordi. Il disco però viene bocciato dalla stessa Ricordi dopo un provino in sala d'incisione. A questo punto il duo si scioglie e Battiato decide di continuare da solo.

È proprio Giorgio Gaber che gli procura un contratto con la casa discografica Jolly, inserendosi nel filone di "protesta" che in quel momento andava molto di moda. I primi singoli che incide ufficialmente furono La torre a cui fa seguito Il mondo va così e Triste come me. Ha anche un'esperienza come attore teatrale, recitando in un ruolo di contorno insieme a nomi del calibro di Tino Carraro ed Elsa Merlini, in Molto rumore per nulla di William Shakespeare. Collabora inoltre con Gaber scrivendo la famosa ...e allora dai!, presentata al Festival di Sanremo del 1967 e Gulp Gulp, sigla della trasmissione televisiva Diamoci del tu.

Nel 1968 cambiò casa discografica, passando alla Philips e abbandonando anche il genere di protesta per incidere dischi romantici più immediati e di facile consumo, con la collaborazione del chitarrista Giorgio Logiri (alcune canzoni scritte dai due vengono incise da altri artisti della stessa casa discografica, come ad esempio A lume di candela, cantata da Daniela Ghibli). Registrò due brani che la casa discografica pubblicò soltanto nel 1971 (Vento caldo e Marciapiede) e ottiene un discreto successo con È l'amore, nel quale l'arrangiamento classicheggiante al pianoforte e una voce accorata lascia già intravedere quello che sarà il Battiato futuro. Nel 1969 il catanese partecipò al Disco per l'estate con il brano Bella ragazza (insieme a lui c'era anche un'altra cantante destinata poi alla celebrità, Fiorella Mannoia), ma venne escluso dalla competizione.

Il nome di Battiato appare nel 1972 in un LP di jazz rock progressivo opera del gruppo Osage Tribe ed intitolato Arrow Head. Degli Osage Tribe si ricorda anche il 45 giri, Un falco nel cielo, la cui copertina, raffigurante una testa di bambola con la bocca sanguinante, divenne molto famosa.

Inoltre collabora al disco Area di servizio, inciso da Riccardo Pirolli usando lo pseudonimo "Genco Puro & CO": in questo disco Battiato canta in tre canzoni: Giorno d'estate, Nebbia e Biscotti e the. Fondamentale la partecipazione al disco di Juri Camisasca La finestra dentro, elemento poco conosciuto della musica d'avanguardia di quegli anni.

Dal 1971 si dedicò alla musica sperimentale con ampio uso di elettronica con una serie di album per l'etichetta Bla Bla. Il primo di questi fu Fetus (1972) - con un'altra famosa copertina, all'epoca censurata) - che vendette circa 7000 copie [1], mentre il successivo, Pollution (1972), ebbe un discreto successo entrando anche in classifica e risultando il 59° album più venduto dell'anno.[2]

I seguenti furono Sulle corde di Aries (1973), Clic (1974) e M.elle le Gladiator (1975). Un brano di questo primo periodo, Propriedad prohibida (1974) viene utilizzato ancora oggi come sigla del programma Tg2 Dossier.

Nel 1975 ha partecipato al progetto progressivo/sperimentale "Telaio Magnetico", di cui rimane testimonianza in un rarissimo album live, uscito in pochissime copie, per la durata di un piccolo tour nel Sud Italia, insieme a Juri Camisasca, Mino Di Martino, Terra Di Benedetto, Roberto Mazza e a Lino "Capra" Vaccina.

Nel 1976 con la chiusura della Bla Bla passò alla Dischi Ricordi che aveva curato la distribuzione delle ultime produzioni dell'etichetta, e si dedicò all'avanguardia colta con tre album pochissimo venduti ma apprezzati dalla critica. Il primo di questi fu Battiato del 1977. Nel 1978 avvenne l'incontro del cantautore catanese con il violinista Giusto Pio, con cui compose Juke Box, che doveva essere la colonna sonora del film tv Brunelleschi, ma che venne poi rifiutato dai produttori. Infine ultimo album pubblicato con la Dischi Ricordi fu L'Egitto prima delle sabbie (1979). Con L'Egitto prima delle Sabbie, esperimento con un solo accordo ripetuto al pianoforte, si aggiudicò nel 1979 il Premio Stockhausen di musica contemporanea. In questo periodo, insieme a Pio, Battiato assunse la direzione musicale di alcuni spettacoli di Giorgio Gaber, tra i quali Polli d'allevamento.

ritorno alla canzone avvenne nel 1978 con un 45 giri pubblicato usando lo pseudonimo Astra: i due brani, scritti con Pio (ma Battiato utilizzò lo pseudonimo "Albert Kui"), si intitolavano Adieu e San Marco (entrambi con un testo in francese); l'anno dopo Battiato usò la stessa musica di Adieu per Canterai se canterò incisa da Catherine Spaak (come retro di "Pasticcio"), e nel 1989 per la canzone Una storia inventata (contenuta nel disco Svegliando l'amante che dorme di Milva).
Il giovane seduto con in braccio una custodia di violino nella copertina del disco è Stefano, il figlio di Giusto Pio.

Battiato in concerto alla Notte Bianca 2007 di Roma.Licenziato dalla Ricordi per le basse vendite passò alla EMI Italiana nel 1979 e qui continuò il ritorno alla canzone, con echi orientali e senza mai cedere al gusto imperante. Il primo album veramente pop dell'artista catanese è L'era del cinghiale bianco (1979), che però non entrò mai in classifica. L'anno seguente Battiato pubblicò Patriots (1980), che in origine doveva chiamarsi I telegrafi del martedì santo, ma si decise per il titolo attuale in quanto più d'impatto, ottenendo un discreto successo.

Nel 1981 il catanese rilasciò l'album La voce del padrone che riuscì ad arrivare in vetta alle classifiche e risultò, oltre che il disco più venduto del 1982, il primo 33 giri italiano a superare il milione di copie vendute.

Risultati simili all'album precedente vennero confermati da L'arca di Noè (1982), che risultò ancora una volta l'album italiano più venduto, preceduto solamente da Thriller di Michael Jackson. In poche settimane vendette circa 550.000 copie e rimase in classifica per molti mesi. La prima canzone del LP, Radio Varsavia, fece molto discutere i critici e il quotidiano La Stampa, accusò Battiato di avere inserito nel disco "la cultura della nuova destra".

Discreto successo ottenne anche l'album successivo Orizzonti perduti (1983), seppur nettamente inferiore ai precedenti.

Nel 1984 il cantante catanese cantò anche all'Eurofestival in coppia con Alice la canzone I treni di Tozeur, giungendo al quinto posto. Canzone che poi venne inclusa nell'album Mondi lontanissimi del 1985, che raggiunse buoni risultati di vendita.

Battiato tornò poi alla pubblicazione di un disco nel 1988 con Fisiognomica (1988), che vendette oltre 300.000 copie, divenendo uno dei maggiori successi dell'anno. Proprio grazie a questo disco, nel 1989 il catanese venne chiamato dal papa Giovanni Paolo II ad esibirsi in Vaticano, divenendo il primo cantante di musica leggera a tenere un concerto nello stato pontificio.

Il successivo Giubbe rosse (1989) fu il suo primo album live.

Nel 1991 uscì poi Come un cammello in una grondaia, che vendette oltre 25.000 copie[5]. La canzone Povera Patria ricevette inoltre la Targa Tenco[6] e l'album venne eletto miglior disco dell'anno, così come il successivo Caffè de la Paix (1993).[7] L'ombrello e la macchina da cucire (1995), fu l'ultimo album per la EMI, realizzato su testi del filosofo Manlio Sgalambro, che diventò in seguito suo stretto collaboratore.

Parecchi suoi brani sono entrati a pieno diritto nella storia della musica, non solo italiana: basta citare L'era del cinghiale bianco, Il re del mondo, Up patriots to arms, Prospettiva Nevskji, Bandiera bianca, Centro di gravità permanente, Cuccurucucu, Radio Varsavia, Voglio vederti danzare, I treni di Tozeur (con il quale nel 1984 si classifica al quinto posto dell'Eurofestival in coppia con Alice), La stagione dell'amore, La Cura e tanti altri, compreso il celebre Povera patria, una durissima requisitoria contro il potere politico e il potere in generale. Nella sua musica si avverte una profonda e costante ricerca di spiritualità: da citare su tutti E ti vengo a cercare, L'oceano di silenzio e L'ombra della luce.

A partire dal 1994 inizia la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro e la casa discografica Mercury. Il primo album pubblicato per la casa discografica fu L'imboscata (1996), che ottenne molto successo, tanto da restituire a Battiato la popolarità che aveva negli anni '80. Il successivo Gommalacca (1998), raggiunse il primo posto in classifica e ottenne buone vendite, inferiori comunque a quelle de L'imboscata. Nel 1999 uscì poi Fleurs, una raccolta di cover con due brani inediti, che ottenne un grande successo commerciale e rimase in classifica per molte settimane. Successo replicato, seppur in misura leggermente minore, da Fleurs 3.

Ultimi suoi lavori sono stati Ferro battuto (2001), Dieci stratagemmi (2004) e Il vuoto (2007). Il nuovo duo regala alla magica voce di Patty Pravo, "Emma Bovary" contenuta nell'album della cantante veneziana "Notti guai e libertà". I brani di questo periodo sono meno fruibili, forse di sonorità più ostica per il grande pubblico il quale però continua a non abbandonarlo, a partire dalla famosa La cura (incoronata da un recente sondaggio radiofonico come la più bella canzone d'amore italiana scritta negli ultimi 20 anni[senza fonte]), quindi Strani giorni, Shock in my town, Il ballo del potere, Running against the grain (cantato insieme a Jim Kerr dei Simple Minds) Ermeneutica e Tra sesso e castità. Nel 2005 viene rilasciato il live Un soffio al cuore di natura elettrica registrato al Nelson Mandela Forum di Firenze il 17 febbraio 2005. Il 9 febbraio 2007 ha pubblicato Il vuoto, sua ultima opera musicale ad oggi.

Determinante è il suo contributo al lancio di Alice, che vince il Festival di Sanremo nel 1981 con "Per Elisa" (scritta con la stessa e Giusto Pio) e per la quale firma numerosi altri successi, a partire da "Il vento caldo dell'estate" (1980), "Messaggio" (1982), "Chan-son egocentrique" (1983), "I treni di Tozeur" (1984), collaborando agli arrangiamenti di ben due album (Capo Nord e Alice tra il 1980 e il 1981). Nel 1985 la cantante forlivese dedica alle canzoni di Battiato un altro album di successo, dal titolo Gioielli rubati in cui è contenuta una versione di "Prospettiva Nevskji". Nel 2002 torneranno a duettare insieme nel brano "Come un sigillo", unico inedito dell'album di cover Fleurs 3.

Con Giuni Russo, cantante lirica e leggera di eccellenti qualità vocali, ottiene un grande successo estivo con "Un'estate al mare" (1982). Il momento più importante della collaborazione con questa artista è comunque la realizzazione dell'album Energie (1981), lampante esempio dei fermenti innovativi dei primi anni ottanta. Con Giuni collabora fino alla prematura scomparsa dell'artista, firmando l'arrangiamento del suo testamento musicale, la canzone Morirò d'amore con la quale partecipa al Festival di Sanremo nel 2003.

Non è poi da trascurare la decisiva collaborazione agli arrangiamenti di Giusto Pio, già violinista nell'orchestra della Rai, che realizza in proprio alcuni album strumentali prodotti da Battiato, cogliendo un buon successo con Legione straniera (1982). Con la versatile Milva realizza due album di grande fascino: Milva e dintorni (1982) e Svegliando l'amante che dorme (1989), conosciuto anche con il titolo Una storia inventata. Altri artisti che hanno interpretato canzoni di Franco Battiato sotto la sue diretta supervisione sono stati Juri Camisasca, Sibilla (partecipazione al Festival di Sanremo nel 1983 con Oppio), Farida e Ombretta Colli. Come arrangiatore ha lavorato con Giorgio Gaber per Polli d'allevamento e con Eugenio Finardi.

Nel 1992 collabora all'album L'amore nuovo del cantautore catanese Vincenzo Spampinato.

Nel 1996 Franco Battiato canta insieme al gruppo CSI (ex CCCP Fedeli alla linea) nell'album Linea Gotica, un suo successo E ti vengo a cercare, un arrangiamento cupo, ma che non perde il messaggio originale dell'autore.

Nel 1998 propone a Ginevra Di Marco (ex dei PGR nonché CSI) di collaborare ad un album storico, Gommalacca, cantando la canzone Vite parallele (che Battiato presenterà anche a Sanremo '99). Canterà sempre con Ginevra Di Marco La stagione dell'amore incentrata sul rimpianto e sulle occasioni perdute. In quest' ultimo collaborerà anche con il cantante-bassista dei Bluvertigo, Morgan. Appare inoltre con lo stesso gruppo nel 2001, nel video "L' assenzio".

Nel 1999 interpreta il brano Finnegan's Wake (dal titolo della celebre opera sperimentale di James Joyce) insieme a Pippo Pollina, col quale appare anche nell'omonimo videoclip.

Nel 2000 collabora all'album L'infinitamente piccolo di Angelo Branduardi con il brano "Il sultano di Babilonia e la prostituta".

Un'altra collaborazione è stata quella con il gruppo pugliese Folkabbestia nell'album 25-60-38. Breve saggio sulla canzone italiana del 2006, dove reinterpreta L'avvelenata di Francesco Guccini, in un risultato a metà fra combat folk e lo stile d'avanguardia di Battiato.

Collabora nuovamente con un ex-membro dei CCCP, Gianni Maroccolo, nel 2004 in Night and storms.

Nel 2006 presta la propria voce, pesantemente filtrata e resa quasi spettrale, per il brano Sento che sta per succedermi qualcosa, contenuto nell'album Toilette memoria di Moltheni.

Il 22 giugno 2007 esce l'album di Ivan Segreto a cui Franco Battiato collabora duettando nel pezzo Ampia.

Nel novembre 2008 collabora al brano Il tempo stesso con Tiziano Ferro, canzone presente nell'album di quest'ultimo Alla mia età; scrive inoltre con Manlio Sgalambro per Fiorella Mannoia, per l'album Il movimento del dare, l'omonima canzone.

Il 14 novembre esce il suo ultimo lavoro discografico "Fleurs 2", degna chiusura della trilogia musicale romantica iniziata nel 1999 con il primo "Fleurs".

Ha partecipato a scopo benefico, per raccogliere fondi per l'Abruzzo colpito dal terremoto, all'incisione del brano Domani 21/04.09, insieme ad altri cinquantasei famosi artisti italiani, riunitisi per l'occasione in un gruppo battezzato Artisti uniti per l'Abruzzo.

Con la canzone Sarcofagia, contenuta nell'album Ferro Battuto, Battiato ha assunto una forte presa di posizione in favore delle ragioni etiche del vegetarismo, come già fatto in precedenza da altri cantautori socialmente "impegnati" quali Gianni Morandi e Jovanotti.

A partire dal 1985, travolto e forse sorpreso dal successo colossale arrivato improvvisamente (non solo italiano, ma anche spagnolo e in gran parte dell'Europa, mentre nei paesi anglosassoni non viene altrettanto apprezzato) si dedica all'attuazione di numerosi progetti estranei alla musica pop, accolti con interesse.

Nel 1985 fonda una propria casa editrice L'Ottava [8] che, in collaborazione con Longanesi, pubblica quattordici libri di autori vari, dei quali alcuni ripubblicati dalla casa editrice Neri Pozza, legati a tematiche esoteriche ed in particolare al pensiero di Georges Ivanovitch Gurdjieff, del cui insegnamento egli è un adepto. È il periodo in cui frequenta poeti vicini al pensiero esoterico, alla spiritualità e alla rivisitazione del mito, come Giuseppe Conte, Gian Ruggero Manzoni, Cesare Viviani. Nel 1989 fonda anche un'etichetta discografica omonima della sua casa editrice, che pubblicherà sei titoli di musica etnica e musica colta. Inoltre, egli stesso è scrittore: scrive per Bonanno Evoluzione evoluzione evoluzione, mentre Mondadori nel 2005 pubblica il suo Ideogrammi.

Compone anche tre opere liriche, Genesi (1987), Gilgamesh (1992) e Il cavaliere dell'intelletto nel 1994. È il primo musicista occidentale a esibirsi in Iraq, nel 1992, sotto il regime di Saddam Hussein (Concerto di Baghdad, pubblicato nel 2006 su DVD), ed è l'autore del balletto Campi magnetici, presentato nel 2000 al Maggio musicale fiorentino. Inoltre, tra il 1999 e il 2002 pubblica due raccolte di cover, Fleurs e Fleurs 3, dove omaggia diversi celebri brani di fine anni Sessanta e Settanta che lo hanno influenzato.Nel 2008, ha pubblicato anche Fleurs 2.

Attorno al 1990, Franco Battiato inizia a cimentarsi nella pittura, mediante una specie di esperimento di autoanalisi e miglioramento di se stesso. Dipingendo, Battiato vuole verificare che l'abilità nel disegno e nella pittura non siano caratteristiche innate nella persona umana, come molti critici invece sostengono. Dopo un periodo di ricerca, adotta quindi l'ideale pratica artistica associata alla sua facoltà pittorica.

Dal 1993 la sua attività nella pittura lo porta ad organizzare mostre personali in Italia e nel mondo: Roma, Catania, Firenze, Stoccolma, Miami e Goteborg; una delle sue mostre è stata organizzata in collaborazione con Piero Guccione. Dall'inizio della sua attività ha prodotto circa ottanta opere firmandosi con lo pseudonimo di Süphan Barzani. Nei suoi lavori, eseguiti su tele o tavole dorate, predilige tecniche di pittura ad olio e utilizzi di terre e pigmenti duri. Le copertine e i libretti di Fleurs, Ferro battuto e dell'opera lirica Gilgamesh sono alcuni esempi della pittura di Battiato.


Giudizi critici [modifica]
« […] la pittura di Battiato, qualora pretendessimo di canalizzarla in un comodo alveo di neoprimitivismo, dimenticando la ricchezza operativa e intellettuale che la sorregge, rischierebbe di apparirci l'hobby d'un artista episodico e dimezzato; mentre, viceversa, osservandola con tutti due gli occhi, della natura e della cultura, ne vedremo i colori sposarsi affettuosamente alle note, alle parole, alle meditazioni dell'autore e in quest'alleanza, per non dire connivenza, spiegarci la cifra inconfondibile di un'anima »
(Gesualdo Bufalino)
« […] In questi ultimi anni Battiato ha concentrato la sua ricerca, per riscoprire i poteri dell’anima che sono latenti in noi, su un figurativismo, dalla perfetta sintesi espressiva, ch’evoca una dimensione spirituale. Fedele solo ed esclusivamente al proprio mondo interiore, l’artista riesce a conferire ai suoi lavori, eseguiti con la lucidità intellettuale di chi vuole avere un approccio del tutto mistico “con la realtà”, una penetrazione filosofica-poetologica. Il suo talento riesce a esprimersi al meglio nel “costruire” una narrazione volutamente discontinua, costellata di riferimenti alle culture esotiche e al sufismo, che rappresenta una ricerca d’illuminazione interiore, ma anche un voluto gesto di rottura nei confronti di nuove direzioni interpretative. La sua arte coinvolge il fruitore in una sfida intellettuale vivamente stimolante…” »
(Fortunato Orazio Signorello)


Il cinema [modifica]
Il rapporto di Franco Battiato con il cinema ha inizio negli anni Settanta, dopo l'unica esperienza come attore teatrale, avvenuta nel 1967.

Nel 1973 appare occasionalmente e non accreditato come attore nel film di Corrado Farina Baba Yaga, interpretato da Carrol Baker: la scena principale in cui compare è quella dell'happening al cimitero, quasi completamente eliminata nella versione uscita nelle sale italiane (ma recuperata nell'edizione in DVD edita dalla Blue Underground).

Compone diverse colonne sonore, collaborando soprattutto col veronese Giacomo Battiato (omonimo ma non parente), nello sceneggiato Brunelleschi (1974) e nel film Una vita scellerata (1990) imperniati sulle figure di Filippo Brunelleschi e Benvenuto Cellini, e quindi con il conterraneo Pasquale Scimeca, firmando le musiche del film Il giorno di San Sebastiano (1994). Alcuni suoi brani vengono utilizzati da Antonello Aglioti nel film Il giardino dei ciliegi (1992), dove l'attrice Marisa Berenson esegue Luna indiana, e soprattutto Nanni Moretti, che lo cita esplicitamente in Bianca (1983, con il brano Scalo a Grado) e Palombella rossa (1989, con il brano E ti vengo a cercare). Nel 2006 il regista Alfonso Cuarón utilizza la versione di Battiato di Ruby Tuesday (Rolling Stone) nella colonna sonora del film I figli degli uomini (Children of Men).

Le sue aspirazioni di regìa iniziano già nel 1979, quando comincia a dirigere tutti i suoi videoclip, raccolti in gran parte nella VHS Dal cinghiale al cammello (1992) e ristampata in DVD con il titolo Dal cinghiale al cammello - The Video Collection (2004). Nel 2003 scrive, dirige e sceglie le musiche per il suo primo film a soggetto: Perdutoamor, in larga parte autobiografico, con il quale si aggiudica il Nastro d'Argento come miglior regista esordiente. Nel 2005 ha presentato alla Mostra del cinema di Venezia il suo secondo film (uscito poi nelle sale con una precaria distribuzione nel marzo 2006): Musikanten, imperniato sugli ultimi quattro anni di vita del grande musicista Ludwig van Beethoven, interpretato da Alejandro Jodorowsky.

Sempre nel 2006 firma la regia del videoclip "Amara Terra Mia" dei Radiodervish (cover di Domenico Modugno)(2006 - RadioFandango, distribuito Edel),

Nel giugno dello stesso anno, alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro, annuncia il suo terzo film, sempre scritto con Manlio Sgalambro: Niente è come sembra, interpretato da Giulio Brogi e che vede anche la partecipazione straordinaria di Sonia Bergamasco ed Alejandro Jodorowsky,che, dopo essere stato presentato nel 2007 alla Festa del Cinema di Roma, uscirà direttamente in dvd il 31 ottobre dello stesso anno per Bompiani insieme al libro "In fondo sono contento di aver fatto la mia conoscenza".

Il cantautore catanese ha annunciato la prossima uscita di una sua nuova pellicola, che a suo dire, sarebbe molto influenzata dai suoi studi a proposito della musica del '700. Il film dovrebbe chiamarsi "Viaggio nel regno del ritorno" e all'interno della trama dovrebbero essere inserite le vicende biografiche di Haendel e Scarlatti.

È in programma la realizzazione di un film documentario su Gesualdo Bufalino


La televisione e la radio [modifica]
Franco Battiato è apparso molto di rado sul piccolo schermo. Evita con grande accuratezza di essere ospite in trasmissioni leggere (uniche eccezioni, con Fabio Fazio nel programma Che tempo che fa, trasmesso da Raitre, Quelli che il calcio su Raidue con Simona Ventura, Brand:New su Mtv con Alex Infascelli e Il Tornasole con Andrea Pezzi). Ha partecipato in veste di accompagnatore a Turisti per caso con Syusy Blady e Patrizio Roversi; concede invece interviste in occasione dell'uscita dei suoi lavori e presta il proprio nome a campagne di solidarietà sociale.

Nel 1988 è apparso insieme ad altri cantanti e musicisti come Gianni Morandi, Giorgio Gaber, Ombretta Colli e Franz Di Cioccio nel film per la televisione Una donna tutta sbagliata, diretto da Mauro Severino e con protagonista Claudia Koll. Nel 1997 al Festivalbar canta Di passaggio e La cura, nello stesso anno si esibisce in concerto al Night Express, tornandoci anche l'anno successivo per presentare l'album Gommalacca. Nel 1999 è stato ospite al festival di Sanremo dove ha presentato canzoni dall'album Gommalacca come Shock in my Town con coreografie marziali interpretate dalla maestra Li RongMei.

Nel dicembre 2004 ha esordito come presentatore di un programma culturale in sei puntate, del quale è stato anche il curatore: Bitte, keine réclame ("Per favore, niente pubblicità"), andato in onda sul canale satellitare Rai Doc.

Battiato è stato uno dei numerosi personaggi imitati da Fiorello nella stagione 2006/2007 di Viva Radio 2; da citare inoltre la sua presenza nell'ultima puntata della stagione, trasmessa su Raisat Extra il 22 giugno 2007; in quell'occasione rivelò di aver partecipato anni fa ad un programma di Rete 4 al fianco di Mike Bongiorno.

Nel 2007 è stato ospite del Festival di Sanremo e di Domenica In, entrambi condotti da Pippo Baudo. Nel 2008 è stato ospite a "Che tempo che fa".


Vita privata [modifica]
Legatissimo alla madre Grazia, scomparsa nel 1994, Battiato non ha mai amato la vita mondana, preferendo il suo eremo siciliano di Milo, alle pendici dell'Etna.


Politica [modifica]
Franco Battiato s'è dimostrato in varie occasioni simpatizzante del Partito Radicale di Marco Pannella. Nel maggio 2009 ha dichiarato che in occasione delle elezioni europee 2009 avrebbe votato per la Lista Emma Bonino[9].


Pseudonimi [modifica]
Sin dall'inizio della sua carriera l'artista siciliano ha utilizzato diversi pseudonimi, tra cui, in ordine cronologico, Ed De Joy (con Osage Tribe e IXO), Franc Jonia (con Eugenio Finardi), Astra (da solista), Martin Kleist (con Giusto Pio e Manlio Sgalambro), Albert Kui (con Alice, Giusto Pio, Catherine Spaak, Ombretta Colli, Farida),Tripoli (con Giuni Russo), Kilim (A' Sciara), Süphan Barzani (con Gloria Mundi ed Elisabetta Sgarbi).[10] Quest'ultimo nome è anche la sua firma nei quadri.

da Wikipedia

L’appello di un prete ai cattolici: “Impediamo l’incontro tra Ratzinger e Berlusconi”

Lettera aperta di don Paolo Farinella a papa Benedetto XVI perché non riceva Berlusconi in udienza né pubblica né privata dopo il G8 dell’Aquila.

"Con sgomento apprendiamo dalla stampa l’eventualità che lei possa concedere udienza privata all’attuale presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Egli per parare il diluvio di indignazione e disprezzo che gli si è scatenato contro a livello mondiale per i suoi comportamenti indecenti che sono anche la negazione della morale cattolica che tanto sbandiera nei suoi deliranti proclami, ha fatto capire che dopo il G8 cercherà di strappare alla Santa Sede un incontro con il Pontefice a conclusione del summit dell’Aquila. L’unico modo, a suo giudizio, per «troncare le polemiche».

Mons. Mariano Crociata, segretario della Cei, senza fare riferimenti personali, ha detto parole gravi che avremmo voluto ascoltare già da tempo, ma non è mai troppo tardi. Il segretario della Cei afferma che stiamo assistendo «ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile». Non si deve quindi pensare che «non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori» (Omelia in memoria di Santa Maria Goretti, a Latina 5 luglio 2009).
Sì, perché tra le varie sconcezze del presidente del consiglio (compagnia con donne a pagamento), vi sono riferimenti precisi di rapporti con minorenni (testimonianza della moglie) e di cui il presidente ha dato diverse differenti letture, nonostante abbia spergiurato sulla testa dei figli.
Le parole del segretario della Cei hanno toccato nel segno la depravazione in cui è caduta la presidenza del consiglio italiana, disperatamente alla ricerca di un salvagente per salvare la faccia e offendere il mondo civile e cattolico con lo show dell’udienza. A Silvio Berlusconi nulla importa del papa e della Chiesa cattolica e della sua morale come della dottrina sociale, a lui interessa di farsi vedere «urbi et orbi» insieme al papa e così cercare di parare le richieste pressanti che da tutto il mondo arrivano perché esca di scena dignitosamente, se ne capace.
La supplichiamo, per amore della sua e nostra Chiesa, che è ancora inorridita e scossa, non lo riceva pubblicamente né privatamente perché lei darebbe un colpo mortale alla credibilità della gerarchia della Chiesa che ha preso posizione solo dopo la mobilitazione del mondo cattolico e del mondo civile che in internet ha raggiunto livelli di esasperazione molto elevati.
Se lo riceve, la visita sarà usata strumentalmente per dire che il papa è con Berlusconi e quindi tutte le sue ignominie, depravazioni e corruttele troverebbero facile copertura morale. La morale che lei dovrebbe rappresentare diventerebbe una farsa di copertura dell’immoralità di un uomo presuntuoso e malato che ancora non si è degnato di rispondere pubblicamente del suo operato come ha chiesto la libera stampa, mentre è andato in tv dove senza contraddittorio, ha esaltato le sue gesta di corrotto corruttore, aggiungendo sprezzante a sua giustificazione che «la gente mi vuole così».
Inevitabilmente lei diventerebbe complice agli occhi dei fedeli semplici e dei non credenti ancora attenti alla Chiesa. In nome di Dio e della dignità del nostro popolo e della serietà dell’etica non lo riceva, perché se lo riceve, lei perderà moltissimi fedeli che già sono sulla soglia".
In fede
Paolo Farinella, prete

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Cerano, l'assalto di Greenpeace

Contro l´inquinamento in sei si arrampicano sulle ciminiere

Porto Tolle (parco regionale sul Delta del Po), Vado Ligure (Savona), Marghera (Venezia) e Brindisi. Assalto alle quattro centrali Enel disseminate su tutta la penisola da parte degli attivisti di Greenpeace, che hanno trascorso la notte abbarbicati alla mole della Federico II di Cerano. L´eco della azione dimostrativa degli ambientalisti ha per destinazione il consesso dei big riuniti nel G8 all´Aquila: mission (impossible?), ottenere la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dunque il ridimensionamento della produzione di energia da carbone.

Nel capoluogo messapico i 13 attivisti di Greenpeace provenienti da tutto il mondo, hanno raggiunto il nastro trasportatore della Federico II, dispiegando uno striscione con la scritta "G8: climate leaders or looser?", che tradotto vale per "G8: leader del clima o perdenti?". Lo striscione ha fatto mostra di sé sul colosso grigio-verde della centrale già dalle sette del mattino, mentre sette climbers, gli arrampicatori, si lanciavano all´assalto del nastro trasportatore, altri sei scalavano la ciminiera dell´impianto, fino alla vertiginosa altezza di 200 metri. "La centrale di Brindisi - ha dichiarato l´associazione in una nota - recentemente al centro di una sporca storia di traffici di rifiuti tossici, è la maggiore singola fonte di emissioni di CO2 in Italia e Greenpeace intende ridurre queste emissioni". Non è la prima volta. Il 30 novembre 2008, alla vigilia del vertice di Bali sui cambiamenti climatici, alcuni attivisti di Greenpeace fecero irruzione nella stessa centrale violando il parco carbone, mentre altri si arrampicavano sul gruppo quattro, issando lo striscione: "Number one climate killer". Qualche giorno dopo, il 3 e il 4 novembre, attaccarono a bordo di gommoni quattro navi carboniere, meritando un foglio di via della durata di tre anni dal questore. Provvedimento azzerato qualche giorno dopo dal Tar.

Nessun inciampo per i cento attivisti impegnati sui quattro fronti italiani, tranne che a Brindisi. I responsabili della centrale, secondo quanto denunciato dai dimostranti, avrebbero più volte riazionato il nastro trasportatore, mettendo a repentaglio la sicurezza dei dimostranti, guardati a vista da squadra mobile e digos. Circostanza animosamente negata dall´Enel che sostiene di aver immediatamente bloccato il nastro, malgrado le "perdite economiche e i rischi per l´approvvigionamento elettrico di tutto il paese" causato dallo stop.

Non solo dirigenti. Contro Greenpeace si è levata la voce degli operai di Cerano, che hanno inscenato una contro-protesta con tanto di striscione in replica: "Benvenuti in paradiso". Improvviso black out della memoria operaia, se il paradiso è quello dove un ragazzino di 23 anni rimane monco di una gamba, e un 53enne padre di nove figli muore precipitando in una cisterna, solo per citare due degli incidenti più recenti nella Federico II. Di più, i dipendenti in casco giallo hanno inscenato una coreografia, disegnando con i corpi l´inequivocabile invito: "Go home". Tempi che cambiano. Una volta a casa si mandavano gli yankee.

di Sonia Gioia da Repubblica Bari

Dal nucleare alla class action, tutte le novità del ddl sviluppo

Il ritorno del nucleare in Italia, l'arrivo della class action, la liberalizzazione delle ferrovie: sono questi i punti qualificanti del disegno di legge sullo sviluppo (leggi l'abc dettagliato), uno dei collegati alla finanziaria, che è stato definitivamente approvato dal Senato con 154 voti a favore, un solo voto contrario e un solo astenuto. Ha votato a favore anche l'Udc mentre Pd e Idv hanno annunciato il no, scegliendo però di abbandonare l'Aula al momento del voto nel tentativo di far mancare il numero legale viste le assenze nei banchi della maggioranza. Ecco le misure principali di un ddl che ha avuto un iter tormentato: approvato dalla Camera il 4 novembre 2008, modificato dal Senato il 14 maggio, nuovamente modificato dalla Camera il primo luglio e ora approvato senza modifiche dal Senato.

Ritorno al Nucleare
Il governo potrà pilotare l'Italia nel ritorno al nucleare. Avrà sei mesi di tempo per localizzare i siti degli impianti, potrà definire i criteri per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, dovrà individuare le misure compensative per le popolazioni che saranno interessate dalle nuove strutture. Per la costruzione di centrali, è noto, saranno necessari anni, ma l'iter sarà velocizzato. Viene poi creata una agenzia per la sicurezza del nucleare.

Class action più morbida
È stata modificata la normativa sulla class action che però esclude la possibilità di avviare cause collettive da parte dei cittadini coinvolti nei crac finanziari del passato. L'entrata in vigore della class action, anche se in questo provvedimento è prevista al primo luglio, è stata posticipata, con l'ultimo decreto 'anti-crisì, al primo gennaio 2010.

Con la Robin Tax arrivano i finanziamenti all'editoria
Ripristinati i fondi per il periodo 2009-2010. Vale 140 milioni e viene finanziato con un aumento della Robin tax: sale dal 5,5 al 6,5% l'Ires sulle grandi aziende petrolifere.

Distribuzione del gas, salta il tetto antitrust
Salta il tetto che prorogava al 2015 il tetto antitrust per la distribuzione del gas, con un impatto soprattutto per l'Eni che è il maggiore tra i distributori in Italia. Rimane l'attuale tetto del 61% fino a tutto il 2010. Il provvedimento, comunque, delega il governo a modificare entro un anno la normativa sui tetti distributivi del gas.

Liberalizzazione delle ferrovie
Il rilascio della licenza per il servizio ferroviario di trasporto di passeggeri potrà avvenire «esclusivamente nei confronti di imprese aventi sede legale in Italia o, qualora siano controllate, da imprese aventi sede all'estero nei limiti dei medesimi principi di reciprocità previsti per il rilascio dell'autorizzazione».

Rivalutazione contabile
Le società che non adottano ancora i principi contabili internazionali (IAS) potranno rivalutare alcuni titoli - ad esempio azioni - detenuti in modo non permanente, senza dover inviare la prevista relazione al collegio sindacale, così come previsto dai criteri fissati dalla Consob.

Sconti sui carburanti nelle regioni petrolifere
In arrivo sconti sulla benzina per le regioni che ospitano impianti di estrazione di gas e petrolio. Arriva poi l'obbligo, per gli impianti di carburante che servono gli autotrasportatori, di comunicare i prezzi al ministero dello Sviluppo con l'obiettivo di fare una mappa on line e favorire la concorrenza.

Aeroporti, liberalizzazione dei servizi di terra
Il grado di liberalizzazione dei servizi di terra degli aeroporti sarà verificato con cadenza semestrale da parte del ministro delle Infrastrutture che dovrà presentare una relazione in Parlamento.

Assicurazioni, al via le polizze poliennali
Arrivano le polizze poliennali: garantiranno un qualche sconto agli automobilisti ma lo vincoleranno con un contratto ad essere assicurati per 5 anni con la stessa compagnia.

Contraffazione, multe più severe
Inasprite multe e pene che possono arrivare fino a 6 anni di carcere e 50.000 euro per le contraffazioni di tipo «sistematico».

Burocrazia delle imprese
È stata introdotta l'estensione alle reti di imprese delle agevolazioni già previste per i distretti industriali.

Risparmio energetico
Accolti due emendamenti del Pd che escludono dal mercato, gradualmente, gli elettrodomestici inferiore alla classe A e le lampadine ad incandescenza«.

da Il Sole24Ore

DOMANI 10 LUGLIO 2009 BANCHETTO IN VIA XX SETTEMBRE

Domani il “Movimento per la Sinistra” – Nardò, organizzerà un banchetto nei pressi del Liceo Classico dalle ore 18:30 alle ore 21:30 per sensibilizzare la cittadinanza neretina nei confronti di un tema che ci pare lontano e sconosciuto, quello della situazione degli stagionali. Poveri lavoratori abbandonati a se stessi o a gruppi di volontari lasciati anche loro soli dalle istituzioni.
Contro-informeremo la cittadinanza anche sul pacchetto sicurezza; non colpisce il malcapitato immigrato di turno ma tutta quella fascia di popolazione italiana debole, sola e povera.

• denunciare le condizioni in cui versano gli stagionali
• contro-informare la cittadinanza sul pacchetto sicurezza
• distribuire acqua che sia potabile e non solo ai lavoratori stremati dalle fatiche nelle campagne

Per questo vi chiediamo di partecipare numerosi aiutando queste povere persone con il semplice gesto di donare acqua potabile oppure delle creme per diminuire il fastidio delle punture dovuto al crescente numero di zanzare.

Movimento per la Sinistra - Nardò

P.S.
Scusatemi ho cambiato il testo del comunicato, in segito alll'incontro avuto a pomeriggio con Giuseppe, uno degli operatori sociali, responsabile del centro di accoglienza situato nella Masseria Boncuri e gestito da un'associazione di Bari chiamata Finister.

Il nemico della stampa


Il premier vuole imbavagliare l'informazione. E nella nostra società malata la maggioranza degli italiani sembra pronta ad accettare anche questo strappo. Ma il famoso intellettuale dice: 'Io non ci sto'.

Sarà il pessimismo della tarda età, sarà la lucidità che l'età porta con sé, ma provo una certa esitazione, frammista a scetticismo, a intervenire, su invito della redazione, in difesa della libertà di stampa. Voglio dire:
quando qualcuno deve intervenire a difesa della libertà di stampa vuole dire che la società, e con essa gran parte della stampa, è già malata. Nelle democrazie che definiremo 'robuste' non c'è bisogno di difendere la libertà di stampa, perché a nessuno viene in mente di limitarla.

Questa la prima ragione del mio scetticismo, da cui discende un corollario. Il problema italiano non è Silvio Berlusconi. La storia (vorrei dire da Catilina in avanti) è stata ricca di uomini avventurosi, non privi di carisma, con scarso senso dello Stato ma senso altissimo dei propri interessi, che hanno desiderato instaurare un potere personale, scavalcando parlamenti, magistrature e costituzioni, distribuendo favori ai propri cortigiani e (talora) alle proprie cortigiane, identificando il proprio piacere con l'interesse della comunità. È che non sempre questi uomini hanno conquistato il potere a cui aspiravano, perché la società non glielo ha permesso. Quando la società glielo ha permesso, perché prendersela con questi uomini e non con la società che li ha lasciati fare?

Ricorderò sempre una storia che raccontava mia mamma che, ventenne, aveva trovato un bell'impiego come segretaria e dattilografa di un onorevole liberale - e dico liberale. Il giorno dopo la salita di Mussolini al potere quest'uomo aveva detto: "Ma in fondo, con la situazione in cui si trovava l'Italia, forse quest'Uomo troverà il modo di rimettere un po' d'ordine". Ecco, a instaurare il fascismo non è stata l'energia di Mussolini (occasione e pretesto) ma l'indulgenza e la rilassatezza di quell'onorevole liberale (rappresentante esemplare di un Paese in crisi).
E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente - se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio - la mordacchia messa (per ora sperimentalmente) alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa - che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.

Allora perché dedicare a questi allarmi un numero de 'L'espresso' se sappiamo che esso arriverà a chi di questi rischi della democrazia è già convinto, ma non sarà letto da chi è disposto ad accettarli purché non gli manchi la sua quota di Grande Fratello - e di molte vicende politico-sessuali sa in fondo pochissimo, perché una informazione in gran parte sotto controllo non gliene parla neppure?

Già, perché farlo? Il perché è molto semplice. Nel 1931 il fascismo aveva imposto ai professori universitari, che erano allora 1.200, un giuramento di fedeltà al regime. Solo 12 (1 per cento) rifiutarono e persero il posto. Alcuni dicono 14, ma questo ci conferma quanto il fenomeno sia all'epoca passato inosservato lasciando memorie vaghe. Tanti altri, che poi sarebbero stati personaggi eminenti dell'antifascismo postbellico, consigliati persino da Palmiro Togliatti o da Benedetto Croce, giurarono, per poter continuare a diffondere il loro insegnamento. Forse i 1.188 che sono rimasti avevano ragione loro, per ragioni diverse e tutte onorevoli. Però quei 12 che hanno detto di no hanno salvato l'onore dell'Università e in definitiva l'onore del Paese.

Ecco perché bisogna talora dire di no anche se, pessimisticamente, si sa che non servirà a niente.

Almeno che un giorno si possa dire che lo si è detto

di Umberto Eco da L'Espresso

G8: proteste creative contro il pugno di ferro

Tante le realtà che hanno aderito all'appello «L’Aquila e le altre, oltre il G8», con l'obiettivo di dislocare su tutto il territorio italiano le contestazioni anti G8.

Il G8 de L’Aquila si è aperto tra le proteste. I comitati aquilani sulla collina di Roio hanno srotolato degli enormi striscioni che hanno composto la scritta «Yes we camp», per dare il benvenuto ai presidenti arrivati oggi in Abruzzo.

L’agenda delle contestazioni è molto fitta e le iniziative dell’appello «L’Aquila e le altre, oltre il G8» si rincorrono. Una mappa dislocata della crisi e dei temi dell’anti G8.
Questa mattina oltre cento attivisti di Greenpeace hanno occupato quattro centrali elettriche a carbone sparse sul territorio italiano, per denunciare il rischio dei cambiamenti climatici e della gestione energetica globale. Gli attivisti – provenienti da quindici differenti nazioni – hanno occupato i nastri di trasporto e scalato le ciminiere e le gru delle centrali a carbone di Brindisi, di Fusina a Marghera [Venezia], Vado Ligure [Savona] e dell’impianto che il governo italiano vuole riconvertire a carbone, a Porto Tolle, nel Parco regionale del Delta del Po. Alcuni problemi solo nella centrale di Brindisi, dove i responsabili della centrale Enel hanno più volte riacceso il nastro, nonostante la presenza degli attivisti di Greenpeace, mettendo a rischio la loro sicurezza.

A Roma, dove oggi sono sbarcati molti capi di stato, la rete NoG8 ha dato vita a diverse azioni. Alle 12 i Blocchi precari metropolitani e il centro sociale Strike si sono ritrovati in via XX settembre, davanti al Credito artigiano e alla Banca di Roma, proprio di fronte al ministero delle finanze. Un’ottantina di persone hanno manifestato con i caschetti gialli, simbolo della lotta degli aquilani contro le speculazioni e la ricostruzione dall’alto che impone il governo. Esposti due striscioni: «il G8 è un terremoto, siamo tutti aquilani», e «G8, Fmi e Banca mondiale: chi devasta e saccheggia siete voi». Tra i tanti slogan anche diversi cartelloni: «Indebitati di tutto il mondo unitevi», e «Più piazza, meno affari».
Sempre a Roma, Action ha occupato uno stabile di proprietà della Cassa Forense in via Antonio Malfante: «La nostra soluzione alla crisi, case vuote ad affitto sociale – spiega Action quale motivazione del blitz – A Roma esistono 270 mila case vuote che, da sole, sarebbero sufficienti per risolvere il problema abitativo. Stabili come questo, dove è iniziata una ristrutturazione mai completata, rimangono abbandonati [per anni]».
Stamattina, in piazza di Spagna, cinque nuovi fermi per altrettanti attivisti ambientalisti, quattro francesi ed un greco, che questa mattina hanno esposto striscioni e improvvisato uno spogliarello contro l’immobilmo del G8sui cambiamenti climatici.
Stamattina, davanti alla Bocca della verità, Oxfam International e Ucodep hanno manifestato contro le «promesse non mantenute» degli otto big, impersonati in versione chef che cucinano a fuoco lento la Terra. La richiesta: «una ricetta per fermare i cambiamenti climatici».

Oggi pomeriggio alle 17 ancora a Roma c’è stato un presidio davanti al carcere di Regina Coeli per protestare contro gli 8 arresti di ieri, che vanno a sommarsi ai 21 arresti eseguiti in tutta Italia per le manifestazioni contro il G8 di Torino.
Altre iniziative contro il G8 e contro gli arresti di questi giorni si sono svolte a Padova, Torino, Milano, Bologna.

Alle azioni di protesta si aggiungono i dati e le richieste delle Ong. All’apertura del vertice, Save the children ha diffuso il dossier «L’agenda del G8 per i bambini del mondo» e denuncia: più di 75 mila ragazzini perderanno la vita durante il summit, per cause facilmente prevenibili e affrontabili. Una situazione sempre più preoccupante, in cui la crisi economica globale sta peggiorando le condizioni di oltre nove milioni di bambini nei paesi poveri e degli oltre 40 milioni costretti ad abbandonare la scuola a causa dei conflitti.
Direttamente all’agenda del summit si rivolgono anche la Campagna del millennio delle Nazioni unite, che chiede al G8 di mettere a disposizione sufficienti risorse finanziarie, facendo qualche conto su come vengono spesi i soldi: «I leader dei paesi ricchi, negli ultimi anni, hanno versato 18 miliardi di dollari per salvare le istituzioni finanziarie, nove volte più di quanto abbiano dato in aiuti negli ultimi 49 anni, siamo convinti che trovare le risorse economiche necessarie sia solo una questione di volontà politica». ActionAid ha denunciato che i 15miliardi di dollari annunciati come impegno del G8 alla sicurezza alimentare sono «largamente insufficienti per dare una risposta concreta al problema della crescita esponenziale della fame – ha detto l’ong -. «Si può stimare che, nei soli tre giorni del vertice, più di mezzo milione di persone si aggiungeranno a quelle che già soffrono di fame cronica».

Lucia Alessi da Carta

Nel dossier Usa sette righe su Silvio

Nel kit ai cronisti americani: pagine di biografie per ogni leader ma non per Berlusconi

Laggiù, a Washington, qualcuno non lo ama. Ricordate lo sfregio dell’anno scorso, quando le note consegnate ai giornalisti americani al G8 in Giappone traboccavano di accuse, malignità e veleni al punto da costringere la Casa Bianca a scusarsi?
Bene: qualche cosa, al Silvio Berlusconi, è andata storta anche stavolta. Proprio nel giorno in cui incassava i sorrisi e l'abbraccio di Barack Obama, portato in maniche di camicia tra le macerie di questa città così bella e gentile, il malloppo di fogli dato ai giornalisti Usa per «infarinarli» intorno ai protagonisti del viaggio presidenziale rifilava al Cavaliere una nuova stilettata. Sette-righe-sette di micro biografia. Data e luogo di nascita, nazionalità, professione, ultima vittoria elettorale, data d'inizio del nuovo governo. Fine.
Uno sberleffo, in rapporto allo spazio dato a tutti gli altri. Certo, la massima sintesi a volte può essere un segnale di sobrietà. Basti ricordare come Eugenio Montale, coprendo automaticamente di ridicolo tanti suoi colleghi che descrivevano le proprie piccole faccende con sdiluvianti ricostruzioni di pagine e pagine quasi avessero da raccontare le gesta di Alessandro il Grande, riassunse se stesso sulla «Navicella» parlamentare: «Montale Eugenio. È nato a Genova il 12 ottobre 1906 e risiede a Milano. Dottore in lettere, giornalista, scrittore, poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975». Questa asciuttezza ha un senso, però, se è scelta dal protagonista. Non se viene usata da una manina altrui per marcare maliziosamente un distacco. Per tentare di capirci qualcosa occorre appunto ripartire dall'anno scorso. Quando il «Press kit» preparato dall'ufficio stampa della Casa Bianca (con impresso in copertina il sigillo del presidente) a uso dei giornalisti americani al seguito di George Bush al G8 di Hokkaido, in Giappone, era piuttosto «inusuale» nel mondo ovattato dei vertici internazionali. Diceva infatti che il premier italiano «è uno dei leader più controversi nella storia di un Paese conosciuto per la corruzione e il vizio del suo governo». Lo liquidava come «un dilettante della politica che aveva conquistato la sua carica importante solo mediante l'uso della sua notevole influenza sui media nazionali», ricordava che era stato accusato di «corruzione, estorsione e altri abusi di potere che lo costrinsero a dimettersi nel 1994», rideva degli anni giovanili quando «aveva cominciato a fare soldi organizzando spettacoli di burattini a pagamento» e «faceva i compiti di scuola ai compagni di studi in cambio di denaro». Per non dire della iscrizione alla «sinistra loggia massonica P2 che aveva creato uno Stato dentro lo Stato». Parole pesanti. Soprattutto rispetto agli assai più moderati profili di certi presidenti africani al potere da decenni. Come il ritratto dedicato nel «Press kit» attuale all'uomo forte dell'Angola Josè Eduardo Dos Santos, di cui si racconta asetticamente che si è laureato in ingegneria petrolifera nell'Urss, che è diventato presidente dell'Angola dopo la morte di Agostino Neto nel 1979 (trent'anni fa: in un Paese martoriato dalla guerra civile...) e che è sposato con "lady Anna Paola dos Santos" che gli ha dato tre figli... Ma sproporzionate soprattutto rispetto a quello che era allora il capo della Casa Bianca, quel George W. Bush che aveva con l'«amico Silvio» un rapporto speciale. «I sentimenti espressi nella biografia non rappresentano il punto di vista del presidente, del governo americano o del popolo americano», si precipitò a scrivere Tony Fratto, il vice portavoce della Casa Bianca, riconoscendo che quel profilo usava «un linguaggio che insulta sia il premier Berlusconi che il popolo italiano».

E proseguiva: «Ci scusiamo con l'Italia e col premier Berlusconi per questo spiacevole errore». Il Cavaliere accettò le scuse: pietra sopra. Tutto poteva immaginare, quindi, tranne il nuovo sgarbo di ieri. Che è tutto nel confronto coi ritratti degli altri protagonisti e comprimari del viaggio di Barack Obama a l'Aquila, a Roma e in Ghana. Una pagina e mezza viene dedicata al presidente della Commissione dell'Unione africana Jean Ping, del quale si ricorda che si è laureato a Parigi in scienze economiche, che ha lavorato all'Unesco ed è stato ministro delle poste del Gabon. Due al presidente algerino Abdelaziz Bouteflika. Due abbondanti al successore di Mandela alla guida del Sudafrica Jacob Zuma, quasi due e mezzo al turco Recep Tayyp Erdogan, due al brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva, tre al cinese Hu Jintao e all'egiziano Hosny Mubarak, compresa la lista delle medaglie, delle decorazioni militari e delle lauree ad honorem ricevute in giro per il mondo. Due al presidente del Ghana John Atta Mills, nel quale si specifica che è originario di Ekumfi Otuam, che si è diplomato alla scuola secondaria Achimota, che ha studiato a Stanford e pubblicato una dozzina di libri tra cui «L'esenzione dei dividendi dalla tassazione sul reddito: una valutazione critica». E Berlusconi? Come dicevamo: sette righe. Contro le tre pagine di Giorgio Napolitano. Con la precisazione, vagamente offensiva, che quelle poche note sono tratte da BBC News e da un'agenzia della Associated Press. Come se l'anonimo autore della schedina non si fidasse del sito Internet ufficiale di palazzo Chigi (dove l'epopea berlusconiana viene ripercorsa, diciamo così, record dopo record) neppure sulle date. Dirà forse il Cavaliere, facendo buon viso a cattivo gioco: sono così famoso da non avere bisogno di piccole biografie. Sarà. Ma anche il Papa è abbastanza noto. Eppure il «Press kit» ha ripreso integralmente quattro pagine biografiche del sito ufficiale vaticano: dalla madre cuoca alla tesi di laurea ("Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant'Agostino"), dalla fondazione della rivista di teologia "Communio" alla laurea ad honorem del College of St. Thomas in St. Paul in Minnesota...

Gian Antonio Stella dal Corriere Della Sera

BERLUSCONI NEI GUAI CON LA MALAVITA ORGANIZZATA - ORE CONTATE

L'inchiesta di Bari su squillo e coca party potrebbe nascondere una ben piu' grave verita': il premier, accerchiato dalle pressioni della malavita organizzata, deve uscire di scena. L'inchiesta di Napoli sui collegamenti dei Letizia va avanti, ma intanto tutto lascia intendere che il capo del governo abbia ormai politicamente le ore contate.
Domanda: perche' una forza politica largamente maggioritaria, sia per consensi che per popolarita', dovrebbe essere costretta a sbarazzarsi del leader carismatico che l'ha condotta al governo del Paese, conquistando per giunta decine di amministrazioni locali sparse da nord a sud del territorio? Tutti pronti a fare harakiri in nome di non si sa quale processo di moralizzazione interna, mandando all'aria le posizioni piu' ambite di governo? O moralisti parrucconi che hanno scoperto la loro vocazione puritana proprio quando sono arrivati all'apice di ogni immaginabile aspirazione politica?

L'attacco a Silvio Berlusconi, quella bombetta a grappolo a base di escort da quattro soldi che esplode all'indomani del caso Letizia-camorra, potrebbe avere numerosi mandanti, com'e' stato detto. Un dato, pero', appare subito fuor di dubbio: fra loro ci sono uomini della sua stessa maggioranza. E non suona certo come una novita' che ad allearsi con questa fazione sia quella parte da sempre sotto traccia del Partito democratico che faceva e fa capo a Massimo D'Alema, per anni, fin dai tempi della Bicamerale, compartecipe del patto occulto sull'intangibilita' del conflitto d'interessi proprio con lo stesso Cavaliere. Ed oggi fautore del partito invisibile che, giorno dopo giorno, lo ha messo al muro e lo sta fucilando. Perche' Silvio Berlusconi - questo ormai e' chiaro - sul piano politico ha davvero le ore contate.
Resta il quesito principe: cui prodest? Torna cosi' in campo quel convitato di pietra che, solo, puo' offrire un quadro in cui tutto torna e trova una spiegazione logica: i Casalesi.

LE INDAGINI DELLA DDA

Bocche cucite, al Palazzo di Giustizia di Napoli. Dopo la notizia - data in esclusiva nello scorso numero di giugno dalla Voce delle Voci - sulle indagini in corso per accertare eventuali collegamenti fra Benedetto Letizia detto Elio, protagonista del Noemigate, e il clan Letizia di Casal di Principe, a distanza di un mese il silenzio e' di piombo. Nessuna smentita, richiesta di rettifica o azione giudiziaria e' giunta alla Voce (ne' all'Unita', che aveva ripreso l'inchiesta) dai familiari della ragazza ne' dai suoi legali. Analogamente niente e' trapelato dalla Procura, dove secondo voci di corridoio le indagini sulla presunta parentela - e relativi sviluppi - sarebbero tuttora in corso e coperte dal massimo riserbo investigativo. «Difficile - spiegano in ambienti giudiziari napoletani - che non sia stato emesso un comunicato di smentita nel caso in cui le indagini non avessero dato alcun esito. Piu' probabile, invece, che si stia dando corso all'accertamento di ulteriori, complessi elementi lungo quel filone».
Vale la pena allora di riepilogare in estrema sintesi il quadro che era emerso dall'inchiesta della Voce di giugno.
Siamo alla fine del 2008 quando l'allora diciassettenne Noemi Letizia appare per la prima volta ad un ricevimento ufficiale organizzato dal premier a Villa Madama. A Natale e' alla festa del Milan con sua madre, Anna Palumbo, al tavolo di uno storico big dell'entourage presidenziale, Fedele Confalonieri. La giovane, insieme ad altre ragazze, trascorrera' poi le feste di Capodanno a Villa Certosa. A rivelarlo, una fonte non proprio adamantina: l'ex fidanzato Gino Flaminio da San Givanni a Teduccio, un passato di guai con la giustizia.
Non si sapra' piu' nulla di lei fino al 26 aprile 2009, sera fatidica del suo diciottesimo compleanno, quando Silvio Berlusconi in persona arriva a Casoria nella ruspante Villa Santa Chiara, sede dei festeggiamenti e, prima del brindisi con la festeggiata, i camerieri e il parentado, si apparta per una buona mezz'ora in una saletta riservata con Benedetto Letizia. La notizia esplode sui giornali di mezzo mondo e si rincorrono le indiscrezioni piccanti. Noemi sara' sua figlia? O un'amante giovane dell'uomo piu' potente d'Italia? Fin qui il gossip. Unica Voce fuori dal coro, la nostra. Che rivela l'esistenza di un'indagine della Dda sul filone camorra.

MESI DI FUOCO

Che cosa stava accadendo in quegli stessi mesi, fra Napoli e Caserta?
La guerra di camorra era esplosa il 18 maggio 2008 con l'omicidio di Domenico Noviello a Baia Verde, un villaggio turistico di Castelvolturno. Noviello, titolare di un'autoscuola, era un testimone di giustizia: aveva contribuito a far condannare casalesi di spicco come i fratelli Alessandro e Francesco Cirillo. Il 1 giugno sotto i colpi dei killer finisce Michele Orsi, l'imprenditore coinvolto nei traffici di rifiuti che aveva deciso di collaborare con gli inquirenti. Sempre a giugno si conclude in appello il processo Spartacus a carico della cosca di Casale, con numerose condanne all'ergastolo per uomini del gruppo Bidognetti. Nel corso di un'udienza, allo scrittore Roberto Saviano erano state rivolte minacce di morte attraverso la lettura di un brano da parte di un avvocato dei boss, Michele Santonastaso. Un'accelerazione imprevista. Quasi una sfida. Un modo eclatante di attirare l'attenzione che non aveva precedenti nel modo di agire della cosca, ormai disposta ad uscire allo scoperto pur di difendere i suoi affari miliardari.
A ottobre un pentito rivela che ci sarebbe un piano del clan per uccidere Saviano entro Natale. Negli stessi giorni le indagini portano alla luce alcuni legami d'affari fra i corleonesi del superlatitante Matteo Messina Denaro e il clan dei casalesi. La guerra, a questo punto, si fa aperta. In gioco ci sono partite come i lucrosi traffici di rifiuti, in Italia, e, all'estero, le attivita' di riciclaggio che, nella sola Spagna, vedono i Casalesi e i loro piu' stretti alleati, gli Scissionisti di Secondigliano, impegnati fra l'altro a edificare villaggi turistici in mezza Costa del Sol.
E' a quel punto che il Viminale sferra un attacco senza precedenti. Il ministro leghista Roberto Maroni, incurante della presenza nel suo stesso governo di uomini come il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino da Casal di Principe indicato dal pentito Gaetano Vassallo come referente dei clan, in quattro-cinque mesi riesce a portare a segno risultati che i governi della repubblica in oltre sessant'anni non erano riusciti nemmeno a immaginare.
La miccia scoppia dopo la strage del 18 settembre 2008, quando a Castelvolturno i Casalesi uccidono sei immigrati e il titolare di una sala giochi. Il 30 settembre scatta la prima maxioperazione: 127 ordini di custodia cautelare e sequestro di beni per 100 milioni di euro. In manette il gruppo di fuoco del clan, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo e Giovanni Letizia. Spagnuolo, che sara' fra i primi a pentirsi, sta dando un importante contributo alle indagini.
Nuovo blitz l'11 ottobre: la Dda partenopea arresta sette dei dieci ricercati del clan Bidognetti. Fra il 7 e il 22 novembre nella rete finiscono altri esponenti fra cui Gianluca Bidognetti, figlio del superboss Francesco (Cicciotto e' Mezzanotte). Il 14 gennaio 2009 termina la fuga del boss stragista Giuseppe Setola. Nuove operazioni fra marzo e aprile sgominano fazioni del clan operanti anche a Milano, Modena e Reggio Emilia. L'attacco al cuore dei Casalesi culmina il 29 aprile con l'operazione Principe, nell'ambito della quale viene arrestato Michele Bidognetti, fratello del capoclan, e vengono sequestrati beni del valore di 5 milioni di euro. E il 18 maggio a finire dietro le sbarre e' anche Franco Letizia (il suo arresto segue di poco quello del padre Armando Letizia), reggente del gruppo criminale.
Non meno stringente il pressing ai danni degli scissionisti di Secondigliano: il 12 febbraio di quest'anno gli inquirenti catturano un personaggio chiave del traffico di stupefacenti sull'asse Spagna-Scampia: il transessuale Ketty, al secolo Ugo Gabriele. A maggio la polizia arresta a Marbella il boss Raffaele Amato e, a Mugnano di Napoli, il pregiudicato Antonio Bastone, latitante dal 2006.
Il rapporto annuale delle Fiamme Gialle, reso noto nei giorni scorsi, in proposito parla chiaro: «L'attivita' volta all'aggressione dei patrimoni accumulati dai clan camorristici - in particolare dei Casalesi - ha consentito di sequestrare beni e capitali di provenienza illecita per oltre 139 milioni di euro e di proporre, per l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale, beni e disponibilita' finanziarie per un valore complessivo prudenzialmente valutato in oltre 231 milioni di euro». «Un dato - viene ancora sottolineato - decuplicato rispetto a quello del corrispondente periodo del 2008». Ed e' lo stesso ministro Maroni a parlare di un “modello Caserta”, «che vogliamo mantenere ed estendere, concentrando l'attenzione sull'aggressione ai patrimoni mafiosi».

BERLUSCONI ZITTO

Si e' mai visto un capo del governo che, a fronte di risultati cosi' rilevanti nel contrasto alla malavita organizzata, non abbia mai espresso, nel corso dei mesi, operazione dopo operazione, almeno un cenno ufficiale di plauso o soddisfazione, anche al solo scopo di gonfiare il petto per le brillanti prestazioni di un ministro del suo governo?
Niente. Silenzio assoluto del premier, prima, durante e dopo il caso Noemi.
Ed oggi, ferme restando le indagini top secret su Benedetto Letizia, quel silenzio si trasforma in un ulteriore, decisivo elemento per comprendere la guerra sottobanco dichiarata al premier. Prima dalla camorra. E poi, proprio per questo, dalla parte non compromessa del suo esecutivo. Secondo la ricostruzione avanzata il mese scorso dalla Voce - e finora mai smentita - quella maledetta domenica sera del 26 aprile Berlusconi, dopo aver cercato con ogni mezzo di sottrarsi, fu costretto a mostrarsi nella sala cerimonie di Casoria per dare un segnale eloquente a chi di dovere. Un ricatto, una minaccia grave pendevano sul suo capo ad opera di boss capaci di passare da affari milionari in mezzo mondo ad attentati sanguinari rivolti alle singole persone. L'attrezzatura non manca.
Sulle ragioni di quel ricatto si possono avanzare numerose ipotesi. A cominciare - come abbiamo fatto nell'inchiesta della Voce di giugno - da quello schiaffo in piena faccia agli affari dei clan che il tandem Berlusconi-Guido Bertolaso ha inferto con l'apertura dell'inceneritore di Acerra, destinato a mandare letteralmente “in fumo” traffici da milioni e milioni di euro cash gestiti fino ad allora dagli Scissionisti coi Casalesi. E tutto questo, benche' a liberare Napoli da tonnellate di pattume in meno di due settimane fossero state anche imprese in odor di camorra (e' accertato che il settore, nel capoluogo partenopeo e provincia, e' gestito dai clan in regime di monopolio).
Alla luce dell'inchiesta aperta dalla Procura di Bari sui giri di “squillo” e starlette che avrebbero frequentato Palazzo Grazioli e Villa Certosa grazie alle mirabolanti iniziative dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini, potrebbero ora aprirsi scenari paralleli.

NOEMI ANCH'IO!

Quale che sia stata la molla che aveva obbligato Berlusconi alla “discesa di Casoria”, la popolarita' che da allora ha circondato Noemi Letizia (con il conseguente valore aggiunto sul suo nome in caso di apparizioni televisive, serate, vendita di servizi fotografici, etc.) non poteva non fare gola ad altre, ben piu' spregiudicate frequentatrici delle magioni presidenziali. Soprattutto se si tratta di persone senza scrupoli, avvezze a trarre benefici dalle loro prestazioni anche attraverso l'uso di registratori nascosti, arma suprema per i ricatti.
La costola dell'inchiesta barese condotta dal pm Giuseppe Scelsi sulla presunta induzione alla prostituzione (di persone, peraltro, che paiono essere tutt'altro che estranee a quella attivita') trova il suo momento clou con l'arrivo spontaneo in Procura della escort Partizia D'Addario. La quale, in un primo momento, si mostra come una donna irreprensibile irretita dai lupi mannari. Poi viene fuori il suo passato. Quello vero. Ed emerge, fra l'altro, l'inquietante amicizia con Marisa Scopece, la giovane prostituta d'alto bordo brutalmente assassinata e data alle fiamme nelle campagne baresi, a settembre 2007. Pare che avesse deciso di parlare, di fare i nomi dei personaggi altolocati ai quali si accompagnava. In quell'occasione gli inquirenti risalirono alla D'Addario grazie ai tabulati telefonici della donna uccisa. Ai pubblici ministeri lei confermo' il legame con Marisa e la comune amicizia con «molte altre persone».
Da Patrizia “Brummel” D'Addario in poi, e dalla sua consegna “spontanea” della audiocassette sulle feste presidenziali, scatta la ressa di pseudo-veline pronte a raccontare di aver preso parte ai bagordi in casa del premier. Un diluvio di “rivelazioni” gossippare. «Un exploit - fa notare un esperto di intelligence - molto simile a quelli che i manipolatori degli effetti mediatici fanno scattare per coprire altre verita', per mettere la sordina a fenomeni ben piu' gravi, che cosi' sfuggono al controllo dell'opinione pubblica».
Al momento non e' chiaro se lo “spontaneismo” della D'Addario sia stato dettato da ambizioni personali, o invece pilotato da qualcuno che doveva infliggere il colpo di grazia a Berlusconi, per allontanare dai vertici dello Stato un uomo invischiato in manovre camorristiche tali da mettere in pericolo la sicurezza del Paese. Ad onta dell'affollamento di sempre nuove ragazze pronte a “vuotare il sacco” in cambio di notorieta', alcuni elementi farebbero propendere per la seconda ipotesi. In primo luogo la compresenza nel Pdl, nell'esecutivo nazionale e e nei governi locali di destra, di personaggi tirati in ballo da pentiti o da rapporti delle commissioni d'accesso in comuni sciolti per mafia (vedi Sant'Antimo e vedi il neo presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro), accanto a figure che - in primis i leghisti - alla malavita organizzata partenopea la guerra l'avevano dichiarata in tempi non sospetti. Ed ora hanno impresso la accelerata finale.
«Se un asse sotterraneo per il de profundis politico a Berlusconi esiste - viene sottolineato in ambienti investigativi romani - vede certamente in primo piano la parte “pulita” del governo e del Pdl». Che avrebbe incontrato come alleata, lungo la strada, la Puglia di quel Massimo D'Alema che la partita di fine anni novanta col Cavaliere l'ha chiusa da tempo. Ed oggi si trova, per puro “caso”, ad annunciare con ventiquattr'ore di anticipo, dai microfoni di Lucia Annunziata, quella “scossa” in arrivo da Bari destinata a segnare l'uscita di scena dell'uomo di Arcore. Una vicenda che passa per le mani di un pubblico ministero di Magistratura Democratica. E per una Procura che ha sede nell'enclave PD del sindaco Michele Emiliano. Ex magistrato.
E' il “complotto” di cui parlano il ministro per gli affari regionali Raffaele Fitto e il Giornale? «Piu' che altro - spiega la nostra “fonte” - una cordata. Un'alleanza anomala che nasce per motivi di stabilita' democratica». In ballo ci sarebbero le sorti di un Paese il cui premier deve rispondere alle richieste dei clan. Ma questo, finora, nessuno ha avuto il coraggio di ammetterlo.

Rita Pennarola
Fonte: www.lavocedellevoci.it
Link: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=215

L’Aquila, una giornata senza intoppi

“Sembrava una scelta azzardata quella di portare i leader mondiali in una città distrutta dal terremoto solo tre mesi prima”, scrive il New York Times. “Ma come spesso succede in Italia – un paese più abituato a gestire le emergenze che una pianificazione a lungo termine – il vertice del G8 si è aperto senza intoppi”.Oltre all’agenda del G8, anche il terremoto del 6 aprile scorso è stato un protagonista della giornata. “Berlusconi ha accompagnato Obama a fare un giro nel centro dell’Aquila, fermandosi davanti alla chiesa delle Anime sante, con la cupola spaccata come un uovo di Pasqua”.

L’Independent, invece, ha seguito la visita di Angela Merkel. “Ieri Silvio Berlusconi è tornato all’Aquila ed è stato come se gli ultimi due mesi di rivelazioni piccanti sulla sua vita privata non siano stati che un brutto sogno. Ha accompagnato la cancelliera Angela Merkel tra le rovine di Onna, dove il 6 aprile sono morte 40 persone. Il governo tedesco ha promesso di contribuire alla ricostruzione del paesino, anche perché nel 1944 fu il teatro dell’uccisione di 17 civili italiani da parte di soldati tedeschi”.

da Internazionale

[Genova] 20 LUGLIO 2001 - 20 LUGLIO 2009. PROGRAMMA INIZIATIVE


Da venerdì 17 a lunedì 21 luglio le iniziative per ricordare i fatti avvenuti a Genova nel 2001
In particolare, lunedì 20 luglio a partire dalle ore 15 saremo come sempre in Piazza Alimonda per ricordare Carlo.
Vi aspettiamo!
Il Comitato

il programma completo delle giornate di luglio: Programma 17-21 luglio 2009 http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/appuntamenti/i_comitato.php

Per info: piazzacarlogiuliani@tiscali.it

G8 - LORO SI INGOZZANO MENTRE GLI ALTRI MUOIONO DI FAME

All’apertura del vertice, Save the children ha diffuso il dossier «L’agenda del G8 per i bambini del mondo» e denuncia: più di 75 mila ragazzini perderanno la vita durante il summit, per cause facilmente prevenibili e affrontabili. Una situazione sempre più preoccupante, in cui la crisi economica globale sta peggiorando le condizioni di oltre nove milioni di bambini nei paesi poveri e degli oltre 40 milioni costretti ad abbandonare la scuola a causa dei conflitti.

Direttamente all’agenda del summit si rivolgono anche la Campagna del millennio delle Nazioni unite, che chiede al G8 di mettere a disposizione sufficienti risorse finanziarie, facendo qualche conto su come vengono spesi i soldi: «I leader dei paesi ricchi, negli ultimi anni, hanno versato 18 miliardi di dollari per salvare le istituzioni finanziarie, nove volte più di quanto abbiano dato in aiuti negli ultimi 49 anni, siamo convinti che trovare le risorse economiche necessarie sia solo una questione di volontà politica».
ActionAid ha denunciato che i 15miliardi di dollari annunciati come impegno del G8 alla sicurezza alimentare sono «largamente insufficienti per dare una risposta concreta al problema della crescita esponenziale della fame – ha detto l’ong -.
«Si può stimare che, nei soli tre giorni del vertice, più di mezzo milione di persone si aggiungeranno a quelle che già soffrono di fame cronica».

Da comunista mi chiedo: cosa ci sto a fare tra i "no global"?

E’ triste prenderne atto: la sinistra anticapitalista è ormai uno degli ambiti più stomachevoli della nostra società.
E lo dico da comunista convinto, perciò la cosa mi provoca più d’un “problemino di coscienza”…
Il punto è questo: io sono comunista per delle mie “ragionevoli convinzioni” che, invece, venire radicalmente ripudiate in blocco da molti, moltissimi “compagni antagonisti”.
Mi spiego meglio…
Da romantico rivoluzionario novecentista quale sono, il mio “mondo ideale” è fortemente “morale e moralizzante”, fondato su principi anche molto rigorosi: rispetto di alcune consuetudinarie regole di convivenza civile, importanza del lavoro, critica al parassitismo sociale etc.
Cioè, l’esatto opposto del “vietato vietare” di sessantottina memoria che sembra essere, viceversa, il dogma di tanti giovani contestatori antagonisti.
Un esempio per tutti: i cortei anti G8 di questi giorni (cui, immancabilmente, continuo comunque partecipato. Come faccio da quindici anni del resto!) si sono ridotti ad una cosa soprattutto: ad un festival del “danno agli arredi pubblici e ai pubblici servizi”, dai sampietrini sradicati dalle strade alla vernice gettata nei negozi e sulle vetrine, passando per il blocco dei treni dei pendolari.

Io sono capace di tenermi in mano una cicca di sigaretta per due chilometri pur di non buttarla in terra, cioè: io di questo mondo non condanno le troppe regole, ma piuttosto il loro mancato rispetto.
Nel mio mondo le fabbriche o le caserme dei carabinieri non chiuderebbero i battenti: semplicemente lavorerebbero meglio e di più, cioè al servizio del bene comune anziché dei privilegi di pochi…
Invece, mi sembra che il giovanissimo esercito “no global” veda le cose in un modo praticamente opposto al mio.

A questo punto, non so davvero che pensare.
Possibile continuare a marciare insieme a questi ”compagni che sbagliano”?

da Indymedia

Rotta verso l'inferno

Rilasciati alcuni attivisti che tentavano di raggiungere Gaza via mare, ma la situazione umanitaria nella Striscia resta drammatica

Un premio Nobel o un seggio del Congresso Usa non mettono al riparo dalla dura legge d'Israele.
L'irlandese Mairead Maguire, cofondatrice dell'organizzazione Community of Peace People in prima linea per la soluzione del conflitto nordirlandese e vincitrice del Nobel per la Pace nel 1976, e Cynthia McKinney, attivista pacifista Usa ed ex deputata, sono state arrestate il 30 giugno scorso e detenute per una settimana con altri 19 componenti della delegazione pacifista del movimento Free Gaza.Un carico di speranze. Erano tutti a bordo dell'imbarcazione Spirit of Humanity, decisa a rompere l'embargo che soffoca Gaza dal gennaio 2006, quando il movimento islamista Hamas ha vinto le elezioni in Palestina. Un vero e proprio assedio: non entrano generi di prima necessità e nessuno del milione e mezzo di palestinesi che abitano la Striscia può uscire, neanche quelli vecchi e malati.
La nave era carica di giocattoli e medicinali, ma per il governo israeliano rappresentavano un pericolo grave. La marina militare israeliana ha abbordato il natante, arrestato gli attivisti e confiscato il mezzo con tutto il carico di aiuti umanitari per la popolazione civile della Striscia di Gaza. La Maguire e la McKinney sono state rilasciate, assieme ad altri sei attivisti, ieri e sono rientrate a Londra. Gli altri restano in carcere e oggi, per chiedere la loro liberazione, una delegazione di parlamentari europei ha chiesto e ottenuto di incontrare Javier Solana, responsabile della politica estera dell'Unione europea. Con loro saranno ricevuti anche alcuni esponenti del movimento End the Siege, che si batte per la fine dell'embrago a Gaza.

Abuso di potere. La situazione non è nuova e i dimostranti di Free Gaza sono stati fermati con gli stessi mezzi anche in altre occasioni. Come in passato è molto improbabile che l'Ue o la comunità internazionale chieda conto al governo israeliano di un comportamento che viola tutte le norme internazionali sul sostegno umanitario e quelle di buon senso di un Paese che ama definirsi 'l'unica democrazia del Medio Oriente'. Resta l'occasione di fare un bilancio della situazione umanitaria a Gaza, che era disastrosa e rimane tale, anche se nessuno ne parla più dopo l'operazione militare Piombo Fuso dell'esercito israeliano della fine dello scorso anno.

La Striscia abbandonata. Le notizie sono frammentate, anche perché non vengono concessi visti giornalistici da parte del ministero dell'Informazione di Tel Aviv per entrare nella Striscia. Per mesi l'unica fonte di informazioni sul campo sono state le organizzazioni non governative e le missioni umanitarie. Sempre meno, però, sono quelle che riescono a entrare. E' il caso di un équipe di medici francesi, allestita dal ministero degli Esteri di Parigi, che è ferma da dieci giorni al valico di Erez, tra Israele e Gaza, in attesa dei permessi d'ingresso. "Ci negano l'ingresso nella Striscia di Gaza, senza alcuna spiegazione", ha dichiarato alla France Presse Christophe Oberlin, medico francese e responsabile della missione composta da quattro chirurghi francesi, tre britannici e due spagnoli. Il programma della missione - ha spiegato lo stesso Oberlin - è quello di curare un numero consistente di pazienti, di cui oltre la metà bambini feriti durante l'offensiva militare israeliana di gennaio in cui morirono oltre 1.400 palestinesi.
Al tempo stesso, i medici europei dovrebbero avviare un programma di formazione in chirurgia e microchirurgia per i colleghi locali Gaza. Niente di tutto questo è possibile. Mentre, dentro l'assedio, l'acqua scarseggia sempre più e la salinità delle falde iper sfruttate sta comportando gravi danni per la salute dei palestinesi. L'elettricità, poi, è garantita solo da generatori, con tutte le conseguenze sanitarie che si possono immaginare. I palestinesi della Striscia sono alla fame, perché non riescono a vendere a nessuno i prodotti agricoli e perché non passano la frontiera le derrate alimentari delle quali necessitano.

Una situazione disastrosa. Un quadro attuale della situazione è offerto da un rapporto della Croce Rossa Internazionale, reso noto alla fine di giugno. La situazione rilevata sul territorio dagli ispettori della Cri è stata paragonata a quella di una zona colpita da un sisma devastante. ''Il blocco imposto alla Striscia di Gaza da parte delle autorità israeliane impedisce alla popolazione di ricostruire la propria vita", denuncia il documento, "i quartieri di Gaza più duramente colpiti dagli attacchi israeliani continueranno a sembrare l'epicentro di un terremoto fino a quando non verrà autorizzato l'invio nel territorio di cemento, acciaio e altro materiale di costruzione". La Croce Rossa denuncia che la mancanza di servizi essenziali è imputabile anche alla rivalità fra Hamas e Fatah e scrive che il lancio di missili Qassam dalla parte di militanti palestinesi della Striscia mette a rischio migliaia di abitanti della parte meridionale d'Israele. Questo è vero, ma resta il fatto che bloccare giocattoli e medicine non è il modo migliore per dimostrarsi migliori dei guerriglieri palestinesi.

Christian Elia da PeaceReporter