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mercoledì 29 luglio 2009

Repubblica delle scarpe contro dittatura delle banane


Le multinazionali delle scarpe sportive scrivono una lettera alla Casa Bianca condannando il governo di fatto.

Nike, Adidas e Gap, le principali multinazionali manifatturiere presenti in Honduras, si schierano "per la democrazia". Da un mese, da quando i militari golpisti destituirono il presidente legittimo Manuel Zelaya, le loro fabbriche nelle maras honduregne, dove il lavoro costa poco e i diritti dei lavoratori ancora meno, sono ferme. E la produzione multimilionaria cala.

Così, le mega aziende sportive hanno scelto di unirsi e scrivere una lettera ufficiale alla Casa Bianca, la loro casa madre, per condannare apertamente il golpe e pressare per un intervento più diretto nella reinstaurazione di Zelaya. Fatto raro che delle multinazionali prendano posizione politiche così chiare e ufficiali, meno raro che mettano il naso nella politica degli Stati in cui operano. Anzi, l'Honduras è da molti definito la Repubblica delle banane, per l'influenza devastante che da sempre hanno avuto le grandi aziende della frutta. Che, invece, tacciono, probabilmente perché tanto, troppo vicine a quelle dieci famiglie oligarchiche che il presidente Zelaya accusa di aver architettato il golpe per mantenere ricchezze e privilegi, trasformando quella repubblica in una dittatura.

Repubblica delle scarpe contro dittatura delle banane, dunque? Vedremo. Intanto, una copia della missiva di Gap, Adidas e Nike è arrivata sulla scrivania del Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, del segretario Osa, Jose Miguel Insulza, e del segretario di Stato americano per gli Affari dell'Emisfero occidentale, Thomas Shannon. Il contenuto è un appello perché sia restaurata la democrazia in Honduras.

I conti son presto fatti, dato che le cifre parlano chiaro. La manifattura honduregna esporta circa 3 miliardi di dollari all'anno e la maggior parte delle compagnie manifatturiere in Honduras sono statunitensi o asiatiche. La paga oraria per i disgraziati che non hanno altra scelta se non lavorare lì è da semischiavitù: 93 centesimi di dollaro all'ora. Per turni devastanti: dodici ore a 34 gradi, sempre in piedi e con un sola pausa di 30 minuti. Il tutto con la spada di Damocle del licenziamento, se solo un lavoratore osa iscriversi al sindacato.
E' evidente dunque che se sfruttatori simili sono arrivati a schierarsi con la democrazia, è perché i golpisti hanno deciso di non stare dalla loro parte. E quindi, via con le belle parole. Ma, ironia della sorte, questa lettera avrà molto più peso dei manifestanti morti e feriti, della gente in piazza nonostante il coprifuoco, e degli appelli veri e sinceri in nome dello Stato di diritto. Il diritto del business vince ancora.

di Stella Spinelli da PeaceReporter

Wikipedia infame nega l'assassinio di Aldrovandi

Continua la campagna di wikipedia volta a negare l'assassinio di Federico Aldrovandi, parlando di generica morte, anche se ovviamente non possono negare la sentenza.

Di più, hanno messo in evidenza la notizia, falsa, perché superata dagli eventi, che Federico sarebbe morto per asfissia: http://it.wikinews.org/wiki/I_periti_confermano_la_morte_per_asfissia_di...

Wikipedia non può negare la verità della sentenza e allora prova a rimestare nel torbido creando comunque confusione e instillando nel lettore il dubbio che la sentenza sia sbagliata e che Federico non sia stato ucciso dalla poliza.

da Indymedia

30 luglio fascisti a formia - Organizzarsi, mobilitare, fermare il concerto fascista

NO al concerto fascista a Formia!!!
CasaPound Sud Pontino ha organizzato un concerto a Piazza Vittoria per il 30 luglio.

azione antifascista
Formia: CasaPound è un'organizzazione di destra radicale e fascista, che nasconde, dietro una banale e stucchevole retorica patriottica e nazionalista, il disprezzo verso qualsiasi forma di differenza culturale e politica .

Chi ha organizzato il concerto rivendica orgogliosamente il mito dell'Italia fascista e delle sue leggi razziali, oltre alle presunte radici etniche del popolo italiano: nel nome del fascismo sono state perpetrate negli ultimi anni numerose violenze contro extracomunitari, omosessuali, ragazze e ragazzi di idee politiche diverse dalle loro da parte di gruppi di fascisti armati di bastoni e coltelli.

Riteniamo vergognoso che il Comune di Formia abbia concesso patrocinio e finanziamenti a un concerto che ha come scopo principale quello di rafforzare l'azione politica e la presenza dei gruppi fascisti nel golfo, gia' gravemente rappresentata nell'istituzione cittadina dal Delegato alle Politiche Giovanili.

Riteniamo offensivo che il comune di Formia abbia finanziato questo concerto in un contesto di profonda crisi economica, che la Giunta ha dimostrato di non sapere in alcun modo contrastare sia per la conclamata assenza di idee, sia perche' presa da beghe interne e da difficili sistemazioni di poltrone.

gli antifascisti del golfo

da AntifaBassoLazio

Peggio che le ronde


Caronno Pertusella
«Non chiamatele ronde. Sono solo rapporti di buon vicinato»
Il sindaco accoglie la proposta dei cittadini che ha già avuto 40 adesioni: un patto tra vicini per controllare la casa. Pronto anche lo stemma: “Area sottoposta a controllo del vicinato”
«Non chiamatele ronde, sono rapporti di buon vicinato». Non avranno pettorine, non avranno stemmi, non andranno in giro in orari predefiniti. Ma saranno semplicemente dei cittadini che “guardano” l’abitazione di altri vicini. «I classici rapporti di buon vicinato che, come Comune, vogliamo promuovere su sollecitazione dei cittadini» spiega il sindaco di Caronno Pertusella Augusta Maria Borghi.
Mercoledì sera si svolge infatti un incontro pubblico in biblioteca tra i residenti di alcune vie della zona (vie Tintoretto, Caravaggio e Mantenga) che hanno promosso un’iniziativa per sentirsi più sicuri, senza la necessità di istituire delle ronde. Durante la serata sarà anche presentato l’adesivo, il manifesto, che sarà affisso nella zona con scritto “Area sottoposta a controllo del vicinato: non preoccupatevi se qualcuno si avvicina per sapere che fate qui o annota il vostro numero di targa”.

La singolare iniziativa è partita direttamente dai cittadini della zona interessata e sono già una quarantina le adesioni. «L’idea è nata da un ingegnare della zona che era stato in Inghilterra dove da tempo si adotta questo sistema – spiega il primo cittadino -. Un sistema basato semplicemente sui rapporti di buon vicinato, che oggi non sono più intesi come una volta. Non si tratta di ronde, ma solo di guardare la casa del vicino quando questi non c’è. Cose che una volta si facevano naturalmente. Il ruolo del comune è semplicemente quello di favorire la diffusione del buon vicinato. Un modo per aumentare anche la coesione sociale, dare maggiore sicurezza ai residenti».

Sono molte le iniziative e le assemblee pubbliche organizzate in questi anni dall’amministrazione guidata da Augusta Maria Borghi che sottolinea come la lista civica non appartenga, o non sia vicina, ad alcun partito in particolare. Ma il primo cittadino spiega come questa iniziativa di “controllo del vicinato” sia «la risposta da parte dei cittadini all’inutilità delle ronde. Polizia locale e carabinieri hanno già il compito di controllare e vigilare. Ricreare i rapporti di buon vicinato è sicuramente un buon modo anche per aumentare la sicurezza. Speriamo che l’iniziativa riceva consensi e adesioni anche in altre parti del paese».

da Indymedia

Dalla Sicilia in pezzi si può ripartire

L'ordine del giorno proposto del deputato Granata, ex assessore regionale siciliano vicino a Fini e da Tonino Russo del Pd, respinto dal governo perché contenente un'aperta critica a Berlusconi che aveva proposto Milano come sede di un futuro «Forum Permanente per l'area del Mediterraneo», è stato approvato da una maggioranza composta da deputati dell'opposizione Pd, Idv, Udc più quattro deputati del Mpa, due del Gruppo Misto e sette del Pdl.Questi ultimi sono tutti della corrente del sottosegretario Miccichè, ex presidente dell'Ars (Assemblea regionale siciliana) e fondatore di Forza Italia assieme a Dell'Utri, sulla base della rete di rappresentanze Mediaset ed anche degli amici di Vittorio Mangano, mammasantissima della mafia siciliana, inviato ad Arcore a proteggere non solo la vita di Veronica e dei suoi figli da oscure minacce quanto forse a controllare l'adempimento di accordi con ambienti isolani, che hanno portato immediatamente FI in Sicilia in una posizione di preminenza elettorale.
Effettivamente la scelta di Milano - protesa storicamente verso l'Austria, la Svizzera, la Baviera e la Francia - come centro della politica mediterranea, è fuori tono. Ma Berlusconi al sud si trova in difficoltà. A Napoli, la Regione è in mano a Bassolino, in Puglia c'è una coalizione guidata da Vendola e in Sicilia governa, con uno statuto riveduto e corretto ad usum delfini, Raffaele Lombardo promotore del Movimento per le autonomie e della campagna anti Lega ed antiNord.
Le vicende dell'autonomia siciliana in passato hanno annunciato svolte della politica nazionale. A partire, alla sua origine e dopo Portella della Ginestra, dall'estromissione di comunisti e socialisti dal governo, che anticipò l'operazione portata a compimento alcuni mesi dopo da De Gasperi, alla crisi di Milazzo verso la fine degli anni '50, che aprì la strada a Moro per fare digerire alla destra della Dc l'accordo con Nenni, fino all'ultima vicenda, grottesca e suicida, del governo dell'ex comunista Capodicasa, di due legislature fa, espressione di uno schieramento che andava dai pluri inquisiti Cuffaro e Pellegrino, esponenti di una maggioranza di destra in crisi che restarono a governare, secondo il loro costume, assessorati chiave come l'Agricoltura e il Territorio e Ambiente, fino ai sei deputati comunisti che si accodarono a questo «pateracchio», mentre su scala nazionale il Prc rompeva con il governo Prodi sulla questione delle 35 ore, ricavandone prestigio e consenso elettorale.
Da questo governo fu approvata la riforma dello Statuto che modificava radicalmente il sistema che dal '46 era basato sull'Assemblea (eletta con la proporzionale) e che eleggeva a sua volta Presidente ed assessori e quindi poteva anche votare la sfiducia. Si introdusse un sistema di ispirazione Usa, ma con grottesche amplificazioni e commistioni, che prevedeva non solo l'elezione diretta del Presidente con ampi poteri di nomina del suo governo (che Lombardo sta esercitando in modo radicale azzerando e nominando assessori a suo piacimento), ma anche l'aggancio del Presidente ad una maggioranza a cui veniva attribuito un ulteriore premio nell'assegnazione dei seggi. Questo aggancio stabiliva anche il principio che l'indisponibilità del Presidente, da qualunque causa determinata (dimissioni, condanna penale, morte, voto di sfiducia dell'Assemblea) avrebbe portato alla dissoluzione dell'Ars ed a nuove elezioni. Naturalmente l'astuto Cuffaro, appena questo progetto fu approvato in sede costituzionale (lo Statuto siciliano è inserito nella Costituzione ) con un accordo necessariamente bipartisan anche a livello nazionale, ritirò il suo appoggio a Capodicasa dopo avere ottenuto la promessa della candidatura, di esito sicuro, a Presidente della Regione.
Iniziò così, due anni e mezzo fa, l'epoca Cuffaro che ebbe vita breve, ma non per questo meno dannosa per la Sicilia, perché la condanna penale per rapporti con la mafia lo costrinse alle dimissioni e portò quindi allo scioglimento dell'Ars. La scelta della destra cadde su Lombardo, che naturalmente rivinse a mani basse le elezioni anche perché, contrariamente a quanto avveniva su scala nazionale, l'Udc restò nella maggioranza di centro-destra. Il Pds e la Margherita furono sconfitti due volte ma la sinistra alternativa passò dai sei deputati, che avevano dato la fiducia a Capodicasa, a tre nella legislatura Cuffaro, per scomparire nelle ultime elezioni, malgrado l'ottima performance dell'Arcobaleno di Rita Borsellino, che arrivò a poche centinaia di voti dal quorum del 5% stabilito, con accordo bipartisan, da centro-destra e Pd. Questa maggioranza però non è riuscita a mantenere una sua coesione e sono cominciate le grandi manovre e contrasti. Non c'è dubbio che il governo Berlusconi-Bossi-Tremonti ha svolto una politica antimeridionale dirottando (e non solo) i finanziamenti per le aree depresse verso altre iniziative.
Comunque vadano le cose però, la Sicilia e il Mezzogiorno non possono sperare in nessuna modifica a loro favore se non si sviluppa un'opposizione che abbia, come nel lontano 1947, un suo programma che oggi, nelle mutate situazioni, può avere dei punti di riferimento precisi che sorgono dalla realtà creata da questi ultimi due decenni di politiche neoliberiste condotte dai governi di centro-destra e di centro-sinistra a livello nazionale e regionale.
Esemplare è la questione dell'acqua in Sicilia infeudata, dal governo Capodicasa e da quelli che si sono succeduti, ad una congerie di imprese private e di strutture semipubbliche clientelari che fanno capo a Veolia, un monopolio internazionale francese. È in corso una forte mobilitazione - promossa dai sindaci spinti dalle popolazioni - che, a seguito delle privatizzazioni, hanno avuto meno acqua e più cara di prima, e ne chiede la ripubblicizzazione. Analoghi movimenti sono nati attorno alla politica dei rifiuti, ma soprattutto contro il blocco, imposto dalle direttive nazionali e realizzato da Lombardo, allo sviluppo delle energie eoliche e solari che darebbero lavoro a decine di migliaia di siciliani e vitale soccorso alle finanze dei Comuni. Sono in corso anche lotte per la Fiat e sulla gestione fallimentare delle grandi città.
Ma quello che manca è una forza politica, anche modesta, anche derivante, per cominciare, dalla sommatoria delle due liste ex Prc che si sono affrontate nelle ultime elezioni europee, che abbia un programma alternativo unificante capace di intervenire nei contrasti interni alle forze governative. Una forza di sinistra che si prepari a gestire l'ondata favorevole che può svilupparsi in Sicilia come avvenne, ad esempio, all'epoca della Primavera di Palermo e di Catania, quando in quest'ultima città addirittura si affrontarono al ballottaggio due candidati di sinistra, Bianco e Fava, con l'esclusione della destra.

di Nicola Cipolla da Il Manifesto

Decreto sicurezza, quei figli delle immigrate separati dalle madri

Tra le aberrazioni del discutibile decreto-sicurezza, convertito in legge il 24 luglio scorso e operativo dal prossimo 8 agosto, ve n´è una che ferisce più di altre e interessa particolarmente il capoluogo ligure, dove vivono e lavorano almeno quindicimila donne straniere in attesa di permesso. I documenti in regola vengono prima del più elementare diritto umano, dice in sostanza la nuova normativa. E infatti, la madre clandestina che partorisce in ospedale rischierà di vedersi sottrarre alla nascita il figlio, destinato all´adozione: in mancanza di una qualsiasi regolarizzazione dei genitori – anche perché il cosiddetto permesso di soggiorno per gravidanza non è affatto scontato – il piccolo verrà infatti dichiarato in stato di abbandono, ed affidato in un primo tempo ai servizi sociali. Il paradosso è che il neonato, proprio perché abbandonato dai genitori, acquisirà immediatamente la cittadinanza italiana. Sarà sufficiente attendere dieci giorni per verificare se le previsioni più nere avranno puntuale riscontro. Secondo una stima dei medici genovesi, tra città e provincia le straniere in stato interessante –e che porterebbero a termine la gravidanza entro la fine dell´anno - sarebbero alcune centinaia: che fine faranno i loro bimbi?

La domanda se la sono posta anche alcune associazioni genovesi che cercano di tutelare gli ultimi, fantomatici diritti degli immigrati. E che in questi giorni chiederanno alle istituzioni cittadine di impegnarsi affinché l´aberrazione di cui sopra non trovi spazio nel capoluogo ligure. Alessandra Ballerini, avvocato specializzato nei temi dell´immigrazione, conferma il rischio che i piccoli siano tolti alle madri clandestine. «In un recente dibattito parlamentare, Alfredo Mantovano, sottosegretario all´Interno sosteneva che le mamme straniere possono comunque entrare in possesso di un permesso di soggiorno per gravidanza, e che questo tutelerebbe i piccoli. Ma un permesso di questo tipo non è virtuale, è qualcosa di maledettamente concreto: e servono documenti (dichiarazione dell´Asl, ecografie e soprattutto passaporto) che la clandestina non sempre può mettere a disposizione. Senza permesso dei genitori, applicando strettamente la legge, il neonato potrebbe essere dichiarato in stato di abbandono. La straordinaria conseguenza è che, secondo la normativa sulla cittadinanza, il bimbo in stato di abbandono diventa cittadino italiano per nascita».

Considerando l´eventualità di un bimbo sottratto alla madre e dato in adozione, vale la pena di ricordare che la Costituzione italiana e il diritto internazionale – se ancora la Convenzione dei Diritti dell´Uomo vale qualcosa - tutelano l´unità familiare. «E che la Convenzione di New York, quella sui diritti del fanciullo, obbliga al riconoscimento del bimbo: che al momento della nascita deve essere immediatamente registrato e da allora ha diritto ad un nome ed una cittadinanza».

di Massimo Calandri da LaRepubblicaGenova

Sudan, condannata a 40 frustate - perché indossava i pantaloni


Fissata per oggi l'esecuzione della pena inflitta alla giornalista Lubna Ahmad Hussein
Fermata con altre donne in un locale. Ha chiesto ai colleghi di assistere alla fustigazione


KHARTOUM - E' stata fissata per questa mattina l'esecuzione della pena inflitta alla giornalista sudanese Lubna Ahmad Hussein, condannata a 40 frustate per aver indossato i pantaloni, tenuta considerata "indecente "secondo i canoni islamici e che tre settimane fa è costata la stessa pena ad altre dieci donne.

Lubna Ahmad Hussein, la giornalista che scrive per il giornale di sinistra Al-Sahafa e lavora per la missione delle Nazioni Unite in Sudan (Unmis), era stata fermata all'inizio di luglio a Khartoum in un ristorante insieme ad altre donne perché appunto indossavano i pantaloni.

"Le autorità mi hanno telefonato - ha annunciato la giornalista - e mi hanno detto che devo comparire davanti al giudice. E' importante che la gente sappia quello che accade", ha aggiunto la donna chiedendo ai colleghi di essere presenti quando sarà frustata. "Mi daranno 40 frustate e mi imporranno una multa di 250 sterline sudanesi", circa 80 euro, ha aggiunto.

La giornalista aveva raccontato che il 3 luglio mentre si trovava al ristorante c'era stata un'irruzione della polizia e lei con altre 12 donne in pantaloni erano state portate al commissariato. Secondo Lubna Hussein, dieci donne erano state convocate dalla polizia due giorni più tardi e ciascuna di loro aveva ricevuto dieci frustate. In vista dell'applicazione della sentenza, la giornalista sudanese ha distribuito 500 inviti a suoi colleghi e politici del paese affinché assistano di persona alla fustigazione.

da La Repubblica

L’Aquila, dopo il G8

El País intervista Stefania Pezzopane, presidente della provincia dell’Aquila, chiedendole dello stato dei lavori e della ricostruzione a quasi quattro mesi dal terremoto e dopo qualche settimana da quel G8 che l’ha resa una piccola celebrità.“Nei giorni del G8, una figura minuta si eresse tra le rovine dell’Aquila. Era Stefania Pezzopane, la presidente della provincia. Quando Barack Obama stava per andarseme, la presidente le chiese una foto e Obama si mise in ginocchio per stare alla sua altezza. Poi arrivarono George Clooney e Bill Murray, per inaugurare un cinema prefabbricato nel paese di San Demetrio, e Pezzopane continuò a mietere trionfi: Clooney la baciò sulla bocca, e Murray la prese in braccio davanti allo sguardo attento di Sonsoles, la moglie di Zapatero”.

“Finito il quarto d’ora di celebrità, la vivace presidente 48enne, 1,48 di altezza, ex comunista, madre di una bambina, 3.600 euro di stipendio, è tornata alla cruda realtà ed è molto preoccupata. I suoi vicini di casa continuano a vivere tra alberghi e tende da campeggio, aspettando che il governo mantenga le sue promesse”.

da Internazionale