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lunedì 17 agosto 2009

Battitura e intimidazioni nel Cie di Bari

Dopo due giorni un po’ deprimenti passati ad ambientarsi, i rivoltosi di Milano trasferiti nel Cie di Bari Palese nella notte hanno dato vita ad una lunga battitura.

“Se non la piantate vi carichiamo tutti!” - hanno intimato i soldati del battaglione San Marco che sono di stanza nel Centro, dopo aver convocato un bel po’ dei ribelli dentro ad una stanza. I ribelli sono stati zitti, sono ritornati delle loro camerate e hanno continuato a battere: testardaggine premiata, nessuna carica.

Hanno esperienza di lotta, del resto, i nuovi arrivati di Bari: e sono pure temuti, tanto che nell’aereo che li ha trasferiti venerdì avevano un poliziotto ciascuno seduto accanto a loro, alla faccia di Maroni e della sua ostentata tranquillità. (Un particolare pratico: gli Eichmann della situazione sono gli abruzzesi della ItAliairlines.)

Alla mattina la polizia ha fatto un giro tra le gabbie, forse con dei giornalisti, ed ha filmato le strutture del Centro che sono pesantemente danneggiate. Non da rivolte recenti, però: come si sa Bari Palese è in condizioni pessime e i detenuti sono costretti a vivere in mezzo alla sporcizia, con tavoli divelti e detriti.

da Indymedia

La Fondazione Craxi e Di Pietro

ministro Bondi ha rifinanziato per il 2009 la Fondazione Craxi, ma quelle dedicate a Pertini e Di Vittorio non riceveranno un euro...
Antonio Di Pietro scrive:
l ministro della Cultura Bondi ha rifinanziato per il 2009, con soldi pubblici, la Fondazione Craxi. Fin qui, sapendo che il Pdl accoglie in Parlamento condannati per ogni sorta di reato, anche per associazione mafiosa, nulla di che stupirsi: siamo consapevoli di essere di fronte ad un partito ad immagine e somiglianza dei suoi fondatori Berlusconi e Dell’Utri.

Ma quando si apprende che le fondazioni intitolate a Pertini, Di Vittorio e D’Annunzio non riceveranno un euro, questo deve indignarci.

Su Wikipedia si legge: “La Fondazione Craxi è una fondazione nata il 18 maggio 2000 allo scopo di tutelare la personalità, l’immagine, il patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi attraverso la raccolta di tutti i documenti storici che riguardino la sua storia politica”. Mi viene il dubbio, leggendo questa definizione, se nel “patrimonio” di cui parla siano inclusi anche le migliaia di fascicoli giudiziari prova del suo vero valore politico.

Le fondazioni hanno il compito di promuovere la cultura nel Paese: quali valori vuol promuovere la Fondazione Craxi di cui sua figlia Stefania è presidente?

Il Giornale risponde:
Sono passati 27 anni da Mani Pulite ma l’ex magistrato trova ancora l’occasione per definire il leader socialista «un incallito corrotto». Ieri Di Pietro ha criticato il ministero dei Beni culturali per la decisione di finanziare la Fondazione Craxi. «Una porcata estiva», ha detto, annunciando anche una campagna contro i fondi alla Fondazione Agnelli «dedicata all’omonimo corruttore». Replica di Stefania Craxi: «Di Pietro non è un moralizzatore, ma un cancro della politica che va isolato». E di Sandro Bondi: «L’ex Pm è la persona meno adatta per impartirci lezioni, non avendone nessun titolo morale né politico».

SI, MA IL GOVERNO CHE TITOLO HA PER FINANZIARE LA FONDAZIONE DELLA FIGLIA DI UNO CHE E’ STATO PRESO A MONETINE DI INSULTI DAGLI ITALIANI E POI -GRANDE ESEMPIO MORALE PER IL PAESE - E’ MORTO IN ESILIO PUR DI NON ANDARE IN CARCERE?

da Indymedia

Salerno. Francesco Mastrogiovanni muore all'ospedale psichiatrico: era stato legato ai polsi e alle caviglie

Salerno. Francesco Mastrogiovanni muore all'ospedale psichiatrico: era stato legato ai polsi e alle caviglie

http://emiliaromagna.indymedia.org/node/6332

Francesco Mastrogiovanni è deceduto per un edema polmonare provocato da un’insufficienza ventricolare sinistra. Sul suo corpo sono state riscontrate lesioni su polsi e caviglie, segno dell’utilizzo di legacci abbastanza spessi, plastica rigida o addirittura filo di ferro. Comunque, lesioni derivanti da una forte pressione esercitata con strumenti non leciti.
Ma ora i medici legali della procura vorranno capire anche il motivo scatenante di un edema polmonare che ha poi determinato l’infarto.

Sono alcuni dei dati emersi dall'autopsia effettuata ieri mattina sul cadavere di Francesco Mastrogiovanni, il maestro di scuola elementare di Castelnuovo Cilento sul cui decesso sta indagando la procura di Vallo della Lucania.
Mastrogiovanni fu coattamente ricoverato il 31 luglio scorso all'ospedale San Luca in seguito ad una crisi di nervi e dopo che gli è stato certificato il trattamento sanitario obbligatorio è morto dopo quattro giorni di degenza.

La procura della Repubblica ha aperto una indagine, diretta dal pm Francesco Rotondo, a carico del primario Michele Di Genio e i medici Rocco Barone, Raffaele Basto, Amerigo Mazza, Annunziata Buongiovanni, Michele Della Pepa, Anna Angela Ruberto.Ieri l’autopsia e la scoperta di profonde lesioni a polsi e caviglie. È soprattutto su quest'ultimo aspetto che si incentrano le indagini della Procura di Vallo della Lucania.

Le lesioni, infatti, starebbero ad indicare l'allettamento forzato del paziente e sull'eventuale accanimento dei sanitari si incentrano le indagini. Durante l’esame del corpo è stata rilevata in effetti la presenza di profonde lesioni ai polsi e alle caviglie, dovute a uno stato di contenzione prolungato.
Una pratica estremamente invasiva e violenta, che però nella cartella clinica di Mastrogiovanni non viene menzionata né, tanto meno, motivata come prevede la legge. È, infatti, ammessa solo in uno stato di necessità e deve durare poche ore, fino alla terapia chimica.
Mastrogiovanni, invece, secondo l’ipotesi choc all’esame degli inquirenti, sarebbe rimasto legato al letto per più giorni fino alla morte.

Nella sua cartella clinica, inoltre, ci sarebbe un “buco” di oltre 10 ore rispetto ai trattamenti a cui il maestro è stato sottoposto prima di morire, ovvero dalle ore 21 del 3 agosto fino alle 7,20 del giorno successivo, quando i medici del reparto ne hanno constatato il decesso. Durante l’autopsia sono stati eseguiti anche prelievi di tessuti che saranno analizzati in un centro specializzato di Napoli.
L’ipotesi di reato, di cui devono rispondere i sanitari, è omicidio colposo, salvo che dall’esame della cartella clinica e delle video registrazioni sequestrate non emergano differenti profili di responsabilità. Ad essere determinanti sono soprattutto le riprese girate nella camera di Mastrogiovanni durante il trattamento di ritenuta e subito dopo la sua morte, per verificare le azioni degli indagati.

da Indymedia

Iraq, Hrw denuncia ondata di violenze contro i gay

Ritrovati numersi corpi con scritte infamanti o lasciati in mostra come monito

In Iraq gruppi paramilitari stanno torturando e uccidendo esponenti della comunità gay in un clima di sistematica impunità: è la denuncia di Human Rights Watch che in un rapporto di 67 pagine testimonia l'ondata di violenze che da Baghdad ha investito anche le altre città.All'inizio dell'anno, molti corpi di uomini, considerati omosessuali, furono ritrovati a Baghdad, soprattutto nel distretto sciita di Sadr City, con scritte offensive sul petto. Da allora, denuncia Humar Rights Watch, gli abusi si sono diffusi anche a Najaf, Kirkuk e Basra. "Gli omicidi sono commessi nella più totale impunità, con l'intento di ammonire gli omosessuali, con corpi buttati nella spazzatura o lasciati appesi per le strade come avvertimento", si legge nel rapporto. Dati precisi sul fenomeno non ci sono, data la mancanza di indagini da parte delle autorità competenti e la vergogna dei parenti a denunciare gli attacchi, ma un ufficiale delle Nazioni Unite citato dall'organizzazione newyorkese parla di "centinaia" di vittime. Imputati della campagna di violenze sembra siano gli estremisti sciiti, che intenderebbero "correggere" un comportamento considerato "non musulmano". Human Rights Watch ha chiesto al governo iracheno di agire urgentemente contro questa forma di "pulizia sociale" che pone una nuova minaccia alla sicurezza del Paese come è accaduto in passato per altre forme di violenza settaria.

da PeaceReporter

Il Grande Gioco

Gazprom e Eni, Putin e Berlusconi, Obama e il suo Nabucco: come gira l'energia, e la guerra

Sorvoliamo attenti il Grande Gioco, come i Compari del Caso pynchoniani a bordo dell’Inconvenience, e troviamo in diversa combinazione i medesimi protagonisti: americani, russi, inglesi, tedeschi, turchi, ujguri e banditi delle steppe. Bisogna studiarlo su quattro dimensioni, non perché sia uno spazio riemaniano come in Against the Day con la sua invisibile città sepolta di Shambhala, ma perché sotto il territorio tridimensionale dell’Asia centrale e dei mari contigui dobbiamo immaginarci i due percorsi dei gasdotti South Stream e Nabucco, che convogliano i preziosi flussi energetici verso la Turchia e poi l’Europa: con la sottile differenza che il primo attraversa territori russi e il secondo no. Dunque South Stream –come giacimenti e percorso– è soggetto a Gazprom e Putin (e a suoi docili alleati, Ukraina dunque esclusa), mentre Nabucco (i cui giacimenti peraltro non sono ancora definiti) scavalcherebbe il controllo russo (ma non quello turco) e alimenterebbe direttamente l’Europa, senza possibili ricatti né russi né ukraini. L’Italia, ovverosia l’Eni, è socia ai mezzi di South Stream (come la Germania lo è di Nord Stream, a presidenza Schröder, che parte dalla Russia traversando il mare del Nord); entrambe, con molta calma fruirebbero anche di Nabucco come oggi si alimentano con i gasdotti soggetti ai capricci invernali ukraini. L’operazione Eni-Gazprom ha per complemento gli accordi triangolari con Putin e Gheddafi per il gas e il petrolio libici.
Per questo nelle steppe di Shambhala, fra gli altri avventurieri, intravediamo dalla nostra aeronave un nanerottolo con il riporto, ma è proprio lui, il Papi! Il suo precipitarsi prima a Corfù e poi ad Ankara ha suscitato una certa ilarità, ma in fin dei conti il suo saltellante protagonismo è plausibile, se si pensa che dietro c’è l’Eni di Scaroni e dopo tutto anche il rampante cavallerizzo a torso nudo Putin è un fantoccio di Gazprom. Ma che ne pensa Obama? La geopolitica Usa non è cambiata, logico, con il cambio di Presidenza. Obama dunque continua a presidiare il progetto Nabucco e le sue sorgenti in territori poco governati e corrompibili dell’Asia ex-sovietica. Con la stessa mossa tiene al cappio l’Europa, almeno quella parte che a differenza di Italia e Germania non ha altre alternative. Nel gioco rientra il sostegno alla Georgia e soprattutto la presenza in Afghanistan, costi quel che costi (tanto meglio se una parte del costo in dollari e sangue è addossata agli Europei). Oltre tutto in tal modo si tengono sotto pressione India e Cina, che non possono senza permesso approvvigionarsi del petrolio irakeno e iraniano – dare un’occhiata a Google Earth per capire. Il pagliaccio che si ficca in mezzo fra Erdogan e Putin, scammella con Gheddafi e ancora si vanta di aver mediato l’armistizio fra Russia e Georgia comincia a dar fastidio. Vero che ha buttato qualche Tornado e blindato Lince in più in Afghanistan, ma a che gioco sta giocando? Anche con gli iraniani non si capisce. La stampa internazionale (e i deferenti quotidiani “indipendenti” nazionali) riaprono allora le ostilità, lasciano filtrare vecchie intercettazioni e foto, cercano di rianimare le opposizioni in coma.
Dietro questa farsa mediatico-ricattatoria (non riusciamo neppure a immaginarci quante siano le cimici elettroniche e le escort-spie annesse al regalo putiniano del famoso “lettone”) c’è però una contraddizione oggettiva e drammatica: il nostro impegno in Afghanistan. Tutti sanno benissimo che si tratta di una guerra coloniale e perdente, a sostegno di un alleato (Karzai) impresentabile, infido e colluso con fondamentalisti e mercanti d’oppio, in cui per di più l’unico a guadagnare da una sia pur risicata vittoria sarebbero gli Usa, controllori delle fonti energetiche e dei relativi condotti, mentre l’Europa paga il prezzo della campagna senza trarne vantaggi per il rifornimento petrolifero e le esportazioni nell’area asiatica. Di qui la riluttanza a un impegno reale da parte dei contingenti italiano e tedesco, mentre funziona (con rilevanti proteste interne) quello tradizionale inglese. Karzai, nel frattempo, fa il doppio gioco con Iran e Russia, entrambi interessati soltanto al mantenimento di una fase di stallo, che logora gli americani senza lasciar accedere al potere gli antipatici talebani. In Italia le incertezze di Berlusconi e la spaccatura nella maggioranza fra i tiepidissimi leghisti (contrari a suo tempo anche all’aggressione contro la Serbia) e i filo-americani alla La Russa producono il paradosso per cui gli unici favorevoli senza se e senza ma all’intervento a tutto campo (perfino all’estensione del codice militare per coprire specificamente gli interventi “in vista della pace”) siano Udc e Pd. Tocca ai movimenti rilanciare una campagna politica contro la guerra in Afghanistan, inserendosi in questa contraddizione e non solo agitando la sempre nobile bandiera della pace e del rifiuto del colonialismo. Non è in gioco (solo) una causa umanitaria ma anche un interesse beninteso dell’Europa nella nuova dinamica geopolitica multipolare.

Spostandoci più a Ovest sorvoliamo il tacco dello stivale e, proprio sopra la Puglia, osserviamo con minore curiosità il Piccolo Gioco. Sono le beghe interne del Pd, ovvero di come l’astuto D’Alema stia fottendo l’irascibile Vendola per prendere il potere dentro il Pd dietro lo schermo dell’onesto Bersani. Anche qui si delinea una bella contraddizione, dato che lo sbocco naturale di Sinistra e libertà sarebbe stata la confluenza in un Pd dalemiano, sbarazzato dalle fantasie sulla vocazione egemonica, socialdemocratico aperto a sinistra. Far fuori così brutalmente l’attuale leader di SeL non sembra un buon viatico. Sostituirlo con un esponente dell’Udc, sia la transfuga dal PdL ed efficiente Poli Bortone sia un altro, indica che il prezzo del recupero a sinistra è l’apertura a destra. Non è detto che questo travagliato passaggio (sul presupposto del permanente antagonismo fra Udc e Lega) consenta il mantenimento della presidenza regionale nel 2010. E’ una vecchia storia: lo scorpione D’Alema sa benissimo che pungendo la rana che lo traghetta annegherà lui stesso, ma non può far nulla contro la sua intima natura. Il congresso dilania il Pd e disperde le forze alla sua sinistra (l’enfatico sostegno bertinottiano a Vendola assomiglia a una lapide tombale), lasciando campo libero a Berlusconi almeno per qualche mese. Proprio quelli decisivi per la ripresa delle lotte, che dunque andranno gestite fuori del quadro asfittico della “sinistra”.

di di Augusto Illuminati da GlobalProject

Fondi: l’informazione e’ la nostra unica "ronda" per il ripristino della legalità

Non e’ stato possibile rispondere al Presidente del Consiglio che ha tenuto una conferenza stampa sul tema della sicurezza con i Ministri Maroni e Alfano nel giorno di Ferragosto. Non e’ stato possibile neanche replicare sui giornali che ieri non sono usciti per via della pausa festiva. E cosi’ quelle parole del Presidente del Consiglio relative alla vicenda del mancato scioglimento del Comune di Fondi per mafia, sono suonate come un verdetto, come una pietra tombale. Ha detto Berlusconi che “alcuni Ministri hanno rilevato come non sia possibile sciogliere un Comune in assenza di un rinvio a giudizio nei confronti di un componente della giunta o del consiglio comunale”. Un messaggio rassicurante per il senatore Claudio Fazzone e per Armandino Cusani, Presidente della Provincia di Latina, che da sempre sostengono l’inesistenza della mafia nel sud pontino e che certamente dopo questa riabilitazione si sentiranno piu’ tranquilli. Nelle ultime settimane Cusani era arrivato a chiedere la rimozione dei Ministri Maroni e Prestigiacomo perche’ non “allineati”, l’allontanamento del Prefetto di Latina “reo” di aver inviato la commissione d’accesso al Comune di Fondi e il commissariamento del Presidente del Parco del Circeo per la fermezza dimostrata nell’apporre i vincoli al lago di Sabaudia.

Berlusconi, nel silenzio di un Paese in ferie, ha detto ad Alberto Custodero di Repubblica che Fondi non si puo’ sciogliere perche’ nessun componente dell’amministrazione e’ indagato. Ora, non piu’ tardi di un mese fa sono state arrestate diciassette persone per sospetti legami con i clan della camorra e le n’drine calabresi. Tra questi figurano assessori e dirigenti di quel Comune. Le indagini della Procura Antimafia vanno avanti da alcuni anni ed hanno portato elementi e prove nelle cinquecento cartelle che giacciono secretate dall’On. Pisanu in Commissione Antimafia. Ma Fondi e’ caput mundi? Fondi purtroppo e’ l’epifenomeno del legame tra politica e affari. Un esempio: se per sciogliere un Comune ci devono essere indagati di mezzo- come ha detto in conferenza stampa il Presidente - allora che dire del Comune di Sabaudia che annovera tra i consiglieri tale Rosa di Maio, sotto processo a Napoli per una indagine della Procura antimafia che ricostruisce la presenza del clan Cava in Provincia di Latina? E Formia dove un esponente dell’amministrazione locale si vanta di essere amico del boss Bardellino? E che dire del fatto che nel basso Lazio piu’ di un Comune e’ stato gia’ sciolto per mafia e si susseguono incessanti le confische dei beni frutto del riciclaggio del denaro sporco ? Tutto questo il Presidente Berlusconi non lo sa. O almeno sembra non saperlo.
E comunque quei Ministri che hanno riferito su Fondi nell’ultimo Consiglio dei Ministri lo hanno male informato. Allora bisogna alzare la voce. Tirare fuori le notizie che inchiodano tutto il sud pontino alla triste realta’ del voto di scambio, delle intimidazioni, degli abusi di potere e degli illeciti amministrativi. Solo l’informazione puo’ obbligare chi ha responsabilita’ di Governo ad assumere decisioni fondamentali per uno sviluppo nella legalita’. Solo l’informazione puo’ obbligare la politica ad una scelta di campo. Solo l’informazione puo’ dimostrare con cifre e dati concreti che su Fondi si sta giocando una partita molto piu’ grande. La posta in gioco e’ la tenuta di un sistema economico-elettorale dai contorni inquietanti . Alle parole di Berlusconi devono rispondere le Forze dell’Ordine, la magistratura che indaga, i cittadini onesti stanchi di essere minacciati , gli amministratori coscienziosi. Anche il Prefetto con la sua ennesima relazione e pure il Ministro Maroni che esce distrutto dal “niet” del Presidente dopo che per sei mesi ha confermato in sede parlamentare la necessita’ dello scioglimento urgente del Comune.
Sarebbe ovvio chiedere anche a tutti i leader dell’opposizione di battersi. Dalla vicenda Fondi potremmo uscirne tutti sconfitti con la consapevolezza che il territorio è in mano alle Forze del Male. In una parola: in mano alla mafia. L’informazione è la nostra unica “ronda per il ripristino della legalita’”.

di Anna Scalfati da Articolo21

Voglio ringraziare Anna Scalfati, Nello Trocchia, la redazione di Libera informazione e la redazione di Articolo2, perchè, ferie o non ferie, non hanno mai smesso di illuminarele tante oscurità di questa stagione senza rincorrere i falsi e finti dibattiti sul dialetto, sulla bandiera e sulla fiera del fragolone. Spiace invece dover constatare che anche oggi quasi tutti i giornali hanno preferito dedicarsi al gioco estivo della Lega piuttosto che dedicare attenzione alla brutta vicenda di Fondi che quì trovate descritta con grande attenzione e rigore. Leggendo capirete meglio perchè i tg e i media Rai e non solo loro abbiano preferito occuparsi di Bossi e delle previsioni del tempo.

Giuseppe Giulietti

Giorgiana Masi


Il 12 maggio 1977, nell'anniversario della vittoria referendaria sul divorzio, i radicali decidono di tenere un sit-in in piazza Navona, nonostante l'assoluto divieto di manifestare in vigore a Roma dopo la morte, il 21 aprile, dell'agente Passamonti nel corso di scontri di piazza. Il movimento e i gruppi della nuova sinistra aderiscono all'iniziativa, per protestare contro il restringimento degli spazi di agibilità politica e il pesante clima repressivo, favorito dall'appoggio esterno del PCI al cosiddetto "governo delle astensioni", il monocolore democristiano guidato da Andreotti. Per far rispettare, a qualsiasi costo, il divieto, il Ministro dell'Interno Francesco Cossiga schiera migliaia di poliziotti e carabinieri in assetto di guerra, affiancati da agenti in borghese delle squadre speciali, in alcuni casi travestiti da "autonomi". Fin dal primo pomeriggio la tensione è molto alta. A quanti difendono il diritto di manifestare con brevi cortei e fortunose barricate, le forze di polizia rispondono sparando candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Anche numerosi fotografi, giornalisti, passanti e il deputato Mimmo Pinto sono picchiati e maltrattati. Con il passare delle ore la resistenza della piazza si fa più decisa, e vengono lanciate le prime molotov. Mentre nelle strade sono in corso gli scontri, i parlamentari radicali protestano alla Camera contro le aggressioni e le violenze della polizia, fra gli insulti di quasi tutte le forze politiche. Mancano pochi minuti alle 20 quando, durante una carica, due ragazze sono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti e carabinieri. Elena Ascione rimane ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 19 anni, studentessa del liceo Pasteur, viene centrata alla schiena. Muore durante il trasporto in ospedale.
Le chiare responsabilità emerse a carico di polizia, questore, Ministro dell'Interno, porteranno il governo a intessere una fitta trama di omertà e menzogne. Cossiga, dopo aver elogiato il 13 maggio in Parlamento "il grande senso di prudenza e moderazione" delle forze dell'ordine, modificherà più volte la propria versione dei fatti. Costretto dall'evidenza ad ammettere la presenza delle squadre speciali - tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l'agente della squadra mobile Giovanni Santone - continuerà però a negare che la polizia abbia sparato, pur se smentito da vari testimoni e dalle inequivocabili immagini di foto e filmati. L'inchiesta per l'omicidio si concluse nel 1981 con una sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D'Angelo "per essere rimasti ignoti i responsabili del reato". Successive indagini hanno tentato, senza risultati significativi, di individuare gli autori dello sparo mortale in un "autonomo" deceduto da tempo, oppure nel latitante Andrea Ghira, uno dei tre fascisti condannati per il massacro del Circeo.

Scheda a cura di Paola Staccioli

SANITA': PUGLIA, ESENZIONE TICKET PER GLI EXTRACOMUNITARI

Nuovo provvedimento della Regione Puglia.

17 ago. - (Adnkronos) - E' entrata in vigore in Puglia l'esenzione dalla spesa farmaceutica per i cittadini stranieri extracomunitari. Con la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione hanno diritto all'esenzione del ticket anche gli stranieri temporaneamente presenti (stp), gli europei non in regola (eni), i rifugiati politici o con protezione umanitaria che presenti sul territorio pugliese ma che non sono in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno.
Le AA.SS.LL. della Regione dovranno disporre il rilascio dei relativi certificati di esenzione a tutti i cittadini stranieri extracomunitari che ne faranno richiesta.

Kabul, l'ultima sfida dei mullah "Taglieremo le dita a chi vota"

Una minaccia diretta contro le imminenti elezioni: i talebani hanno dichiarato esplicitamente la loro intenzione di attaccare i seggi, durante le prossime consultazioni presidenziali del 20 agosto. Un annuncio fatto, ovviamente, per scoraggiare la popolazione a recarsi a votare. Il proclama contenuto in volantini distribuiti nelle ultime ore in alcuni villaggi del sud del Paese. Già alcune settimane fa gli insorti avevano rivolto un appello al boicottaggio del voto, ma questa è la prima volta che essi ipotizzano una violenza contro i seggi. I talebani, oltre a minacciare l'attacco ai seggi, fanno sapere che taglieranno le dita a chi andrà a votare (le dita saranno marchiate con inchiostro indelebile a chi voterà).

Intanto, nelle ultime 24 ore, sue soldati impegnati in operazioni dell'Isaf (la forza militare Nato in Afghanistan) sono morti, per le ferite riportate in due separati incidenti. Lo ha reso noto oggi un portavoce. In un comunicato, in cui secondo la prassi non si specifica nè la nazionalità nè l'identità delle vittme, l'Isaf indica che in entrambi i casi si è trattato dello scoppio in province meridionali di Ied, rudimentali ordigni esplosivi utilizzati dai talebani per danneggiare i veicoli militari avversari.

Il primo soldato, si precisa, è morto per le ferite riportate in uno scoppio avvenuto il 13 agosto. Il ministero della difesa britannico da Londra ha fatto sapere che si tratta di un soldato del reggimento Royal Welsh. Per un simile attentato realizzato ieri è deceduto il secondo militare.

Dall'inizio di agosto a oggi sono 35 i membri dell'Isaf e della Nato hanno perso la vita in Afghanistan. Le vittime militari nel conflitto dal 2001 sono invece 1.312.

Bossi ora attacca l'Inno di Mameli Ciampi: "La Lega vuole la secessione"

"Amarezza" e una grande "tristezza" per le esternazioni di Bossi. E non potrebbe essere altrimenti perché Ciampi, nel suo settennato, non ha mai smesso di battersi per l'unità del Paese anche esaltando il ruolo di simboli "primari" come Tricolore e Inno. E' proprio per questo che oggi Bossi critica con rudezza l'ex capo dello Stato. L'ex presidente della Repubblica non vuole alimentare polemiche, ma la provocazione sull'Inno non la può ignorare.
Bossi dice che la gente non canta l'Inno di Mameli perché simbolo della "prepotenza" di Roma mentre conoscerebbe benissimo il "Và pensiero". Solite provocazioni estive o c'è qualcosa di più grave?

"Io e la Lega la pensiamo diversamente. Ma c'è libertà di parola e non voglio far polemica anche se è noto che su questi argomenti siamo molto lontani. Comunque, quando ero presidente e andavo in visita nelle provincie e nelle valli del Nord ho sempre visto la gente sventolare il tricolore. Ricordo le mie visite a Bolzano e a Bressanone, con schiere di sindaci con la fascia tricolore e le bandiere nazionali alle finestre".

Non pensa che le "sparate" della Lega siano solo un modo per alzare il prezzo con Berlusconi? Ad esempio sulle presidenze di Lombardia e Veneto?

"Come io la pensi su questi argomenti è ben noto. Il vero scopo della Lega è la secessione, ma credo che la maggioranza degli italiani e anche gran parte dell'attuale maggioranza di governo la secessione non la voglia. La Lega era contraria anche all'ingresso dell'Italia nella zona-euro. L'ingresso nell'euro fu un modo concreto per affermare l'Unità d'Italia".

A distanza di anni - dice il centrodestra - molti italiani si sono pentiti dell'euro. Almeno così sostiene il centrodestra. Hanno qualche ragione?

"Se non ci fosse stato l'euro, per l'Europa, e in particolare per l'Italia, sarebbero stati guai. E invece è stato un successo. Paesi come Francia, Olanda e Germania erano molto scettici sull'ingresso dell'Italia, pensavano che non ce l'avremmo mai fatta. Ora i leader di quei paesi mi considerano un loro amico. Di recente quando sono stati festeggiati i dieci anni dell'euro il presidente della Bce Trichet ha voluto che anch'io fossi presente a Francoforte. Ho svolto la relazione e sono stato premiato come artefice di questa grande battaglia per la moneta unica".

Che effetto le fa vedere rappresentanti del governo che cercano di dividere il Paese?

"Fa tristezza sentire certe frasi che mettono in cattiva luce l'Italia mentre ripenso a quanti sforzi abbiamo fatto per il Paese. Non voglio fare polemica perché tra me e la Lega c'è una enorme distanza, ma non posso nascondere il mio disagio. Anche perché sono manifestazioni che vengono da personaggi che rappresentano le istituzioni. Purtroppo c'è un decadimento dei valori fondamentali dell'individuo e delle istituzioni. Ma io sono convinto che alla fine i valori fondamentali del nostro paese riemergeranno. Ho fiducia nelle nuove generazioni. C'è un'élite solida di 20-40enni che è pronta a prendere la guida del paese e a dargli un nuovo impulso".

Però oggi - lo ha detto lei stesso - queste esternazioni arrivano da politici che sono alla guida del Paese e gli elettori continuano a premiarli.

"Certo, arrivano dal governo, che è stato votato dagli italiani. Non c'è dubbio che esercitano un diritto che viene loro dall'investitura popolare. Ma questo non mi impedisce di dire che c'è un sentimento diffuso di amarezza per questo modo di intendere la funzione di governo".

Nonostante la sua fiducia nella nuova generazione si avverte molto pessimismo nelle sue parole.

"Sarebbe meglio che mi imponessi di non parlare perché l'amarezza è troppo grande. Ma attenzione: ho quasi 89 anni, possiamo dire che faccio parte della categoria dei vegliardi, eppure mi sento di affermare che i valori fondamentali della nostra Nazione terranno. Sono convinto che le nuove generazioni sono una risorsa ricca di ottimismo e di fedeltà ai valori di base".

Benigni a Onna: urlate se le promesse non saranno mantenute


Con un applauditissimo spettacolo nell'auditorium della scuola della Guardia di finanza di Coppito, si e' appena chiusa la giornata di Roberto Benigni all'Aquila.
Accolto da piu' di mille persone, mentre altre ottocento lo seguivano su un maxischermo nella palestra adiacente, il premio Oscar e' entrato in sala da par suo, saltellando sulle poltrone della prima fila e lanciando fiori al pubblico: "Mi verrebbe voglia di saltarvi addosso - ha esordito -, di prendere il primo che capita e baciarlo sulla bocca. Anche le pietre di questa citta' bacerei". Poi l'immancabile battuta sul premier Berlusconi: "E' come l'Italia: giusto o no che sia, e' il mio Paese. Sbagliato o sbagliato che sia, e' il mio presidente. Ma non vi preoccupate, perche' manterra' le promesse: io e Bertolaso siamo andati a trovarlo, vestiti di nero e con poco trucco, come piace a lui, e glielo abbiamo raccomandato". Per chiudere, Benigni ha recitato il monologo di Ulisse dal canto XXVI dell'Inferno della Divina Commedia: "Spero di tornare quando la ricostruzione sara' avvenuta, per gioire con voi e andare tutti insieme a riveder le stelle", ha concluso l'attore, citando l'ultimo verso del Purgatorio di Dante, quello che prelude al Paradiso.
Ma quella di benigni è stata una lunga giornata con gli abitanti dell'Abruzzo colpiti dal terremoto, farcita di battute su Berlusconi e di inviti alla speranza.
"Ieri e' venuto Berlusconi, ma non mi hanno avvertito. Se venivo anch'io, c'era un altro terremoto, si verificavano delle scosse veramente... avremmo fatto Verdone, Berlusconi e Benigni: i tre piu' grandi comici italiani all'Aquila".
Era l'ora di pranzo quando Roberto Benigni è arrivato al campo tre di Paganica, sotto il tendone allestito dalla Protezione civile di Trento per accogliere una parte degli sfollati colpiti dal terremoto dello scorso 6 aprile in Abruzzo.
Appena arrivato, il premio Oscar si e' messo a scherzare con la gente: la prima battuta, un riferimento alla sua visita, il giorno dopo il ventesimo sopralluogo del premier e la visita dell'attore e regista Carlo Verdone.
Accolto con affetto dai terremotati, Benigni - che ha accettato l'invito del capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, e del capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali, Salvo Nastasi - ha pranzato nella tendopoli: prima, pero', e' sgusciato sotto i banchi delle cucine per provare a prendere in braccio la corpulenta cuoca Valeria e servire lui stesso alcuni pasti.
"Dovrei pagare io voi per la soddisfazione di essere qui", ha detto Benigni, giunto in tarda mattinata in Abruzzo con la sua auto privata.
Prima di fare tappa a Paganica ha fatto un breve giro nel centro storico dell'Aquila; poi a Onna, cittadina simbolo del sisma, e infine nella scuola della Guardia di finanza di Coppito.
"Controlleremo che le promesse vengano mantenute: se le cose non accadono, urlate e chiedete, non vi zittate mai": e' il messaggio di impegno e di speranza che Roberto Benigni ha portato nella tendopoli di Onna, che con i suoi 40 morti e' forse il paese simbolo del terremoto che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile. Accompagnato dal capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, e dal capo di Gabinetto del ministero dei Beni Culturali, Salvo Nastasi, Benigni ha visitato i resti del paese martoriato dal sisma, ma anche i cantieri delle nuove costruzioni e i primi prefabbricati gia' allestiti. Ad accoglierlo, con la moglie, Giustino Parisse, il vice caporedattore del Centro che nel terremoto ha perso due figli e il padre. Con Parisse, Benigni ha fatto una breve sosta davanti all"albero della memoria', il possente acero sotto il quale sono stati depositati i corpi delle quaranta vittime di Onna. Visibilmente provato, l'attore e' poi arrivato nella tendopoli, dove ha trovato la forza di scherzare: "Sono qui, con Nastasi e Bertolaso, che ci proteggono dalle calamita'. Ci devono proteggere anche dallo straripamento di Berlusconi. Bertolaso, proteggici! Berlusconi sta straripando, e' in piena". Poi piu' serio, rivolto ai terremotati, ha detto: "I comici devono far ridere, i politici devono fare i fatti. A loro i fatti e a noi le parole, ma talvolta una parola aiuta piu' di mille cose vere". E ancora: "Dante insegna che per andare in paradiso e' necessario passare dall'inferno. Voi avete vissuto l'inferno. Grazie per la gioia che mi avete dato e per la possibilita' di passare attraverso questa morsa di dolore. La scoperta piu' grande della vita e' capire che il dolore puo' essere trasformato in gioia: dobbiamo riuscire a portare il dolore sulle spalle con gioia".