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venerdì 21 agosto 2009

"Ha vinto Karzai". Ma Abdullah non ci sta: "Con me il 61%"

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Il presidente afghano uscente, Hamid Karzai, ha vinto le presidenziali di ieri al primo turno, secondo quanto afferma il responsabile della sua campagna elettorale, alla luce dei primi risultati dello scrutinio A poche ore dalla chiusura delle urne, tuttavia, arrivano le prime accuse di brogli da parte del principale avversario di Karzai, il candidato alle presidenziali Abdullah Abdullah.

Nardò: emergenza acqua per i migranti, ma il comune va in ferie!

Occorre denunciare l' inefficienza del Comune e la sua totale indifferenza e inadeguatezza per la gestione dell' amministrazione della cosa pubblica.
Da ieri, l' associazione Finis-Terrae ha chiuso i battenti perchè scaduto il contratto di lavoro.
La masseria Boncuri che ospita ancora una cinquantina di persone è rimasta totalmente senza acqua e il dormitorio è praticamente chiuso.
Noi del Movimento per la Sinistra di Nardò giunti sul posto per chiedere spiegazioni ai gestori del centro di accoglienza ci siamo ritrovati la porta sbattuta in faccia.
I " mercenari " della Finis-Terrae, così amano appellarsi i gestori del centro a detta del responsabile Giuseppe Arrivo, si sono dimostrati in tutta questa vicenda degli imprenditori senza scrupoli che lucrano sulla pelle degli schiavi.
Ci siamo recati presso la masseria per sapere come faranno adesso i migranti a lavarsi. visto che il loro soggiorno durerà ancora circa quindici giorni e dormitorio e acqua non sono disponibili.
Io, Angelo Cleopazzo, ho chiesto apertamente a Giuseppe Arrivo dove potranno adesso lavarsi i migranti che ancora stanziano nella masseria e quelli che stanziano nel campo vicino(una trentina di unità), e la risposta è stata la medesima:
" PORTALI A CASA TUA MOCCIOSO "! Poi sono andati via lasciandoci esterrefatti e adirati.
Come se non bastasse, questa mattina ci rechiamo al comune per informare di questa emergenza e per cercare una soluzione per questi poveri cristi che sono rimasti lì, nel limbo, in un inferno che li sfrutta e li lascia in balia di un destino amaro senza pane ma soprattutto senza acqua.
La sorpresa più bella è stata constatare che il comune è chiuso e che nessuno può parlare con chicchessia perché le istituzioni a Nardò sono vacanti, vanno in ferie, e il comune è aperto solo nei giorni di martedì e giovedì.
La domanda è: come fanno queste persone a lavarsi, come faranno per bere in questi giorni di caldo?
…ma chi ascolta dei mocciosi in questo fottuto paese di merda!

Angelo

“PRESTO OTRANTO PATRIMONIO CULTURALE DI PACE UNESCO"

L’annuncio arriva nel corso della settimana del libro da parte dei rappresentanti della Federazione nazionale: ora necessaria anche una raccolta firme, per sostenere il possibile imminente traguardo

Il borgo antico di Otranto e la Porta Alfonsina potrebbero a breve essere riconosciuti “sito della cultura della pace dell’Unesco”. L’annuncio di questa importante svolta è avvenuto nel corso della prima serata della “Settimana del Libro e della Cultura”, che si sta svolgendo in questi giorni nella città dei Martiri, per bocca del vicepresidente della Federazione nazionale, Antonio Ruggiero, e del presidente del Club Unesco Otranto, Enrico Risolo.Presenti alla serata che ha visto la presentazione del libro “I Leoni di Messapia II – Il cerchio di fuoco” del professor Fernando Sammarco, anche il consigliere regionale, Saverio Congedo, il vicepresidente della provincia di Lecce ed assessore alla cultura, Simona Manca, il consigliere provinciale, Francesco Bruni, l’assessore allo spettacolo del comune di Otranto, Salvatore Sindaco, e quello all’ambiente, Salvatore Miggiano.

A neanche un anno dalla creazione di un Club Unesco ad Otranto, dunque, è stata già inoltrata la richiesta ufficiale a Firenze e a Parigi per l’importante riconoscimento, che sottolineerà l’attenzione ai temi della pace e dei diritti umani che la perla del Salento ha manifestato in tutta la sua storia, attraverso le mura del centro storico, teatro di avvenimenti decisivi e radicali.

Nello specifico, oltre alla documentazione che è posta alla valutazione della Federazione nazionale e mondiale dell’Unesco, di cui il Club otrantino fa parte, nei prossimi giorni e nelle serate restanti della settimana del libro e della cultura, verrà promossa una raccolta di firme a sostegno dell’importante obiettivo, che potrebbe essere raggiunto a stretto giro.

Soddisfazione è stata espressa dai vertici della federazione dell’Unesco, che attraverso il vicepresidente nazionale, l’ingegnere Ruggiero ha sottolineato l’impegno straordinario profuso dal Club Unesco di Otranto, capace di contraddistinguersi per le numerose iniziative realizzate e promosse. E soddisfazione hanno espresso anche i rappresentanti regionali e provinciali, che hanno evidenziato il valore storico, strategico e culturale di un centro come Otranto, professando la massima disponibilità a collaborare per valorizzare al meglio il territorio.

Intanto la settimana del libro procede con la presentazione de “Lo strano caso di Federico II di Svevia – Un mito medievale nella cultura di massa” del giornalista, ex corrispondente de L’Unità e di Tv sorrisi e canzoni, Marco Brando. Il testo si è meritato una prefazione ed una postfazione di due dei principali storici medievalisti, Raffaele Licinio e Franco Cardini. Appuntamento alle ore 20.30 in Largo Porta Alfonsina

LOCKERBIE: SCOZIA, ATTENTATORE AL-MEGRAHI RILASCIATO

L'accoglienza "da eroe" tributata ieri al rientro in Libia ad Abdelbaset al-Megrahi, il libico condannato per la strage di Lockerbie e rilasciato ieri dalla giustizia scozzese perché malato terminale, è "profondamente avvilente": lo ha dichiarato il ministro degli esteri britannico, David MilibandDavid.
La Lega Araba ha invece salutato la scarcerazione di Abdelbaset Al Megrahi, l'agente condannato all'ergastolo per la strage di Lockerbie e rimesso in liberta' per ragioni umanitarie dalla Scozia. La positiva valutazione, ha riferito l'agenzia ufficiale egiziana Mena, e' giunta dal segretario aggiunto della organizzazione Ahmed Ben Hilli, che ha sottolineato come la scarcerazione sia avvenuta per gravi motivi di salute di Megrahi e al termine ''di lunghi sforzi diplomatici''. Ben Hilli ha a anche dichiarato di sperare che la liberazione ''apra una nuova pagina nella crisi di Lockerbie e che la Libia ottenga indennizzi per sofferenze patite negli anni a causa della crisi di Lockerbie''. Ma l'accoglienza ''da eroe'' tributata ieri al rientro in Libia ad Abdelbaset al-Megrahi e' stata definita ''profondamente avvilente'' dal ministro degli esteri britannico, David Miliband. L'uomo e' stato accolto infatti all'aeroporto di Tripoli da centinaia di giovani, che sventolavano bandiere libiche e scozzesi mentre gli ltoparlanti dello scalo diffondevano canti patriottici. Il presidente Usa Barack Obama, da parte sua, aveva ieri definito ''un errore'' la decisione scozzese. ''Siamo in contatto con il governo libico e vogliamo essere certi che (al-Megrahi) non sia accolto calorosamente, ma piuttosto sia confinato agli arresti domiciliari'' ha detto Obama. l'ex agente libico era stato condannato all'ergastolo per la morte di 270 persone nell'esplosione di un aereo PanAm il 21 dicembre 1988). Unico condannato per quella strage, l'uomo e' malato terminale di cancro.

Dietro le sbarre esplode la protesta

Sollicciano, Como, Genova, Arezzo, Perugia. Dopo ferragosto «battiture» e proteste in molti istituti. Il governo non fa nulla e pensa all'esercito

Esplode la tensione nelle carceri italiane dopo ferragosto. Ormai sono quasi 65mila i detenuti per una capienza regolamentare di 43mila posti. Dietro le sbarre fino al 31 luglio sono morte 118 persone, con 45 suicidi. Le proteste di questi ultimi giorni rischiano di assumere i profili della rivolta.
In diversi istituti la tensione è sfociata in episodi di forte contestazione, mentre sono almeno dieci i penitenziari sotto osservazione per il timore di nuove possibili proteste. A Como, 400 presenti con una capienza di circa 100 detenuti, la protesta è stata dura ed è durata tre giorni. E' cominciata con la battitura delle gavette sulle celle e i detenuti sono giunti a far esplodere le bombolette di gas utilizzate per cucinare. I corridoi di una sezione sono stati inondati di acqua e sapone. Tre sezioni su sei sono state coinvolte nella protesta che è terminata solo al termine di un incontro con la direzione. Nel carcere di Sollicciano, nel quale sono presenti circa mille reclusi a Firenze, i detenuti hanno dato fuoco a lenzuola, giornali, suppellettili e hanno dato vita ad una intensa battitura delle celle, al grido di «libertà». Per riportare la calma nella struttura è stato necessario anche l'intervento di supporto di polizia e carabinieri.
Anche ad Arezzo, 140 presenti per una capienza ufficiale di 65 posti, i detenuti hanno bruciato lenzuola e asciugamani e si sono registrati scoppi di bombolette di gas. Protesta dura, ma pacifica, che è terminata con un incontro tra detenuti e direzione. Si torna ad utilizzare per le carceri, forse con un eccesso di enfasi, la parola «rivolta» che sembrava ormai dimenticata. E invece, complici l'irrefrenabile aumento di detenuti dopo l'indulto e la fatiscenza delle carceri italiane, il clima torna ad essere teso.
Uno scenario prevedibile, visto che già a giugno scorso Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, annunciava «un'estate difficile», visto che il sovraffollamento è «un fenomeno che condurrà ad atti di estrema disperazione». Uno scenario che accomuna, insolitamente, Nord e Sud del paese. A Milano San Vittore, 1.372 presenze per una capienza di 712 posti, secondo i dati di Giorgio Bertazzini, il garante provinciale per i diritti dei detenuti, ci sono stati 200 casi di autolesionismo e un suicidio nei primi mesi del 2009. In celle da 10 metri quadri si trovano fino sei detenuti. A Udine invece, nelle celle da 30 metri quadri si arriva a 10 detenuti. Qui i presenti sono 216 contro una capienza di 105 posti. I detenuti hanno fatto lo sciopero della fame per tre giorni. Esplode anche il Dozza di Bologna, 1.150 persone su una capienza di 437 posti, quasi il triplo. Tanto che Desi Bruno, il garante bolognese, ha definito la struttura «vicina al collasso».
Un po' meno critiche le condizioni a Roma del carcere di Regina Coeli, dove ci sono "solo" 120 detenuti in più rispetto alla capienza di 760 posti. In Campania, su tutti, ovviamente, spicca il carcere di Poggioreale a Napoli, che con le sue 2.549 presenze e fino a 12 persone per cella, è insieme uno degli istituti più grandi e più sovraffollati d'Europa. Meno nota, ma non meno grave la condizione del carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove al sovraffollamento (940 presenti su 540 posti) si è aggiunta una carenza d'acqua che ha portato prima al razionamento e poi all'uso delle autobotti dei pompieri.
Situazione critica anche in Sicilia. Nel carcere di San Giuliano a Trapani, 500 presenti per una capienza di 280 posti, ad Agrigento 444 presenti su una capienza di 190 posti, all'Ucciardone di Palermo, (690 detenuti per una capienza di 419), problemi di approvvigionamento idrico e assenza di impianti di riscaldamento.
A fare la sintesi delle problematiche di ciascun istituto emerge un quadro deprimente. Molti penitenziari sono «strutturalmente» inadeguati ai nuovi standard penitenziari. In molti casi nelle celle non ci sono le docce, in altri il bagno non va oltre un lavandino e un water da dividere in troppi. Gli edifici di vecchia costruzione assorbono molte risorse ma non si prestano ad interventi di modifica strutturale. L'assistenza sanitaria è in molti casi pregiudicata dalla difficoltà delle Asl di assumere realmente la responsabilità della sanità penitenziaria decisa finalmente dal governo Prodi. In molte regioni meridionali, i deficit di bilancio e la lentezza del reale trasferimento di competenze e risorse determina tempi lunghi anche per effettuare esami medici non complessi come le lastre.
A ciò bisogna sommare la carenza di personale civile (educatori, psicologi, mediatori) e la lamentata carenza di organico da parte dei sindacati del corpo di polizia penitenziaria che conta circa 43mila agenti. Sono proprio i sindacati autonomi i critici più severi della gestione di Franco Ionta, il pubblico ministero chiamato dal governo Berlusconi a presiedere il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e a cui è affidato anche il ruolo di commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria. Il Sappe è arrivato ad accusarlo di «incapacità» e a chiederne apertamente le dimissioni.
Dal canto suo Ionta nei giorni scorsi non ha negato le evidenti difficoltà negli istituti di pena e ha dichiarato che «serve più personale», e «l'esercito potrebbe darci una consistente mano nella vigilanza all'esterno della carceri» e che «ciò rappresenterebbe un ragionevole ruolo sociale per i militari». Per Ionta, inoltre, è necessario realizzare il piano di edilizia penitenziaria «per il quale però servono risorse».
Il Piano straordinario, più volte annunciato dal ministro Alfano, sarà discusso dal consiglio dei ministri solo a settembre. Prevede la creazione di 17.891 nuovi posti entro il 2012 attraverso 48 nuovi padiglioni in carceri già esistenti, la ristrutturazione di due istituti e la realizzazione di 24 nuovi penitenziari. Il tutto a un costo di 1,5 miliardi di euro. Ma al momento sono disponibili solo 200 milioni. Per il resto si ipotizza il ricorso ai privati, con forme che al momento non sono note. Bisogna anche aggiungere che anche se il Piano fosse realizzato nel 2012, con questo andamento negli ingressi, si può comunque stimare un sovraffollamento di 15mila detenuti. In assenza di altre scelte politiche, quindi, ciò che è emergenza oggi sarà emergenza anche domani.

GRASSO: RAPPORTO MAFIA - POLITICA COME PESCI E ACQUA

"Il rapporto tra la politica e la mafia e' come quello fra i pesci e l'acqua". Lo ha dichiarato dal palco di Cortina InConTra Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia. "Basterebbe che la politica locale alzasse la testa e si liberasse dall'abbraccio della mafia. Certe volte sembra quasi che abbia voglia di mafia, invece di liberarsene. Finche' la politica restera' cosi' bassa, soddisfera' bisogni individuali e clientelari, non si liberera' mai".

Nardò; panchine, ombrelloni e rastrelliera Et voilà: la mia spiaggetta privata

Occupata abusivamente la scogliera di Torre Inserraglio: i deturpatori denunciati dalla guardia costiera

Una porzione di dorato arenile salentino sottratto al demanio e utilizzato per fini privati. Gli autori però sono stati individuati e denunciati dalla Guardia costiera di Gallipoli. Per ottenere la spiaggetta privata non hanno esitato a cementificareparte della scogliera di «Torre Inserraglio», a circa sette chilometri ad ovest di Nardò, posizionando anche quattro panchine in ferro, cinque ombrelloni e una rastrelliera per biciclette.

Hanno persino realizzato due scalinate per potere accedere più comodamente al mare. Però i deturpatori sono stati scoperti. L’area, che sorge in una zona sottoposta a vincolo di tutela paesaggistica e biologica, è stata poi parzialmente sequestrata, solo per renderla fruibile ai turisti.

Buttiglione lancia Adriana: «Ma la lite con Zaia è un errore»

Dice di stimare Nichi Vendola, ma quando si tratta di tracciare il profilo del candidato ideale per governare la Puglia, il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglion e, fa un solo nome, quello di Adriana Poli Bortone, ex sindaco di Lecce, ex An, ora alla guida del movimento «Io Sud»
Professor Buttiglione, nei giorni scorsi lei ha detto che “dalla Puglia in su” l’Udc è pronto ad allearsi con il Pdl a patto che Silvio Berlusconi si liberi dalla morsa della Lega di Bossi. Che cosa vuol dire? Come va letto quel “dalla Puglia in su”? La Puglia è compresa o esclusa da questo suo ragionamento? «Noi non faremo alleanze strategiche con nessuno. Valuteremo regione per regione e dopo aver fatto le nostre assemblee regionali. Non saliremo sul carro di nessuno. Il nostro carro invece è aperto per chi ci vuole salire. A condizioni oneste».

È la politica dei due forni. «E allora? Se dai due forni compriamo valori e buon governo, vada per i due forni».

Ma come si concilia tutto questo con l’obiettivo di tornare al governo? «Perché si vuol già parlare di governo? È prematuro. Però, certo, in qualunque momento Berlusconi voglia scaricare la Lega, noi una mano gliela diamo».

Anche se non sembra proprio questa l'intenzione del Cavaliere. O no? «Per il momento, il presidente del consiglio arriva solo all'idea di bilanciare la Lega. Noi invece preferiremmo scaricarla. Anche se sappiamo che in questa legislatura non ci sono i numeri e quindi continueremo a stare all'opposizione».

Lei vorrebbe scaricare la Lega. «Sì, perché è pericolosa per l'unità nazionale. Noi guardiamo con grande sgomento ai nostri amici ex di An che non dicono niente pur vedendo crescere l'odio contro il tricolore, l'odio contro l'unità nazionale, l'odio contro la lingua nazionale, il disprezzo per il Mezzogiorno, la proposta insultante di pagare di meno il lavoro meridionale. Noi stiamo vivendo un processo di nazionalizzazione dell'Italia, guidato da Bossi. E nessuno, tranne la Chiesa, dice nulla».

A dire il vero, qualcosa l'ha detta il presidente Napolitano. «E ha tutto il nostro appoggio e il nostro sostegno».

Torniamo alla Puglia dove si vota in primavera. Con chi vi schiererete? «Noi guardiamo la situazione con equanimità. Tutta la mia stima per Vendola. Che è stato amico di don Tonino Bello. Ma Vendola capirà per primo che lui impersona una formula politica diversa dalla nostra. Per noi inaccettabile. Né uno può cambiare formula. Un giorno è l'uomo della saldatura fra la sinistra moderata e la sinistra estrema e il giorno dopo è l'uomo della saldatura fra la sinistra e il centro. Non è possibile, non ci sono le condizioni».

Eppure in Puglia c'è chi è pronto a scommettere su un’alleanza ancora più larga. Michele Emiliano, ad esempio, sembrerebbe non disdegnare un'intesa che comprenda Vendola e persino Adriana Poli Bortone. «La Poli Bortone sarebbe un bel candidato».

Un bel candidato del centrosinistra? «Non lo so. Questo è un problema loro, Sarebbe anche un bel candidato del centrodestra. È una persona che sentiamo vicina alle nostre idee, alle nostre aspirazioni, ai nostri valori».

Lei dice che andrebbe bene anche come candidato del centrodestra. Ma come e soprattutto che cosa si può fare per riappacificare la Poli Bortone con il Pdl? «Non lo so. Non è un problema mio. Noi mica vogliamo riappacificare la Poli Bortone col centrodestra. Questo è un problema del centrodestra, semmai. Noi diciamo che la Poli Bortone ha una fisionomia di candidato che a noi piace. E gli altri non ce l’hanno. Se uno pensa di fare a meno del nostro apporto, non ha il problema di riappacificarsi con la Poli Bortone. Se uno invece pensa di aver bisogno del nostro apporto, un pensierino ce lo deve fare su questo. Ovviamente non basta scegliere il candidato che piace a me. Bisogna mettersi d'accordo sul programma e su tante altre cose. Però lo spirito è quello. Noi faremo la nostra assemblea. E sarà la gente di Puglia a decidere sul programma e sugli uomini. Io non avanzo la candidatura della Poli Bortone. Non fatemi il titolo su questo».

Professore, sarà inevitabile. «La Poli Bortone è una buona amministratrice. Non condivido le ultime cose che ha detto. Perché non bisogna replicare a Bossi, alle sciocchezze di Bossi, andando sul terreno dell'esagerazione».

Si riferisce al suo appello a non comprare i prodotti del Nord? «Siamo italiani. E non ha senso... Però ha governato benissimo Lecce. È una che... E poi: a qualcuno non va bene la Poli Bortone? Parliamone. Si facciano altri nomi. Si sappia però che quell’identikit a noi va bene. Vendola è un identikit che a noi non va bene. Un uomo identificato con l'attuale Pdl in Puglia non va bene».

E chi allora? «Ci vuole un uomo o una donna che noi possiamo sentire garante del nostro programma. Noi vorremmo qualcuno che ci garantisse che si faccia pulizia nella mala amministrazione della sanità in Puglia; che si ripristini la differenza fra indirizzo politico e gestione amministrativa; che ci dia garanzie che l'amministrazione recupera la sua autonomia rispetto all'invadenza della politica e che quindi l'indirizzo politico venga applicato con criteri di sana e corretta gestione».

Ma questo che cosa significa? Non si può certo dire che la malasanità in Puglia sia inziata con la giunta Vendola. Il suo partito, ad esempio, era nella giunta Fitto, la cui attività in campo sanitario è tuttora sotto osservazione da parte della magistratura. O no? «Non c'è dubbio. Noi siamo di quelli che sanno battere il proprio petto. Però mi sembra che quella gente lì se ne sia andata dal partito. O sbaglio? Comunque, mi faccia fare un’ultima considerazione».

Dica. Dica pure. «Berlusconi ci ha cacciati e si è messo nelle mani di Bossi e ora ha capito di aver commesso un grave errore. Ma venirne fuori non è facile. Ha tentato con il partito del Sud, ma poi si è reso conto che è un rimedio peggiore del male. E però adesso deve farsi venire in mente qualche idea per riprendere il rapporto con noi, se lo vuol riprendere. D'altro canto, noi guardiamo con attenzione anche al congresso del Pd. Il nostro problema è l'Italia. E faremo alleanze strategiche con chi accetterà con noi un progetto nazionale. Un progetto in cui il Sud sia protagonista. Senza questa follia del partito del Sud e del Nord, che litigano fra di loro per la distribuzione delle risorse. Quella è l'anticamera della rottura dell'unità nazionale».

Morti in 73 e nessun soccorso

Il racconto dei disperati: "Solo qualche pescatore ci ha dato un po' di acqua e di cibo".

Lampedusa, 20-08-2009

Quando sono sbarcati sul molo del porto di Lampedusa sembravano fantasmi, come ha raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi minorenni, con il corpo ridotto a uno scheletro e gli occhi persi nel vuoto, che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in 78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri" L'ultima tragedia
Una nuova tragedia dell'immigrazione il cui bilancio difficilmente potra' essere verificato. Il racconto dei superstiti viene ritenuto attendibile dalle organizzazioni umanitarie mentre il Viminale esprime dubbi e perplessita', tanto che il ministro Roberto Maroni ha chiesto al prefetto di Agrigento una relazione sulla vicenda. Le autorita' maltesi in serata hanno comunque comunicato di aver avvistato negli ultimi giorni sette cadaveri in mare, in acque libiche, che potrebbero appartenere al gruppo di migranti che erano sul gommone con gli eritrei soccorsi oggi. Gli immigrati sono stati soccorsi questa mattina da una motovedetta della Guardia di Finanza: erano su un gommone alla deriva, dopo essere rimasti per diversi giorni senza carburante e senza viveri.

Il racconto
"Durante la traversata - ha raccontato Habeton, 17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo". L'imbarcazione e' stata intercettata al confine con le acque territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorita' maltesi a quelle italiane impegnate nell'operazione Frontex. Un allarme scattato solo all'alba di oggi, quando l'imbarcazione era ormai al limite delle acque di competenza del nostro Paese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso in mare. Una circostanza che rischia di fare esplodere un nuovo caso diplomatico tra Malta e l'Italia.

La reazione delle organizzazioni umanitarie
L'ennesima strage nel Canale di Sicilia suscita anche la dura reazione di numerose organizzazioni umanitarie, da Save The children all'Alto commissariato Onu per i rifugiati. "E' allarmante - osserva Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr - che per oltre 20 giorni queste persone abbiamo vagato nel Mediterraneo senza che nessuna imbarcazione le abbia soccorse. Come se fosse passato il messaggio che ci arriva via mare sia una sorta di 'vuoto a perdere"'. Boldrini ricorda che gli eritrei che arrivano in Italia via mare "sono richiedenti asilo, persone in pericolo che cercano protezione a e a cui l'Italia riconosce questo bisogno e questo diritto". Un riferimento, sia pure indiretto, alla politica dei respingimenti adottata dal governo italiano dopo l'accordo bilaterale con la Libia. Ancora piu' esplicito e' Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati: "Dopo il primo respingimento dello scorso maggio, il numero di sbarchi e' drasticamente diminuito, ma l'Italia ha detto a meta' luglio alla Commissione europea che non avrebbe piu' fatto respingimenti e cio' non e' vero perche' ci risulta che nella prima parte di agosto ne siano stati fatti altri. Ce l'hanno comunicato i migranti stessi respinti in Libia, dove siamo presenti in un centro per immigrati".

La polemica politica
La polemica si ripercuote inevitabilmente anche tra le forze politiche: se il ministro Roberto Calderoli difende la "linea dura" sottolineando che grazie ai respingimenti gli arrivi di clandestini "sono fortemente diminuiti", il segretario del Pd Dario Franceschini dice di "provare orrore" di fronte al racconto dei cinque superstiti, e invita il governo "a chiarire in Parlamento quello che e' successo". A Lampedusa, intanto, dopo i cinque eritrei soccorsi in mattinata, nel pomeriggio sono approdati altri due barconi. Uno dei quali e' colato a picco mentre veniva trainato in porto. Una conferma che si tratta di vecchie "carrette", anche se il rischio di naufragare non ferma le traversate della speranza con il loro corollario di morti.