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domenica 6 settembre 2009

Giorgio Gaber - Sogno in due tempi



Sogno in due tempi
di Gaber - Luporini


Non si capisce perché quasi sempre i sogni, proprio nel momento in cui, come specchi fedeli dell'anima, stanno per svelare al soggetto i suoi intendimenti nascosti, si interrompono.
Ero lì, in una specie di zattera... un naufragio, chi lo sa... Insomma, sono lì su un relitto di un metro per un metro e mezzo circa, e, stranamente tranquillo in mezzo all'oceano, galleggio.
Cosa vorrà dire... Va be', vedremo poi. A dir la verità avevo già sognato di essere su una zattera con una dozzina di donne stupende... nude. Ma lì il significato mi sembra chiaro.
Ora sono qui da solo, ho il mio giusto spazio vitale, mi sono organizzato bene, il pesce non manca, ho una discreta riserva d'acqua, i servizi… è come avreli in camera... ho anche un robusto bastone che mi serve da remo.
Non è un sogno angoscioso, ma cosa vorrà dire? Fuga, ritiro, solitudine, probabilmente desiderio di sfuggire la vita esterna che ci preme da ogni parte. Si diventa filosofi, nei sogni.
Oddio, oddio cosa vedo? Fine della filosofia. No, non può essere una testa. Forse una boa. Non so per cosa fare il tifo. La boa fa meno compagnia, ma è più rassicurante.
No, no... si muove, si muove. Mi sembra di vedere gli spruzzi. Non è possibile che sia un pesce. È qualcosa che annaspa, sprofonda, riappare, lotta disperatamente con le onde.
(con enfasi decrescente) È un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo!
E ora che faccio. La zattera è un monoposto, ne sono sicuro. Per il pesce non ci sarebbe problema, ma la zattera in due non credo che tenga.
(al naufrago) "Non tiene!"
Macché, non mi sente. Sarà a cento metri. Che faccio? Ma come 'che faccio'... Sono sempre stato per la fratellanza, per l'accoglienza, l'ospitalità. Ho lottato tutta la vita per questi principi. Sì, ma non mi ero mai trovato... Ma quali principi? Questa è la fine. Qui in due non la scampiamo. E lui avanza verso di me, fende le onde. Sarà a settanta metri, cinquanta, trenta... Madonna, come fende!
Quasi quasi gli preparo un dentice. E se non gli piace il pesce? Se gli piace solo la carne?... umana. E no, calma, io devo pensare a me, alla mia sopravvivenza: mors tua vita mea. Oddio... non dovrò mica ucciderlo?
Ma che dico, sto delirando! Lo devo salvare. Poi in qualche modo ci arrangeremo, fraternamente, ci sentiremo vicini. Per forza, non c'è spazio... stretti, uniti, corpo a corpo...
Guarda come nuota... è una bestia! Ma io lo denuncio! Ormai sarà dieci metri. Mi fa dei gesti, mi saluta... mi sorride, lo schifoso. Ma no, poveretto, cosa dico, per lui sono la salvezza, la vita, eh!
Che faccio? Che faccio? Potrei prendere il bastone, potrei allungarglielo per aiutarlo a salire... Potrei darglielo con violenza sulla testa. Siamo al gran finale del dramma. Il dubbio mi divora. L'interrogativo morale mi corrode. Devo decidere. L'uomo è a cinque metri, quattro, tre... prendo il bastone e...
E a questo punto mi sono svegliato. Maledizione! Non saprò mai se nel mio intimo prevale il senso umanitario dell'accoglienza o la grande paura della minaccia. Devo saperlo, devo saperlo, non posso restare in questo dubbio morale, devo sapere come finisce questo sogno!
Cerco di riaddormentarmi, mi concentro... voglio dire, mi abbandono. Qualche volta funziona.
Ecco, ecco... sì, ce l’ho fatta: l'acqua, l'oceano, le onde... giusto. Un uomo su una zattera... giusto. Un altro che nuota, arranca, annaspa disperato, sento il cuore che mi scoppia. Oddio... che succede? Sono io... sono io quello che nuota. No, io ero quell'altro, eh! Non è giusto, non è giusto! A me piaceva di più stare sulla zattera. Ma quale dubbio morale... Ho le idee chiarissime. Sono per l'accoglienza!
Un ultimo sforzo, la zattera è a cinque metri, quattro, tre... Alzo la testa verso il mio salvatore... Eccomi!
PUMMM! Dio, che botta!
A questo punto mi sono svegliato di nuovo. Mi basta così. Non voglio sapere altro. Spero solo che non sia un sogno ricorrente.
*Però una cosa l'ho capita. No, non che se uno chiede aiuto gli arriva una legnata sui denti, questo lo sapevo già. Ho capito quanto sia pieno di insidie il termine 'aiutare'. C'è così tanta falsa coscienza, se non addirittura esibizione nel volere atutti i costi aiutare gli altri che se, per caso, mi capitasse di fare del bene a qualcuno, mi sentirei più pulito se potessi dire: non l'ho fatto apposta. Forse solo così tra la parola 'aiutare' e la parola 'vivere' non ci sarebbe più nessuna differenza.*


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Nota:
* Il testo della stagione 1995-'96 è leggermente diverso da quello qui riportato; il finale, compreso tra gli asterischi, non è presente nella versione inserita nella stagione teatrale 1994-'95.


Brevi dalla frontiera

Notizie sfuggite alla «grande» stampa, nelle «brevi dalla frontiera» di Fortress Europe. Come questa: ad Arcevia, nelle Marche, una donna di 83 anni e il figlio di 61 sono stati denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina perché ospitavano due badanti senza permesso di soggiorno in una casa che è stata messa sotto sequestro

OSPITANO BADANTI IRREGOLARI, SEQUESTRATO IMMOBILE
ARCEVIA [ANCONA], 30 LUG – I carabinieri di Arcevia hanno sequestrato nella frazione di Piticchio un immobile, del valore di 500 mila euro, dove una donna di 83 anni e il figlio di 61, E.N. e A.F., ospitavano due donne albanesi prive di permesso di soggiorno.
I due sono stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per aver assunto alle proprie dipendenze come badanti le due straniere irregolari. L’immobile, che ha una superficie di circa 250 metri quadrati, con circa 1.500 mq di giardino annesso, nel caso si dovesse giungere a una condanna di madre e figlio sarà oggetto di confisca e, nel caso sia disposta la vendita, il ricavato potrebbe essere destinato al potenziamento delle attività di prevenzione e repressione dei reati in tema di immigrazione clandestina. [ANSA]

FERMATI 4 IRACHENI LUNGO A 14
VASTO [CHIETI], 29 LUG – Quattro iracheni sono stati fermati dalla Polizia autostradale di Vasto sud [Chieti] mentre camminavano a piedi lungo la corsia nord dell’Autostrada A14. I quattro, che secondo gli inquirenti erano appena scesi da qualche tir in transito verso il nord Italia, sono stati trasferiti nella Questura di Foggia per le formalità di rito relative al rimpatrio. [ANSA]

SBARCO A LAMPEDUSA, MIGRANTI A PORTO EMPEDOCLE
PALERMO, 29 LUG – Un’imbarcazione con a bordo 25 migranti è stata intercettata a poche miglia da Lampedusa da una motovedetta dei carabinieri. Gli immigrati sono ancora a bordo dell’unità, in attesa di essere trasferiti a Porto Empedocle. Nei loro confronti non potrà infatti scattare il respingimento, così come avvenuto oggi con altri 14 immigrati che stanno per essere riportati in Libia, perchè in questo caso l’operazione di soccorso è avvenuto all’interno delle acque territoriali. [ANSAmed]

SCATTA RESPINGIMENTO IN LIBIA PER 14 MIGRANTI
LAMPEDUSA [AGRIGENTO], 29 LUG – Un nuovo respingimento di immigrati è stato deciso dalle autorità italiane. Sta facendo infatti rotta verso la Libia la motovedetta della guardia di finanza che ha preso a bordo i 14 immigrati, fra cui due donne e un ragazzo, soccorsi a circa 35 miglia a sud di Lampedusa dal motopesca Florio. Secondo quanto ha reso noto la centrale operativa del comando aeronavale della Guardia di Finanza di Palermo, saranno affidati a un’unità militare libica già partita da Tripoli. Si tratta di una delle motovedette italiane consegnate alle autorità libiche nell’ambito dell’accordo siglato con il nostro governo. Il trasbordo dovrebbe avvenire a circa 70 miglia a Sud di Lampedusa. Le operazioni di soccorso degli immigrati, alla deriva nel Canale di Sicilia dopo essere rimasti senza carburante, sono state coordinate dalle autorità maltesi visto che il gommone si trovava in acque di competenza Sar della Valletta. [ANSA]

ARRESTI NEL TERAMANO; 10 MILA EURO PER UN VISTO
TERAMO, 29 LUG – Sono 14 le persone finora rintracciate e arrestate nell’ambito dell’Operazione «Money for Visa» della squadra mobile della questura di Teramo e coordinata dalla Procura di Teramo, che ha smantellato una organizzazione che trafficava in visti per lavoro stagionale, riscuotendo da 6 a 10.000 euro per ciascuno di essi da cittadini non comunitari, soprattutto pachistani e bengalesi. Tra gli arrestati figurano i faccendieri di varie nazionalità, deputati al reclutamento di extracomunitari bisognosi dei visti per l’ingresso in Italia, un consulente del lavoro del Teramano che organizzava le pratiche a 5 imprenditori compiacenti che fingevano le assunzioni degli immigrati ai fini del rilascio dei permessi di soggiorno. L’indagine era stata avviata lo scorso mese di ottobre, con la denuncia di un cittadino tunisino che dopo aver sborsato 10.000 euro per «comprare» un visto di ingresso in Italia, una volta nel nostro paese era stato messo alla porta dall’azienda in cui gli era stato detto che avrebbe trovato lavoro. Si è rivolto alla polizia, a differenza di tanti altri che, senza un permesso di soggiorno valido, si sono dati alla strada o in altri casi trasferiti in altri paesi dell’area Schengen. La squadra mobile teramana è così riuscita a individuare almeno un centinaio di richieste di visto presentate nei centri unici di prenotazione delle prefetture di Teramo, Ancona, Macerata, Chieti o delle province di Ascoli Piceno e Pesaro – molte delle quali respinte all’origine – che facevano registrare le stesse modalità di raggiro. [ANSA].

MARONI, A FINE ANNO DECISIONE CENTRI LAMPEDUSA
ROMA, 29 LUG – «A fine anno prenderemo una decisione sui Centri per immigrati di Lampedusa. Le cose stanno andando benissimo sul fronte sbarchi, l’accordo con la Libia funziona bene e se le cose continuano ad andare così per tutta l’estate potremmo pensare ad una diversa destinazione delle strutture». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, conversando con i cronisti alla Camera. [ANSA].

DA GIUGNO 187 STRANIERI RIMPATRIATI DA POLIZIA
ROMA, 29 LUG – Centottantasette stranieri sono stati rimpatriati dal primo giugno scorso ad oggi dalla questura di Roma nel loro paese. Lo ha reso noto la questura spiegando che i servizi di controllo del territorio disposti dal questore Giuseppe Caruso nella capitale e nella provincia nell’ambito del «Patto Roma sicura», nello stesso periodo, hanno portato all’identificazione di 2.125 stranieri [1.371 extracomunitari e 754 comunitari] dei quali 793 donne e 1.332 uomini. In seguito ai controlli contro la prostituzione sono stati portati per accertamenti nell’ufficio immigrazione 35 donne extracomunitarie e 444 comunitarie, trovate a prostituirsi per strada. In base agli accertamenti dalla polizia sono stati emessi 621 provvedimenti di espulsione [in maggior parte nei confronti di bengalesi, nigeriani, marocchini, egiziani] e arrestati 101 stranieri che non avevano rispettato l’ordine di rimpatrio emesso dal questore. Portati nel loro paese d’origine con personale di scorta, 187 stranieri, per la maggior parte romeni, nigeriani, algerini e marocchini. Inoltre, a 100 romene fermate per prostituzione sono stati notificati decreti di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza con intimazione a lasciare l’Italia entro 30 giorni e ad oggi ne sono state rimpatriate 16. Sempre in questo periodo 123 stranieri sono stati trattenuti nel Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria. [ANSA].

TRATTA:MAMAN E PROSTITUZIONE COATTA,VOCI DELLE MIGRANTI
ROMA, 28 LUG – Prostitute coatte per giungere in Italia. È il drammatico destino di molte migranti africane, che dirette a Lampedusa, diventano ostaggio di «maman» [donne che fanno reclutamento delle giovani] e «brother» [il primo adescatore] che le sfruttano e le violentano durante il viaggio che è «della speranza» ma che si trasforma in un incubo. Tripoli e dintorni i luoghi dove sono attive queste ‘case chiusè. Emerge da un dossier di testimonianze di donne migranti, per lo più nigeriane, ospitate nel Cie di Ponte Galeria, a Roma, messo a punto, e presentato oggi, da Be Free, una cooperativa sociale che lavora nel contrasto alla tratta e che gestisce nel Cie romano uno sportello di consulenza ed assistenza. Un documento che segnala «il rischio concreto di sfruttamento della prostituzione anche nel nostro paese». Centoundici le donne intervistate fra l’agosto 2008 e il marzo 2009 da Be Free. «…In questa casa – racconta una giovane – eravamo più di 30 ragazze nigeriane. Sono stata là per circa quattro mesi, dovevo andare a letto con una media di 5 uomini al giorno». Un’altra dice: «lui mi ha condotta in una casa chiusa dove c’erano molte altre nigeriane, costrette alla prostituzione. La casa era gestita da un uomo marocchino in collaborazione con un gruppo di uomini e donne nigeriane. Ogni mese noi dovevamo dargli 50 euro per stare là ed inoltre per ogni cliente con cui dovevamo andare lui prendeva sempre dei soldi. Sono rimasta lì un anno. Dopo sono riuscita a saldare il mio debito e ad imbarcarmi per la Spagna pagando 900 dollari». Tariffe fisse per le prestazioni coatte: «un dinar e mezzo con il preservativo, due dinar senza preservativo. I soldi – fa sapere un’altra migrante – venivano presi da noi che poi li dovevamo dare per intero ad H. Era sempre lui che ci portava i clienti e cosa dovessimo fare con lui. Noi non potevamo rifiutarci di avere rapporti non protetti, se lo facevamo venivamo prese a calci e picchiate violentemente con catene ed oggetti vari». Le migranti parlano di un viaggio verso l’Italia, lungo anche di anni e con numerose le tappe, «illegale dopo una permanenza in Libia, dalle cui coste dopo vengono poi imbarcate verso Lampedusa». Una donna su quattro ha raccontato storie di sfruttamento sessuale, molte di sfruttamento lavorativo; il 25% delle nigeriane che hanno subito abusi sessuali sono state prostituite in Libia, tutte le altre in Italia. Per indurre le donne a prostituirsi di solito viene addotto il risarcimento del debito di viaggio. Nelle ‘case chiusè, gli aguzzini «agiscono con violenze fisiche, psicologiche, sequestri e torture. Le ragazze non possono rifiutarsi di avere rapporti con i clienti né di consegnare i soldi agli sfruttatori; né possono proteggersi con i contraccettivi. All’opera sono trafficanti libici, epicentro della organizzazione criminale transazionale». Con il dossier – dice Oria Gargano, presidente di Be Free – «vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica verso il dramma vissuto da molte migranti e del problema libico. Ecco perché nei respingimenti degli ultimi tempi non c’è niente di umano, è un reato gravissimo». Gargano chiede anche che la protezione prevista dall’articolo 18 del testo unico sull’immigrazione sia considerato un crimine transazionale». [ANSA]

SPAGNA, SOLO 4.000 RIMPATRIATI CON PIANO GOVERNO
MADRID, 28 LUG – Sono stati solo 3.977 gli immigrati in situazione regolare in Spagna che hanno deciso di ritornare nella loro patria avvalendosi del Piano di ritorno per disoccupazione lanciato lo scorso novembre dal governo socialista: lo riferisce il quotidiano La Vanguardia. La cifra, che annovera i ritorni volontari fino all’inizio di giugno, è ben inferiore alle 100 mila adesioni previste dal governo. Il piano è mirato a far rientrare in patria gli immigrati in situazione regolare che hanno perso il lavoro in Spagna. Lo stato offre il pagamento degli assegni di disoccupazioni in due sole volte: circa metà prima della partenza e metà all’arrivo. In cambio chiede agli immigrati di rinunciare ai permessi di lavoro e soggiorno e di impegnarsi a non farne richiesta per almeno tre anni. La grande maggioranza degli immigrati che si avvalgono del piano è di origine latinoamericana. [ANSA]

GRECIA, HRW DENUNCIA ARRESTI E ESPULSIONI
ROMA, 28 LUG – Human Rights Watch, l’organizzazione che difende i diritti dell’uomo, lancia accuse contro la Grecia, rea a suo giudizio di arrestare o espellere un gran numero di immigrati e di persone che fanno richiesta di asilo politico. In un comunicato diffuso alla stampa, Hrw afferma di avere ricevuto segnalazioni «da fonti credibili» circa il trasferimento di un gruppo di immigrati dall’isola di Chios in una zona alla frontiera con la Turchia, da dove sono stati costretti ad attraversare il confine. Ci sarebbero stati altri casi analoghi e quando gli attivisti sono riusciti a bloccare i trasferimenti gli immigrati sono stati arrestati. «Temiamo – ha detto Bill Frelick, direttore di Hrw per i rifugiati – che si impedisca agli immigrati di chiedere asilo politico, che i bambini che arrivano soli non ricevano protezione, che gli immigrati siano tenuti in inaccettabili condizioni di detenzione e anche che siano espulsi in Turchia», Hrw denuncia altri episodi considerati inaccettabili avvenuti nel mese di luglio. Si fa menzione in particolare di quando ad Atene centinaia di immigrati sono stati rinchiusi in un tribunale abbandonato e chi cercava di andarsene veniva messo in carcere. [ANSA].

IMMIGRAZIONE: BARCONE CON 200 HAITIANI NAUFRAGA AI CARAIBI
ROMA, 28 LUG – Un barcone sul quale si stima vi fossero almeno 200 migranti provenienti da Haiti si è rovesciato nel Mare dei Caraibi al largo delle isole di Turks e Caicos. Lo rende noto la guardia costiera statunitense citata dal sito della Bbc. Finora sono stati salvati 70 dei naufraghi, aggrappati alla barriera corallina, mentre sono stati recuperati in mare quattro cadaveri. Ma si teme che il bilancio sarà molto più elevato. Barconi pieni di haitiani attraversano spesso i Caraibi e diretti per lo più alle Bahamas o alla Florida. [ANSA]

AL PORTO DI BARI SCOPERTI 5 AFGHANI NASCOSTI IN UN TIR
Cinque afghani sono stati scoperti al porto di Bari da militari della Guardia di Finanza, in collaborazione con agenti della polizia di frontiera e funzionari dell’Agenzia delle Dogane. Viaggiavano a bordo di un camion cipriota guidato da un cittadino rumeno, sbarcato dalla motonave «Ionian King», proveniente dalla Grecia. Erano nascosti in un doppiofondo ricavato nel serbatoio dell’automezzo con accesso attraverso una botola creata sul pianale di carico. Gli extracomuntari, tutti di origine afghana, tra i quali tre minorenni, erano sprovvisti dei documenti idonei per l’ingresso nel territorio nazionale. I cinque, in considerazione delle condizioni di salute precarie, dovute alla lunga permanenza in un vano angusto e alla temperatura elevata, sono stati accompagnati all’Ospedale per le cure del caso. Gli immigrati sono stati affidati alla Polizia per l’identificazione. L’autista del camion, un cittadino rumeno di 40 anni, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tir è stato sequestrato.

SBARCO IN CALABRIA, ARRIVANO IN 24
AFRICO [REGGIO CALABRIA], 27 LUG – Ventiquattro immigrati di etnia curda, tra i quali quattro donne e due bambini, sono giunti stamani sulle coste calabresi a bordo di un motopeschereccio che si è arenato nelle vicinanze di Bianco, nella Locride. I 24 immigrati stanno tutti bene ed hanno detto di provenire da Iraq ed Iran. Il battello su cui sono giunti in Calabria, denominato «Istambul», batte bandiera greca. Sul luogo dello sbarco sono intervenuti carabinieri, polizia e guardia di finanza che hanno soccorso i migranti che saranno trasferiti in giornata nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, nel crotonese. [ANSA].

ARRESTATI ROMENI IN PORTO BRINDISI
BRINDISI, 27 LUG – Avevano nascosto nel vano posteriore modificato della loro Volkswagen passat station vagon, due cittadini afghani, uno dei quali minorenne. Lo hanno scoperto agenti di polizia di frontiera nel porto di Brindisi che hanno arrestato due cittadini romeni, entrambi di 42 anni. I due erano sbarcati dalla nave ‘Ionan Sky’ proveniente da Igoumenitsa a bordo dell’auto, con targa svizzera, il cui vano posteriore era stato adattato per consentire di nascondere persone. Al momento del controllo dell’auto gli agenti hanno notato movimenti sotto alcune masserizie poste per celare il vano ricavato dove è la ruota di scorta ed hanno scoperto i due afghani, che erano quasi in stato di asfissia. [ANSA].

MINI SBARCO A LAMPEDUSA, BLOCCATI DUE TUNISINI
LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 26 LUG – Due tunisini sbarcati a Lampedusa sono stati bloccati dalle forze dell’ordine mentre vagavano per le strade del paese. I due hanno detto di essere giunti con una piccola barca in vetroresina, che però non è stata trovata. Secondo gli investigatori, invece, sarebbero stati lasciati sull’isola da un peschereccio che si è poi allontanato. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza, in contrada Imbriacola, dove in questo momento sono gli unici ospiti; da diverse settimane, infatti, non si registrano sbarchi a Lampedusa. [ANSA].

fonte-Fortress Europe
da Carta

"La passione ultras non si tessera!" No alla tessera del tifoso


Questa tessera è un reale e incombente pericolo. E' necessario batterci per i nostri diritti e la nostra libertà". Più di 100 tifoserie quest'oggi convergeranno, da tutt'Italia, in direzione dello Spazio Roma di Tor di Quinto (vicino lo stadio Olimpico), per l'annunciato raduno ultras contro la tessera del tifoso. Una battaglia comune, degli ultras, contro il provvedimento voluto dall'ex ministro dell'interno Giuliano Amato (subito dopo la morte a Catania del commissario Raciti) e realizzato adesso dal suo successore, Roberto Maroni. La tessera dovrebbe prendere servizio dal prossimo anno, per ora restano tutte le altre misure restrittive che hanno battuto il terreno per quest'ennesimo strumento di controllo e gestione nei confronti delle curve, laboratorio ad uso e consumo degli architetti della repressione, uno dei pochi ambiti sociali e genuini sopravvissuti al deserto e alla frammentazione pauperizzante che domina il resto della società capitalistica.

La lotta contro, come viene scritto nel manifesto che indice il raduno ultras, "questa tessera del tifoso" è stata abbozzata, da un fronte che si sta sempre più allargando, nel maggio scorso, con una prima riunione a Sesto San Giovanni. A giugno 74 gruppi si sono ritrovati a Latina per cominciare a mettere in piedi una prima campagna, nel giro di un paio di settimane il dissenso contro la tessera è stata manifestata nelle città con murales striscioni e dibattiti. Con l'inizio del campionato la questione è tornata attuale, critiche sono state mosse anche da parte di presidenti (Maurizio Zamparini) e allenatori (Marcello Lippi).

Tessera del tifoso presentata come strumento di contrasto degli episodi di violenza (...) da parte dei club, la cui natura di schedatura liberticida (altro passaggio securitario, schedatura progressiva; esempio: biglietto nominativo) prende forma anche nella misura con la quale viene gestita: a discrezione delle questure! Espressione della paranoia securitaria ne è l'articolo 9 della legge 401/89: la card sarà vietata per qualsiasi persona che sia stata sottoposta a Daspo o condannata, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive.


"No alla tessera di Maroni, la passione ultras non si tessera!"

da Infoaut

Ancora su Saviano: ah come lo odio!

Due agenzie su Roberto Saviano: che goduria! Ricordate l’ultima sparata sull’Eta che secondo il neo-eletto “genio” d’Italia sono un gruppo di mafiosi che si finanzia con la cocaina? Bhé, l’ETA non s’è certo sprecata a rispondere, ma l’ha fatto addirittura il governo spagnolo, nella figura del ministro dell’interno. Eheheh.
La seconda è ancora più bella: una proposta di candidatura che io approvo!

1- Il ministro dell’Interno spagnolo, Alfredo Rubalcaba, ha detto che non vi e’ ‘nessuna prova’ di un collegamento dell’Eta con il traffico di droga, di cui aveva parlato a Santander lo scrittore napoletano Roberto Saviano.

In un intervento all’universita’ Menendez Pelayo, Saviano aveva affermato, secondo El Pais, che l’Eta ‘traffica con la cocaina’ per finanziarsi in coordinamento con le Farc colombiane e ottiene in cambio ‘appoggi e armi dalla Camorra’. Rubalcaba oggi ha detto ai cronisti che ‘non abbiamo alcuna prova che l’Eta sia implicata nel traffico di cocaina’. Secondo El Pais Saviano ha inoltre affermato ieri che la ‘Spagna e’ infettata dalla Mafia’, sostenendo che ‘molti mafiosi russi e italiani’ vivono ‘in tutta tranquillita” nel paese iberico.

2-“Propongo a Roberto Saviano di candidarsi alle prossime regionali della Campania. L’ho contattato per un incontro, mi piacerebbe che tutte le forze politiche che dicono di combattere la Camorra, lo incentivassero e lo sostenessero per convincerlo a scendere in politica in una forza trasversale”. Lo afferma il Segretario di Forza Nuova Roberto Fiore. “L’Italia intera ha bisogno di uomini come lui, candidati indubitabilmente onesti e coraggiosi. Una sua eventuale candidatura sarebbe rappresentativa del popolo che cerca rappresentanti della cui integrita’ morale si puo’ essere certi, altrimenti rischiamo di vedere come prossimo presidente della Regione un politico notoriamente colluso con la malavita”, afferma il Segretario di Forza Nuova Roberto Fiore.

Se non avesse voglia di accettare gli ripropongo il link con l’invito di Peres: http://baruda.net/2009/02/26/grande-peres/

da Indymedia

Un grido da Ganfuda: "Venite a vedere come ci fanno morire"

BENGASI – “La comunità internazionale deve sapere. Siamo pronti a morire. Da ieri abbiamo iniziato uno sciopero della fame. Abbiamo paura. Questi ci ammazzano. Meglio tornare. Meglio tornare nel nostro paese, fanculo la guerra, in Somalia almeno eravamo liberi. Qua dentro stiamo tutti impazzendo. Nessun essere umano potrebbe tollerare quello che sta accadendo qui. La comunità internazionale deve sapere”. Dopo aver pubblicato le foto delle torture inflitte dalla polizia libica ai rifugiati somali arrestati sulla rotta per l'Italia e detenuti a Ganfuda, vicino Bengasi, siamo riusciti a raggiungere telefonicamente uno di loro. Questo è il suo drammatico racconto. Alle sue parole non rimane niente da aggiungere.
“È cominciato tutto di sera, intorno alle venti. Dopo cena. Sai Ganfuda è una grande prigione. E al centro c'è un grande cortile. Dove ci portavano la sera per l'ora d'aria. All'epoca eravamo un migliaio, di cui la metà somali. Quella sera, a un certo punto, somali e nigeriani hanno assaltato in massa il cancello per fuggire. I poliziotti erano sbalorditi. Erano in minoranza, non sapevano cosa fare. All'inizio ci hanno attaccato con i manganelli. Poi con i coltelli, e alla fine, quando la situazione era ormai completamente fuori controllo, hanno iniziato a sparare, per spaventarci. Sparavano in aria. Ma alcuni sono stati feriti. Hai visto le foto che abbiamo mandato a Shabelle? Lì si vedono! Sono quelli con le garze alla schiena, loro li hanno portati in ospedale, e li hanno riportati in carcere dopo due o tre giorni. Da quel giorno è un inferno. Ci tengono rinchiusi in cella 24 ore su 24, non possiamo nemmeno affacciarci alla feritoia della porta.

Io di cadaveri personalmente ne ho visti cinque. È stata la polizia a dirci il giorno dopo che i morti erano 20. Non conoscevo bene le vittime. Però due cari amici fanno parte del gruppo dei 130 che sono scomparsi. Tutti i giorni mi telefonano i loro familiari, da Mogadiscio, e mi chiedono notizie. Ma nessuno sa che fine abbiano fatto. Se siano riusciti a fuggire, o se siano in un altro carcere. Con uno di loro avevamo fatto il viaggio insieme. Eravamo partiti dal Sudan sulla stessa macchina. Quando ci hanno arrestato, sei mesi fa, avevamo appena attraversato il Sahara. Prima ci hanno portato nel carcere di Kufrah. Siamo stati lì per un mese. Poi ci hanno trasferito qui a Ganfuda. Dicevano che questo era il centro dei somali.

Dopo il massacro ci hanno chiamato Amnesty e Human Rights Watch, dicendo che avrebbero avvisato le Nazioni Unite. Ma non abbiamo visto nessuno. Intanto dicono che ci sia stata una specie di amnistia. Un accordo tra la Libia e il governo somalo per cui una parte dei somali detenuti in Libia saranno rilasciati. Ma quell'accordo non vale per noi? Perché il nostro primo ministro non ci viene a visitare? L'unico modo per uscire è la corruzione. C'è uno strano giro sai. C'è un accordo tra gli intermediari somali e certi poliziotti libici. Paghi 1.100 dollari e sei fuori.

Voi da fuori non potete immaginare. Siamo disperati, ci lasceremo morire con questo sciopero della fame! Siamo persone, non possono trattarci come animali!Guarda, davanti a me c'è un ragazzo di 16 anni. Mi fa una pena. L'hanno accoltellato cinque volte, nella coscia. Siamo profughi, non possono trattarci così. Prendi il mio caso. Io ho 25 anni. Ho lasciato Mogadiscio alla fine del 2008. In Somalia non avevo un lavoro vero e proprio. Sai com'è la situazione. Il paese è allo sbando, è difficile avere un impiego stabile. E sono dovuto fuggire. L'inglese lo parlo così bene perché ho un fratello e una sorella a Londra. Il mio progetto era di raggiungerli. Ma non so se lo sia ancora. Vedi in Libia abbiamo perso la speranza. Non ci resta che la morte. È molto triste. Non riesco a spiegarti. Dovresti vedere con i tuoi occhi. Scrivi. Scrivi sul tuo giornale che chiediamo alla comunità internazionale, alle Nazioni unite e al governo somalo di venire qui a Ganfuda a vedere di persona quello che stiamo passando.

Scrivi sul tuo giornale, che qui in carcere è peggio che in guerra. Perché non siamo liberi, perché abbiamo perso la nostra dignità. Perché siamo torturati. Prima non ti ho detto una cosa. Tu non sai cosa è successo dopo la rivolta. Per sette giorni, ogni giorno, a ogni cambio di turno, i militari entravano nella cella, senza dire niente, si guardavano intorno e poi iniziavano a picchiare. Ci prendevano a bastonate. Seminavano il terrore. Poi uscivano. E dopo qualche ora arrivava un altro gruppo. Che poi hanno una specie di manganello elettrico. Ma quello lo usavano soprattutto per torturare gli eritrei. Credimi. Ti ho detto la verità e voglio essere sincero fino in fondo. Gli eritrei sono stati torturati più dei somali. Molto di più. E sai perché? Perché sono cristiani. Per un problema di religione, i poliziotti sono così ignoranti… Alcuni ragazzi stanno impazzendo. Li vedi la notte, quando tutti dormono a terra. Loro restano in piedi e continuano a parlare al muro, come se avessero le allucinazioni.

Adesso che mi dici che l'Italia sta respingendo in Libia i somali fermati in mare, non so, forse sarebbe meglio rispedirci tutti direttamente in Somalia. Non so come se la passano i respinti nei campi a Zuwarah e Tripoli, ma se è come da noi a Ganfuda, tanto vale che ci rimpatriate tutti. Portateci via. Dove volete. Anche in Somalia. Ma fateci uscire da qua”.

Fonte:http://fortresseurope.blogspot.com/2009/09/un-grido-da-ganfuda-venite-vedere-come.html

Gheddafi-Berlusconi connection


Il Guardian scava nelle operazioni finanziarie e lancia l'accusa di conflitto d'interessi. I negoziati tra i due paesi potrebbero essere influenzati dagli affari comuni dei due leader

LONDRA - Ci sarebbe qualcosa di più dei reciproci vantaggi politici, nell'amicizia tra il primo ministro italiano e il leader libico: tra i due esiste "un altamente discutibile comune interesse negli affari". Così scrive il Guardian, in un articolo che, andando a scavare dentro una serie di operazioni finanziarie, accusa Berlusconi di un "decisamente sconcertante conflitto d'interessi, da aggiungere ai tanti che egli ha già in Italia".
Il quotidiano londinese titola il suo scoop "La Gheddafi-Berlusconi connection" secondo il Guardian si tratta di una faccenda che "meriterebbe la prima pagina in qualsiasi giornale europeo". Le rivelazioni fatte dal giornale di Londra contengono inoltre, secondo quanto appurato da Repubblica, un errore; ma una "connection d'affari" tra Berlusconi e Gheddafi indubbiamente esiste.

Il Guardian scrive che in giugno, come riportato "da una piccola agenzia di stampa italiana, Radiocor", una società libica chiamata Lafitrade ha acquisito il 10 per cento della Quinta Comunication, una compagnia di produzione cinematografica fondata da Tarak Ben Ammar, storico socio di Berlusconi. Lafitrade è controllata da Lafico, il braccio d'investimenti della famiglia Gheddafi. E l'altro partner di Ben Ammar nella Quinta Comunication è, "con circa il 22 per cento" del capitale scrive il Guardian, una società registrata in Lussemburgo di proprietà della Fininvest, la finanziaria di Berlusconi.

Il quotidiano londinese aggiunge un altro motivo di conflitto d'interesse: il fatto che Quinta Comunication e Mediaset, ossia l'impero televisivo di Berlusconi, possiedono ciascuna il 25 per cento di una nuova televisione via satellite araba, la Nessma Tv, che opera anche in Libia, sulla quale il colonnello potrebbe esercitare influenza attraverso la quota che ha rilevato nella Quinta Comunication. Interpellato da Repubblica, Ben Ammar ha spiegato ieri che Nessma Tv è di proprietà sua, al 25 per cento, di Mediaset per un altro 25 e di due partner tunisini per il restante 50. L'ingresso di Gheddafi in Quinta Comunication, ha aggiunto, è avvenuto nell'ambito di un aumento di capitale ma solo perché interessato alla produzione di film sul mondo arabo. Quindi solo progetti cinematografici. E l'aumento di capitale non è ancora concluso, ma al termine dell'operazione il Colonnello dovrebbe avere una quota del 10 per cento.

Il Guardian sottolinea comunque il fatto che il legame d'affari tra Gheddafi e Berlusconi rappresenta un conflitto d'interessi: i negoziati tra i due paesi su immigrazione, compensazioni coloniali, investimenti, la visita del premier italiano a Tripoli alla vigilia delle celebrazioni per il quarantennale della presa del potere da parte del colonnello, sarebbero solo una parte della storia, se "i due leader sono connessi da qualcosa di più della convenienza politica". E il quotidiano londinese si meraviglia che sulla stampa nessuno abbia finora "richiamato l'attenzione" su questo collegamento.

da Indymedia

RINO GAETANO - TI TI TI



TI TI TI

A te che che sogni una stella ed un veliero
che ti portino su isole dal cielo più vero
a te che non sopporti la pazienza
o abbandonarti alla più sfrenata continenza
a te hai progettato un antifurto sicuro
a te che lotti sempre contro il muro
e quando la tua mente prende il volo
ti accorgi che sei rimasto solo
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .
a te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto un voto pulito
partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri
a te che ascolti il mio disco forse sorridendo
giuro che la stessa rabbia sto vivendo
stiamo sulla stessa barca io e te
ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . .

Colpo di coda. Vaglio ritira le dimissioni.

"La gente non voleva il commissariamento". Queste le parole di Antonio Vaglio che in estremis ritira le dimissioni e si appresta a varare un nuovo esecutivo forte dell'appoggio di Giuseppe Fracella come sedicesimo uomo.
Non è ancora ufficiale, ma la "stampella" sembra essere proprio lui, lo si evince dalle dichiarazioni inequivocabili di ieri del cordinatore cittadino di "Io Sud" Andrea Frassanito: "La politica a Nardò deve tornare a mirare all'interesse generale. Lo sviluppo socio economico del territorio è l'obiettivo del movimento politico Io Sud. Siamo una forza territoriale pronta al dialogo con tutti"
A questo punto una riflessione sorge spontanea: potrà anche essere vero che la gente non voleva il commissariamento,ma noi crediamo che le proposte fatte alle forze di minoranza di cambiare casacca sono irrispettose della volontà degli elettori e offensive nei loro confronti, proprio come dichiarato in un comunicato di qualche giorna fa dal movimento politico culturale neretino (PD ) "Costruire Insieme".