HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

lunedì 5 ottobre 2009

ALBOROSIE - MR. PRESIDENT



D: Un paio di domande sulle liriche: ho sentito delle liriche forti anche dal punto di vista politico come per esempio quella di ‘America’ in cui dici all’America di tenere a casa i soldati e di smettere di sfruttare l’Africa…ho notato anche un occhio per la nostra situazione politica in ‘Mr. President’ dedicata al nostro Silvio Berlusconi…

R: Si, purtroppo il reggae ha perso molta della sua carica di denuncia e di lotta ed io volevo contribuire a riportare il reggae alla militanza di un tempo: secondo me il reggae è politico, è una musica di denuncia sociale. Molti anni fa il reggae in Italia nei centri sociali, era amato come strumento politico, ma non strumento della sinistra o della destra, uno strumento di denuncia sociale che si rivolge ai politici.
Penso che fosse inevitabile un confronto diretto con questi politici che stanno combinando molti casini allora mi sono rivolto all’America che nonostante Obama deve ancora fare tanti passi avanti per il rispetto dei diritti umani e deve smetterla di prenderci in giro con le storie di scontri di cultura o di religione per mascherare la volontà di profitto. Ultimamente nei testi reggae di militanza gli artisti dicono sempre ‘them, them, them…’ cioè un abbastanza indefinito loro, io ho avuto la banale idea di fare dei nomi e quindi un pezzo sulla situazione in Italia con i nomi di Berlusconi e Mussolini…In generale in ogni pezzo c’è traccia di impegno sociale come c’era nei dischi reggae di una volta. Credo sia un bel disco in un momento in cui il reggae ha perso un po’ di identità…credo che sia un disco che ridia speranza nel potere della musica.

D: A proposito di Berlusconi e Mussolini volevo chiederti come vedono i giamaicani l’Italia, se i vecchi stereotipi della mafia tengono ancora banco…

R: Si, la cosa della mafia ogni tanto salta fuori a livello più che altro scherzoso… I Rasta secondo me hanno perso un po’ di credibilità e sono poche le persone che possono validamente sostenere una conversazione su Mussolini o sul Vaticano dal punto di vista di un Rasta…c’è molta ignoranza e sono pochi quelli che possono parlare con cognizione di causa…per capire la realtà giamaicana molto complessa bisogna esserci molto dentro…

ALBOROSIE - MR. PRESIDENT

Watch out Babylonian Maffia Maccaroni
Fiyah pon da one deh name Silvio Berlusconi
Fiyah pon di governament lightning pon di station
Thunda pon di mockers dem killin off mi nation
Lord di youth dem mek di youth dem express demself
Reggae sesimillia peace and love and nuttn else

Lucifer rolling out inna one blue Lamborghini
Fiyah pond a one deh name Benito Mussolini
Cut di tracks dem mek poor people stand up
???? di youth dem receation all spot
Investin on di youth dem believe in all a di youth dem
Stop pressure pon di youth
Stop blind
Well then

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu

(verse2)
Mi bun di fiyah Rome to Milan
Twelve tribes of Israel bun dung Vatican
Jesus Selassie I di teacha love is my religion
Zion I is my promise land well
President Berlusconi why you pushing us back
Your lies dem done long time but you mouth still a talk
Silvio mi haffi send you one big Bomboklaaat
We tired to hear nuff trap
Well them

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu

(verse3)
Mi bun dung people weh nuh like black people
Mi bun dung people weh nuh like white people
Mi bun dung people weh nuh like Chiney people
Mi bun dung people weh nuh like no people
I dont want to live in a one fasci society
Mi nah go be a part of a Nazi democracy
We tired of promises hypocrity
Well then well then oy oy oyy

(chorus)
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu
Mr. President
We tired we tired we tired we tired we tired
We tiredddd
Of youuuuuuuuu(of youuuuuu)
Of yo yo youuu


CHI E' ALBOROSIE ?

C'era una volta Alberto D'Ascola di Sicilia, poi non più. Si è trasformato gradualmente prima in Stena e poi, anche per colpa dei Rasta rossi, in Alborosie. Con il suo nuovo album parte direttamente dalla Giamaica alla conquista del mondo.

Se stavate cercando da anni in Italia delle hit radiofoniche di Alborosie, come Kingston Town, Rastafari Anthem, Herbalist, Sound Killa o Waas the Herb, quanto meno le stavate cercando nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Perché Alborosie è sì italiano, ma lui in Italia non vive più da sette anni, e se non per eccezionali comparsate nei maggiori festival reggae nazionali, in Italia non ci mette più piede. Un tipico e sfortunatamente non unico esempio di fuga di cervelli, rasta compresi.

E’ partito tanto tempo fa per la Giamaica con il ritmo nel sangue, alla scoperta delle sue radici, delle radici rastafari, e lì si è fermato. Il suo primo album da solista "Soul Pirate", frutto di questi sette anni vissuti là, è venuto fuori sotto relativo silenzio solo l’anno scorso, nonostante i primi singoli girassero da tempo in Giamaica, ed è uscito in notevole ritardo sul previsto causa problemi di produzione, quando il management della sua etichetta Forward Recordings (fondata pochi anni fa), decise che si stava perdendo il treno e fecero uscire l’album in quantità limitata.

Pirate Soul è stato immediatamente un successo che ha spinto Alborosie fin sulle vette della scena Reggae Giamaicana, un sogno per lui che già era stato apprezzato in Italia e in Europa come frontman dei Reggae National Tickets sul finire degli anni ’90. Passata la sbornia di Pirate Soul, nel 2009 Alborosie chiude la sua etichetta, la Forward Recordings, e comincia a collaborare con lo studio di registrazione Shang Yeng Clan, che tra l’altro in quel periodo sta lanciando la giovane artista l-eye, con cui Alborosie duetterà nel primo singolo del nuovo album, Mama she don’t like you.

E’ sempre nel 2009 che Alborosie decide di far uscire il nuovo album Escape from Babylon, l'album di debutto con la Greensleeves Records, mitica etichetta fondata a Londra nel 1975 da Chris Cracknell e Chris Sedgwick e acquistata nel 2008 dalla VP Records. Un disco che al contrario del precedente, che era stato spalmato su un periodo più lungo, racchiude un po’ tutto l’Alborosie-pensiero in un colpo solo. A cominciare dal primo singolo America, dedicato alla patria del colonialismo moderno, la quale già dale prime note emana un suono inconfondibile, che sa tanto di classico del reggae, di Bob Marley, Black Guru o Steel Pulse per intenderci. Un suono pregno, morbido e trascinante che porta alla ribalta un’idea di roots reggae vecchio stampo, molto più in sintonia con la tendenza degli appassionati europei e statunitensi che non con le ultime inclinazioni della scena giamaicana.

E dopo America, arrivano a seguire uno dopo l'altro tutti gli altri temi tanto cari alla religione rastafari. Come in No Cocaine, dove Alborosie demolisce la diffusione di crack e cocaina, a favore della cara Ganga. O in One Sound, dove Alborosie duetta con Gramps Morgan in un autentico inno all’unità sotto l’unico suono della musica reggae. Non manca ciliegina sulla torta neanche un piccolo regalo per la sua tanto amata terra d’origine: la canzone Mr. President, dedicata espressamente al presidente del consiglio italiano.


Sunny Vibes intervista ALBOROSIE



Diamo per scontato che tutti voi che state leggendo conosciate piuttosto bene Alborosie, l’artista italiano che vive da tanti anni in Giamaica ed è riuscito a trovare un bello spazio nella scena dei grandi del reggae mondiale: per chi fosse tornato di recente da qualche galassia lontana e non avesse idea di cosa stiamo parlando il nostro suggerimento è di leggersi anche la prima nostra intervista risalente alla fine del 2006.
La pausa suggerita da un rallentamento delle sue uscite su singolo dopo la release nel 2008 del CD ‘Soul Pirate’ in realtà era solo apparente e Puppa Albo è tornato a far parlare di se alla grande con l’entrata nella scuderia Greensleeves e la notizia dell’uscita del suo secondo CD ‘Escape from Babylon’ il prossimo 15 giugno sincronizzata perfettamente con l’inizio del lunghissimo tour europeo 2009.
I primi ascolti di ‘Escape from Baylon’ rivelano un disco bello ed avvincente: ne parliamo con Alborosie raggiunto da noi telefonicamente nel suo studio a Kingston:

D: Prima dell’uscita di ‘Soul pirate’ avevi fatto alzare le tue quotazioni con una progressione notevole di grandi uscite su singolo nel corso di qualche anno poi ad un tratto non è più uscito quasi nulla. Mi chiedevo se questa decisione ha a che fare con la crisi del mercato dei singoli…

R: No no, non ho fatto uscire nulla per mia precisa scelta. Non ti saprei dire un unico motivo: forse abbiamo un po’ saturato il mercato con tutti questi singoli e quindi ci siamo fermati per un anno. Nel 2009 abbiamo comunque deciso di far uscire qualcosa ed in effetti proprio in questi giorni sono uscite su singolo ‘I-Rusalem’, ‘Baltimore in combination con i Tamlins e la combination con Dennis Brown ‘I can’t stand it’…

D: Mi risulta che questi singoli siano usciti su una nuova label, la Shengen Clan…
R: Si, questa è la mia etichetta personale perché non lavoro più con Forward…ho creato questa etichetta, la Shengen Clan ed ora tutti i miei singoli usciranno su questa nuova etichetta…tornando sulla domanda questa è stata una mia scelta e cioè di fare molti singoli nel 2007 e di fermarmi nel 2008 per raccogliere i frutti di tutti questi singoli mentre il 2009 è il tempo per un disco ufficiale su cui la mia nuova etichetta Greensleeves sta facendo un buon lavoro di promozione di cui sono soddisfatto. ‘Escape from Babylon’ è un concept album come non se ne sentivano da parecchio, un disco che parte dalla a e finisce alla zeta, una idea a cui io tengo molto. E’ chiaro che dall’album saranno tratti i singoli che usciranno…

D: Entrando nel merito del disco le mie prime impressioni sono che facendolo sei entrato in termini ispirativi ancora di più nelle atmosfere del vecchio roots…

R: Si, io sono un rootsman, ho un suono sempre molto vintage…questo disco si rivolge alla musica reggae a 360 gradi partendo ancora una volta dalle influenze di Marley e dei Black Uhuru con Sly & Robbie fino al nuovo roots, ci sono dei pezzi che hanno un suono più attuale…E’ veramente un lavoro a 360 gradi con vari stili passando dal rocksteady, dal nyabinghi…io volevo fare un disco che non suonasse come una raccolta di singoli, un disco che avesse un preciso filo conduttore con all’interno un certo viaggio con anche la riscoperta di certi suoni…tu sai che io sono un collezionista di strumenti vintage come tastiere che ho comprato a Studio One, a Channel One, ho voluto creare un suono che fosse un ponte tra il nuovo reggae ed il suono delle origini, questo è il disco che è venuto fuori dalle mie varie influenze e non è un mistero quindi quali siano i suoi ingredienti…c’è Burning Spear, Alpha Blondy, come ho già detto Marley, Dennis Brown e Black Uhuru…dei grandi momenti della storia del reggae…

D: E’ molto bella questa cosa del recupero degli strumenti e degli effetti vintage dai veri e propri templi del reggae: mi chiedevo se oltre alle attrezzature dal passato tu avessi avuto qualche pioniere di quei tempi che ti ha dato delle lezioni…

R: Guarda, io ho scambi di questo genere con persone importanti veramente tutti i giorni, in questi anni credo di essermi laureato alla università del reggae, penso di essere arrivato ad un punto in cui posso dire che il reggae lo conosco molto bene, riesco a giostrare il mio suono in maniera abbastanza versatile. I molteplici scambi mi sono serviti ad imparare l’arte ed a metterla da parte, come si dice…

D: La mia copia promo del CD non ha le note di copertina: vuoi parlarmi tu degli ospiti? A me sembra di riconoscere la bravissima I.Eye, i Morgan Heritage e la presenza virtuale di Dennis Brown…ho lasciato fuori qualcuno?

R: No, mi sembra di no…non ho fatto molte collaborazioni anche perché ne ho fatte abbastanza nei tempi precedenti, mi sono limitato ad I.Eye perché le stiamo dando una mano ad emergere per cui l’ho messa nel pezzo rocksteady, poi Gramps dei Morgan anche perché Morgan Heritage sono sempre stati dei miei compagni di viaggio sin dai tempi dei RN Tickets e poi il maestro Dennis Brown…questa è una collaborazione che feci con Joe Gibbs prima che morisse…

D: Volevo sapere qualcosa sulla scelta del titolo: ‘Escape from Babylon’ ha qualche significato particolare?

R: ‘Escape from Babylon’ perché sono dovuto scappare da Babylon per venire a Zion e trovare le mie radici, scoprire chi sono e cosa sto facendo…da quando sono in Giamaica mi sono accorto sempre più che la musica è quello che so fare e quello che voglio fare, quindi la mia missione continua…quando ho lasciato tutto in Italia per venire qui, non sapevo assolutamente se fossi tornato a fare musica, poi invece è successo che la musica mi è venuta a cercare e molte cose sono successe quasi per gioco, ho fatto questi singoli ed è successo quello che è successo…mi sono veramente reso conto che questa roba o la faccio o la faccio…questa è stata la mia fuga da Babylon anche se adesso torniamo a Babylon per un lunghissimo tour.

D: Avrai la stessa identica band dell’anno scorso?

R: Qualcuno cambia perché la Shengen Clan non sono tutti quanti, in realtà il nucleo è di tre persone me compreso e gli altri cambiano in base alle esigenze di suono…non è cambiato nessuno nella band, abbiamo le coriste nuove e poi abbiamo la sezione fiati nella migliore tradizione roots…

D: Questa cosa mi fa molto piacere…

R: La sezione fiati è un regalo che mi sono fatto…mi è costata anche molto ma ci sta.

D: Un paio di domande sulle liriche: ho sentito delle liriche forti anche dal punto di vista politico come per esempio quella di ‘America’ in cui dici all’America di tenere a casa i soldati e di smettere di sfruttare l’Africa…ho notato anche un occhio per la nostra situazione politica in ‘Mr. President’ dedicata al nostro Silvio Berlusconi…

R: Si, purtroppo il reggae ha perso molta della sua carica di denuncia e di lotta ed io volevo contribuire a riportare il reggae alla militanza di un tempo: secondo me il reggae è politico, è una musica di denuncia sociale. Molti anni fa il reggae in Italia nei centri sociali, era amato come strumento politico, ma non strumento della sinistra o della destra, uno strumento di denuncia sociale che si rivolge ai politici. Penso che fosse inevitabile un confronto diretto con questi politici che stanno combinando molti casini allora mi sono rivolto all’America che nonostante Obama deve ancora fare tanti passi avanti per il rispetto dei diritti umani e deve smetterla di prenderci in giro con le storie di scontri di cultura o di religione per mascherare la volontà di profitto. Ultimamente nei testi reggae di militanza gli artisti dicono sempre ‘them, them, them…’ cioè un abbastanza indefinito loro, io ho avuto la banale idea di fare dei nomi e quindi un pezzo sulla situazione in Italia con i nomi di Berlusconi e Mussolini…In generale in ogni pezzo c’è traccia di impegno sociale come c’era nei dischi reggae di una volta. Credo sia un bel disco in un momento in cui il reggae ha perso un po’ di identità…credo che sia un disco che ridia speranza nel potere della musica.

D: A proposito di Berlusconi e Mussolini volevo chiederti come vedono i giamaicani l’Italia, se i vecchi stereotipi della mafia tengono ancora banco…

R: Si, la cosa della mafia ogni tanto salta fuori a livello più che altro scherzoso… I Rasta secondo me hanno perso un po’ di credibilità e sono poche le persone che possono validamente sostenere una conversazione su Mussolini o sul Vaticano dal punto di vista di un Rasta…c’è molta ignoranza e sono pochi quelli che possono parlare con cognizione di causa…per capire la realtà giamaicana molto complessa bisogna esserci molto dentro…

D: C’è un brano intitolato ‘Operation Uppsala’: cosa significa? Uppsala è una città della Svezia…

R: Poche ore prima che io suonassi al festival reggae ad Uppsala, poche ore prima avevano arrestato Sean Paul, Lee Perry, i Groundation, tutti quelli in cartellone prima di me perché la polizia sospettava che avessero fumato marijuana…sono stati presi dalla polizia, portati al commissariato, gli sono stati fatti esami del sangue e delle urine violando i diritti solo sulla base di sospetti…
E’ stato triste sapere che è toccato questo ad un maestro come Lee Perry o ad un amico come Sean Paul…io sono salito sul palco con una paranoia generale di quello che la polizia stava facendo e ho iniziato con le mie canzoni più forti sulla marijuana e ho chiuso con ‘Police & soldiers fi stop pressure natty dreadlocks’…stranamente la polizia però non ha reagito a questa sfida e non mi ha rotto le scatole…evidentemente non volevano me…

D: Forse dipende dal fatto che sei europeo…

R: Si, probabilmente c’erano anche dei presupposti razziali. In ‘Operation Uppsala’ cito così la polizia svedese come una delle polizie più fasciste del mondo.

D: L’ultima domanda: c’è questa situazione di pirateria su internet ed i singoli sono scaricabili prima che escano, le vendite dei singoli di vinile che sono crollate, secondo me siamo arrivati ad un punto di crisi tale per cui deve succedere qualcosa di nuovo nella scena underground del reggae che comunque necessita un supporto da parte degli ascoltatori e non merita di essere depredata…

R: Mah…noi siamo abbastanza rovinati. Non riesco a capire come mai un’automobile bisogna pagarla, un libro lo compri e lo paghi, addirittura c’è chi paga le donne con cui fa l’amore ed invece la musica è gratis…quando vuoi la connessione internet la paghi, paghi affitto, acqua, paghi tutto nella vita, ormai paghi anche la salute, se paghi stai bene, però la musica è gratis…Mi viene da pensare che c’è qualcosa sotto, un piano contro di noi che noi non riusciamo a capire, perché la musica è una delle poche cose al mondo che in questo momento sono disponibili senza pagare…Allora, è bello poter scaricare un pezzo senza spendere i soldi, però in questo modo l’artista è rovinato…adesso io faccio uscire un CD con la Greensleeves ed il disco venderà duemila copie ma non perché il CD sia brutto ma perché tutti se lo scaricano…Con queste premesse tra un anno Greensleeves non mi farà più fare un Cd perché non ne varrà più la pena…in questo modo il progetto della nostra musica si ridimensiona, diventa modesto e vuol dire che dopo la mattina andiamo a lavorare per esempio al supermercato ed al pomeriggio andiamo a suonare se ci riusciamo. Qualcuno sta uccidendo la musica ed io non ci credo che non si possa fare nulla, secondo me è una manovra, perché oggi con la tecnologia si può fare tutto e quindi si può anche fermare questa cosa. Come tu hai ricevuto il disco in anticipo ma non lo metti in sharing perché pensi sia giusto, basta solo uno che faccia una cosa così e poi a raggiera il disco si diffonde gratis….l’effetto è quello di un virus (risate)…
Pier Tosi
(un ringraziamento speciale a Radio Città Fujiko di Bologna)

Chi ha paura del lodo Alfano?

Il 23 luglio 2008, n. 124, è stato approvato il c.d. Lodo Alfano recante «Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato»).

Alla luce di questa norma varrebbe la pena avere un rigurgito di coerenza e cancellare una volta per tutte la scritta “la legge è uguale per tutti” da tutte le aule dei tribunali italiani. Vediamo perché punto per punto, analisi per analisi.
A) COSA DICE IL LODO ALFANO: “Salvi i casi previsti dagli articoli 90 e 96 Costituzione, i processi penali nei confronti dei soggetti che rivestono la qualità di Presidente della Repubblica, di Presidente del Senato della Repubblica, di Presidente della Camera dei deputati e di Presidente del Consiglio dei Ministri sono sospesi dalla data di assunzione e fino alla cessazione della carica o della funzione. La sospensione si applica anche ai processi penali per fatti antecedenti l’assunzione della carica o della funzione. (…) Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data in vigore della presente legge”.
Si tratta, in altre parole, di un’immunità processuale i virtù della quale i reati commessi restano tali e sono astrattamente punibili solo che la celebrazione del processo è spostata alla fine del mandato. Essa è RETROATTIVA, vale cioè anche per fatti commessi prima di assumere la carica istituzionale e vale PER TUTTI I REATI. Altra cosa è l’immunità sostanziale che invece esclude la stessa punibilità del fatto e che sarà oggetto di analisi al unto C.

B) VIOLAZIONE DEI PRINCIPI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA, OMBRELLO PROTETTIVO DEI DIRITTI FONDAMENTALI CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA.
Diversi sono i principi violati dal Lodo Alfano: vediamoli uno per uno:

- l’articolo 3, per il quale “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche condizioni personali e sociali”. È di chiara evidenza che, se i processi penali continuano ad essere celebrati per la collettività tutta tranne che per quattro persone, c’è una disuguaglianza nella funzione di diritto-dovere della giurisdizione. Alle origini della formazione dello Stato di diritto sta, infatti, il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione, il cui esercizio è regolato da precetti costituzionali;

- l’articolo 24, per il quale “ Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”. Risulta in tale modo una doppia limitazione. Da un lato quella del giudice di convogliare le indagini penali in un processo, dall’altra la possibilità per la persona offesa dal reato di poter vedere riconosciuta l’offesa subita in un processo penale e richiedere l’applicazione delle misure cautelari e di sicurezza a sua tutela;

- l’articolo 111 comma 3, sulla ragionevole durata dei procedimenti che garantisce specificamente la speditezza del processo e quindi l’effetto di concentrazione che consegue alla continuità fra istruttoria dibattimentale (assunzione delle prove), discussione finale e decisione del giudice. Tale articolo va interpretato in combinato disposto con l’art. 6 della Convenzione Europea del diritti dell’uomo. L’Italia è già stata duramente sanzionata per la lentezza della giustizia dalla Corte di Giustizia Europea al punto tale da essere “politicamente obbligata” a emanare la legge Pinto sulla ragionevole durata dei processi;

- l’articolo 112, secondo il quale “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale” nei confronti di chiunque. Tale principio è poto a tutela di tutti i cittadini, per evitare che vi sia un doppio binario nell’azione della magistratura in virtù del quale il ladro di gallina sia indagato e condannato con tempi veloci degni della Scandinavia e per il Don Rodrigo di turno invece l’indagine rimanga chiusa in un cassetto. La Corte costituzionale, nella sua giurisprudenza, ha più volte affermato che «l’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale ad opera del Pubblico Ministero (…) è stata costituzionalmente affermata come elemento che concorre a garantire, da un lato, l’indipendenza del Pubblico Ministero nell’esercizio della propria funzione e, dall’altro, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge penale. Grazie al Lodo Alfano, invece, quattro persone, con una legge, sono posti “al di fuori” della legge che vale per tutti i cittadini;

- L’articolo 138 in virtù del quale, il “Lodo Alfano”, comprimendo diritti fondamentali della persona, avrebbe dovuto essere legge di rango costituzionale e quindi approvata da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e a maggioranza assoluta di componenti di ciascuna Camera in seconda votazione. I padri Costituenti conoscevano il delicato equilibrio con il quale aveva visto la luce la Costituzione. Idearono questo articolo proprio per evitare che si facessero delle modifiche in grado di incidere su diritti fondamentali con colpi di mano del Parlamento o del Governo. La maggioranza qualificata è posta a garanzia di un’adeguata ponderazione degli interessi e di una trasversalità delle scelte nell’azione politica.

C) POSSIBILI PARADOSSI: LA VITTIMA DI UN REATO COMUNE È MENO VITTIMA DI UN REATO FUNZIONALE
Il motivo con il quale il Lodo Alfano è stato giustificato è la “necessità del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono alle quattro più alte cariche dello Stato”. Pochi sottolineano in questi giorni che una tutela per i reati funzionali (connessi all’esercizio delle funzioni) esiste già e non a caso è fatta salva dal Lodo Alfano. L’art.68 Costituzione recita:“ I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna,ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.” Risulta dunque che la necessaria serenità nelle funzioni con la quale è stata giustificata la legge Alfano è un pretesto che insulta l’intelligenza degli italiani. Il Lodo Alfano copre tutti i tipi di reati, dalla violenza sessuale al maltrattamento di animali, passando dalla violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro. Tutti i reati, per un lasso di tempo che copre il presente e il passato. A questo punto sarebbe possibile in ipotesi che si creasse una disparità tra la vittima di un reato funzionale e la vittima di un reato comune. Mettiamo un caso. Se una delle quattro cariche raccomandasse illecitamente ad un ente pubblico una ragazza, commetterebbe un reato nell’esercizio delle sue funzioni e, dopo l’autorizzazione a procedere dell’art. 68 della Costituzione, potrebbe in teoria essere processato. Ma se prende una ragazza e la massacra di botte, o le viola la corrispondenza o la violenta non sarà processabile: il reato è commesso al di fuori delle funzioni. Bizzarro, no? C’è, dunque, da chiedersi se il sereno svolgimento delle funzioni delle Alte Cariche dello Stato lo debbano proprio pagare i cittadini, quelli che non sono e non saranno mai alte cariche dello Stato. Quei cittadini che potrebbero essere persone offese di uno qualsiasi dei reati comuni per i quali chiunque altro sarebbe penalmente perseguibile. Perché non si deve dimenticare che prima di essere cariche istituzionali le persone che la ricoprono sono anche persone e come tali hanno una vita di relazione e di interazione con la collettività.

D) INESATTEZZE TERMINOLOGICHE: Insigni costituzionalisti hanno messo in evidenza la scorrettezza nell’utilizzo della parola lodo per definire una legge. Ciò per la semplice ragione che il “lodo”, secondo la comune accezione recepita anche dal legislatore, identifica la decisione di un arbitro (o di un collegio arbitrale), il quale, seppur non giudice, deve comunque essere imparziale nei confronti delle parti e degli interessi in gioco (tant’è vero che può essere ricusato per i motivi di cui all’art. 815 c.p.c.). Non si vede come un rappresentante politico, per definizione non super partes possa essere autore di qualcosa la cui veste giuridica deve essere sinonimo di terzietà. Ma forse, la parola Lodo è pomposa e suona meglio.

E) LE BUFALE PIÙ FREQUENTI:

BUFALA D.O.P. : IL LODO ALFANO È STATO EMANATO SEGUENDO LE DIRETTIVE DELLA CORTE COSTITUZIONALE.
Il LODO ALFANO è il figlio evoluto di un’altra legge denominata LODO SCHIFANI (legge n. 140 del 2003) dichiarata incostituzionale dalla sentenza C.COST. n. 24 del 2004. A distanza di cinque anni e in sfregio all’art. 136 Cost. lo stesso legislatore ci riprova con una norma che mantiene l’impianto del Lodo Schifani. Siccome la Corte Costituzionale gli ha detto che l’immunità a vita non va bene, si accontenta di un’immunità per una sola legislatura.

Per il resto tutto uguale.

Il punto è cruciale perché rappresenta lo scudo utilizzato dai sostenitori del Lodo Alfano e, dunque, va affrontato con attenzione.
Le violazioni contestate al Lodo Schifani dalla Corte Costituzionale erano le seguenti:

1. la violazione della ragionevole durata del processo; INVARIATA

2. l’incostituzionalità della sottoposizione ad un’unica disciplina di cariche diverse non soltanto per le fonti di investitura, ma anche per la natura delle funzioni (la Corte si riferiva, sul punto, soprattutto alla ricomprensione tra i c.d. «magnifici cinque» del Presidente della Corte costituzionale); INVARIATA

3. l’incostituzionalità della distinzione dei Presidenti delle Camere, del Consiglio dei ministri e della Corte Costituzionale rispetto agli altri componenti degli organi da loro presieduti (ma sta provvedendo la new entry: il Lodo Consolo) INVARIATA

4. l’incostituzionalità della durata indeterminata della medesima;NON RIPROPOSTA
la violazione del diritto d’azione e di difesa della parte civile sottoposta anch’essa alla sospensione pur a seguito del trasferimento dell’azione in sede civile; RITOCCATA
l’incostituzionalità dell’«automatismo generalizzato» della sospensione; PARZIALMENTE RITOCCATA
Dei sei rilievi di illegittimità sul lodo Schifani sono stati accolti dal Lodo Alfano solo gli ultimi 3 e certamente non quelli più importanti. In particolare, la legge Alfano ha evitato:

a. lo scoglio della durata indeterminata della sospensione prevedendo la non reiterabilità nella successiva legislatura: l’immunità vale solo per una volta e non può essere chiesta per più di un mandato. È fatta salva la possibilità di sospensione qualora si ricopra un nuova carica ma di diverso tipo. Si da atto della modifica.

b. lo scoglio della sospensione dell’azione della parte civile in caso di trasferimento in sede civile. Ecco perché si dice che in caso di reato si può proporre azione civile. Va però sottolineato che la parte offesa dal reato non potrà chiedere l’applicazione di misure cautelari a tutela della propria incolumità fisica (allontanamento, custodia cautelare et cetera) o del proprio patrimonio economico per le obbligazioni civili nascenti da reato (sequestro conservativo o preventivo).

c. lo scoglio dell’automatismo della sospensione anche in favore del titolare della carica che non volesse giovarsene. In altre parole adesso l’imputato può rinunciare in ogni momento alla sospensione. È una previsione apprezzabile ma, dirà il tempo, quanto verosimile.

Tutto il resto è rimasto tale e quale e, dunque, costituzionalmente illegittimo.

Va, infine, in questa sede riportata la parte motiva della Corte Cost. in cui s’ afferma: “il principio di eguaglianza comporta che se situazioni eguali esigono eguale disciplina, situazioni diverse possono implicare differenti normative. In tale ipotesi, ha decisivo rilievo il livello che l’ordinamento attribuisce ai valori rispetto ai quali la connotazione di diversità può venire in considerazione. Alle origini della formazione dello Stato di diritto sta il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione, il cui esercizio, nel nostro ordinamento, sotto più profili è regolato da precetti costituzionale”. In altre parole, la Corte dice: è astrattamente possibile che situazioni diverse possano avere discipline diverse, e che dunque le alte cariche possano avere un trattamento differenziato ma siccome il principio di parità nell’accesso alla giurisdizione è principio fondamentale nell’architettura costituzionale qualsiasi deroga ad esso deve avvenire nel rispetto dei principi che regolano lo Stato di diritto.

F) CHI TACE NULLA DICE: LA QUESTIONE DELL’ART. 138 DELLA COSTITUZIONE

I sostenitori del Lodo Alfano sostengono inoltre che dal momento che la Corte Costituzionale nella sua sentenza non ha fatto riferimento all’art. 138 (quello sulla necessità di una norma di rango costituzionale) si potesse utilizzare la legge ordinaria. Dire e pensare questo è scorretto per tre motivi.

1. La sentenza n. 24 del 2004 non è una sentenza di rigetto ma di accoglimento, per cui la circostanza che l’annullamento sia stato pronunciato in riferimento agli artt. 3 e 24 Cost. e che, nella motivazione, sia stato detto espressamente che «Resta assorbito ogni altro profilo di illegittimità costituzionale” non autorizza e non dice nulla di nuovo sulla possibilità di utilizzare una legge ordinaria (emanata dal parlamento senza le maggioranze e le garanzie prima viste). L’ordinanza di rimessione del Tribunale di Milano poneva la questione di legittimità costituzionale sugli art. 3 (eguaglianza) e 24 (diritto d’azione), per cui la Corte non era chiamata a esprimersi sull’art. 138. Il riferimento all’art. 138 mancava nel dispositivo dell’ordinanza di rimessione, anche se, in ogni caso, l’assorbimento “di ogni altro profilo di illegittimità costituzionale” contenuto nella motivazione ha, secondo buon senso e sia pure implicitamente, anche il problema della necessità della forma costituzionale.
In altre parole, io Corte ti rispondo rispetto a quello che chiedi (artt 3 e 24), rigetto per i motivi che mi hai esposto e siccome il più assorbe il meno non vedo la necessità di dire qualcosa su altri principi (art. 138). Mi basta la violazione di quelli che mi hai esposto. Questo non vuol dire che io ti autorizzi a fare una legge ordinaria, semplicemente non ero chiamata a decidere su quel punto. Chi tace non dice niente e tantomeno acconsente a una scelta così rilevante soltanto per implicito

2. A conferma di quanto testè esposto, gli artt. 90 e 96 Cost. sulla immunità sostanziale per i reati commessi nell’esercizio delle funzioni confermano che le deroghe al precetto dell’art. 3, comma 1 Cost. necessitano della «forma» costituzionale.

3. Infine, secondo una parte della dottrina della Corte costituzionale l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge costituirebbe uno dei principi supremi del nostro ordinamento, come tale non modificabile nemmeno con una legge di revisione costituzionale postulatandone l’irrivedibilità costituzionale.

G) SIAMO UN CASO UNICO NELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI: Date le inesatte notizie diffuse a riguardo si ritiene doveroso precisare che in nessuna democrazia è prevista l’immunità temporanea per i reati comuni. Essa è prevista solo nella Costituzione greca, portoghese, israeliana e francese con riferimento però al solo Presidente della Repubblica. Analoga immunità non è prevista per il Presidente del Consiglio e per i Ministri in alcun ordinamento di democrazia parlamentare analogo al nostro, tanto meno nell’ordinamento spagnolo più volte evocato, ma sempre inesattamente

H) LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO. Tra le tante cose che vengono dette per giustificare gli abusi del potere si sostiene l’intoccabilità di coloro che sono “eletti dal popolo”. A parte che ormai più che eletti i parlamentari sono designati dai partiti, il concetto di sovranità popolare non può essere interpretato solo nella parte che fa comodo al legislatore. L’art. 1 Cost. recita “ La sovranità appartiene al popolo che la esercita «nelle forme e nei limiti della Costituzione». Dal che derivano almeno due conseguenze: la prima, che il popolo non può, col suo voto, rendere giudiziariamente immuni coloro che siano stati da esso stesso eletti; la seconda, che nessun organo costituzionale, collegiale o monocratico, può dirsi, per definizione, sovrano. In una democrazia costituzionale nessuno ha un potere assoluto, neppure il popolo, e ogni potere è soggetto alla Costituzione. In altre parole il popolo non può firmare cambiali in bianco ai politici che elegge, non può delegare certi poteri, perché quei poteri non li ha neppure lui. E se non ce li ha il popolo figurarsi i suoi eletti…

I) LA SEPARAZIONE DEI POTERI. A CIASCUNO LA SUA FETTA. Principio affermato da Montesquieu secondo il quale è condizione di libertà che i tre poteri fondamentali dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) non siano nelle stesse mani, ma appartengano a organi diversi e separati quanto a titolarità e competenze. Il principio su cui si reggono gli ordinamenti liberali del sec. XIX e quelli democratici contemporanei, trova applicazione anche nella Costituzione italiana, che nel delineare l’ordinamento della Repubblica, ripartisce le funzioni legislativa, esecutiva e giudiziaria tra Parlamento, Governo e Magistratura, con l’aggiunta del Presidente della Repubblica e del Presidente della Corte Costituzionale in funzione di equilibrio e di contemperamento di attività. Per illustrare la cosa, alcuni giuristi hanno fatto questo esempio. Si immagini che ci siano due persone affamate e che abbiano a disposizione una pizza. Si tratta di dividerla. Ognuno ne vorrebbe per se la maggiore quantità possibile e si deve trovare un criterio di gestione che dia garanzie a entrambi. L’unica soluzione sarà quella della separazione dei poteri. Uno dei due affamati taglierà la pizza e in due parti e l’altro distribuirle fette. Solo così si potrà essere sicuri che chi taglierà la pizza la taglierà in parti uguali. Sapendo che sarà costretto a subire la regola che porrà, sarà indotto a porne una giusta. Se, invece, chi taglia le fette potesse anche scegliere come distribuirle, sarebbe molto alto il rischio che egli tagli le fette in maniera diseguale e si scelga la fetta più grande. Se uno dei due affamati potrà tagliare la pizza e scegliersi la fetta, l’altro non avrà alcuna speranza di mangiarne anche solo un po’ e la sua condizione sarà quelle di chi, per sopravvivere, non potrà fare altro che invocare compassione nella sua controparte. Questo è il meccanismo della “separazione dei poteri”fra legislativo e giudiziario: alcuni fanno le leggi e altri le applicano. Se chi fa le leggi sa che vi sarà soggetto anche lui, le farà più eque possibili. Se chi fa le leggi saprà, invece che potrà non applicarle a sé e ai suoi amici, allora farà ciò che vuole.

LE TENDENZE EVOLUTIVE: Decidere chi non può essere processato, politicizzare ulteriormente il CSM, mettere in dubbio il principio di obbligatorietà dell’azione penale, rendere difficoltoso l’espletamento delle indagini tagliando i mezzi alla magistratura sono tutti modi che mettono in crisi la separazione dei poteri. L’indipendenza della magistratura non significa, come ci è quotidianamente propagandato, arbitrio o mancanza di regole. Difendere le ragioni del diritto, della Costituzione e della democrazia non significa difendere un interesse privati dei magistrati. Il sistema giustizia in Italia è inefficiente e certamente le colpe non stanno tutte da una parte. Il legittimo sospetto però è che l’inefficienza, sia un’inefficienza efficace. Essa, cioè, non è frutto del caso o di una deriva patologica ma di una precisa volontà politica, perché un paese nel quale i poteri forti nascono, si nutrono e vivono con l’illegalità non può permettersi una giustizia efficiente. L’autonomia e l’indipendenza della magistratura è solo uno dei modi per garantire che le regole valgono per tutti e che non può e non deve esistere una giustizia debole coi forti e forte coi deboli.

Per l’accesso alle fonti primarie sulla questione di legittimità costituzionale si rimanda al blog a cura di alcuni magistrati www.toghe.blogspot.com
da AntimafiaDuemila

Libertà di Stampa - Farabutti anche a Berlino

Sabato scorso più di 300 mila cittadini hanno dimostrato sull’insegna ”No All'Informazione al Guinzaglio” a Roma e in alcune altre città europee per la libertà di stampa e contro la politica centrodestra di Silvio Berlusconi. Hanno risposto all’appello anche tanti italiani vivendo all’estero. A Berlino, ad esempio, sono venuti 50 persone di fronte all’Ambasciata d’Italia nella Hiroshimastraße.

La deputata eletta nella Circoscrizione Estero Europa per il Partito Democratico, Laura Garavini, ha invitato gli italiani berlinesi di unirsi in lontanza segnando la solidarietà per i giornalisti insultati da Berlusconi come “Farabutti”. Oltre a Garavani hanno parlato i rappresentati del “Media Club Germania”, della federazione berlinese del “Deutscher Journalistenverband” (DJV), la Federazione dei giornalisti tedeschi, e della “Deutsche Journalistenunion” (DJU), l’unione dei giornalisti tedeschi presso il sindacato ver.di.

Nelle dichiarazioni di solidarietà è stato menzionato che il comportamente di Berlusconi di fronte alle quotidiani e giornali indipendenti rimasti non è accetabile. Inoltre la DJU ha condannato la circoscrizione della libertà d’informazione e di stampa in Italia che sono dannegiato anche nella Germania a causa della nuova legge per il Bundeskriminalamt (BKA), l’ente federale criminale, e tutte le misure privative e limitative della libertà che imprimendo lo stato di sorveglianza. A questo proposito la parlatrice ha dato l’avviso alla grande manifestazione Freiheit statt Angst (Libertà anzichè paura) del 12 settembre a Berlino.

Sono venuti anche qualche seguace del Partito Comunista Italiano che sventolavano la sua bandiera. Il loro comportamento, purtroppo, non è stato accettato dagli altri partecipanti della manifestazione. Così, la bandiera rossa è sparita velocemente.

Articolo in tedesco da indymedia germania

Fabrizio Corona da Giovane Fiamma Italiana a Martire in Croce e gli Oratori in ascolto a Salemi‏

"Cazzi Amari" per l'Antimafia, arrivano le Visioni Religiose e gli Oratori con Ospiti Eccellenti. Dal Nulla al Tutto nel Grande Contenitore
Non ho le Visioni di Vittorio Sgarbi, che lega artisti vivi e morti alla sensibilità religiosa e alla fede, ma così è, oggi 5 ottobre 2009: “a Salemi nell’ambito del “Festival Internazionale del Cinema Religioso” arriva, tra gli ospiti, Fabrizio Corona, il celebre “paparazzo” protagonista di cronache mondane e giudiziarie.
La sua presenza è l’alternativa individuata da Vittorio Sgarbi dopo che “L’Avvenire”, il quotidiano dei vescovi italiani, in un articolo sul Festival, commentando l’annunciata presenza, tra gli ospiti, di Lele Mora, ha così scritto: “Sgarbi ne parla come se fosse una specie di profeta o di santone, invece che un’ ex potente manager di vip tv e starlette di incerto valore, con sulle spalle più di un guaio giudiziario”. Il critico d’arte e sindaco di Salemi ha così ribattuto: “Sono sinceramente pentito, dopo le critiche de “L’Avvenire”, per la presenza di Lele Mora. Pertanto, convinto della bontà delle osservazioni del quotidiano dei vescovi, rinuncio alla presenza di Mora e, al suo posto, invito Fabrizio Corona come martire della giustizia”. Fabrizio Corona interverrà come ospite al festival prima e dopo la proiezione, alle 22 al Cine Teatro Nuovo di via Chinnici, del film “Videocracy” di Erik Gandini”.

Fabrizio Corona si era già raccontato e aveva spiegato chiaramente il suo lavoro, alle Iene, il 12 3 2007.

2 anni e qualche giorno dopo, ho avuto l’idea, e l’ ho messa in opera in meno di mezz’ora di scrivere, “FABRIZIO CORONA S’ INFIAMMA ed è febbre d’urna“, e un sito Politicamente Corretto, me l’ha pubblicato. Ha fatto un record di letture, al momento in cui scrivo: 12727.

Ho commentato ed aggiornato per ben 3 volte, chiedendo una spiegazione. Partivo da quando lui ostaggio dello Stato, giurando che sarebbero stati “cazzi amari”, il Fabrizio Corona che non perdona, si candidava con la Fiamma Tricolore per le Elezioni Europee, e non ce la fece, rimase con il cero in mano. Intanto la Fiamma dell’amore proseguì con Belen Rodriguez ma non sono molto attenta a queste relazioni. Mi colpì invece l’altra passione che l’ uomo Corona scatenò in piena estate e la commentai come cronaca: “Fiction Mediaset per Fabrizio Corona, diventa cattivo per fiction: sarà uno dei protagonisti della nuova serie Squadra Antimafia, che andrà in onda in primavera su Canale 5. Lo conferma al settimanale Chi, il produttore Pietro Valsecchi che ha messo sotto contratto in esclusiva per la Taodue l’ex re dei paparazzi. ..Poi Valsecchi aggiunge: Lo so che è un personaggio fin troppo esposto e spesso criticato, ma ha delle qualità. Nella fiction sarà ‘il Catanese’, un boss siciliano. Punteremo molto sulla sua fisicità artistica” Fabrizio Corona racconta che a presentargli il produttore è stato Matteo Garrone, il regista di Gomorra che sta preparando un film ispirato alla vita di Corona e di cui dovrebbe essere protagonista Kim Rossi Stuart. Quanto a Corona della Squadra antimafia rivela: ” Alle prove mi sono presentato senza aver letto nemmeno le prime due pagine del testo. Ho improvvisato ed è andata benissimo”. Primo ciak nelle prossime settimane, su una nave”.

Poi degli amici recentemente andati in Puglia, nel Salento, mi hanno raccontato di essere capitati in un bar di Nardò che si chiamava Corona e non credevano ai propri occhi, era dedicato davvero Tutto a Fabrizio. E fu così che ho trovato il video completo dell’evento inaugurale del Corona Ristobar di Nardò, il primo locale d’Italia a marchio Corona, con tanto di intervista a Corona e socio, dove davanti a una folla oceanica di giovani fiamme, dichiara che i suoi fan hanno come lui palle cuore e cervello.

Porta di mare, riporta tutto dall’inizio alla fine, fuori dentro, dentro fuori, l’Avvento Evento, le voci, le grida, la trepida Attesa, l’Estasi…

Ma torniamo ai luoghi delle Visioni Religiose, perchè mi ero annotata anche questa notizia nei giorni scorsi, come un dolce fico settembrino da gustare in autunno, : “Regione Lazio, 1 milione di euro in più agli oratori Presentato a Roma anche il progetto “Adventure Park2 dall’associazione Juppiter Presentate esperienze dalla Tuscia e dal resto del Lazio. Da oggi le oltre 1400 parrocchie e gli oltre 150 oratori del Lazio hanno una marcia in più. Con il finanziamento della legge regionale sulla funzione sociale degli oratori che passerà dagli attuali 5 milioni di euro l’anno a 6 milioni, e grazie a una nuovissima convenzione per il credito agevolato che la Regione Lazio firmerà nei prossimi giorni con l’Istituto per il Credito Sportivo, il Coni e Banca Impresa Lazio, parrocchie e oratori di tutte le confessioni religiose hanno nel Lazio un importante punto di riferimento per mantenere, rinnovare e promuovere i loro centri di aggregazione”. Di tutto questo si è parlato a Roma nel convegno “Oratori in Italia – Puzzle di Vita, una sfida da raccogliere”, organizzato dalla Regione Lazio con il settimanale “Famiglia Cristiana” e il “Forum degli Oratori Italiani-FOI”. Per ridare slancio e modernità all’antica istituzione dell’oratorio, riscoprirne la funzione sociale ai tempi della crisi economica e dell’Italia multietnica, condividere un patrimonio educativo da conservare e dar vita a un inedito confronto tra esperienze. Come quella dell’associazione Juppiter, che a Capranica, come a Tarquinia e in altre zone del Lazio animano i pomeriggi e le estati di migliaia di giovani, coinvolgendoli in attività di teatro, sport e musica. Nel corso del convegno Juppiter ha presentato il progetto dell’ “Adventure Park”, un parco con pareti per l’arrampicata, ponti tibetani e percorsi d’avventura nei boschi, che sarà realizzato nel centro Juppiter di San Martino al Cimino (Vt) grazie al supporto della Regione Lazio. Il convegno, con cui si è fatto il punto sullo stato dell’arte e sulle prospettive di un universo, quello degli oratori, che in tutta Italia coinvolge oltre 6.000 strutture e circa 3 milioni di persone, ha visto gli interventi del direttore di Famiglia Cristiana Don Antonio Sciortino, del presidente del FOI Don Massimiliano Sabbadini e del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo che a margine del convegno ha ricordato: “L’oratorio rappresenta un’idea di famiglia e di società che contrasta la perdita di identità del nostro paese.Negli oratori si forma non solo il buon cristiano ma anche il cittadino di domani. L’oratorio è la frontiera delle politiche sociali e diventa un pezzo della nuova società moderna del paese”. Al centro del confronto gli strumenti e le iniziative che il Lazio e le altre regioni mettono a disposizione degli oratori. Da tutta Italia sono intervenuti i protagonisti di esperienze di oratorio innovative, originali, moderne che rappresentano il variegato mondo degli oratori d’oggi, dalle grandi città ai piccoli paesi”.

Cosa c’entra Salemi, gli Oratori, Corona, Nardò, CON i Giovani, i Meeting e i Finanziamenti, la Juppiter, il Pd Giovane, la Giovane Italia, la Giovane Udc, i giovani amministratori e imprenditori ? Arriva il Grande Contenitore: è arrivata da tanto la Bufera…

‘No-commente meeting 2009′: i giovani amministratori della Tuscia si presentano VITERBO – Mercoledì 16 settembre 2009 alle ore 12 presso la Fondazione Carivit – Palazzo Brugiotti, Viterbo, si terrà la conferenza stampa ufficiale di apertura del “NO-COMMENT MEETING 2009” che si terrà a Palazzo Brugiotti presso la sede della Fondazione Carivit, via Cavour 67. Saranno presenti il Presidente della Fondazione Carivit Professore Franco Maria Cordelli, i Rappresentanti dell’Associazione Terra Etrusca Fabio Magno e Maria Cristina Orzi, l’Assessore al Nulla del Comune di Salemi Graziano Cecchini, il Presidente dell’Associazione Juppiter Salvatore Regoli, il Coordinatore provinciale Giovane Italia Andrea Borgna, il Segretario provinciale giovani del PD Michele Bassanelli, il coordinatore regionale UDC Giovani Felice Casini.
La manifestazione dedicata ai giovani amministratori della nostra provincia prenderà il via venerdì 18 settembre alle ore 17.30 per concludersi nella giornata di domenica. Una tre giorni interamente dedicata al nostro territorio che vedrà la partecipazione di numerosi illustri relatori.
L’incontro con la stampa sarà occasione per divulgare l’intero programma.

Tempo pochi giorni e il 26 settembre: “E’ nato il movimento della Giovane Italia della Provincia di Viterbo” Un gruppo numeroso di giovani provenienti da tutta la provincia, ha dato vita alla “Giovane Italia della Provincia di Viterbo”. L’occasione non è semplicemente nata dalla volontà dei gruppi facenti capo ai vecchi movimenti giovanili di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Popolari Liberali, rappresentati dai rispettivi coordinatori provinciali Andrea Borgna, Stefano De Vincenti e David Paradisi, ma soprattutto dalla fervente necessità di dare voce a tutti quei giovani che si riconoscono negli ideali del grande movimento rappresentato dal PDL. Nasce ufficialmente, così, ciò che sarà il più grande contenitore di tutti quei giovani liberali che fieri di essere italiani hanno il desiderio di impegnarsi attivamente per rendere migliore la vita sociale di tutti i giorni e trovare attraverso il loro bagaglio culturale, morale e schiettamente passionale le migliori soluzioni per il nostro amato territorio. Le piccole grandi battaglie sociali che attanagliano la vita di tutti giorni, dalla solitudine all’emarginazione, dal disservizio al distacco amministrativo, saranno solo una parte dell’impegno quotidiano dei giovani che come noi non si limitano a dire “così non va!” ma hanno voglia di fare e proporre soluzioni migliori. La Giovane Italia è il movimento autonomo giovanile del PDL e come il Popolo della Libertà rappresenta tutti coloro che non si sentono parte né di una comunità apatica in cerca di sola assistenza né di vecchie lobby di sapore intellettuale che in nome di un buonismo solo da sbandierare lucrano da facili speculazioni. Lo spirito liberale e democratico a cui ci piace conformarci ci fa credere che ogni idea di ogni singolo giovane possa rappresentare il bagaglio culturale più importante, quindi siamo lieti e lo saremo sempre di avere nuovi e attivi interlocutori. Invitiamo, così, tutti i giovani della provincia di Viterbo a venirci a trovare o a contattarci sul nostro gruppo Facebook “Giovane Italia Viterbo”.

Dal 9 Settembre si tenne ben Altra Festa ad Estesa Partecipazione: “Atreju, festa di Azione Giovani, ora prima festa della Giovane Italia“.

Dal 9 al 13 settembre si svolgerà a Roma, presso il Parco del Celio, l’undicesima edizione di Atreju, storica festa di Azione Giovani, ora prima festa nazionale della neonata Giovane Italia. Quest’anno un programma particolarmente interessante, con dibattiti e incontri a cui prenderanno parte alcuni dei maggiori esponenti del Pdl, a partire dal Presidente Berlusconi e diversi Ministri: Alfano, Frattini, La Russa, Maroni, Ronchi e ovviamente il nostro presidente nazionale Giorgia Meloni. Sarà presente il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il portavoce del Pdl Capezzone, il coordinatore nazionale Verdini, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto.. e molti altri.Ci diranno la loro su
alcuni temi di attualità e si confronteranno tra gli altri con alcuni esponenti di spicco dell’opposizione, quali il candidato alle primarie del Pd Pierluigi Bersani, e Massimo D’Alema. Numerosi gli ospiti provenienti da mondi diversi: Raoul Bova, Francesco Facchinetti, Bruno Vespa, Vittorio Sgarbi; e a completare il tutto i concerti gratuiti di Lost, Zero Assoluto e Enrico Ruggeri. Segnaliamo alcuni dei maggiori eventi:- Mercoledì alle ore 18,30 Silvio Berlusconi incontra la Giovane Italia. Modera il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni – Giovedì alle ore 16,00 La ricerca della felicità La sfida dei giovani italiani nell’epoca della paura Si confrontano: Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Pierluigi Bersani, parlamentare, Alessandro Rimassa, autore del libro “Generazione Mille euro”, Francesco Delzìo, autore del libro “Generazione Tuareg”- Giovedì alle ore 21,30 concerto gratuito dei Lost- Venerdì ore 19,00 “Le ali della libertà 1989 – 2009“. Il coraggio e la speranza vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Si confrontano: Ignazio La Russa, coordinatore nazionale Pdl e Ministro della Difesa, Massimo D’Alema, parlamentare e Presidente Fondazione Italianieuropei, Bruno Vespa, giornalista e scrittore, Riccardo Barenghi, giornalista e scrittore
- Venerdì ore 21.30 Concerto gratuito ZERO ASSOLUTO.

Certe Cose non cambiano…Restano.

Ho aggiornato dunque i dati trovati sul sito che mi ha onorato di così tanta lettura e pazienza e mi ospita non solo

a settembre, quando si muore di meno. Mah, mie Impressioni… e infine Report di chi?

Ho finito, esaurito io le scorte per oggi. Grazie per chi mi ha seguito fino a quì, nello Spazio Istituzionale del Nulla, che rappresenta e riempie il Tutto: una parte io spero, e che emerga in tutta la sua opera di devastazione culturale e collusione mafiosa.

di Doriana Goracci da Indymedia

Nardò travolgente a colpi di DI RITO **Video**

MARCATORI: Di Rito 2’ e 5’ p.t., Montaldi 8’ p.t. e su rig. 32’ s.t., Parlacino 30’ e 36’ p.t., Di Benedetto 13’ s.t., De Benedictis 29’ s.t.

LE PAGELLE

NARDO':

Baglivo 6 Quasi mai impegnato, prende goal su punizione da circa trenta metri quando ormai il risultato è inchiodato sul 5 a 0.

De Padova 7 Enorme impegno e pochissime sbavature e come al solito gran corsa sino all'ultimo...e fa pure un bell'assist.per De Benedictis.

Contessa 7(De Donno 20’ 6.), Bella partita , spinge parecchio per tutto il tempo ed anche dietro se la cava egregiamente.PUNTUALE

Irace 7,5 Gioca perfettamente senza commettere un solo errore. detta i tempi, fa girare il pallone, fa correre gli avversari, addormenta il gioca quando ormai la partita è chiusa. METRONOMO

Calabuig 7 Bella partita dell’argentino che gioca in maniera impeccabile in difesa per tutto il match. ELEGANTE

Marini 6,5 Buona partita dell’imponente centrale difensivo. Sbriga al meglio i pochi pericoli creati dall’attacco avversario. MAULONE

Parlacino 7(36’ Turitto), Insieme a tutto l’attacco si muove molto facendo impazzire la retroguardia avversaria. Mette a segno una doppietta, il secondo goal nasce da uno scambio veloce con montaldi da applausi.SPINA NEL FIANCO

Frascolla 6,5 Uno dei pochissimi a non brillare in campo. Svolge il suo compito senza strafare.

Di Rito 8,5 L’eroe della giornata. Lo si era già visto molto bene in altre gare, ma stasera ha giocato la sua migliore partita della stagione sempre molto mobile e vivo, splendida la bordata da fuori area per il 2-0 TRASCINATORE


(De Benedictis 7’ s.t.) 6 Sostituire il Di Rito di ieri non era un compito facile. Sembra totalmente demotivato anche se a sprazzi fa anche diverse buone giocate ma anche tanti sbagli sottolineati senza pietà dal pubblico. Poi si sblocca di testa sfruttando un’uscita avventurosa del portiere avversario.TITUBANTE

Tartaglia 6,5 Tanta quantità a centrocampo. Lui e Irace sembrano completarsi reciprocamente. VOLENTEROSO

Montaldi 7 La doppietta dovrebbe rigenerarlo. Si muove meglio rispetto alle ultime uscite, in particolare da centrale offensivo dopo l’uscita di Di Rito.DETERMINATO

In panchina: Bassi, Petilli, Colletta, Ruggiero. All. Longo.

ALTAMURA: Giannuzzi, Pazienza, Mazzilli (Tafuni 8’ s.t.), Zaro, Soto, Di Benedetto, Valdez, Vicenti, Angelastri (Ardino 33’ s.t.), Rigetti (Colonna 20’ s.t.), De Febbo. In panchina: Amoroso, Principiano, Varisco, Abbrescia. All. De Nora.

ARBITRO: Di Benedetto di Barletta.

In piazza coi giornalisti torna il popolo di sinistra

3 ottobre,a Roma, in piazza per la libertà di stampa 300 mila persone. Per Berlusconi è "una farsa", ma Roberto Saviano incanta: "verità e potere non coincidono mai". Riesplode nella tarda serata di Sabato la polemica politica sull'informazione dopo che il direttore del Tg1 Augusto Minzolini definisce "assurda" la denuncia di un problema per la libertà di stampa in Italia, schierandosi contro la manifestazione della Fnsi in un editoriale nell'edizione delle 20

La Fnsi aveva chiesto di non portare in piazza del Popolo le bandiere dei partiti e invece c'erano tutte: da quelle del Pd alle bandiere dell'Idv, alle classiche bandiere rosse di Rifondazione, di Sinistra e Libertà, di Sinistra critica e soprattutto assieme a quelle della Cgil, supporto organizzativo non estraneo al clamoroso successo della manifestazione per la libertà dell'informazione (al di là delle cifre piuttosto ottimistiche sulle presenze, prima 150mila, poi 300mila, diffuse dagli organizzatori: ma anche i 60mila valutati dalla tradizionalmente prudente Questura sono una cifra molto significativa). Piazza piena, vie circostanti intasate di gente, automobili bloccate in ingorghi interminabili nel centro di Roma, forse a causa di una sottovalutazione dell'evento da parte dei responsabili cittadini dell'ordine pubblico.
In ogni caso, al di là dei numeri, le molte decine di migliaia che hanno affollato il centro di Roma rendono visibile l'esistenza di un "popolo di sinistra o se si preferisce di centrosinistra, non molto diverso, nella composizione e nelle aspettative politiche, da quello che spinse Romano Prodi al suo secondo, sia pur risicato, successo alle elezioni politiche nel 2006.
E' un popolo che può anche seguire i partiti, dividendosi, quando il centrosinistra governa, ma che resta irriducibilmente ostile al centrodestra berlusconiano (che non a caso lo irride), ed è pronto a rispondere unito alla chiamata in piazza quando si presenta l'occasione.

E tutto questo si è visto chiaramente, proprio nella giornata in cui Pd e Idv tornano a fare a cannonate dopo le accuse di Di Pietro al Quirinale a all'opposizione "connivente" sullo scudo fiscale. Proprio per questo la lettura forse più nitida della giornata la fa uno che da un anno a questa parte vive alla periferia della battaglia politica, l'ex presidente della Camera ed ex segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti: "Questo popolo è qui contro le limitazioni alla libertà di espressione, ma chiede molto di più. Vuole essere protagonista, vivere la politica".

Oratore simbolo della manifestazione è Roberto Saviano. Lo scrittore, minacciato di morte dalla camorra per le sue rivelazioni sui legami fra economia criminale ed economia legale, spiega dal palco che "la libertà per cui stiamo combattendo è la serenità di poter raccontare, è la possibilità di lavorare senza doversi aspettare ritorsioni". Quanto alle bandiere di partito, "non le abbiamo chiamate noi", precisa Roberto Natale, presidente della Fnsi, ma in ogni caso "è stato compreso lo spirito dell'iniziativa, una piazza per parlare dei problemi dell'informazione non come problemi di una categoria, ma come attacco al diritto di una comunità nazionale a essere informata".

A mettersi in sintonia con la piazza, provano i politici presenti, a cominciare dai due rivali nel Pd Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani. Silvio Berlusconi ha definito "una farsa" la manifestazione? "Gli dà fastidio - commenta - che ci sia tanta gente in piazza". E anche se "Berlusconi dice che non c'è problema - osserva dal canto suo Bersani - il mondo e questa piazza ci dicono che il problema c'è, è la maggioranza e il Governo non possono ignorarlo". Mentre Massimo D'Alema invita il premier a non "insultare i cittadini", una cosa "sempre di cattivo gusto, soprattutto quando si mobilitano così numerosi".
Il leader dell'Idv Di Pietro sottolinea che la manifestazione, essendo "per la libertà di stampa", è anche inevitabilmente, a suo giudizio, "contro il governo Berlusconi che è in totale conflitto di interessi".

Durissimi i comenti di parte governativa. Il leader della Lega Umberto Bossi liquida le proteste: "La libertà di stampa in Italia c'è e purtroppo c'è anche la libertà di insulto, che è un'altra roba". Per il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi la manifestazione "conferma che la sinistra in Italia vive completamente estraniata dalla realtà, una condizione che alimenta e giustifica ogni sorta di estremismo". Mentre il ministro del Welfare Maurizio Sacconi si scaglia contro la Federazione della Stampa, promotrice dell'iniziativa: "La manifestazione - accusa - non può coprire il suo fallimento" nel difendere gli interessi della categoria.

Ma a "brillare" in negativo nella ridda di commenti del centrodestra è Augusto Minzolini, direttore del Tg uno che definisce "assurda" la denuncia di un problema per la libertà di stampa in Italia, schierandosi contro la manifestazione della Fnsi in un editoriale nell'edizione del tiggì delle 20.
Un editoriale che non passa certo inosservato e fa scoppiare una vera bufera sul telegiornale di quella che, in un altro secolo, era definita la rete ammiraglia. Paolo Gentiloni del Pd chiede "che la Commissione di vigilanza sulla Rai accerti se il direttore del Tg1 può darsi ad una militanza degna del miglior Fede".
Mentre per la vicepresidente della Camera Rosi Bindi: "Se qualcuno aveva dei dubbi sui rischi che corrono il diritto di cronaca e la libertà d'informazione in questo paese, l'editoriale di questa sera - accusa - li ha trasformati in certezze". Dall'opposizione si fa sentire anche Pancho Pardi dell'Idv, che attacca personalmente Minzolini: "Questo direttore - commenta - specializzato nel non dare notizie sgradite al premier si permette di dare lezioni a tutti".

da Aprileonline

Il reddito non è una lotteria

Rischio di povertà per l’Italia superiore al 20%, in seguito all’assenza di un provvedimento di reddito minimo.

28 settembre 2009: parte “Win for Life”, il nuovo gioco della Sisal che permetterà ai vincitori di godere di una rendita di 4 mila euro per 20 anni. In solo 3 giorni, lo Stato ha incassato più di 14 milioni di euro. 30 settembre 2009: è di 298.000 circa il numero totale delle domande per la messa in regola dei lavoratori e lavoratrici domestiche. Un numero decisamente inferiore (più o meno la metà) alla stima fatta dallo stesso governo a luglio.
1 ottobre 2009: presentazione da parte della Commissione Economica Europea dei risultati del rapporto “Crescita, lavoro e progresso sociale”, nel quale si denuncia un rischio di povertà per l’Italia superiore al 20% delle famiglie, in seguito all’assenza di un provvedimento di reddito minimo.
2 ottobre 2009: con il 25° voto di fiducia in un anno e mezzo, il governo
Berlusconi approva lo scudo fiscale per il rientro dei capitali
illecitamente esportati all’estero, dietro il pagamento di un’aliquota
risibile del 5%.

Si tratta di quattro notizie di diversa provenienza e apparentemente
slegate fra loro. In realtà esiste un filo rosso che le accomuna: la
necessità di ripensare una miglior distribuzione del reddito e
l’improcrastinabile necessità di avviare una riforma del welfare
familistico italiano.
Tale necessità è risolta (!!) dall’attuale governo con una duplice
manovra: da un lato, si provvede a dare un reddito garantito (per di più
assai elevato, 4.000 euro al mese per 20 anni!!!) a pochi eletti
individui, tramite il sorteggio della lotteria. Della serie: il futuro
dipende dal caso, sulla pelle di coloro che sperano nella sorte benigna.
Ovvero, “chi vive sperando, muore cagando”, come recitava il sergente
Abatantuomo in “Mediterraneo”. Dall’altro, si recuperano soldi per il
welfare, con l’intento demagogico di aiutare chi è in difficoltà (in
primis le popolazioni dell’Abruzzo) con un provvedimento di amnistia
(perché di questo si tratta) a vantaggio di quella fascia di benestanti
che negli ultimi anni hanno lucrato sull’economia sommersa esportando
illecitamente ingenti capitali all’estero (si parla di una somma che
oscilla tra i 250 e i 300 miliardi di euro).
Ecco allora che il cerchio si chiude: due provvedimenti, che, ancora una
volta, vanno a peggiorare la distribuzione del reddito in Italia
(drenaggio di risparmio dalle famiglie meno abbienti nell’illusione del
colpo di fortuna che risolve tutti i problemi e sostegno ai redditi della
fasce più ricche), vengono presentati come risolutori delle contraddizioni
sociali nel nostro paese.

Tutto ciò poi avviene in un contesto in cui, l’impoverimento sociale –
come denunciato dalla Commissione Europea, - tende a crescere, soprattutto in seguito agli effetti negativi di una precarizzazione del lavoro che aumenta la ricattabilità dal reddito e la subordinazione nelle condizioni
di lavoro. E soprattutto in un contesto in cui una parte dei residenti in
Italia, i migranti, si trovano a sottostare a delle regole di cittadinanza
che negano i diritti sanciti più di due secoli dalla Rivoluzione Francese:
che ogni essere umano ha diritto a considerarsi “cittadino” a prescindere
dalla propria condizione sociale e lavorativa. I risultati della sanatoria
fatta solo ad uso e consumo delle esigenze di un welfare familiare privato
(con riferimento al solo lavoro di cura) evidenziano infatti che tali sono
gli ostacoli burocratici e i costi per emergere all’invisibilità (tutti
scaricati sulle spalle i migranti) che anche ciò che dovrebbe apparire un
segno di civiltà (la regolarizzaziome di chi da anni lavora in condizioni
di clandestinità) si trasforma nell’ennesimo sopruso economico e sociale
sulle spalle dei più deboli.

Inaugurazione Petruzzelli, le frasi e le immagini più sentite

Niente lusso ostentato, eleganza composta, qualche papillon e palchi vuoti in barcaccia e platea largamente ridotta per far spazio a quasi duecento elementi tra orchestra e coro che hanno dato vita, anima e passione in musica all’inaugurazione del nuovo Teatro Petruzzelli. I buchi vuoti tra le poltrone si vedono anche dall’alto del quinto ordine, mancano numerosi consiglieri comunali e assessori, ai quali sono stati riservati i palchi di primo e secondo ordine.
La platea è puntellata da fasce tricolori, presenti numerosi sindaci della provincia di Bari. Poi onorevoli (Massimo D’Alema per il Pd e Antonio Distaso per il Pdl), l’europarlamentare Barbara Matera elegantissima in un abito Blumarine. In prima fila le autorità massime, Alfredo Mantovano, Enrico Letta, Raffaele Fitto, il prefetto di Bari Carlo Schilardi e poi Michele Emiliano accompagnato dai due figli piccoli, il presidente della provincia di Bari con Umberto Veronesi, e il governatore Nichi Vendola con la mamma.“Per me oggi è una delle giornate più emozionanti della mia vita – ha ricordato Vendola prima di entrare in teatro -. Io ricordo all’inizio della mia carriera politica la battaglia per chiedere verità è giustizia su chi aveva bruciato questo teatro e poi la battaglia per la ricostruzione e la rabbia di tanti anni di fronte all’incapacità anche di aggiungere un mattone alla cenere. Oggi è cambiata la storia, è cambiato il vento e abbiamo questo nuovo meraviglioso teatro per la città di Bari e per la Puglia. Il Petruzzelli dovrà essere all’altezza della sua storia migliore, non dovrà essere luogo del provincialismo ma un luogo della cultura del mondo”.
Un grande sospiro di sollievo lo ha tirato a fine concerto il sindaco di Bari Michele Emiliano, che della Fondazione Petruzzelli è anche il presidente.
“Il sindaco era l’unica autorità che non si limitava a partecipare ma organizzava l’evento: come spesso accade mentre gli altri si divertono il sindaco ha la responsabilità di seguire tutto quello che avviene. Ora mi sto rilassando, mi sto godendo –ha ricordato Michele Emiliano alla fine della IX di Beethoven - la felicità che tutto sia andato bene. Ma è la prima volta nella mia vita che questa giornata finirà a mezzanotte di domani (oggi ndr), perché senza l’inaugurazione con gli operai e i cittadini sorteggiati questa giornata non può finire. Chiederemo il permesso a san Francesco e san Nicola di fare in modo che domani ci sia una continuità assoluta con questa giornata importante. Le mie emozioni di domani completeranno questa grande soddisfazione e questa grande gioia.
Ora smettiamola di guardare ai dettagli come spesso abbiamo fatto in questa città, di guardare agli interessi privati: dobbiamo pensare allo Stato, al bene comune. Gli italiani sono stanchi di vedere la politica che pensa agli interessi particolari: chi ha conflitti deve lasciare il passo a chi può governare la cosa pubblica con maggiore serenità. E dobbiamo affrontare le istituzioni con sobrietà e semplicità. Non occorrono formalismi: anche questa sera credo che nessuno abbia avuto l’impressione di un evento mondano. Questo era un evento civile, come può esserlo l’inaugurazione di un ponte di una scuola: non c’era nulla da esibire ma testimoniare la rappresentanza di una comunità. Certo io avrei preferito fare prima l’inaugurazione con gli operai e i cittadini, ma il governo ci ha chiesto di applicare il cerimoniale e noi lo abbiamo fatto”. Sulla mancata presenza della famiglia formalmente proprietaria del teatro, i Messeni Nemagna, il Sindaco di Bari glissa: “Io non li rappresento e quindi non ho motivo di parlarne”.
“Sono contento di aver interpretato un’emozione larga, - ha commentato Nichi Vendola, autore di un discorso breve ma che ha scatenato un applauso che non accennava a fermarsi - un’emozione laica e spirituale insieme, perché quando ti riprendi un luogo che è una radice, che è un’anima che è una storia, che è una tradizione e non è solo un palcoscenico, ma è una possibilità di educazione e di incivilimento, quando ti riprendi un frammento di bellezza che ti è stato strappato dalla pelle, questa è una bella notizia. E siccome il Sud talvolta è raccontato solo attraverso le cattive notizie, quando lo puoi raccontare attraverso le buone notizia bisogna essere orgogliosi”.