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giovedì 15 ottobre 2009

Protesta dei lavoratori S.E.S. di Nardo’ on. Bellanova: «Impegno per una soluzione positiva della vertenza» pronta un’interrogazione parlamentare

L’on. Teresa Bellanova, parlamentare del PD e componente della Commissione Lavoro della Camera, ha scritto al Prefetto nei giorni scorsi per segnalare la situazione dei lavoratori SES di Nardò. «Ho voluto richiamare l’attenzione sulla situazione di questi operai, che difendono il proprio posto di lavoro contro la lesione di diritti fondamentali», dice la deputata, «e credo che ogni iniziativa debba essere posta in essere per evitare l’esasperazione di questi lavoratori. Che sia stata stabilita una data per la discussione in Prefettura del problema è quindi un importante passo, perché sono convinta che occorra rasserenare gli animi e dare tutti i possibili contributi utili a una conclusione positiva della vertenza in atto. Auspichiamo che l’incontro di venerdì serva a questo risultato. Ai lavoratori licenziati e alle loro famiglie», conclude la Bellanova, «la mia solidarietà e il mio impegno».

da CorriereSalentino

Pisani: ''La scorta a Roberto Saviano? Per noi non era necessaria''


di Lorenzo Baldo

Nell'intervista al capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, in edicola giovedì 15 ottobre sul Magazine del Corriere della Sera, il dirigente della polizia di Stato esterna tra l'altro la sua opinione in merito alla questione della scorta a Roberto Saviano.
“A noi della squadra mobile fu data la delega per riscontrare quel che Roberto Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute – spiega Pisani nell'intervista – dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull´assegnazione della scorta”.
“Ho arrestato centinaia di delinquenti – prosegue il capo della mobile di Napoli - ho scritto, testimoniato e giro per la città con mia moglie e i miei figli senza scorta. Non sono mai stato minacciato”, evidenziando quindi senza mezzi termini: “resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magistrati e giornalisti che combattono la camorra da anni”. Pisani conclude con un commento sul libro Gomorra: “Ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori”. Nel giro di poche ore alla pubblicazione delle anticipazioni dell'intervista a Pisani si è acceso immediatamente un dibattito sull'opportunità delle dichiarazioni del capo della mobile di Napoli.
Nessuna replica da parte di Roberto Saviano che ha scelto il silenzio. Lo scrittore napoletano vive sotto scorta da tre anni su disposizione dell´Ucis, l'ufficio che valuta le indicazioni del comitato per l´ordine e la sicurezza pubblica.
Dal fronte della magistratura sono giunti invece alcuni commenti. “Stimo molto Pisani – ha specificato il procuratore aggiunto di Napoli, Federico Cafiero de Raho, coordinatore del pool che indaga sul clan dei Casalesi, dal quale sono partite le minacce a Saviano – svolge un´attività eccellente e i risultati lo dimostrano. Tuttavia non sono d´accordo: Saviano è enormemente esposto. Ha smosso le coscienze e diffuso una conoscenza che era di pochi, diventando un emblema della lotta alla camorra. Colpire lui significa depotenziarlo. È il testimone di una battaglia civile in cui tanti si riconoscono. C´è un prima e un dopo Gomorra, in Italia”.
Il procuratore di Salerno, Franco Roberti, pur non commentando il giudizio sul capo della mobile di Napoli, in virtù del fatto di “non conoscere gli elementi su cui si basa Pisani”, ci ha tenuto a ricordare che “per quanto risulta a me Saviano è stato oggettivamente esposto a un grave pericolo che derivava da diversi fattori come l´attacco pronunciato all´udienza del processo Spartacus. E da fonti di polizia giudiziaria era emerso che lo scrittore era a rischio per la sua funzione simbolica e perché il libro, le sue dichiarazioni e i suoi articoli avevano smascherato il vero volto dei Casalesi”.
In ultimo è stato lo stesso giudice di Cassazione Raffaele Cantone a illustrare il suo pensiero. L'ex Pm nei processi contro i clan camorristici del Casertano che ha ottenuto la condanna all'ergastolo dei più importanti capi fra cui Francesco Schiavone, detto Sandokan, e Francesco Bidognetti, Cicciotto 'e Mezzanott', sotto scorta da quando, nel 2003, gli investigatori scoprirono un progetto di un attentato ai suoi danni organizzato dal clan dei Casalesi, non si è sottratto ad un commento a riguardo.
“Premetto che in questa vicenda sono coinvolto in prima persona – ha sottolineato Cantone – perché le minacce del processo Spartacus hanno riguardato anche me. Considero Vittorio Pisani uno dei migliori investigatori d´Italia. Ecco perché resto meravigliato dalle sue valutazioni. Non tengono conto di come la situazione di pericolo di Saviano sia stata più volte vagliata e sempre ritenuta molto grave. Gomorra ha fatto compiere un salto di qualità nella lotta alla camorra anche sul piano della consapevolezza dell´opinione pubblica e ha dato molto fastidio alle organizzazioni criminali».
Le dichiarazioni del capo della mobile di Napoli, nettamente in contrasto con quelle dei magistrati interpellati, hanno riacceso i riflettori sul tema dell'assegnazione della scorta a un “obiettivo sensibile”.
Tra le persone citate da Pisani che hanno inutilmente la scorta vi sono soprattutto i politici di turno che le utilizzano come status-symbol e questo si è uno schiaffo morale nei confronti di coloro che veramente rischiano la vita. Anche di chi, come Roberto Saviano, vive all'interno di un “meccanismo” molto più grande di lui, nel quale si può finire sotto il tiro incrociato di quello stesso sistema che inizialmente lo doveva proteggere.
Un “gioco grande” di cui ancora non si è scritto abbastanza.
E se secondo il dirigente di polizia il libro di Saviano “ha avuto un peso mediatico eccessivo rispetto al valore che ha per gli addetti ai lavori”, resta il fatto che c'è tutta una galassia di nuove generazioni alle quali Gomorra ha dato le prime basi per conoscere un fenomeno come quello della camorra. Giovani e meno giovani che hanno mosso i primi passi verso una presa di coscienza. Che è inevitabilmente diventata intollerabile, sotto tutti i punti di vista, per un'organizzazione criminale vissuta da sempre nell'omertà.

A Roberto Saviano l'abbraccio e il sostegno di tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila
da AntimafiaDuemila

FAO: con crisi superato miliardo affamati nel mondo

Roma. La crisi economica fa crescere anche la fame nel modo. Per effetto della tempesta finanziaria che non ha risparmiato nessun mercato, gli affamati nel mondo sono cresciuti del 9% nell'anno in corso, arrivando alla vetta di 1,02 miliardi, il livello più alto dal 1970.
Lo afferma il rapporto pubblicato oggi dalla Fao (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'agricoltura e l'alimentazione) e dal Pam (il Programma alimentare mondiale). Molti Paesi, a causa della crisi globale, hanno subito cali generalizzati nei propri flussi finanziari e commerciali, ed hanno assistito ad una caduta verticale delle entrate da esportazioni, degli investimenti esteri, degli aiuti allo sviluppo e delle rimesse in denaro. Il rapporto fa notare come, ad esempio, le 17 economie più importanti dell'America Latina nel 2007 hanno ricevuto 184 miliardi di dollari in entrate finanziarie, cifra che si è circa dimezzata nel 2008 con 89 miliardi di dollari e si prevede diminuirà ulteriormente nel 2009 con 44 miliardi di dollari. Questo significa che si deve ridurre il consumo alimentare, e per alcuni paesi a basso reddito con deficit alimentare questo aggiustamento del consumo può tradursi nella diminuzione delle tanto necessarie importazioni alimentari e di altri beni importanti come medicine ed attrezzature mediche. La sottonutrizione è una realtà estesa in Asia e nel Pacifico - spiega il rapporto- dove si stima che gli affamati siano 642 milioni ma non risparmia neanche i Paesi sviluppati dove sono 15 milioni a soffrire la fame; nell'Africa sub-sahariana sono 265 milioni, in America Latina e Caraibi 53 milioni, nel Vicino Oriente e Nord Africa 42 milioni.

da AntimafiaDuemila

Consegnato ai magistrati il papello di Riina


Palermo. Sarebbe stato consegnato da Massimo Ciancimino il famoso papello di Riina ai magistrati di Palermo. Sembrava una leggenda invece il foglio contenente le richieste che il capo di Cosa Nostra nel 1992 avanzò allo Stato in cambio della fine della strategia stragista, è ora una realtà oggettiva.
Già questa mattina il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, durante un dibattito contro la mafia organizzato dagli studenti di sinistra, al polo di scienze politiche dell'Università di Firenze, aveva accennato all’ ipotesi che presto la Procura ne sarebbe venuta in possesso. Ora finalmente il “papello” sarebbe negli uffici giudiziari di Palermo disponibile al vaglio degli inquirenti.
Se autenticato il documento tanto atteso potrebbe mettere in discussione molte delle versioni fornite dai vari soggetti che al tempo erano venuti a conoscenza della trattativa e rappresentare davvero una svolta nella ricerca della verità sulle stragi.
A parlare per primo del “papello” era stato il pentito Giovanni Brusca il 13 gennaio 1998. Interrogato nel corso del processo di Firenze sulle stragi del ’93, il pentito aveva riferito dell’esistenza di una trattativa tra il capo di Cosa Nostra e lo Stato, intavolata dopo la strage di Capaci. Fu lo stesso capo di cosa nostra ad informarlo di quel dialogo .''Si sono fatti sotto – gli disse - gli ho presentato un 'papello' di richieste lungo cosi'”. Dodici istanze che avrebbero compreso una serie di agevolazioni per cosa nostra tra cui la revisione del Maxiprocesso, l’abolizione del carcere duro per i mafiosi, la revisione della legge sulla confisca dei beni, l’annullamento della legge sui pentiti ed altri ancora. Richieste che il capo di Cosa Nostra avrebbe inoltrato alle istituzioni dopo che il capitano del Ros dei carabinieri Giuseppe De Donno e il generale Mori avevano cercato un dialogo con lui attraverso la mediazione di Vito Ciancimino. Ora resta da stabilire chi oltre ai vertici del Ros aveva garantito questa negoziazione. Le ultime dichiarazioni dell’ex Ministro Martelli e la lunga audizione della dottoressa Liliana Ferraro, nel 1992 alla direzione del Ministero degli Affari Penali, durata quattro ore proprio nella giornata di oggi forse hanno già contribuito a fare chiarezza.

da AntimafiaDuemila

CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL - Lookin' out My Back Door



I californiani Creedence Clearwater Revival sono l'abc del rock, quell minimo comun denominatore a partire dal quale, in un senso o in un altro, se ne possono definire tutti i sottogeneri. Storia e dischi della band guidata da John Fogerty

CREEDENCE CLEARWATER REVIVAL - Lookin' out My Back Door
(J. C. Fogerty)

Just got home from Illinois
Lock the front door, oh boy !
Got to sit down
Take a rest on the porch
Imagination sets in
Pretty soon I'm singin'

Chorus
Doo, doo, doo
Lookin' out my back door

There's a giant doing cartwheels
A statue wearin' high heels
Look at all the happy
Creatures dancing on the lawn
A dinosaur Victrola
list'ning to Buck Owens

Chorus

Forward troubles Illinois
Lock the front door, oh boy !
Look at all the happy
Creatures dancing on the lawn
Bother me tomorrow
Today I'll buy no sorrows

Chorus

Tambourines and elephants
Are playing in the band
Won't you take a ride
On the flyin' spoon ?
Wond'rous apparition
Provided by magician

Chorus

Tambourines and elephants
Are playing in the band
Won't you take a ride
On the flyin' spoon ?
Bother me tomorrow
Today I'll buy no sorrows

Chorus

CHI SONO I CREEDENCE ???

I Creedence Clearwater Revival (1967-1972, El Cerrito, CA) sono forse il più importante gruppo rock di tutti i tempi, benché, tra i grandi, siano probabilmente i più mediocri. Mediocri nel senso "neutro" del termine. Nel senso che i Creedence Clearwater Revival sono la base fondamentale del rock, la sua essenza: quel minimo comun denominatore a partire dal quale, in un senso o in un altro, si possono definire tutti i sottogeneri che si vuole. E se in pratica ogni gruppo rock importante è tale perché è un sottogenere a sé, i Creedence Clearwater Revival sono il più importante gruppo rock perché non fanno parte di sottogeneri, ma solo di quell'imprescindibile ed essenziale punto di partenza per tutti loro (né troppo piano come Nick Drake, né troppo forte come i Metallica). Nel proto-rock hanno assunto tale funzione i Kinks e i Byrds; nella new wave i Television e i Replacements, passando prima attraverso certo Lou Reed. Poi (salvo rare eccezioni, come i Dream Syndicate) questa essenza non è stata più ribadita (anche perché non ce n'era più bisogno), ma ci si è specializzati e specializzati sino a quando anche questo non si è rivelato come un ripetersi e un non dire più nulla: è la fine del rock, di quella forma di musica popolare che si faceva con tre strumenti (chitarra, basso e batteria) suonati in modo più sincopato rispetto al blues.

A un estraneo che chiedesse un esempio significativo di rock non potremmo, per onestà, che presentare un brano dei Creedence Clearwater Revival. Se poi costui ci chiedesse se i Creedence Clearwater Revival siano stati la massima espressione del rock, faremmo pure bene a rispondere di no. Ma bisogna imparare la grammatica prima di poter scrivere; e non c'è alcun scrittore che non sappia la grammatica. Quindi, se non conoscete i Creedence Clearwater Revival potete pure ritenere di non conoscere la grammatica del rock, di non sapere cos'è, prima di tutto, il rock: di non sapere come questo suoni.
Quanto sia importante la formalità nell'operazione dei Creedence Clearwater Revival, lo dimostrano le loro molte cover. I Creedence Clearwater Revival facevano canzoni o riprendevano canzoni dal country-rock n'roll di vent'anni prima; il punto è che le suonavano in modo diverso. Ed è questo modo che fa il rock. Questo è un modo che segue un filo rosso qualificabile come l'affrancamento dal blues e rintracciabile dal blues-boogie di Bo Diddley al garage-blues dei Kinks al folk-beat dei Byrds. E i gruppi proto-rock anni 60 facevano cover non solo per "imparare" o perché ancora, all'epoca, non era certo scontato che il compositore e l'esecutore fossero la stessa persona, ma anche e soprattutto perché la loro era un'attività essenzialmente formale: si doveva abbandonare il continuum blues per il sincopato rock, si doveva trovare - conseguenza e mezzo di questo abbandono - la minimale forma chitarra-basso-batteria.

La storia dei Creedence Clearwater Revival, la storia del rock, è anche la storia di Ellis McDaniel (1928, MS) ossia Bo Diddley. Costui è una delle personalità più importanti della musica pop(olare). Formatosi a Chicago, come il padre del rock n'roll Chuck Berry, è la prova tangibile di come il rock n'roll sia nato dal blues elettrico dei neri di Chicago - qui approdato dal Texas del leggendario Blind Lemon Jefferson - degli anni 40 (Willie Dixon, Howlin' Wolf, Muddy Waters, tutti grandissimi chitarristi e compositori nati a inizio secolo, a cui va aggiunto Sonny Boy Williamson, che suonava l'altro strumento-base del blues, l'armonica a bocca). È importante notare come tutti questi artisti padri del rock n'roll prima e del rock poi siano stati neri; quando tutti i figli loro saranno bianchi. Mentre Chuck Berry (n. 1926) si affrancò dal blues facendo appunto il rock n'roll, Diddley continuò sulla strada del blues aggiungendo ritmo, ma mantenendo un tono medio, sia alla voce che alla chitarra. È quel medio che, dopo la sfuriata rock n'roll, si rivelerà la base del rock a cui non resterà che aggiungervi i due elementi portanti del rock n'roll: l'assolo bruciante alla chitarra e l'urlo iconoclasta. I Creedence Clearwater Revilal, il rock-base, consistono nell'innalzamento degli accordi e volumi di Diddley a quelli di Berry e nel contemporaneo ripiegamento di tutti gli eccessi del secondo a mezzo del tono-medio compassato del primo. In altri termini: Diddley fornì al rock la sezione ritmica; Berry la chitarra. Diddley dette i suoi seminali e numerosi capolavori (almeno una ventina: tra cui impressionanti free-speaking; Dylan a confronto è un epigono) tra il '55 ed il '57. Da questi né gli artisti blues moderni (Rolling Stones, Eric Clapton), né poi i nascenti rocker - ed ecco i Creedence Clearwater Revival - potranno prescindere. Perché Diddley, nel suo medio, era utilizzabile tanto in senso reazionario (blues) quanto progressista (rock).
Nessun loro singolo raggiungerà il n. 1. Due album sì: quelli dell'agosto '69 e del luglio '70. Il quartetto è sempre impeccabile, per arrangiamenti, produzione, esecuzione e composizione.


Dal 1968 al 1970 - in tre anni - i Creedence Clearwater Revival faranno cinque album. Il sesto, nel 1972, può considerarsi anche un album non loro.
Come pochi nella storia, il gruppo manterrà sempre una medesima line-up: il leader e compositore John Fogerty (1945) al canto e alla chitarra solista, gli straordinari comprimari - e coetanei - Doug Clifford (alla batteria) e Stu Cook (al basso) e il fratello di John, Tom, alla chitarra ritmica - il più vecchio di tutti, nel '68 aveva 25 anni.
I Creedence Clearwater Revival sono il gruppo di John Fogerty tra i 22 e i 27 anni.
Nel 1968 in California - che proprio in quest'epoca getta le basi per divenire il centro più ricco, popoloso e moderno del mondo - siamo in piena epoca hippie e psichedelica. San Francisco, con l'acid-rock di Jefferson Airplane e Grateful Dead, è il centro del tutto, non ancora Los Angeles. Musicalmente, per quest'epoca, si parla, parallelamente alla rivoluzione psichedelica, di un reazionario revival. Sia in Inghilterra sia in America. In realtà, si tratta di facce della medesima medaglia. E più che di rottura è meglio parlare di continuità. Se, a certi livelli, i nuovi anni 70 - vedi il cantautorato e l'hard-rock - significheranno un ritorno all'immediatezza musicale dopo gli eccessi di fine 60 (Velvet Underground, Red Crayola, Frank Zappa ecc.), ad altri livelli ciò comporterà un gap in buona misura incolmabile con la nuova musica sofisticata della medesima epoca: l'evoluzione del progressive, dell'elettronica, di Canterbury. Se a fine 60 si hanno ibridi tra rock e non-rock, a inizio 70 è facile distinguere ciò che è rock da ciò che non lo è (come la kosmische musik).Da una parte la semplificazione, dall'altra l'esasperazione. I Creedence Clearwater Revival furono tra coloro che semplificarono: e per questo potettero impartire fondamentali lezioni di rock, che è qualcosa di relativamente semplice o essenziale. Ma - checché pretenda il loro nome - il revival dei Creedence Clearwater Revival, se di revival si tratta - già, perché il folk ed il blues in America non sono mai morti -, è un revival comprensibile solo una volta tenuti presente i Jefferson Airplane e compagnia, ossia quell'articolato e cerebrale rock psichedelico e acido che proseguì il primordiale discorso avviato dal folk-blues.

Nel 1968 i Jefferson Airplane erano al loro quarto album. I losangelesi Byrds al quinto, i loro padri e concittadini Beach Boys oltre il decimo, i lori figli e concittadini Doors al terzo. Dopo che tutti costoro si sono allontanati dal folk-blues (ma restano inspiegabili senza di esso), i Creedence Clearwater Revival vi ritornano, ma restano inspiegabili senza gli eretici del folk-blues degli anni 60. E di revival - blues, folk, neoclassico - sarà forse più il caso di parlare per la Gran Bretagna (John Mayall, Fairport Convention, Moody Blues, Joe Cocker); pur restando vera l'attività in America - e in California - di Janis Joplin, Gram Parsons, The Band. Il fatto è che più di revival si tratta di sofisticate contemplazioni della tradizione rivissute con il distacco del mito e le malizie moderne. I Creedence Clearwater Revival, in questo senso, sono molto più maliziosi che "revival". Stesso dicasi per i Byrds o per i Rolling Stones, che agli esordi furono, con i loro colleghi, davvero un gruppo di revival. Il revival 1963-1965 e quello 1968-1970 sono questioni da riformulare.

Creedence Clearwater Revival (Jul 1968) 8 brani, 33:17. No. 52 Pop Albums.
Saul Zaentz: Producer.
I capolavori sono: "Gloomy" (Fogerty) [3:51], uno dei vertici assoluti dell'acid-rock: le chitarre dei fratelli Fogerty qui danno lezioni a tutti - Young compreso; "Walking on the Water" (Fogerty) [4:40] tra, come oggi si potrebbe dire, Byrds (per certi sibili elettrici) e Springsteen (per la cavalcata progressiva e patetica).
Gli altri brani sono: "The Working Man" (Fogerty) [3:04], che dimostra come Fogerty componga in proprio brani blues - è, anzi, con Richards e Jagger, tra i più grandi blues-man dell'epoca moderna - e riarrangi e suoni in modo rock i blues altrui; "Get Down Woman" (Fogerty) [3:09] tra la "Before You Accuse Me" di Bo Diddley e un Detroit-blues (blues degli emigrati dal Mississippi) alla John Lee Hooker; "Porterville" (Fogerty) [2:24], più vicina al roots-rock intriso di prateria dei Buffalo Springfield e della Band.
Le cover sono: il primo singolo del gruppo (raggiunse il No. 58) "I Put a Spell On You" (Hawkins) [4:33], la - splendida e commovente - genesi del rock dal rhythm and blues (attenzione! questo brano del '56, poi rifatto da altri, dagli Animals a Marilyn Manson, non è del bianco Dale Hawkins di "Suzie Q" nato nel '38, ma del nero Jay Hawkins, nato nel '29); "Suzie Q" (Broadwater/Hawkins/Lewis) [8:37], brano del '58, polpettone già in odore delle jam-session acide dei Grateful Dead (esordienti un anno prima dei Creedence Clearwater Revival); "Ninety-Nine And A Half (Won't Do)" (Cropper/Floyd/Pickett: Wilson Pickett è con Otis Redding e Aretha Franklin il più importante cantante nero di soul degli anni 60 e compose questo brano per il suo album del '66 ) [3:39] il soul-blues più rockeggiante.

Bayou Country (Jan 1969) 7 brani, 33:43. No. 7 Pop Albums.
Dopo l'album prevalentemente blues arriva l'album prevalentemente country-folk. Creedence Clearwater Revival, Green River e Cosmo's Factory risultano migliori album degli altri proprio perché fondono i due aspetti dei Creedence Clearwater Revival: il blues e il country-folk; quei due aspetti ai quali, guarda caso, si fa risalire il rock.
Il capolavoro è "Graveyard Train" (Fogerty) [8:37] scurissimo blues con basso e armonica protagonisti, in cui la voce di Fogerty dispiega tutta la sua anima-nera e roca: raggiunge vertici di tensione e ossessione degni del futuro Nick Cave, che d'altra parte si basa sulla fonte alla quale attinge anche Fogerty: il blues di Chicago (e, in misura più indiretta, il folk delle praterie).
Gli altri brani sono: "Born On The Bayou" (Fogerty) [5:16], poderoso soul-blues che raggiunge volumi - e riff - hard-rock; "Bootleg" (Fogerty) [3:02], un tenue boogie (protagonista la chitarra acustica) concepito in un botta e risposta tra gli strumenti come nella migliore tradizione blues; "Penthouse Pauper" (Fogerty) [3:39], l'abc del rock (con chitarra in bella evidenza) ma con voce ancora soul-blues, che pesca da Carl Perkins e nel mezzo copia il vecchio riff di Howlin'Wolf in "I Ain't Superstitous"; "Proud Mary" (Fogerty) [3:08], il primo grande successo di Fogerty (raggiunse il n. 2): questa volta country-rock, non blues, country-rock di cui tra 60 e 70 ci sarà un gigantesco revival (l'America era stanca di decenni di blues-nero e tramite il country-rock può celebrarsi con il cantautorato); "Keep On Chooglin'" (Fogerty) [7:41], esagitato rhythm and blues (con finale hard-rock) che fa di questo l'album più nero dei Creedence Clearwater Revival.
Le cover si riducono a "Good Golly Miss Molly" (del duo Blackwell-Marascalco) [2:44], sfrenato, celebre e zeppo di riff, rock n' roll, portato al successo dal fenomenale Little Richard un decennio prima.

Green River (Aug 1969) 9 brani, 28:47. No. 1 Pop Albums.
Con questo lavoro continua l'affrancamento dal blues. Andando verso il country-folk, però, i Creedence Clearwater Revival incontreranno il rock.
I capolavori sono: "Green River" (Fogerty) [2:36] che dietro un'impalcatura roots-blues getta le basi (vedi il chitarrismo surrealista e l'andamento caracollante) addirittura per la new wave dei Television (il singolo raggiungerà il No. 2); "Commotion" (Fogerty) [2:44], possente blues-rock che potrebbe essere dell'Hendrix più epilettico e hard (il singolo raggiungerà il No. 30); "Sinister Purpose" (Fogerty) [3:22], smagliante e commovente (esistenziale) processione r&b meritevole dello statuto di classico: con un ritmo più esasperato e un tono cupo più enfatico potrebbe essere un brano dei Black Sabbath.
Gli altri brani sono:"Tombstone Shadow" (Fogerty) [3:39], sincopato e grezzo garage-blues ma non in grado di progredire oltre quello degli inglesi Cream e del loro chitarrista Clapton; "Wrote A Song For Everyone" (Fogerty) [4:57], serenata-folk tutta pathos ed epos (senza brani del genere gli Springsteen sarebbero impossibili); "Bad Moon Rising" (Fogerty) [2:21], compatto folk-rock - di chiara ascendenza Woody Guthrie - meno retorico e più realistico (il singolo raggiunse il No. 2); "Lodi" (Fogerty) [3:13], l'ennesimo vocabolario per l'epos operaio e pletorico di Springsteen (il singolo raggiunse il No. 52); "Cross-Tie Walker" (Fogerty) [3:20] con un tono più prossimo alla scuola di Young - vedi i riff del basso e gli squilli della chitarra -, anche se affonda le sue radici in quel secolare grembo country-folk dal quale trova ispirazione lo stesso Young.
Le cover si riducono a "The Night Time Is the Right Time" (Brown/Cadena/Herman) [3:08] un classico del soul (già nel 1958 lo aveva proposto Ray Charles) eseguito con un piglio da Rolling Stones.

Willy and the Poor Boys (Nov 1969), 10 brani, 34:31, No. 3 in Pop Albums.
Tre album in un anno: pochissimi nel rock si sono potuti permettere di farne tanti e di tale livello in così poco tempo. È uno dei migliori album dei Creedence Clearwater Revival (con Green River e Cosmo's Factory e superiore al Creedence Clearwater Revival che conclude la tetralogia dei capolavori). Qui il gruppo raggiunge la perfezione formale. L'esecuzione è sempre impeccabile e originale. Ed è l'esecuzione del gruppo al tempo stesso la più "revival" o tradizionale e la più avveniristica di sempre. Un tono naif - talora persino dark - è infine la predominante.
Il capolavoro assoluto è "Effigy" (Fogerty) [- 6:31], un melodramma tra l'acustico e l'elettronico capace di far accapponare la pelle a Neil Young e ricchissimo d'effetti efficacissimi: regina la chitarra a cuore aperto del leader.
Notevoli: "Fortunate Son" (Fogerty) [- 2:21] (No. 14 Pop Albums), assalto frontale a ritmo e piglio hard-rock, chitarra irrefrenabile, voce rabbiosa - eccolo l'abc del rock; "Side O' the Road" (Fogerty) [- 3:26], strumentale (blues acido: tra Grateful Dead e Clapton: scuola per Steve Ray Vaughan) pensato per l'on the road. Non abbastanza si è sottolineata l'abilità al contempo classica e inventiva di John Fogerty alla chitarra; né quella del gruppo che, come un metronomo, lo accompagna.
Completano: "Down On The Corner" (Fogerty) [- 2:47] - No. 3 Pop Albums, quintessenza del country-rock tra lo scanzonato, il nostalgico e il cupo dei Creedence Clearwater Revival; "It Came Out Of The Sky" (Fogerty) [- 2:56] che sebbene nell'approccio della voce risenta di Bob Dylan, vanta una chitarra velenosissima e granitica (ponte ideale tra Chuck Berry e la new wave di fine 70); "Feelin' Blue" (Fogerty) [- 5:05] esercizio d'alta scuola tra il country - la base musicale - e il soul - il canto vertiginoso -; "Don't Look Now" (Fogerty) [- 2:12] impeccabile (e artificioso o surrealista?) country-folk.
Due sole le cover: "Cotton Fields" [- 2:54] di Leadbelly (1888-1849), il compagno di strada di Blind Lemon Jefferson e il padre di Woody Guthrie, Pete Seger e di tutti gli artisti folk-blues -; "The Midnight Special" (Traditional) [- 4:14] che una volta di più dimostra come l'unica rivoluzione di Bruce Springsteen sia stata quella di fare folk-blues a inizio anni 80, ossia di essere inattuale.

Cosmo's Factory (Jul. 1970) 11 brani, 42:28. N. 1 in Pop Albums.
Sebbene il 1969 avesse visto ben tre album e sette singoli dei Creedence Clearwater Revival in classifica, è il 1970 il loro anno, con due album e sei singoli nella top 5 (tutti da Cosmo's Factory: Pendulum uscì a dicembre).
I capolavori: "Ramble Tamble" (Fogerty) [7:10], l'abc del rock, cavalcata di ritmo e distorsioni che riparte da Bo Diddley abbandonandone tutti i retaggi afro: nel mezzo, un riff hard-rock che accappona la pelle; "Run Through The Jungle" (Fogerty) [3:10] - n. 4 in classifica - un rock-blues rifinito da effetti sintetizzati alla Byrds; "Who'll Stop the Rain" (Fogerty) [2:29] - n. 2 in classifica - il vertice melodico ed esistenziale, classico meritatamente famoso.
Gli altri brani sono: "Travelin' Band" (Fogerty) [2:07] - n. 2 in classifica - un puro rock n' roll, in pratica un plagio di Little Richard (con tanto di urla selvagge, ritmo proto-punk e fiati al controcanto); "Lookin' Out My Back Door" (Fogerty) [2:35] - n. 2 in classifica - che copia senza la malizia di un Neil Young il secolare country ritmico americano: dal maestro dell'honky tonk Hank Williams (1923-1953) a Johnny Cash (1932-2003); "Up Around The Bend" (Fogerty) [2:42] - n. 4 in classifica - la quintessenza del country-rock americano, sulla medesima linea che anni prima avevano perseguito i Buffalo Springfield, ma con in più una chitarra velenosa a cui dovrà molto ancora una volta la new wave dei Television; "Long As I Can See the Light" (Fogerty) [3:33] - n. 2 in classifica - un retorico e compiaciuto soul-blues tra Platters (doo wop) e Fats Domino (New Orleans R&B), più da Broadway che da prateria.
Ben quattro le cover: una doverosa, ma scontata "Before You Accuse Me" (McDaniels) [3:27]; "Ooby Dooby" (Moore/Penner) [2:07], portata al successo da Roy Orbison nel 1956 e poi ripresa da Jerry Lee Lewis; "My Baby Left Me" (Crudup) [2:19], country-boogie, già una delle primissime interpretazioni di Elvis Presley (1954); "I Heard It Through the Grapevine" (Strong/Whitfield) [11:07], mastodontico blues che fa l'effetto di un Eric Clapton spogliato di ogni antipatia edonistica e dedito solo al lato oscuro, dark della musica.

Pendulum (Dec 1970), 10 brani, 40:56, No. 5 in Pop Albums.
È l'unico album dei Creedence Clearwater Revival senza cover: è un album del cantautorato di Fogerty. Nonostante tali buone intenzioni, l'album è l'inizio della fine per il gruppo. Tom Fogerty se ne andrà al termine delle registrazioni. La vena del fratello si dimostrerà subito dopo prosciugata. Per l'intanto l'opera, svalutata dalla critica ma apprezzata dal pubblico, è al di sopra della media di quelle rock, se non altro per la perfezione formale e per l'abilità nell'esecuzione delle varie pose o stili - tanto varie che finiscono per mettere in discussione il caposaldo stesso dei Creedence Clearwater Revival: il rock. Se la precedente "medietà" del gruppo era il rock, adesso è il pop (inteso come sottogenere della musica popolare).
I capolavori sono: il country-pop di "Have You Ever Seen the Rain?" (Fogerty) [- 2:40] (No. 8 Pop Albums), vertice della desolazione (che incupisce "Who'll Stop the Rain"), successivamente a vario titolo plagiato da Springsteen -; "(Wish I Could) Hideaway" (Fogerty) [- 3:47] più barocca, con le tastiere anni 70,ma non meno riuscita, né meno tragica, prova pop di Fogerty (che qui si dedica più che a una gran chitarra a una gran voce); "Rude Awakening, No. 2" (Fogerty) [- 6:22], strumentale progressivo coi fiocchi: i primi due minuti sono inusitati, raffinatissimi, coinvolgenti, melanconici, e valgono il resto, che si perde più o meno in esperimenti para-elettronici più o meno gratuiti e spaziali.
Gli altri brani, tutti e a vario titolo pesantemente influenzati dal soul-blues di Joe Cocker, sono: "Pagan Baby" (Fogerty) [- 6:25] - il solo brano hard - che non riesce (come aveva invece fatto "Effigy") a finalizzare la propria orchestrazione, dove primeggia una chitarra molto "roots" -; "Sailor's Lament" (Fogerty) [- 3:49] che anticipa di oltre 15 anni l'etno-pop di Paul Simon ("Graceland"); "Chameleon" (Fogerty) [- 3:21] che pare rubato a Mad Dogs & Englishmen; "Born to Move" (Fogerty) [- 5:40] che, non contento del soul, ricerca anche James Brown e il funk (vedi la tromba), il tutto peraltro magistralmente interpretato; "Hey Tonight" (Fogerty) [- 2:45] (No. 8 Pop Albums), scivolone spiazzante con ritornello ossessivo e compiaciuto, degno del peggior Merseybeat; "It's Just A Thought" (Fogerty) [- 3:56] che ha gli stessi riff - alle tastiere - e lo stesso ritmo addirittura di "Je T'Aime... Moi Non Plus" di Serge Gainsbourg (brano del '69); "Molina" (Fogerty) [- 2:44], dove rimane solo la forma del roots-rock, peraltro diluita con sassofono e ritmi esotici.


Mardi Gras (Apr 1972), 10 brani, 28:04, No. 12 in Pop Albums.
E' il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival senza Tom Fogerty. E' il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival (nel senso che per la prima volta anche Clifford e Cook danno loro canzoni). E' il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival che non sia dei Creedence Clearwater Revival (nel senso che fino a qui i Creedence Clearwater Revival si erano identificati con John Fogerty).

I Creedence Clearwater Revival non inventarono niente. Ed è per questo che inventarono la grammatica-base del rock.

LA bIOGRAFIA è STATA TRATTA DA ONDA ROCK

LORO INQUINANO, NOI PAGHIAMO

555 milioni di euro. Questo è il debito che le grandi dell’energia (Enel, Edison ed Eni in testa) hanno contratto immettendo troppa CO2 nell’ atmosfera. E saremo tutti a ripagarlo, perché per coprire le extra emissioni delle industrie che inquinano di più interverrà il governo con un fondo per l’acquisto di certificati di emissione. La maglia nera delle emissioni va a Enel che, secondo la classifica di Greenpeace sulle emissioni di CO2 del 2008, ha prodotto 44 milioni di tonnellate di anidride carbonica, oltrepassando il limite che le era stato imposto (42 milioni di tonnellate). L’Emission Trading Scheme dell’Unione Europea aveva assegnato all’Italia per il 2008 un tetto massimo di emissioni di 211 milioni di tonnellate, questa quota prefissata è stata ripartita dal governo fra i vari settori e, al loro interno, fra i singoli produttori, ma i limiti non sono stati rispettati: sono state riversate nell’atmosfera 9 milioni in più di tonnellate. Ma ad aver oltrepassato il limite non sono tutti i settori, alcuni (come la produzione di carta, vetro e ceramica) hanno rispettato i valori massimi, o addirittura, complice il calo della produzione dovuta alla crisi economica mondiale, hanno “risparmiato” sulle emissioni. Il comportamento virtuoso di qualcuno però non è stato sufficiente a compensare le emissioni extra dei settori termoelettrico e raffinazione, che hanno riversato nell’atmosfera rispettivamente 10,4 e 5,1 milioni di tonnellate di CO2 in più di quanto era loro concesso. Oltre ad Enel, altri colossi dell’energia hanno esagerato nelle emissioni, contribuendo ad aumentare il debito: Edison ha emesso 22 milioni di tonnellate di CO2 (sforando di 8) ed Eni, nonostante il tetto massimo fissato a 6,7 milioni di tonnellate, ne ha prodotte 7,8.

Le centrali a carbone che più emettono CO2 in Italia sono di proprietà dell’Enel: la centrale di Brindisi e la centrale di Fusina, che complessivamente emettono quasi 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica, oltrepassando il limite di quasi 5 milioni di tonnellate. Nonostante la classifica di Greenpeace provi che le centrali a carbone peggiorano la posizione italiana a livello di emissioni, in aprile l’esecutivo (attraverso la Commissione ministeriale per la Valutazione d'Impatto Ambientale) ha dato l’avvio alla riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle (Ro). Nel 2009 verranno riconvertite nello stesso modo altre due centrali e questo aggraverà il bilancio italiano sull’emissione di CO2 di altre 30 milioni di tonnellate. Il sistema dei certificati di emissione non aiuta a contenere le emissioni: la possibilità di acquistare e vendere i certificati, consente agli impianti che più inquinano di non investire per la riduzione di CO2, ma semplicemente, a cose fatte, di pagare per rientrare nel limite.

Per questo l’Unione Europea (il cui obiettivo è 20-20-20: diminuire le emissioni del 20% nel 2020) pensa di introdurre una carbon tax che non consenta più la commercializzazione di emissioni, ma vada direttamente a colpire le emissioni di gas serra. La tassa, che rientra nell’esecuzione della direttiva del 2003 sull’Energy Taxation e dovrebbe entrare in vigore nel 2013, colpirà ogni kg di CO2 prodotta con un ricarico fino a 3 centesimi di euro. Una carbon tax è già stata introdotta in Italia nel 1998 per finanziare un fondo per la riduzione delle emissioni, ma è stata congelata solo un anno dopo, e sostituita con il sistema dei certificati bianchi e verdi introdotto dal decreto-Bersani. La carbon tax è attualmente in vigore in 4 paesi dell’UE (Svezia, Finlandia, Danimarca e Slovenia) e nel 2011 sarà introdotta in Francia.

da Altreconomia

AFGHANISTAN - «Italiani pagavano mazzette ai talebani»

Afghanistan, 10 soldati francesi sarebbero stati uccisi in un agguato nella zona dove i servizi segreti italiani pagavano “mazzette” ai talebani. Questa la ricostruzione che fa oggi il quotidiano inglese Times di uno dei più sanguinosi attacchi, una vera e propria imboscata, subita dall'esercito francese nella zona di Surobi, presa in consegna dopo la “gestione” italiana.“Mazzette ai talebani per evitare gli attacchi” scrive il Times che spiega come l'aspetto più grave della vicenda non è tanto il pagamento ai gruppi guerriglieri, ma il fato che di questa “usanza” non fossero stati messi a parte i vertici dell'esercito francese al momento del passaggio di consegne nella zona.

“Mai avuta notizia di pagamenti - si difende il ministro della Difesa La Russa - i nostri soldati escono e si conquistano la fiducia della gente”.

Ma il quotidiano inglese cita, tra le sue fonti, i servizi segreti Usa che, riporta l'articolo, "sarebbero rimasti sbalorditi ascoltando le intercettazioni telefoniche" in cui gli 007 italiani "compravano anche militanti nella provincia di Herat con decine di migliaia di dollari".

Nel giugno 2008, alcune settimane prima che l'agguato ai francesi, l'ambasciatore Usa a Roma, prese un'iniziativa di protesta diplomatica nei confronti del governo Berlusconi sulla base delle accuse relative a queste tattiche.

L'esercito francese, ingannato dalle "usanze" italiane, al momento di insediarsi nell'area (descritta dalle forze italiane ai media come un esempio riuscito di "operazione fatta col cuore e con la testa") fece una valutazione del rischio totalmente errata considerando la zona "pacifica". "Può avere anche senso - spiega al Times un alto ufficiale Nato - tacitare i gruppi armati per far calare la violenza, ma è una follia farlo senza dire niente agli alleati...".

Altri ufficiali confermano la "strategia italiana, adottata, non dall'esercito, ma dai servizi segreti militari, per evitare morti in Afghanistan, che avrebbero causato problemi politici al governo".

Feroce, il commento di un alto dirigente Nato operativo a Kabul: "È una vergogna. La situazione militare della Nato quaggiù è già fragilissima senza che ci sia qualcuno che lavora alle spalle. Gli italiani hanno un inferno di cose a cui rispondere...".

da Indymedia

"Troppi universitari in fuga dalla Puglia"

Sono 45mila i diplomati che proseguono gli studi fuori regione. L´assessore Viesti: qui ci sono pochi servizi. Piano da dieci milioni

di Paolo Russo

Più di 45mila giovani pugliesi sono fuggiti via dalla Puglia per frequentare l´università. Di contro, solo 3mila 700, meno di un decimo, i ragazzi delle altre regioni italiane che scelgono uno dei cinque atenei pugliesi per conseguire la laurea. I dati impietosi sono stati forniti ieri dall´assessore regionale al diritto alla studio, Gianfranco Viesti che ha puntato l´indice proprio contro materie di sua competenza, come i servizi destinati agli studenti universitari: «Le cause di questo saldo negativo delle università pugliesi sono tante - ha spiegato ieri l´economista - e vanno dalla maggiore facilità di trovare lavoro in regioni del Nord dopo gli studi, al fatto che si pensa che le facoltà del Nord siano migliori, cosa non del tutto vera soprattutto per alcune facoltà. Ma il vero motivo - ha dichiarato ieri Viesti - è che i servizi agli studenti in Puglia sono assai peggiori di quelli di altre regioni».

L´assessore al diritto allo studio non ha nascosto una responsabilità oggettiva della Regione e degli enti per il diritto allo studio che, nel corso degli anni, hanno prestato poca attenzione ai problemi degli universitari: «Perché finora - ha accusato ieri Viesti - la trasparenza, l´equità e l´efficienza non sono stati sufficienti nel settore, che subisce numerose incrostazioni da decenni».

Per rispondere alla carenza cronica di servizi come alloggi, mense, trasporti e aule studio, la Regione ha stanziato 10 milioni di euro che integrano il fondo per il diritto allo studio. Ma sono in partenza anche iniziative assunte dell´Adisu: ad annunciarle è stata ieri il presidente Alba Sasso. La principale innovazione sarà un servizio di bus navetta notturno che collegherà i collegi con il centro della città. Novità anche nella gestione dei controlli della mensa che sarà affidata agli stessi studenti, mentre è già stato siglato un protocollo d´intesa con la Guardia di Finanza per contrastare l´evasione fiscale e le dichiarazioni false per le graduatorie del diritto allo studio.

Questi e altri temi saranno discussi domani nell´ambito della prima conferenza programmatica del diritto allo studio di Puglia. «La nuove legge – ha spiegato Viesti – prevede la conferenza programmatica aperta alle università, alle accademie, ai conservatori e agli studenti per il confronto dei punti di vista sul diritto allo studio e per darsi obiettivi per l´organizzazione dell´Adis: piani annuali e triennali che siano costruiti con gli indirizzi della giunta». L´appuntamento è nell´aula Moro della Facoltà di Giurisprudenza a partire dalle 9 e 30.

bari.repubblica.it

Eterosessualità di Stato

La bocciatura della proposta di legge Concia contro l’omofobia [monca della transfobia] ha dimostrato come le istituzioni del paese non tengono in considerazione le cittadine e i cittadini che non sono eterosessuali.
Un parlamento eterosessuale ha deciso di non tenere in considerazione l’intensificarsi dei fenomeni di violenza che si verificano ormai quasi tutte le settimane, e che esprimono la vulnerabilità sociale di chi non è riconosciuto da leggi che non si uniformano alle direttive europee. Una coppia omosessuale non può camminare mano nella mano per le strade delle nostre città senza correre il rischio di essere aggredita e malmenata, quando non accoltellata. Il paese scivola nell’imbarbarimento e nel fascismo, perché si permettono forti diseguaglianze fra chi ha doveri e pochi diritti e chi è incluso nella cittadinanza piena.
Il movimento lgbtiq continua a protestare, come hanno dimostrato le manifestazioni lampo organizzate in varie città italiane, compresa quella che ieri fino a sera tardi ha visto centinaia di persone riunite davanti a Montecitorio. Abbiamo denunciato a voce alta l’ennesimo sopruso subito, un nuovo episodio di omofobia e di transfobia legittimato dai deputati, che dovrebbero rappresentare tutti i cittadini e non solo quelli eterosessuali.
Basta. Un paese veramente libero e civile non può permettere che tutto questo accada ancora, che una proposta di legge venga bocciata da onorevoli convinti che omosessuali e transessuali non conoscano affettività e siano sospettati di aberrazioni sessuali come la pedofilia. Si dimenticano sempre, i signori deputati, che la maggior parte dei pedofili sono eterosessuali, e agiscono nelle famiglie tradizionali.

di Saverio Aversa da Carta

Corigliano: inaugurato il primo Ecocentro salentino

Lecce (salento) - Macculi e Fiore inaugurano il primo ecocentro del salento. Alla presenza del sindaco di Corigliano, dell’assessore Macculi è stato inaugurato ieri mattina il primo ecocentro del salento. L’inaugurazione si è svolta dinanzi agli alunni della scuola media e del sindaco dei ragazzi.

La raccolta differenziata dei rifiuti, a Corigliano d’Otranto, ruoterà intorno ad un epicentro strategico. Si tratta dell’Ecocentro, scusate il facile gioco di parole, una struttura che accoglierà il surplus di rifiuti che la normale raccolta porta a porta non riesce a gestire. Un “aiutino”, per così dire, ai cittadini che ancora non sono entrati nei ritmi del calendario del porta a porta e che qualche volta, per errore, sono costretti a tenere in casa i sacchetti della spazzatura per più di qualche giorno. Questa sorta di “attesa” ci si augura sia la prassi, ma facendo un giro nelle periferie o per le strade di campagna viene spesso smentita dalla presenza di sacchetti di rifiuti sparsi qua e là o persino accatastati in mini discariche. Un atteggiamento che danneggia innanzitutto i cittadini per via del degrado e delle scarse condizioni igienico sanitarie ai margini delle città, poi il Comune costretto a bonifiche costose e di conseguenza nuovamente i cittadini che con le tasse a loro carico, indirettamente, dovranno coprire anche queste “sbavature”.

Così ieri mattina il sindaco di Corigliano Ada Fiore e il presidente dell’Ato Lecce 2 nonché assessore al Bilancio della Provincia di Lecce Silvano Macculi, hanno tagliato il nastro dell’Ecocentro, il primo nel Salento in realtà ad entrare in funzione nonostante già nel marzo del 2008 in altri comuni siano stati avviati i lavori. Pubblico d’eccezione, gli alunni della scuola media capeggiati dal sindaco dei ragazzi. “Siamo contenti ad essere il primo comune ad avviare questo sistema di supporto al servizio di raccolta porta a porta. – ha commentato il sindaco Ada Fiore. “ E ringraziando la scuola e il sindaco baby per la loro presenza ha aggiunto “questa è una struttura che consegniamo alle nuove generazioni.”

L’ecocentro sarà il luogo in cui si potrà conferire tutto quello che è in più rispetto al servizio giornaliero di raccolta favorendo ulteriormente la differenziata. Ma soprattutto favorirà la gestione di quantitativi di rifiuti numericamente elevati eliminando le difficoltà oggettive che i cittadini possono incontrare giornalmente nel loro smaltimento. L’ecocentro resterà aperto quotidianamente dal lunedì al sabato dalla 9.00 alle 12.00.

“Ci abbiamo tenuto ad essere i primi a partire – ha concluso il sindaco Fiore –perché crediamo molto nella necessità di dare sempre delle risposte concrete ai cittadini i quali manifestavano questa esigenza di avere una struttura di supporto al servizio di raccolta ed abbiamo fatto in modo che questo avvenisse nel più breve tempo possibile.”

Presente all’inaugurazione anche l’assessore provinciale al bilancio Silvano Macculi che ha evidenziato come quello di Corigliano d’Otranto è il primo ecocentro che viene inaugurato ma che altri sei ne sono già stati realizzati in tutta la provincia e che verranno inaugurati nei prossimo giorni. “Gli ecocentri – ha spiegato l’assessore Macculi – fanno parte di un nuovo sistema integrato di raccolta porta a porta. Un sistema che parte con la distribuzione dei bidoncini alle famiglie prosegue con la consegna delle compostiere domestiche, a quelle famiglie che ne fanno richiesta, e si conclude con l’apertura degli ecocentri che chiudono il ciclo di raccolta integrata fuori porta.”

Passare dalla raccolta stradale, con i cassonetti, al porta a porta non chiude bene tutte le esigenze dei cittadini per questo l’ecocentro serve per consentire ai cittadini di portare i rifiuti in quei giorni in cui non c’è la raccolta di quella tipologia di rifiuto o per conferire rifiuti che non si possono raccogliere porta a porta, come per esempio i tralci di potatura, gli inerti di piccoli lavori di demolizione a casa oltre che tutte le altre tipologie di rifiuto carta, vetro, plastica e umido che si possono conferire nei giorni in cui non vi è la raccolta.

“Tutto ciò – ha concluso l’assessore Macculi – servirà evitare che ci siano sversamenti nelle campagne così come avvenuto sino ad oggi. E’ importante che i cittadini sappiano l’esistenza dell’ecocentro e lo utilizzino al meglio.”

il paese nuovo.it

L’Eni si aggiudica un importante giacimento in Iraq

Finalmente, e discretamente, si può ricominciare a fare affari in Iraq. “Baghdad ha raggiunto un accordo con un consorzio guidato da Eni per lo sfruttamento del giacimento petrolifero di Zubair, nel sud del paese”, scrive il Financial Times.

“Quarant’anni dopo la nazionalizzazione dell’industria petrolifera irachena, quest’accordo segnala la volontà di Baghdad di attirare sul suo territorio le più grandi società petrolifere del mondo. Paolo Scaroni, amministratore delegato dell’Eni, ha dichiarato che ‘Zubair è uno dei più importanti giacimenti petroliferi del mondo, in grado di produrre più di un milione di barili al giorno’”.

da Internazionale

Il silenzio disonesto dell’Europa

L’Unione europea non condanna apertamente Silvio Berlusconi. In questo modo perde credibilità e mina la sua capacità di difendere i valori democratici, scrive l’Observer.

Nel 1967, con il senso di superiorità che contraddistingueva i britannici nel secondo dopoguerra, l’ex premier britannico Clement Attlee liquidò l’idea di un’Europa unita: “Il mercato comune di sei nazioni. Le conosciamo bene queste nazioni. La Gran Bretagna ha versato sangue e denaro per salvarne quattro dagli attacchi delle altre due”.Germania, Italia, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo non potevano rivendicare lo stesso senso di superiorità. Ma il mercato comune prometteva la liberazione da un passato difficile.

Nel progetto comunitario gli orrori del totalitarismo sono stati sostituiti dalle convenzioni sui diritti umani e i trattati di pace. Decine di milioni di persone hanno accettato di barattare la sovranità nazionale con la libertà dalle dittature. Ma oggi questo patto non è più valido. I sistemi autoritari possono assumere varie forme: quella dominante è il capitalismo o l’oligarchia di stato, in cui il capo e i suoi alleati controllano i beni pubblici e le sinecure che ne derivano. Non sono dittature in senso stretto: i governanti tollerano le elezioni purché possano manipolarne i risultati, e tollerano le critiche purché non arrivino alle masse.

L’organizzazione European Alternatives dà una definizione dei moderni stati clientelari: “In un paese dove la tv è l’unica fonte d’informazioni per più dell’80 per cento della popolazione, il controllo sui mezzi di comunicazione non assume più la forma totalitaria del ventesimo secolo. Al giorno d’oggi, la manipolazione dei mass media può coesistere con l’esistenza di piccole ‘riserve indiane’ d’opposizione”. Gli autori di questo studio non parlano della Russia di Putin o al Venezuela di Chávez, ma dell’Italia di Silvio Berlusconi.

L’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea garantisce la libertà di stampa e il pluralismo dei mezzi d’informazione. Ma l’Europa sembra contenta del fatto che Berlusconi abbia il controllo diretto di tre canali tv privati, di una casa editrice, di una concessionaria di pubblicità e di una società di distribuzione cinematografica, per non parlare del controllo indiretto della tv pubblica e del denaro pubblico destinato agli investimenti pubblicitari.

Il dibattito no
L’8 ottobre i deputati socialisti del parlamento europeo hanno cercato di sollevare un dibattito sulla libertà di stampa in Italia, ma sono stati attaccati dai conservatori del Partito popolare europeo. Joseph Daul, un alleato di Nicolas Sarkozy, ha reagito con sdegno alle insinuazioni secondo cui l’Italia non è più “un paese democratico e uno stato di diritto”. I moderati erano così arrabbiati per l’insulto al buon nome di Berlusconi che hanno cercato di impedire il dibattito.

Si potrebbe obiettare che i giudici italiani, togliendo l’immunità a Berlusconi, hanno dimostrato che l’Italia è ancora una democrazia. Ma il premier italiano ha già neutralizzato la magistratura in passato. In ogni caso, anche se dovesse cadere il governo, gli italiani non si aspettano che la corruzione sistemica scompaia. Gianfranco Fini, il leader definito “postfascista”, non rinuncerà a un sistema di clientelismo e censura.

La caratteristica più significativa dei caudillos del nostro tempo è la facilità con cui mettono da parte le differenze ideologiche di facciata e si riconoscono reciprocamente come membri di una massoneria internazionale di autocrati. Berlusconi accusa i giudici di essere “comunisti”, e poi si definisce “grande amico” di Putin. Il sedicente socialista Chávez si allea con il reazionario islamista Ahmadinejad.

Quello che unisce i grandi capi del ventunesimo secolo è più importante di quello che li divide. L’Europa democratica, però, non si unirà contro di loro per difendere i suoi valori. Il silenzio su Berlusconi, vile e frutto di compromessi, mina la capacità futura dell’Ue di opporsi ai politici corrotti di ogni parte d’Europa, in particolare nelle deboli democrazie dell’est. Rende inoltre assurda ogni condanna delle violazioni dei diritti democratici oltre i suoi confini. Per la prima volta nella sua storia, la reputazione dell’Europa come forza positiva nel panorama mondiale è incerta. E presto sembrerà disonesta.-Nick Cohen, The Observer

da Internazionale

Alla faccia del jihad

Amara Lakhous è uno scrittore nato ad Algeri nel 1970. Vive a Roma dal 1995. Questo è il quinto articolo della sue serie dedicata all’islam in Italia.


Ho fatto il liceo ad Algeri nella seconda metà degli anni ottanta. Il mio professore di storia, un ex partigiano della guerra di liberazione algerina, non perdeva occasione per criticare Gandhi. Diceva: “L’Algeria non avrebbe potuto cacciare la Francia con la non violenza. Il nostro paese è stato liberato grazie al sangue versato dai suoi figli”.

Nel 1991 dopo l’annullamento del primo turno delle elezioni legislative vinte dal Fronte islamico di salvezza di Abassi Madani, i fondamentalisti algerini arrivarono a una tragica conclusione: la violenza è l’unica via per conquistare il potere. Mi ricordo di uno slogan scritto a caratteri cubitali in un quartiere popolare di Algeri: “Avete messo a tacere le urne, ma hanno parlato i fucili!”.

Il risultato è stato drammatico: in pochi anni il terrorismo ha fatto oltre centocinquantamila vittime, per lo più civili. Per fortuna in Egitto e in Marocco i terroristi non sono riusciti a imitare il copione algerino e non hanno portato a termine il loro progetto di distruzione.

Sono molti i musulmani arabi in Italia che credono che la violenza sia controproducente. E ci sono sempre più spesso lotte pacifiche che si ispirano alla dottrina della non violenza. Un esempio significativo è quello che è successo durante il Ramadan del 2008. Gli amministratori locali della Lega nord avevano vietato ai musulmani di Treviso, in gran parte marocchini, di usare degli spazi al coperto per pregare. Invece di reagire a questa decisione ingiusta e discriminatoria in modo violento, i leader della comunità musulmana hanno messo in pratica tre iniziative: sono andati a pregare in un parcheggio pubblico all’aperto, hanno invitato le telecamere di Al Jazeera per un reportage (che poi è stato visto da milioni di persone) e hanno fatto uno sciopero della fame.

Abdellah Ajouguim, uno dei promotori di questa protesta pacifica, ha detto ai giornalisti: “Allungheremo il digiuno. Il Ramadan non durerà solo un mese, sarà uno sciopero della fame e della sete davanti alle istituzioni”. Abdellah ha spiegato che la loro contestazione non violenta era ispirata a Gandhi e alle proteste politiche e civili di Marco Pannella. Mi ha sorpreso questo riferimento al leader dei radicali. Alla faccia del jihad! Amara Lakhous

da Internazionale