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mercoledì 21 ottobre 2009

Nardò Technical Center

Questo è uno dei commenti che si possono fare in seguito alla lettura di un articolo ma questa volta preferiamo metterlo tra le notizie in home page.
leggete.

In merito al vostro articolo sulla cassa integrazione della Nardò tecnical Center ,vorrei chieder solo una cosa ::: ma lo sapete , per caso , che oltre ai 106 cassintegrati ,ci sono più di altri 100 lavoratori a casa e zero euri non a zero ore ???
E si !!!
Sono gli schiavi dele cooperartive ,che questi signori hanno sfruttato per 10 anni !!!Quelli che giravano con le macchine per 5 misere euro l'ora , spesso inprovvissati , senza nessuna dotazione di sicurezza ( Solo le cinture ammesso che le trovavi funsionanti ) .
Chiamati spesso all'ultimo momento per tappare un buco ( presto puoi venire hanno aggiunto una macchina ) a tutte le ore del giorno e della notte .....
E si.... due cooperative formate da PERSONE FIGLI ANCHE NOI DELLA REGIONE PUGLIA.
Che qualcuno ci calcoli ogni tanto ....... ci sono vertenze in corso ,ci sono state manifestazioni..... ma ancora siamo nel sommeso più totale.
Abbiamo lavorato in condizione assurde da terzo mondo , per portare il pane a casa ,con tanti sacrifici e sfruttati in ogni modo ...... pena ....:RESTI A CASA !!!!
Senza un contratto vero e propio :: Se c'era il lavoro ok altrimenti a casa a guardare il telefonino in attesa che suoni con la speranza che ti chiamino al lavoro.
Di notte, di giorno , di domenica , ai festivi sempre per 5 EURO PER ORA !!!!!
Anzi di Notte e ai festivi soprattutto perche i signori di cui voi parlate con tanto dispiacere ,non lavoravano ...... loro hanno il contratto collettivo nazionale.
Noi invece siamo figli di madre ignota ,..... non siamo figli della puglia come loro .
Informatevi che magari vi salta fuori un bell'articolo bomba !!!!!!
Nel 2000 eravamo in 300 , l'anno d'oro , ci hanno venduti a tutti i clienti come collaudatori .....
Spesso c'era gente che non aveva la più pallida idea di cosa fosse un collaudatore e che girava in pista a velocità assurde a suo rischio e pericolo ,solo per portare a casa un minimo di stipendio.
Siamo arrivati a fare 250 ore in un mese , spesso tutte di notte........ potreri scrivere un libro .......
Provate a chiedere in giro .....altro che 106 cassintegrati , almeno hanno da campare per il momento , e noi ???
Dopo 10 anni ora cosa faccio , vado a rubare ????

Saluti cordiali !!!!!!!!!!!!

Vendola e Stefàno presentano i nuovi bandi per l'agroalimentare. Disponibili 660 milioni di euro

Ulteriori 660 milioni di euro per il comparto agroalimentare pugliese, pari ad oltre il 45% della dotazione finanziaria di cui il Programma di Sviluppo Rurale dispone sino al 2015. A tanto ammontano le risorse dei bandi del PSR 2007-2013 presentati stamattina alla stampa dal presidente della Regione Nichi Vendola e dall’assessore alle Risorse agroalimentari Dario Stefàno.Una somma cospicua per il settore principale della economia pugliese, che si aggiunge ai circa 280 milioni di euro già precedentemente attivati per interventi agro ambientali, per indennità ad agricoltori operanti in zone svantaggiate e in aree montane e per l’assistenza tecnica al Programma.

I tre bandi (pubblicati sul BURP n. 162 del 15 ottobre 2009) individuano le tipologie di intervento strategicamente più rilevanti del PSR: i cosiddetti PIF (i progetti integrati di Filiera), l’insediamento di giovani agricoltori e gli avvisi

“Approccio leader” da parte dei GAL. Strumenti innovativi, e per certi versi coraggiosi, con cui dare risposte ai problemi del sistema agroalimentare regionale. I Progetti Integrati di Filiera si rivolgono al miglioramento della qualità dei prodotti e dei risultati commerciali delle imprese agricole e delle imprese di trasformazione, attraverso un solido, duraturo e vincolante collegamento tra loro. Il bando, inoltre, individua anche i distretti agroalimentari di qualità, appena riconosciuti dalla giunta regionale, come soggetti promotori dei PIF. L’Insediamento di giovani agricoltori e il relativo Pacchetto multimisura giovani, invece, sono strumenti a supporto del ricambio generazionale degli imprenditori agricoli, imprescindibilmente legati alla realizzazione di progetti innovativi, sostenibili ed al passo con i tempi e con le nuove esigenze del mercato.

Attraverso una unica valutazione della proposta, inoltre, in caso di ammissibilità della stessa, i giovani oltre ad ottenere il premio di primo insediamento potranno accedere a più misure del PSR specificatamente previste dal bando. Infine, la misura relativa ai Gruppi di Azione Locale, permette il coinvolgimento dei partenariati locali delle aree rurali della regione nella individuazione delle specifiche e diversificate esigenze di sviluppo e nell’utilizzo di strumenti e risorse finanziare per dare risposta ai bisogni delle diverse aree. “Tra risorse pubbliche e l’impegno delle risorse private – commenta il Presidente della Regione Nichi Vendola - saranno messi a disposizione del sistema agroalimentare pugliese circa 1.200.000 euro, fondamentali per avviare una sostanziale e positiva modifica strutturale del comparto”. “I bandi appena pubblicati – continua il Presidente – non rappresentano la boccata d’ossigeno in un momento di crisi congiunturale ma, avendo carattere eminentemente strategico, pongono le condizioni per un cambiamento di passo in grado di assicurare un irrobustimento strutturale dell’agricoltura regionale”.

“C’è l’impegno di cambiare – ha concluso Vendola - il carattere parcellizzato e non organizzato delle imprese agricole che con queste misure potranno porsi come imprese di filiera. C’è la volontà di favorire l’ingresso vitale delle nuove generazioni sburocratizzando e semplificando le procedure. C’è il principio della sostenibilità ambientale coltivato attraverso la sensibilità e le competenze ecologiche del mondo agricolo. C’è, insomma, il senso di una ripresa forte e non legata alle fasi critiche dell’attuale congiuntura”. Grande soddisfazione viene espressa dall’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Dario Stefàno: “Con la pubblicazione dei bandi entro ottobre, abbiamo tenuto fede agli impegni da me assunti nei confronti del sistema agroalimentare pugliese. E’ il frutto di un lavoro di squadra senza soste, che ha impegnato l’assessorato dal primo giorno del mio insediamento, con l’obiettivo di irrorare il sistema agricolo di risorse fondamentali in questo momento congiunturale complicato”. “Inizia ora – prosegue Stefàno - il processo di utilizzo ottimale delle cospicue risorse per dare completa e coerente attuazione alle scelte strategiche del PSR. In tal modo si dà corpo alla politica regionale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale sia con azioni di indirizzo che con snelli strumenti finanziari di sostegno agli investimenti delle imprese”. “Inoltre – precisa l’assessore Stefàno - con la pubblicazione avvenuta il 15 ottobre si è definitivamente allontanato il rischio di utilizzo parziale delle risorse comunitarie, nazionali e regionali, con conseguente obbligo di restituzione di quanto non speso, nel caso di mancata spesa delle risorse assegnate entro due anni dalla loro iscrizione sul bilancio dell’Unione Europea”.

Proprio per rendere ancora più efficace e maggiormente diffusa l’azione di sostegno al settore agricolo, l’Area Politiche per lo Sviluppo Rurale sta compiendo un significativo sforzo di semplificazione dei processi amministrativi, con la definizione di strumenti e modalità innovative sin dalla fase di presentazione delle domande, per rendere più celere l’iter sino alla concessione dei finanziamenti e alla realizzazione degli interventi. Strategica, poi, l’azione di comunicazione su tutti gli elementi che caratterizzano i bandi. In questa direzione, con una inversione netta rispetto al passato, l’Area ha predisposto sportelli informativi per il pubblico ed una attività di divulgazione assolutamente indispensabile per far giungere le informazioni corrette alle imprese agricole, agroalimentari e alle popolazioni rurali, principali beneficiari del PSR. Questi i principali elementi dei bandi pubblicati: Progetti Integrati di Filiera (PIF): l’avviso mette a disposizione delle imprese agricole di trasformazione di prodotti agricoli afferenti alla medesima filiera circa 200 milioni di euro, in grado di generare investimenti complessivi di quasi 400 milioni di euro. Le risorse sono ripartite tra tutte le principali filiere agricole regionali (cerealicola, olivicola, ortoflorofrutticola, vitivinicola, lattiero-casearia, zootecnica da carne, silvicola) in misura proporzionale al loro peso economico e sociale, premiando comunque le filiere in grado di esprimere maggiore progettualità.

Attraverso il PIF si coinvolgono una pluralità di soggetti per realizzare investimenti singoli, distinti ma coordinati tra loro, per l’ammodernamento delle aziende agricole e forestali, il miglioramento delle strutture di trasformazione, il miglioramento della qualità e la valorizzazione commerciale dei prodotti, il trasferimento delle conoscenze e la consulenza alle aziende agricole, l’introduzione di innovazioni tecnologiche. I PIF sono caratterizzati da un accordo formale tra i soggetti aderenti - che si debbono costituire in forma di Associazione Temporanea di Imprese o Associazione Temporanea di Scopo o Consorzio o Società Consortile - che definisca in maniera chiara le relazioni e i legami tra le imprese. Le imprese, a cui è garantita la libera partecipazione al PIF, si impegnano a perseguire l’obiettivo comune di incrementare i rapporti tra di loro, funzionale a risultati commerciali più remunerativi e a collocazioni sui mercati più certe. Coerentemente con questa finalità, i criteri di valutazione dei PIF premiano soprattutto i raggruppamenti nei quali aumentino i conferimenti dai produttori agricoli alle imprese di trasformazione che, a loro volta, privilegino le acquisizione di prodotto di base dalle imprese aderenti al PIF, nonché la sussistenza di accordi con la GDO e altre forme e canali di commercializzazione delle produzioni. Inoltre, i criteri di valutazione premiano i PIF che coinvolgano più imprenditori agricoli, prevedendo che almeno il 25% degli investimenti dei progetti presentati debba riguardare proprio le imprese agricole, ciò al fine di promuovere una loro più sicura e diffusa partecipazione. Per garantire la creazione di PIF equilibrati in relazione alla filiera di appartenenza e dalle dimensioni né troppo modeste né troppo elevate, le risorse disponibili per singolo PIF variano tra livelli minimi e massimi – differenziati per filiera - compresi tra circa 150.000 euro e 12.750.000 euro. La redazione e presentazione dei PIF, che si dovrà concludere entro 90 giorni dalla pubblicazione dell’avviso, sarà supportata dall’Area Politiche per lo Sviluppo Rurale sia con azioni di informazione ed assistenza che con l’ausilio di un software dedicato, disponibile sul sito della Regione, attraverso il quale, inoltre, la procedura selettiva si svolgerà in tempi rapidissimi. Insediamento di giovani agricoltori e relativo Pacchetto Multimisura Giovani: il bando è rivolto a coloro che, avendo un età compresa tra i 18 e 40 anni, vogliano divenire imprenditori agricoli.

L’aiuto si concretizza in un premio compreso tra i 25.000 e i 45.000 euro in funzione della condizione di minore o maggiore svantaggio dell’area in cui il giovane vuole insediarsi e dell’eventuale ricorso a un contributo in conto interessi. Il contributo viene concesso a patto che il giovane presenti un Piano di sviluppo dell’azienda, che preveda un fabbisogno di lavoro per almeno 2.200 ore all’anno. Nel Piano debbono essere evidenziati gli investimenti e tutti gli altri interventi necessari al miglioramento dell’azienda, in termini ambientali, di reddito, di occupazione, di qualità dei prodotti. L’avviso prevede un totale di 96,5 milioni di euro e consente l’ammodernamento delle aziende agricole, il miglioramento delle competenze dell’imprenditore, l’adesione a sistemi di qualità, l’utilizzo di consulenze, la diversificazione delle attività dell’azienda. Si prevede di consentire l’insediamento di quasi 5.000 giovani imprenditori che, se non già preparati da un percorso di studi in materie agrarie, potranno acquisire le indispensabili conoscenze e competenze entro 36 mesi, pervenendo al riconoscimento della qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale.

Le domande, redatte attraverso gli strumenti disponibili sul portale SIAN e sul sito della Regione, potranno essere presentate sino a esaurimento delle risorse finanziarie. La Regione provvederà alla definizione di graduatorie con cadenza trimestrale, con primo termine al 1 febbraio 2010. Anche per questo bando l’Area Politiche per lo Sviluppo Rurale provvederà ad offrire assistenza, supporto e diffusione delle informazioni. Gruppi di Azione Locale: l’avviso rappresenta il compimento della prima fase di selezione di partenariati locali pubblico-privati, recentemente conclusasi, che hanno presentato un proprio Documento Strategico Territoriale con i fabbisogni di intervento sulle proprie aree, cui rispondere con gli strumenti del PSR. Strumenti tesi al miglioramento della qualità della vita e alla diversificazione economica nelle zone rurali, quali: la creazione di microimprese, la fornitura di servizi alla persona, la formazione e l’informazione, la tutela del patrimonio rurale, la diversificazione delle attività delle aziende agricole, l’incentivazione delle attività turistiche, la cooperazione tra territori rurali. L’attività selettiva realizzata ha determinato la possibilità per 25 aree, che coprono di fatto tutto il territorio regionale con eccezione dei capoluoghi e di pochissimi Comuni a questi limitrofi, di partecipare a questa seconda fase.

L’avviso indica l’obbligo per questi partenariati di costituirsi in Gruppi di Azione Locale (GAL), di definire con maggiore dettaglio le strategie di sviluppo ipotizzate attraverso la redazione di un Piano di Sviluppo Locale, avendo a disposizione risorse per 279 milioni di euro, incrementabili di ulteriori 14 milioni di euro per investimenti dedicati alla produzione di energia da biomasse. Queste risorse sono state ripartite tra le aree, in funzione dell’entità degli svantaggi, della popolazione e della superficie interessata, con dotazioni minime di quasi 9 milioni di euro per i territori in pianura e con meno abitanti, e massime di 14,5 milioni di euro per le zone di montagna ampie e popolate. I GAL sono chiamati, tra l’altro, a descrivere con chiarezza il proprio modello organizzativo, a evidenziare la coerenza tra bisogni, obiettivi, strategie e distribuzione delle risorse, a rivolgere particolare attenzione all’ambiente, ai giovani e alle donne. A disposizione 60 giorni per presentare il PSL e tutta la documentazione amministrativa richiesta, durante il quale per consentire la migliore progettualità possibile l’Area Politiche per lo Sviluppo Rurale e la Rete Rurale Nazionale garantiranno azioni di assistenza e workshop tematici.

da GrandeSalento

LA TORTURA DEL TEMPO - CARMELO MUSUMECI - ERGOSTOLANO OSTATIVO

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo:
Articolo 6 Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti

Nell’universo c’è un mondo che si chiama Terra e in questa Terra c’è un paese che si chiama Italia.
In questo paese ci sono molte prigioni dove, unico posto al mondo, ci sono uomini condannati ad una pena infinita, ad una morte vera, una morte ad occhi aperti: l’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio.
Una pena del diavolo, crudele, inumana e degradante perché trasforma la persona in una statua di marmo.
Basti pensare: “… che il codice penale francese del 28 settembre 1791, pur prevedendo la pena di morte, avesse abolito l’ergastolo, ritenuto, molto più della pena capitale, disumano, illegittimo, inaccettabile nella misura che rende l’uomo schiavo, realizzando di fatto una ipotesi di servitù coatta, legittimata in nome di una pretesa superiore ed inviolabile ragione di Stato.”
(Fonte: Disegno di legge per l’abolizione dell’ergastolo per l’iniziativa della Senatrice Boccia Maria Luisa, 2007).
Mentre in tutti i Paesi nel mondo, anche dove esiste la pena di morte, il condannato alla pena dell’ergastolo ha la speranza o una possibilità di poter uscire, in Italia, chi è condannato con l’ergastolo ostativo per “reati associativi” (divieto di concessione di benefici: art. 4 bis L. n. 354 del 1975) non potrà mai uscire se non collabora con la giustizia, quindi, se al suo posto non ci mette qualche altro.
Non più coercizioni e punizioni corporali, come ai tempi dell’inquisizioni nel Medioevo, ma delazione.
Non più l’uso della tortura fisica per estorcere la verità, ma solo la tortura del tempo e dell’anima, molto più dolorosa di quella fisica.
Una pena senza la speranza di una fine annienta chi la sconta.
La pena dell’ergastolo giustifica qualsiasi reato commesso perché una condanna senza speranza non è giustizia: è la vendetta di una Giustizia ingiusta.
In Italia ci sono molti umani che tengono chiusi in una cella altri umani da più di 30 anni e in alcuni casi da 40 anni e più, contro qualsiasi diritto comunitario e internazionale.
In Italia ci sono molti giovani ergastolani che aspettano di invecchiare e vecchi ergastolani, stanchi e ammalati, che invece aspettano di morire per finire la loro pena.
Una pena senza fine non potrà mai essere né giusta, né umana: è solo una condanna a morte a rallentatore.
- Se cercassimo di aiutare chi commette reati, anziché limitarci a reprimere, avremo molta meno delinquenza (Don Oreste Benzi).

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto
Ottobre 2009

Questa mail list è stata creata per dare voce ai condannati all’ergastolo ostativo, quello senza nessun beneficio, senza mai un giorno di permesso: anni e anni, decenni, senza mai un giorno fuori dal carcere, senza mai un Natale in famiglia, senza mai un abbraccio libero con i propri cari. Tutto questo per reati commessi anche 20-30- 40 anni prima.
Le persone condannate all’ergastolo ostativo, anche quando scontato 20-30 anni di reclusione e hanno realizzato una radicale trasformazione interiore, NON POTRANNO USCIRE VERAMENTE MAI DAL CARCERE e, dunque, viene a morire il fine educativo della pena (Art. 27 della nostra Costituzione “Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”)
Nessuno è colpevole per sempre.

Tutto quello che leggerete proviene direttamente da loro, noi siamo solo il loro tramite, la loro voce che esce fuori, perchè internet e posta elettronica in carcere non sono ammessi.
www.urladalsilenzio.worpress.com

Gruppo "Urla dal silenzio" su Facebook:
http://www.facebook.com/group.php?gid=155797882305&ref=ts

Rosario Crocetta denuncia: ''In Francia senza scorta''


Strasburgo. Il parlamentare europeo del Pd ed ex sindaco antimafia di Gela (Caltanissetta), Rosario Crocetta, ha denunciato oggi a Strasburgo la situazione paradossale in cui si trova dopo aver saputo, sabato scorso da un dispaccio dell'Apcom di non essere piu' protetto da una scorta di polizia durante i suoi soggiorni e spostamenti in Francia, nonostante la 'condanna a morte' pronunciata contro di lui da Cosa Nostra e il fatto che siano già stati sventati un paio di attentati nei suoi confronti. Durante una conferenza stampa insieme ai due vicepresidenti italiani dell'Europarlamento, Gianni Pittella (Pd) e Roberta Angelilli (Pdl), che hanno espresso nei suoi confronti un appoggio 'istituzionale' e assolutamente bipartisan, Crocetta ha rivendicato il suo diritto-dovere di esercitare il proprio mandato europarlamentare in sicurezza, e senza dover rischiare, come sta accadendo in questi giorni, di incontrare sulla sua strada un sicario pagato dalla Mafia per eseguire la 'sentenza'. Nelle due sessioni plenarie precedenti (luglio e settembre) del Parlamento europeo uscito dalle elezioni del giugno scorso, Crocetta aveva avuto a Strasburgo un'auto blindata di scorta e tre agenti francesi armati, oltre all'auto europarlamentare, con autista, e a un agente italiano. Le autorità francesi, inspiegabilmente, lo hanno privato della scorta proprio quando sembrava stesse risolvenosi il problema della mancata protezione in Belgio, dove Crocetta deve recarsi tre settimane al mese per i lavori di commissione e di gruppo dell'Europarlamento e per le 'minisessioni' plenarie. A seguito della denuncia dell'eurodeputato, ripresa dalla stampa nazionale, e dopo una pressante richiesta del presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, e dell'ambasciata italiana, le autorità belghe avevano finalmente concesso la settimana scorsa delle "misure appropriate" di protezione, sebbene senza precisare ancora in che cosa consistano esattamente (lettera del 12 settembre ministro dell'Interno Anemie Turtelboom all'ambasciatore italiano a Bruxelles Sandro Siggia). Sembra che ora le autorità francesi abbiano considerato come non piu' attuale la 'condanna a morte' decisa della mafia, applicando burocraticamente a Cosa nostra parametri di valutazione che forse vanno bene per le minacce dei coniugi traditi o dei bulli di quartiere nelle periferie del Nord Europa. "Ma la Mafia - ha spiegato Crocetta - non è un individuo o un gruppo di di singoli delinquenti, è un'organizzazione con ramificazioni internazionali capace di arrivare ovunque e di assoldare sicari in qualunque paese". Inoltre, l'eurodeputato giudica "ridicolo" pensare che, una volta emessa una condanna a morte, Cosa nostra poi non la esegua o se ne dimentichi. Il presidente Buzek ha già inviato, ieri, una lettera al primo ministro francese François Fillon, chiedendogli di garantire la sicurezza dell'eurodeputato italiano. Crocetta, intanto, continua a lavorare nel suo ufficio di Strasburgo, consapevole di rischiare la vita, ma prendendo piccole precauzioni come quella di modificare all'ultimo momento i suoi programmi, dagli orari di viaggio alle prenotazioni al ristorante. Ieri, arrivando all'aeroporto di Strasburgo, non ha trovato nessuno ad aspettarlo: l'autista del Parlamento europeo, che non sapeva dell'assenza della scorta, lo aveva scambiato per Magdi Allam (Udc), che appena sbarcato era stato preso in consegna da sei poliziotti e due macchine blindate, e se n'era andato credendosi ormai inutile. "Non si capisce la ragione per cui Magdi Allam, giustamente, abbia una scorta, per il rischio di attentati da parte di terroristi islamici, e non ce la debba avere invece Crocetta", ha osservato Pittella durante la conferenza stampa; e l'ex sindaco di Gela ha ricordato come nell'Ue, negli ultimi due anni, non vi siano stati attentati del terrorismo islamico mentre la Mafia ha continuato a uccidere, talvolta 'giustiziando' le sue vittime in modo spettacolare. Angelilli, da parte sua, ha giudicato "triste, incresciosa e inaccettabile" questa vicenda. Quella di Crocetta, ha detto, "è una bella storia italiana da raccontare: quella della sua battaglia contro la Mafia" che prima ancora che con coraggio è stata condotta "per grande senso del dovere e delle istituzioni e per onestà intellettuale". La lotta alla Mafia, ha aggiunto la vicepresidente del Parlamento europeo, "è uno dei nostri obiettivi fondamentali, e in questo siamo tutti uniti". Garantire la sicurezza di Crocetta, ha concluso Angelilli, "non è solo un suo diritto, è anche un "nostro dovere". A margine della conferenza stampa, il capodelegazione del Pdl a Strasburgo, Mario Mauro, ha osservato che "la tutela di Crocetta è dovuta non solo come riconoscimento del pericolo che corre l'eurodeputato italiano, ma in base alla qualità della democrazia che il progetto europeo deve saper dispiegare. L'Europa - ha sottolineato - non puo non porsi il problema di assumersi questo livello di responsabilità".

Apcom
da AntimafiaDuemila

Un sindaco coraggio

Rosario Crocetta è stato eletto sindaco di Gela l’11 marzo 2003 dopo che il Tar di Palermo ribaltò il risultato delle amministrative del giugno 2002. Rosario aveva perso per 107 voti in realtà ne aveva 532 in più. Lo stesso giorno dell’elezione, la mafia lo minacciò, annunciando che l’avrebbe eliminato nel giro di pochi giorni. La reazione fu immediata, Crocetta denunciò non solo alle forze dell’ordine e alla magistratura, ma soprattutto fece una denuncia pubblica coi nomi e cognomi dei mafiosi che avevano distrutto la città di Gela. Da allora a Gela è iniziata una battaglia senza precedenti per un amministrazione pubblica di contrasto alla mafia, fuori la mafia dal comune, dagli appalti dall’Eni, da Confindustria, ed ogni volta le denuncie del sindaco di Gela hanno avuto riscontro nelle numerose inchieste della magistratura. Ma Rosario non ha agito da solo. Sin dall’inizio ha avuto la coscienza che la lotta alla mafia doveva essere lotta di massa. Insieme a Tano Grasso, Peppe Lumia, Renzo Caponnetti, Pippo Scandurra invitò la società gelese alla rivolta contro la mafia. Da Gela è partita una lotta che ha contaminato tutta la Sicilia occidentale che sino ad allora non aveva mai visto la costituzione di una un’associazione antiracket. La Sicilia a cui si è rivolta Rosario in questi anni è una Sicilia che poi lo ha sostenuto nei momenti di difficoltà. Sono 100 gli imprenditori che hanno denunciato e che hanno portato all’arresto di circa un migliaio di soggetti legati alle organizzazioni mafiose.
Il messaggio di Gela è stato recepito da tutta la Sicilia ed oggi anche dal resto della nazione.
La mafia ne ha più volte decretato la morte, nel 2003, nel 2008 e nel 2009. Ma il lavoro vigile di magistrati, forze dell’ordine, degli imprenditori, delle associazioni e dei cittadini che combattono contro la mafia hanno impedito che a Gela venisse fatta una strage. L’antimafia di Rosario non è l’antimafia delle parole ma dei fatti, che unisce la battaglia per la legalità con quella dello sviluppo.
Bisogna dare lavoro ai giovani, fornire occasioni per gli imprenditori, lanciare un messaggio di una Sicilia produttiva, che diventi un punto di riferimento nel Mediterraneo. Un sogno possibile dice Rosario. Lo testimonia non solo il suo impegno, ma anche quello di tanti giovani, tante donne, tanti imprenditori e tanti operai che vogliono una nuova Sicilia.

Un sogno di libertà, possibile. Oggi stesso.

Un sindaco per l’Europa, Rosario è candidato alle elezioni del 6 e 7 giugno per il rinnovo del Parlamento europeo, per portare avanti l’orgoglio di essere siciliani, una terra pulita, libera e operosa.

da rosariocrocetta.com

Rafforzate misure tutela per Ciancimino jr

Palermo. Il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di Bologna ha aumentato le misure di protezione a tutela di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, che sta rendendo dichiarazioni ai magistrati sulla trattativa tra Stato e mafia.
L'aspirante testimone di giustizia, che ha denunciato di avere subito intimidazioni, aveva lamentato carenze nelle misure di protezione come l'assenza di un'auto blindata che era stato costretto a comprare a sue spese.Domenica, poi, gli agenti della sua scorta avevano identificato due persone sospette e armate davanti alla casa bolognese di Ciancimino, poi rivelatisi due carabinieri. Un episodio definito inquietante dal figlio dell'ex sindaco che il giorno successivo avrebbe dovuto fare rivelazioni ai pm sul ruolo dei carabinieri del Ros nella cosiddetta trattativa. Ciancimino ha annunciato anche l'intenzione di tutelare la propria immagine dai "continui attacchi diffamatori a cui è sottoposta in un momento tanto delicato". Il riferimento è ad un articolo apparso oggi sul quotidiano "Italia Oggi" in cui si parla di prelievi di denaro non giustificati e compensi da amministratore incassati anche senza l'autorizzazione dell'assemblea da parte del figlio dell'ex sindaco. Ciancimino avrebbe attinto a oltre 320mila euro dalle casse della Pentamax. La società, fino agli inizi del 2008 era amministrata da lui e ora è in amministrazione giudiziaria. Le quote della azienda sono state affidate al custode giudiziario, nominato dal tribunale Gaetano Cappellano Seminara. Gli illeciti prelievi emergerebbero dal bilancio redatto dall'amministratore giudiziario della società, Giovanni Balsamo. "Denuncerò - dice Ciancimino - chi ha leso la mia reputazione e ho intenzione di sollecitare accertamenti sulla gestione attuale della società".

ANSA
da AntimafiaDuemila

La Bibbia e il Corano, l'amore e la guerra


di Franco Cardini

Durante la trasmissione di “Porta a Porta” di lunedì 19 ottobre 2009, giornalisti, parlamentari e prelati hanno discusso l’ipotesi che la religione musulmana possa diventare materia d’insegnamento scolastico. Il problema si è ben presto però dilatato fino a coinvolgere considerazioni generali sul confronto tra cristianesimo e Islam. Sono così andate affiorando, a quel che sembra condivise da alcuni personaggi presenti in quel dibattito, tre sostanziali affermazioni di fondo.Primo: la Bibbia è il libro dell’amore e della pace, il Corano quello della violenza e dell’odio. Secondo: la fede cristiana, nel corso dei secoli, si è affermata con la dolcezza e la persuasione, quella musulmana con la guerra e la spada. Terzo: mentre la tradizione biblica è profondamente connaturata alla cultura occidentale, quella coranica le è estranea.
La prima affermazione è però una menzogna fondata sulla confusione e la mistificazione dei dati di fatto. La seconda è una menzogna totalmente infondata. La terza riposa su una visione semplicistica e mutilata del rapporto tra le civiltà ebraica cristiana e musulmana, del loro comune backround abramitico per un verso, ellenistico per un altro e dei loro continui, profondi rapporti.
In questa sede, date le ragioni di spazio, limitiamoci a precisare alcune cose riguardo il primo problema.
Ecco ad esempio alcune pacifiche pagine bibliche:
“Poi Samuele disse a Saul: - L'Eterno mi ha mandato per ungerti re sopra il suo popolo, sopra Israele; ora dunque ascolta le parole dell'Eterno. Così dice l'Eterno degli eserciti: Io punirò Amalek per ciò che fece a Israele quando gli si oppose per via, mentre usciva dall'Egitto. Ora va', colpisci Amalek e vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene senza avere alcuna pietà di lui, ma uccidi uomini e donne, fanciulli e lattanti, buoi e pecore cammelli e asini -” (1 Samuele, 15, 1-3);
“Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te” (Deuteronomio, 22, 23-24);
“Voi inseguirete i vostri nemici ed essi cadranno davanti a voi per la spada. Cinque di voi ne inseguiranno cento, cento di voi ne inseguiranno diecimila, e i vostri nemici cadranno davanti a voi per la spada” (Levitico, 26, 7-8);
“Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l'avevano inseguito, e tutti furono caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimasero più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furono dodicimila: vale a dire tutta la gente di Ai” (Giosuè, 7, 24-25);
“Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti. Non sono tornato senza averli annientati” (Salmi, 18, 38);
“Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto; beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra” (Salmi, 137, 8-9).
Ed eccone alcuni di ferocia coranica:
“C’è qualcuno che invita a un’elemosina o a una buona azione o a metter pace fra gli uomini; e a chiunque faccia questo per desiderio di piacere a Dio, daremo mercede immensa” (4, 114);
“O Noè! Scendi da questo monte con la Nostra Pace e le Nostre benedizioni, su te e sui popoli che usciranno da quelli che sono con te” (11, 48);
“O Signore! Sono, costoro, gente che non crede! / Allontanati dunque da loro dicendo: "Pace!" Presto sapranno!” (43, 88-89);
“I servi del Misericordioso son coloro che camminano sulla terra modestamente, e quando i pagani rivolgon loro la parola rispondono: "Pace!"“ (25, 63);
“E quando vengon da te coloro che credono nei Nostri Segni dì loro: "La pace sia con voi! Iddio s’è prescritto la misericordia, cosicché chi di voi ha fatto del male per ignoranza, ma poi s'è pentito e s'è migliorato, ebbene Dio è pietoso e clemente” (6, 54);
“E se una donna teme maltrattamenti o avversione da parte di suo marito non sarà male per essi che si mettan d’accordo fra loro, in pace; poiché la pace è bene. Gli animi son portati all’avidità, ma se farete del bene e temerete Iddio, Dio ben conoscerà quel che voi fate” (4, 128).
Quel che intendiamo dire è che, con il sistema dell’estrapolazione, si può dimostrare di tutto: perfino che il Mein Kampf è un libro pacifista e che il mahatma Gandhi era un convinto colonialista guerrafondaio.
La Bibbia, i testi che costituiscono la quale si sono andati redigendo e coordinando nel corso di circa otto secoli (tra X e II a.C.), è un insieme di libri a carattere giuridico, storico, etico-gnomico e profetico-escatologico. Lasciamo da parte qui il fatto che essa venga considerata dai credenti ebrei (e anche dai cristiani, che l’hanno ereditata: per quanto le due tradizioni non siano al riguardo proprio identiche) come ispirata da Dio, ma passata attraverso una tradizione storica umana, laddove il Corano viene considerato dai credenti musulmani del tutto esente dall’inquinamento della volontà e degli errori dell’uomo. Resta il fatto che il Corano si presenta come un testo al tempo stesso normativo ed escatologico-profetico, redatto e fissato nel breve volgere di alcuni decenni e nel quale gli elementi propriamente storici sono sì presenti, ma molto meno evidenti che non nel testo biblico. Al di là di quel che ritengono teologi e devoti delle tre religioni monoteistiche, è evidente che da un obiettivo punto di vista storico-filologico non si possa astrarre da un fatto: si tratta di pagine che non possono essere lette senza un adeguato lavoro esegetico. Nella teologia cristiana medievale si elaborò il metodo della lettura della Bibbia a quattro livelli, distinti ancorché compresenti: il letterale, l’allegorico, il morale, l’anagogico (cioè riferito alle verità supreme). E’ quindi logico, ad esempio, che il ricordo delle sanguinose guerre dell’antico popolo d’Israele non doveva servire ai cristiani (per quanto di fatto servì spesso loro) come modello di odio e di violenza, bensì – ad esempio – come insegnamento di forza e di coraggio nell’affrontare la lotta spirituale contro il male e il peccato. Anche Gesù, che pure ha proclamato “beati i pacifici”, ha affermato di non esser venuto sulla terra a portare la pace, ma la spada; e che chi non ha la spada deve vendere il mantello per comprarne una. E di questo passo si potrebbero moltiplicare gli esempi. Ma se tutti i cristiani sanno bene che tali parole vanno lette in senso allegorico-morale, nasce il problema di quando gli insegnamenti scritturali vadano intesi allegoricamente e quando presi alla lettera. Ed è troppo comodo escamotage il risolvere in termini sempre e comunque pacifici la propria tradizione e accusare di violenza l’altrui.

da IlManifesto

Italia, addio pace


La riforma delle università rischia di cancellare l'unico corso di studi in Scienze della Pace attivo in Italia

Per quest'anno i corsi si terranno regolarmente. Ma non per questo gli studenti iscritti alla facoltà di Scienze della Pace, dell'Università di Pisa, possono dormire sonni tranquilli. Le probabilità che la laurea triennale o quella specialistica vengano cancellate a partire dall'anno prossimo sono alte. Colpa dell'ultima riforma universitaria che impone di risparmiare e di tagliare buona parte dell'offerta accademica nata negli ultimi anni."In questo momento il vincolo maggiore che ci viene imposto per mantenere in funzione il corso è quello di avere almeno quattro docenti di ruolo per ogni di anno di corso, indipendentemente dalla materia che insegnano" - ci spiega al telefono Giorgio Gallo, presidente del corso di laurea.

La facoltà di Scienze della Pace, però, è nata solo nel 2001 per iniziativa di un gruppo di professori sull'onda del dibattito suscitato dalla missione italiana in Kosovo, e si avvale della collaborazione di molti docenti dell'ateneo che hanno accettato di insegnarvi semplicemente aggiungendo le ore ai corsi che già tenevano, alcuni addirittura a titolo gratuito, mentre gli insegnamenti mancanti sono stati affidati a contratti esterni o a mutuazioni. Così si arriva all'assurdo di una riforma che, nata per ordinare ed economizzare, rischia di cancellare una realtà che dava grande prestigio all'ateneo senza pesare sul budget universitario. Ammesso, sostiene polemicamente il professor Gallo, che il vero intento della riforma fosse quello di risparmiare e non di affossare l'università pubblica a vantaggio di quella privata.

Salvare il corso di laurea in Scienze della Pace, un corso unico in Italia (ne esiste uno simile a Firenze ma è maggiormente indirizzato verso la cooperazione economica) richiede una forte volontà politica che al momento, al di là della solidarietà espressa dal Comune e della Provincia di Pisa, non si vede. "Una delle difficoltà maggiori che incontriamo - riprende il professor Gallo - è quella di far capire a livello nazionale la serietà degli insegnamenti che proponiamo, che hanno un fondamento scientifico forte negli studi per la pace che si sono sviluppati negli Stati Uniti e nel Nord Europa dagli anni '50 in poi. La pace non è l'assenza della guerra, ma l'assenza della violenza nella sua accezione più ampia, fino a comprendere quella strutturale di un sistema economico che crea povertà ed emarginazione. E costruire un percorso che porta una comunità a trovare una soluzione partecipata ai propri problemi richiede un approccio multidisciplinare: legale, ambientale, storico, economico, sociologico, culturale, biologico... Ogni materia può apportare il proprio contributo".

Intesa in questo senso, viene anche naturale scoprire che gli sbocchi di questa facoltà non sono necessariamente solo i teatri post bellici posti alle estremità del mondo, ma anche quelli dietro casa. "Alcuni ragazzi che si sono laureati con noi sono andati a lavorare in Afghanistan, Thailandia, Marocco - conclude il professor Gallo - Altri, invece, hanno trovato impiego in progetti regionali o nelle amministrazioni locali. Ogni comunità dovrebbe avere un mediatore che aiuti a risolvere i problemi e i conflitti sociali con delle soluzioni partecipate. Purtroppo da noi questa figura è ancora poco delineata, ma qualcosa si sta muovendo".

da PeaceReporter

Libertà di stampa, rapporto di Rsf: l'italia scende al 49° posto. Riaslgono Usa e giovani democrazie


L'Europa continua a perdere posti nella classifica mondiale sulla libertà di stampa. Continua a scendere Israele, in caduta libera, così come l'Iran, che ha dietro solo il trio infernale: Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea

L'Italia è scesa dal 44mo al 49mo posto nel rapporto annuale di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa. "La libertà di stampa va difesa in tutto il mondo. [...] E' inquietante constatare che democrazie europee come la Francia, l'Italia o la Slovacchia continuino, anno dopo anno, a scendere in classifica". Queste sono le parole del segretario generale di 'Reportes sans frontieres' (Rsf), Jean-François Julliard, commentando l'ottava classifica mondiale dell'organizzazione sulla libertà di stampa pubblicata ieri sera. Buone nuove invece per gli Stati Uniti dove "l'effetto Obama" ha permesso loro di guadagnare 20 posti. Anche se per Julliard questo risultato non può "bastare a rassicurarci. Nella zona bassa della classifica, siamo particolarmente preoccupati per la situazione in Iran. Il paese si avvicina pericolosamente al terzetto infernale per la libertà di stampa, costituito da anni da Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan".
La classifica di Rsf viene stilata sulla base delle risposte a un questionario inviato da centinaia di giornalisti ed esperti di media e tiene conto delle violazioni della libertà di stampa denunciate per il periodo tra il primo settembre 2008 e il 31 agosto 2009.

Secondo Rsf, "l'Europa è stata a lungo esemplare in fatto di libertà di stampa, ma quest'anno diversi paesi europei sono calati molto nettamente. E anche se i primi 13 posti nella classifica di 175 paesi del mondo sono occupati da paesi europei, altri come la Francia (43ma), la Slovacchia (44ma) e l'Italia (49ma) continuano la loro discesa, perdendo rispettivamente 8, 37 e 5 posti". In risalita, invece, giovani democrazie africane quali Mali, Sudafrica e Ghana, e latinoamericane come l'Uruguay e Trinidad y Tobago, rispettivamente al 29 e al 28 posto.

Alcuni giornalisti sono ancora minacciati fisicamente in Italia e in Spagna (44ma come la Slovacchia e Capo Verde), ma anche nei Balcani, soprattutto in Croazia (78ma) dove il 28 ottobre del 2008 l'editore e il direttore marketing del settimanale 'Nacional' sono stati uccisi in un attentato dinamitardo.

Ma la minaccia principale, avverte Rsf, la più grave nel lungo termine, arriva dalle nuove norme in vigore dal settembre 2008 che mettono in discussione il lavoro dei giornalisti. In Slovacchia è stata introdotta la pericolosa nozione del diritto di replica automatica e accresciuta fortemente l'influenza del ministero della Cultura sulle pubblicazioni.

Rsf denuncia anche l'operazione militare israeliana contro la Striscia di Gaza, perché ha avuto ripercussioni sulla stampa, rilevando che Israele perde 47 posti e si classifica in 93ma posizione. Israele dunque perde il suo primo posto tra i paesi del Medioriente, confinandolo dietro a Kuwait (60ma) ed Emirati arabi uniti (86ma). L'organizzazione ha registrato in Israele 5 fermi e 3 arresti di giornalisti e considera che la censura militare applicata a tutti i media rappresenta una minaccia per la professione.

da PeaceReporter

Le mafie di Fondi

di Anna Pacilli

Chi denuncia la presenza mafiosa e la mala politica rischia molto, anche nel Lazio. A Fondi [Latina], Bruno Fiore, coordinatore del Pd e portavoce del Comitato locale di lotta alle mafie, ieri ha subìto un pesante atto intimidatorio. Ignoti hanno tentato di dare fuoco alla sua auto dopo che, insieme alla moglie, era rientrato a casa: è stato l’arrivo di una vicina ad allontanare gli attentatori. «E’ l’ennesimo episodio che si aggiunge alla impressionante escalation di azioni criminali che da tempo Fondi subisce», scrive in un comunicato il Comitato, formato di recente da un ampio cartello locale di associazioni, circoli, comitati e forze politiche di centrosinistra. Finalmente, è venuto da dire alla notizia della sua costituzione. Finalmente tante «debolezze» hanno deciso di rafforzarsi reciprocamente per contrastare un nemico ben più forte e pervasivo. Fondi, e in generale il basso Lazio, sono ormai da anni terreno di conquista e di governo della destra, anche grazie a un abbandono del campo, di fatto, della sinistra, che sembra aver rinunciato a proporre una via d’uscita a queste terre. Zone ben note a chi si occupa di mafie, di infiltrazioni nelle istituzioni e di malaffare, che ovviamente non risparmiano il Mof, il più grande mercato ortofrutticolo d’Italia, polo per eccellenza di ogni scambio e interesse. Il prefetto di Latina ha chiesto più di un anno fa lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose, ma il consiglio dei ministri [fra loro, alcuni «amici» dei fondani] lo ha solo commissariato, col pretesto delle dimissioni date da sindaco e maggioranza, guarda caso, pochi giorni prima della riunione dei ministri. Fondi torna alle urne a marzo, in quale clima è già evidente.

da Carta

GLI ERITREI IN LIBIA SCRIVONO AL PAPA: FERMATE I RESPINGIMENTI

ROMA -Gli eritrei in Libia hanno scritto una lettera al Papa contro i respingimenti in mare. E l'hanno consegnata lo scorso primo settembre 2009 al cardinal Renato Raffaele Martino (del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace), incontrato a margine di una celebrazione alla chiesa di San Francesco, a Tripoli. Nella lettera si chiede alla Chiesa di "criticare le nuove politiche di respingimento del governo Berlusconi" alla luce della situazione in Libia. Chissà se Martino avrà consegnato la lettera a Ratzinger oppure no. E chissà Ratzinger quale posizione prenderà in merito, anche alla luce delle posizioni espresse dai vescovi del sinodo africano, in questi giorni riunito a Roma. L'ultima è quella dell'arcivescovo di Accra, in Ghana, Gabriel Charles Palmer-Buckle, che ha definito i respingimenti "leggi e iniziative poco cristiane che vanno contro i diritti umani e universali" e quindi "contrari al vangelo". In attesa di una risposta dal mondo cattolico, ecco il testo della lettera consegnata al cardinal Martino.



Al papa Benedetto XVI
Capo della Chiesa Romana Cattolica
Capo dello Stato della Città del Vaticano


Da parte della comunità degli eritrei a Tripoli, in Libia

Nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo, amen

Questa è la nostra preghiera che dio onnipotente sia con voi, vi mantenga saldo nel suo servizio per tutta la vita e vi accompagni e vi protegga da tutte le tentazioni.

Questo è il nostro messaggio, scritto da parte dei rifugiati eritrei residenti in Libia in generale e in particolare da parte dell’associazione Holly Savior Association. Seguiamo con attenzione le dichiarazioni della Santa Chiesa riguardo al tema dei rifugiati e apprendiamo con felicità delle critiche espresse dalla Chiesa riguardo alle nuove politiche dei respingimenti.

Caro Papa,
il nuovo accordo tra Roma e Tripoli sta mettendo in pericolo rifugiati politici e emigranti economici. La nuova politica di Berlusconi di respingere i richiedenti asilo intercettati in acque internazionali sta chiaramente alterando il dovere dell’Italia di rispettare gli obblighi internazionali, inclusa la Convenzione di Ginevra del 1951 e i protocolli dell’ultimo decennio. Non viene fatta nessuna analisi delle richieste d’asilo e i rifugiati politici vengono respinti in un paese che mette in pericolo la loro vita e la loro libertà. Come risultato di ciò, centinaia di richiedenti asilo eritrei sono stati respinti in Libia e si trovano ancora in centri di detenzione.

Ad agosto, circa 80 eritrei sono stati abbandonati in mare per 22 giorni, senza ricevere soccorsi, e solo 5 sono sopravvissuti fino a quando una motovedetta italiana li ha portati in Sicilia. Vorremmo esprimere la nostra rabbia alle autorità europee per aver chiuso i loro occhi di fronte alla vista di un gommone di 12 metri con a bordo 80 immigrati che volevano solo chiedere asilo politico in Italia. Parlando in modo chiaro, le nuove politiche di respingimento non fermano i richiedenti asilo nel loro intento di attraversare il mare, ma piuttosto mettono in pericolo le loro vite.

Eppure ci sono sempre più fattori che spingono gli immigrati a affrontare il mare e a mettere a repentaglio le proprie vite. La situazione a Tripoli è oltre ogni limite, c’è un isolamento intollerabile, dovuto al colore della pelle, alla religione e alla nazionalità. L’incapacità dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) di provvedere a una veloce e effettiva procedura di asilo fa sì che gli immigrati si disperino e non vedano futuro in questo paese. Inoltre la Libia si trova al di fuori del territorio sotto il mandato dell’Acnur, non avendo mai firmato la Convenzione sui rifugiati. Motivo per cui il possesso dell’attestato dell’Acnur non garantisce ai rifugiati il diritto di residenza in Libia, per cui preferiscono comunque lasciare la Libia attraverso la pericolosa via del mare, diretti in un paese dove possano ottenere asilo. La nuova politica di respingimenti non ferma il numero delle traversate, ma lascia i rifugiati in pericolo.

Pertanto,
credendo nel potere della Chiesa di criticare le nuove politiche di respingimento del governo Berlusconi, pieni di speranza trasmettiamo questo messaggio agli uffici papali


Tripoli, 1 settembre 2009

da FortressEurope

VIETNAM - Una partita a golf nelle risaie


Quasi duecento campi da golf per soddisfare le esigenze di non più di cinquemila appassionati: è quello che sta succedendo in Vietnam, dove sempre più spesso le risaie sono sostituite da manti erbosi. Fino all’anno scorso veniva assegnata in media una licenza a settimana. Nell’estate del 2008 il governo ha messo un freno a questa corsa e nel giugno del 2009 sono stati cancellati cinquanta nuovi progetti, ma 140 sono ancora attivi.

I nuovi imprenditori sostengono che i campi da golf sono un incentivo al turismo, dato che puntano a soddisfare le esigenze di nuovi possibili viaggiatori asiatici, in particolare da Cina e Corea del Sud. Addirittura si era pensato di mettere in piedi un percorso golfistico “Ho Chi Minh”.

Questa nuova passione da ricchi sta sottraendo terreno prezioso alla coltivazione del riso, prodotto nazionale e principale risorsa per l’esportazione, scrive il New York Times. Il ministero dell’agricoltura calcola che in soli sei anni le risaie abbiano perso 400 ettari di terreno: un singolo campo da golf sostituisce centinaia di fattorie. Il terreno viene comprato a pochissimo: 2 o 3 dollari a metro quadro, l’equivalente di un sacco di riso. Questo acquisto lascia senza lavoro migliaia di persone e solo poche decine trovano un impiego nei nuovi centri.

Come se tutto questo non bastasse è stato calcolato che mantenere in buono stato i campi da golf richiede un enorme quantitativo d’acqua: in un solo giorno quella sufficiente per 20mila famiglie.

Alla fine il golf potrebbe rivelarsi la più grande impresa capitalistica del Vietnam comunista.

da Internazionale

Musica per cambiare il mondo - Tributo a Bob Marley - One Love



Ricetta: un tecnico del suono da Grammy, un regista di documentari, alcuni musicisti di strada e alcuni decisamente più affermati. Dopo dieci anni di lavoro e di viaggi per il mondo il prodotto finale è delizioso.

Playing for change - Sound around the world è un cd/dvd che raccoglie le voci di un centinaio di artisti che eseguono canzoni di Bob Marley, Sam Cooke, Peter Gabriel e altri. Ma è anche un progetto: l’idea che la musica unisca e sintonizzi persone e culture molto diverse.

Le registrazioni sono fatte per strada, su balconi, tetti, parchi, villaggi in Nepal, Israele, Sudafrica, India, Francia, Congo e pure Italia. Il progetto continua e sembra funzionare, visto che su YouTube i loro video sono stati cliccati trenta milioni di volte. Ora sono in tour negli Stati Uniti.

da Internazionale

Il Compagno Berlusconi da Putin, relazioni sbilanciate


Il viaggio "top secret" del nostro premier non può che suscitare qualche perplessità. "E' tutto molto strano", si fa prendere dalla curiosità Emma Bonino: "L'idea che per tre giorni vadano a caccia di cervi mi sembra poco probabile". Poco si sa della trasferta russa del Cavaliere ma l'occasione è ghiotta per porre quella che è diventata la domanda-chiave della nostra politica estera: sono ben calibrati, i rapporti che l'Italia ha con la Russia?Sarà ospite di Putin fino all'alba di venerdì, quando tornerà in patria giusto in tempo per il Consiglio dei ministri. Eppure, nell'agenda ufficiale governativa, il viaggio del premier non risulta. E solo dopo che il 'Corsera' ne ha dato notizia, Palazzo Chigi ha ammesso a denti stretti che, in effetti, Berlusconi farà una visita "strettamente privata". Asciutta conferma da Mosca di Dimitri Peskov, il portavoce di Putin. Al seguito solo scorta, maggiordomo e il consigliere fidatissimo per gli affari internazionali, Valentino Valentini (l'uomo di fiducia per gli affari esteri della società che costruisce il gasdotto North Stream).

Dossier urgenti da approfondire? Difficile sapere se a dominare i colloqui saranno gli scenari di geopolitica (come la questione iraniana o quella energetica), o viceversa Silvio e Vladimir si concederanno qualche battuta di caccia e un po' di relax. Tanto, in Russia, nessuno può permettersi di spiare e comunque le residenze private di Putin sembrano essere luoghi ideali per intrecciare ozi privati e interessi di potere.
Non mancherà uno scambio di regali per i rispettivi compleanni: quello di Berlusconi risale al 29 settembre, l'anniversario di Putin è del 7 ottobre. L'anno scorso il premier russo offrì all'amico uno spettacolino di danza del ventre. Il Cavaliere ricambiò a Villa La Certosa con fuochi d'artificio e l'imitazione di Sarkozy a cura di un attore del Bagaglino. Putin stupì Berlusconi con un torneo di arti marziali, quest'ultimo lo sfidò in una nuotata nel Golfo di Marinella. Ma si capisce che, nell'ottica del Cavaliere, il premier russo incarna un modello di relazioni internazionali dov'è impossibile districare affetti e interessi, simpatie e convenienze.

Soprattutto la Russia, per l'Italia che affronta l'inverno, significa approvvigionamento energetico.
E guarda caso, ieri sera Berlusconi ha fatto gli onori di casa nel teatro veneziano La Fenice all'Emiro del Qatar venuto a inaugurare un rigassificatore. Mentre l'agenzia libica Jana informa che il presidente del Consiglio tornerà presto a Tripoli per l'ennesima volta, a saldare certi conti con l'altro suo grande amico, il Colonnello Gheddafi.

"Poco si sa della trasferta russa di Silvio Berlusconi - scrive Franco Venturini sul Corsera - ma l'occasione è egualmente ghiotta per porre quella che è diventata la domanda-chiave della nostra politica estera: sono ben calibrati, i rapporti che l'Italia ha con la Russia?"

Lo scorso 16 settembre, David H. Thorne, il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, intervistato dal Corsera non aveva fatto sfoggio di diplomazia dichiarando che "Anche se Usa e Italia cooperano strettamente su numerosi temi, ci sono, comunque, alcune posizioni della politica estera italiana che continuano a preoccuparci". Il riferimento, esplicito, era alla politica energetica italiana: "Una delle più grandi preoccupazioni della politica ameri¬cana è la dipendenza energetica del¬l'Europa. Che non dipenda da una sola fonte e che le diversifichi: Nord Africa, Iran, Russia...", aveva chiosato il diplomatico statunitense.

E qui sta il problema, una politica estera accorta, esercitata da un Paese non esattamente in ascesa sulla scena mondiale quale è l'Italia, pone questioni cruciali di opportunità e di bilanciamento. Due aspetti che mancano nelle relazioni tra Roma e Mosca. Soprattutto alla luce dei cambiamenti politici intercorsi tra il precedente governo Berlusconi e quello attuale. In passato, Silvio Berlusconi aveva rapporti personali e privilegiati tanto con Bush quanto con Putin. Ma poi alcune cose sono cambiate: da quando Parigi e Berlino sono in buona sintonia con Washington la 'rendita irachena' di cui fruiva l'Italia nei rapporti transatlantici si è dissolta. Obama ha preso il posto di Bush alla Casa Bianca. E anche Putin ha cambiato casella, pur continuando, dalla poltrona di premier, a tirare le fila del potere russo. L'attuale governo Berlusconi ha tenuto conto di queste evoluzioni?

Sembra proprio di no. Pur volendo assumere per buona la validità del progetto South Stream (cui sta per associarsi anche la Francia), occorre però dire che altra cosa è appoggiare di fatto Gazprom nello strangolamento del gasdotto alternativo Nabucco voluto dall'Europa e sostenuto dagli Usa. E ciò a dispetto dei problemi che Nabucco sta incontrando nell'individuare i suoi futuribili fornitori.
Altra cosa, inoltre, è acquistare dalla Russia gas dell'Asia Centrale (in tal modo Mosca detta legge più facilmente in quell'area), e accrescere la vulnerabilità dell'Europa orientale che si trova aggirata a nord e a sud dai gasdotti concordati dalla Russia con Germania e Italia.

da Indymedia

Hitler come “strumento pubblicitario”

Se il fine della pubblicità è quella di colpire, allora questa volta ha centrato in pieno. Ma non in senso positivo. Fa infatti scalpore la scelta di utilizzare l’immagine di dittatoricome strumento pubblicitario, come è avvenuto in questi giorni.

Il museo thailandese delle cere Louis Tussaud di Pattaya ha deciso di farsi pubblicità con un tabellone che ritrae Adolf Hitler mentre porge il saluto romano con la scritta ‹‹Hitler non è morto››.
Il cartello pubblicitario, collocato circa due settimane fa in una delle principali strade che collega Pattaya a Bangkok, ha creato subito polemica: le ambasciate di Germania e Israele in Thailandia hanno fortemente protestato, rivolgendosi al museo e al ministro degli Esteri.

Ma questa “trovata pubblicitaria” non sembrerebbe essere una novità. Immagini legate al nazismo furono utilizzate anche in passato, quando una scuola consegnò ai propri studenti berretti da baseball con svastiche e con la scritta Nazi in evidenza per una parata sportiva. E come non ricordare, alla fine degli anni ‘80, quando fece scandalo il “Nazi bar” aperto a Bangkok, nel quale foto di gerarchi e delle SS in azione riempivano i muri.

La scelta del museo non è stata molto gradita e il direttore Somporn Naksuetrong, che ha dovuto ritirare il cartellone, cerca di correre al riparo e si scusa : “Non abbiamo scelto l’immagine di Hitler per celebrare la sua figura. E’ un’importante figura storica, ma in forma orribile. Ci scusiamo per chiunque si sia offeso, non era la nostra intenzione”.

A quanto pare però l’immagine di Adolf Hitler come strumento pubblicitario è un’idea gettonata da molti. Poco importa se il luogo sia proprio la Germania. Qui uno spot realizzato per la giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra il 1 dicembre, recita “L’Aids è un omicidio di massa, proteggetevi” e il protagonista è lo stesso dittatore tedesco che nel fimato ha un esplicito rapporto sessuale. La campagna pubblicitaria prevede anche manifesti simili che però utilizzeranno anche immagini di Stalin e Saddam Hussein.

Dirk Silz, direttore creativo della Das Commitee, l’agenzia pubblicitaria che ha creato questo spot, spiega così questa scelta: “Ci siamo chiesti quale faccia avrebbe potuto al meglio rappresentare il virus e non poteva esserci volto più carino”.

Quello che forse dovrebbe indurre a riflettere è il fatto che nel XIX secolo il mondo della pubblicità abbia bisogno di utilizzare questi “strumenti” per divulgare messaggi importanti come quello contro l’AIDS, per pubblicizzare cultura o quant’altro. Occorre più attenzione e sensibilità o semplicemente un pizzico di consapevolezza in più.

da Indymedia

I "BRAVI" RAGAZZI DI CASA POUND



Il vero volto di questi “bravi ragazzi”, presentiamo di seguito l’ottimo documentario realizzato da una struttura studentesca appartenente alla Rete Antifascista e Antirazzista in seguito alle ripetute segnalazioni ricevute da parte dei mazzieri-camerati di Casapound:



Comunicato della rete Antirazzista e Antifascista

Oggi, mentre la città era sconvolta dalla notizia della morte del piccolo Elvis – il bimbo napoletano di origine capoverdiane morto per le esalazioni di un braciere acceso per vincere il freddo di questi giorni – una cinquantina di antifascisti/e si sono presentati alla sede del quotidiano “Il Mattino”. Per chi ha avuto lo stomaco di leggere gli articoli pubblicati dal quotidiano napoletano nell’ultimo mese sulla presenza dell’organizzazione neofascista Casa Pound a Materdei, non è difficile capire il perchè di questa visita.
Spiegarlo alla redazione, non è stato altrettanto facile: la “trattativa” per riuscire a parlare faccia a faccia con il caporedattore della sezione cronaca del giornale si è prolungata infatti per oltre un’ora.


Alla fine una delegazione è riuscita a salire in redazione per consegnare un “premio fedeltà” (foto in allegato) conquistato sul campo, visto il trattamento di favore riservato a Casa Pound dal quotidiano .
Cogliendo l’opportunità di confrontarci con i “giornalisti liberi” dell’editore-palazzinaro Caltagirone, abbiamo ribadito le ragioni della nostra visita a domicilio.
Ci siamo autoinvitati perchè siamo stufi che da un mese il quotidiano più diffuso nella nostra città faccia da ripetitore della voce di Casa Pound.
Perchè se Il Mattino vuole continuare a spacciare ai suoi lettori la favoletta del giornalismo libero, invece di riportare pedissequamente -come fatto nei pessimi articoli di Giuliana Covella -le favolette di Casa Pound, deve far semplicemente lasciar parlare la realtà dei fatti.

da RadioDiMassa