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mercoledì 11 novembre 2009

"Sono i giovani i crocifissi da difendere"

don luigi ciotti


Torino-I crocifissi da difendere, quelli veri, non sono quelli appesi ai muri delle scuole. Sono altri. Sono uomini e donne che fanno fatica. Che non ce la fanno e muoiono di stenti. E' verso di loro che non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. E' verso di loro che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.
«Un crocifisso è un malato di Aids, che ha bisogno di cure e di sostegno. Un crocifisso è quel ragazzo brasiliano che è morto qualche giorno fa a Torino. A casa aveva lasciato la moglie e i figli, era arrivato qui alla ricerca di un lavoro, e non ce l'ha fatta».

Abbiamo partecipato al suo funerale. C'erano tante persone, molte nemmeno lo conoscevano, ma erano lì ugualmente, a condividerne la sofferenza e il dolore.
«E' giusto lottare per difendere i simboli di quello in cui crediamo, ma allo stesso tempo bisognare stare molto attenti a non cedere al puro idealismo. Lo dice il Vangelo stesso: i pezzetti di Dio sono sparsi nel mondo che ci circonda. Li troviamo ovunque. Nel concreto, nella vita di tutti i giorni, tra le persone che vivono accanto a noi, e di cui spesso nemmeno ci accorgiamo dell’esistenza. E' con queste realtà che dobbiamo imparare ad avere a che fare e a misurarci.
«Bisogna imparare a vivere con corresponsabilità, come i tanti e tanti volontari che dedicano il proprio tempo a un bene che non è esclusivamente loro, ma pubblico, di tutti quanti. Dobbiamo sentirci tutti chiamati in causa, nei grandi nuclei urbani come nei tanti piccoli paesi di provincia. La partecipazione è il primo passo in favore dei più deboli.
«I crocifissi non si difendono soltanto con le parole. Infatti queste troppe volte non bastano. Bisogna imparare ad affrontare la realtà con concretezza, e tendere la mano alle persone sole, a chi non ha più una famiglia e a chi non può ricorrere all'aiuto dei propri cari».

ACQUA: VENDOLA, E' BENE UNIVERSALE. NON CEDEREMO ACQUEDOTTO PUGLIESE

(ASCA) - Roma, 11 nov - ''Noi non consentiremo un esproprio di un bene che e' un vanto, un orgoglio. L'Acquedotto pugliese e' un grande bene pubblico, l'acqua che da' ai cittadini e' un diritto universale''. Lo ha dichiarato il Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola in un video pubblicato dal portale di informazione ed inchiesta Rivistaonline.com.
Il leader di Sinistra e Liberta' ha poi aggiunto: ''noi ci metteremo di traverso, lo faremo con tutte le nostre forze, contro ogni disegno per regalare a qualche multinazionale francese o americana un bene pubblico come quello pugliese''.


Eutelia, squadrismo in azienda

Un gruppo di guardie private, capitanate dall'ex amministratore delegato dell'azienda Samuele Landi, ha fatto irruzione alle prime ore di questa mattina nello stabilimento di Roma della ex-Eutelia, l'azienda occupata da giorni dai dipendenti che protestano contro la sua chiusura e la messa in liquidazione dell'azienda e che da mesi sono senza stipendio


C'è chi la crisi economica la subisce e c'è chi, al contrario prova a sfruttarla per coprire interessi privati e manovre oscure. Quest'ultimo è il caso dell' Eutelia, azienda che ha deciso di lasciare mille e duecento cento famiglie (su un totale di 1.800 lavoratori) senza lavoro e senza stipendio a causa di una azione unilaterale e oscura della direzione aziendale che vuole svendere l'azienda alla società Omega-Agile.

Da mesi i dipendenti protestano contro questo licenziamento di massa camuffato da una cessione di ramo d'azienda. Come ultima azione, i dipendenti hanno deciso di occupare le sedi di Torino, Ivrea, Pregnana Milanese, Napoli e Roma. E proprio a Roma, questa mattina alle prime luci dell'alba un gruppo di guardie private ha fatto irruzione nello stabilimento armati di mazze.
Una quindicina di bodyguard, guidati dal proprietario dell'azienda Samuele Landi e il responsabile della sicurezza dell'azienda spacciandosi per poliziotti, sono entrati nell'azienda urlando e intimando minacciosamente ai dipendenti di uscire.
In quel momento, però, all'interno dell'edificio era presente Federico Ruffo, un giornalista della trasmissione di Rai Educational "Crash", per girare un servizio sull'occupazione. Quest'ultimo si è accorto di non avere davanti uomini delle forze dell'ordine e ha chiamato la polizia. Che è intervenuta dopo meno di mezz'ora e ha identificato i componenti della falsa squadra e il proprietario dell'azienda, facendoli poi uscire prima la situazione degenerasse. La Digos acquisirà i nastri della registrazione per stabilire esattamente come sono andate le cose.

Evidentemente Landi rivoleva il palazzo da cui amministra tutti i suoi interessi. Ma ha compiuto un passo falso, scoprendo le sue carte: ha dimostrato che, nonostante il formale passaggio di ramo d'azienda, considera quello stabilimento ancora"roba sua". E dunque è egli stesso il mandante dei licenziamenti. Proprio per mercoledì 11 novembre è fissata una importante riunione all'Hotel Hilton: l'amministratore unico di Agile, Claudio Massa, doveva formalizzare il licenziamento di 1.200 su 1.800 lavoratori. Dopo i fatti di oggi non si sa se questa riunione subirà un rinvio. La battaglia dei lavoratori va comunque avanti. Intendono proseguire nell'occupazioni fino a quando il sottosegretario Gianni Letta non convocherà un tavolo istituzionale. I lavoratori, infatti, chiedono una "soluzione industriale". L'azienda è sana, ha contratti da rispettare e può continuare a produrre reddito. Proprio come con l'Innse, gli occupanti reclamano imprenditori seri che investano e lavorino per crescere e non per licenziare.

La notizia del tentativo di sgombero forzato dei lavoratori ha subito scatenato critiche e iniziative di protesta.
"Chiedo la convocazione urgente di un tavolo di confronto nazionale sulla vertenza Eutelia di cui ci siamo già occupati nell'ambito delle competenze regionali. - ha affermato l'assessore al Lavoro, Pari opportunita' e politiche giovanili della Regione Lazio, Alessandra Tibaldi -. Non si puo' accettare l'intervento di sgombero, effettuato questa mattina all'alba, da parte dell'azienda del presidio tenuto dai lavoratori. Questo atteggiamento non fa altro che irrigidire le parti che dovranno sedersi al tavolo di confronto Eutelia per giungere ad una soluzione. La Regione conferma il proprio impegno nel favorire l'individuazione di percorsi di uscita dalla crisi che tengano conto della grave situazione di incertezza in cui versano oggi i lavoratori". "Qualora i tempi di convocazione dovessero slittare - ha concluso - la Regione e' pronta a convocare le parti d'intesa con il prefetto".

Altrettanto duro il commento sull'irruzione del suo collega in giunta Regionale Luigi Nieri, che si e' subito recato presso lo stabilimento occupato. "L'aggressione ai lavoratori della sede romana di Eutelia, che hanno dato vita ad una occupazione per difendere il proprio posto di lavoro, e' un grave episodio di violenza che dimostra come siano degenerati i rapporti sociali in questo Paese - ha detto l'assessore al Bilancio della Regione Lazio -. I diritti dei lavoratori vanno sempre rispettati. Ci auguriamo che i responsabili dell'ignobile gesto siano immediatamente perseguiti.
Chiediamo al governo - ha concluso l'esponente di Sl - che sia subito convocato un tavolo per risolvere la vertenza in atto, al fine di trovare una soluzione per i circa 1800 dipendenti che rischiano il posto di lavoro".

Ma la vicenda di stamani ha finito per coinvolgere presto anche il Parlamento. Il vicecapogruppo dell'Idv alla Camera, Antonio Borghesi, ha infatti chiesto che sull'episodio il Governo venga a riferire in aula. "E' necessario - ha detto Borghesi - applicare immediatamente la legge Prodi-Marzano che non solo esautorerebbe l'attuale proprietà, ma permetterebbe, anche, di recuperare le commesse perse volontariamente dopo avere incassato i crediti e licenziato i lavoratori". Questo episodio hanno sottolineato Antonio di Pietro e il responsabile welfare e lavoro Maurizio Zipponi, "dimostra come sia impossibile considerare imprenditori, personaggi che in realtà sembra no appartenere più ad una banda di teppisti. Per tale ragione, assume ancora più forza l'iniziativa dell'Italia dei Valori, sollecitata dai lavoratori dell'azienda incontrati in tutta Italia, di presentare un esposto alla Procura della Repubblica in merito alla vicenda degli oscuri passaggi di proprietà che hanno coinvolto l'Agile-ex Eutelia, fino ad arrivare agli attuali amministratori".

Quanto al partito democratico, i senatori del Pd Giorgio Roilo e Paolo Nerozzi hanno chiesto al governo di venire a rispondere in parlamento sull'episodio di oggi. " Sul fatto specifico la giustizia farà il suo corso - ha detto la capogruppo al senato, Anna Finocchiaro -. Ma la politica è chiamata a farsi carico con urgenza di due questioni. La prima riguarda il non più differibile intervento del governo per l'apertura di un tavolo di trattative a Palazzo Chigi al fine di risolvere la situazione dei lavoratori di quest'azienda, da mesi senza stipendio, come chiedono i sindacati da tempo. La seconda, e forse anche più penosa, riguarda il clima che si respira nel Paese, dove evidentemente più di qualcuno, ispirato anche da provvedimenti del governo, pensa da un lato di potersi fare giustizia da sé, coi vigilantes privati, e dall'altro di risolvere con la forza e in proprio una controversia tra proprietà e lavoratori di un'azienda. E' un episodio di imbarbarimento dei rapporti tra le parti sociali contro il quale, visti anche i tempi di crisi economica, tutte le forze politiche devono sentirsi mobilitate".

Intanto la Fgci e l'organizzazione giovanile del Pdci hanno organizzato per le 18 di oggi pomeriggio un sit-in davanti alla Camera dei deputati per protestare "contro la gravissima aggressione, in stile squadroni della morte". "L'Italia è ancora un Paese democratico, dove vigono i diritti sindacali dei lavoratori? Quanto avvenuto all'alba di oggi - si legge in una nota della Fgci - ha dell'incredibile: di fronte a quanto accaduto, il ministro dell'Interno Maroni non può stare con le mani in mano. Esprimiamo solidarietà ai lavoratori e alla Fiom. E' dai tempi della Fiat di Valletta che non avvenivano cose di questo genere. Siamo allarmati e preoccupati per il clima fascista che si respira nel Paese".

CGIL: Al congresso di Rimini con due mozioni distinte

Il primo documento "I diritti e il lavoro oltre la crisi" - il cui primo firmatario è il segretario generale Guglielmo Epifani - affronta la crisi e lancia dieci proposte che vanno dalla riduzione delle tasse sul reddito da lavoro e pensione, alla riforma degli amortizzatori sociali fino al blocco dei licenziamenti. Il secondo "Per la Cgil che vogliamo occore Discontinuità - Rinnovamento - Democrazia" di cui il primo firmatario è il segretario dei bancari Domenico Moccia chiede invece, l'introduzione delle primarie nel mondo sindacale e ritiene indispensabile l'aumento delle pensioni più basse oltre alla lotta alla precarizzazione e il ripristino della centralità del lavoro a tempo indeterminato

La Cgil si incammina verso il XVI Congresso che si terrà dal 5 all'8 maggio 2010 a Rimini, con due mozioni diverse. Il primo documento "I diritti e il lavoro oltre la crisi" - il cui primo firmatario è il segretario generale Guglielmo Epifani - affronta in particolare la crisi e lancia dieci proposte che vanno dalla riduzione delle tasse sul reddito da lavoro e pensione, alla riforma degli amortizzatori sociali fino al blocco dei licenziamenti. Il secondo "Per la Cgil che vogliamo occore Discontinuità - Rinnovamento - Democrazia" di cui il primo firmatario è il segretario dei bancari Domenico Moccia e a seguire il segreatrio confederale Nicoletta Rocchi, il leader della Fiom Gianni Rinaldini e della Fp Carlo Podda chiede invece, tra le altre cose, l'introduzione delle primarie nel mondo sindacale e ritiene indispensabile l'aumento delle pensioni più basse oltre alla lotta alla precarizzazione e il ripristino della centralità del lavoro a tempo indeterminato.

La rielezione di Epifani è scontata mentre incerta è la sua successione a settembre quando scadranno gli otto anni della durata massima del mandato: in pole position, due donne. La prima mozione sostiene, anche se Epifani non ne ha mai fatto ufficialmente il nome, il segretario confederale Susanna Camusso, la seconda il segretario confederale Nicoletta Rocchi. Un punto di incontro tra le due potrebbere essere il nome dell'attuale segretario dei pensionati Carla Cantone.

Ecco in sintesi i punti dei due documenti.

"I DIRITTI E IL LAVORO OLTRE LA CRISI"
1. Riaffermare un'idea condivisa della Repubblica Italiana e del suo atto fondativo: la Costituzione del 1948;
2. Rafforzare l'idea di democrazia come partecipazione attiva e consapevole, come autodeterminazione;
3. Costruire un "Progetto Paese" alternativo a quello in campo, in grado di affrontare la crisi e guidare il cambiamento. Le politiche per il Mezzogiorno sono parte essenziale del "Progetto";
4. Ridurre le diseguaglianze;
5. Ricomporre la frattura tra giovani e futuro nel lavoro, nelle coperture previdenziali, nell'istruzione. Garantire che le future pensioni del sistema contributivo non siano inferiori al 60% dell'ultima retribuzione;
6. Unificare culturalmente, socialmente, sindacalmente il lavoro pubblico e quello privato;
7. Riformare gli ammortizzatori sociali. Rispondere ai precari ridando centralità al rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Fermare i licenziamenti;
8. Ridurre la tassazione sul reddito da lavoro e da pensione, incrementando la lotta all'evasione ed elusione fiscale e tassando le rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Portare la prima aliquota dell'Irpef al 20%, aumentare le detrazioni e riequilibrare attraverso fisco, contratti e contrattazione sociale per almeno due punti del Pil la distribuzione nazionale del reddito in favore di lavoratori e pensionati;
9. Riconquistare un nuovo modello di contrattazione. Praticare rigorosamente la democrazia di mandato e il voto dei lavoratori sugli accordi;
10. Riformare le modalità di ingresso, regolarizzare i migranti già in possesso dei requisiti e quelli che lavorano.

"PER LA CGIL CHE VOGLIAMO"
1.Redistribuzione ricchezza e la lotta alla disoccupazione le leve per uscire dalla crisi;
2. Un sistema contrattuale che non ponga vincoli alla possibilità dell'incremento delle retribuzioni reali nei contratti nazionali;
3. Lotta alla precarizzazione. Ripristinare la centralità del lavoro a tempo indeterminato;
4 Aumentare le pensioni più basse;
5. La contrattazione a tutti i livelli, fondata sulla democrazia, deve essere la pratica prioritaria dell'organizzazione;
6.Rafforzare la funzione contrattuale e la capacità di iniziativa della Cgil;
7. Impegnare tutta la Cgil nell'avvio di una grande stagione di contrattazione di sito;
8. Avere Autonomia e indipendenza nella formazione delle decisioni e dei gruppi dirigenti;
9. Sperimentare forme e strumenti di coinvolgimento degli iscritti nella formazione dei gruppi dirigenti, che non escludano il ricorso alle primarie tra gli iscritti, individuando i correttivi che evitino rischi di plebiscitarismo;
10. Sperimentare strumenti più efficaci per far rispettare le norme antidiscriminatorie;
11. Valorizzare i giovani lavoratori impegnati nella Cgil;
12. Tutta l'azione sindacale dev'essere fondata sulla democrazia, cioè sul diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a scegliere chi li rappresenta e a decidere con il voto segreto sulle piattaforme e sugli accordi;
13. Le lavoratrici ed i lavoratori migranti hanno diritto alla piena parità ed alla piena cittadinanza.

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13456

Sonia Alfano denuncia minacce telefoniche

"L'altra mattina sono stata svegliata da una voce che ha cominciato a dirmi: 'Voglio i tuoi piedi' e continuava con 'Ti voglio morta! Ti voglio morta!', non avendo risposta alla mia continua richiesta di sapere chi fosse, ho chiuso.

Dopo poco istanti una nuova telefonata dalla stessa persona che nuovamente continuava a dirmi che mi voleva vedere morta, il tutto condito con delle volgarità irripetibili".

Lo dice il deputato europeo dell'IdV e presidente dell'Associazione familiari vittime di mafia, Sonia Alfano. L'episodio è stato denunciato ai Carabinieri. "Sono mesi - aggiunge l'esponente politico - che mi succedono 'cose strane' e non ho fatto trapelare nulla alla stampa per non essere doppiamente presa di mira, sia da chi mi vuol vedere morta o che comunque mi fa capire che, anche se ne farei volentieri a meno, vuol esser presente nella mia vita, sia da quella stampa che nel conoscere certi fatti sminuirebbe l'accaduto".

ANSA

Ingroia: ''Il mio pensiero stravolto al punto di attribuirmi un programma politico''

Palermo. "Non ho fatto alcuna critica nei confronti del governo, la parola governo credo non sia stata neanche pronunciata nel mio intervento. Ma non voglio fare polemiche o replicare al direttore del Tg1 Minzolini. Dico solo che alcune mie frasi sono state estrapolate dal contesto e ad esse è stato attribuito un significato diverso". Lo ha detto il pm di Palermo Antonio Ingroia, intervenuto a "24 Mattino" su Radio 24 per parlare di giustizia dopo essere stato criticato ieri in un editoriale dal direttore del Tg1. "Non ho né obiettivi, né programmi politici - ha aggiunto Ingroia - tantomeno di ribaltare posizioni o attuali assetti politici e istituzionali. Penso che questa sia l'accusa più grave che si possa fare a un magistrato, non mi sento di meritarla".

"Ho fatto riferimento - ha proseguito - alla mia preoccupazione per alcuni disegni di legge, alcuni in corso di approvazione, mi riferisco a quello sulle intercettazioni, altri all'esame del Parlamento, mi riferisco alla riforma del codice di procedura penale, che a mio parere rischiano di aggravare la situazione di difficoltà investigativa della magistratura, soprattutto nei procedimenti più delicati sulle organizzazioni criminali, anche sul versante dei rapporti coi colletti bianchi. Poi ho aggiunto che da parte dei cittadini occorre, come ci ricordavano Falcone e Borsellino, una partecipazione attiva". Ingroia non smentisce però di avere usato l'espressione "soluzione finale": "Ho detto che sono saltati dei paletti importanti e fondamentali e che se venissero approvati, questi disegni di legge metterebbero in crisi l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, vale a dire un pilastro dello stato di diritto. In questo senso ho usato l'espressione forte della soluzione finale dello stato di diritto".

ANSA

Emiliano: "Sono pronto ad occuparmi personalmente della campagna elettorale di Vendola"

Emiliano non si fa tirare per la giacchetta. Le indiscrezioni secondo cui il sindaco di Bari nonché presidente del Pd potrebbe disarcionare Nichi Vendola e mettersi a correre per diventare governatore della Puglia sotto le bandiere di un centrosinistra allargato innanzi tutto all´Udc, si sciolgono come neve al sole. Qualora qualcuno, soprattutto all´interno dei democratici, avesse ancora dei dubbi, il Gladiatore ripete di essere «indisponibile ad accettare qualsiasi incarico o candidatura che preveda le mie dimissioni da primo cittadino». Dunque, per Lungomare Nazario Sauro, Nichi for ever. Anzi, aggiunge Emiliano, «spero che scenda in campo ufficialmente alla convention di domenica». Quando alla Fiera del Levante, Vendola racconterà «luci e ombre» dell´esperienza di governo che si concluderà con le elezioni di marzo 2010. E che lo stesso Vendola vuole bissare. Emiliano, a questo punto, rilancia: «Sono pronto ad occuparmi personalmente dell´organizzazione della sua campagna elettorale».

Come stanno le cose, tuttavia, l´ostacolo più arduo da superare si chiama Udc: sembra orientato a replicare il "modello Brindisi" (alle ultime provinciali l´intesa fra riformisti e unione di centro fece saltare fuori dal cilindro l´industriale Massimo Ferrarese ancorché il notaio Errico era al primo mandato e avrebbe potuto essere confermato alla guida dell´esecutivo). Se questa regola del gioco - quella della "discontinuità" - continuasse ad essere applicata, inevitabilmente dovrebbe esserci l´uscita di scena da parte di Vendola. «Siamo al prendere o lasciare» insistono negli ambienti udc. Il coordinatore Angelo Sanza punta il dito nei confronti del Pd: «Come il pivot nel basket, deve essere in grado di costruire la nuova alleanza. Nei riguardi di Vendola non c´è niente di personale, ma dopo cinque anni all´opposizione è impensabile ricominciare proprio da Vendola». Le alternative? Tra i moderati che si preparano alla conferenza programmatica di venerdì e sabato, già circola da un po´ di tempo una rosa di almeno cinque nomi - sono quelli di imprenditori, professori universitari, manager - che potrebbero,
nelle intenzioni dei Casini boys, fare dimenticare Nichita il Rosso. Comunque andrà a finire, l´impressione è che difficilmente l´Udc marcerà da sola verso le urne: questo perché ritrovarsi in una coalizione (di destra o di sinistra, non cambia granché) le permetterebbe di guadagnare sette, forse otto consiglieri regionali. Un plotone destinato invece, ad essere dimezzato qualora si scegliesse di percorrere la via dell´"esilio".