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venerdì 13 novembre 2009

FABRIZIO DE ANDRE' - LA BALLATA DEGLI IMPICCATI DA TUTTI MORIMMO A STENTO



Ballata Degli Impiccati

Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.

L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta.

Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora.

Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono.

Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo.

Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbia del primo mattino.

La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria.

Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso.

L'ennesima amnistia mascherata

La maggioranza ha depositato in Senato il testo del disegno di legge sul processo breve, firmato dai capigruppo di Pdl e Lega Nord. Il testo prevede la prescrizione dei processi in corso in primo grado per i reati inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione, se sono trascorsi più di due anni a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm senza che sia stata emessa la sentenza . Tiene l'intesa tra Fini e Berlusconi. Il Pd: Daremo battaglia.E' incostituzionale". IdV prepara il referendum e chiama la piazza.

Tutto confermato: prescrizione dei processi in corso in primo grado per i reati inferiori nel massimo ai dieci anni di reclusione se sono trascorsi più di due anni a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm senza che sia stata emessa la sentenza. E' questo uno dei punti qualificanti del ddl sul processo breve, composto da tre articoli, presentato dalla maggioranza a palazzo Madama dal titolo "Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo".
Nel frattempo il Pdl riapre il confronto pure sul ripristino dell'immunità parlamentare abolita parzialmente nel 1993. L'onorevole Margherita Boniver ha presentato ieri una proposta di legge costituzionale alla Camera composta di un solo articolo con l'obiettivo di ripristinare "un istituto volto a tutelate l'interesse della collettività, prevenendo eventuali condizionamenti del potere giudiziario sullo svolgimento della dialettica politica".

Il Pd insorge: "Il governo e la maggioranza si accorgono solo ora, con due anni di ritardo, della necessità di affrontare il problema dell'efficienza della giustizia e della riduzione della durata dei processi. Quello mostrato da governo e maggioranza è un interesse peloso, legato esclusivamente alla necessità di risolvere positivamente la sorte di alcuni processi". Lo afferma Lanfranco Tenaglia, responsabile giustizia del Pd. "Ciò avverrà- spiega - mandando al macero migliaia di procedimenti con buona pace della sicurezza dei cittadini. Il provvedimento è una amnistia mascherata perché produce gli stessi effetti del taglio della prescrizione".
Poco prima Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori Pd, furente per i contenuti del disegno di legge, ha letteralmente sbattuto il testo del ddl contro il muro della sala stampa dicendo: "Il ddl non si applicherà per il furto aggravato. Così per il rom che ruba il processo rimarrà, mentre processi come Eternit, Thyssen, Cirio e Parmalat andranno al macero".
Per non parlare di un altro nervo scoperto: le norme sul processo breve negheranno giustizia anche ai carcerati. Prevedendo, infatti, una corsia preferenziale per gli incensurati si cancella, di fatto, per chi è già in cella la precedenza nel giudizio. Il tutto in una situazione drammatica per il sistema carcerario italiano: 65.416 persone sono attualmente detenute negli istituti di pena italiani, il maggior sovraffollamento dal dopoguerra ad oggi, un numero che supera di ben 2000 unità il limite di tollerabilità. Un numero di detenuti che va aumentando e che si avvicina inesorabilmente a quello che il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria ritiene il punto di caduta: quota 70mila detenuti. Inoltre, ogni anno muoiono nelle carceri mediamente 150 persone per cause che non sono sempre certe, ma che anzi, come nei recenti e noti fatti di cronaca, sollevano serissimi dubbi.

Per ora la tregua tra Fini e Berlusconi tiene, ma la tensione non accenna a diminuire. A far fibrillare nuovamente gli alleati, a due giorni dal patto siglato a Montecitorio, è l'articolato del ddl nel quale, accogliendo la richiesta della Lega, è' stato inserita l'immigrazione clandestina nella lista dei reati gravi per i quali è escluso il processo breve. Una decisione che, come ha riferito Giulia Bongiorno, "stupisce" i finiani. Linguaggio diplomatico per dire che la sortita del Carroccio non deve essere piaciuta ai piani alti di Montecitorio. Tuttavia, come ha spiegato Italo Bocchino, l'ex leader di An non vede violazioni dello spirito dell'accordo siglato con Berlusconi. L'intesa fra i due, si conferma in ambienti finiani, non prevedeva un articolato ma solo alcuni principi. Che per ora si stanno rispettando. Ma proprio la soddisfazione per il fato che non ci siano state trappole in Senato dimostra come la fiducia fra i due leder sia ormai incrinata. E lo stesso Berlusconi, anche nelle ultime ore, ha espresso a più di un interlocutore la sua amarezza (per qualcuno rabbia) per l'atteggiamento dell'ex ministro degli Esteri.

"E' evidente che ci saranno polemiche sui beneficiari di questa norma o meno, ma il tema esiste e va risolto", dice il presidente del Senato, Renato Schifani, che aggiunge: "Questa iniziativa tende ad attuare il principio della ragionevole durata dei processi, sostenuto sia nella Convenzione europea dei diritti dell'Uomo e sia dalla nostra Carta costituzionale".
"Legge ad personam? No, è una legge che riguarda tutti", assicura Gaetano Pecorella. "Se poi questa legge avrà effetti nel processo Mills si potrà e si dovrà vedere - ha aggiunto Pecorella -, io non sono l'avvocato del premier in quel dibattimento. Può darsi che incida. La mia domanda è: non la dobbiamo fare questa riforma perché può incidere sul processo a Berlusconi? O la dobbiamo fare tra 5 anni quando si saranno conclusi questi processi? Non credo che i tempi della giustizia debbano essere condizionati dai tempi dei processi di Berlusconi. Chissà quanti altri ci sono che hanno gli stessi problemi. Insomma, non vorrei però che il fatto che possa incidere anche su vicende che riguardano il presidente del Consiglio ci induca a non fare determinate riforme".
Concorda il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: "Le norme sul processo breve valgono per tutti i cittadini ed erano attese da anni". E il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, allarga il campo: "Nel quadro della riforma della giustizia, che comprenderà anche interventi costituzionali, va anche aperta una riflessione sull'immunità parlamentare".

L'immunità? "Non è un tema da porre" taglia corto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani che sul ddl redatto oggi rileva: "E' a rischio di incostituzionalità". "Se si tratta di fare processi brevi va bene - ha spiegato Bersani -, se si tratta di non fare alcuni processi non si può e se si arriverà a uno scontro la responsabilità non è dell'opposizione". "Ancora una volta - ha detto Bersani - abbiamo delle norme che discriminano i cittadini di fronte alla legge con il solo fine di risolvere i problemi del presidente del Consiglio. La questione è serissima perché non ci viene mai consentito di discutere i problemi del Paese".
Il segretario del Pd ha poi sottolineato che "questo invade il dibattito politico del Paese e crea ulteriori tensioni delle quali non ci sarebbe bisogno". Ai giornalisti che gli domandavano se ci fosse qualcosa da cui partire insieme, Bersani ha risposto: "Abbiamo fatto diverse proposte di legge a favore dei cittadini e per l'ammodernamento della pubblica amministrazione. Non vedo perché dovremmo partire da un meccanismo complesso e ingiusto e con profilo di anticostituzionalità al solo fine di risolvere i problemi del presidente del Consiglio". A chi gli domandava se fosse possibile un tavolo comune, Bersani ha ribadito: "Se arrivano queste norme noi combattiamo. Voglio rivolgermi anche ai parlamentari della maggioranza per chiedere loro se pensano che sia giusto che un rom recidivo per un piccolo reato debba andare subito a sentenza e uno invece che è imputato di corruzione, essendo magari incensurato, possa evitare il processo perché non siamo in grado di garantire i processo breve".

Secondo il leader dell'Italia dei valori Antonio Di Pietro il ddl "è la più grossa amnistia mascherata della storia e ancora una volta dal 5 dicembre si impegnerà a raccogliere le firme per un nuovo referendum perché anche questa volta questa legge è incostituzionale, immorale e contro gli interessi del Paese". Di Pietro chiede poi al leader del Pd di unirsi all'Italia dei valori in questa battaglia: "L'occasione per scendere in piazza c'è già, ed è la manifestazione fissata per il 5 dicembre a Roma e promossa dal popolo della rete. L'Italia dei valori ha già aderito e ci sarà per urlare il proprio sdegno. Rivolgiamo - ha detto Di Pietro - un accorato appello a Bersani e al popolo del Pd affinché partecipino alla manifestazione insieme a tutte le altre forze sociali e politiche che hanno già dato la propria adesione e si ritroveranno insieme in piazza per contrastare l'ennesima legge ad personam".

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13477

Tutti gli uomini di Gazprom

Sono capi di governo, alcuni ancora in carica, ex commissari europei, responsabili di gruppi energetici nazionali. Tutti hanno rapporti privilegiati con il gigante russo dell’energia, di cui difendono gli interessi a Bruxelles a scapito delle iniziative europee, racconta il quotidiano polacco Polska.

A Bruxelles sono chiamati i “gazpromiens”. Un gruppo di persone che, per ragioni diverse, controlla che gli interessi del monopolista del gas russo Gazprom siano difesi con sollecitudine presso l’Unione europea. Questa importante lobby è composta da leader europei, come l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schrhöder o l’attuale premier italiano Silvio Berlusconi, alla guida di paesi legati da importanti contratti con Gazprom.

Ci sono anche alcuni pezzi grossi dell’Unione europea, come il commissario per l’energia Andris Piebalgs, e gli influenti responsabili delle grandi società di energia italiane, tedesche, olandesi o francesi. Tutti hanno in corso importanti affari con i russi o sperano di farne.

L’influenza dei “gazpromiens” sulla politica europea si estende però a settori che non hanno nulla a che vedere con il gas. Come per esempio nel caso del pacchetto sul clima. Elaborato da Bruxelles, questo insieme di proposte ambiziose destinate a fare dell’Europa un leader mondiale nella protezione del clima contro le emissioni di anidride carbonica è un vero e proprio regalo per i “gazpromiens”. Infatti fra le tecnologie candidate a sostituire l’energia prodotta dal carbone, la soluzione del gas naturale sembra oggi la meno cara e la più facile da utilizzare.

Non deve quindi stupire che paesi come la Polonia, che negoziano al tempo stesso le condizioni del pacchetto sul clima e i contratti a lungo termine per il gas russo, abbiano seri problemi. Infatti prima della definizione da parte dell’Ue dei suoi piani di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, i polacchi non possono definire la loro domanda di gas per i prossimi anni. Fra l’incudine e il martello, la Polonia cerca di barcamenarsi fra le pressioni dell’Unione europea, che chiede un rinnovamento integrale del suo antiquato sistema energetico, e l’insistenza della Gazprom, il cui combustibile emette circa il 40 per cento di anidride carbonica in meno rispetto al carbone e per il quale non ci sono alternative a breve termine.

Si pensa anche ai progetti di diversificazione delle consegne di gas verso l’Europa, che assicurerebbero ai paesi dell’Unione, compresa la Polonia, l’accesso alle fonti energetiche della Norvegia, dell’Asia centrale o del Qatar. Ma questa stessa Europa, sempre pronta a lottare contro l’effetto serra a scapito dei paesi più poveri dell’Ue, non sembra altrettanto preoccupata di diversificare le sue fonti di approvvigionamento di gas.

Le possibilità di realizzare il progetto principale di diversificazione dell’Ue, il gasdotto Nabucco (che collegherà il Mar Caspio con il Mediterraneo senza attraversare la Russia), si riducono sempre di più di fronte al suo concorrente, il progetto russo di gasdotto South Stream. In Europa centro-orientale, i “gazpromiens” propongono nuove definizioni per la diversificazione. Per Piebalgs un mezzo per diversificare il mercato del gas europeo è in realtà quello di aumentare la dipendenza energetica dell’Europa nei confronti della Russia.

Il commissario lettone ha ovviamente le sue ragioni per promuovere Nord Stream, che suscita invece l’opposizione degli estoni e dei polacchi. La Gazprom infatti intende costruire (per una spesa di più di un miliardo di euro) in una Lettonia in piena crisi economica i magazzini di stoccaggio del gas proveniente dal Nord Stream. Di recente il progetto ha ricevuto il sostegno dei danesi, che non solo hanno ritirato le loro obiezioni di carattere ambientale nei confronti del gasdotto, ma hanno anche ordinato due miliardi di metri cubi di gas russo attraverso il Nord Stream. I finlandesi, che inizialmente erano contrari al progetto, sembrano oggi accoglierlo con favore. Anche se il Cremlino ha favorito questa scelta applicando una tariffa doganale sul legno importato dalla Finlandia.

Le stesse disposizioni del trattato di Lisbona sono favorevoli ai “gazpromiens”. La ratifica del trattato ha infatti ufficializzato il cambiamento dello statuto della Banca europea di investimenti (Bei), partner necessario nella costruzione del North Stream per Gazprom, che in questi ultimi tempi ha grandi problemi di liquidità. Prima dell’entrata in vigore del trattato, la Bei aveva bisogno del consenso di tutti i membri dell’Ue per finanziare questo investimento. Adesso il consenso di 18 paesi che possiedano almeno il 68 per cento del capitale della Bei è sufficiente per prendere la decisione. Attualmente i paesi direttamente coinvolti nel Nord Stream, cioè la Germania, la Francia, l’Italia, l’Olanda e la Danimarca, detengono il 55 per cento del capitale e per i “gazpromiens” non dovrebbe essere molto difficile trovare il restante 13 per cento.

http://www.internazionale.it/home/?p=9940

Porte girevoli per l'energia dalle onde

Ogni porta, posizionata da 6 a 23 metri sotto la superficie del mare, può generare 300 chilowatt

L'idea è venuta a un tuffatore che, dopo un volo plastico, per poco ha picchiato una testata contro la porta di una nave affondata. Un'idea che ha ricevuto ora un contributo di 3 milioni di euro. L'idea del finlandese Rauno Koivusaari è semplice: una sorta di porta girevole dal peso di 20 tonnellate che, posizionata a una profondità compresa tra 6 e 23 metri sotto il mare, bascula sotto l'azione delle onde, in modo da azionare un sistema idraulico che trasforma l'energia cinetica in energia elettrica.

MOTO ELLITTICO - Ogni porta è in grado di produrre 300 chilowatt, collegata in serie di tre arriva a una capacità di quasi un megawatt. E in un campo di produzione se ne possono aggiungere quante se ne vogliono, senza contare che, essendo sotto il mare non ci sono problemi di impatto ambientale. Sono quindici anni che Koivusaari sta sviluppando il progetto insieme alla sua società, la AW-Energy e ora ha posizionato un modello-pilota al largo del Portogallo. Il WaveRoller funziona sfruttando il fatto che il modo ondoso, avvicinandosi alla costa, prima che si rompa la cresta dell'onda e formi il classico «cavallone», sotto la superficie marina fa muove le particelle d'acqua con un moto ellittico. Quindi in avanti e all'indietro e questo movimento di andata e di ritorno è proprio quello che sfruttano le porte basculanti intorno a un perno per funzionare in entrambi i sensi.

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/09_novembre_05/energia-onde-porte-virtuani_eba16f92-c9fd-11de-9720-00144f02aabc.shtml

Eventi. Ad Ancona "L'Europa con l'Africa"

“L’Africa in piedi. L’Europa con l’Africa” è il titolo del convegno internazionale che si svolgerà presso il Teatro delle Muse di Ancona dal 13 al 15 novembre 2009, e che è stato presentato stamane a Roma durante una conferenza stampa alla FNSI.

Il convegno, giunto alla sua ottava edizione, è promosso tra gli altri da Cipsi, ChiAma l’Africa, Tavola della Pace, Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani.

Parteciperà anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

Guido Barbera, presidente del Cipsi – coordinamento di 42 Ong e associazioni di solidarietà internazionale – nel corso della conferenza stampa ha dichiarato: «È un grosso errore storico, culturale e civile considerare l’Africa il continente dei bisogni. L’Africa è un continente in piedi, e non nella miseria! Per questo proponiamo che il Premio Nobel 2010 venga assegnato alle donne africane».


«Il rischio della cooperazione internazionale è quello di diventare la nuova colonizzazione. L’Italia non aiuta. Abbiamo bisogno di un forte investimento nella cooperazione non governativa, che è strumento di politica, e concretizzazione di nuove relazioni, convivenza, benessere, costruzione e rispetto dei diritti umani e dei beni comuni. Al servizio della persona e non del commercio».


Durante i tre giorni del Meeting di Ancona, rappresentanti di primo piano della società civile, della politica, dell'economia, della cultura e delle istituzioni europee e africane si confronteranno per ripensare il rapporto e le relazioni tra Europa e Africa. «E’ necessaria una forte relazione tra la società civile europea ed africana» ha detto Barbera. «Il neo-eletto Parlamento europeo, gli Stati europei ed africani devono impegnarsi a ridefinire nuove politiche euro-africane basate sui diritti di tutti, non sugli interessi di pochi. Non bastano le dichiarazioni a risolvere i problemi, ma serve politica vera, a partire dall’esperienza delle donne africane che portano sulle loro spalle l’economia ed il futuro dell’intero continente».

Venerdì 13 novembre, si svolgerà la prima Assemblea nazionale degli Enti locali che operano con l’Africa, in Africa e per l’Africa. A questa seguiranno diverse sessioni di incontro e dibattito, centrate sulle relazioni tra Africa ed Europa tra crisi economica e nuova opportunità, sui drammi e le speranze dell’immigrazione, sul futuro dei giovani e delle donne del continente.

La giornata di sabato 14 novembre vedrà anche il Lancio ufficiale della proposta di assegnare il Premio Nobel per la Pace alle donne africane (per saperne di più, clicca Qui).


Tra i relatori presenti, il Premio Nobel per la pace 2007 Richard S. Odingo, la scrittrice maliana Aminata Traorè, la giornalista e scrittrice afro-antillana Sylvia Serbin, la suora comboniana e giornalista eritrea Elisa Kidanè.

Previsto per la serata di sabato il concerto dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Domenica 15 novembre, la mattinata sarà dedicata alla tavola rotonda “L’Africa interroga l’Europa”, cui parteciperanno diversi esponenti delle istituzioni e della società civile africana ed europea.

Nuovo record del debito pubblico a settembre


Nuovo record del debito pubblico a settembre. Lo stock, informa il Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia, si e' attestato a quota 1.786,841 miliardi di euro, con un incremento dell'1,66% rispetto ai 1.757,496 miliardi di agosto, precedente massimo storico..

In dodici mesi il debito e' cresciuto di 138,768 miliardi rispetto ai 1.648,073 miliardi segnati a settembre dell'anno scorso, pari all'8,42%. Da fine 2008, quando si collocava a 1.663,031 miliardi, l'incremento e' di 123,81 miliardi, pari al 7,44%.

http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=134003

15 Novembre 2009 - La Fabbrica di Nichi

La Fabbrica di Nichi è un evento di bilancio dell’esperienza di governo della Puglia e, insieme, l’avvio della scrittura del nuovo programma da parte di chi pensa che la Puglia possa e debba ancora migliorare. La Fabbrica di Nichi è il luogo dove convivono i sinceri democratici, i riformisti convinti, i rivoluzionari permanenti. Una comunità di pugliesi che contrappongono una nuova idea di sud all’ideologia della paura e ai venti nordici dell’odio leghista. La Fabbrica di Nichi è una giornata di politica e partecipazione aperta a tutti i cittadini pugliesi e oltre, alle realtà associative, alle esperienze di attivazione e cittadinanza, alle forze politiche e sociali democratiche e progressiste.

Non si tratta di un semplice comizio o di una conferenza: nella Fabbrica di Nichi nessuno è un semplice spettatore, ma tutti possono proporre argomenti, prendere la parola ed essere protagonisti.

La Fabbrica di Nichi è un evento di bilancio dell’esperienza di governo della Puglia e, insieme, l’avvio della scrittura del nuovo programma da parte di chi pensa che la Puglia possa e debba ancora migliorare.

La Fabbrica di Nichi è il luogo dove convivono i sinceri democratici, i riformisti convinti, i rivoluzionari permanenti. Una comunità di pugliesi che contrappongono una nuova idea di sud all’ideologia della paura e ai venti nordici dell’odio leghista.

La Fabbrica di Nichi è una giornata di politica e partecipazione aperta a tutti i cittadini pugliesi e oltre, alle realtà associative, alle esperienze di attivazione e cittadinanza, alle forze politiche e sociali democratiche e progressiste.

Non si tratta di un semplice comizio o di una conferenza: nella Fabbrica di Nichi nessuno è un semplice spettatore, ma tutti possono proporre argomenti, prendere la parola ed essere protagonisti.