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lunedì 16 novembre 2009

Arresto Domenico Raccuglia

Sono passate da poco le 17 e 30 di ieri quando ricevo una telefonata da Calatafimi. E’ un funzionario di polizia che ci comunica che il reparto Catturandi della polizia di Stato di Palermo ha appena messo le mani su uno dei latitanti più pericolosi di Cosa nostra, Domenico Raccuglia.


«Raccuglia catturato poco fa, siamo ancora sul posto. Calatafimi. Ci aggiorniamo più tardi». Poche parole, dopo tanti anni (17) e decine di tentativi di cattura falliti, finalmente quello che viene definito uno dei tre papabili successori di Riina e Provenzano, è ora in mano alla giustizia. All’azione hanno partecipato circa 50 uomini della polizia. Raccuglia era, solo, in una abitazione di Calatafimi, in un appartemente di due piani a via Cabbassini 80. Pochi giorni fa era stata perquisita la casa della moglie del latitante, ma sembrava che non vi fosse stato trovato nulla di rilevante.

La notizia è stata appena confermata anche dal direttore di TeleJato, Pino Maniaci, anche lui sul posto della cattura. L’arrestato è in questo momento in viaggio per Palermo. L’azione è stata eseguita in coordinamento con la squadra mobile di Trapani. Attesa per domani mattina una conferenza stampa.

Il capomafia, conosciuto come «il veterinario» è un ex ‘delfinò del boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca ed è stato già condannato a tre ergastoli, uno dei quali per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, e anche a 20 anni di reclusione per tentativo di omicidio e ad altre pene per associazione mafiosa. Durante la sua latitanza, nonostante i servizi di osservazione disposti nei confronti della moglie, Raccuglia è riuscito a diventare padre per la seconda volta come ampiamente raccontato dalla cronaca negli ultimi anni. Il boss era considerato uno degli aspiranti al vertice della mafia palermitana essendo il capo incontrastato delle cosche a Partinico.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/21760/48/


Grasso:"Ho fatto le mie congratulazioni al ministro Maroni, al questore di Palermo e ai ragazzi della sezione catturandi della mobile.
La cattura di Raccuglia è un successo investigativo importantissimo". Così il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha commentato l'arresto del boss palermitano Mimmo Raccuglia. "Quando, poco fa, ho sentito il questore - ha raccontato - era insieme ad alcuni degli agenti della sezione catturandi, ragazzi che conosco bene e con cui ho lavorato quando ero procuratore a Palermo. Ho potuto complimentarmi anche con loro". "Raccuglia - ha spiegato Grasso - è considerato il numero due, per peso criminale, nella lista dei ricercati di Cosa nostra dopo Matteo Messina Denaro. In questi anni ha esteso il suo dominio da Altofonte fino al confine con la provincia di Trapani, come conferma il fatto che si nascondeva proprio nel trapanese".

ANSA

Casini: "Vendola non può impersonificare l'alleanza per il Mezzogiorno a cui noi aspiriamo"

Casini, Poli Bortone, paladini del Sud?

Si presentano come salvatori del mezzogiorno, come difensori delle sue istanze. Ma pur ricoprendo negli ultimi anni, sia a livello nazionale che locale, molteplici incarichi di governo non hanno fatto nulla per il suo sviluppo.

Probabilmente questi “professionisti” della politica non riescono più, avendo una disponibilità ridotta di fondi, a sfamare le loro grasse clientele. HANNO PAURA DI PERDERE I VOTI. TEMONO DI RIMETTERCI LE POLTRONE, SU CUI SIEDONO COMODAMENTE DA ANNI. E’ questo il VERO MOTIVO che rilancia l’interesse di questi “signori” per la questione meridionale. Mi auguro che il Sud non abbocchi a questa ennesima azione di sciacallaggio politico.

....OPPURE C'E' QUALCHE INTERESSE A FAR FUORI VENDOLA? Vi rimandiamo ad un nostro articolo che potrebbe suggerirvi qualche risposta in più: L’oro blu della Puglia. Un cerchio che si chiude

Nardò: restituzione IVA sui rifiuti

Il punto-Nei giorni scorsi la Corte Costituzionale ha stabilito con una sentenza che la Tia(Tariffa Igiene Ambientale) è una tassa e non una tariffa e pertanto non può essere soggetta all’Imposta sul valore aggiunto(IVA).
Sull'argomento nei giorni passati vi è anche stata un’interrogazione parlamentare e la Commissione Finanze ha fatto sapere che sta effettuando approfondimenti per giungere ad una possibile soluzione del problema. Ad oggi il Ministero non ha ancora fornito disposizioni attuative per dare applicazione alla sentenza, che nel caso in cui venisse confermata avrebbe come immediata conseguenza il rimbrso dell'iva ai cittadini.
Intanto la notizia ha già provocato la reazione delle parti interessate:

La Bianco Igiene Ambientale, gestore locale della TIA, sostiene che in attesa di un mutamento di indirizzo da parte dell’Agenzia dell’Entrate, al momento non potrà procedere ad alcun rimborso. L’azienda, del resto, non potrebbe restituire denaro che fa parte di una partita di giro: dai cittadini alla Bianco e dalla Bianco all’Erario.

Federconsumatori di Nardò, sostiene che pur non essendoci ancora disposizioni attuative per dare applicazione alla sentenza della Corte Costituzionale da parte del Ministero dell'Economia, esiste un pronunciamento della Consulta ed è doveroso che il Governo ne prenda atto predisponendo le modalità di rimborso. In risposta alle dichiarazioni della Bianco Igiene Ambientale aggiunge: "Ci sono società che gestiscono la nettezza urbana che, come la Bianco Igiene Ambientale di Nardò, si difendono in quanto “sostituti di imposta”: cioè riscuotono l’iva ma la girano all’erario centrale, per cui non potrebbero restituire denaro.
Ma ci sono anche società che, pur avendo riscosso l’iva per poi girarla all’erario, ora sono comunque disposte, nonostante il vuoto legislativo, a giocare d’anticipo e ad infrangere quel muro di No opposto alle richieste degli utenti dalla stragrande parte delle imprese."
Da parte nostra, a breve, faremo partire le procedure giudiziarie presso i giudici di pace, chiedendo, attraverso un decreto ingiuntivo, la restituzione delle somme versate indebitamente dai cittadini.
Intanto continuiamo ad invitare i cittadini ad aderire alla campagna di rimborso, rivolgendosi presso la nostra sede di Nardò di Federconsumatori, sita in Via Aldo Moro n. 34, e-mail federnardo@gmail.com".

Lager in Italia

Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte mi cercarono l’anima a forza di botte.
(Fabrizio De Andrè)

“Un detenuto non si massacra in sezione, si massacra sotto” l’audio shock del comandante delle guardie del penitenziario di Teramo aggiunge altro orrore al dramma delle carceri.
(Fonte: “Il Manifesto”, martedì 9 novembre 2009).


Ecco due testimonianze tratte dalla tesi di laurea “Vivere l’ergastolo”...

Una mattina, mentre mi trovavo al passeggio, vengo chiamato dalle guardie, dopo che mi vengono messe le manette vengo fatto salire in una jeep, mettono in moto ed usciamo. Mi ordinano di tenere la testa abbassata. Ad un tratto una guardia impugna la pistola e mi dice “Stai per morire!” Mi punta la pistola nella tempia destra. Non ho battuto ciglio, certamente la paura c’era, ma non potevo fare nulla. In quel momento pensavo alla mia famiglia, quando sento il grilletto girare a vuoto … una finta esecuzione con le relative risate dei secondini. Come se non bastasse mi si dice:”Ora scappa, corri per la campagna”. Io con la testa faccio segno di no. Un aguzzino mi dà uno schiaffo e urla: “Scappa” io non mi muovo. Prendono una corda la mettono tra le mie manette e la legano alla jeep, mettono in moto e mi tirano dietro, cerco di correre il più forte possibile, ma non posso farlo più forte della jeep, finchè con un piede entro in una buca, perdo l’equilibrio, cado e sono trascinato per circa 100 metri con risate e divertimento delle guardi carcerarie.
(Matteo Greco, carcere di Pianosa 1992)

Dopo i primi giorni avvenne il primo pestaggio: quando si usciva all’aria gli sgherri erano messi in fila con i manganelli nelle mani. Un compagno anziano, lento nei movimenti, rimasto indietro, venne preso a calci, pugni e manganellate. Sentivamo urli strazianti. Al ritorno vedemmo tutto il sangue sparso nel corridoio, ma noi eravamo troppo impauriti per potergli dare la nostra solidarietà. E quella nostra debolezza fu l’inizio della fine, perché fatti del genere in seguito si ripeterono sovente.
In quel periodo imparai a conoscermi a crescermi dentro, scoprii che lo Stato è peggio di quel che credevo, mi faceva conoscere privazioni, torture e patimenti nell’assenza totale di legalità, giustizia e umanità. In quella maledetta isola persino i gabbiani erano infelici per quello che vedevano. Alla fine, nell’estate del ’93, iniziai a fare lo sciopero totale della fame …
(Carmelo Musumeci, carcere dell’Asinara 1992)

Perchè meravigliarsi tanto dell’omicidio di Stefano Cucchi e delle botte ai detenuti?
Il carcere in Italia è così e basta e non deve rendere conto a nessuno.
Perché queste lacrime di coccodrillo da parte dei politici e dei mass media?
Non è un segreto che in carcere i detenuti vengono picchiati, è sempre stato così e sempre sarà così.
Vengono picchiati soprattutto i detenuti più deboli, i più soli e i più emarginati.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto
Novembre 2009

www.urladalsilenzio.wordpress.com