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mercoledì 18 novembre 2009

Italia, White Christmas, l'iniziativa della Lega per un Natale senza immigrati


I vigili controlleranno casa per casa i cittadini stranieri

Sindaco e assessori della Lega hanno lanciato nel Bresciano, più precisamente a Coccaglio, l'operazione White Christmas. Obiettivo ripulire la cittadina dagli extracomunitari entro il venticinque dicembre. Secondo Claudio Abiendi, assessore leghista, nonchè promotore dell'iniziativa, il Natale non deve essere considerata come la festa dell'accoglienza, ma della tradizione cristiana. Fino al venticinque dicembre, dunque, i vigili urbani del piccolo paese di settemila anime si recherenno casa per casa a suonare il campanello di circa quattrocento extracomunitari. Chi di loro verrà trovato col permesso di soggiorno scaduto da sei mesi senza aver avviato le pratiche per il rinnovo, vedrà la propria residenza cancellata d'ufficio.
L'iniziativa del paese bresciano ha ottenuto l'appoggio delle gerarchie leghiste a livello nazionale, ma una parte della cittadina si è scagliata contro il provvedimento. Esponenti del mondo cattolico hanno infatti sottolineato con forza come non spetti alla Lega l'appannaggio della festa del Natale.

da PeaceReporter

Un bianco Natale senza immigrati
Per le feste il comune caccia i clandestini


Brescia, il comune leghista di Coccaglio lancia l'operazione "White Christmas"
I vigili casa per casa a controllare gli extracomunitari: chi non è in regola perde la residenza
Obiettivo: "Far piazza pulita" dice il sindaco. E l'assessore alla Sicurezza afferma
"Natale non è la festa dell'accoglienza ma della tradizione cristiana"


di SANDRO DE RICCARDIS
BRESCIA - A Coccaglio la caccia ai clandestini si fa in nome del Natale. L'amministrazione di destra - sindaco e tre assessori leghisti, altri tre Pdl - ha inaugurato nel piccolo comune bresciano l'operazione "White Christmas", come il titolo della canzone di Bing Crosby, usato per ripulire la cittadina dagli extracomunitari.

Un nome scelto proprio perché l'operazione scade il 25 dicembre. E perché, spiega l'ideatore dell'operazione, l'assessore leghista alla Sicurezza Claudio Abiendi "per me il Natale non è la festa dell'accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità". È così che fino al 25 dicembre, a Coccaglio, poco meno di settemila abitanti, mille e 500 stranieri, i vigili vanno casa per casa a suonare il campanello di circa 400 extracomunitari. Quelli che hanno il permesso di soggiorno scaduto da sei mesi e che devono aver avviato le pratiche per il rinnovo. "Se non dimostrano di averlo fatto - dice il sindaco Franco Claretti - la loro residenza viene revocata d'ufficio".

L'idea dell'operazione intitolata al Natale nasce dopo l'approvazione del decreto sicurezza che dà poteri più incisivi al sindaco, che poi chiede ai suoi funzionari di verificare i dati dell'Anagrafe sugli stranieri. Nel paese, in dieci anni, gli extracomunitari sono passati dai 177 del 1998 ai 1562 del 2008, diventando più di un quinto della popolazione. Con marocchini, albanesi e cittadini della ex Jugoslavia tra i più presenti. "Da noi non c'è criminalità - tiene a precisare Claretti - vogliamo soltanto iniziare a fare pulizia".

A Coccaglio fino a giugno e per 36 anni ha governato la sinistra. "È solo propaganda - dice l'ex sindaco Luigi Lotta, centrosinistra - Io ho lasciato un paese unito, senza problemi d'integrazione. L'unico caso di cronaca degli ultimi anni, un accoltellamento tra kosovari, nemmeno residenti da noi, c'è stato sotto la nuova amministrazione".

L'idea di accostare la caccia agli irregolari al Natale, ha provocato le proteste di un pezzo di città. "Io sono credente, ho frequentato il collegio dai Salesiani. Questa gente dov'era domenica scorsa? Io a Brescia dal Papa", replica Abiendi, che si definisce "tra i fondatori della Lega Nord, nel 1992". Poi enumera i risultati dell'operazione "Bianco Natale": "Dal 25 ottobre abbiamo fatto 150 ispezioni. Gli irregolari sono circa il 50% dei controllati". E ora al modello Coccaglio guardano anche i sindaci leghisti dei comuni vicini, due (Castelcovati e Castrezzato) l'hanno già copiato. Lo scorso 24 ottobre, alla prima convention di sindaci leghisti, a Milano, la "White Chistmas" ha avuto l'appoggio convinto dello stato maggiore del partito. "Il ministro Maroni è un uomo pratico - dice ora Claretti - ci ha dato dei consigli per attuare il provvedimento senza incorrere nei soliti ricorsi ai giudici". Sul riferimento al Natale, il sindaco accetta le critiche. "Forse è stato infelice. Ma l'operazione scadrà proprio quel giorno lì".

da LaRepubblica

COMUNICATO STAMPA DELL'OSSERVATORIO PERMANENTE "MORIRE DI CARCERE"

di Francesco Morelli
Diciassette anni, si impicca nel carcere minorile di Firenze
Era dentro per un tentato furto: ma possibile che servisse davvero la galera?
Aveva diciassette anni, veniva dal Marocco, si è impiccato ieri pomeriggio con un lenzuolo nella doccia del carcere minorile di Firenze, dove era detenuto in attesa di giudizio per tentato furto: il suo nome non lo conosciamo, sappiamo che prima dell’arresto viveva in un paese in Provincia di Lucca, Aulla, dove lavorava come operaio. È stato arrestato il 3 agosto scorso, mentre cercava di rubare degli orologi esposti in una vetrina della stazione ferroviaria.
Questo ragazzo è il SESSANTACINQUESIMO detenuto che si uccide dall’inizio dell’anno, ma con nostro OSSERVATORIO PERMANENTE “MORIRE DI CARCERE” abbiamo raccolto almeno altri 20 casi di morti “oscure” accadute nel 2009, che abbiamo indicato come decessi per “cause da accertare” (vedi allegato): 85 dall’inizio dell’anno e, questi, sono soltanto la metà dei decessi, perché almeno altrettanti detenuti sono morti per malattia, o per overdose di farmaci e droghe.

Per ritrovare il suicidio di un minorenne bisogna andare indietro di 6 anni: era il 4 gennaio 2003 e successe nell’Istituto Penale Minorile di Casal del Marmo (RM). Il 25 luglio di quest’anno, invece, un ragazzo di 19 anni si è tolto la vita nell’IPM di Bari ed aveva la stessa età anche il detenuto cileno che si è impiccato il 10 settembre scorso nel carcere di Castrovillari (CS): nel complesso, 20 dei detenuti 65 suicidi avevano meno di trent’anni e altri 20 avevano dai 31 ai 41 anni.

“Dispiace parlare di carcere solo quando avvengono fatti tragici”, qualcuno sta dicendo ora in televisione. Questo dispiacere, questo disagio, questo improvviso interesse per le morti da galera però non bastano, non possiamo pensare che serva un suicidio al giorno per tener desta l’attenzione e che un po’ alla volta nemmeno questo sarà più sufficiente.

“Le nostre carceri per la metà sono fuorilegge”, ha dichiarato il ministro Alfano. Allora qualcuno dovrebbe anche spiegare che senso ha che uno Stato, che non rispetta a sua volta la legge, mostri la faccia dura a un ragazzo colpevole di un tentato furto.

Non dobbiamo quindi solo interrogarci sulle morti in carcere, ma anche sul senso di un uso della galera come parcheggio per tutto quello che ci dà fastidio. È questa, oggi, la dimostrazione che per certe categorie di persone la certezza della pena esiste eccome: si può andare in carcere a diciassette anni per tentato furto.

Ma qualcuno proverà un po’ di vergogna all’idea di far parte di una società dove un ragazzino sta in carcere per tentato furto e gante che corrompe, truffa, mette sul lastrico migliaia di famiglie se ne sta tranquillamente fuori, magari ad attendere la prescrizione dei suoi reati? E non ci dicano che questa è demagogia, no, questa è vita, questo è quello che vediamo ogni giorno nelle carceri: ragazzi sempre più giovani in celle sempre più affollate. E il sovraffollamento non significa solo poco spazio, significa soprattutto che le carceri oggi sono per lo più luoghi senza speranza, e allora può succedere anche che ci si uccida a diciassette anni.

Le soluzioni ci sono, basta avere il coraggio di andare controcorrente, e cominciare a pensare a pene diverse dalla galera, invece di continuare a contare i morti e a fingere che QUESTE CARCERI possano farci sentire più sicuri.

Ilva e diossina: tutti sapevano, nessuno si e' mosso

L’ultimo intervento della magistratura è del 3 novembre scorso quando, su mandato della Procura di Taranto, la guardia di finanza ha sequestrato quattro pontili nello scalo portuale utilizzati dall’acciaieria più grande d’Italia per lo sbarco delle materie prime e l’imbarco dei prodotti finiti.
Si contestano violazioni in materia ambientale, tra cui lo stoccaggio di rifiuti speciali. L’Ilva avrebbe operato senza autorizzazioni.
Tra i denunciati, Luigi Capo-grosso, direttore dello stabilimento. È l’ennesimo colpo su una città martoriata dall’inquinamento, la “Seveso del sud” l’hanno ribattezzata gli ambientalisti. Con la differenza che se a Seveso, nel 1976, l’inquinamento da diossina fu un fatto repentino (un guasto a un reattore provocò lo sprigionarsi di una nube tossica che avvelenò la popolazione, inquinò l’ambiente), a Taranto la diossina sparge morte lenta “da 45 anni” denuncia Peacelink, l’associazione che ha smascherato lo stato dei fatti nel 2005. Da allora sappiamo che a Taranto si produce il 90 per cento della diossina italiana, l’8,8 per cento del totale europeo e che il formaggio prodotto a Taranto è contaminato e per questo oltre mille capi di bestiame l’anno scorso sono stati abbattuti, con grave danno per le aziende zootecniche della zona.

Eppure i dati sulla diossina erano pubblici, bastava leggere il registro Ines, inventario nazionale delle emissioni e delle loro sorgenti. In città si chiedono dove fossero gli organi di controllo, le istituzioni, cosa faceva la politica locale, nazionale. Gli europarlamentari, anche quelli italiani, già dal 2001 conoscevano il pericolo. Gliene dava conto la Commissione europea nel promemoria “Strategia comunitaria sulle diossine, i furani e i bifenili policlorurati”. La notizia la dà, di nuovo, Peacelink. Con quella nota la Commissione spiegava che “le autorità di regolamentazione hanno esternato timori per gli effetti negativi che l’esposizione a lungo termine a quantità anche infinitesimali di diossine e PCB (i bifenili policlorurati, ndr) può produrre sulla salute umana e sull’ambiente”. Esortando a “informare l’opinione pubblica”, avvertiva che “la sinterizzazione dei minerali ferrosi potrebbe diventare in futuro la fonte principale di emissioni industriali”. Gli europarlamentari italiani avrebbero dovuto sapere che proprio in Italia, a Taranto è ubicato l’impianto di sinterizzazione di minerali ferrosi più grande d’Europa. Un colosso che si estende per una superficie che è il doppio di quella della città che lo ospita. Gioia e dolore dei tarantini, 13mila occupati nello stabilimento, 20mila con l’indotto. Il ricatto occupazionale tiene sotto scacco da sempre la città, paralizza le istituzioni, spesso non ostili o addirittura complici. “Occorreva informare gli abitanti – dice Alessandro Mare-scotti, presidente dell’associazione – ma nulla è stato fatto. Anzi, si facevano pascolare le pecore attorno all’impianto e i consumatori, ignari, consumavano prodotti contaminati da diossine, furani e PCB”.

Un mese fa la Asl di Taranto ha riscontrato la contaminazione anche nelle uova dei pollai di Martina Franca, 20 chilometri a nord di Taranto. “La diossina – dice Marescotti – può avere un impatto sulla salute di chi consuma ma anche di chi non è ancora nato. Le donne in età fertile o in stato di gravidanza dovrebbero essere tutelate”. In due anni già due mamme hanno scritto a Peacelink denunciando la malattia dei figli. Un ventenne colpito da linfoma linfoblastico (la denuncia è del settembre scorso) e l’altro, un bambino nato con la labiopalatoschisi, una malformazione della bocca. Daniela, sua mamma, due anni fa raccontò: “Nello stesso mese, nello stesso ospedale di Taranto si sono avuti 4 casi simili”.

“L’unico atto concreto finora – afferma l’ingegnere Biagio De Marzo, ex capoufficio tecnico all’Ilva, componente di Peacelink e dell’Ail, associazione italiana contro le leucemie – è stata la legge regionale che nel 2008 ha imposto alle industrie pugliesi il limite europeo di 0,4 nanogrammi per metro cubo di tossicità equivalente per le emissioni di diossina. Una legge purtroppo depotenziata dal compromesso firmato nel febbraio scorso tra Governo e Regione Puglia, con la regia del sottosegretario Gianni Letta”. La legge imponeva all’Ilva una riduzione progressiva della diossina entro date prestabilite. “Il compromesso istituzionale – spiega De Marzo - ha fatto slittare il primo termine da aprile 2009 a giugno 2009, e quindi via via tutti gli altri. Di questo passo come si farà a rispettare la data del 2010?”. Rimane il paradosso che mentre la Regione, proprio perché spinta dalle pressioni degli ambientalisti sul caso IIva, è riuscita a uniformarsi agli standar del resto dei paesi europei, l’Italia ancora non lo fa. Il decreto legislativo 152/2006 prevede infatti un limite alle emissioni di diossina molto superiore, “pari a 10 mila nanogrammi in concentrazione totale, e 333 per tossicità equivalente!” spiega De Marzo. Secondo Peacelink il decreto sarebbe peraltro viziato da incostituzionalità perché avrebbe dovuto attenersi a quanto prescritto dalla legge delega (la 308 del 2004) che sanciva il rispetto dei principi e delle norme comunitarie “e palesemente non lo ho fa fatto”.

Taranto intanto è spaccata tra quanti hanno proposto un referendum popolare per la chiusura dello stabilimento e quanti invece ne difendono la vita in nome dell’occupazione. Per ora ci ha pensato il consiglio comunale a sbloccare il dilemma. Il referendum avrebbe dovuto tenersi in primavera, in concomitanza delle elezioni regionali. Troppo scomodo. E con i soli voti dei consiglieri di maggioranza si approva una modifica al regolamento sul referendum consultivo che fa slittare il tutto.

http://www.antimafiaduemila.com/content/view/21870/48/

Termini Imerese, gli operai occupano il municipio

Fiat trasferirà la produzione Lancia in Polonia
Circa 200-300 operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e dell'indotto hanno
occupato il municipio del Comune a 35 km da Palermo.
Questa mattina, dopo un'assemblea davanti ai cancelli della fabbrica, le tute blu si erano messe in marcia verso il centro abitato. Adesso l'occupazione, come conferma il segretario della Uilm Vincenzo Comella.

Sindacati e lavoratori sono riuniti in assemblea con il sindaco Salvatore Burrafato, per concordare una linea comune sulla vertenza contro il piano dell'azienda di stoppare dal 2011 la produzione automobilistica nell'impianto siciliano. La nuova Lancia Y, infatti, sara' realizzata in Polonia.

Gli operai chiedono di fissare un incontro con il ministro Claudio Scajola, prima che la Fiat presenti ufficialmente il piano industriale. Senza questi due passaggi "staremo qui ad oltranza", dicono.

Proprio oggi sono partire le ulteriori due settimane di cassa integrazione.

http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=134199

Acqua, il governo la privatizza a colpi di fiducia

Il governo ha posto la fiducia sul decreto Salva-infrazioni che contiene anche la riforma dei servizi pubblici locali, compresa l'acqua. A prendere la parola il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, il quale ha aggiunto che la fiducia sarà votata su un "maxiemendamento" con un testo "identico" a quello approvato dalla commissione che "è identico a quello arrivato dal Senato". Protestano le opposizioni parlamentari. 'Mugugni" anche dalla Lega. Prende corpo l'ipotesi di un referendum

Fallisce il tentativo delle opposizioni in parlamento di fermare la privatizzazione dell'acqua.
Il decreto legge 'salva-infrazioni' del ministro Andrea Ronchi per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia europea viene 'blindato' dal governo con l'apposizione della fiducia nell'aula della Camera.
Il testo resta quindi quello uscito dal Senato, dove è stata introdotta anche la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui la gestione dell'acqua. E' su questo punto che si sono incentrati la maggior parte dei 177 emendamenti di Pd, Idv e Udc, che però, vista la questione di fiducia, decadono automaticamente.

Le opposizioni avevano tentato di 'stoppare' il provvedimento anche con due questioni pregiudiziali (appoggiate dall'Idv) che sono state respinte dalla maggioranza. Le pregiudiziali chiedevano di non procedere all'esame del decreto vista "l'eterogeneità" delle norme, che "non sarebbero connesse alle finalità originarie del decreto" licenziato da Palazzo Chigi per evitare 'multe' salate in sede europea. E anche perché, per alcune misure, "non ci sarebbero i requisiti di necessità e urgenza".
Nel corso dell'iter a Palazzo Madama sono state aggiunti 13 articoli ai 21 originari. Visto l'ampliarsi del testo il decreto è stato quindi bollato come l'ennesimo caso di "provvedimento omnibus".

Tra le norme che più preoccupano e indignano c'è la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (prevista dall'articolo 15), che comprende la gestione dell'acqua. Anche se nel testo si precisa che la proprietà pubblica del bene acqua dovrà essere garantita. Una modifica sostenuta dalla lega che pure ancora oggi la giudica "insufficiente". Tanto che il vicepresidente dei deputati del Carroccio, Marco Reguzzoni, spiega che pur -non essendo in dubbio il voto sulla fiducia posta dal Governo al decreto legge salva-infrazioni- "il Carroccio non nasconde la sua insoddisfazione per le norme sull'acqua previste dal provvedimento", preannuncia "la presentazione di un ordine del giorno al decreto", e non esclude la presentazione "di modifiche già in Finanziaria".

L'articolo 15 prevede che la gestione dei servizi pubblici locali sarà conferita "in via ordinaria" attraverso gare pubbliche e la gestione in house sarà consentita soltanto in deroga e "per situazioni eccezionali". Questa formulazione, è la denuncia delle opposizioni parlamentari e del mondo dell'associazionismo, apre la strada alle privatizzazioni.
Non rientrano nella riforma la disciplina della distribuzione del gas naturale e dell'energia elettrica, il trasporto ferroviario regionale e le farmacie comunali.

"Pochi grandi gruppi faranno affari d'oro a discapito dei cittadini che subiranno l'aumento delle tariffe dell'acqua", la vicepresidente del Partito democratico, Marina Sereni, interviene così nell'aula di Montecitorio. "Sconcerto, rammarico e arrabbiatura - dice Sereni - perché il ministro Vito, riproponendo come una pratica burocratica l'ennesimo voto di fiducia, mostra disprezzo e scarsa stima verso il Parlamento e i deputati, anche quelli della maggioranza. Non avete avuto il coraggio di discutere e di stralciare l'articolo 15 - continua la vicepresidente Pd rivolgendosi al governo - perché non vi fidate neanche dei vostri parlamentari. Avete passato il segno, ma non sento levarsi nessuna voce libera da parte del centrodestra". "Vi state abituando ad una pratica che è anche contro di voi - ha detto Sereni rivolgendosi ai parlamentari del Pdl -, contro la vostra libertà di giudizio, contro la vostra dignità di parlamentari della maggioranza. Questo provvedimento sarebbe stato approvato in pochissimo tempo, con un voto unanime di questo Parlamento, se voi aveste accettato di stralciare l'articolo 15, un articolo importante che riguarda i servizi pubblici locali, che voi non avete il coraggio di discutere, non volete discutere. Voglio capire come farete ad andare a spiegarlo ai sindaci, ai vostri comuni".

Verdi e IdV annunciano di essere pronti ad un referendum. "L'Italia dei Valori continuerà ad essere impegnata su questo fronte, promovendo un referendum, da abbinare eventualmente a quello contro il nucleare e, in caso, anche a quello contro la prescrizione breve", spiega il portavoce Leoluca Orlando.
"Con la privatizzazione progressiva dell'acqua, e il rischio che essa diventi proprietà di strutture e società private - ha detto Orlando in una conferenza stampa - i nostri territorio saranno spogliati della democrazia. Pensate a cosa accadrà dove c'è mafia, camorra, e n'drangheta, visto che la criminalità è nata proprio controllando l'acqua sul territorio. Solo che ora non avremo tanti piccoli don che magari controllano i pozzi in un latifondo, ma multinazionali con il monopolio della distribuzione dell'acqua nei centri urbani. Si tratta di una drammatica mortificazione della democrazia". Ha parlato di "offesa alla democrazia" il capogruppo dell'Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi che in Aula ha dichiarato: "Per la diciottesima volta in questa legislatura umiliate il Parlamento, offendete la democrazia, ormai senza più alcun ritegno. Ormai è diventata davvero una formalità burocratica: il ministro Vito viene qui, con aria distratta ci dice che ancora una volta in questo Parlamento non si discute dei problemi del Paese e una maggioranza appecoronata si guarda tutta contenta, perché per una giornata non lavora. Questo è il livello a cui abbiamo ridotto i lavori parlamentari" ha detto Donadi che ha denunciato il rischio di "dare a poche lobby multinazionali" un bene "che dovrebbe essere un diritto sacrosanto di ogni essere umano".
"Dobbiamo dire ai cittadini italiani - ha spiegato Donadi - che allo Stato, ai comuni, agli enti pubblici resteranno soltanto i costi di manutenzione di una rete idrica che già oggi fa acqua da tutti i lati nel vero senso della parola e lasceremo il rubinetto - ma non quello dell'acqua, quello dei soldi - a poche aziende multinazionali, che sulla pelle degli italiani lucreranno".

Critiche anche da parte del deputato Udc Giuseppe Vietti che parla di "prevaricazione nei confronti della Camera" e si domanda "se è normale, in un assetto bicamerale come è quello del nostro Parlamento, che un decreto-legge venga trattenuto da una delle Camere per 45 giorni, che quella Camera intervenga pesantemente sul merito del provvedimento accrescendone vieppiù l'eterogeneità, introducendo addirittura ex novo intere materie, e poi questa Camera che si trova messa di fronte all'alternativa o la fiducia o niente".

Trattare il tema dell'acqua così come si sta facendo in questi giorni in Parlamento è "irresponsabile". Lo affermano Federconsumatori e Adusbef, secondo cui "non vi è solo una questione di metodo, per cui si intende liquidare alla svelta la questione, anche attraverso ipotetici voti di fiducia, ma vi sono anche questioni di merito assai rilevanti". Prima fra tutte la decisione di privatizzare "in termini definitivi e tassativi la gestione del servizio idrico, passando cioè da un monopolio naturale a un monopolio privato, senza poter contare, in questo modo, sulla concorrenza di mercato e, secondo l'esperienza che nel Paese già si è fatta, determinando maggiori tariffe per questo servizio. La seconda questione - osservano le due associazioni - è che tale legge espropria i poteri degli enti locali, e, teoricamente, delle cittadinanze locali in merito al servizio idrico". "Noi siamo pre-giudizialmente contrari ad affidare una risorsa fondamentale come l'acqua, considerato un bene dell'umanità, in mano a privati - dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef - Per tale motivo ci siamo opposti e ci opporremo in maniera molto determinata a tale operazione. Qualora non ci siano sussulti di ‘dignità parlamentare' che determinino uno scorporo delle normative sulla questione del servizio idrico, metteremo in campo tutte le iniziative in nostro potere perché tale misura non diventi operativa, a partire dalla raccolta di firme per un Referendum abrogativo".
Cancellata tale norma, "si apra finalmente nel nostro Paese una riflessione istituzionale sul sistema idrico, sulla razionalizzazione e sulla gestione funzionale dello stesso, basandosi sui criteri fondamentali di efficienza ed efficacia, che devono trovare spazio nella gestione pubblica. Inoltre, a differenza di altri settori dei servizi pubblici, la copertura economica del servizio idrico - osservano - si dovrà realizzare sia attraverso le tariffe da parte delle famiglie, e sia da parte della fiscalità generale, con norme chiare e trasparenti".

http://www.aprileonline.info/notizia.php?id=13527

Emiliano: accelerare su Vendola "Con Udc e Idv la partita è aperta"

il Pd risponde subito: Vendola è anche il nostro punto di partenza

«Bisogna accelerare sulla candidatura di Nichi Vendola». Michele Emiliano rompe gli indugi. Al governatore che annuncia di essere pronto a misurarsi nelle primarie manda a dire che non c´è più tempo da perdere. «A questo punto si deve candidare», sostiene il sindaco un attimo prima di entrare in consiglio comunale. La partita con l´Udc, a suo giudizio, è tutt´altro che chiusa.

«Se facciamo vedere che siamo determinati su Nichi Vendola, lo Scudocrociato capirà che non ci sono altre soluzioni», spiega. Emiliano manda un messaggio anche ad Adriana Poli Bortone. «Mi auguro - afferma - che non ci si dimentichi tanto facilmente, in cambio di una candidatura, tutto quello che Adriana Poli Bortone ha subito in questi anni dal Pdl e da Raffaele Fitto».

Emiliano varca la soglia dell´aula un attimo dopo la votazione all´unanimità della cittadinanza onoraria a Rita Levi Montalcini. Ad attenderlo c´è Antonio Matarrese, al debutto da consigliere della Puglia prima di tutto, che si lancia in un abbraccio affettuoso. In apertura, arriva la fumata bianca anche per l´elezione dei tre esperti nella commissione Pari opportunità. Nel segreto dell´urna si consuma uno strappo nel centrodestra: Nicoletta Gabriele, candidata del Pdl, viene battuta da Michela Leone, indicata dalla lista Simeone. Riesce a ottenere la meglio grazie al gioco di sponda fra Giuseppe Loiacono, capogruppo del movimento, e Giuseppe De Santis, consigliere Pd, che chiamano a raccolta tutti i consiglieri ex Psi. L´esito della votazione rischia di innescare una fase di contrapposizione. Sotto accusa è Domenico Cea, coordinatore delle forze di minoranza: per lui c´è chi ipotizza una mozione di sfiducia. Per il centrosinistra, invece, tutto secondo copione: in commissione Pari opportunità vengono elette Marilena Marrazzo e Teresa Massari.


Slitta alla prossima seduta, invece, il provvedimento che introduce il divieto di abbattere le facciate dei palazzi del quartiere Murattiano costruiti prima del 1954. L´assessore all´Urbanistica, Elio Sannicandro, accoglie la richiesta unanime dei consiglieri comunali. La delibera sarà prima discussa in Circoscrizione, il cui parere sarà acquisito dal consiglio.

Finisce nel congelatore anche il Piano particolareggiato di Loseto: l´assessore Sannicandro ritira il provvedimento, che provoca comunque mal di pancia anche in maggioranza per via della trasformazione di alcuni suoli agricoli in aree edificabili, in attesa di sapere dalla Regione se sia o meno necessaria la procedura di valutazione ambientale stategica.

Sannicandro finisce nel mirino del centrodestra, in qualità di assessore allo Sport, per la concessione di contributi alle associazioni sportive, compreso il Coni di cui è presidente regionale, in piena campagna elettorale e per la candidatura di Bari per le Olimpiadi 2020, dichiarata irricevibile dal Coni. L´assessore fa troppe cose e ne sbaglia altrettante - è la tesi della mozione di Pdl e lista Simeone, respinta dal centrosinistra - Spesso si sostituisce anche ad altri assessori, creando confusione.

http://bari.repubblica.it/dettaglio/Emiliano:-accelerare-su-VendolaCon-Udc-e-Idv-la-partita-e-aperta/1781802

FRANCO BATTIATO - INNERES AUGE



FRANCO BATTIATO - INNERES AUGE

come un branco di lupi
che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api
accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da
altissimi monti in rovina.

uno dice che male c’è a organizzare feste private
con delle belle ragazze
per allietare primari e servitori dello stato?

non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare
anche gli extra a dei rincoglioniti?

che cosa possono le leggi
dove regna soltanto il denaro?
la giustizia non è altro che una pubblica merce…
di cosa vivrebbero
ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.

la linea orizzontale
ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
inneres auge, das innere auge
con le palpebre chiuse
s’intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore:
inneres auge, das innere auge

la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
la linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.

ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato…
mi basta una sonata di corelli,
perché mi meravigli del creato!

Da un carcere minorile in Italia 64° suicidio


Doriana Goracci
Sarò breve a scrivere, copio solo righe di cronaca,forse tanto quanto avrà impiegato ad uccidersi, impiccandosi al bagno, un giovane marocchino che stava per compiere 18 anni, a Firenze, in un carcere, l’Istituto penale minorile Meucci.Va aggiornato il Dato del Dossier Morire di Carcere: 64 suicidi dall’inizio dell’anno, totale 155 morti.
Doriana Goracci

Dall’Ansa

Si è ucciso alla vigilia del suo diciottesimo compleanno, schiacciato da una detenzione che non sopportava più. Un ragazzo marocchino si è impiccato nell’ istituto penale minorile Meucci di Firenze. Era arrivato lì da poco tempo. Le forze dell’ ordine lo avevano sorpreso a Lucca mentre cercava di rubare. Tentato furto era l’accusa per cui era detenuto: il processo era stato fissato per il 23 novembre prossimo. Una storia di solitudine e di disagio profondo quella del giovane venuto dal Magreb e finita in un penitenziario.

“Era solo ed aveva bisogno di un altro tipo di assistenza”, rivela Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze. Forse gli addetti non hanno capito il suo disagio, così come i suoi compagni di cella non hanno intuito che qualcosa di tragico si stava consumando a un metro da loro. E tra chi si occupa di giustizia minorile ora c’é sconforto e dolore. Sono le 18, è il momento della doccia. Tocca al giovane marocchino: poche parole con gli altri tre detenuti e l’ ingresso nel bagno. Il ragazzo ha già deciso tutto: porta con sé un lenzuolo lo bagna, lo arrotola, lo lega stretto alle sbarre della finestra del bagno. Poi apre l’ acqua della doccia, forse per coprire eventuali rumori: sale su una scarpiera, si lega il lenzuolo al collo, si lascia cadere e muore impiccato. Il giudice non lo vedrà, mentre della sua vicenda si sta già interessando il sostituto procuratore della repubblica di Firenze Tommaso Coletta. A scoprire il cadavere del giovane sono stati gli agenti della sorveglianza, chiamati dai compagni di cella che non vedendo uscire il magrebino dal bagno si sono allarmati. Lo hanno chiamato più volte. Dal bagno nessuna risposta, solo il rumore dell’ acqua aperta nella doccia. Così sono intervenuti gli agenti che hanno scoperto il ragazzo con il lenzuolo al collo. C’é stato un tentativo per rianimarlo, ma subito i soccorritori si sono accorti che nulla era possibile fare per salvarlo.

E dopo la morte del ragazzo, Corleone lancia l’ ennesimo allarme. “In questo anno i suicidi, gli episodi di autolesionismo e le morti in carcere sono stati troppi. E anche per quello minorile di Firenze si comincia a parlare di sovraffollamento. Una sezione è chiusa per carenza di personale e nell’ altra abbiamo registrato anche fino a 28 presenze: troppe. Dobbiamo avere il coraggio di avviare un discorso nuovo. Serve più coraggio. Serve una struttura aperta e non il microcarcere che scimmiotta quello per adulti. Questo ragazzo non aveva bisogno del carcere, ma di altro”.

Dalla banda di caricamento… un saluto per chi non si è “integrato”

video e link su
http://www.reset-italia.net/2009/11/18/da-un-carcere-m...
da Indymedia

Nel Cie di Ponte Galeria tra diritti negati e lo spettro dell'influenza A


di Anna Pizzo
Il tam tam si era diffuso nel pomeriggio di domenica: un recluso nel Cie di Ponte Galeria sarebbe morto in seguito a un infarto e un altro sarebbe in gravi condizioni a causa dell’influenza A. Entrare nel Cie non è semplice: possono farlo solo i parlamentari nazionali e quelli regionali e comunque sempre previa autorizzazione da parte del Prefetto. Nel mio caso, in quanto consigliera regionale debbo anche avere la richiesta controfirmata dal Presidente del Consiglio. Fortunatamente avevo già l’appuntamento, preso la scorsa settimana dopo aver letto le dichiarazioni del garante dei detenuti sulle difficili condizioni in cui versavano i reclusi a causa del mal o non funzionamento del riscaldamento.
Arrivo alle dieci del mattino e non trovo il nuovo direttore, che si è semi insediato da poche settimane. C’è il vice, che invece è al Cie dal 1998 ed è a lui che rivolgo tutte le domande che nei giorni seguenti si sono accumulate. È vero che è morta una persona di infarto e un’altra è grave perché contagiata dal virus HiN1? Mi risponde che una persona con ischemia cerebrale è stata portata giovedì scorso al San Camillo ed è ancora lì in osservazione; le sue condizioni non sarebbero gravi. Che una seconda persona è stata portata domenica all’ospedale Grassi per sospetta influenza A ma che il Grassi lo avrebbe inviato allo Spallanzani per far svolgere gli accertamenti. Che l’esito del tampone non è ancora pervenuto e che, comunque, il malato era poco malato dal momento che si è allontanato dall’ospedale e ha fatto perdere le proprie tracce.
È vero, chiedo ancora, che i reclusi sono senza riscaldamento e con poche coperte? Risponde che è vero, che loro hanno fatto presente la cosa alla Prefettura che a sua volta ha fatto presente la cosa al demanio il quale non ha aocnroa provveduto a un sopralluogo per valutare l’entità dei lavori e i costi. È altresì vero che ciascuno ha una coperta ma non ce ne sono abbastanza per darne due a tutti. Ed è anche vero che oltre al riscaldamento non funzionante, non funzionano neppure i bagni così alcuni reparti, soprattutto al femminile, sono stati chiusi.
È vero, chiediamo infine, che ultimamente il Cie si è di nuovo riempito delle retate fatte nei campi rom? Risponde che lui non è tenuto a sapere da dove vengono i reclusi ma che comunque è vero, dei circa 250 reclusi, molti sono i rom.
Andiamo a parlare con alcuni di loro, nati in Italia e che ovviamente non dovrebbero stare in un Cie [Centro identificazione ed espulsione] perché non possono essere espulsi in nessun paese. E con altri, affetti da patologie per le quali dovrebbero stare in ospedale e non in un luogo così disagiato. E con altri ancora che hanno fatto domanda di asilo politico e dunque dovrebbero stare in un Cara [Centro asilo rifugiati] e non in un Cie. Ognuno di loro ha una storia, una famiglia, dei figli. Molti sono stati presi nell’ultimo “censimento” [chiamano così le schedature di massa che si susseguono nei campi] al campo di via di Salone. Questa volta è toccato a loro, la volta precedente il Cie era pieno di quelli di Casilino 900. La volta prossima a chi toccherà?
Chiediamo al vice direttore se è vero che la Croce rossa dovrà lasciare il Cie perché l’appalto sarebbe stato vinto da altri forse il Consorzio Connecting People o forse l’Arciconfranternita della Misericordia? Il vice direttore non conferma né smentisce, si limita a dire che la loro gestione è stata prorogata fino a fine dicembre. Poi si vedrà. Aggiunge, ma solo perché si sappia, che il ministro preferirebbe la Croce rossa…
Ho mandato una lettera con un elenco di piccole e macroscopiche incongruità che ho riscontrato nella mia visita di oggi al Cie al Prefetto. L’ho già fatto molte volte in passato e l’esito è stato sempre lo stesso: nessuno mi ha mai risposto. Dirò le stesse cose mercoledì alle 18 al centro sociale ex Snia nel corso dell’assemblea cittadina alla quale ho deciso di prendere parte.

da Carta

Il supermarket della droga alla periferia di Madrid

“Due uomini sono stesi su un vecchio materasso sotto un debole sole autunnale. Un altro, con i vestiti stracciati, non dà segni di vita, riverso sulla striscia di cemento che circonda la chiesa di Santo Domingo. Di fronte, nella spianata piena di polvere e spazzatura, decine di giovani sono seduti sull’immondizia iniettandosi dosi di eroina”. È il reportage del Guardian da un quartiere alla periferia di Madrid diventato il più grande supermercato europeo della droga.

Almeno diecimila persone vengono ogni giorno a Cañada Real Galiana, un agglomerato di case abusive, per comprare droga, nella totale mancanza di controlli da parte delle forze dell’ordine. “Alcuni uomini robusti sono seduti su una sedia pieghevole e osservano gli affari: alcuni in cerca di droga si aggirano sulla strada principale, i pusher che li richiamano si nascondono dietro a dei cancelli di ferro, dentro alle zone che sono di proprietà dei trafficanti. Le case abusive sono state costruite con i soldi del traffico di eroina e di crack. Passano alcune macchine della polizia, ma sembrano non dare disturbo all’instancabile attività di chi compra e chi vende”, racconta il giornale.

Alcune associazioni di volontariato sono presenti nel quartiere. “Ho lavorato vent’anni in Venezuela”, racconta un operatore, “ma non ho mai visto una situazione del genere. Alle nove del mattino e alle tre di notte, a Cañada Real Galiana c’è un affollamento da fare invidia a qualsiasi locale notturno di Madrid”.

La mancanza di un interesse politico ha permesso ai narcotrafficanti spagnoli di costruire il proprio quartier generale nella zona, senza che i propri affari fossero disturbati. Il quartiere, abitato da trentamila persone, si snoda lungo una vecchia strada chiamata Cañada Real. Le case abusive sono abitate da persone molto diverse: ci sono gli immigrati, molti provenienti dal Marocco, ci sono i nomadi spagnoli e i rom romeni che vivono in comunità separate e ci sono interi edifici controllati dai narcotrafficanti.

Recentemente il comune ha mandato delle ruspe per abbattere le costruzioni abusive, ma i palazzi controllati dalla criminalità non sono stati toccati. L’amministrazione locale sta cercando di far passare una legge che, entro il prossimo anno, risani la situazione a Cañada Real. “Ma non ci sono abbastanza fondi per costruire case popolari per la gente che abita nel quartiere”, afferma Elena Utrilla, consigliere del Partito popolare nell’amministrazione regionale di Madrid.

Molti degli abitanti del quartiere vivono a Cañada Real da quarant’anni e fino a tre anni fa sembra che il quartiere non fosse così pericoloso. “Ci vorranno almeno due anni per sanare la zona dal momento in cui verranno trovati i soldi per farlo. Per ora c’è solo un autobus che passa di qui, il 339. Lo chiamano l’autobus dei tossici”, conclude il giornale.

da Internazionale