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domenica 22 novembre 2009

Piacenza : Sfregia al volto coetaneo di 21 anni e ferisce un altro giovane al collo. Arrestato

Sfregia al volto coetaneo di 21 anni e ferisce un altro giovane al collo. Arrestato

Una banale lite legata a motivi politici è sfociata in un'aggressione davanti alla Coop Infrangibile a Piacenza. Un giovane di 21 anni, Manuel Foletti, noto per la sua vicinanza alla destra radicale, è stato arrestato per lesioni aggravate da futili motivi e porto abusivo di arma, un coltello serramanico con il quale avrebbe fregiato il volto di un coetaneo, e colpito un altro al collo. Il ragazzo stato ferito dalla fronte al mento, ma non risultano lesioni all'occhio sinistro.

Come ha spiegato in sede di conferenza stampa il dirigente della Digos, Masimo Bax, la lite è nata da motivi politici. Foletti si trovava a cena in un ristorante vicino alla cooperativa Infrangibile, noto ritrovo di giovani di sinistra. A quanto pare a scatenare il diverbio sarebbe stata una personale rilettura del famoso inno "Bandiera rossa" fatta da Foletti. A questo punto, sempre secondo la ricostruzione fornita dalla Digos, alcuni giovani della Cooperativa si sarebbero lamentati, facendo degenerare la situazione.

Sul posto è arrivata una volante della polizia: in un cassonetto è stato ritrovato il coltello a serramanico, e dopo poche ore è scattato l'arresto di Foletti, che si trovava a casa sua, con indosso ancora una felpa sporca di sangue.

http://www.piacenzasera.it/portfolio/personalizzazioni/HomePage.asp?id_prodotto=14181&id_categoria=
da Antifa

Nichi 2.0 come Obama

Forse sarà stato ispirato dall’ascesa di Obama che a forza di smanettare tra blog e social network è diventato “The President”. Forse anche per questo Vendola ha deciso di puntare sul web. Nichi 2.0 venerdì scorso (vedi articolo che segue) ha chiamato a raccolta il popolo del web.

Ha chiamato a raccolta il suo popolo e non è stato tradito. Anzi, ha scoperto che tra i suoi alleati oltre al partito della legalità, dei precari e dei bambini, ne ha un altro molto diffuso: il Pdw, popolo del web. Per Nichi Vendola, infatti, c´è un´altra “Fabbrica” pronta a costruire il percorso vincente verso la Regione: non solo quella di via De Rossi a Bari e nemmeno i vari comitati che nasceranno in Puglia, ma la “Fabbrica di internet”. Da venerdì se ne è avuto il primo assaggio, con una sorta di diretta online del suo discorso per motivare la ricandidatura.

Il tam tam era partito già nella tarda mattinata, superando immediatamente i confini pugliesi: sul suo profilo di facebook, infatti, appena reso noto l´annuncio della candidatura è scattata la richiesta di «Vendola presidente anche in Campania, Veneto, Liguria e Umbria» e c´era pure chi si proponeva per uno scambio di regione, pur di potergli dare il voto.
È a partire dal pomeriggio di venerdì, però, che si è raggiunto il picco dell´interazione, con le fabbriche che si sono riunite: quella di via de Rossi ospitava fisicamente Vendola e centinaia di militanti giunti ad ascoltarlo, quella del web era pronta a far scattare la discussione, riportando le sue parole. Così, se il governatore parla di no alla privatizzazione dell´acqua e voglia di moralità, scattano i «Nichi non mollare« e «Abbiamo bisogno di te». Quando, invece, annuncia di voler visitare ogni borgo della regione, il suo popolo si scatena. «Sono disposto a venire dalla Toscana se vuoi» annuncia Viviana, «Ti ho votato e ti rivoto» spiega Vincenzo, mentre Federico è «pronto per rivincere».
Una sequela di messaggi, mail e inviti a “non mollare” che il governatore sta continuando a leggere e ricevere costantemente. Nelle sue fabbriche, infatti, aumentano ogni ora gli “operai” pronti ad appoggiarlo. Una mobilitazione spontanea che diventerà ancora più organica nei prossimi giorni, E un aiuto fondamentale potrebbe arrivare proprio dal web.

http://zarriello.blogautore.repubblica.it/2009/11/22/nichi-2-0-come-obama/

Quel povero corpo


di Sandro Medici
Povera Brenda. Povero corpo stordito, soffocato e infine spento. Sua unica arma per affrontare la vita, diventato motivo per subire la morte. Cresciuto in un tormentoso smarrimento perché esitante, incerto, di dubbia classificazione, per poi riconoscersi in un genere in transito e affermarsi nella sua orgogliosa diversità. Quella diversità che l’ha definitivamente trasformato in una merce di valore, un prodotto con cui competere sul mercato.
Ma Brenda era solo quel corpo prorompente?
Un corpo che si offriva a una domanda segreta e inconfessabile, anzi deprecabile? «Io non sono cattiva, è che mi disegnano così», recita una battuta di un vecchio film. Per comodità l’abbiamo raccontata e rappresentata come un oggetto di perdizione che con il suo spiazzante magnetismo ha travolto la politica. Chi fosse davvero, nessuno lo sa e nessuno lo vuole sapere. Una delle tante migranti che arrivano da noi come e quando possono, con la speranza di liberarsi di quella povertà che si portano appiccicata addosso, offrendoci l’unico bene che hanno disponibile: il corpo. Abbandonano terre dolenti ma magnifiche e si rifugiano nelle nostre desolate periferie. Disposti a tutto pur di mettere insieme il pranzo con la cena e forse illudendosi anche di raccogliere quanto basta per tornarsene indietro.
Sono loro gli oggetti dei nostri desideri, le persone che andiamo a cercare per la strada o al chiuso degli «studi». Ne abbiamo bisogno. Noi siamo la domanda, loro l’offerta. Esattamente come succede con le badanti, con i muratori, con i braccianti e perfino con i lavavetri ai semafori. Senza di essi, l’industria, le campagne, i servizi si fermerebbero. Ci servono. Sono ormai indispensabili per mandare avanti questo paese. E anche per il nostro intrattenimento sessuale, per coltivare il nostro immaginario erotico, che, come ben sappiamo, difficilmente accetta confini.
Forse il razzismo nasce proprio qui. Si alimenta con la rabbiosa consapevolezza che da soli non ce la faremmo e che dunque dei migranti c’è necessità. A conferma delle nostre insufficienze, dei vuoti che non riusciamo più a colmare, dei desideri che non sappiamo più soddisfare: nemmeno sul piano immateriale delle nostre fantasie sessuali.
Questa ragazzona brasiliana ammazzata ai «due ponti», in quest’angolo anonimo di Roma, ci sbatte in faccia tutta la nostra disumanità. Sì, è così. Ci siamo eccitati per la sua storia licenziosa, per i risvolti piccanti del giro di politici che la frequentava, abbiamo spettegolato per un po’ e infine emesso i nostri verdetti ipocriti. L’abbiamo usata e poi gettata. Ora la sua morte violenta è come se ce la restituisse. Siamo a chiederci se l’abbiano uccisa per farla tacere, per soffocare scomode verità, per impedire che lo scandalo si estenda, ecc. Tutte domande che continueranno per qualche tempo ad animare grandi e piccole discussioni.
Ma di Brenda e di tutte le Brenda che ci circondano, delle loro storie, dei loro sentimenti, continueremo a non volerne sapere.

da IlManifesto

Francia, quotidiano di prorietà russa licenzia corrispondenti critici su Berlusconi e Putin

Da gennaio la testata è di proprietà di Alexandre Pougatchev, figlio del banchiere russo Sergueï

Il quotidiano francese France Soir avrebbe licenziato le corrispondenti da Roma e Mosca perché critiche nei confronti del potere politico. Lo afferma Le Monde, che ha contattato le dirette interessate. Liquidate perché troppo "negative" sull'operato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del premier russo Vladimir Putin. Dallo scorso gennaio lo storico quotidiano francese è di proprietà di Alexandre Pougatchev, figlio del banchiere russo Sergueï.
La collaboratrice da Roma Ariel Dumont è stata licenziata il 13 novembre, dopo che le era stato detto di non scrivere più nulla su Berlusconi. La giornalista dice di essere stata "molto prudente". Nonostante ciò, è stata più volte rimproverata di "anti-berlusconismo" e costretta a "riscrivere un pezzo sulla Mostra di Venezia" in cui parlava del film 'Videocracy' e delle critiche di Michael Moore al presidente del Consiglio. A Nathalie Ouvaroff, corrispondente da Mosca, negli ultimi mesi sono stati rifiutati tutti i pezzi politici. Accusata di essere "troppo critica" nei confronti di Putin, è stata dirottata su argomenti sociali. Ma anche questi non sono risultati graditi, e la collaborazione è stata interrotta senza alcuna spiegazione.
La direttrice generale delegata, Christiane Vulvert, uscita indenne dal riassetto voluto da Pougatchev, ha spiegato che le collaborazioni con Dumont e Ouvaroff non sono state affatto interrotte. "Non rimproveriamo loro nulla, tentiamo semplicemente di equilibrare i servizi dall'estero per ragioni di budget. Non dobbiamo alle corrispondenti alcun indennizzo poiché occasionalmente ci avvaliamo ancora della loro collaborazione".

da PeaceReporter

NO BERLUSCONI DAY - ANCHE SALVATORE BORSELLINO ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 5 DICEMBRE







Le relazioni pericolose del presidente del Senato


di Maria Loi
Palermo. L’inchiesta pubblicata sul “Fatto” a firma di Marco Lillo è l’ennesimo caso di malaffare, di illegalità e di sopraffazione nelle cui maglie questa volta è finito Renato Schifani, la seconda carica dello Stato, che all’epoca dei fatti, 14 anni fa, svolgeva la sua attività legale come civilista nello studio palermitano Schifani-Pittelli.
Sostanzialmente il Senatore Schifani aveva concesso le sue consulenze ricorrendo al Tar per dare manforte ai diritti di un costruttore, Pietro Lo Sicco (suo cliente ndr) poi condannato per mafia per l’edificazione abusiva di un palazzo in un complesso residenziale di Palermo nei pressi dello stadio della Favorita a scapito delle due sorelle Rosa e Salvina Pilliu che si erano opposte allo scempio edilizio.
E’ nel 1991 che l'imprenditore edile Pietro Sicco, amministratore della Lopedil costruzioni, mette mano al progetto dopo aver rilevato l’area edificabile alla società Impresa Torino costruzioni di proprietà dell’imprenditore mafioso Rosario Spatola. Sicco presenta prima una falsa documentazione all'assessorato all'edilizia privata dichiarando di essere il proprietario dell'intera area per ottenere la concessione edilizia, ma il 17 settembre 1993 il Comune annulla tutto. E’ a questo punto che Schifani e Pittelli presentano ricorso al Tar.
A dare una svolta all’intera vicenda sono le dichiarazioni di Innocenzo, il nipote di Pietro Lo Sicco. Questi dichiara che l’impresa dello zio, sebbene non in regola, ottiene l’autorizzazione a costruire perché lo zio paga una tangente di 20/25 milioni in cambio.
Alla costruzione si interessa il gotha di Cosa Nostra: Stefano Bontade, Leoluca Bagarella, lo stesso Giovanni Brusca che fiuta l’affare.
Ma anche il giudice Paolo Borsellino se ne occupa. Sono le due sorelle a chiedergli aiuto e il giudice, nonostante in quel particolare periodo sia oberato di lavoro, in quei giorni in prossimità della strage di via D’Amelio decide di ascoltarle. E avrebbe dovuto risentirle ancora ma sopraggiunge prima la strage.
Ancora oggi, nonostante le varie vicissitudini quell’edificio di 9 piani è ancora in piedi. E questo grazie anche ai ricorsi e alle richieste di sanatoria dello studio legale Schifani–Pittelli a dimostrazione che chi corrompe ha sempre la meglio sul più debole nel nostro Paese.
“Il Fatto Quotidiano” ha cercato di mettersi in contatto con il legale Nunzio Pittellì senza riuscirci; Poi ha cercato di conoscere da fonti vicine alla presidenza quale fosse il pensiero di Schifani e lo ha riassunto così: “sono cose di 15 anni fa e riguardano la mia professione di avvocato. Comunque Pietro Lo Sicco e gli altri non erano mai stati coinvolti prima in indagini”.
Di fronte alla gravità di simili affermazioni è evidente che il Senatore Schifani si è dimenticato di essere la seconda carica dello Stato e proprio in virtù di quell’incarico che ricopre, come uomo delle istituzioni, dovrebbe tutelare il destino del Paese in nome di quel principio che si chiama trasparenza, ma che sempre più politici sembrano aver dimenticato.

da AntimafiaDuemila

ACQUA PRIVATIZZATA? “MALEDETTI VOI….!”

di padre Alex Zanotelli
"Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell’acqua, che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi: ” Maledetti voi ricchi….!” Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell’acqua . Noi continueremo a gridare che l’acqua è vita, l’acqua è sacra, l’acqua è diritto fondamentale umano. E’ la più clamorosa sconfitta della politica. E’ la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.A farne le spese è ‘sorella acqua’, oggi il bene più prezioso dell’umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l’aumento demografico. Quella della privatizzazione dell’acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese( bollette del 30-40% in più, come minimo),ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all’anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l’acqua? Noi siamo per la vita, per l’acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta’ in un rinnovato impegno per l’acqua, per la vita , per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un “boomerang” per chi l’ha votato. Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni. Per questo chiediamo:

AI CITTADINI di:
- protestare contro il decreto Ronchi , inviando e - mail ai propri parlamentari;

- creare gruppi in difesa dell’acqua localmente come a livello regionale;

- costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua.


AI COMUNI di:
- indire consigli comunali monotematici in difesa dell’acqua;

- dichiarare l’acqua bene comune,’ privo di rilevanza economica’;

- fare la scelta dell’AZIENDA PUBBLICA SPECIALE.

LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL’AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE.


AI 64 ATO (AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI) di:
- trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini; oggi sonoaffidati a Spa a totale capitale pubblico.


ALLE REGIONI di
- impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia;

- varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell’acqua.


AI SINDACATI di
- pronunciarsi sulla privatizzazione dell’acqua;

- mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell’acqua.


AI VESCOVI ITALIANI di
- proclamare l’acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell’”accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni”(27);

- protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi .


ALLE COMUNITA’ CRISTIANE di
-informare i propri fedeli sulla questione acqua;

-organizzarsi in difesa dell’acqua.


AI PARTITI di
- esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell’ acqua;

- farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell’acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.


L’acqua è l’oro blu del XXI secolo. Insieme all’aria , l’acqua è il bene più prezioso dell’umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese : “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili- sono parole dell’arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L’acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto,e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche , che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile".

da Misna