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giovedì 26 novembre 2009

Una guerra dimenticata e di cui nessuno parla. E gli USA fanno da 'spia'


di Andrea De Luca
Mentre in Italia si discute sulla pillola abortiva, sui cori a Balotelli e sui processi di Berlusconi in una parte del pianeta si sta combattendo (da mesi) una guerra. Infatti sono passati più di 100 giorni dall'inizio della guerra nello Yemen senza che il mondo né sia al corrente. Una guerra dimenticata dai mass-media. Nessuno ne ha parlato. Vergognoso. Io personalmente non ne sapevo assolutamente nulla. Ritengo doveroso, dunque, raccontarvi questa vicenda.
Iniziamo col dire che l'esercito dello Yemen, aiutato dall'Arabia Saudita e dall'Egitto ed appoggiato dalla Casa bianca, ha attaccato la regione del nord del paese abitata dalla maggioranza Zeidy (Sciiti). In realtà questa guerra avviene tra l'Arabia Saudita e l'Iran, i Zeidy (Sciiti yemeniti), dopo l'inizio dell'attacco, sono stati a loro volta armati ed appoggiati dall'Iran e questo appoggio sembra che abbia determinato una pesante sconfitta sul terreno per l'esercito yemenita a fianco al quale, nelle ultime due settimane, combattono truppe saudite ed egiziane.

Finora i paramilitari Zeidy sono stati capaci di abbattere almeno 3 aerei caccia e decine di elicotteri dell'esercito yemenito ed hanno distrutto numerosi carri armati e artiglieria pesante, mentre gli attacchi dell'esercito hanno causato lo sfollamento di almeno 175000 civili dalla regione del nord.

L'Agenzia ONU per i rifugiati e l'Unicef stanno aiutando giustamente gli sfollati e sembra che l'Europa abbia intenzione di aiutare queste agenzie con 900 mila euro di aiuti. Tutto questo mentre gli Stati Uniti mettono a disposizione dell'esercito yemenita le informazioni procurati dagli AWACS sugli spostamenti dei paramilitari Zeidy. E aggiungo che, pochi mesi fa, un signore di nome Barack Obama ha vinto il premio nobel per la pace. Questo signore è il presidente degli USA. Un controsenso gigantesco, non trovate?

Fonte: http://andreainforma.blogspot.com/2009/11/una-guerra-dimenticata-e-di-cui-nessuno.html

Porfidia, deputato Idv, è indagato per estorsione aggravata da favoreggiamento della camorra


Il Deputato Americo Porfidia, eletto nelle fila dell’Italia dei Valori, è stato iscritto nel registro degli indagati per estorsione aggravata dal favoreggiamento della camorra. I fatti che gli vengono contestati fanno riferimento al 2004, quando era (e lo è tuttora) sindaco di Recale (Ce), e alla clinica privata “Villa del Sole” di cui Porfidia era socio. Secondo l’accusa Porfidia si sarebbe rivolto al clan camorristico della zona per fare pressioni su un altro socio in cambio di garanzie di posti di lavori e di favori ad aziende legate alla criminalità organizzata. Porfidia risulta coindagato con l’attuale consigliere di minoranza del comune di Marcianise Gaetano Tartaglione (Sdi, ex Ds) e con i boss Antimo Perreca, di Recale e Gaetano Piccolo, attualmente detenuti al 41 bis.

Di un coinvolgimento di Porfidia in una vicenda in cui era protagonista la camorra si venne a sapere nel periodo dell’inchiesta napoletana Romeo-Global Service. Dopo la notizia il Deputato si era autosospeso dal partito e aveva aderito al Gruppo Misto anche se sul territorio viene ancora considerato a tutti gli effetti organico all’Idv.

da Polisblog.it

UGENTO (LE) - Omicidio Basile. Il racconto della bambina che ha visto

da IlTaccoD'Italia
Il giallo dell'omicidio Basile risolto dal racconto di una bambina. Le sue dichiarazioni sono sembrate attendibili agli inquirenti perchè non condizionate e per la sofferenza dimostrata nel riferirle

"Ho visto due signori che stavano dando le botte ad un signore. Uno che lo teneva fermo. L'altro che gli dava le botte con il coltello". Con queste parole la bimba che all'epoca del delitto Basile aveva cinque anni, ha raccontato, lo scorso 28 ottobre, che cosa vide quella notte dalla finestra di casa. Così lo ha descritto e poi lo ha disegnato, convincendo della sua versione il pm Simona Filoni, della Procura per i minorenni. I due "signori" del racconto sarebbero Vittorio Colitti e Vittorio Luigi Colitti, nonno e nipote, vicini di casa dell'esponente di Italia dei valori.

Sarebbe stata una bambina, dunque, a rompere il velo di omertà che soffocava Ugento. Opponendosi e disubbidendo alle parole della nonna che le avrebbe chiesto di non dire nulla.
La piccola sarebbe stata svegliata dalle grida di aiuto di Basile e sarebbe corsa alla finestra dove avrebbe visto tutto. "La nonna ha riconosciuto le due persone che hanno dato le botte a Peppino. Mi diceva di non dire niente perché aveva paura che mi succedeva qualcosa".
Dichiarazioni considerate attendibili dai giudici Antonio Del Coco e Cinzia Vergine che le hanno considerate spontanee e non condizionate. Una risposta, in particolare, avrebbe convinto più delle altre. Alla domanda del magistrato su quanto tempo i due fossero rimasti vicini al corpo del consigliere, la bimba ha chiesto: "Chi? Quelli che lo hanno ucciso"? La piccola non avrebbe dunque mentito ed anzi avrebbe mostrato sofferenza nel ricordare e riferire i dettagli dell'accaduto.
Dichiarazioni confermate anche dalle parole dei genitori e del fratello della bambina, al quale lei raccontò tutto il giorno dopo, chiedendogli di non riferirlo perché la nonna le aveva ordinato di non farlo. Incongruenze emerse dagli interrogatori dei Colitti e di altri vicini di casa avrebbero portato gli inquirenti a considerare attendibili le ricostruzioni della piccola e del fratello nonostante i due bambini non siano stati sottoposti a perizia sulle attitudini psicofisiche a recepire informazioni ed esporre i fatti.


25 novembre 2009
Arrestati i presunti killer di Basile. Le reazioni

Ugento resta scossa dalla notizia degli arresti dei presunti killer di Peppino Basile.
"Continuiamo a cercare la verità - ha commentato don Stefano Rocca, il parroco che in questi mesi ha sempre invocato che venisse fatta luce aull'omicidio -; e prepariamoci a sentire e ad accogliere la versione delle due persone coinvolte".



25 novembre 2009
Motta: "Basile ucciso dai vicini di casa"

Peppino Basile ucciso per motivi di "cattivo vicinato". La clamorosa rivelazione, nella conferenza stampa che si è svolta poche ore fa nella sede della Procura di Lecce.
La svolta nelle indagini è avvenuta grazie alla testimonianza di una minore residente in via Nizza, che sarebbe stata testimone oculare dell'omicidio.

"Non c'entrano i motivi passionali - ha dichiarato in conferenza stampa Cataldo Motta, procuratore capo della Repubblica -, né l'attività politica di Basile nè la criminalità organizzata". Il delitto sarebbe dunque maturato nell'ambito di cattivi rapporti tra vicini.



Aldo Petrucci, capo della Procura presso il Tribunale dei minorenni di Lecce, ha riferito che ad incastrare i due presunti colpevoli è stata la testimoniana di una minore, che si sarebbe trovata sotto casa del consigliere al momento dell'omicidio ed avrebbe dunque visto tutto. La giovane, ha riferito Petrucci, avrebbe squarciato il velo di omertà nonostante fosse stata consigliata di non farlo.



25 novembre 2009
Omicidio Basile: arrestati due vicini di casa

Clamorosa svolta nell'omicidio Basile. Attorno alle ore 6 di stamattina i carabinieri del comando provinciale e gli uomini della Questura di Lecce, in un'operazione congiunta, hanno arrestato due vicini di casa dell'esponente di Italia dei valori, ucciso a coltellate più di un anno e mezzo fa proprio sotto la sua abitazione.



A finire in manette sono stati Vittorio Colitti e Vittorio Luigi Colitti, nonno e nipote, quest'ultimo minorenne all'epoca dei fatti, che ora dovranno rispondere di concorso in omicidio volontario e porto abusivo di coltello.
Terminate le operazioni di arresto - i due sono stati condotti presso la Questura di Lecce - è tuttora in corso il setaccio delle campagne circostanti da parte degli artificieri alla ricerca dell'arma del delitto.
La notizia ha scosso non poco la comunità ugentina; due donne, vicine di casa di Basile, sono state colte da malore.

Maggiori dettagli saranno forniti nelle prossime ore.

23 luglio 2009
Altri minori dal pm


Altri minori sono finiti davanti alla pm Simona Filoni. Il primo è stato ascoltato ieri per circa un'ora; gli altri si susseguiranno nell'aula degli interrogatori nelle prossime ore. Dovranno rispondere a domande sull'omicidio di Peppino Basile. Dovranno riferire particolari della notte in cui il consigliere dell'Italia dei valori venne ucciso. Ancora ragazzi al centro di un caso giudiziario che, dopo più di un anno, non ha trovato soluzione. Ma non si tratta degli stessi giovani sentiti nelle scorse settimane, cioè della squadra di calcetto con cui, pare, Basile ebbe un litigio la notte del 14 giugno dell'anno scorso. Sono nomi nuovi, ancora non iscritti nel registro degli indagati; si sarebbero trovati nei pressi di casa dell'esponente di Idv e potrebbero aver visto o sentito qualcosa. Dopo i primi interrogatori la magistrata deciderà se e come procedere nei loro confronti. Se dovessero essere coinvolti in qualche modo nell'omicidio del politico, il movente più plausibile potrebbe essere un litigio poi sfociato in tragedia. Gli inquirenti, ad ogni modo, non confermano alcuna ipotesi e mantengono il più stretto riserbo sull'avanzamento delle indagini.


24 giugno 2009
Il vicino di Basile accusato di favoreggiamento


E' ritornato per la quinta volta davanti al magistrato il 17enne vicino di casa di Peppino Basile. Ed ha riferito nuovamente la "sua" versione su quella notte. Che pare non abbia convinto fino in fondo gli inquirenti. Ora il giovane si trova accusato di favoreggiamento; la contestazione gli è arrivata da parte di Simona Filoni, pm della Procura per i minorenni di Lecce al cospetto dell'avvocato difensore Roberto Bray.
Il ragazzo era già iscritto nel registro degli indagati assieme al padre per false dichiarazioni al magistrato. Ora la sua posizione si aggrava. Chi indaga sospetta che abbia potuto mentire nel fornire dettagli utili alla ricostruzione dell'omicidio per coprire qualcuno.
Sono due, principalmente, i punti su cui ricadono i dubbi. Il primo è relativo all'orario. Il 17enne ha infatti dichiarato di aver fatto rientro presso la propria abitazione fra la mezzanotte e la mezzanotte e mezza, mentre secondo gli inquirenti sarebbe stato ancora per strada attorno all'una e un quarto, quando Basile venne ucciso.
Il secondo punto riguarda invece le persone presenti quando egli assieme al padre soccorsero il consigliere, che invocava "cummari, cumpari". Il giovane ha riferito di essere solo con il genitore, in quel momento, ma la ricostruzione non convince la pm.
Ieri il ragazzo si è avvalso della facoltà di non rispondere. "L'ha fatto – ha spiegato il suo legale – in virtù della constatazione che non viene creduto e che gli si affibbiano accuse e comportamenti a lui sconosciuti. Non dimentichiamoci che ha avuto la vita distrutta – ha continuato Bray -. E' stato bocciato a scuola ed ora rischia di perdere il posto di lavoro".


16 giugno 2009
Peppino Basile vive ancora. In 400 al corteo


Durante l'omelia di domenica mattina don Stefano Rocca aveva chiesto sette volte perdono a Peppino Basile. Perdono per non aver fatto tutto il possibile per trovare i responsabili della sua morte. E perdono per l'indifferenza, per la freddezza. Perdono per sette motivi. E forse di più.
E la sera di domenica è stato un corteo di circa 400 persone a chiedere scusa al consigliere ucciso. Un corteo silenzioso che è partito poco prima di mezzanotte da piazza Colosso ed ha raggiunto via Nizza, dove Basile abitava, verso l'una, l'orario in cui l'esponente dell'Italia dei valori è stato assassinato. Per le strade di Ugento toccate dal corteo si sentivano solo i passi dei partecipanti alla fiaccolata di cordoglio che in toni mai scomposti si sono diretti fino a casa del consigliere.
Vi hanno preso parte anche Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, Francesco Pacella, assessore comunale e da poco anche consigliere provinciale del PdL, Biagio Marchese, presidente del Consiglio, Gianfranco Coppola, neo-eletto consigliere provinciale di Italia dei valori, e Pierfelice Zazzera, deputato di Idv.
Quando il corteo ha raggiunto via Nizza, tutti i presenti hanno posto la propria candela in un vaso dove la moglie di Peppino aveva piantato dei fiori rossi.
"Peppino Basile vive ancora", diceva lo striscione che apriva il corteo; "Verità e giustizia per Peppino", invocava un altro. Erano in quasi 400, domenica notte, a chiederlo.


15 giugno 2009
"Peppino, scusaci sette volte"


In una chiesa di San Giovanni Bosco gremita di fedeli don Stefano Rocca, ieri, ha chiesto sette volte scusa a Peppino Basile. Ad un anno dalla morte del consigliere comunale e provinciale di Italia dei valori, il parroco ha chiesto perdono "per tutto quello che non abbiamo fatto". Presenti alla celebrazione anche Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, ed i neoeletti consiglieri provinciali Francesco Pacella, del PdL, e Gianfranco Coppola, di Italia dei valori. Per una parte delle funzione c'è stata anche Loredana Capone, candidata alla Presidenza della Provincia per il centrosinistra.
Rivolgendosi idealmente a Basile, don Stefano gli ha chiesto scusa "per ogni volta che abbiamo pensato che eri il solito rompiscatole o peggio un folle e per ogni volta che abbiamo dato peso, nel giudicarti, alle animosità del tuo modo di vivere, opponendo a queste tue imperfezioni il nostro perbenismo". Ed ha aggiunto: "Perdono, Peppino, perché a volte non abbiamo avuto il coraggio, per paura o per calcolo, di denunciare i mali del nostro vivere sociale e ci siamo adagiati in una sorta di auto-pacificazione e auto-giustificazione che ha tanto l'aria della resa. Perdono, Peppino, per ogni volta che abbiamo tenuto nascosto qualche piccolo o grande particolare circa la vicenda del tuo omicidio, che potesse aiutare le forze dell'ordine nella loro ricerca. Perdono, Peppino, a nome dei politici, quelli che in questi mesi, senza ragione alcuna, si sono sentiti insidiati dalla cronaca della tua barbara morte e dalle successive indagini, ed hanno messo in atto strategie difensive, ingiustificate e non richieste, anziché ribadire, come era possibile e doveroso fare, che la tua morte ha ucciso anche un pezzo della loro dignità, ha ucciso un pezzo della speranza di tutti. Per tutte le volte che viene intesa la pace come semplice assenza di conflitti e per questo si teorizza l'indifferenza".
Ed ha concluso: "Caro Peppino, oggi, mentre ti ringraziamo per quello che hai fatto per noi, ti vogliamo dire che dalla tua morte desideriamo tutti che nascano autentici germi di pace per la nostra comunità; la pace vera, quella che inizia dalla richiesta di perdono e dal perdono reciproco che vogliamo donarci".

Ieri sera, inoltre, si è tenuta la fiaccolata in memoria del consigliere. Il corteo è partito alle ore 23.30 da piazza Adolfo Colosso per terminare in via Nizza, di fronte all'abitazione di Basile.
E stasera, alle ore 20, avrà luogo la presentazione del libro "Il sistema" di Maria Luisa Mastrogiovanni. La serata sarà aperta dalla performance teatrale "Il bene comune" a cura di Induma Teatro e chiusa dalla rappresentazione di Specimen Teatro, "Io amo questa terra e i suoi abitanti".


18 maggio 2009
Le battaglie di Basile in un video a Palazzo dei Celestini


Un eccezionale video inedito è stato proiettato l'altra sera nell'atrio di Palazzo dei Celestini, sede dell'amministrazione provinciale di Lecce. Si tratta di un comizio tenuto in piazza Immacolata ad Ugento, da Giuseppe Basile noto come Peppino, consigliere comunale e provinciale dell'Idv, la sera del 14 giugno 2007, esattamente un anno prima della fatidica notte in cui fu massacrato con una quarantina di coltellate, nella sua città.
"Devono passare sul mio cadavere" sono le raggelanti parole pronunciate da Basile in pubblico rivolgendosi agli avversari politici, "prima che questi possano liberamente devastare il territorio salentino con l'istallazione delle ‘mostruose' pale-eoliche da parte delle ‘grandi mega-aziende' che vogliono colonizzare l'intero territorio". Parole che potrebbero adesso rafforzare l'ipotesi del "movente politico", di cui parlarono molti nei giorni seguenti all'attentato, ma che da allora rimase avvolta in una coltre di nebbia.
Dopo le inchieste sul "tessuto mafioso e corrotto" che permea numerosi progetti di mega-eolico nel Sud Italia e nella Puglia che hanno avuto ampia divulgazione mediatica anche sui media nazionali, (si pensi al recente filone giudiziario denominato "Operazione Eolo", nel trapanese in Sicilia, o anche al caso del parco eolico di Ruffano, previsto sulla splendida Serra, contro cui pure si mosse lo stesso Basile), qualcuno ora ad Ugento comincia a ripensare alla posizione e ai conflitti politico-amministrativi di Giuseppe Basile, proprio in merito alla nascita di un mega-impianto industriale eolico nel territorio comunale e che oggi, morto Basile, starebbe per approdare alla sua definitiva realizzazione.
Era forse legata a questa sua battaglia - si sono chiesti durante il dibattito Giovanni Seclì (Forum Ambiente e Salute), Antonio De Giorgi (Energy Manager - associazione Grande Salento), Oreste Caroppo (Movimento per la Rinascita del Salento), Maurizio Buccarella (associazione Grilli Salentini) e Domenico Coletta (comitato "Peppino Basile" contro l'eolico selvaggio) - la "bomba di illegalità" che lui doveva a breve far scoppiare a Ugento e di cui parlò ad amici poco tempo prima di essere trucidamene assassinato? Nel video Basile denuncia l'imminente "devastazione eolica", composta da "400 ettari di uliveto monumentale nel feudo di Ugento" in cui la "mega grande ditta, si appresta a realizzare questo insediamento industriale di 20 torri eoliche di 150 metri di altezza". Insomma ascoltando questo comizio di Peppino, tenuto esattamente un anno prima del suo efferato omicidio ancora rimasto irrisolto, come un'eco nell'anima, risuonano le sue forti parole: "devono passare sul mio cadavere prima di devastare il territorio salentino con questi progetti industriali, colonizzanti e speculativi, di mega-eolico". Proprio ciò contro cui si stanno da mesi sollevando decine di associazioni ambientaliste e culturali pugliesi, oggi però non più sole. Il paesaggio pugliese ha il suo ennesimo eroe, il "figlio del popolo" come lo chiamano i suoi concittadini, il loro Peppino, Giuseppe Basile.


16 aprile 2009
Dai pm una squadra di calcetto


Gli interrogatori per ricostruire l'omicidio di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale di Italia dei valori ucciso nella notte tra il 14 ed il 15 giugno, non si sono fermati, neppure nel periodo di Pasqua. Nei giorni scorsi hanno infatti risposto alle domande dei pm Simona Filoni (della Procura per i minorenni) e Giovanni De Palma (Procura ordinaria) tutti i ragazzi che la sera del 14 giugno si trovavano nel campo di calcetto dell'oratorio per disputare una partita tra amici. La sera dell'omicidio, questi litigarono per strada con il consigliere ed ora gli investigatori stanno cercando di ricostruire esattamente quei momenti. Sono stati sottoposti ad interrogatorio, infatti, non solo i ragazzi della squadra di calcetto ma anche i loro genitori, in quanto "persone informate sui fatti". Potrebbero essere a conoscenza dai motivi che potrebbero aver scatenato la lite. Conoscere l'esito degli interrogatori, al momento, è impossibile, visto che i magistrati hanno segretato da tempo gli atti.
Ciò che si sa è che, almeno per ora, non è stata accolta la richiesta avanzata da Roberto Bray, avvocato del giovane vicino di casa di Basile e del padre, che avrebbe voluto che il fascicolo dei suoi assistiti venisse archiviato. Il giovane è stato nuovamente ascoltato dal pm prima di Pasqua in due occasioni; ma il secondo interrogatorio è durato non più di mezz'ora. Il che fa intuire che non sia più considerato un testimone chiave.


2 aprile 2009
I vicini di casa di Basile: "Vittime anche noi"


Si sono detti vittime. Bersagli di pedinamenti, interrogatori, controlli talmente insistenti da non permettere loro di svolgere le consuete attività quotidiane. E colpevoli. Ma solo di aver udito le ultime grida di Peppino Basile, la notte in cui venne ucciso, e di aver tentato di soccorrerlo.
Il minore ed il padre, vicini di casa del consigliere di Italia dei valori trucidato lo scorso 14 giugno, ieri hanno rotto il silenzio. E, per mezzo dei legali difensori Roberto Bray ed Antonio Melileo, hanno depositato un memoriale in cui hanno parlato di atteggiamenti persecutori nei loro confronti nel corso dei nove mesi di indagini della magistratura. "Con un macabro tintinnare di manette – si legge nel documento – ci viene prospettata la possibilità di una condanna a 20 anni di reclusione in qualità di possibili concorrenti nella commissione del delitto. O addirittura ci viene chiesta in continuazione una confessione come autori dell'omicidio".
I due indagati chiedono l'archiviazione dei procedimenti a loro carico e si dichiarano sinceri, motivando le contraddizioni riscontrate nei diversi interrogatori cui sono stati sottoposti solo con la pressione determinata dai fatti e con la concitazione di quella notte di quasi un anno fa.


1 aprile 2009
Il vicino di Basile ritorna dal pm


Sarà ascoltato nuovamente questa mattina dal pm Simona Filoni il minore vicino di casa di Peppino Basile, il consigliere dell'Italia dei valori ucciso la notte tre il 14 ed il 15 giugno scorsi.
Sarà accompagnato anche oggi dai legali difensori Roberto Bray ed Antonio Melileo.
Il giovane dovrà chiarire alcuni punti che nel corso dell'interrogatorio di venerdì sono rimasti oscuri; in particolare dovrà spiegare al pm come mai non raccontò subito la verità sulla notte dell'omicidio. Alla stessa domanda dovrà rispondere presto anche la famiglia del ragazzo; il padre è infatti stato iscritto sul registro degli indagati per false dichiarazioni al pm.


27 marzo 2009
Sei ore sotto torchio


Sei ore. Tanto è durato l'interrogatorio del minore vicino di casa di Basile, che venerdì mattina è stato convocato presso la sede del Tribunale per i minorenni di Lecce, per rispondere alle domande del pm Simona Filoni. Che cosa sia emerso nel corso di quelle sei ore non è dato sapere, dal momento che l'interrogatorio è stato segretato. Ciò che si sa è che si sono toccati picchi di tensione, poi stemperati con il procedere delle domande, e delle risposte. E che il giovane ha fornito dettagli sulla notte dell'omicidio: a che ora sia rientrato in casa, che cosa abbia fatto prima di andare a dormire, che cosa abbia sentito (voci, grida) provenire da fuori.
Non si sa se le indagini abbiano davvero avuto quella svolta che gli inquirenti si aspettavano; fatto sta che il pm ha manifestato la necessità di sentire nuovamente il giovane interrogato venerdì ed anche altri ragazzi, tutti di età compresa tra i 17 ed i 18 anni. Stando a ciò che è trapelato, la pista politica sarebbe, al momento, la meno battuta, mentre starebbe prendendo sempre più corpo la convinzione che il movente dell'omicidio del consigliere ugentino sia di natura passionale.


27 marzo 2009
L'interrogatorio più atteso


Si terrà stamattina alle 9.30 presso il Tribunale per i minorenni di Lecce uno degli interrogatori più attesi tra quelli avviati nel corso delle indagini sull'omicidio di Peppino Basile. A rispondere alle domande del sostituto procuratore Simona Filoni sarà il minore, vicino di casa del consigliere di Italia dei valori, finito indagato per falsa testimonianza come persona informata dei fatti.
Gli inquirenti dovranno chiarire perché il giovane diede risposte discordanti nel corso di più interrogatori cui fu sottoposto: in una occasione dichiarò di essere rincasato, la notte del delitto, a mezzanotte e mezza; in un'altra di essere rientrato all'una. Non solo: una volta avrebbe detto di aver sentito solo gemere Basile; un'altra di averlo sentito gridare e poi chiamare "Cumpare, cumpare".
Appuntamento alle 9.30, dunque. Al termine dell'interrogatorio, gli ultimi momenti di vita del consigliere ugentino potrebbero essere più chiari.


26 marzo 2009
Un'auto sotto casa di Basile la notte dell'omicidio


Potrebbe essere solo una voce non confermata eppure è ciò che si sente dire per le strade di Ugento e che da alcuni giorni è al vaglio degli inquirenti: la notte dell'omicidio di Peppino Basile, una macchina di colore scuro, dal modello ancora non ben identificato, sarebbe stata parcheggiata a pochi metri di distanza dalla casa del consigliere e l'avrebbe atteso rientrare. Nell'abitacolo vi sarebbero stati quattro uomini, dall'identità ignota. L'ipotesi è che questi uomini abbiano aspettato che Basile scendesse dalla sua Panda di colore nero per sferrargli le coltellate mortali. Qualcuno avrebbe visto quell'auto allontanarsi a gran velocità. Il resto sono solo domande. Chi si trovava in quell'auto? Gli effettivi esecutori dell'omicidio del consigliere di Italia dei valori o solo qualcuno incaricato di controllare i suoi orari? Il fatto è del tutto casuale?
Domande senza risposta, per il momento. Di certo ci sarebbe, secondo gli inquirenti, solo la convinzione che i vicini di casa di Basile abbiano visto o udito più di quanto abbiano riferito e che non parlino, per paura.
Intanto domani si svolgerà l'interrogatorio del minore vicino di casa del politico che dovrà rispondere sulle circostanze che lo avrebbero indotto a dire il falso negli interrogatori dei mesi scorsi di fronte a Giovanni De Palma, il pm che si occupa del caso.


25 marzo
"Ugento, alzati e cammina"


Stavolta carta e penna le ha impugnate lui, don Stefano Rocca, il parroco di Ugento. Ed ha scritto. Ai suoi fratelli e alle sue sorelle, a tutti i fedeli, cittadini di Ugento o no, che hanno a cuore la verità e la legalità. Ha scritto, rispondendo anche al volantino che domenica scorsa, a firma di Vito De Grisantis, vescovo della diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca, era stato diffuso all'uscita delle chiese di Ugento, Gemini e Torre San Giovanni, e che incitava a placare i toni della polemica per il bene della città. Ha incitato nuovamente, don Stefano, a parlare, a non arrendersi, a non cedere alle lusinghe del male. "Ugento, alzati e cammina", ha invitato, chiedendo ad un paese intero e a chiunque sappia di uscire dalla menzogna.
Di seguito, riportiamo la lettera integrale rivolta a sorelle e fratelli da don Stefano.
Ieri il parroco ha saputo che a querelarlo, alcuni giorni fa, è stato Bruno Emanuele Ozza, geometra, nipote del sindaco. "Una querela molto pesante - ha commentato - perchè arriva non dal sindaco in quanto amministratore ma da un suo familiare. Che c'entrano i parenti"?

Carissimi sorelle e fratelli nel Signore Gesù,
In questi ultimi mesi tante volte abbiamo avuto modo di tornare sulla vicenda tragica del delitto del nostro fratello Peppino Basile, barbaramente trucidato la notte dopo la visita di Papa Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca il 14 giugno.
Il massimo della felicità per la nostra Chiesa si è maledettamente congiunto quella notte con il massimo della barbarie e l'irruzione della morte e della menzogna. Questo fatto ha turbato le coscienze di tanti uomini e donne della nostra diocesi, e da allora molti si sono chiesti che cosa è accaduto realmente e chi era il regista occulto di questa operazione di distruzione delle ragioni dell'amore, della fede, della verità che sono tipiche del nostro popolo.
Come sacerdote non posso non rilevare che in questo caso la morte e la menzogna sembra che abbiano avuto il sopravvento, e la gente dimostra oggi di avere paura e cade nella trappola della rassegnazione. Anche se so bene che il Male è stato sconfitto per sempre dalla Croce di Cristo. Come ci insegnano i Padri della Chiesa e i Mistici, quando la Chiesa appare sconfitta è proprio quello il momento in cui si manifesta al massimo la sua potenza salvifica, perché questa piccolezza e povertà scatena la Misericordia di Dio.
Il demonio che ha armato la mano degli assassini, ma che continua anche a lavorare per mettere contro fratelli con fratelli, fedeli con fedeli, è il vero nemico della Chiesa e della Comunità di Ugento. Non gli errori di un peccatore, non le parole – forse troppe – di un prete, non gli articoli della stampa o i seminari e le marce.
Ritengo che una lettura spirituale della vicenda del delitto Basile e della fase storica successiva non sia inutile. Anche perché da qui si comprende il ruolo che la Chiesa deve avere: smascherare il Male e la Menzogna, e costruire il Bene e la Giustizia, che vengono da Dio.
Ho apprezzato il volantino che il Vescovo ha pubblicato il 22 marzo, nel quale egli fa appello generico alla concordia, alla pace, alla prudenza. Tutta la mia comunità sa quanto rispetto ho per Lui e per il suo difficilissimo compito di guidare tutta la Diocesi.
Io che sono parroco da tanti anni ho imparato che in questa nostra terra c'è ancora molto da fare per evangelizzare il sociale, la politica, la cultura. Ho capito che ci sono ancora molte ingiustizie, che i poveri sono costretti a tante forme di prostituzione morale per ottenere quello che loro spetta per diritto. La Chiesa, mentre evangelizza e annuncia, deve mettersi dalla parte dei più deboli, dei più poveri, di quello che sono considerati gli inutili, in una parola i "crocifissi", perché i ricchi e i potenti sanno difendersi da sé, e hanno tutti gli strumenti per spaventare e intimidire. Come si spiegherebbe, infatti, questa generale tendenza a mantenere la bocca chiusa, a praticare atteggiamenti omertosi, a non collaborare con le forze dell'ordine per smascherare i responsabili dei delitti che si susseguono a ritmo incalzante, se non con quel fatalismo diffuso di chi crede, tanta parte della popolazione, che tutto rimarrà sempre uguale, che non potrà mai cambiare niente e che quindi è meglio vendere l'anima al potente di turno? Nella nostra bellissima cittadina, che io amo, c'è tanta brava gente, tanti bravi credenti che si impegnano per il Bene. Ma ci sono purtroppo diverse strutture di peccato che dovrebbero trovare una attenzione adeguata nell'attività pastorale: mi riferisco alla pratica della raccomandazione per ottenere il lavoro o dei favori in cambio di voti, al lavoro nero, al lavoro sottopagato, alla distruzione sistematica dell'ambiente con gli effetti negativi sulla salute delle persone, alla manipolazione dell'opinione pubblica, all'intimidazione; quindi non c'è solo il delitto Basile, non c'è solo la questione della Pineta Comunale, non c'è solo abusivismo edilizio.
D'altronde è proprio questo che i vescovi italiani, riuniti lo scorso febbraio a Napoli, hanno voluto evidenziare: dopo avere riconosciuto che come pastori non sempre in questi anni "siamo stati buoni custodi dei doni della bellezza, della solidarietà e dell'accoglienza" che traggono origine dal Vangelo, hanno detto che bisogna correggere "alcune distorsioni, insinuatesi nei nostri stili di vita: la fede deve essere nettamente coerente con la vita. Come permettere oltre che ci sia distanza tra culto e storia, tra scelta credente e vita concreta, nel lavoro e nelle professioni, nella famiglia, nell'economia e nella politica?". E concludono: "I laici che vivono le nostre comunità e le nostre associazioni dovranno maggiormente dare ragione della speranza che è in loro nei posti che quotidianamente vivono, uscire cioè dalle mura del tempio per incarnare nella società il Vangelo di Cristo".
E voglio concludere anche io con le parole dei vescovi italiani: "Anche noi Vescovi, uomini del Sud come voi, sentiamo forte l'invito di Pietro: Alzati e cammina! Con voi siamo pronti a camminare insieme".
Ugento, alzati e cammina.

Don Stefano Rocca


24 marzo 2009
Don Stefano querelato per diffamazione


Querelato per diffamazione. Il prete forestiero, quello che ha sempre parlato troppo.
Don Stefano Rocca, parroco di Ugento (ma è di Taurisano; per questo "forestiero") aveva ricevuto un avviso di garanzia nei giorni scorsi. Tramite il suo avvocato, Silvio Caroli, oggi ha saputo il nome dell'autore della querela nei suoi confronti: Bruno Emanuele Ozza, geometra. Nipote di Eugenio Ozza, sindaco di Ugento.
Ma don Stefano non si spiega il perché della querela; non si spiega, soprattutto, come mai sia arrivata dal nipote del sindaco e non dal sindaco stesso, in quanto amministratore del Comune.
"Non ho mai attaccato la famiglia Ozza – dice il parroco -. Se mai ho alzato la voce è stato in seguito all'omicidio di Peppino Basile; i miei non sono mai stati attacchi personali. Ho parlato contro il sindaco in quanto amministratore per presunti atti illegali legati all'amministrazione della città, ma mai contro di lui in quanto persona e men che meno contro la sua parentela. Perché dunque Bruno Emanuele Ozza ha sentito il bisogno di querelarmi? Sarebbe il caso – continua - che avesse il coraggio di dire per quale motivo si è sentito diffamato da me. Questa querela, che arriva da un nipote del sindaco, è ancora più pesante di quanto sarebbe stata se fosse arrivata dal sindaco stesso. Potrei capire, infatti, che il primo cittadino si senta diffamato se messo in discussione come amministratore, ma che cosa c'entrano i suoi parenti"?


24 marzo 2009
Anche Mantovano invita a parlare


"Le difficoltà nelle indagini sull'omicidio Basile sono determinate dalle strumentalizzazioni e dalla mancanza di collaborazione da parte della gente". Così ha detto Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno, che ieri era in Prefettura, in una pausa dl vertice sulla sicurezza nel Salento.
Il Salento non è stato abbandonato dallo Stato, ha dichiarato Mantovano: lo dimostra il potenziamento delle unità di carabinieri e Guardia d finanza (18 in tutto) impegnate nel pattugliamento anche notturno. E dopo le rassicurazioni, l'appello a parlare. Ancora un messaggio lanciato a chi sa qualcosa. "Parlate, se sapete", ha invocato Mantovano, paventando la negativa ricaduta che i recenti episodi di criminalità potrebbero avere sul turismo ugentino e salentino in genere.
Intanto venerdì prossimo sarà interrogato il minore vicino di casa di peppino Basile. Ieri il ragazzo ha ricevuto la convocazione a rispondere sulle circostanze che, come persona informata dei fatti, lo avrebbero indotto a dichiarare il falso negli interrogatori degli scorsi mesi davanti al pm Giovanni De Palma.


23 marzo 2009
Il vescovo invita all'unione in nome di Ugento


"All'uscita della chiesa troverete un volantino con un messaggio del vescovo. Non credo che un volantino possa cambiare le cose. Però leggetelo e fate le vostre considerazioni".
Con queste parole, dal pulpito, dove stava pronunciando l'omelia, don Stefano Rocca, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco ad Ugento, ha annunciato ieri ai fedeli il messaggio del vescovo Vito De Grisantis. Un messaggio sotto forma di volantino distribuito presso le chiese di Ugento, Gemini e Torre San Giovanni. Un invito, giunto in seguito all'approvazione del documento in favore della legalità da parte del Consiglio comunale di giovedì, a restare uniti pur nel rispetto di orientamenti ed opinioni diversi e ad isolare gli episodi che possano turbare i cittadini ed indebolire lo spirito di accoglienza turistica della città e scoraggiare, inoltre, il turismo, elemento vitale per la vita del Comune e delle sue marine.
Ma che a don Stefano quel volantino non sia piaciuto è stato chiaro, quando il parroco è ritornato a parlare dell'omicidio Basile, in occasione della celebrazione delle ore 9.30. Il Vangelo di Nicodemo ha fornito l'occasione giusta: "Chiunque fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio".
"Che il delitto di Peppino sia un delitto politico o passionale – ha detto don Stefano – non fa differenza: è comunque stato ucciso un uomo. E se amare la verità – ha continuato – deve diventare campagna elettorale, si sbagliano tutti: io non faccio politica nel senso che intendono loro. Se anche domani venisse fuori che il delitto Basile è stato un delitto passionale, allora lo considereremmo di serie B"?
Per quattro volte don Stefano ha dovuto interrompersi per gli applausi scroscianti dei fedeli. I quali molto probabilmente chiederanno udienza al vescovo per restituirgli il volantino emanato.


12 marzo 2009
Don Stefano: "Mi pedinano"


di Maria Luisa Mastrogiovanni

Prete da 13 anni, di cui dieci passati ad Ugento. Conosce profondamente la realtà cittadina, il "prete forestiero", così lo chiamano ad Ugento perché originario della confinante Taurisano. All'ingresso del suo oratorio campeggiano due striscioni: uno con la scritta "Qui le menzogne non entrano", squarciato da vandali in una notte del gennaio scorso, e l'altro, "L'oratorio non si tocca". L'oratorio accoglie non solo gruppi di bambini festanti che frequentano il catechismo, ma anche gli attivisti del comitato "Io conto", presieduto da Vito Rizzo. Lì si discute di politica e di come cambiare "il sistema". Una spinta verso la legalità che ha trovato il suo propulsore nello shock provocato in tutta la comunità dall'omicidio di Peppino Basile, il consigliere dell'Italia dei valori trucidato con 50 coltellate di cui 19 mortali nella notte tra il 14 e il 15 giugno dello scorso anno. Da allora, don Stefano Rocca, 39 anni, ha sempre invitato gli ugentini a rompere il muro di omertà, a non aver paura, a parlare.
Ma delle intimidazioni che ogni giorno subisce, di quelle non ha mai parlato.
Fino ad oggi.
Così come non aveva mai dichiarato senza mezzi termini che in confessione ha ricevuto rivelazioni sull'omicidio. Segreti che rimarranno tali, tutelati dal voto sacerdotale e dal codice civile dello Stato italiano. Perciò al magistrato non potrà dire nulla e il magistrato non potrà chiederglielo.
Però oggi ha deciso di raccontare delle intimidazioni che lo riguardano, delle "ronde" all'esterno dell'oratorio, persone che sul marciapiede «vanno e vengono e si danno il cambio», pedinamenti a distanza. C'è sempre qualcuno che lo osserva e che osserva chi si avvicina a parlargli, in questo modo intimidendoli e facendo il vuoto attorno al sacerdote.
Don Stefano ha anche ricevuto due lettere anonime, consegnate al pm Giovanni De Palma, contenenti rivelazioni sul mandante dell'omicidio. Con lui facciamo la conta degli atti intimidatori che si sono registrati in paese negli ultimi mesi: una bomba carta di fronte al palazzo comunale, due macchine bruciate al sindaco, una macchina danneggiata al consigliere d'opposizione (Comunisti italiani) Angelo Minenna, 27 anni. Ora un'altra macchina danneggiata, un altro ragazzo, Simone Colitti, 25 anni, che ha deciso di impegnarsi in politica, iscrivendosi all'Italia dei valori.

Don Stefano, ad Ugento ha avuto luogo l'ennesimo atto intimidatorio. La posizione ufficiale del Comune in questi ultimi mesi è stata quella di minimizzare, ad ogni nuovo caso, l'accaduto. Ciò anche in occasione dei due episodi che si sono consumati ai danni del sindaco e della bomba carta al Comune. Come parroco lei quali impressioni raccoglie dai cittadini?
«E' vero; ad Ugento si tende a nascondere, a non dire, a minimizzare. L'ultimo grave fatto ai danni del giovane Simone colpisce l'intera collettività più che la singola persona. Ci dobbiamo sentire tutti offesi per ciò che è accaduto, al di là del movente. I cittadini cercano di ostentare indifferenza, come se ciò che accade intorno a loro non li possa toccare».
Ma lei crede che si tratti di un atteggiamento di indifferenza o di paura?
«Si è detto tante volte che l'atteggiamento dei cittadini è omertoso perché hanno paura. Ma io credo che vi sia anche un'indifferenza determinata dal non volersi immischiare. Le faccio un esempio: giorni fa mi trovavo in piazza, quando uscì il mensile ‘Il tacco d'Italia' con l'inchiesta su "l'affare rifiuti"; ho potuto notare che in molti l'hanno acquistato e che tutti sono usciti dall'edicola tentando di nasconderlo in mezzo ad altri giornali, come se ci fosse qualcuno che li stesse controllando.
Quando, alcuni mesi fa, rilasciai un'intervista al giornale ‘L'Unità', alcuni signori fecero le fotocopie dell'articolo e andarono in giro tentando di screditarmi dicendo: ‘Ecco, vedete che razza di prete avete, un prete di sinistra, che scrive sui giornali come L'Unità».
Quindi il suo non è un impegno politico?
«Dipende da che cosa si intende per impegno politico. La politica è occuparsi del bene comune, del bene pubblico, della polis. Il mio è un impegno politico nel vero senso della parola, un impegno politico non alla maniera ugentina, dove c'è la tendenza a schedare le persone. Se sei della loro parte, puoi vivere nella loro città; altrimenti è bene che non ti impicci di nulla o verrai screditato e messo alla berlina».
Quanto ha a che vedere questo tipo di atteggiamento con la mafia, secondo lei?
«Molto. L'atteggiamento del mafioso è proprio questo: intimidire, poi crearti il vuoto attorno, poi arrivare all'omicidio».
Lei collega l'omicidio di Peppino Basile con la mafia?
«Si. Quando parliamo di mafia, in genere, intendiamo solo la "cupola". Ma la mafia è anche chi ti impedisce di parlare, chi crea quel clima di terrore tanto da impedirti di compiere le normali azioni quotidiane».
Recentemente lei ha ricevuto minacce?
«Ultimamente no. Minacce scritte o verbali, no. Gesti, segnali, sguardi minacciosi sì».
A che cosa si riferisce?
«Alle ronde che mi tengono sotto controllo. Mi seguono in parrocchia, in oratorio, in piazza, in ogni spostamento. Continuamente mi trovo qualcuno che mi ronza intorno. E loro si danno anche il cambio, per essere aggiornati in ogni momento della giornata su si avvicina a parlarmi».
Chi sono loro?
«Loro, chi fa parte del "sistema"».
Il "sistema" di cui parlava Peppino Basile?
«E' l'unica definizione appropriata. Il sistema che tiene a bada i cittadini».
Non ha pensato di denunciare questa forma di pedinamento?
«L'ho fatto presente pubblicamente più volte, ma non l'ho mai denunciato. Che cosa avrei dovuto denunciare? Come si fa a denunciare il "sistema"? E' difficile. Si rischia che la denuncia venga anche presa sotto gamba.
Un mese fa sporto denuncia contro ignoti perché hanno strappato con dei coltelli lo striscione appeso alla porta dell'oratorio in occasione della manifestazione dell'8 novembre con la scritta ‘Le menzogne qui non entrano'. Li ho visti mentre lo tagliavano. Non posso dire chi è stato, perché era mezzanotte. Ma li ho visti. Avevo in mano un fatto concreto: lo striscione tagliato.
Ma come posso denunciare la sensazione di essere pedinato? Non ho in mano elementi concreti. Ma gli amici che con me si stanno battendo per la legalità mi dicono: ‘ Dobbiamo stare attenti perché tra un po' toccherà anche a noi'. Cosa molto probabile, perché se hanno preso di mira un giovane che sta cominciando ad interessarsi al valore della legalità in paese, noi che ci stiamo dentro da mesi dobbiamo stare attenti. Non possiamo stare tranquilli. Ma nessuno in paese dovrebbe riuscire a dormire sonni tranquilli. Perché tutto ciò che scrive il Tacco d'Italia, l'inchiesta condotta dal giornale negli ultimi mesi, non è una invenzione. I miei possono essere pensieri, opinioni mie personali, di uno che soffre di manie di protagonismo. Ma l'inchiesta del Tacco d'Italia è corredata da documenti, e dunque da fatti. Come possono i cittadini di Ugento dormire sonni tranquilli»?
Il suo impegno deriva solo dall'amore della verità, scatenato dall'omicidio Basile, o ha avuto notizie, in confessione, che non può rivelare perché legate al segreto?
«Sicuramente nutro amore per la verità. Un pastore deve amare la sua terra e la sua gente; se non la ama è un mercenario. C'è una parabola molto bella nel Vangelo che narra del pastore e del mercenario. Quando si trova in difficoltà, il mercenario abbandona le pecore e scappa; il pastore mette prima in salvo le sue pecore e poi se stesso. Io non voglio essere un eroe, forse non sarò un gran pastore; ma non voglio essere un mercenario. Se, dopo un fatto grave come l'omicidio di Basile, avessi fatto l'indifferente non ritenendo mio compito collaborare con la magistratura, non sarei più riuscito a salire sul pulpito e a predicare».
Ma ha ricevuto in confessione notizie certe sull'omicidio, sui mandanti e gli esecutori?
«Si, per questo insisto a dire: "Chi sappia parli". E mi dispiace quando il sindaco dice che è dovere di chiunque sappia qualcosa, riferirla alla magistratura; dovrebbe sapere che il sacerdote ha anche il segreto confessionale che lo stesso Stato italiano riconosce nel Codice civile. L'appello a parlare alla magistratura dovrebbe accoglierlo qualche suo assessore che con troppa facilità nei comizi, in questi ultimi mesi, ha incitato la gente a parlare. Se sanno qualcosa, loro hanno il dovere di dirla. Se arrivano a dire che quello di Basile è stato un delitto passionale, vuol dire che ne hanno le prove. Allora, le portino alla magistratura».
Si è sentito attaccato dai politici nella sua azione di sensibilizzazione alla legalità?
«Mi dispiace che alcuni assessori perdano tempo a fare comizi su di me; vuol dire che non hanno altri passatempi se non quello di attaccare un prete. Perché, mi chiedo, fare un comizio a Gemini con quattro gatti, quando nel pubblico c'erano solo loro? Le cose che hanno declamato i piazza non potevano dirsele tra di loro? Quella sera a Gemini non c'era nessuno ad ascoltarli. L'assessore Scarcia ha ugualmente tenuto un comizio intero sul prete. Io lo ringrazio perché vuol dire che mi pensa sempre. Anche il sindaco mi pensa sempre: mi hanno detto che alla cerimonia di inaugurazione della fontana, ha passato la parola al parroco della cattedrale, chiamandolo col mio nome. In quel comizio, a Gemini, l'assessore Scarcia, un avvocato, ha detto di aver saputo per vie traverse, ovvero dalle voci della gente, che nelle lettere anonime da me ricevute c'è anche il suo nome. Bene, io vorrei sapere dall'avvocato Scarcia chi gli ha dato queste informazioni se io alla stampa ho solo detto di aver ricevuto le lettere ma non ne ho mai menzionato il contenuto, se non alla magistratura.
Provo rabbia dinanzi all'atteggiamento di colpevolizzare chi chiede che sia fatta verità. A volte mi sento colpevole perché da quando ho cominciato ad invitare a parlare si sono susseguiti gli episodi di violenza. Bisogna evitare l'indifferenza sociale. Alle vicine di casa di Peppino, che un tempo erano mie parrocchiane e poi hanno cambiato chiesa, io vorrei far notare che il Padreterno che giudica è sempre lo stesso. Anche nell'altra chiesa. Se non vengono più alla mia messa, significa che quando mi vedono, la loro coscienza le interpella e ciò mi basta.
Evitiamo l'indifferenza perché l'indifferenza è la malattia del secolo. In un brano dell'Apocalisse, all'indifferente Dio dice "Non sei né caldo né freddo; sto per vomitarti dalla mia bocca"».


24 febbraio
Ambiente e politica. Il caso Basile finalmente in onda


E' andata finalmente in onda lunedì 23 febbraio, dopo due rinvii, l'attesa seconda parte del servizio di "Chi l'ha visto?" sull'omicidio di Peppino Basile. Federica Sciarelli, la conduttrice della trasmissione, al momento di presentarlo ha assicurato che il cambiamento di programma, verificatosi per ben due volte, è stato dettato esclusivamente da esigenze di palinsesto non programmate e non da pressioni da parte di esponenti politici, come si era sospettato nei giorni scorsi.
Come previsto, il servizio ha mandato in onda gli interventi di Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, il quale ha ribadito ciò che più volte aveva affermato e cioè di non aver collegato, a caldo, l'omicidio del consigliere ad una questione politica ma di averlo considerato un fatto personale del "Basile uomo"; le scritte sui muri sarebbero invece, secondo il sindaco, solo delle ragazzate, da non mettere in relazione con il tragico accaduto.
Oltre alle dichiarazioni di Ozza, sono andate in onda quelle di Bruno Colitti, l'imprenditore ugentino che si è autodenunciato segnalando di aver sotterrato, "come mi dicevano di fare gli ingegneri", rifiuti tossici e pericolosi nel sottosuolo della ex discarica Burgesi. Colitti ha riferito che, proprio un mese prima della morte di Basile, gli aveva chiesto se, da politico, potesse risvegliare l'interesse verso la questione ambientale in quell'area.
Il servizio ha riportato anche l'intervista a Maria Luisa Mastrogiovanni, direttore del Tacco d'Italia, che ha rivelato dei dettagli inquietanti relativi alla discarica ugentina, scoperti dal Tacco e pubblicati nel numero di febbraio del mensile: l'esistenza, proprio accanto alla discarica Burgesi, di un centro di stoccaggio rifiuti, di proprietà comunale, realizzato con fondi pubblici pari a 5 miliardi 300 milioni di lire e mai utilizzato, oggi in stato di totale abbandono. "L'utilizzo di tale impianto – ha spiegato il direttore del Tacco - avrebbe notevolmente ridotto la quantità di rifiuti da conferire in discarica e, di conseguenza, anche i guadagni della società che la gestisce".
Nella sera in cui fu ucciso, Basile si era recato per un sopralluogo presso il centro di stoccaggio, del quale era da poco venuto a conoscenza. La "bomba pronta ad esplodere" della quale egli parlava nelle sue ultime ore di vita era probabilmente questa.
"Gli chiedevo di parlarmene – ha riferito alle telecamere il suo amico Alberto Sanapo – ma preferiva che a rischiare fosse solo lui".


18 febbraio 2009
"Il servizio su Basile andrà in onda lunedì"


Prevista inizialmente per il 2 febbraio e poi slittata per ben due volte, la seconda parte del servizio di "Chi l'ha visto?" sulla morte di Peppino Basile andrà in onda lunedì prossimo. Lo ha reso noto la redazione stessa del programma di Rai tre, in seguito alle numerose telefonate di disappunto e di richiesta di chiarimenti ricevute.
Inserito nel palinsesto di lunedì scorso, il servizio sul politico ugentino sarebbe stato tagliato, assieme ad un altro, per l'imprevisto ed eccessivo protrarsi di uno dei servizi precendenti.
Esso prevedeva tra le altre, le dichiarazioni di Bruno Colitti, imprenditore che si è autodenunciato indicando la presenza di rifiuti tossici nel sottosuolo della discarica di Ugento, di vari amici di Peppino Basile, del sindaco Eugenio Ozza e del direttore del Tacco d'Italia, Maria Luisa Mastrogiovanni. Il direttore riferiva, in particolare, di un dettaglio inquietante ed inedito relativo alle ultime ore di vita di Basile: nella sera in cui fu ucciso aveva fatto un sopralluogo presso il centro di stoccaggio realizzato con fondi comunali ma mai utilizzato, del quale era da poco venuto a conoscenza.


17 febbraio 2009
Rischio censura per "Chi l'ha visto?"


Era prevista per ieri, su "Chi l'ha visto?" in onda su Rai tre, la seconda puntata della ricostruzione dell'omicidio di Peppino Basile in cui si sarebbero dovute ripercorrere le varie piste di indagine con l'introduzione di alcuni importanti elementi di novità. La puntata prevedeva tra le altre le dichiarazioni di Bruno Colitti, imprenditore che si è autodenunciato indicando la presenza di rifiuti tossici nel sottosuolo della discarica di Ugento, di vari amici di Peppino Basile, del sindaco Eugenio Ozza e del direttore del Tacco d'Italia, Maria Luisa Mastrogiovanni.
In particolare, l'intervista al direttore del Tacco riguardava la clamorosa scoperta realizzata dal nostro giornale dell'esistenza, nei pressi di Burgesi, di un centro di stoccaggio di rifiuti, di proprietà del Comune di Ugento, realizzato con fondi pubblici pari a 5 miliardi 300 milioni di lire e mai utilizzato, che oggi versa in stato di abbandono ed è completamente vandalizzato.
Il direttore riferiva anche di un dettaglio inquietante relativo alle ultime ore di vita di Basile: nella sera in cui fu ucciso questi si era recato a fare un sopralluogo proprio presso il centro di stoccaggio del quale da pochi giorni aveva scoperto l'esistenza.
La seconda puntata del servizio, che già aveva subito uno slittamento in quanto era prevista per lunedì scorso, era stata presentata dalla conduttrice Federica Sciarelli, che aveva dichiarato che sarebbe andata in onda ieri.
Non si conoscono i motivi di questo "cambio di programma" ma si sospetta che sia arrivata la telefonata di un potente politico di livello nazionale vicino all'amministrazione di Ugento che abbia bloccato la messa in onda.
Peppino Basile è scomodo anche da morto.
Il Tacco d'Italia invita i frequentatori di questo forum e tutti i lettori del Tacco, a chiedere conto alla redazione di "Chi l'ha visto?" di perchè di questa censura, telefonando ai seguenti numeri:
06.3878 (centralino Rai): chiedere della redazione di "Chi l'ha visto?";
06.8262: per lasciare un messaggio in segreteria.

Intanto don Stefano Rocca, parroco di Ugento, attraverso il nostro quotidiano on line, dà seguito all'appello lanciato lo scorso sabato ai frequentatori dei nostri forum, invitandoli ad incontrarsi giovedì 26 febbraio alle ore 20, presso l'oratorio Don Bosco di Ugento.
Il Tacco d'Italia sostiene il comitato "Io conto" e l'azione di don Stefano in favore della legalità non solo ad Ugento ma in tutto il Salento.
All'appuntamento saranno presenti il direttore ed i giornalisti del Tacco.


14 febbraio 2009
Don Stefano: "Mi appello al Tacco. Voi contate"


"Seguo con attenzione fin dall'inizio il forum attivato sul Tacco d'Italia all'indomani dell'omicidio di Peppino Basile – ha dichiarato Don Stefano al direttore Maria Luisa Mastrogiovanni. Ogni singolo lettore, e ho visto che sono tantissimi (445.000 nel solo mese di dicembre 2008, ndr), che ha avuto la spinta a scrivere, l'ha fatto in maniera partecipata, intelligente. A volte usano toni forti, esprimono rabbia, ma forse è quello che farei io se non fossi prete. Mi piacerebbe – ha detto Don Stefano – che quella forte motivazione che ha spinto queste persone a scrivere, a partecipare al dibattito, trovasse anche una sponda reale nel comitato "Io conto" – ha continuato - che si è costituito presso l'oratorio della mia parrocchia. Allora io dico a queste persone, fate un passo in più verso la legalità, incontratevi, incontriamoci. Facciamo nascere questa grande forza di cambiamento, tutti insieme. Il Tacco vi ha dato voce, vi ha messo a disposizione questo grande strumento di democrazia. Adesso datevi un volto".

Sul nostro quotidiano on line, dal 15 giugno, data dell'omicidio Basile, è nato un forum spontaneo a commento dei continui aggiornamenti che la Redazione ha fornito ai suoi lettori/navigatori. Abbiamo deciso di lasciare fisso in home page il riquadro con queste notizie che abbiamo incasellato in ordine cronologico. Gli oltre 250 "post" finora inseriti a commento dei fatti, hanno attirato l'attenzione di Don Stefano Rocca che ha lanciato il suo appello.


12 febbraio 2009
Discarica Burgesi. Una delle battaglie di Basile


Il mondo dei rifiuti costituiva uno degli interessi di Peppino Basile ed una delle tante battaglie intraprese per il bene del suo paese e dei suoi concittadini. La notte in cui venne assassinato, egli si era recato proprio nell'area della discarica Burgesi assieme ad un amico. Aveva iniziato ad interessarsi a quel sito da quando il suo amico Bruno Colitti, imprenditore del luogo, aveva denunciato alla Procura che l'azienda incaricata della bonifica del luogo, in realtà invece di smaltire i rifiuti, li aveva occultati sotto il terreno.
Il ritrovamento del telone sul quale, stando alle parole di Colitti, vennero appoggiati i fusti di pcb, ed il sequestro della discarica da parte della Guardia di finanza, proverebbero le dichiarazioni dell'imprenditore.


9 febbraio 2009
"Chi l'ha visto?" ripropone il delitto del consigliere


L'omicidio di Peppino Basile al centro della celebre trasmissione "Chi l'ha visto?" stasera alle ore 21 su Rai tre. Dopo la puntata della scorsa settimana, in cui è stato tracciato il profilo e l'impegno del consigliere comunale di Ugento(Idv), domani la direttora de "Il Tacco d'Italia", Maria Luisa Mastrogiovanni, ripercorrerà le sue principali battaglie politiche. In particolare la Mastrogiovanni parlerà di un centro di stoccaggio di rifiuti realizzato con fondi pubblici dal Comune e mai messo in funzione, oggetto di atti vandalici e di furti, come testimoniano le foto pubblicate dal mensile in edicola: fu proprio in quel centro che, secondo il mensile, si recò Peppino Basile per un sopralluogo, poche ore prima di essere assassinato con 19 coltellate la sera del 15 giugno scorso.

3 febbraio 2009
Anche "Chi l'ha visto?" sulle tracce dei killer


Sono trascorsi ormai quasi otto mesi e ancora si cercano i perché legati all'omicidio di Peppino Basile. Ieri sera sull'argomento è tornata "Chi l'ha visto?", la trasmissione tv, in onda su Rai tre ogni lunedì. Attorno all'assassinio del consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori, infatti, molto è stato detto e nulla confermato. "Omertà", ha spiegato il servizio mandato in onda; del resto i vicini di casa si sono rifiutati di rispondere alle domande del giornalista. Ma non solo. Perché ormai la scomparsa del politico assume i toni del giallo.
Tra le testimonianze raccolte dalla troupe Rai, oltre a quella di Maria Luisa Mastrogiovanni, direttora del tacco d'Italia, anche quella di don Stefano Rocca, parroco della chiesa di San Giovanni Bosco, noto per i suoi appelli "al risveglio delle coscienze", pronunciati a partire dal giorno dopo l'omicidio.
Il servizio-inchiesta, trasmesso ieri nella sua prima parte, ha ricostruito la vita di "Masaniello" di Ugento, in guerra perenne contro il sistema di favori agli "amici degli amici", e le principali piste battute dagli investigatori per ricostruire l'accaduto.
Quella passionale, la più seguita in un primo momento, ma poi abbandonata; e quella politica.
A questo proposito, il servizio ha accennato alle lettere anonime ricevute dal parroco; due, negli ultimi giorni, entrambe dettate dalla stessa mano e con riferimenti dettagliati a nomi e circostanze. I mandanti e gli esecutori materiali dell'omicidio andrebbero ricercati, stando alle missive, proprio tra "gli amici degli amici".
Ma dopo 150 interrogatori, la caccia ai killer di Basile è ancora aperta.


9 dicembre 2008
L'Amministrazione denuncerà chi offende. Le reazioni


Volantini e manifesti affissi nelle scorse ore sui muri della città di Ugento dall'amministrazione comunale invitano a parlare chiunque sappia qualcosa circa l'omicidio di Peppino Basile. Essi annunciano inoltre l'intenzione dell'Amministrazione di denunciare chiunque continui a fare riferimenti calunniosi all'attività amministrativa, trincerandosi dietro l'anonimato.
Tali manifesti hanno attirato non poche polemiche. Contro di essi si sono scagliati il partito dei Comunisti italiani e la Federazione giovanile dello stesso partito ed il Comitato Pro Basile.
Riportiamo di seguito i loro interventi.

Leggiamo, sconcertati ed allibiti, l'ultimo manifesto murale prodotto dalla giunta e dalla maggioranza di destra che governa Ugento. Pensavamo, sinceramente, di aver ormai superato, dopo il Consiglio Comunale del 17 novembre scorso, e dopo la decisione unanime di ribadire legalità e sicurezza quale valore assoluto e da garantire per Ugento ed il suo territorio, prese di posizione incomprensibili, illogiche e inopportune, né da parte della politica, né da parte di altri soggetti o gruppi organizzati che operano sul territorio e che tutti, dopo il tragico assassinio di Peppino Basile, ci fossimo battuti, nel reciproco rispetto e riconoscimento dei ruoli, ad una maggiore azione di contrasto alle illegalità e alla mancanza di regole diffuse sul territorio.
Invece, con un manifesto dal titolo "Basta veleni!", si è fatto un passo indietro ed in pochi attimi si è distrutto, a questo punto volutamente, viene da dire, da parte della destra ugentina, quanto faticosamente costruito, attraverso la programmazione di una manifestazione comune ed unitaria, da tenersi il prossimo 15 dicembre, che, dopo riunioni e discussioni tra partiti, istituzioni e associazioni dove vedere tutti uniti, sempre e comunque nel riconoscimento delle diverse posizioni e del riconoscimento del ruolo cardine delle Istituzioni ugentine (troppo spesso additate e delegittimate nella loro interezza!!!) sotto le bandiere della legalità, della commemorazione dell'amico e collega Basile e della richiesta di una svolta che assicuri alla giustizia tutti gli assassini di Peppino Basile.
Il Partito dei Comunisti Italiani e la Federazione Giovanile Comunisti Italiani, nella loro interezza, vedono invece che l'unica cosa chiara in tutta questa vicenda, che sta assumendo i toni della farsa e del grottesco, è che esiste un unico partito, piuttosto trasversale alla destra e alla sinistra, con l'aggiunta di soggetti esterni alla politica, che preme e fa sì che si continui a creare odio, rancore e divisione nella città. Che senso ha infatti un manifesto dove si continua a spargere pettegolezzo e veleni, dove invece di rasserenare gli animi si continua a buttare benzina sul fuoco delle polemiche, con il chiaro scopo di allontanare dall'organizzazione della manifestazione del 15 dicembre alcune componenti politiche e sociali, dove si vuole sconfessare il consigliere Giannuzzi, ideatore di questa iniziativa, mettere in imbarazzo il PdCI, che per primo ed in maniera ufficiale ha aderito a detto evento, per poi, questo il vero obbiettivo perseguito da alcuni personaggi ed esponenti politici del locale PdL, far saltare il clima di unità, faticosamente raggiunto, per continuare a tenere questo clima, schifoso ed irrespirabile???
Ci domandiamo: ma non era proprio il sindaco e qualche suo assessore (di qualcun altro stentiamo a capire la posizione in merito, salvo mandare a dire in giro che "mi sento schifato e sdegnato da questa situazione") che invocavano all'unità e alla compattezza, intorno al Consiglio comunale, che miravano ad una sorta di pacificazione? Perché insistere allora su cose già dette e ridette? Perché organizzare una manifestazione unitaria, dire a qualcun altro che in passato ci si è sbagliati, dire ancora "scordiamoci il passato" e poi, in maniera provocatoria e contraddittoria, dare alle stampe un manifesto in cui si ha il dente avvelenato contro qualcuno e si rivanga per primi le polemiche passate, gettando così veleni a non finire??? Se proprio si doveva rispondere a qualcuno, che senso ha farlo ora, in clima a fatica rasserenato, dove la cenere calda delle polemiche strumentali cova ancora? Perché non si è risposto prima? Conviene forse a qualcuno della maggioranza stessa questo tipo di aria velenosa, sterile e che paralizza la normale vita politica della Città di Ugento?
Sono domande che i comunisti ugentini si pongono, e che crediamo che ogni persona di buon senso si ponga.
Il momento è grave, molto grave e serio, e non serve la discordia anzi… serve unità e concordia per ristabilire un clima di serenità e correttezza e per evitare che qualcuno, proprio come sottolineato dalla stessa maggioranza, e dai sottoscritti denunciato da mesi, cavalchi l'onda dell'antipolitica e destrutturi, delegittimi e destabilizzi l'intero tessuto politico, sociale e istituzionale di Ugento.

IL COMITATO DIRETTIVO
Silvana Basile
Cristina De Gaetani
Antonio Preite
Luca De Gaetani
Luigi Molle
Angelo Minenna (segretario)
IL COORDINAMENTO FGCI
Luca De Gaetani (coordinatore)
Luciano Bortone
Umberto De Gaetani
Giorgio Chirivì
Gianluca Cucci


Il comitato Pro-Basile leggendo il manifesto affisso dall'amministrazione comunale di Ugento tiene a precisare quanto segue.
Sino ad oggi il grande movimento di sensibilizzazione delle coscienze è stato creato e portato avanti proprio da questo comitato assieme agli amici storici del povero Peppino Basile e non certo da parte delle istituzioni locali e provinciali.
Se qualche voce anonima ha indicato agli inquirenti indizi ovvero elementi di prova per la ricostruzione del fatto delittuoso significa che ad Ugento vi è quella paura che spesso contraddistingue i nostri paesi del sud Italia: chi parla in forma anonima non si sente sicuramente garantito.
Ci fa piacere che l'amministrazione si sia ravveduta circa l'utilità della partecipazione sociale e politica per fornire elementi utili ai fini delle indagini, ma la stessa interviene a tal fine con estrema tardività.
Chiaro è che la cittadinanza ha bisogno di unità e di fare fronte comune, senza alcuna distinzione partitica, al fine di invocare ed ottenere Verità e Giustizia per Peppino; Verità e Giustizia invocata sin dalla prima ora da questo comitato ed oggi impropriamente utilizzata da alcuni amministratori.
La lealtà politica ed umana che ci contraddistingue di fronte a tali eventi ci porta alla ricerca non di un colpevole di comodo, bensì del o dei colpevoli nonché del o dei mandanti di questo efferato omicidio.
La strategia della denuncia non porterà alcun risultato, anzi lacererà ancor di più il tessuto sociale di questa comunità.
Se i cittadini hanno trovato il coraggio di partecipare e di raccontare ciò che probabilmente ed eventualmente potrà essere determinante ai fini delle indagini rivolgendosi a Don Stefano, non è certo colpa di quest'ultimo se viene visto come persona affidabile a raccogliere confidenze e racconti, puntualmente riferiti agli inquirenti dallo stesso parroco.
La marcia organizzata in memoria di Peppino è utile se servirà a creare un clima di collaborazione fattiva, leale e trasparente, ma se dovrà servire solo per mostrare la forza numerica dei partiti organizzatori allora non ha alcuna valenza sociale e culturale. Tale marcia, a nostro parere, alimenterà veleni e fratture all'interno della società ugentina, perché ha assunto atteggiamenti provocatori.
Il comitato Pro-Basile continuerà a condurre la sua attività, al fine di capire chi e perché è stato ucciso Peppino e ridare serenità e tranquillità a tutta la comunità ugentina, la quale si contraddistingue per la sua vitalità culturale, lavorativa e sociale.
Ugento non può perdere questa battaglia di legalità: la gente onesta non può essere confusa da un numero esiguo di delinquenti che la notte del 14 giugno ha offeso la libertà e la dignità di un Popolo.

Salvatore De Mitri
rappresentante Comitato Pro Basile


4 dicembre 2008
Rotta l'omertà. Qualcuno sa


Qualcosa è uscito fuori, l'altro ieri, dai circa 30 interrogatori che hanno avuto luogo presso la caserma dei carabinieri di Ugento. Il pm Giovanni De Palma, con i poliziotti della Squadra Mobile ed i carabinieri del Reparto operativo sono ritornati nella città di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori ucciso nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi. Qualcuno sa. E stavolta quel qualcuno qualcosa ha detto. Che le grida strazianti del politico, ad esempio, si sono sentite anche a distanza di centinaia di metri dall'abitazione dell'uomo, dove si è consumato il delitto. E che gli assassini non sono passati del tutto inosservati. Tutte dichiarazioni preziose, soprattutto alla luce di ciò che, invece, avevano dichiarato i vicini di casa di Basile. E cioè che non si fosse sentito nulla, in quella notte, e che l'omicidio si fosse consumato nel più assoluto silenzio.
Per queste ragioni due dei vicini saranno nuovamente interrogati; i due che quest'estate vennero messi sotto inchiesta per false dichiarazioni al pubblico ministero.
Sembra dunque che uno squarcio al velo di omertà che fino ad oggi ha coperto la vicenda sia stato praticato. Le indagini hanno trovato nuovo slancio. Ed un buon punto dal quale ripartire.


4 dicembre 2008
Interrogatori fino a notte


Le indagini sulla morte di Peppino Basile, consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori, ucciso alle porte della sua casa di Ugento nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi, non si erano mai arrestate. Ieri, tuttavia, esse hanno subito una decisa accelerazione. Una decina di persone, infatti, sono state convocate presso la caserma dei carabinieri della locale stazione per essere interrogate. Sulla loro identità è stato mantenuto il più stretto riserbo ma è possibile che esse facessero parte del gruppo di 150 persone già sentite dal sostituto procuratore Giovanni De Palma tempo addietro.
Accompagnato dagli uomini del Reparto operativo dell'Arma di Lecce il magistrato si sarebbe intrattenuto a lungo, dopo le dieci della sera, con due donne in particolare. Non si sa se esse avessero rapporti stretti con Basile e quindi possano condurre al movente del suo omicidio oppure se siano a conoscenza dei fatti accaduti. Resta da capire anche se ci sia una relazione tra gli interrogati di ieri e i nomi riportati nell'ultima delle lettere inviate a don Stefano Rocca, parroco di Ugento, una decina di giorni fa. In quella missiva anonima, infatti, si facevano i complimenti all'operato del sacerdote, si indicavano alcune persone tra le quali indagare e si definiva l'omicidio del politico ugentino un'esecuzione studiata a tavolino. Sono tanti i misteri da sciogliere. Al momento non è dato sapere se alcuni di essi abbiano trovato soluzione negli interrogatori di ieri sera.


18 novembre 2008
"Omicidio preparato a tavolino"


Ancora una lettera a don Stefano. Una lettera, stavolta, dai toni amichevoli. L'anonimo autore della missiva si è infatti prima complimentato con l'operato del parroco e poi ha fatto i nomi. Cinque o forse più nomi che avrebbero delle relazioni con l'omicidio di Peppino Basile, l'esponente politico dell'Italia dei valori, consigliere comunale e provinciale per quel partito. Nomi, pare, sia di politici sia di pregiudicati che avrebbero, stando alle dichiarazioni riportate dallo sconosciuto mittente, preparato a tavolino l'assassinio. Nomi già presenti nella lista dell'inquirenti. Probabilmente già interrogati nei giorni successivi al fatto. Non sarebbe una lettera intimidatoria, dunque, quella che ieri Giovanni Bono, dirigente del Commissariato di Polizia di Taurisano, ha consegnato al magistrato unitamente agli atti relativi. Ma una lettera di indicazioni. Depistaggi? E' ancora presto per dirlo.


18 novembre 2008
Tensione ad Ugento. Giannuzzi chiede un consiglio urgente


Dopo gli atti intimidatori ad Angelo Minenna, consigliere ugentino del partito dei Comunisti italiani, Fortunato Giannuzzi, vicepresidente del consiglio comunale di Ugento (Democrazia cristiana), ha depositato una richiesta di convocazione urgente dell'assise comunale per discutere una mozione in tema di legalità e sicurezza. Riportiamo il testo integrale della mozione.

MOZIONE IN TEMA DI LEGALITA' E SICUREZZA CITTADINA
d'iniziativa del Consigliere Fortunato Giannuzzi-Daniele

IL CONSIGLIO COMUNALE DI UGENTO
in ogni sua componente politica

Premesso che:
1. la notte del 14 giugno 2008 è stato brutalmente assassinato il Consigliere comunale e provinciale Peppino Basile;
2. da quella maledetta notte, si sono verificati in Città, a breve distanza di tempo, episodi gravi di tipo minaccioso e intimidatorio nei riguardi del parroco della Parrocchia "San Giovanni Bosco", don Stefano Rocca, impegnato costantemente a far luce sul delitto del consigliere Basile, episodi che hanno sottolineato la urgente necessità di provvedere al miglioramento del controllo del territorio, di elevare la vigilanza, la prevenzione e la repressione di simili fenomeni che provocano un intollerabile senso di insicurezza nei cittadini;
3. occorre interpretare pienamente, con forza e risolutezza, il senso di sdegno, di rifiuto della violenza e di sostegno alla legalità espresso in molteplici occasioni da tutta la Città di Ugento, a partire dalle Istituzioni locali, dalle forze politiche tutte, dalle Istituzioni religiose, dall'associazionismo e dalla società civile;
4. deve essere espressa sincera solidarietà a don Stefano Rocca rivolgendogli un doveroso tributo di riconoscenza per la sua azione svolta a favore dei cittadini di Ugento e per il suo esemplare e spontaneo impegno per la legalità;

considerato che
1. la sicurezza dei cittadini è la priorità del vivere civile e deve essere difesa con intransigenza, essendo ad essa imprescindibilmente legato non solo il livello della qualità della vita in città, ma le stesse prospettive di sviluppo economico e di stabilità sociale del territorio;
2. sono da rilanciare le iniziative per ottenere maggiori stanziamenti utili ad aumentare il personale, i mezzi e le strutture a disposizione delle Forze dell'Ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Municipale) per il contrasto e la repressione della criminalità, organizzando e coordinando sul territorio una presenza costante anche nelle ore notturne;
3. le Istituzioni e i cittadini di Ugento, al di là di ogni distinzione politica, devono saper recepire, interpretare e sostenere con fermezza la diffusa esigenza di legalità, condannando con forza ogni vile azione criminale e contrapponendosi in maniera unitaria agli episodi di violenza e di intimidazione verificatisi nella nostra realtà territoriale;

Tanto considerato e premesso

Il Consiglio Comunale della Città di Ugento

Con voti favorevoli ………, contrari ……… e astenuti ………

1. ribadisce il comune impegno a favore della legalità, a tutela della sicurezza dei cittadini e il sostegno a ogni azione di prevenzione e contrasto della criminalità;
2. esprime solidarietà a don Stefano Rocca, parroco della Parrocchia "San Giovanni Bosco", vittima di intollerabili episodi intimidatori verificatisi nelle scorse settimane;
3. esprime sostegno all'attività di indagine e all'azione di contrasto e di repressione portata avanti dalla Magistratura e dalle Forze dell'Ordine, affinché anche con le Istituzioni civili e religiose esplichino un'azione corale di prevenzione e di reazione più efficace rispetto ai tragici eventi che hanno interessato la Città di Ugento dall'efferato delitto del consigliere Peppino Basile fino ad oggi;
4. impegna il Sindaco e la Giunta Comunale ad assumere ogni iniziativa al fine di ottenere dai competenti organi dello Stato il rafforzamento del personale delle forze dell'ordine, con mezzi e strutture adeguate, e a verificare la possibilità di adeguare e ampliare l'organico a disposizione della Polizia Municipale di Ugento, onde consentire una presenza capillare e continua nel capoluogo e nel vasto territorio comunale;
5. aderisce fin da ora, in ogni sua componente politica, ad ogni manifestazione unitaria a favore della legalità, contro la violenza e per la sicurezza dei cittadini, promossa e organizzata con il coinvolgimento reale di tutte le Istituzioni locali, provinciali, le associazioni, i comitati, le forze sociali e imprenditoriali della città;
6. Dispone la pubblicizzazione della presente Mozione a mezzo di manifesti murali sull'intero territorio comunale;
7. Dichiara, previa separata votazione, il presente atto immediatamente esecutivo ai sensi dell'art. 134 del D.Lgs. n. 267/2000.

Avv. Fortunato Giannuzzi – Daniele
Capogruppo Consiliare della Democrazia Cristiana


20 ottobre 2008
Ugento. Intimidazioni ad un consigliere


Potrebbe non essere stato un semplice atto vandalico. Potrebbe aver significato di più. Anche perché è arrivato a poche ore dalla conclusione della serata di riflessione "Educhiamo alla legalità" che aveva avuto luogo presso l'oratorio di Ugento. Una specie di risposta, una nuova sfida lanciata a chi la legalità ce l'ha a cuore. A chi si è battuto, da uomo e da politico, per tutelare gli interessi della collettività. Stavolta ad essere preso di mira è stato Angelo Minenna, consigliere comunale ugentino per il partito dei Comunisti italiani. Eletto nel 2006 nella lista civica "Città Futura". Nella notte tra sabato e domenica, qualcuno ha frantumato il parabrezza della sua Fiat Panda, parcheggiata in strada, sotto casa. Il rumore del vetro che si infrangeva e l'abbaiare di un cane hanno messo in allarme il consigliere. Che è uscito per strada in tempo per vedere un'auto che si allontanava e per constatare l'accaduto. Dice di non avere paura Minenna, ma riconosce anche che l'episodio sia da collegare con i fatti che stanno scuotendo Ugento da alcuni mesi. Prima l'omicidio di Peppino Basile, consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori (nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi), poi le minacce al parroco don Stefano Rocca. Con il conseguente clima di tensione che ne è derivato.
Minenna tra l'altro è una figura molto attiva all'interno del consiglio comunale. La sua attività politica potrebbe aver infastidito qualcuno. Oggi il giovane consigliere sarà ricevuto dal prefetto assieme ad Eugenio Ozza, sindaco di Ugento. Dopo don Stefano Rocca, anche lui è finito nel registro dei minacciati.
Leggi tutte le interrogazioni di Minenna.


16 ottobre 2008
Nuove minacce di morte a don Stefano


Un'altra telefonata al Commissariato di Polizia di Taurisano. Esattamente quattro mesi dopo l'omicidio di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale di Ugento ucciso a coltellate sotto la porta di casa. "Don Stefano parli troppo, finiscila o vengo e ti ammazzo". Destinatario delle minacce è don Stefano Rocca, parroco di Ugento, che dal momento dell'assassinio ha esortato i cittadini a parlare e a non nascondersi dietro la paura. Nelle scorse settimane don Stefano era stato fatto oggetto di diversi atti intimidatori, come delle lettere anonime, dei volantini trovati per caso in un vecchio deposito, una telefonata, tutti contenenti il chiaro "invito" al parroco a lasciar perdere la battaglia contro l'omertà.
Poco più di 24 ore erano passate dal colloquio che Rocca aveva avuto con Giovanni de Palma, sostituto procuratore, il quale aveva voluto incontrarlo in quanto persona informata dei fatti a proposito della serie di intimidazioni subite. Da quel colloquio sarebbe emerso che l'autore della prima telefonata avrebbe presto avuto un nome. Ed ecco la seconda telefonata, quasi una nuova sfida all'uomo di Chiesa.
Don Stefano ha dichiarato di essere preoccupato da ciò che sta accadendo ad Ugento, ma di non avere paura. "Qualcuno comincia a non salutarmi più – ha raccontato – e questo mi addolora. Sento che almeno la metà della popolazione non mi avvicina, forse per timore".
Intanto sabato prossimo alle ore 19 proprio nell'oratorio di don Stefano si svolgerà la serata di riflessione "Educhiamo alla legalità", alla quale prenderanno parte Vito De Grisantis, vescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce, Pino Arlacchi, fondatore della Dia, don Luigi Merola, Rita Borsellino, don Raffaele Bruno, cappellaio del carcere di Lecce, Salvatore De Mitri, rappresentante del comitato "Pro Peppino Basile", Roberto Viva e Vito Rizzo, rappresentanti del comitato "Io conto". L'incontro sarà moderato da Luigi Russo, presidente del Centro Servizi Volontariato Salento. Al termine della Serata,presso il campo sportivo dell'oratorio, si terrà l'esibizione dei Sud Sound System.


2 ottobre 2008
Il vescovo dà fiducia a don Stefano


Vito De Grisantis, vescovo della diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca, ha ribadito, in una nota, la propria piena fiducia nei confronti di don Stefano Rocca, il parroco di Ugento che nei giorni scorsi è stato oggetto di atti intimidatori che lo invitavano a non interessarsi del "caso Basile". Riportiamo, di seguito, il testo integrale della sua lettera.

In questi giorni un forte clamore mediatico è stato riservato nella nostra provincia alla situazione di Ugento, a partire dalle affermazioni che ho fatto nell'omelia dei Santi Medici, alcune distorte dai giornali, staccate dal loro contesto, e continuando poi con affermazioni e dichiarazioni di altri interessati alla vicenda. Tengo a ribadire quanto segue:
Compito della Chiesa è quello di annunciare il Vangelo, buona notizia dell'amore di Dio per l'uomo, ogni uomo, incarnandolo nella realtà. Pertanto Essa non può restare inerme di fronte al male, che offende l'uomo, da qualunque parte esso provenga. Il male si combatte innanzitutto con la vita di preghiera e con le armi della fede, poi con la riflessione e il dialogo, infine con la denuncia, il cui fine è sempre quello di stimolare a "non lasciarsi vincere dal male ma a vincere il male col bene" ricordando sempre come cristiani di "non rispondere mai al male col male, all'offesa con l'offesa".
Ribadisco la completa fiducia nei confronti di Don Stefano Rocca, che ho appoggiato e appoggio nella sua richiesta di non lasciare cadere il silenzio sull'omicidio Basile, di collaborare da parte di tutti alla giustizia e di operare sempre e dovunque a favore della legalità, a cui educare come espressione, per noi, del comandamento dell'amore verso tutti e il bene comune. Fin qui il suo compito. Tocca ora a chi di dovere, alle varie organizzazioni laicali, a cominciare dal neonato "Comitato pro Basile", alle varie istituzioni politiche e sociali a ciò deputate, ai genitori, alla Scuola fare in modo che questi appelli non cadano nel vuoto.
Allo stesso tempo sottolineo il profondo rispetto per le autorità civili che governano la città di Ugento, alle quali chiedo di proseguire con maggiore, concorde e deciso impegno a lavorare per la costruzione del Bene Comune rifuggendo sempre interessi di parte.
Grande rispetto anche per le forze dell'Ordine e della Magistratura, impegnate in questi mesi a comprendere gli intrecci e le situazioni, che hanno macchiato Ugento di un delitto così grave come quello del consigliere Basile.
E' mio profondo desiderio che vengano smorzati gli accesi toni delle polemiche, e superata con la buona volontà di tutti questa situazione di conflittualità vera o presunta, sulla quale si è generata una eccessiva attenzione mediatica. Per cui d'ora in poi non concederò interviste su questa vicenda.

Vito De Grisantis
vescovo diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca


30 settembre 2008
Terza interrogazione di Zazzera sul caso Basile. Il Tacco citato come fonte


ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere -

premesso che:

è ancora irrisolto il tragico omicidio del Consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei Valori Giuseppe Basile, avvenuto il 15 giugno scorso ad Ugento (Lecce);

l'attività politica del Consigliere, le sue battaglie soprattutto sulle tematiche della speculazione edilizia e delle lottizzazioni probabilmente hanno «dato fastidio a qualcuno»;

circa tre anni fa Basile aveva trovato dei bossoli nella sua cassetta delle lettere e qualche mese prima di morire, davanti alla porta dell'abitazione, una testa di animale mozzata;

l'odio di qualcuno verso Basile è stato addirittura dichiarato sulle mura di Ugento, con scritte minacciose come «Basile devi morire», «Basile muori», «Basile sei nulla»;

dette scritte sono rimaste a tutti visibili per circa due anni e sono state rimosse solo qualche ora prima del funerale di Basile dall'amministrazione comunale;

dalla stampa risulta che alla Questura di Lecce siano stati interrogati cinque giovani sospettati di aver minacciato il consigliere ugentino con le ingiuriose scritte sui muri; trattasi di ragazzi molto giovani ma tutti maggiorenni, «alcuni dei quali impegnati in movimenti politici e fra loro vi sarebbe anche il nipote di un amministratore di Ugento» (Nuovo Quotidiano di Puglia, 4 luglio 2008);

un articolo del 7 luglio 2008 pubblicato sul sito www.iltaccoditalia.info riporta le parole di uno degli autori delle scritte: «Le scritte sui muri sono nostre; ma non l'abbiamo ucciso noi»; lo avrebbero fatto per gioco, quasi per amicizia con il consigliere, del quale non condividevano l'orientamento politico. «Noi eravamo tesserati in AN; con Peppino ci facevamo scherzi a vicenda ma ci volevamo bene; non avremmo avuto motivi di ucciderlo»

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti nella presente interrogazione, e se - fatti salvi gli accertamenti di competenza della magistratura - stia adeguatamente monitorando i potenziali problemi di ordine pubblico.
(4-01171)


29 settembre 2008
Minacce a don Stefano Rocca. Zazzera: "Il ministro che fa"?


Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01139
presentata da
PIERFELICE ZAZZERA
giovedì 25 settembre 2008, seduta n.055

ZAZZERA. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

la notte tra il 14 ed il 15 giugno ad Ugento (Lecce) è stato assassinato il consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei Valori Giuseppe Basile nei pressi della sua abitazione;

l'omicidio particolarmente efferato era stato preannunciato da diverse minacce dirette al consigliere, noto per la determinazione nel salvaguardare i diritti dei cittadini e dell'ambiente;

Basile si è distinto per la costante attività di opposizione all'abusivismo e in difesa del territorio, e poco prima della tragedia risulta «sia riuscito a bloccare il tentativo di sbancamento avviato in una zona ad alto interesse paesaggistico nei pressi del convento della Madonna del Casale» (Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 16 giugno 2008);

sempre dalla stampa appare chiaro che le continue denunce politiche di Basile possano aver «dato fastidio a qualcuno» e sebbene le cause del delitto non siano ancora state chiarite, il sospetto è che possa trattarsi di «un sofisticato assassinio mafioso mascherato da omicidio rurale» (Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 16 giugno 2008), del resto un «intricato affare politico-amministrativo» non sarebbe fatto nuovo nella provincia di Lecce;

il parroco di Ugento Don Stefano Rocca in più occasioni anche attraverso la stampa ha chiesto verità giustizia sull'omicidio Basile e ha denunciato una cappa di omertà nel paese;

ad agosto nel corso della manifestazione nota come «Notte della Taranta» a Melpignano veniva rimosso dalle forze di polizia uno striscione in ricordo di Basile, cosa che si ripeteva alcune settimane dopo presso il comune di Ugento in occasione della visita del Prefetto, dottor Mario Tafaro. Anche in questa occasione il parroco Don Stefano Rocca ha fatto sentire la sua voce per l'ingiustificata rimozione di striscioni in ricordo di Basile;

dopo questi episodi il 10 settembre 2008 la stampa riportava la notizia di due lettere anonime, di cui una a sfondo minatorio, recapitate al parroco di Ugento, Don Stefano Rocca, ed in un garage abbandonato diversi volantini contenenti messaggi analoghi;

nella lettera veniva scritto «smettila di fare il protagonista, smettila di fare il politico leader, smettila di fare il sindaco ombra, pensa a fare il parroco e alla formazione dei giovani», nel volantino raffigurante l'immagine della Madonna compariva la scritta «Don Stefano, conza mbrelli, ca è meiu» (Don Stefano, ripara gli ombrelli, che è meglio);

all'interrogante risulta che il 17 settembre, intorno alle ore 18.00, presso gli uffici della Questura di Lecce sarebbe giunta una telefonata al 113 contenente una espressa minaccia di morte, testualmente: «stasira ccitimu don stefano quidhu ca cunta mutu» (questa sera uccidiamo Don Stefano quello che parla troppo) -:

se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei gravi fatti descritti in premessa e se sì, quali provvedimenti urgenti intenda assumere al fine di impedire il ripetersi di fenomeni criminosi in provincia di Lecce.(4-01139)


9 settembre 2008
Lettere anonime al parroco: "Smettila"


Due lettere anonime sono state recapitate ieri per posta all'indirizzo di don Stefano Rocca, il parroco della chiesa di San Giovanni Bosco di Ugento, protagonista, nelle ultime settimane, di accese polemiche con il sindaco della città. Il sacerdote aveva nei giorni scorsi invitato i cittadini a rompere il silenzio sull'omicidio di Peppino Basile, il consigliere di Italia dei valori, ucciso ormai tre mesi fa.
In una delle buste ricevute da don Stefano era contenuta una fotografia di don Camillo e Peppone, protagonisti di un celebre film, il parroco ed il sindaco. Nella seconda lettera, invece, poche parole scritte al computer: "Smettila di fare il protagonista, smettila di fare il politico leader, smettila di fare il sindaco ombra, pensa a fare il parroco e alla formazione dei giovani".
Ma non finisce qui. Perché ieri un uomo ha rinvenuto, in un garage di sua proprietà in disuso nelle vicinanze della parrocchia, dei volantini recanti, accanto ad un'immagine della Madonna, la scritta "Don Stefano, conza ‘mbrelli, ca è meiu". Non si sa ancora se altri volantini di quel tipo siano stati effettivamente distribuiti in città. Don Stefano ha sporto denuncia contro ignoti ai carabinieri della stazione ugentina.
Il sindaco non si è espresso in merito all'accaduto; "mi sembrano episodi goliardici - ha commentato -. A parte l'altra lettera, ma aspetto di saperne di più".


8 settembre 2008
"Vincete la paura ed il silenzio"


Nella conferenza stampa che si è tenuta ieri presso la sede provinciale di Italia ei valori, il partito ed il comitato Pro Basile hanno voluto lanciare un messaggio preciso alla gente. A chiunque sappia qualcosa, ai cittadini, ai conoscenti di Peppino Basile, il consigliere dipietrista ucciso lo scorso 15 giugno, hanno voluto dire. "Non abbiate paura".
A questo serve il sito internet che è stato presentato ieri www.comitatoprobasile.it. A non dimenticare il delitto; a non dimenticare che i colpevoli non sono ancora stati scoperti, che ogni dettaglio potrebbe essere un utile indizio per gli inquirenti.
Nel corso dell'incontro il comitato ha anche consegnato nelle mani di Vittorio Rochira, questore di Lecce, un documento che indica le tre piste da approfondire e verificare: si batte il movente politico-amministrativo e si citano le principali battaglie di Basile-politico, ovvero il parco eolico, il villaggio turistico costruito nell'area protetta, la discarica Burgesi dove, pare, che i rifiuti pericolosi, piuttosto che smaltiti, venissero sotterrati.
Il sito internet del comitato potrebbe aiutare i cittadini a rompere il silenzio e a vincere la paura.
Se lo augurano Pierfelice Zazzera, deputato di IdV, Federico Pirro, dirigente regionale di IdV, Giuseppe Caforio, senatore del partito, Francesco D'Agata, segretario provinciale. E tutti i membri del comitato, Gianni D'Agata, Carlo Madaro, Salvatore De Mitri, il consigliere comunale di Ugento Gianfranco Coppola.


8 settembre 2008
Lo stato delle indagini? Oggi la conferenza di Italia dei valori


Per non dimenticare l'omicidio di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori, ucciso lo scorso 15 giugno ad Ugento, e per dare conto del corso delle indagini, Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell'Italia dei Valori, e Francesco D'Agata, responsabile provinciale dell'Italia dei Valori, hanno indetto una conferenza stampa che avrà luogo alle ore 10 di oggi presso la nuova sede provinciale del partito in viale Lo Re a Lecce.
All'incontro prenderanno parte Pierfelice Zazzera, deputato di IdV; Giuseppe Caforio, senatore di IdV; i membri del comitato "Pro Basile", ovvero Carlo Madaro, Giovanni D'Agata, Gianfranco Coppola, Salvatore De Mitri e Francesco D'Agata.
Nell'occasione si farà il punto sullo stato delle indagini e verrà presentato il progetto del sito internet del comitato "Pro Basile"; verrà inoltre presentato il lavoro di ricostruzione dell'attività politica del consigliere ugentino, delle battaglie portate avanti soprattutto sui temi della speculazione edilizia e sulle tematiche ambientali.


4 settembre 2008
Zazzera accusa; Mantovano replica


"Tre tesserati di An sarebbero stati interrogati dalla polizia che indaga sull'omicidio di Peppino Basile", il consigliere comunale e provinciale (Italia dei valori) di Ugento, ucciso a coltellate la notte tra il 14 ed il 15 giugno scorso, fuori dalla sua abitazione. Lo ha dichiarato Pierfelice Zazzera, deputato dell'Italia dei valori, che ha aggiunto dei particolari non di poco conto alla sua affermazione: "Il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, sarebbe intervenuto presso la Questura di Lecce mentre erano in corso gli interrogatori dei tre ragazzi, indiziati come esecutori materiali delle minacce a Basile sui muri di Ugento". Ed ha continuato: "Il sottosegretario agli Interni, in una recente intervista ha dichiarato che per l'omicidio del consigliere provinciale di Ugento, Peppino Basile, il movente mafioso non c'entra nulla e che, in Italia, di molti omicidi non si conoscono i colpevoli. Sorprende – commenta Zazzera – la superficialità con cui queste affermazioni vengono rilasciate da un autorevole esponente di governo. Dichiarazioni così avventate del sottosegretario Mantovano che farebbero pensare che egli conosca aspetti dell'inchiesta che a noi sfuggono".
La reazione di Mantovano non ha tardato ad arrivare. "In relazione alle dichiarazioni dell'onorevole Pierfelice Zazzera – ha scritto in una nota l'esponente di Alleanza nazionale – ho provveduto a dare incarico legale per presentare nei suoi confronti querela per calunnia in ordine a quanto mi attribuisce. Nel giudizio, che mi auguro il deputato dell'Italia dei valori accetti, senza trincerarsi dietro l'immunità, documenterò la falsità di ciascuna sua singola affermazione e chiamerò lui e chi ha diffuso le sue calunnie al risarcimento dei danni".


29 luglio 2008
Il movente nelle delibere


Un ordine di esibizione a firma del pm Giovanni De Palma è stato depositato ieri presso la segreteria del Municipio di Ugento, in via Adolfo Colosso, da tre investigatori della Squadra mobile che sta indagando sull'omicidio di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei valori, avvenuto nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi.
Nello specifico, vengono richieste 150 delibere comunali approvate dal gennaio di quest'anno fino al 6 giugno scorso e alcune richieste di atti da parte del consigliere.
Il movente dell'omicidio di Basile si cerca, dunque, nella sua attività politica, nelle carte, nelle sue battaglie più accese.
Gli investigatori stanno passando al vaglio, infatti, i temi che stavano maggiormente a cuore al politico: il complesso turistico all'interno del parco naturale, la concessioni demaniali, le autorizzazioni a costruire, i debiti fuori bilancio, l'impegno per il piano triennale delle opere pubbliche, che era stato motivo di scontro in occasione dell'ultimo consiglio comunale (6 giugno) al quale ha preso parte.
Eugenio Ozza, sindaco di Ugento, si dice tranquillo relativamente all'attività investigativa che si sta svolgendo nelle stanze comunali. "Lasciamo lavorare la magistratura", ha dichiarato, convinto che ogni decisione presa in sede comunale sia stata ponderata in buona fede.


15 luglio 2008
"Gli ispettori sull'attività del Comune"


Pubblichiamo in anteprima l'interrogazione a risposta scritta di Pierfelice Zazzera, parlamentare dell'Italia dei Valori, relativa all'omicidio Basile.
Zazzera ha anche chiesto ufficialmente al ministero dell'Interno di inviare presso il Comune di Ugento degli ispettori ministeriali che possano valutare se l'attività amministrativa sia stata e sia attualmente svolta nella massima serenità, senza pressioni di alcun tipo.

Interrogazione a risposta scritta:

ZAZZERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 14 ed il 15 giugno è stato assassinato il consigliere provinciale e comunale dell'Italia dei Valori Giuseppe Basile;
Giuseppe Basile era stato eletto nel 2006 Consigliere comunale di Ugento (Lecce) ed era Consigliere provinciale subentrante a Madaro;
l'omicidio, particolarmente efferato, è avvenuto ad Ugento vicino al cancello dell'abitazione del consigliere;
dagli articoli di stampa sulla tragedia si evince chiaramente la forte personalità della vittima, la sua determinazione nel salvaguardare i diritti dei cittadini e la fervida passione con cui era solito affrontare l'attività politica;
in particolare, il Presidente della provincia di Lecce, Giovanni Pellegrino, in una intervista apparsa sul Corriere della Sera di lunedì 16 giugno 2008 ha dichiarato che Basile era «... sempre intento a fare battaglie sulla trasparenza... soprattutto nel campo dell'edilizia»;
le grandi battaglie di Giuseppe Basile infatti sono state soprattutto contro l'abusivismo e le lottizzazioni, ma anche a favore dell'ambiente;
un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 16 giugno 2008 specifica che Giuseppe Basile «di recente era riuscito a bloccare il tentativo di sbancamento avviato in una zona ad alto interesse paesaggistico nei pressi del convento della Madonna del Casale»;
un articolo del Corriere della Sera, di lunedì 16, riporta che la costante attività di Basile contro l'amministrazione comunale e le sue continue denunce politiche possono aver «dato fastidio a qualcuno»;
l'assessore provinciale dell'Italia dei Valori, Carlo Madaro, ha dichiarato che pur non essendoci alcuna denuncia in procura, circa tre anni fa Basile aveva trovato bossoli nella cassetta delle lettere e due mesi fa, davanti la porta di casa, una testa di animale mozzata;
già nel 2003, come risulta dagli atti della procura, ignoti spararono due colpi di arma da fuoco contro l'auto del consigliere;
dalla stampa risulta che le cause del delitto non sono affatto chiare, ma il sospetto è che possa trattarsi di «un sofisticato assassinio mafioso mascherato da omicidio rurale» (Gazzetta del Mezzogiorno, lunedì 16);
del resto, il medesimo articolo di stampa succitato segnala che l'ipotesi del «...tragico epilogo di un intricato affare politico-amministrativo...» non sarebbe fatto nuovo, considerato che sempre in provincia di Lecce, a Nardò circa 24 anni fa, l'uccisione dell'assessore Renata Fonte fu fatta passare per «un banale omicidio di provincia» e per molti anni le indagini furono indirizzate verso questioni personali, mentre tempo dopo si ebbe la certezza dello stampo politico-amministrativo dell'assassinio;
l'11 luglio 2007, sempre ad Ugento, è stato fatto esplodere un ordigno rudimentale davanti al municipio e la notizia dell'evento è stata annunciata dalla stampa (ANSA 11 luglio 2007) contestualmente a quella relativa ad una seduta del consiglio comunale particolarmente agitata cui seguirono addirittura le dimissioni del sindaco;
il 25 agosto 2007, sempre ad Ugento, l'automobile del sindaco Eugenio Ozza è stata data alle fiamme;
l'odio sfrenato di qualcuno nei confronti del consigliere è stato stigmatizzato addirittura sulle stesse mura di Ugento mediante scritte ingiuriose e minacciose rimaste a tutti visibili per almeno due anni, quali «Basile devi morire», «Basile muori», «Basile sei nulla», «Basile = nulla». Dette scritte, sono state rimosse soltanto il giorno prima del funerale;
anche dalle parole dello stesso Basile, riportate da numerose testate giornalistiche, si desume il clima di forte pressione in cui il consigliere era ormai abituato a vivere, in particolare, quando affermava: «Solo le pallottole possono fermarmi. Per farmi tacere, devono uccidermi» -:
se, alla luce dei gravi fatti descritti dalla presente interrogazione, al Ministro interrogato risulti che nel comune di Ugento (Lecce) vi possa essere un condizionamento esterno tale da impedire il sereno svolgimento dell'azione amministrativa;
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere al fine di prevenire e contrastare nuovi fenomeni di criminalità nel territorio in provincia di Lecce.


15 luglio 2008
Omicidio Basile. Mille fiaccole accese

C'erano circa 200 persone, ieri, in piazza Adolfo Colosso, quando il corteo in memoria di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale dell'Italia dei Valori assassinato un mese fa, ha preso il via.
200 persone con i volti turbati e gli occhi bassi. Ma pian piano che esso ha avanzato per le strade della città, percorrendo via Mare e avvicinandosi all'oratorio, altre persone, in rispettoso silenzio, si sono aggiunte. Pare fossero poco meno di mille in tutto.
Le strade erano mute. Si sentiva solo il rumore dei passi e, nell'aria, l'odore delle fiaccole che bruciavano. Quando la folla è giunta vicina a via Nizza, dove viveva il politico, l'emozione è stata fortissima. Lì, alcuni vicini avevano esposto delle lenzuola bianche; lì, quel lampione che illuminò il terribile omicidio, era spento in segno di lutto.
Qualcuno ha polemizzato con gli assenti. Eugenio Ozza, il sindaco di Ugento, e la maggioranza hanno rispettato la promessa. "Non ci saremo - avevano detto - perchè si sta cercando di strumentalizzare un morto". Assente anche Antonio Di Pietro, la presenza del quale si dava per certa fino a poco prima dell'inizio della manifestazione.
Erano presenti, invece, i sindaci di Melissano, Taurisano e Collepasso (Roberto Falconieri, Luigi Guidano e Vito Perrone), gli assessori provinciali Carlo Madaro e Gianni Sergi, e il neoeletto segretario provinciale del Partito Democratico Salvatore Capone. In testa al gruppo del Comitato Pro-Basile, accanto al consigliere comunale Gianfranco Coppola, il parroco don Stefano Rocca.

da IlTaccoD'Italia