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venerdì 27 novembre 2009

"Il mio NO a Berlusconi"

di Lorenzo Tarantino

Su Berlusconi si può dire di tutto, proprio perchè è il personaggio politico italiano più influente di sempre, forse più dello stesso Mussolini e sicuramente più di Padri della nostra democrazia come De Gasperi e Pertini.
La sua influenza però mi sembra tutta orientata al lato negativo della politica, che prima di lui era già messa parecchio male.


Silvio Berlusconi, dopo anni di imprenditoria di successo, entra in politica nel 1994. Nel giro di due mesi fonda un partito, Forza Italia, che vince subito le elezioni. Lo fonda con l'aiuto di Marcello Dell'Utri , che è indagato in CONCORSO
ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA e condannato in due gradi di processo...
Neanche a farlo a posta nel '94, con il primo governo Berlusconi, si interrompono improvvisamente e inspiegabilmente tutte quelle attività mafiose che fecero fuori Peppino Diana, Falcone, Borsellino e che per un soffio non fecero saltare in aria l'Olimpico di Roma.
Comunque dopo quella breve esperienza di governo, otto mesi, Berlusconi torna ad
essere primo ministro nel 2001 fino al 2006 e nel 2008.
In questi anni ricordiamo amabilmente i tentativi di modificare (in realtà stuprare!)
la costituzione come nel caso dell'art. 18 (voleva inserire il licenziamento senza giusta causa) o come nell'estate del 2006 con il referendum, per fortuna vinto dai NO, che avrebbe fatto dell'Italia una Repubblica federale con 20 regioni indipendenti, cioè 20 regioni potenzialmente indipendentiste (come quelle dove c'è la Lega Nord!).
Poi possiamo amabilmente apprezzare i tentativi di Berlusconi di aiutare i suoi amici mafiosi (che lo aiutarono ad entrare in politica...) con lo scudo fiscale che fa rientrare dalla Svizzera tutti quei capitali che sono stati trasferiti li (ricordo che in Svizzera vanno i capitali sporchi, compresi quelli mafiosi e delle associazioni criminali, vista la flessibilità in materia del "Paradiso Fiscale")
oppure l'ultimissimo emendamento della finanziaria che prevede la vendita dei beni confiscati alla mafia ai privati, e non l'affidamento ad istituzioni e associazioni per fini sociali come è ora, in questo modo i mafiosi possono comodamente ricomprare ciò che gli è stato tolto con la confisca ed in pratica Berlusconi ha inventato il riciclaggio del riciclaggio, riciclaggio al quadrato. Ha anche cercato di rendersi
immune al corso della giustizia con il lodo Alfano, che chiaramente è stato dichiarato anticostituzionale visto che è scritto nero su bianche tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza nessuna distinzione ed ora, ultimo regalo (per Natale?) al nostro diritto di essere presi per il culo: il processo breve, che abassa il periodo di proscrizione da 22 a 2 anni. In pratica se in 2 anni non si trova un assassino o delle prove concrete, il processo viene archiviato e non se
ne frega più un cazzo nessuno...tutti sereni compreso l'assassino.
Tra gli altri "meriti" di Berlusconi quello di controllare 6/7 di televisione italiana, quindi anche 6/7 di telegiornali che quotidianamente raccolgono consensi per lui, come in Iran! Inoltre fanno terrorismo mediatico con l'influenza A e la crisi che era finanziaria, ma qualcuno ha voluto scaricarla sul "popolo" ed è
diventata economica; la "favolosa" legge sull'immigrazione (chi di voi non ricorda Belusconi che piange in diretta tv per i migranti albanesi negli anni '90?... rinfrescatevi la memoria qui) che inserisce il reato di immigrazione clandestina e la possibilità per medici di denunciare un immigrato che ha chiesto aiuto!!!, la privatizzazione della Scuola e dell'Università pubblica in atto in questi mesi, così da riportare l'Italia in dietro di quarant'anni: dove i ricchi andavano a studiare e
i poveri a zappare la terra! La rineuclarizzazione del territorio e il disconoscimento delle fonti rinnovabili, grande opportunità per il Sud e l'Italia (ma il sud non è più Italia, il sud ormai è Egitto, Marocco, Algeria, Africa, io sono Africa!), la privatizzazione dell'acqua, il licenziamento (avvenuto durante una visita diplomatica in Bulgaria!!!) del più importante giornalista italiano, Enzo Biagi. Poi ancora il tentativo in atto oggi di mettere le varie istituzioni una contro l'altra, come ormai da un anno accade: la Magistratura è quotidianamente accusata di voler far cadere il governo, di essere comunista, di essere collusa...solo una piccola parte però (questo lo specificano sempre...caga sotto!). Certo! Perchè un presidente che ha decine di processi di cui tre in corso e una maggioranza con personaggi come il già citato Sen. Marcello Dell'Utri, Umberto Bossi, Masimo Maria Berruti, Italo Bocchino e Mario Borghezzo non hanno nulla da nascondere (secondo loro), però nascondono lo stesso...
Infine, quella che personalmente apprezzo di più fra le peculiarità del primo ministro italiano è la straordinaria dote di raccontare barzellette! Come quella
sui comunisti che mangiano i bambini, quella dell'immigrato mangiato da
un leone, quella di Obama abbronzato, quella con la quale l'altro giorno ha aperto il suo intervento ufficiale all'assemblea plenaria delle FAO a Roma pochi giorni fa e quelle che dal 1994 a oggi racconta ogni giorno in Tv, su internet, sui giornali...
Come può un uomo avere tanto consenso dopo tutto ciò? Semplice: fa credere che tutto vada bene, proprio per la sua influenza mediatica (con la quale ho aperto
questo post) e con il controllo delle televisioni.
Oggi ha affermato, nell'ultima esasperata accusa alla magistratura, che l'Italia è
sull'orlo della guerra civile (cosa che ho già detto io, caro Silvio!),
il tutto perchè Fini, suo primissimo alleato, si sta accorgendo nel suo incarico super partes (Presidente del Senato) di quanto male stia facendo Silvio non solo all'economia, all'industria, alla politica, ma a tutti i cittadini italiani, a tutti i giovani come me, che sono contenti di vivere in un paese in cui il Grande Fratello va alla grande e in cui i criminali possono fare strada, possono anche diventare
presidenti del consiglio!

di Lorenzo Tarantino

28 Novembre 2009 - Taranto - Corteo contro l'inquinamento



Inquinamento a Taranto: tutti in corteo il 28 novembre 2009, raduno alle ore 9 in piazzale dell'Arsenale. Dall'adozione delle migliori tecnologie industriali al monitoraggio continuo degli inquinanti, dall'informazione alla popolazione alla costruzione di uno sviluppo ecosostenibile. Ecco in sintesi i dieci punti che porteranno il "popolo inquinato" in piazza a manifestare per il diritto alla salute.

GRANDE MARCIA CONTRO L'INQUINAMENTO1. INQUINANTI, MONITORAGGIO E STANDARD EUROPEI. Prescrizioni restrittive per le emissioni industriali a tutela della salute di cittadini e lavoratori. Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che fissi limiti agli inquinanti secondo standard europei e preveda l'adeguamento degli impianti alla migliori tecnologie in assoluto e salvaguardia dell'occupazione. Copertura completa dei parchi minerali. Piena applicazione delle leggi per la sicurezza sul lavoro. Sistema di monitoraggio delle emissioni industriali complessive e informazione dei cittadini su Internet.

2. ILVA E DIOSSINA. Piena applicazione della legge regionale antidiossina. Controllo 24 ore su 24 con il "campionamento continuo".

3. ENI ED ENIPOWER. No all'incremento della raffinazione e della produzione energetica. Campionamento continuo. No a sondaggi e perforazioni petrolifere nel Golfo di Taranto.

4. OCCUPAZIONE E SVILUPPO ECOSOSTENIBILE. Investimenti per un'economia alternativa alla grande industria . bonifica del territorio, manutenzione urbana, portualità, retroportualità, parco delle gravine, attività agricole, ittiche e turustiche con l'ambiente.

5. RISARCIMENTO MESTIERI TRADIZIONALI. Realizzazione di mappe d'impatto. Sostegno e risarcimento ad allevatori, agricoltori, pescatori ed imprenditori locali rovinati dalle emissioni industriali.

6. INFORMAZIONE DELLA POPOLAZIONE. Applicazione sul territorio della "legge Seveso" sui rischi di incidente rilevante con informazione della popolazione sui piani di emergenza.

7. RIFIUTI. No ad inceneritori e assimilati, sì alla raccolta differenziata porta a porta e all'incremento dei posti di lavoro per la gestione del recupero. No.ad autorizzazioni e ampliamenti di discariche per rifiuti speciali. Sostegno alle lotte dei comitati antidiscarica della provincia di Taranto

8. ENERGIE RINNOVABILI. No al nucleare, sì al risparmio energetico e alle energie rinnovabili.

9. SALUTE, CONTROLLI E RICERCA. Screening dei cittadini per verificare la contaminazione dei cittadini (diossina, arsenico, metalli pesanti, ecc.), realizzazione di un effettivo registro tumori e di mappe epidemiologiche per tutte le patologie legate all'impatto industriale. Attivazione di un Centro Ambiente e Salute ubicato vicino all’area industriale specializzato nei controlli ambientali e sanitari dell'area industriale. Creazione di un polo scientifico-tecnologico di eccellenza in campo ambientale.

10. TUTELA DEL MARE. Rifacimento della condotta sottomarina e tutela del del mare.
Note:

Per altre informazioni consulta il sito di Altamarea: www.google.it/group/altamareanews
La manifestazione è autofinanziata dai cittadini. Per sostenere le spese:
c/c postale n.13579743, intestato a AIL TARANTO Associaz. Italiana contro le Leucemie, Causale: "Altamarea".

da GrandeSalento.org

Spatuzza: Graviano incontro' Schifani. Il Senatore annuncia querele

di Silvia Cordella
È un vento che non sembra cessare quello che sta disturbando i sonni quieti delle “alte” stanze romane. Un vento che porta con sé i detriti di un passato che ha deciso di ritornare per scrollarsi di dosso i suoi più pesanti fardelli ed indigeribili segreti.
Questa volta sono i presunti rapporti del Presidente del Senato Renato Schifani con Filippo Graviano, autore, insieme al fratello Giuseppe, della strategia stragista del ’93, a riempire le pagine delle cronache italiane. A parlarne è Gaspare Spatuzza, ex luogotenente dei capimafia di Brancaccio che in una nota del 26 ottobre 2009 alla Dia ha fatto mettere per iscritto di essere stato testimone diretto, nei primissimi anni Novanta, di un incontro fra il boss e la seconda carica dello Stato. Spatuzza, interrogato dai pm di Firenze sugli appoggi politici e imprenditoriali dei Graviano a Milano, ha riferito: “In proposito preciso che Filippo talvolta utilizzava l’azienda Valtras dove lavoravo, come luogo d’incontri. Accanto a questa c’era il capannone di cucine componibili di Pippo Cosenza dove pure si svolgevano incontri, dove ricordo di avere visto diverse volte la persona che poi mi è stata indicata essere l’avvocato del Cosenza. Preciso che in queste circostanze questa persona contattava sia il Cosenza che il Filippo Graviano in incontri congiunti. La cosa mi fu confermata da Filippo a Tolmezzo allorquando commentando questi incontri Graviano (all’epoca non latitante, ndr) mi diceva che l’avvocato del Cosenza, che anche io avevo visto a colloquio con lui, era in effetti l’attuale Presidente del Senato. Preciso che anche io avendo in seguito visto Schifani sui giornali e in televisione l’ho riconosciuto come la persona che all’epoca vedevo. Cosenza è persona vicina ai Graviano con i quali aveva fatto dei quartieri a Borgo Vecchio, ben conosciuta anche da Giovanni Drago”. Parole pesanti per Schifani che oggi ha immediatamente respinto annunciando querela: “Non ho mai avuto rapporti con Filippo Graviano e non l’ho mai assistito professionalmente. – ha detto - Questa è la verità. Sia chiaro: denuncerò in sede giudiziaria, con determinazione e fermezza, chiunque, come il signor Spatuzza, intende infangare la mia dignità professionale, politica e umana, con calunnie e insinuazioni inaccettabili. Sono indignato e addolorato. Ho sempre fatto della lotta alla mafia e della difesa della legalità i valori fondanti della mia vita e della mia professione. I valori di un uomo onesto”.
Un’“integrità” che Schifani ha messo in pratica durante la sua carriera difendendo, come avvocato civilista, anche uomini in odor di mafia come tale Giuseppe Cosenza. Un imprenditore ora attempato a cui la Finanza, tra il 1996 e il 1998, aveva sequestrato un patrimonio da 10 milioni di euro per aver costruito, secondo una sentenza di Palermo, un residence e degli appartamenti con denaro mafioso.
Naturalmente difendere uomini di mafia non è reato. Non lo è nemmeno incontrarli in luoghi estranei al proprio lavoro né intrattenersi a parlare con loro. Per questo il nostro sistema è decisamente garantista. Inchiodare un politico che ha avuto scambi con personaggi equivoci è molto difficile. Le prove devono essere di ferro, partendo innanzitutto dal fatto che occorre verificare la consapevolezza di aiutare un mafioso in quanto tale. Cosa difficilissima da accertare visto che tutti i rapporti tra ambienti della criminalità organizzata e cosiddetti “colletti bianchi” vengono sistematicamente mediati da altri insospettabili soggetti. Ma esiste una questione morale che i politici sono tenuti a rispettare rigorosamente che impone soprattutto la massima trasparenza. Dunque, se le parole di Spatuzza sull’incontro tra Graviano e Schifani fossero confermate, allora, il presidente del Senato dovrebbe chiarire la sua posizione e ammettere le sue responsabilità che, a quel punto, diventerebbero incompatibili con la sua alta carica di Governo.

Una conferma che potrebbe arrivare presto perché la Direzione investigativa antimafia (che nel frattempo ha passato queste dichiarazioni ai colleghi palermitani del processo Dell’Utri) avrebbe già accertato che il pentito di Brancaccio era in effetti il guardiano della Veltras. Il luogo dove, secondo il collaboratore, Graviano si sarebbe incontrato con Schifani.
Nel frattempo al Presidente del Senato sono state rafforzate le misure di sicurezza dopo una lettera contenente minacce di morte nei suoi confronti. Minacce, secondo le agenzie, riconducibili ad ambienti mafiosi arrivate due giorni fa per posta, alla Presidenza di Palazzo Madama. Nella lettera si sostiene che il politico sarebbe “nell’occhio dei picciotti” e che “i cosiddetti perdenti sono per la resa dei conti”. Quasi a evocare una ritorsione mafiosa per promesse mancate.
Vero è che gli incontri tra il presidente del Senato e uomini dal pedigree mafioso ritornano nel tempo come una costante. Già il 4 maggio 1998 i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, captando una conversazione tra Nino Mandalà (capo della famiglia mafiosa di Villabate) e Simone Castello (uomo vicinissimo a Provenzano), erano incappati nel suo nome. Il primo, poco prima di essere arrestato, con toni rancorosi, aveva rivendicato a sé l’introduzione dell’avvocato Schifani (prima del suo ruolo politico) come esperto consulente nel comune di Villabate. Un compito che il capomafia aveva “suggerito” per l’amicizia che lo legava all’on Enrico La Loggia (oggi deputato e membro della Commissione Affari Costituzionali del Presidente del Consiglio), al tempo, capo ufficio dello studio legale in cui Schifani lavorava.
Secondo Nino Mandalà i due gli avevano girato le spalle proprio nel momento in cui egli, nel 1995, con l’arresto del figlio Nicola (poi incastrato per aver protetto la latitanza di Provenzano, ndr), era venuto a trovarsi in una situazione di difficoltà. Entrambi, anziché tendergli la mano come lui si aspettava, lo avevano emarginato. “Sto cornuto di Schifani che ancora non era senatore - aveva esordito il capobastone – (prende) 54 milioni l’anno … qua al comune, me l’ha mandato il signor La Loggia” . Sì, perché Schifani, spiegherà meglio il pentito Campanella, guadagnando laute parcelle, era stato chiamato come consulente per progettare le varianti del piano regolatore a cui Mandalà Senior (vero dominus del consiglio comunale, ndr) era interessato per l’edificazione di un centro commerciale sponsorizzato dalla famiglia mafiosa.
Un rapporto quello dei tre avvocati che si era tradotto anni prima nella condivisione di comuni affari, concretizzati nel ’79 con l’apertura di una società di brokeraggio assicurativo (la Sicula Brokers) insieme a Benny D’Agostino (grande amico di Michele Greco, “il Papa”) poi condannato per mafia e Giuseppe Lombardo, amministratore delle società dei cugini Salvo.
Per questo, dopo l’amicizia tradita (Schifani e La Loggia erano stati ospiti d’onore al suo secondo matrimonio), il capomafia, rievocando momenti di spiacevole confronto con La Loggia, concludeva: “Mi può telefonare che io una volta l’ho fatto piangere?”. “Non mi aspettavo che dovesse fare niente, che dovesse fare dichiarazioni alla stampa, ma almeno un messaggio”. Mi poteva dire mi chiamava e mi diceva: “Nino vedi che, capisci che non si può esporre però è con te, ti manda i (saluti)” e invece non solo non mi manda (a dire) niente lui, ma Schifani…. Schifani, quando quelli la di Forza Italia gli chiedono “ma che è successo all’amico tuo, al figlio dell’amico tuo” risponde “amico mio? … no, manco lo conosco, lo conosco a mala pena”. Poi un giorno, dopo la scarcerazione “di Nicola (io e La Loggia) ci siamo incontrati a un congresso di Forza Italia. Lui viene e mi dice: ‘Nino, io sai per questo incidente di tuo figlio…’ . gli ho detto: ‘Tu mi devi fare la cortesia pezzo di merda che sei, di non permetterti più di rivolgermi la parola’. ‘Ma Nino, ma è mai possibile che tu mi tratti così?’ . ‘E perché come ti devo trattare?’ ‘Ma i nostri rapporti…’ ‘Ma quale rapporto…’ […] e alla fine gli dissi: ‘Senti tu a me non mi devi cercare più. Tu devi dimenticarti che esisto perché la prossima volta che tu ti arrischi a cercarmi e siamo soli… io siccome sono mafioso io ti (inc.), hai capito? (perché) io sono mafioso, come tuo padre purtroppo, perché io con tuo padre me ne andavo a cercargli i voti (…) da Turiddu Malta che era il capo della mafia di Vallelunga. (…)Ora lui non c’è più ma lo posso sempre dire io che era mafioso’. ‘E lui si è messo a piangere per la paura’”.

da AntimafiaDuemila

Operai Alcoa ieri in corteo: forzato cordone polizia, che manganella. La lotta paga: cig ritirata!



Ancora gli operai dell'Alcoa protagonisti, fermamente impegnati nel non veder cancellato il loro futuro. Questa mattina in quasi 2mila hanno sfilato per le vie del centro di Roma, dopo essere arrivati in forze dallo stabilimento occupato di Portovesme (Igleisas), ma anche da Fusina (Marghera). Con lo striscione "Energia e basta" hanno deciso di non proseguire sul percorso prestabilito (via Molise): in largo Santa Susanna hanno deviato in via Bissolati, forzando il cordone della polizia per spingersi fin sotto il ministero dello sviluppo economico e individuando anche la vicina ambasciata americana come luogo sotto il quale portare la protesta (l'Alcoa è una multinazionale statunitense).


Dinnanzi al tentativo di superamento, sfondamento, del cordone della polizia da parte degli operai, le forze dell'ordine hanno caricato, cercando di impedire la deviazione. Alle manganellate gli operai hanno resistito, non disperdendosi e rivendicando il loro diritto di essere incazzati dinnanzi alla prospettiva della chiusura e della cassa integrazione, di esigere garanzie per il loro futuro occupazionale. Un operai sardo di 40 anni è finito all'ospedale per le botte prese in testa.


Dopo lo scontro operai-polizia la delegazione sindacale presente al ministero del lavoro per la vertenza Alcoa ha interroto le trattative per incontrare i manifestanti. Gli operai dell'Alcoa si sono quindi spostati in presidio in piazza Barberini, mentre al ministero sono ripartire le trattative contro la chiusura dello stabilimento metallurgico. Hanno fatto la loro sfilata in piazza anche Epifani e Di Pietro. Il segretario della Cgil, con il casco da metalmeccanico con la scritta Alcoa in testa, ha dichiarato che "Questa è una vertenza troppo importante: non so cosa succederà, ma la crisi non deve diventare un problema di ordine pubblico", non cogliendo ancora una volta il significato delle questioni sul banco, più preoccupato del mantenimento della pace sociale, di un livello compatibile di protesta (quindi dell'uso della forza da parte operaia!) che della rabbia che hanno in corpo coloro che la crisi la stanno pagando duramente. Questioni che invece sono ben chiare agli operai dell'Alcoa e che stanno usando intelligentemente i mezzi a loro disposizione per porre il loro problema, i loro interessi!

Nel frattempo, nel tardo pomeriggio, mentre era ancora in corso il presidio operaio in piazza Barberini, è arrivato l'annuncio dal tavolo delle trattativi al ministero che l'azienda ha ritirato i provvedimenti di cassa integrazione erogato nell'ultima settimana. Un altro risultato ottenuto dalla lotta, dall'intelligente e accurato uso della rottura, della determinazione, del conflitto: prima l'ottenimento del tavolo di trattativa attraverso il sequestro dei manager e l'occupazione delle fabbrica, ora il ritiro della cassa integrazione sospinto dalla pressione esercitata con una mattinata di rabbia. Ancora una volta: la lotta e il conflitto pagano!

da Infoaut





Aggressione fascista a Ferrara


Sabato 21 novembre, alle 2 di notte circa, un ragazzo della provincia di Ferrara è stato aggredito, a pochi metri dal centro storico della città, da un gruppetto di noti neo-fascisti locali, appartenenti al gruppo NUF - Nuovi Ultras Ferraresi della curva della squadra di basket Ferrara Carife e riconducibili all'area dell'associazione Casapound, che a Ferrara ha aperto una sede chiamata "Volo 92" in via Corso Piave n°83.
Il ragazzo, dopo essere stato al "Plan 9", un pub di recente apertura, frequentato da "metallari" ma anche da fascisti che i gestori non si sognano nemmeno di allontanare, una volta uscito è stato inseguito, aggredito, gettato per terra e minacciato, anche con un coltello, perché portava una pettinatura che non era di loro gradimento. Un altro ragazzo che era con lui e che ha provato a difenderlo è stato gettato contro un muro, mentre un'altra ragazza loro amica è stata aggredita da una nazi-girl che accompagnava i tre fasci.
Anche una città come Ferrara, dove sembra non accada mai nulla e dove la rilevanza degli elementi fascisti è sempre stata scarsa o nulla, negli ultimi anni sta vedendo una fioritura di questo sterco, purtroppo con la colpevole indolenza di più.
In questi ultimi tempi in cui, alla ribalta delle cronache o nella notte dell'indifferenza quotidiana, si acutizzano nuovamente moderne e vigliacche aggressioni da parte dei letamai fascisti, come gli attacchi agli individui e ai ritrovi gay a Roma, i recenti accoltellamenti a Piacenza, gli assalti alle realtà autogestite e, non ultimo, le continue aperture di covi merdaioli spacciati per circoli pseudo-culturali, non ci sembra banale ribadire la nostra solidarietà a tutti coloro che non solo si difendono dalle vigliaccate nazi-fasciste ma passano all'attacco per primi.

Un pensiero speciale va ai compagni di Verona, detenuti perché antifascisti.

Anarchici di Ferrara e provincia.
da Antifa

Lo chiamano abuso

di Lina Pasca
Sono tantissime le vicende nell'intero pianeta, non solo in Italia, che vedono un numero impressionante di donne come vittime. Vittime di violenze, stupri, forme diverse di vessazione e persecuzione, molestie, brutalità.

In alcuni stati dell’Africa, nel sud della penisola araba e nel sud-est asiatico sono ancora oggi praticate le mutilazioni genitali femminili. L’infibulazione, asportazione del clitoride cui segue la cucitura della vulva, si pratica su adolescenti, bambine o neonate a seconda della tradizione locale. Ad essa segue la defibulazione, scucitura della vulva, che viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Si ha così la certezza che ella non sia stata posseduta da nessun altro uomo. La donna quindi non ha nessuna libertà, né di agire, né di pensare, né di vivere l’amore come meglio crede.In sostanza non esiste. E’ un oggetto nelle mani dell’uomo padrone, prima il padre, poi il marito (un marito ovviamente non scelto da lei). L’escissione lede in modo esponenziale la salute fisica e psicologica delle donne e delle sfortunate bambine che ne sono protagoniste. Non è da dimenticare che l’intervento è il più delle volte praticato senza l’ausilio di nessuna norma igienica e improvvisato da “macellai” senza scrupoli. L’infibulazione difatti provoca ogni anno numerose morti tra le sfortunate piccole o grandi donne, vittime di infezioni letali. Ed è ancora tanto diffuso il fenomeno della lapidazione, pena di morte nella quale chi ne è condannato muore attraverso il lancio di pietre, spesso con la partecipazione della gente comune. E’ una barbarie praticata soprattutto nel mondo islamico. La lapidazione delle donne musulmane avviene persino quando una donna vieneviolentata, in quanto rea di aver avuto rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. A seguito dello stupro la donna viene condannata a morte e uccisa attraverso il lancio di pietre da parte della folla, lo stupratore rimane impunito.
Potremmo definire lo stupro, come fa il codice penale italiano, come la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. Una definizione fredda, arida, sterile. Senza sentimento. Il legislatore non poteva fare altro. La definizione giusta dello stupro, in realtà, può essere data solo da chi ne è stata vittima. E’ l’umiliazione più grande che una donna possa subire. E’ la sopraffazione sulla parte più intima del suo essere, dell’intero mondo della donna, del suo corpo così come della sua anima. E’ l’annientamento assoluto della sua libertà, della sua vita, dei suoi sogni. Donne che hanno subito violenza nella loro vita, non saranno mai più le stesse. Lo stupro cambia il corso della vita della donna che lo subisce, modifica il suo carattere e la sua personalità. Più della metà (è dimostrato dalle statistiche) è destinata a vivere gravi episodi di depressione, addirittura il 17% si toglie la vita. Chi decide di non farla finita e ha il coraggio di andare avanti, vivrà il resto dei suoi giorni con innumerevoli difficoltà a relazionarsi con gli altri, soprattutto nel rapporto col sesso forte. Dopo uno stupro, molte di queste donne vivono la situazione con senso di colpa e vergogna, tendono addirittura a colpevolizzare se stesse per l’accaduto. Non dimentichiamo che di frequente la violenza viene perpetrata all’interno della stessa famiglia d’origine. E’ tra le mura di casa che spesso si consumano drammi atroci; il padre, il fratello, lo zio o il vicino di casa possono essere gli orchi cattivi. In questo caso è tutto più difficile. Spesso alle violenze fisiche sono correlate violenze psicologiche che fanno sì che l’esercizio del potere e di controllo da parte del familiare diventi per la donna un tunnel senza uscita. Questa è la ragione per cui la maggior parte dei casi finisce con una mancata denuncia.
Ergo tocca a chi governa il paese dar vita ad una legge adeguata che possa finalmente punire questi animali (senza offesa per gli animali).Tolleranza zero e nessun atto di clemenza nei confronti di chi si macchia di un reato così grave quale può essere la violenza carnale. Ricordo che solo dal 1996 lo stupro non è più reato contro la morale ma contro la persona. E’ solo da allora che non è più considerato semplicemente reato offensivo del buon costume e della morale comune, ma reato contro la vittima e la sua integrità psicofisica.
Nel mondo ogni 2 minuti una donna è vittima di stupro. Questo vuol dire che nel mondo ogni 2 minuti una donna muore. Lo chiamano abuso ma in realtà è la morte. Perché la morte più grande è proprio quella che ti lascia in vita.

Fonte: http://andreainforma.blogspot.com/2009/11/lo-chiamano-abuso.html

FABRIZIO DE ANDRE' - LA MORTE



FABRIZIO DE ANDRE' - LA MORTE

La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra e i tuoi occhi,
ti coprirà d’un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco.

Nell'ozio, nel sonno, in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno né il tamburo.

Madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende
la morte non ti vedrà in faccia
avrà il tuo seno e le tue braccia.

Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte;
chi ben condusse sua vita,
male sopporterà sua morte.

Straccioni che senza vergogna
portaste il cilicio o la gogna
partirvene non fu fatica,
perché la morte vi fu amica.

Guerriero che in punto di lancia
dal suolo d'Oriente alla Francia
di stragi menasti gran vanto
e fra i nemici il lutto e il pianto:

di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica,
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore.

Non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore.