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sabato 28 novembre 2009

VENDOLA NON SI TOCCA!

Parte da Facebook la rivolta del popolo di Nichi!

PER MANIFESTARE IL TUO APPOGGIO A VENDOLA E AL SOGNO PUGLIESE, COPIA E INCOLLA IL TESTO CHE SEGUE E INVIA ANCHE TU UNA MAIL A D'ALEMA AL SEGUENTE INDIRIZZO info@massimodalema.it e per conoscenza a puglia@partitodemocratico.it


Gentile Massimo D’Alema,
Le scriviamo per portarLa a conoscenza del fatto che la Puglia non è ancora diventata il Suo feudo e che non troviamo nell’immediato delle parole che descrivano adeguatamente il clima che Nichi Vendola ha regalato alla nostra regione. Mentre Lei scorrazza nei piani alti dei palazzi romani, noi qui ci viviamo e abbiamo vissuto sulla nostra pelle un cambiamento che ci coinvolge come giovani, come cittadini, come menti attive e risorse per il nostro territorio. Non abbiamo parole per spiegarLe cosa sono i Bollenti Spiriti, cosa significhi vedere dopo anni di colpevole silenzio da parte della politica l’Ilva costretta a dimezzare le emissioni che ci fanno morire di cancro a trent’anni, cosa significhi avere una legge che tuteli le coppie di fatto, l’università dell’idrogeno, i giovani finalmente considerati come una risorsa e non come un impiccio. Noi non abbiamo parole abbastanza grandi per contenere il lavoro, il progetto di questo grande uomo politico che tutta l’Italia ci invidia.

Non esistono parole per far comprendere a una persona agiata come Lei cosa significhi la Puglia seconda solo alla Toscana per ciò che concerne il turismo, significa tanti posti di lavoro, una crisi che non ci attanaglia come in altre regioni succede. Se Lei pensa di porre fine a tutto questo, dall’alto del suo voler imperare sempre su tutto ciò che riguarda la sinistra italiana, sappia che una nuova generazione immune dal vostro ascendente è pronta a difendere il suo presidente. Se avete intenzione di interrompere il laboratorio Puglia, l’unica regione in cui la sinistra resiste, e farci diventare una nuova Emilia Romagna in cui pur di non vedere più le vostre facce si vota la lega nord, avete sbagliato palazzo.
Noi difenderemo Nichi Vendola, il suo operato e la sua voglia di stanare le mele marce per consegnarle alla giustizia, e che queste appartengano al pd poco importa, pagheranno esattamente come gli altri. Lei non rappresenta più nessuno, la smetta di intromettersi nelle nostre faccende, il futuro siamo noi, dovete andare in pensione e lasciarci lavorare, perché siamo giovani e abbiamo il diritto di prendere noi, ora, le decisioni per un futuro che non riguarda certo la vecchia classe dirigente.
Spero vorrà accogliere il nostro invito a tenersi da parte, sarebbe dignitoso per molti di voi ritirarvi a vita privata smettendo di intervenire su tutto. Sarete ricordati per quello che avete fatto, e soprattutto per quello che non avete fatto, io al vostro posto eviterei di tenere sul groppone anche la caduta di Vendola e del sogno che fa volare la Puglia più veloce di molte altre regioni. Nessuno potrà assolvervi.
Distinti Saluti.

“Difendi la Puglia migliore - Nichi Vendola Presidente”.

Attento Massimo, arriva il popolo di Nichi!

Oggi ,nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.30,un gruppo di militanti a Bari, manifesterà contro la decisione di ‘destituire’ Vendola, e per l’occasione esibirà manifesti di appoggio politico: “Difendi la Puglia migliore - Nichi Vendola Presidente”.

«Lo faccio per il mio popolo», aveva dichiarato Nichi, inaugurando la conferenza stampa e rompendo gli indugi: «un raggio bianco precipitando dall’alto dei cieli interrompe questa commedia», e continuando: «per conto della Pdl, il popolo della legalità; anche per conto della Pdp, popolo della precarietà; per conto della Pdb, popolo dei bambini; e potrei continuare nominando quei soggetti sociali che sono il mio partito».
L’elemento di discontinuità, invocato a gran voce a livello nazionale dalle forze politiche circa la composizione di nuove alleanze aveva indotto Vendola a sottolineare:

«non vorrei che si intendesse la discontinuità nel processo di stabilizzazione dei lavoratori precari; o della discontinuità rispetto ai processi di internazionalizzazione di ciò che è stato impropriamente esternalizzato, come ad esempio nella Sanità; o del braccio di ferro che noi abbiamo in corso con l’Enel per l’abbattimento del carbone e dell’inquinamento nella città di Brindisi; o rispetto al processo di ambientalizzazione dell’Ilva di Taranto, […] perché ciascuno di questi temi evoca lobby e interessi precisi»; e aveva aggiuto: «se invece si evoca il semplice tema della rimozione della mia persona, io non ho un problema personale, ho un problema politico: io sono il garante nei confronti della Puglia di alcuni processi di cambiamento».
Non si è risparmiato, Vendola:

«Penso alla protezione civile che finalmente abbiamo, un gioiello, mentre dieci anni di distrazione criminale della destra facevano della Puglia una terra preda delle fiamme o del fango. Noi possiamo vantare un cambiamento straordinario nell’economia come nella rete dei servizi e dei diritti per i cittadini. Io non posso farmi indietro perché significherebbe dire a tutte queste conquiste che forse potrebbero essere messe in discussione».


Leggi anche: Si scatena il popolo del web "Emiliano a Bari, Vendola in Regione"

Cgil: tutto pronto per la giornata di lotta per il Sud


Brindisi - Oggi si terranno in ogni città capoluogo di regione del mezzogiorno d’Italia le concomitanti manifestazioni di piazza indette dalla Cgil per caratterizzare una grande giornata di lotta per il sud. La manifestazione pugliese si svolgerà a Bari con raduno alle ore 9.30 in Piazza Castello. Alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa ha partecipato Gianni Forte (segretario Generale della CGIL Puglia) il quale ha evidenziato come il Governo si sia dimenticato del Mezzogiorno che, invece, sta pagando il prezzo più alto della crisi. La grande mobilitazione voluta dalla CGIL vuole proporre a tutto il Paese la dimensione nazionale della questione meridionale perché solo più lavoro, sviluppo e piena legalità al mezzogiorno possono dare futuro all’Italia intera, ha detto Forte. Queste le priorità individuate dalla CGIL: un piano pluriennale di interventi per la messa in sicurezza del territorio (bonifiche in particolare); una nuova politica industriale che concentri una quota significativa di investimenti in innovazione di prodotto e di processo, per la ricerca e la formazione proprio nel mezzogiorno; un welfare inclusivo che offra risposte più efficaci ai bisogni individuali di cura ed assistenza socio sanitaria delle persone e percorsi adeguati di sostegno al reddito per i tanti disoccupati privi di prospettive occupazionali.


Leo Caroli (segretario generale della Cgil Brindisi) ha annunciato che saranno 30 i pullmans che partiranno dalla provincia di Brindisi per consentire alle migliaia di manifestanti del territorio di partecipare alla manifestazione. Una così grande adesione, ha detto il segretario, dimostra quanto inevitabile sia ormai il ricorso alla piazza per sbloccare l’inerzia del governo che anche in finanziaria non prevede, di fatto, alcun intervento in favore del lavoro, del reddito delle famiglie e dei pensionati . Infine, occorre che ogni territorio del mezzogiorno sappia essere protagonista di una nuova stagione di protesta e, soprattutto, di elaborazione e proposta.

L’esperienza brindisina di ricomposizione del quadro unitario in seno al sindacato confederale, può essere l’esempio di un modello di aggregazione, intorno ai temi del lavoro e della sostenibilità, esteso alle forze istituzionali e di espressione della c.d. società civile tanto da determinare una significativa ritrovata autorevolezza ed un rigenerato e determinante peso politico delle comunità meridionali. Territori in rete tra loro attraverso il sindacato confederale: una strada per ripartire oltre la crisi.

http://www.senzacolonne.it

da GrandeSalento.org

La città e' di chi la abita


Alemanno sfratta e sgombera? Mo basta!
La città è di chi la abita


Lo sgombero militare dell'Horus Liberato di piazza Sempione, avvenuto lo scorso 19 novembre, è solo l'ultima tappa dell'offensiva contro i diritti e le libertà promossa dalla giunta di destra negli ultimi mesi. Il Campidoglio pensa di gestire la crisi economica colpendo quel pezzo di società che si organizza nei territori per difendere il diritto alla casa, liberare spazi dalla speculazione, rivendicare un reddito garantito contro la precarietà, costruire accoglienza e inclusione sociale.

Nella capitale degli sfratti e dell'emergenza abitativa, sono i movimenti per il diritto all'abitare ad offrire le uniche risposte a sostegno dei senza casa, degli inquilini, dei precari.

Nella capitale della speculazione e dei tagli alla cultura, alla scuola, all’università, sono i centri sociali, le reti studentesche e le associazioni di base che, attraverso l'autogestione, danno spazio a nuove forme di welfare, servizi di mutuo aiuto, sport popolare, formazione e soprattutto a un ricco tessuto di produzioni culturali indipendenti.

Nella capitale delle espulsioni, sono le reti antirazziste e dei migranti che organizzano l'accoglienza difendendo quei diritti di cittadinanza violati dal pacchetto sicurezza.

Per queste ragioni scegliamo la giornata della mobilitazione nazionale contro gli sfratti per promuovere una manifestazione cittadina che dice no a questa strategia di paura, per difendere le occupazioni e sostenere la battaglia per garantire un nuovo spazio all’Horus, per aprire una nuova stagione di lotte e vertenze per il recupero degli spazi abbandonati, per la cultura, per un nuovo welfare dal basso.

Partiremo da piazza Vittorio, cuore della città multiculturale, e arriveremo davanti alla prefettura. Vogliamo incontrare il prefetto Pecoraro per richiedere la fine della politica degli sgomberi, il blocco generalizzato degli sfratti e la riapertura di un confronto sull’emergenza abitativa e sulla tutela degli spazi sottratti alla speculazione.

VENERDI’ 4 DICEMBRE, ore 16,00 piazza Vittorio
MANIFESTAZIONE CITTADINA

Centri sociali e movimenti per il diritto all'abitare

casa repressione spazi sociali italia lazio roma comunicati
da GlobalPoject

Zeinab Jalalian condannata a morte in Iran scrive…


di Doriana Goracci
Care Organizzazioni dei diritti umani,
mi chiamo Zeinab Jalalian. Sono una donna kurda di 27 anni e sono prigioniera politica. Mi trovo in prigione in Iran.
Il Supremo Tribunale iraniano ha confermato la mia condanna a morte.
Attualmente sono malata a causa delle torture subite e non ho alcun legale che mi difenda. Voglio dirvi solo questo: il processo è durato solo pochi minuti. Il tribunale mi ha detto: “Sei una nemica di Dio. Devi essere impiccata al più presto.” Questo è stato il mio processo.Ho chiesto al giudice di darmi il permesso di salutare mia madre e la mia famiglia.
Prima di essere giustiziata, lui mi ha detto “Sta zitta” e mi ha rifiutato il permesso.

Zeinab Jalalian (زینب جلالیان)

26.11.2009

Questa è la lettera di Zeinab Jalalian, dissidente curda di 27 anni, tradotta in italiano e in inglese, passata tra mani di donne, ricevuta da Maddalena Celano in Rete,che ringrazio, e ritrovata nel web: è stata condannata all’impiccagione dalla corte suprema di Sanandaj. Solo pochi giorni fà scrissi della condanna a morte per impiccagione del giovane oppositore curdo Ehsan Fattahian. ‘Zanan’ (Donne), la principale pubblicazione femminile/femminista iraniana, venne chiusa nei primi mesi del 2008 per ordinanza di un tribunale iraniano.” La rivista, fondata 16 anni fa era stata diretta da Shahla Sherkat, per anni un punto di riferimento per le donne iraniane e la difesa dei loro diritti. Pur trattando temi estremamente delicati come i crimini d’onore, il commercio sessuale e le violenze domestiche, Zanan era riuscita a evitare la censura del regime”.

Bella ciao! Anche le donne muoiono per la Libertà in nome della follia umana che si ritiene divina. Femminicidio anche questo.

Vivendo così come si muore Contro l’omicidio di Stato

Zitte mai!

da Reset-Italia

Valigie clandestine

Karim Metref, nato in Algeria nel 1967, è formatore in educazione e giornalista.

Da qualche giorno uno strano gruppo composto da artisti di provenienza diversa si aggira per le piazze di Torino. Un gruppo che non si è nemmeno dato un nome e che va in giro a proporre un gioco intitolato “Caccia il clandestino”.

Contrariamente a quello che può far pensare il titolo, è una protesta artistica e ludica contro il razzismo. “Il clandestino è la non-persona”, dice Mirza Sokolija, un membro del gruppo. “È il senza-diritti per eccellenza. Ma in realtà, c’è una forte spinta all’emarginazione che trascina sempre più persone verso quella sfera di non-diritto. L’obiettivo è quello di parlare della perdita di senso dei diritti”.


Al Balun, il mercato delle pulci di Torino, questi artisti hanno chiesto ad alcune persone di raccontare le loro storie di “clandestinità”. Le hanno fotografate e hanno registrato i racconti. Poi hanno raccolto i ritratti e le registrazioni in una grande valigia di cartone.

C’è il cassintegrato che teme che la crisi non finirà mai, il pensionato che non sa come arrivare a fine mese, il ragazzo che non riesce a immaginare il suo futuro, il richiedente asilo che non sa se la sua domanda sarà accettata. Oppure chi la pensa diversamente in un mondo sempre più omologato.

I ritratti vengono appesi su un muro. I passanti sono invitati a guardare i volti e a indovinare chi è il clandestino. Ogni ritratto corrisponde a una traccia audio che racconta la storia della persona fotografata. È un gioco dove si vince quasi sempre, perché la maggior parte delle storie comincia così: “Io sono clandestino perché…”. Il premio è un santino con il ritratto del “clandestino” scelto.

In largo Saluzzo, a San Salvario, di fronte alla sede storica della Lega nord, hanno giocato centinaia di persone che sono andate a visitare la fiera artistica Paratissima. Hanno scoperto che in fin dei conti siamo tutti sempre più clandestini. Ora il gruppo non vede l’ora di essere invitato in giro per l’Italia a raccogliere altre storie e a far giocare altre persone. Karim Metref

Napoli: ennesima aggressione fascista a Materdei.

Ieri, 27 novembre, si è consumato l'ennesimo vile atto di aggressione da parte dei neofascisti di Casapound, usciti dal convento in cui da poco si sono insediati a Materdei, ai danni di alcuni compagni della Rete antifascista napoletana.
A seguito di numerose iniziative che si sono svolte in questi ultimi mesi nel quartiere, che hanno visto la partecipazione assidua e consapevole degli abitanti tutti, i neofascisti hanno deciso di intervenire con le loro solite pratiche di violenza!
Infatti, all'urlo di “questo è il nostro quartiere!” hanno aggredito, con mazze tricolori alla mano, alcuni compagni che si trovavano a Materdei per attacchinare manifesti della Rete antirazzista, in una scena che ricorda Piazza Navona.
Uno studente della Rete, tra gli altri, ha subito un infame pestaggio che ha provocato un versamento di sangue nei polmoni e a tuttora ancora sotto osservazione. Solo l'intervento di alcune persone presenti sul luogo ha impedito il peggio!
Questa aggressione è da imputare alla rivalsa di questi personaggi vigliacchi e squadristi, che in vista dell'occupazione dell'ex scuola media Schipa, ha aumentato le sue dosi di odio e violenza!
Bisogna ricordare che il convento in cui si sono rinchiusi,senza mai uscire da mesi, è tollerato dalle istituzioni, dalla giunta Iervolino e dall'opposizione. Il Comune di Napoli, pur di non prendere una chiara posizione nei confronti dell'occupazione di Casapound, evidentemente per mantenere gli accordi politici con il centrodestra, è oggi intenzionato a sgomberare tutti gli stabili occupati di sua proprietà. Eppure il problema sembra porsi con la Schipa e con tutti gli altri percorsi di lavoro sociale nel territorio, e non certo con Casapound, che in tutta Italia continua a rivendicare aggressioni nei confronti di compagni, omosessuali, stranieri!
Rifiutiamo di assistere all'espandersi di logiche razziste e fasciste per colpa dell'indolenza generalizzata, e prendiamo noi una chiara posizione nei confronti di chi finge di voler portare avanti un lavoro di promozione sociale sul territorio, scimmiottando parole d'ordine che mai gli sono appartenute!
Denunciamo pubblicamente le pratiche di chi si definisce “fascista del terzo millennio”, e scende tra le strade con mazze tricolori pronto ad picchiare e reprimere!
Domani, 28 novembre, ci sarà un presidio dalle 17 e 30 a Piazza Materdei per esprimere la nostra contrarietà alla presenza di questi personaggi ambigui nella nostra città.

OGGI COME IERI CACCEREMO I FASCISTI DA MATERDEI E DA TUTTI I NOSTRI QUARTIERI!
NAPOLI È ANTIFASCISTA!

Rete antifascista e antirazzista napoletana
Fonte: Indy Napoli


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AGGRESSIONE A NAPOLI:RETE ANTIFASCISTA, PICCHIATI CON MAZZE (ANSA) - NAPOLI, 27 NOV - Gli attivisti della Rete Antifascista parlano di un vero e proprio «agguatò e ricostruendo quanto oggi si è verificato nel quartiere Materdei di Napoli puntano il dito contro i rappresentanti di CasaPound che, denunciano, li hanno picchiati. »Stavamo attaccando manifesti relativi ad alcune nostre attività - spiegano in una nota - quando all'altezza di piazzetta Materdei è sbucata dal vicolo una squadra di 15 persone con caschi e mazze tricolori, nella triste re-miniscenza di piazza Navona, urlando 'il quartiere è nostrò. Gli studenti sono stati aggrediti con spranghe e mazze. Il tutto è avvenuto in pieno giorno in mezzo al quartiere e, quindi, tanta gente ha potuto vedere con i suoi occhi quello che è successo e come sono andate le cose«. »Uno degli studenti della Rete, della facoltà di Lettere e Filosofia, ha subito un autentico pestaggio con le mazze e in questo momento è all'Ospedale Cardarelli - aggiungono - I medici gli hanno riscontrato un preoccupante versamento di sangue nei polmoni e stanno cercando di capire come si è prodotto«.(ANSA)

Fonte: Ansa per giornalisti


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Da Aggressori a vittime: Casa Pound, seguendo le direttive emanate dal loro capo Iannone, cerca subito di confondere le acqua rovesciando i fatti e facendosi passare per vittima. Stà di fatto che così non è che la persona all'ospedale è un compagno.

Ansa:
Napoli, 27 nov. - (Adnkronos) - Quattro ragazzi dell'Hmo, l'occupazione di CasaPound Italia a Napoli, ''sono stati aggrediti da una dozzina di estremisti di sinistra con mazze, caschi e spray accecante, alle 14.00 circa, nel centro affollato di Materdei, durante un attacchinaggio di manifesti''.
La denuncia e' di Cpi Napoli, che ricostruisce cosi' i fatti: ''I quattro associati dell'Hmo stavano attacchinando manifesti pubblicizzanti la festa che si terra' il prossimo sabato sera all'occupazione Hmo, con relativa inaugurazione delle attivita' sociali gratuite per il quartiere, quali il doposcuola e la palestra, quando una dozzina di estremisti di sinistra si avvicinano, strappano i manifesti della festa, attaccano i loro manifesti, dove si leggeva l'annullamento della festa in questione e aggrediscono i 4 ragazzi con una serie di bastonate, calci e con spray accecante''.
''I quattro associati dell'Hmo - spiega ancora CasaPound Italia - cercano di difendersi alla meno peggio e riescono a sottrarsi all'attacco, ma uno di loro, vittima dello spray, viene condotto immediatamente all'ospedale e delle sue condizioni ancora non si sa nulla''.
Fonte: lancio di agenzia su Indy Napoli


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Il comunicato del PRC napoletano, che ribadisce la dinamica dei fatti.

AGGRESSIONE A NAPOLI: PRC, SQUADRISMO DA ATTIVISTI CASAPOUND - NAPOLI, 27 NOV - «Irruzione di un gruppo di neofascisti nel quartiere Materdei». Lo denuncia, in una nota, il commissario provinciale del Prc, Antonio D'Alessandro che parla di «episodio grave» e chiede al sindaco di Napoli «lo sgombero dell'ex convento occupato da Casa Pound». D'Alessandro ricostruisce quanto accaduto oggi nel quartiere Materdei dove -dice- contrariamente a quanto sostenuto da attivisti di CasaPound, che denunciano di essere stati aggrediti da ragazzi di estrema sinistra, sarebbero, invece, stati ragazzi di sinistra ad essere aggrediti da rappresentanti di destra. «La violenza di matrice neofascista torna alla ribalta - sottolinea - alle ore 14.30 i ragazzi della Rete Antifascista, mentre erano intenti ad attaccare alcuni manifesti nel quartiere Materdei, hanno subito un'aggressione da parte di un gruppo di militanti di Casa Pound. Un episodio di autentico squadrismo che non fa recedere giustamente i ragazzi della Rete Antifascista napoletana dal loro impegno politico e sociale e che pone le condizioni per una presa di posizione netta da parte delle istituzioni. »Rifondazione Comunista esprime piena solidarietà ai ragazzi aggrediti oggi a Materdei - dice D'Alessandro - e chiede al sindaco di Napoli un impegno concreto per lo sgombero in tempi rapidissimi dell'ex convento di Salita San Raffaele, occupato dai militanti di CasaPound«. (ANSA)

Fonte: Ansa per giornalisti

da Antifa

QUEEN - BOHEMIAN RHAPSODY





Bohemian Rhapsody è stata scritta interamente da Freddie Mercury ed è considerata, in un certo senso, la sintesi della musica dei Queen: essa dimostra infatti un valore compositivo ed artistico che occupa un posto di primo piano nella storia della musica. Staccato da qualsiasi schema musicale, curato nel minimo dettaglio (l'album che lo contiene è stato tra i più costosi della storia del rock), il brano è diviso in quattro parti distinte: dopo un'introduzione coristica surreale compare il tema iniziale, lento ed espressivo, di sola voce e pianoforte, concluso da un assolo diventato celeberrimo che conduce ad una parte puramente corale, costituita dalle voci dei Queen sovraregistrate centinaia di volte (circa 800 parti vocali), che cantano un testo vagamente operistico segue una parte hard rock molto spinta che sfocia nella conclusione, lenta e malinconica.

La più accreditata interpretazione del testo è di una elaborata critica alla pena di morte, in cui un ragazzo condannato al patibolo si avvia a passare le sue ultime ore prima consolando la mamma avviandosi a testa alta verso la morte e poi man mano che essa arriva rifiutandola e tentando di scappare, fino ad arrivare alla fine in cui il ragazzo dice che "niente più importa" e "comunque il vento soffia", suggerendo quindi la morte del protagonista.

Queen - Bohemian Rhapsody

Is this the real life, is this just fantasy?
Caught in a landslide, no escape from reality
Open your eyes, look up to the skies and see
I'm just a poor boy, I need no sympathy
Because I'm easy come, easy go
A little high, little low
Anyway the wind blows, doesn't really matter to me, to me

Mama, just killed a man, put a gun against his head
Pulled my trigger, now he's dead, mama
Life had just begun, but now I've gone and thrown it all away
Mama, oooh
Didn't mean to make you cry
If I'm not back again this time tomorrow
Carry on, carry on, as if nothing really matters

Too late, my time has come
Sends shivers down my spine, body's aching all the time
Goodbye everybody, I've got to go
Gotta leave you all behind and face the truth
Mama oooh, I don't want to die
I sometimes wish I'd never been born at all

I see a little silhouette of a man
Scaramouch, scaramouch, will you do the fandango?
Thunderbolt and lightning, very very frightening me
Gallileo, gallileo, gallileo, gallileo
Gallileo figaro, magnifico

But I'm just a poor boy and nobody loves me
He's just a poor boy from a poor family
Spare him his life from this monstrosity
Easy come easy go, will you let me go
Bismillah no, we will not let you go - Let him go
Bismillah, we will not let you go - Let him go
Bismillah, we will not let you go - Let me go
Will not let you go - Let me go - Never
Never let you go - Let me go, never let me go, oooh
No, no, no, no, no, no, no
Oh mama mia, mama mia, mama mia let me go
Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for me

So you think you can stone me and spit in my eye
So you think you can love me and leave me to die
Oh baby, can't do this to me baby
Just gotta get out, just gotta get right outta here

Ooh yeah, ooh yeah, nothing really matters, anyone can see
Nothing really matters, nothing really matters to me
Anyway the wind blows


RAPSODIA BOHEMIEN

È questa la vera vita, è questa solo fantasia?
Perso in una frana, senza scampo dalla realtà
Aprite gli occhi, alzate lo sguardo verso il cielo e vedrete
Sono solo un povero ragazzo, senza bisogno di comprensione
Perché mi faccio trasportare facilmente
Un po' su, un po' giù
Comunque il vento continua a soffiare, a me in realtà non importa

Mamma, ho appena ucciso un uomo, ho puntato una pistola alla sua testa
Ho premuto il grilletto, ed ora è morto, mamma
La vita era appena iniziata, ma ora io l'ho gettata via
Mamma, ooh
Non volevo farti piangere
Se non sarò tornato domani a quest'ora
Va' avanti, va' avanti, come se niente fosse accaduto

Troppo tardi, è giunta la mia ora
Ho i brividi lungo la schiena, il corpo duole in continuazione
Addio a tutti, devo andare
Devo lasciarvi tutti e affrontare la verità
Mamma, ooh, non voglio morire
A volte desidererei di non essere mai nato

Vedo una piccola sagoma d'uomo
Spaccone, spaccone vorresti ballare il fandango?
Fulmini e saette, molto, molto mi spaventano
Galileo, Galileo Galileo, Galileo
Galileo figaro, magnifico

Ma sono solo un povero ragazzo e nessuno mi ama
È solo un povero ragazzo di una povera famiglia
Risparmiate la sua vita da questa mostruosità
Uno che si lascia trasportare facilmente, uno semplice, mi lascerete andare
Per l'amor di Dio! No, non ti lasceremo andare - Lasciatelo andare
Per l'amor di Dio! Non ti lasceremo andare - Lasciatelo andare
Per l'amor di Dio! Non ti lasceremo andare - Lasciatemi andare
Non ti lasceremo andare, lasciatemi andare - Mai
Mai lasciarti andare - Lasciatemi andare, non lasciatemi andare mai, ooh
No, no, no, no, no, no, no
Oh mamma mia, mamma mia, mamma mia, lasciatemi andare
Belzebù ha messo un diavolo da parte per me, per me, per me

Così pensi di potermi lapidare e sputarmi in un occhio,
Così pensi di potermi amare e lasciarmi morire
Oh bambina, non puoi farmi questo, bambina
Devo solo uscire, devo solo uscire di qui

Oh sì, oh sì, niente m'importa veramente, chiunque può capirlo
Niente è veramente importante, niente m'importa davvero
Comunque il vento continua a soffiare

da Antiwarsongs.org

Sciogliere la polizia? Al Cremlino ci pensano


di Astrit Dakli
Può sembrare inverosimile - e probabilmente infatti alla fine non se ne farà nulla - ma a Mosca c'è anche chi parla ormai apertamente della necessità di sciogliere il gigantesco corpo di polizia della Russia (oltre 900mila uomini) e smantellare le strutture del ministero dell'interno. E non si tratta di qualche giovane anarchico, ma di esponenti di primo piano del partito al potere, Russia Unita.
Resa pubblica mercoledì in una conferenza stampa nella sede dell'agenzia Interfax, la proposta - innegabilmente rivoluzionaria - di Andrei Makarov, uno dei consiglieri giuridici del presidente Dmitrij Medvedev nonché membro autorevole del partito guidato dal premier Vladimir Putin, ha avuto l'effetto di una bomba.Molti leader del suo stesso partito si sono affrettati a prendere le distanze, sostenendo che quelle di Makarov sono "posizioni personali che non coinvolgono Russia Unita"; ma nell'opinione pubblica il dibattito si è fatto bollente nel giro di poche ore. I siti che ospitano dibattiti online intorno alle notizie, come Lenta.ru, hanno pubblicato centinaia di commenti di cittadini; inutile dire che, dato il livello di gradimento veramente basso di cui godono in Russia le forze di polizia, il tono degli interventi non è in generale molto lusinghiero per gli uomini che fanno capo al ministero guidato da Rashid Nurgaliyev.
Del resto, persino quest'ultimo, in un intervento pubblico davvero singolare tenuto il giorno precedente, aveva in pratica "autorizzato" i cittadini a passare all'azione fisica contro i poliziotti che li attaccassero ingiustamente ("è lecito difendersi, se si è innocenti"): da notare che la legge russa prevede l'ergastolo e addirittura la pena di morte (oggi sospesa) per chi tenta di uccidere un poliziotto, e in pratica qualsiasi azione difensiva basata sulla violenza fisica potrebbe configurarsi come un tentativo di uccidere. Anche le parole di Nurgaliyev hanno avuto un'eco assai vasta, con forti apprezzamenti dai settori "liberal" dell'opinione pubblica ma anche con forti messe in guardia da parte di noti avvocati, secondo i quali se qualcuno oggi provasse a seguire davvero le indicazioni del ministro dell'interno, rischierebbe di trovarsi in guai gravissimi.
Tutta la tempesta mediatica trae spunto da una lunga catena di episodi che quest'anno (anche in quelli precedenti, ma nel 2009 con più clamore) hanno messo in luce un "sistema-polizia" totalmente corrotto e ingovernabile. Uccisioni di detenuti o di semplici cittadini per strada, torture, ladrocinii, estorsioni; si è verificato persino il tentativo di copertura di un poliziotto-serial killer che aveva fatto strage in un supermercato di Mosca; e infine le scioccanti rivelazioni in video di alcuni agenti "puliti" che non riuscivano più a reggere la convivenza in un sistema completamente marcio e colluso con la criminalità.
La tesi di Makarov è molto semplice: un corpo armato così gigantesco e pervasivo della società non è più riformabile quando supera una certa soglia di corruzione interna, perché tutti i suoi meccanismi che dovrebbero sovrintendere a questa "riforma" sono a loro volta malati. L'unica soluzione è quindi lo scioglimento d'un colpo del ministero dell'interno, il licenziamento e disarmo degli agenti (fatta salva la parte che opera nei corpi speciali professionalizzati e nei servizi "sani", come quello investigativo-giudiziario); e la ricostituzione di una nuova polizia da zero, con uomini, metodi e strutture totalmente nuovi (Makarov sostiene che nella fase ri-costituente dovrebbero essere coinvolti anche giuristi e organizzazioni per i diritti umani, per studiare al meglio dei meccanismi che tutelino i cittadini dai soprusi), garantendo l'ordine durante la fase di transizione con i servizi di sicurezza (FSB) e con l'esercito.
Difficile che la proposta vada avanti - anche perché, si fa notare, in realtà andrebbero sottoposte parallelamente a radicali riforme anche istituzioni diverse, in primo luogo la magistratura, altrimenti i vizi di oggi tornerebbero rapidamente a dominare anche la nuova polizia. I politologi sostengono comunque che la straordinaria uscita di Andrei Makarov non possa essere vista come una sua fantasia personale, ma debba in qualche modo riflettere un tentativo del presidente Medvedev di dare uno scrollone al sistema di potere costruito da Putin, a partire dalle strutture più detestate del paese.

da IlManifesto

" I Senzanima"

di Alfredo Cosco
Eccoci alla seconda uscita de L’UOMO OMBRA, la rubrica che Carmelo Musumeci (detenuto con ergastolo ostativo nel carcere di Spoleto),Leggete questa pagina con cura e attenzione. In onore di tutti i muri bianchi rimasti fermi ad aspettare il sangue. In onore e in memoria dei piccoli gulag di periferia, della carne al macello. Quante volte mi colpirai? Mentre nella cella attendo la mia dose quotidiana… quante volte mi tratterai come un cane?

Sento queste parole rimaste intrecciate tra i pavimenti, i tavoli, e le inferriate. Come impronta energetica, atmosfera di un luogo, memoria delle cose. In memoria dei fuscelli al vento, ma anche dei veri criminali, che nessuno può essere selvaggemente pestato, e punito, fosse stato anche un vero criminale. 15 giorni a fissare il muro. In una cella vuota. Senza televisione e radio. Senza libri e giornali. Senza tavolo. Senza letto. Senza coperte. Senza assolutamente nulla. A sentire scavarti i minuti peggio di una tortura cinese o di un campo koreano. Invocando disperatamente il sonno, dopo ore e ore di straniante follia del nulla. Almeno il sonno, strappandolo il sonno nonostante il freddo non ti dà tregua e non hai nulla dietro cui coprirti. Ma dormi, dormi ragazzo.. fai di tutto per dormire. Abbracciandoti le ginocchia, almeno darai un pò di calore al petto. Dormi come una rana, ma almeno dormi. Così per qualche ora i sogni ti porteranno lontano. Dormi per non impazzire.
Ragazzi ho provato a pensare ai 15 giorni di isolamento totale di cui parla Carmelo in questo testo. Se ci provata vi esplode la testa. Nessuno ha mai provato una esperienza del genere. E anche i dettagli.. il freddo.. ricordo le notti in cui a Roma attendevo il notturno e magari ritardava di un’ora o più. Ed era un inverno così freddo che le mani erano marmo ghiacciato e nonostante giubino e maglioni saltellavi in preda a una insofferenza rara. E poi il lungo viaggio in un autobus scasciato (almeno altri quaranta minuti) fino a casa. Ma tutto quello era Disneyland rispetto a ciò che descrive Carmelo. Il freddo se non puoi scaldarti, ti entra nelle ossa come un tormento che ti occupa la mente e i pensieri. Che significa allora stare per 15 giorni.. e poi altri.. 15.. e poi altri 15 giorni in una cella fredda.. senza riscaldamento, coperte, lenzuole? Senza nulla su cui far poggiare la mente per provare anche solo a distrarsi?
Scrive bene Carmelo. La corruzione del carcere non investe solo il carcerato. Investe anche e ancora di più gli operatori carcerati. L’Assassino dei Sogni non contempla vincitori. Questo è un passaggio che può aiutare nel tempo a liberare dall’odio. A loro modo anche gli autori di questi crimini contro i detenuti, a loro modo.. sono dele vittime; di un genere diverso, ma delle vittime. Spezzare la cappa di nera nube tossica che l’Assino dei Sogni emana intorno a sé come un demone tolkeniano è un richiamo di liberazione per tutti, detenuti e carcerieri. Non è un urlo rancore, né sogni di vendette di sangue su carcerieri impalati.
E mentre vi scrivo queste pagine, si moltiplicano le voci di chi propugna il ritorno alle super carceri lager… Pianosa soprattutto. Destra e sinistra intonano in coro punizioni esemplari e regimi di eccezionalità. Ma alcuni non dormono e non staranno ad applaudire mentre altre celle di rigore e muri bianchi verrano edificate tra le spire e le branchie dell’Assasino dei Sogni.

Vi lascio alla rubrica di Carmelo..


I senzanima

Dopo la morte di Stefano Cucchi un altro morte nel carcere di Parma, quella di Giuseppe Saladino.
Sempre su questo istituto leggo sul Corriere della Sera di mercoledì 11 novembre del 2009:
-…Stava scontando una condanna all’ergastolo in regime di 41 bis. La procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti sulla sua morte, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.
Conosco bene il carcere di Parma, dopo quello dell’Asinara è stato uno dei più fuorilegge istituti in cui sono stato detenuto.
Di quel carcere mi ricordo bene le celle di rigore, dove mi avevano messo per essermi ribellato contro le guardie che avevano strappato e calpestato con le loro scarpe le foto dei miei figli durante una perquisizione perché non era consentito averne più di dieci.
Mi ricordo come se fosse ieri di quei 15 giorni nella stanza liscia al freddo senza letto, lenzuola, coperte, a fissare le pareti sporche e sgretolate della cella per ore e ore.
In ostaggio della delusione, della tristezza e della sofferenza.
Senza nulla, quindici giorni solo con i miei pensieri, la mia rabbia, il mio cuore e la mia anima a cercare di fare il morto, cercando dentro di me l’amore per rimanere vivo.
In carcere in Italia non si viene solo ammazzati, istigati al suicidio, picchiati, abbandonati come sacchi di spazzatura, ma si viene soprattutto umiliati levandoti la voglia di vivere.
Finiti quei 15 giorni di punizione, il massimo ininterrottamente consentito, dopo un giorno in sezione, me ne hanno dati altri 15 e poi ancora altri 15 giorni.
È facile interpretare e ingannare la legge per gli uomini dal cuore nero dell’Assassino dei Sogni (il carcere) perché loro sono i buoni e noi i cattivi.
L’Assassino dei Sogni si ritiene al di sopra di qualsiasi legge.
L’Assassino dei Sogni non è mai quello che sembra perché è molto peggio di quello che si crede.
E non è vero che la colpa dell’illegalità in carcere è a causa solo di alcune mele marce.
No! Piuttosto è il contrario: in carcere ci sono solo alcune mele buone.
Il carcere è cancerogeno non solo per chi è detenuto, ma è anche cancerogeno, se non di più, per chi ci lavora.
E come si può pensare di garantire la sicurezza sociale non facendo vedere il cielo, le stelle e la luna ai detenuti sottoposti al regime di tortura del 41 bis?
Come si fa a tenere in carcere tossicodipendenti che ne hanno bisogno di cure?
Come si fa a tenere una persona dentro per sempre con l’ergastolo ostativo, colpevole soprattutto di avere rispettato le leggi della terra e della cultura di dove è nato e cresciuto?
Il carcere in Italia è una macelleria e al macellaio non fa più impressione la vista del sangue, perché perde la sua umanità e non crede più che la pena abbia nessuna funzione rieducativa.
I macellai, le mele marce, i senzanima, chiamateli come vi pare, si sentono così buoni che possono ammazzare, picchiare e distruggere cuore e anime di persone che hanno sbagliato, ma non per malvagità come invece hanno fatto le persone che hanno ucciso Stefano Cucchi.

Carcere Spoleto novembre 2009

(tratto da www.urladalsilenzio.wordpress.com )