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lunedì 14 dicembre 2009

NARDO' - S&L- : "ABEMUS DELEGATA"

Ieri 13 dicembre 2009 presso La Città del Tempo -LE- si è tenuta un'assemblea costituente del Salento indetta dal Coordinamento Provinciale dei Garanti.
Questo organismo provvisorio aveva il compito di organizzare le fasi preparatorie per la giornata di ieri in cui è stata approvata quasi all'unanimità la lista dei Delegati Salentini per l'assemblea Nazionale Costituente del 19-20 dicembre prossimo.
Il coord. era composta da: Anna Cordella-Franco Dell'Atti-Vinicio De Vito-Marco Povero-Mimmo Saponaro-Sergio Ventura.

Sinistra & Libertà -Nardò- avrà la sua delegata: è Claudia Raho. Guardate i video del suo intervento e quello di altri amici di S&L della prov. di Lecce.





L'imminente marcia su Roma del Cavaliere


di Pietro Ancona
Il 22 ottobre 1922 i fascisti confluirono a Roma da tutta Italia per rivendicare a gran voce il potere che non riuscivano ad ottenere con la lotta parlamentare e con la legalità. Mussolini aveva meno di quaranta anni e raggiunse la Capitale da Milano in vagone letto dopo avere ricevuto l'assicurazione che lo Stato non avrebbe disperso i sansepolcristi e che anzi avrebbe avuto dal Re l'incarico di formare un governo.

L'opposizione di allora si divise tra quanti volevano dialogare o addirittura formare un governo con Mussolini ed altri che ne avevano paura, lo detestavano e volevano combatterlo non solo nel Parlamento ma anche nel Paese già devastato dalle scorrerie fasciste contro le Camere del Lavoro le sezioni socialiste i giornali di sinistra.
Vi furono momenti di guerra civile e scontri a fuoco come quello che c'è stato recentemente narrato dal film sulla vita di Di Vittorio. Lo stesso Giovanni Giolitti suggeriva di agevolare una collaborazione col futuro Duce per favorire una improbabile evoluzione democratica del movimento dei fasci!

Sappiamo tutti come è finita anche se non abbiamo imparato dalla storia del fascismo. Un terrore durato per oltre venti anni pagati duramente con il carcere dai suoi oppositori. Il fascismo nacque come antipartito ed in polemica con le istituzioni dello Stato. Anche l'ideologia della destra liberista di oggi è antipartito e contro le istituzioni. La più importante di queste, il Parlamento, è stata umiliata al ruolo servile di votificio, un orpello burocratico fastidioso per i decreti del governo.
Ora la destra ha alzato il tiro e sono nel suo mirino il Capo dello Stato, la Corte Costituzionale e la Magistratura.

Berlusconi non tollera controlli e bilanciamenti di ruoli. In quanto alla Magistratura, come Mussolini, ritiene che il Potere è Uno ed Indivisibile e che deve essere soltanto suo.
Ma, a differenza di Mussolini che personalmente era disinteressato e nei venti anni del suo potere realizzò un programma sociale assai avanzato come la legge sull'orario di lavoro (otto ore) del 1923, la gestione pubblica degli infortuni sul lavoro, la tutela della maternità e dell'infanzia, e praticamente tutto il welfare che la cosidetta prima repubblica ha ereditato e migliorato, Berlusconi è proprietario di un immenso, planetario, patrimonio personale, ed è espressione di una borghesia di arrivati ricchissima, capace di depositare all'estero duecento miliardi di euro e che ha già demolito gran parte dei diritti del lavoro e sta rendendo sempre meno accessibile il welfare.

L'Italia di Berlusconi ha cinque milioni di precari pagati con elemosine; cinque milioni di immigrati a bassi salari, ed altri dieci milioni di lavoratori a tempo indeterminato sotto il tiro delle artiglierie della destra come gli insegnanti, il personale sanitario, i lavoratori salariati in genere.
L'Italia che Berlusconi si accinge a governare da solo è costituita da una grande massa di salariati poveri con il terrore di perdere il posto di lavoro che procura un magro tozzo di pane, vessata da squali e squaletti che controllano un finto mercato fatto di oligopoli e di monopoli. Presto questa massa di sfruttati dovrà pagare a caro prezzo anche l'acqua e dovrà sopportare il costo del federalismo, cioè della riproduzione in loco dei privilegi della oligarchia nazionale.

Sono convinto che il parossistico discorso di Bonn di Berlusconi non sia nè uno "sfogo" nè un momento di vittimismo per giustificare i suoi conflitti con i magistrati, ma un lucido, calcolato, programmato preannunzio di quanto si accinge a fare in Italia per distruggere la Costituzione e le sue garanzie ed instaurare un Regime basato soltanto sulla sua volontà che deve trasformarsi immediatamente e senza impicci in legge per tutti. Non si accinge a varare una nuova Repubblica come fece De Gaulle dopo la guerra di Algeria. Anche la Costituzione francese gli sta stretta.

E' possibile che nelle prossime settimane Berlusconi organizzi una grande adunata a Roma dei suoi fedeli e di quanti sono disposti a farsi prezzolare ed accorrere a dargli man forte nella piazza. Dopo l'adunata, proporrà a questo Parlamento, le riforme che gli occorrono per diventare Dittatore d'Italia
Se questo Parlamento non ubbidirà ai suoi diktat per la defezione dei finiani andremo a nuove elezioni entro aprile in un clima tempestoso, in una grande baraonda dalla quale non escludo una ripresa della strategia della tensione e magari una o più stragi....

Ma non è detto che l'Italia abbia perso del tutto i suoi anticorpi democratici. E' possibile che la ciambella del Cavaliere non riesca con il buco. Intanto l'opposizione comincia a rinsavire quando si propone unita in caso di nuove elezioni. Dovrebbe soltanto tendere la mano oltre il Parlamento e chiamare al suo fianco tutte le forze della sinistra comunista che sono state espulse e confinate all' esilio dalla sciagurata operazione antidemocratica compiuta da Berlusconi e da Veltroni.

Dobbiamo prepararci ai terribili colpi di coda di un personaggio che non vuole rinunziare a cedere il potere.

Dobbiamo prepararci a resistere e difendere la Costituzione da soli senza contare sull'aiuto della Europa che non interverrà in Italia come non interviene in Polonia dove la bandiera rossa è diventata reato. L'Europa di oggi non è quella sognata a Ventotene.

da Reset-Italia

Colpo di Stato politico in Turchia: messo fuorilegge il Partito della Società Democratica

Colpo di Stato politico in Turchia: messo fuorilegge il Partito della Società Democratica La Corte Costituzionale turca, in data 11 dicembre 2009, ha deciso all’unanimità la chiusura del DTP, “Partito della Società Democratica”, il Partito pro-kurdo presente in Parlamento dal 21 con seggi, e che governa gran parte dei municipi della regione sud-orientale della Turchia. La motivazione addotta dalla Corte Costituzionale è che il DTP sarebbe una minaccia per l’unità nazionale.

Colpo di Stato politico in Turchia: messo fuorilegge il Partito della Società Democratica

La Corte Costituzionale turca, in data 11 dicembre 2009, ha deciso all’unanimità la chiusura del DTP, “Partito della Società Democratica”, il Partito pro-kurdo presente in Parlamento dal 21 con seggi, e che governa gran parte dei municipi della regione sud-orientale della Turchia.

La motivazione addotta dalla Corte Costituzionale è che il DTP sarebbe una minaccia per l’unità nazionale.

La decisione comporta anche il divieto di svolgere qualsiasi attività politica per cinque anni per 37 dirigenti del partito., e l’annullamento mandato parlamentare di due parlamentari: il presidente Ahmet Turk e la deputata Aysel Tugluk, ai quali è stata tolta l’immunità parlamentare. I beni del partito sono stati confiscati. Il DTP è in Parlamento, in ordine di grandezza, il quarto partito politico, dopo l’AKP, il CHP ed il MHP.

La Corte Costituzionale turca, dalla data della sua costituzione (1963), ha soppresso 26 partiti politici. L’anno scorso aveva anche discusso l’eventuale chiusura dell’AKP, l’attuale partito di governo turco, il partito di Erdogan. In particolare, i partiti kurdi sono stati continuamente chiusi: prima l’HEP, poi il DEP, l’HADEP, ed infine, per evitare la chiusura, il DEHAP si era dovuto sciogliere, dando appunto vita all’attuale DTP.

I poteri della Corte Costituzionale sono connessi alla attuale Costituzione turca, di impronta autoritaria e nazionalista, emanata nel 1982, all’indomani del colpo di Stato militare del 1980 (emulo di quello cileno di Pinochet per l’entità e la gravità dei crimini di Stato ad esso seguiti). Sia il partito di governo, sia soprattutto il movimento kurdo, avevano da lungo inutilmente proposto una riforma costituzionale.

In seguito alla chiusura del partito ed all’interdizione alla vita politica di numerosi suoi dirigenti (tra i quali note personalità di rilievo quali Ahmet Türk, Aysel Tuğluk, Leyla Zana e Selim Sadak) in teoria il gruppo parlamentare si ridurrebbe solo da 21 a 19 deputati (che potrebbe continuare a restare in carica, poiché sono stati eletti come “indipendenti”), ma la direzione del partito ha per il momento deciso l’uscita dal Parlamento del gruppo parlamentare, e la continuazione nella società civile della lotta per la democrazia e per la pace, nella inalterata fedeltà ai metodi democratici e pacifici.

Come ha sottolineato la direzione del partito, la decisione della Corte Costituzionale, dietro il paravento di un atto “giuridico”, è in realtà una decisione politica, e, vista la sua portata di attacco frontale ai principi della democrazia rappresentativa e dell’espressione democratica della volontà popolare, e di attaco frontale alla possibilità di partecipazione politica del popolo kurdo, è un “colpo di Stato politico”.

Analoga opinione è stata avanzata da “Human Rights Watch”:

L'Unione Europea, in cui Ankara spera di entrare, aveva avvertito che la messa al bando del partito avrebbe violato i diritti della popolazione curda.

La chiusura del DTP è stata preceduta da una campagna di attacchi continui contro tale partito, sia tramite le numerose aggressioni violente alle sue sedi ed i tentativi di linciaggio, sia tramite la campagna dei mass-media, sia tramite le dichiarazioni dei due partiti nazionalisti (i repubblicani del CHP e gli estremisti sciovinisti del MHP).
La direzione del DTP nei giorni scorsi aveva ammonito: “Siamo un ponte verso la pace e verso la democrazia”, e, in effetti, la chiusura del DTP significa il completo svuotamento della cosiddetta politica di “apertura democratica” che era stata avanzata dal governo ma soprattutto stimolata e incrementata dall’iniziativa kurda; la chiusura del DTP rischia di allontanare a tempo indeterminato le prospettive di pace, e di precipitare immediatamente il Paese in una spirale di tensioni e di violenza, a partire dagli scontri in corso nel Paese (dove le manifestazioni sono sempre più aggredite dalla polizia: Diyarbakir, Semdinli, Van, Hakkari, Yuksekova…) sino al pericolo di ripresa su vasta scala del conflitto armato tra esercito e guerriglia (che sta comunque continuando, a causa delle continue operazioni militari dell’esercito turco, nonostante la tregua unilaterale da tempo decisa dal PKK, e che lo stesso PKK ha violato con un recente attacco, il 7 XII).

In moltissime località della Turchia si stanno svolgendo affollate manifestazioni di sostegno verso il DTP, diverse delle quali sono state violentemente assalite dalla polizia.

di Aldo Canestrari, Istanbul, 12 dicembre 2009 – viandit@yahoo.it
(potete scrivermi a questo indirizzo se desiderate ulteriori informazioni su questi temi

da Indymedia

NoCop15: la cronaca di domenica 13 dicembre


Fermi al porto di Copenaghen. 1000 in corteo con Via Campesina nella terza giornata di mobilitazione nella capitale danese.

Il vero dato politico delle 2 giornate passate e sicuramente la partecipazione molto numerosa as una mobilitazione che pone la questione climatica come posta in gioco politica centrale dei movimenti dei prossimi decenni. Controparte di questa, il profilarsi di una polizia e di un controlllo della piazza molto sofisticato ed efficace da parte dei guardiani dell'ordine globale.

I quasi 1000 fermi che andavano a segnare il bilancio di fine giornata di ieri sembrano essersi in larga parte tramutati in scarcerazioni. Qualche decina invece gli arrestati effettivi. Ieri sera si era tenuto un presidio notturno per chiederne la liberazione. Anche oggi forte la stretta repressiva: almeno 100 i fermi.

Diretta della giornata

h 13 - Già dalle prime ore di oggi la polizia danese ripropone una gestione della piazza tutta all'insegna dell'arresto preventivo e del diritto sospeso. L'azione del blocco anti-capitalista che intendeva bloccare/sanzionare una delle principali piattaforme logistiche del capitalismo nordeuropeo è stata chiusa e si registrano nuovi e copiosi fermi.

h 14 - Più numerosa e, per il momento almeno, "sostenibile" la marcia organizzata da Via Campesina e da numerosi gruppi e collettivi animalisti e ambientalisti che intendono denunciare l'industria mondiale della carne come una delle principali responsabili della deforestazione e sottrazione di spazi agricoli di sussistenza per ingrossare l'anti-ambientale e insostenibile ciclo della carne. 1000 i partecipanti a questo corteo.

h 15.30 - Terminata la marcia campesina, i manifestanti sono rientrati al Klimax Forum, dove continuano assemblee e workshop. Le notizie parlano anche per oggi di 100/150 fermi. Alle 18 la samba band international ha inetto un presidio musicale sotto il carcere per la liberazione degli arrestati. Le mobilitazioni contro il cop15 continueranno domani e fino a venerdi' 18. Domani NoBorder Day of Action.

da Infoaut

ATTENTATO AL PREMIER - MAGISTRATI ROSSI O I COMUNISTI?????



Il gesto fatto ieri sera intorno alle 19:00 è frutto della disperazione.
Un disperato che ha visto in quel gesto la sua liberazione.
La storia recente, in Italia, ci insegna che il popolo prima ti osanna, fino a farti credere di essere dio in terra, poi ammazza il suo leader mettendolo a testa in giù in piazza.
Il clima politico italiano è veramente esasperante e le logiche dei vari potentanti che governano il paese si riflettono inevitabilmente nella popolazione.
Il delirio di onnipotenza, colpisce i nostri politicanti sia essi di destra che di sinistra (anche se non esiste una vera opposizione).
Con il vostro (nostro) denaro avete comprato tutto, anche i sogni e le speranze della povera gente. In campagna elettorale sembrate -tutti- persone disponibili e propense veramente al bene comune. Poi tutto svanisce e la gente si ritova con una mezza promessa (magari con un assunzione a tempo determinato) e con un sogno frantumato, svanito nel nulla. E voi (politicanti) invece continuate a fare la vostra bella vita, piena di privilegi grazie a quell'investitura che vi è stata data dal popolo sovrano (on., sen. ecc....). Alcuni sogni non potranno mai essere comprati con il denaro e alcuni uomini importanti della storia del nostro paese non possono essere cancellati finchè ci saranno uomini e donne che gli faranno rivivere, attraverso le parole e gli esempi (la parola esempi non è riferita al lancio della statuina).
Il pane inizia a scarseggiare e la gente si trova sempre più con le spalle al muro.
Troppi interessi privati oscurano quelli che sono i veri problemi del paese.
Per troppi anni in Italia si è rubato e solo chi era già ricco ha gonfiato ancora di più il proprio portafoglio.
Signori politici pensate al bene del paese perchè la gente è veramente stanca di voi.
E' arrivato il momento di rigenerare "il bel paese".
Fatevi due conti in tasca e poi fateli anche a noi. Vi renderete conto della differenza.

La Redazione