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domenica 31 gennaio 2010

Vendola: per aprire un solo cantiere di centrale nucleare in Puglia devono far venire l’esercito.

31.01.2010 In 1/2 H: Nichi Vendola. from ElaborAZIONI on Vimeo.



"Penso che dovranno anche far venire l'esercito per immaginare di aprire un solo cantiere di centrale nucleare in Puglia''. Lo ha ribadito il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola ospite oggi di Lucia Annunziata a "In mezzora" su Raitre. ''Un segreto di pulcinella le ipotesi sui siti che potrebbero ospitare le future centrali. Ci sono le carte dell'Enea – ha continuato il Governatore - che da cinquant'anni dicono che o si riaprono le vecchie centrali nucleari o le nuove localizzazioni si possono fare soltanto in Puglia per la bassa sismicità e per le caratteristiche del territorio, soprattutto salentino”. “Il dibattito - conclude il governatore uscente della Puglia - è coperto perché ci sono le elezioni ma loro devono sapere che il nucleare per noi è il contrario di quello che la Puglia sta facendo. La Puglia negli ultimi tre anni è diventata la prima produttrice di energia solare e di energia eolica in Italia”.

Documento politico Sinistra Ecologia Libertà Nardò

Riunione comitato provinciale
31 gennaio 2010
-Nardò-


documento del circolo “sinistra ecologia libertà” – nardò

Nella valutazione della situazione politica attuale non possiamo non partire dalla vittoria di vendola alle primarie in puglia. al di là dei toni trionfalistici, però, questo successo dovrebbe indurre tutti quanti a riflettere sui messaggi che esso porta con sé.

la folla da evento mediatico che è accorsa alle urne segnala la voglia di partecipazione che caratterizza l’elettorato di sinistra;
la bocciatura del costume verticistico e della pratica di investitura dall’alto svelano un attivismo vivacemente democratico e contemporaneamente lo scollamento fra nomenclatura e base;
la percentuale esorbitante che ha sancito la vittoria di vendola e lo ha designato candidato governatore, ha sancito pure la sua designazione a leader della sinistra nazionale;
l’inutile tentativo di inquinare e poi strumentalizzare l’esito della consultazione da parte di forze estranee allo schieramento, infine, oltre a risultare squallido, non può che ricompattare l’elettorato di centrosinistra a un’azione comune contro ogni forma di controllo illegale della libera espressione della volontà popolare;
si è pure visto come il voto diretto e il segreto dell’urna siano in grado di capovolgere ogni pronostico basato sulla logica dei numeri scritti a tavolino e dimostrarsi fucina di esiti sorprendenti.

con le vicende di questi ultimi due mesi dalla puglia sembra venire non solo il consenso a una politica regionale caratterizzata da buon governo, trasparenza, diritti e apertura al dialogo; da qui parte un modello politico nuovo, “riformista nella pratica, ma rivoluzionario nei valori”, di parte, con alleanze chiare e impegni precisi.

“sinistra ecologia libertà” non è solo il partito di vendola : è l’unico soggetto politico al momento che sia in grado di rappresentare e concretizzare il bisogno di legalità e partecipazione che le primarie in puglia, ma pure eventi come il “no b day” e la giornata di mobilitazione in difesa della costituzione hanno espresso. a maggior ragione, quindi, la fase costituente che stiamo vivendo e sperimentando deve studiare e darsi meccanismi che garantiscano l’effettiva corrispondenza fra leadership, linea politica e volontà della base.
consultazioni a scrutinio segreto per la proposta dei nominativi per la costituzione degli organismi interni, primarie per la designazione di candidati a qualsiasi livello, ampia rappresentatività territoriale nella struttura organizzativa possono garantire, secondo noi, quella libera e responsabile partecipazione dei militanti auspicata dalle regole espresse dalla recente assemblea nazionale.

per la costituzione delle liste del prossimo appuntamento elettorale, ci sembra irrinunciabile una dichiarazione pubblica da parte dei candidati sui seguenti punti :
• non avere condanne penali
• non essere in situazione di conflitto d’interessi né direttamente, né in riferimento alla loro cerchia familiare
• rendere pubbliche informazioni sulla situazione fiscale e patrimoniale propria e dei propri congiunti
• non avere avuto rapporti di affari o di lavoro con personaggi condannati anche solo in primo grado per reati di mafia, malavita organizzata o per reati contro la pubblica amministrazione
• impegnarsi a evitare qualsiasi comportamento che impedisca o rallenti un’eventuale indagine giudiziaria e/o giornalistica sul loro operato o sull’operato di qualsiasi altro eletto
• impegnarsi contro ogni forma di discriminazione

condividiamo la scelta politica del dispositivo della segreteria nazionale di collegare in tutte le regioni italiane il simbolo di sin eco lib al nome di vendola come garanzia di pulizia e trasparenza che in molti modi, attraverso vari strumenti e canali, sta facendosi sempre più forte nel paese.

sinistra ecologia libertà
circolo di nardò

nardò 31 gennaio 2010

Iniziativa "Acqua Bene Pubblico" a Nardò

L'Unione degli Studenti (UdS), associazione sindacale e culturale, nell'ottica della campagna regionale “Acqua, bene Pubblico” organizza a Nardò, nella data di oggi Domenica 31 Gennaio a partire dalle ore 18.30, un evento pubblico contro la privatizzazione dell'acqua.

Inizialmente, al Chiostro di Sant'Antonio, avrà luogo un dibattito nel quale interverranno: il prof. Graziano De Tuglie (presidente Fare Verde Puglia), Salvatore Caricato (segretario generale della Funzione Pubblica, CGIL Lecce), Frank Quaranta (Emergency Nardò) e Lorenzo Tarantino (Uds Galatone).
Seguirà una mostra artistica e fotografica di giovani artisti e una serata musicale presso l'Aioresis Lab (ore 21.00).

Si invita la cittadinanza a partecipare attivamente all'evento

sabato 30 gennaio 2010

L'unico da cacciare, di nero, è il lavoro


"I neri stanno già tornando nelle campagne della Piana, e l'anno prossimo saranno di nuovo tanti - dice Calogero della Cgil - l'unica è provare a combattere il fenomeno del ‘nero', inteso come lavoro".

di Gian Luca Ursini
"Più immigrati, più crimini". Dopo i gravi fatti di gennaio a Rosarno, il governo di Roma è sbarcato in Calabria. Annuncia grandi misure, per ora sulla carta, contro la ‘Ndrangheta (la parte difficile del problema) ma soprattutto - e subito - "pugno duro all'‘immigrazione incontrollata troppo a lungo tollerata" come detto dal ministro leghista Maroni, nel commentare a caldo la cacciata dei migranti dal paesone calabrese.
Il premier italiano ha perso l'ennesima buona occasione per stare zitto. Forse nell' infelice allocuzione per ‘immigrati' intendeva i clandestini, dimenticando che la clandestinità come reato è una invenzione- del 2009 - dei suoi alleati della Lega-xenofoba-Nord. Ma afferma per di più dati smentiti dalle statistiche; per il sociologo MaurizioBarbagli "dalla creazione del reato di clandestinità, che secondo i leghisti avrebbe cancellato il sottobosco di microdelitti legati all'immigrazione sans papier, il più grave di essi, lo spaccio, è cresciuto in incidenza su tutti i reati dal 32 al 34 per cento del totale". Che dire del territorio che d'ora in poi sarà 'l'Alabama italiana', la Piana di Gioja Tauro? "Negli ultimi 15 anni, con una massiccia presenza di immigrati, alcuni senza documenti - spiega il pm del tribunale di Palmi Giuseppe Creazzo, competente per territorio - non si sono mai, nemmeno una volta, registrate denunce a carico di migranti per i reati di furto con scasso, violenza sessuale, tentata violenza sulle donne, prostituzione e furto semplice, ossia i banali scippi". Questo in un territorio dove l'incidenza degli stranieri sulla popolazione secondo la Cgil è del 18 per cento, ossia la quarta zona a maggiore densità di migranti in Italia dopo Prato Brescia Sassuolo e prima di grandi città come Genova Milano.

Non solo; le incaute parole dei governanti italiani hanno causato sdegno in ambienti di solito vicini alla Destra italiana: in Vaticano. La conferenza episcopale ha subito esposto propri dati in base ai quali, per i vescovi "non c'è nessuna correlazione tra l'incidenza dei crimini e la presenza di migranti, regolari o irregolari". "Non esiste differenza tra il tasso di criminalità dei migranti e quello degli italiani" ribadisce monsignor Crociata a capo della Cei: 1,2 per cento dei regolari contro un tasso di delinquenza dello 0,75 per cento per gli italiani, ma che nelle persone sotto i 40 diventa inferiore per i migranti rispetto agli italiani. Evidentemente a furia di stare qui, gli immigrati imparano la lezione e cominciano a delinquere... E questo discorso come si applica a Rosarno? Gli italiani hanno reagito a presunti abusi dei migranti per razzismo, o per mentalità criminosa, atteso che i Migranti in quella zona delinquono sensibilmente meno dei calabresi? E soprattutto "sono gli unici a ribellarsi alla Mafia", ricorda Antonello Mangano, autore di ‘Gli africani salveranno la Calabria, (forse l'Italia intera)', titolo sottoscritto da uno studioso dell'illegalità meridionale, come Roberto Saviano.
"Nella Piana di Gioja - spiega Antonio Calogero, Cgil locale - la subcultura ‘ndranghetista è dominante, e il problema con la rivolta dei migranti è stato di ordine pubblico, che i mafiosi non potevano vedersi sfuggire di mano. In Calabria è scontato dire che lo Stato assente, va ribadito che solo la ‘ndrangheta fa politica; fare politica vuol dire cercare il consenso della popolazione; per cercare consenso i mafiosi non possono stare indietro rispetto alle mutate percezioni del popolo, e mandare messaggi rassicuranti. Con la cacciata dei migranti hanno voluto dire "Tranquilli qui comandiamo noi", e soprattutto recepire un malessere diffuso verso i migranti, in gran parte disoccupati". " E non solo riaffermazione del dominio - interviene Gigi Genco, segretario Cgil Calabria - la ‘Ndrina funziona anche da regolatore del mercato del lavoro: in città troppi immigrati, grazie alla Bossi-Fini e al reato di clandestinità, non venivano più assunti dai contadini. Tutto in nero. In più sono arrivati a centinaia dal Nord, dove l'industria in crisi caccia per primi i migranti. Troppi e troppo poveri, pronti a esplodere. I calabresi percepivano un disagio foriero di tempesta. La ‘ndrangheta si propone come mediatore sociale per interpretare un bisogno dei rosarnesi: ha detto con le intimidazioni dei fucili e poi con la caccia al Nero: "Andatevene via, non ci servite più nei campi, questa non è casa vostra".

"I neri stanno già tornando nelle campagne della Piana, e l'anno prossimo saranno di nuovo tanti - conclude Calogero - l'unica è provare a combattere il fenomeno del ‘nero', inteso come lavoro: finché si lavorerà in maniera irregolare, verranno più braccianti del necessario, a vivere in condizioni di degrado; bisogna rendere più appetibili i ricavi ai contadini, con la filiera corta: basta intermediari, dal produttore al consumatore, (come nei farmer market, quindi un modo per combattere le Mafie, ndr). Finché il prezzo pagato per chilo di arance, come detto e ridetto, è di 4 centisimi/chilo, ai coltivatori non conviene raccogliere e i migranti rimangono a ciondolare. E il ministro del lavoro deve disporre controlli a tappeto, per essere sicuri che ogni migrante abbia un regolare contratto stagionale e venga pagato il giusto: 60 euro al giorno, non 25, di cui 5 da versare al caporale".

da PeaceReporter

Vergogna nera

di Nicola Mastrangelo
ROMA - Nella giornata del ricordo della Shoà il gruppo neofascista «Militia» oltraggia il museo della Liberazione e copre di scritte il centro di Roma. Insulti per il capo della comunità ebraica. Tutti condannano, la sinistra ricorda i saluti romani al comizio della Polverini
«Olocausto propaganda sionista», e «27 -01 Ho perso la memoria». Sono le vergognose scritte apparse sul muro ieri mattina, giornata della memoria, a Roma in Via Tasso,proprio a due passi dall'entrata del museo della Liberazione. Più avanti, altre scritte,altri insulti rivolti al capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici e al sindaco Gianni Alemanno definiti: «porco judeo» il primo, «verme sionista»il secondo. Ma non sono le sole: sempre sui muri del quartiere Esquilino si legge «Hamas vincerà»e «Israele boia».Un attacco vigliacco, non un atto vandalico.Le scritte sono per la maggior parte firmate dal gruppo neofascista «Militia». La telecamera di sicurezza del museo di via Tasso, ha ripreso un gruppo di quattro ragazzi che muniti di spray e passamontagna in formazione militare hanno imbrattato l'ingresso di quello che un tempo era il comando ed il carcere di tortura delle Ss a Roma. «È stato un omaggio ai nazisti - ha detto il direttore del museo Giuseppe Mogavero - perché le scritte sono apparse al civico 155 dove c'era il comando delle Ss di Kappler e Priebke. E c'è la duplice concomitanza con l'apertura della mostra sulla prostituzione forzata nei lager».
«Militia» è una sigla legata alla figura di Maurizio Boccacci ex leader del disciolto Movimento Politico Occidentale. Boccacci è noto alla Digos per aver rivendicato la paternità di altri striscioni apparsi lo scorso 19 novembre, in via del Muro Torto, che avevano come bersagli sempre Riccardo Pacifici. Il quale ha commentato l'episodio di ieri come «un grande atto di debolezza da parte di questi ragazzotti, perché il paese è cambiato,nessuno resterà indifferente e non è più possibile pensare di ricreare un clima come quello del passato.L'Italia - ha detto Pacifici - è un paese che ha ben chiaro nel preambolo della sua Costituzione,il giudizio sul nazifascimo.Ha una legge che punisce chi inneggia al razzismo,alla xenofobia e all'antisemitismo». Anche il sindaco di Roma, Alemanno (che ieri ha celebrato il giorno della Memoria nel campo rom di Casilino) ha definito le scritte come una «offesa senza pari al rispetto della persona umana.Purtroppo - ha aggiunto - C'è ancora qualche criminale che offende la memoria per ottenere visiblità».
Uniti alla condanna del gesto offensivo,avvenuto proprio nel giorno istituito per commemorare e ricordare le vittime dell'Olocausto, gran parte del mondo politico e delle istituzioni.«Sono scritte offensive,mi auguro che queste persone vengano assicurate alla giustizia», ha detto Andrea Ronchi ministro per le politiche europee che ieri si è recato al museo.Solidarietà al museo di via Tasso e a tutta la comunità ebraica sono arrivate da parte del mondo del lavoro attraverso le parole di Claudio Berardino,segretario della Cgil di Roma e Lazio «scritte infamanti nel giorno in cui si celebra la Memoria e si commemorano tutte le vittime della barbaria nazifascista».Solidarietà e condanne ad un gesto razzista e preoccupante,che dovrebbe far riflettere su quanto sia ancora vivo e serpeggiante il germe del fascismo e del razzismo. Che si nasconde e si mimetizza,che appare sporadico con scritte sui muri e saluti romani in occasione di partite di calcio o manifestazioni di qualche politico,magari candidato alla presidenza della regione Lazio. E' i caso di Renata Polverini,candidata del Pdl,alla regione Lazio. Ieri ha commentato l'episodio parlando di un «atto di gravità inaudita». Il consigliere provinciale di Sinistra e Libertà Gianluca Peciola la invita però a «assumere una decisa presa di posizione nei confronti delle espressioni nostalgiche a cui abbiamo assistito durante la sua campagna elettorale. Affinché le dichiarazioni di condanna non suonino come retoriche e di circostanza ». La candidata del centrosinistra Emma Bonino ha inviato un messaggio alla comunità ebraica: «Siamo sempre con voi».
Scritte razziste e polemiche da campagna elettorale non hanno comunque fermato i volontari del Museo di via Tasso dal celebrare la giornata della memoria. Che hanno indetto insieme all'Anpi un sit-in di fronte al museo per domenica alle 10,30.

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20100128/pagina/02/pezzo/270088/
da Antifa

La lettera di Giovedì 28 Gennaio 2010


Vi proponiamo una lettere degli onorevoli Italo Bocchino e Fabrizio Cicchitto indirizzata a tutti i parlamentari del PD con la L nella quale vengono esortati affinchè siano presenti in Parlamento "senza eccezzione alcuna" per votare la legge sul legittimo impedimento.

La lettera di Giovedì u.s, la porge PeaceReporter ed è una lettera autografa che hanno ricevuto tutti i deputati del Pdl. In essa si può leggere:
“Caro collega, da martedì prossimo 2 febbraio a partire dalle ore 10 voteremo la legge sul legittimo impedimento. Non serve ricordarti l’importanza che questo appuntamento ha per il PDL, il Presidente Berlusconi e il Governo e ti preghiamo pertanto di garantire la presenza per tutta la prossima settimana senza eccezione alcuna. Cordialmente. Firmato On. Fabrizio Cicchitto e On. Italo Bocchino”.

La privatizzazione delle Forze armate: una griffe sulla Nazione



In base all'ultima legge finanziaria, la gestione della Difesa passerà a una società per azioni, la Difesa Servizi S.p.A.

Chi si sia mai approcciato a un manuale di Scienza delle Finanze e abbia studiato il caso dei monopoli naturali, cioè abbia passato in rassegna quali settori possono essere gestiti dai privati per fare economia di costi, sa che l’Esercito e tutte le forze armate rappresentano il caso più eclatante di un servizio che deve per forza e logica restare pubblico: non a caso anche la Scuola Austriaca di Economia, una delle correnti di pensiero più liberali e liberisti che ci siano, ci ha sempre speculato su negli ultimi decenni, ma appunto solo a livello teorico, ragionando su cause, effetti e conseguenze, per assurdo.

Ebbene, siamo giunti, davvero, anche a questo: grande risalto hanno dato i vari giornali ai colpi dell’ultima Finanziaria (ultima in tutti i sensi, per cronologia, e perché il documento non si chiamerà più così, ma Legge di Stabilità) riguardo a bonus e agevolazioni per famiglie e lavoratori. C’è però una vocina sulla quale purtroppo pochi si sono concentrati, che a volte è stata inserita quasi solo per dovere di cronaca, ma è di importanza fondamentale: la gestione della Difesa passerà, infatti, a una società per azioni, la Difesa Servizi S.p.A.

Ciò che spenderà diventerà una questione privata, discussa da dirigenti e un consiglio d’amministrazione scelti ad esclusiva discrezione del ministro (della difesa), senza previo consulto del Parlamento (quindi senza ascoltare e chiedere a nessuno, né a destra né a sinistra).
Non saranno le gerarchie interne all’esercito, per conoscenza e per merito, a stabilire a chi affidare ordini e competenze, no: sarà il ministro di turno, oggi La Russa, domani chissà, magari solo un politico scelto solo per dare un contentino e/o ammansire questo o quel partito.

Rischiamo così che questo sia solo il primo passo, dopo la privatizzazione dell’acqua, per privatizzare l’intero corpus statale: un domani potrebbe non esserci più la cosiddetta Pubblica Amministrazione, un ente a cui è affidato il Pubblico Benessere, il Benessere del Popolo, ma un gigantesco comitato affaristico che si occupa e preoccupa solo di arricchirsi il più possibile alle spalle di cittadini e contribuenti, una multinazionale come tante altre.

I liberisti si difendono col motivo che così la gestione non peserebbe sui contribuenti, che verrebbero (tar)tassati di meno, ma il problema è che, per legge, potrà cambiare lo scopo direttivo del Servizio: non più difesa della sicurezza, ma comodi privati. Siccome lo Stato ha pochi soldi, svenderà terreni e altri immobili, fortezze e roccaforti, che così diverranno hotel e altri luoghi di divertimento.

Grazie al segreto militare, la società potrà disporre di impianti ed immobilizzazioni a suo piacimento, trasformando le caserme anche in centrali nucleari o qualsivoglia altro, senza appunto il bisogno di alcun permesso istituzionale, né dei cittadini, nel del Comune, del Parlamento. Ma la cosa più beffarda sarà la possibilità di sponsorizzare, così marchi come “Frecce Tricolori” non sarebbero più un Simbolo da portare con "Onore e Dignità", ma finirebbero alla stregua di un “De Puta Madre”: magari andate in Discoteca e c’è la gara a chi è più figo tra Gucci, D&G ed Esercito Italiano.

da Indymedia

Nell'indifferenza e nel silenzio mediatico l'ordinanza di cattura nei confronti di Cosentino

In un paese normale con una giustizia normale, Nicola Cosentino sarebbe già in carcere. Da un bel pezzo. E in un paese normale avremmo sentito questa notizia nei tg: la Cassazione ha rigettato il ricorso contro l’ordinanza di cattura nei suoi confronti.Riassumendo: i pm napoletani concordano nel volere arrestare Cosentino. Notizia accantonata, magari (anzi sicuramente) censurata dai media. Inoltre il Pdl non ha detto nulla e l’opposizione chi l'ha sentita? Pura indifferenza. Mediatica e non solo. In sostanza, secondo i giudici, Nicola Cosentino ha stabilito dal 1990 un rapporto con il boss del clan Bidognetti, Francesco, dettoCicciotto ‘ e mezzanotte, ricevendo i voti dei clan in almeno tre elezioni, in cambio del suo aiuto per favorire i loro affari.Cosentino “risulta essere stato sostenuto dall’organizzazione criminale” in troppe elezioni per non pensare a un “debito di gratitudine”. Dovrebbe dimettersi. E dovrebbe andare in carcere.

La procura ha inoltre presentato una seconda richiesta di arresto, rigettata però dal Gip, per corruzione, sempre nel settore rifiuti. Ma Berlusconi lo ha candidato in Campania perchè (dice lui) ricorda le immagini di Napoli liberata dai rifiuti. E lo ha persino ringraziato.

di Andrea De Luca
Fonte: http://andreainforma.blogspot.com/2010/01/nellindifferenza-e-nel-silenzio.html

venerdì 29 gennaio 2010

POLI BORTONE: ALLA UE ASSENTE IL 65% DELLE SEDUTE.

MA INCASSAVA REGOLARMENTE 11.703 EURO+16.914 X I SUOI ASSISTENTI


dal Blog di Franca Rame

La candidata UDC alle Regionali in Puglia, Adriana Poli Bostone, ha un curriculum visibile in Wikipedia. Fra le altre cose, ci ha colpito un episodio davvero esemplare. Ecco qui di seguito quanto leggiamo, domandandoci se l'On Brunetta, così attento agli assenteismi di chi percepisce stipendio dallo Stato, abbia intenzione di intervenire anche in questo caso: Il 6 febbraio 2009, in un intervento a Radio24, ha giustificato le sue assenze al 65% delle sedute del Parlamento Europeo con una "scomodità in quanto meridionale" ed una otite cronica a causa della quale le risulta faticoso prendere l'aereo.

Per tutto il periodo in cui è stata europarlamentare, seppur assenteista, ha ricevuto 11.703 euro mensili di stipendio, più 2.026 euro di indennità generali, più 287 euro al giorno per i giorni in cui si è presentata a Strasburgo, più il diritto a un rimborso fino a 16.914 euro mensili per eventuali collaboratori selezionati a sua discrezione.


Nell'ambito del MSI, Movimento Sociale Italiano e di Alleanza nazionale è stata Segretaria nazionale femminile dal 1981 al 1994 e componente dell'esecutivo nazionale ininterrottamente dal 1981 al 2000. In AN è stata responsabile delle Politiche per il Mezzogiorno, delle relazioni con le categorie produttive e del Dipartimento Agricoltura.

Nel luglio 2005 Gianfranco Fini la nomina Coordinatrice regionale del partito in Puglia. Nel febbraio del 2007 le viene affidato il compito di costituire e dirigere la Scuola nazionale per la formazione dei quadri dirigenti di Alleanza Nazionale.

www.francarame.it

4 romani tornano da Port au Prince



di Doriana Goracci
“Giunge all’ultima puntata il racconto delle mirabolanti avventure haitiane dei quattro moschettieri freelance.” Inizia così il racconto “spinto” con spietata amarezza di Federico Mastrogiovanni dal suo Blog RadicalSchock che mi è appena giunto. Non sono state vacanze ad Haiti come sulla Indipendence of the seas, la nave più grande del mondo che fece scalo a Civitavecchia a giugno del 2008 e scalo ad Haiti, in questi giorni, come riporta il Guardian: “A sole 60 miglia dall’epicentro del sisma che ha distrutto Haiti, lussuose navi da crociera attraccano in candide spiagge dove i passeggeri si godono mare e solleone e ottimi cocktail a base di rum.Lo scrive l’edizione online del britannico Guardian informando che L’Independence of the Seas, proprietà della Royal Caribbean International, ha gettato l’ancora venerdì nel resort di Labadee nella costa nord del Paese”.

E che dire di quanto naviga nei mari? ” Una nuova grande, enorme regina. E’ il transatlantico Oasis of the Seas, il più grande al mondo che il 5 dicembre 2009 inizierà il suo servizio imbarcando passeggeri per la sua prima crociera ad Haiti. Oasis of the Seas è costata 900 milioni di euro. Ha 16 ponti, 2.706 camere e può ospitare 6.360 passeggeri e 2.000 membri d’equipaggio. La nave è lunga 360 metri, larga 47 e la sua stazza lorda, 220mila tonnellate, supera di almeno 70mila tonnellate le concorrenti sul mercato. Vanta un ponte delle dimensioni di un campo da calcio e un teatro da 750 posti.”
Questa era la Terra del voodoo,si trova scritto in molti modi anche nei reportage e forse lo rimarrà.Nel 2006 girò un video che invitava a vedere il voudou, con le donne seminude: la cerimonia dedicata ai morti.
Musica tradizionale ad Haiti? Forse è meglio ricordare Port au Prince nel 2007 con gli Arcade Fire...

Non aggiungo altro, lo condivido, come l’arrivo dei 4 romani che forse qualcuno ha letto nei giorni scorsi.

A voi ciò che non troverete in nessuna altra fonte d’informazione “ufficiale”.Potete giurarci.



diario da Port au Prince. il ritorno.

Giunge all’ultima puntata il racconto delle mirabolanti avventure haitiane dei quattro moschettieri freelance.Mentre inviati speciali italiani di grandi testate nazionali vanno a scopare a Santo Domingo coi soldi del giornale, dichiarando al mondo di raccontare l’inferno di Haiti, i vostri reporter preferiti si smazzano per tirare su i soldi del biglietto aereo. Probabilmente abbiamo sbagliato noi. E del resto come si fa a resistere alle puttane ragazzine dominicane? Bisogna capirli questi anziani inviati speciali. È una vita dura, piena di stenti, sempre con la valigia pronta per partire nei luoghi più disgraziati della terra, è ovvio che uno cerchi il conforto e la tenerezza tra le cosce mercenarie di giovani minorenni di qualche paese sottosviluppato.
Ci tocca raccontare queste cose oltre alle vicende di un popolo dimenticato da dio. Anzi. Non è che dio l’abbia dimenticato, come sostiene un signore haitiano con cui mi faccio una chiacchierata. È che qui facciamo il vodoo, la magia nera, e allora dio è arrabbiato e ci punisce. Ma allora cristo, se lo sapete la volete piantare co sta cazzo di magia nera? Dico, che altro deve fare sto dio per dimostrarvi che vi odia?
Gli ultimi giorni è un accalcarsi di tende per l’arrivo di forze fresche delle varie agenzie ONU. Servono menti riposate per affrontare tutti quei briefing. Accorrono inviati speciali da tutto il mondo, dopo ormai una settimana dall’inizio della festa. Tutti in cerca di storie nuove, di angolature diverse, creative, che nessuno ha ancora raccontato.
È tempo di andarmene, di abbandonare la mia casa, il cartone sul pratino, e di tornare al Distrito Federal, con questo magone che comincia a salire, a prendere forma. Perché uno stando lì nel mezzo dell’azione non può permettersi di sentirsi male. C’è l’adrenalina, la tensione, le mille cose da fare, da scrivere. Si è lucidi, razionali, operativi. La merda arriva dopo. Arriva per esempio quando il Principe, ormai a casa, viene a sapere che sua zia è morta, e si rende conto che ognuna delle singole 200 mila vittime era una zia, una mamma, un figlio, per qualcuno. Ognuno di quei cadaveri scomposti e putrefatti era una persona. Ma quando sono così tanti, quando è così diffuso l’orrore non li vedi come cristiani. Li vedi quasi come pezzi del paesaggio.
Lascio questo paese con un nodo in gola. Con il desiderio di restare, per continuare a raccontare una terra senza speranza, vittima delle forze della natura, dell’ottusità di eserciti che cercano di spartirsela mettendosi addosso la bandiera degli aiuti. Non posso restare perché non me lo posso permettere. Perché non ho un giornale che mi paga le troie. Devo rientrare in Messico, scroccando il passaggio di un Cessna che fa avanti e indietro da santo domingo.
Lascio Cutie e il Principe a continuare a scattare foto. Immagini atroci e bellissime, se si può parlare di bellezza qui. La foto più inquietante è quella di una bambina, fatta dal Principe in un ospedale. Invece di essere frantumata, amputata e sofferente, la bambina piange, ma perché è appena nata. La foto di un parto, tra tutti questi morti, ha un effetto straniante. Senti che è bella, è potente, ma non puoi fare a meno di chiederti che cazzo c’entra la vita in questo posto.
E invece c’entra. Questo posto è pieno di vivi. Che forse si meriterebbero un po’ di attenzione pure loro.
Torno a casa e trovo Vittorio. il toro di cartapesta che ancora non ha capito un cazzo di come funziona il mondo. Lo metterò su un cargo per dar da mangiare a qualche haitiano.
Trovo gli amici, che mi chiedono com’è stato. Che mi dicono come si fa a adottare un haitiano. Io non riesco a non rispondere che, beh, è stato da paura, del resto il Caribe è pur sempre il Caribe, una favola.
Per quanto riguarda le adozioni. Ho deciso di adottare due bambine haitiane di vent’anni. Per solidarietà con il popolo fiero dell’isola e anche un po’ coi colleghi inviati speciali. Due piccioni con una fava.

Qualcuno dimetta Berlusconi. Per incapacita' di intendere e di volere

Il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere per la manifesta incapacità di intendere e di volere che la sua frase sui migranti e la criminalità rivela ben più che altre e vietate agli altri minori vicende

"Meno immigrati, meno criminalità".

Se ci fosse un minimo di sensatezza, una frase del genere dovrebbe essere usata per chiedere le dimissioni del presidente del consiglio. Non per indegnità morale a governare. Non perché è una frase razzista e indegna di un paese civile e democratico. Non siamo più un paese civile e democratico da qualche tempo.

Il presidente del Consiglio si dovrebbe dimettere per la manifesta incapacità di intendere e di volere che questa frase rivela ben più che altre e vietate agli altri minori vicende.

Tutte le statistiche, tutte le inchieste sociologiche, tutti i dati provenienti dalle questure e dai tribunali dimostrano che - tolto il "reato di clandestinità" - gli italiani delinquono molto più che gli stranieri.

Per quanto siano disperati, affamati, stremati, emarginati, respinti, gli uomini e le donne che affrontano viaggi come questo, (molto ben raccontato dalla iena ex peacereportina Pablo Trincia), sono più onesti dei nostri connazionali.

La china che abbiamo di molto oltrepassato è davvero pericolosa, e siamo molto più vicini alle leggi razziali di quanto, pare, la nostra misera politica di opposizione e di governo non leghista si renda conto.

Per fortuna, la società civile è molto meno peggio della casta politica. Ma è pericoloso, molto pericoloso, quando su temi fondanti di un Paese la distanza tra il palazzo e i cittadini diventa tanto abissale.

Facciamo che il primo marzo diventi una data davvero speciale. Per il nostro bene.

di Maso Notarianni da PeaceReporter

Berlusconi a Reggio: meno immigrati meno crimini

La risposta dell'opposizione: meno Berlusconi meno crimini, semmai

"Riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali". Un'equazione pericolosa, insostanziata e razzista che però rende felice il premier, che così chiude la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri tenuto a Reggio Calabria. Silvio Berlusconi dimostra in questo modo tutta la sua soddisfazione per l'azione del governo di contrasto alle mafie. Iimmigrazione clandestina e criminalità viaggiano appaiate, secondo Berlusconi, che ha scelto il palcoscenico del capoluogo calabrese per esternare l'ennesima dichiarazione populista, che ha trovato un'ampia eco di dissenso. La responsabile immigrazione del Pd, Livia Turco, ha definito 'volgare' l'equazione fatta da Berlusconi. Ma le risposte migliori alle parole del premier le hanno date Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, e il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Quest'ultimo ha commentato: "Si', infatti Badalamenti, Toto' Riina e Provenzano sono noti immigrati extracomunitari...". La Finocchiaro: "Altro che immigrati. Diciamo: meno premier, meno crimini".

di Luca Galassi da PeaceReporter

Ajax, la squadra del ghetto


di Elvis Lucchese

Negli anni Trenta il tracciato del tram di Amsterdam era stato deviato per il ghetto cittadino, affinchè potesse raccogliere i numerosi tifosi che la domenica andavano ad affollare lo stadio dell'Ajax. Oggi il club della capitale olandese è una realtà professionistica milionaria, ma la sua storia - raccontata dal giornalista inglese Simon Kuper in "Ajax, la squadra del ghetto" - parla di una società emergente prima della guerra con una connotazione sociale ben definita.
L'occupazione nazista segnerà la fine di questa passione per i migliaia di ebrei deportati ed uccisi, fra i quali l'ala destra Eddie Hamel, idolo dei tifosi biancorossi, morto ad Auschwitz. Un libro che indaga nella storia e nella memoria, che destabilizza; il racconto dell'antisemitismo da una prospettiva inedita, quella del calcio.

da GlobalProject

Padova: Sei una sporca romena, vattene" e a 13 anni si butta dalla finestra

Sei una sporca romena, vattene" e a 13 anni si butta dalla finestra

Insultata dai compagni di scuola ha tentato il suicidio. È grave ma non in pericolo di vita. I genitori: vogliamo giustizia
"Lei non reagiva mai, se ne stava isolata, voleva solo essere lasciata in pace"

di FILIPPO TOSATTO
PADOVA - «Puzzi di Romania», «Fai schifo», «Zingara di m...». C´è un limite alla sopportazione umana delle vessazioni razziste, soprattutto quando il bersaglio del disprezzo quotidiano è una ragazzina romena di tredici anni, studentessa di seconda media in una scuola pubblica del Padovano.
Giorno dopo giorno, gli insulti e le umiliazioni di compagni e coetanei sono diventate un tormento per l´adolescente, fino a spingerla a un gesto estremo: gettarsi dalla finestra della sua abitazione, preferire la morte al ritorno in quella classe diventata un luogo d´angoscia. Fortunatamente, il volo dal primo piano non è stato fatale: nell´impatto sull´asfalto, la giovane ha riportato comunque serie ferite ed è stata sottoposta a un delicato intervento chirurgico, ma non sarebbe in pericolo di vita.
La vicenda - sulla quale l´autorità giudiziaria mantiene uno stretto riserbo - è accaduta in un piccolo centro vicino a Monselice, a trenta chilometri dal capoluogo, ed è stata resa nota dal presidente dell´associazione Alleanza Romena, Adrian Teodorescu: «Ho incontrato i genitori, sono affranti da quanto è successo e anche molto indignati per il trattamento crudele e discriminatorio riservato alla loro figlia da un gruppo di compagni italiani».
In classe, la ragazzina - descritta come minuta, timida, molto impegnata nello studio - era l´unica immigrata straniera. I suoi genitori, il padre camionista, la mamma casalinga, sono giunti in Italia diversi anni fa. Di recente, si sono trasferiti nel paese dove risiedono tuttora dopo avere acquistato un appartamento attraverso un mutuo. In precedenza, l´adolescente frequentava la scuola in una cittadina vicina e non aveva mai avuto problemi, anzi aveva stretto amicizia con diversi coetanei. Ma con l´inizio del nuovo anno scolastico la situazione è bruscamente cambiata: «Mi sembrava inquieta, sì, ma non mi aveva mai confidato cosa la tormentasse - racconta il padre - Con mia moglie, invece, dopo molte insistenze, si era sfogata. I compagni la trattavano male, tutti i giorni, la insultavano, la deridevano. Lei non reagiva mai, se ne stava isolata, voleva solo essere lasciata in pace eppure non le davano tregua».
Perché‚ tanto accanimento? Di famiglia modesta, la ragazzina non indossava vestiti firmati né‚ sfoggiava telefonini di ultima generazione. Così, allo scherno per il suo aspetto giudicato dimesso, si aggiungeva l´odioso insulto razzista.
Nel Padovano, la comunità romena è l´etnia straniera più numerosa. Conta svariate organizzazioni e un consolato. E per i suoi rappresentanti, il caso non è affatto chiuso: «Abbiamo presentato un dettagliato esposto al dirigente dell´istituto scolastico - annuncia Teodorescu - vogliamo sia aperta un´inchiesta interna per individuare e punire i responsabili. Stiamo valutando con i genitori l´opportunità di presentare un esposto alla magistratura per discriminazione razziale»

da Indymedia

BANDA BASSOTTI - POTERE AL POPOLO



BANDA BASSOTTI - POTERE AL POPOLO

Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa
nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà poltrona,
villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà

Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso delle libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti spazziamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso è l'ora, potere al popolo

Chi ci condanna vuole dare una lezione a chi alza la testa
a chi è vissuto sempre come uno schiavo e adesso dice basta
E chi controlla i media è sempre il ruffiano di trent'anni fa
che condannò Valpreda e la verità ha nascosto con la pubblicità

Ma la forza del progresso in una sola direzione va
marcia verso l'orizzonte rosso delle libertà
Ex democristiani biscioni e fascisti spazziamoli via
la storia non è stata ancora scritta adesso è l'ora, potere al popolo

E quando sarai stufo di dire di no
un nuovo giorno per te sarà
E come te ognuno capirà
di non avere scelta un'occasione sola avrai
Cantiere, fabbrica, ghetto, scuola e quartiere
non dormiranno i ribelli delle città
Non sarà più come vorrà il potente
sarà il ritorno della civiltà, e si ballerà...

Chi ci governa vuole riportarci indietro a cent'anni fa
nell'ignoranza, lo sfruttamento, l'oppressione e la povertà
Chi ci controlla paga ai suoi servi il premio fedeltà
poltrona, villa e scorta laggiù dove il bullone non arriverà
Ma la forza del progresso nelle nostre mani sta
Il nemico è sempre lo stesso ce vole annientà
Ma i ministri papponi e ruffiani leghisti buttiamoli via
non stare ancora ad aspettare,
ora è già tardi indietro non si tornerà

giovedì 28 gennaio 2010

E' TEMPO DI CAMBIARE

E' tempo di cambiare...
Gli interessi vitali dei popoli del Sud e le loro culture lanciano un grido d'allarme.
Io leggo quel 73% di voti per Vendola come la disperata ricerca di rappresentanza e di definizione di un macrocosmo di vite in pericolo.
Il Sud del mondo sta morendo e con sé tutto ciò che rappresenta: natura, vite, economie, società allo sbando.
Non ha vinto Vendola ma ha vinto la speranza di poter governare quei processi di riscatto che solo un nuovo meridionalismo può alimentare per contrastare la deriva annientatrice e padronale della plutocrazia industriale del Nord.
Con questo plebiscito si dà avvio alla "Riforma Sociale" che non può esplicarsi completamente se non si va al cuore di essa. Cioè, se non si giunge alla "Riforma Agraria", unico strumento per riscattare la dignità dei giovani, poiché il lavoro garantisce una visione stabilizzante della vita e promette natalità da un lato e comprime l'emigrazione dall'altro.
Deve essere chiaro a tutti che la QUESTIONE ITALIANA è la QUESTIONE MERIDIONALE e che la questione meridionale è la QUESTIONE MORALE, che la questione morale è la LOTTA ALLA MAFIA e che la risposta per sopravvivere degnamente qui, a Sud, è la RIFORMA AGRARIA.
Non voglio inabissarmi in discorsi che richiedono una fase dialettica molto lunga ma credo che per non essere schiavi occorre costituire, prima o poi, un monopolio del mercato agroalimentare per esportare le "primizie" al Nord ed una capacità di rete agro-industriale capace di connettere il mercato del "Mediterraneo" con quello dell'Oriente.
Queste elezioni primarie aprono nuove incognite ma sanciscono due punti chiave:
1 - è definitivamente entrata in crisi "l'era del dirigismo" e con se è la "politica del favore" che è messa sotto scacco!!!
Quanti signorotti pensano che la politica sia compravendita di voti???
Lo abbiamo visto qui a Nardò con quanta solerzia "uomini d'ordine" del PD raccattavano voti: hanno la medesima cultura e culto della politica (che poi è la mala-politica)
del centro-destra berlusconiano e dell'UDC di Casini e Frasca. Ecco, secondo me, si è dichiarato guerra a quel modo di intendere la politica.
2 - occorre puntare i piedi e far capire che Sinistra Ecologia e Libertà è un partito vivo, che muove dal basso e che cerca di imporre la propria diversità proprio rispetto alla
Questione Morale. Adesso bisogna considerare la nostra energia e metterla al servizio di una città che ha espresso un voto rivoluzionario.

Siamo pronti ad interloquire con tutti ma a noi non preme vincere a tutti i costi.
A noi interessa definire programmi e metodologie di relazione con i cittadini, trovare i giusti agganci per includere, informare e responsabilizzare tutti circa l'importanza della cosa pubblica. Sono straconvinto che parte di questa "Riforma Morale" sia già cominciata da tempo e che anche il PD neretino abbia dato prova di valore nelle componenti che non si sono fatte ricattare. Ammiro quanti da tempo provano a fare politica in quel coacervo cercando di imbastire dinamiche trasparenti e spero che il tempo della discussione non si esaurisca con l'elezione a segretario cittadino del PD di Vanessa Giannuzzi; spero che in virtù del voto espresso domenica dai cittadini l'area "Costruire Insieme" capeggiata da Rocco Luci abbia giustamente più forza di quanta ne aveva prima.
Non conta vincere ma conta rompere il muro delle ipocrisie e sgretolare l'algebra e le alchimie fatte a tavolino dai signorotti.
Quello che conta veramente è ribellarsi e rivoluzionare il modo di intendere e di fare la politica a Nardò; occorre sopra ogni cosa restituire dignità, decoro, nobiltà e virtù a ciò che intrinsecamente significa politica: cioè, amore per se e per il prossimo.
Quindi è tempo di cambiare, "TAURO NON BOVI"!!!!!!!!!!!!!!

Sinistra Ecologia e Libertà
Angelo Cleopazzo

Vendola come Chavez: la democrazia imperdonabile

Quando, in seguito alla rivolta operaia di Berlino del 1953, il partito comunista della DDR (la ex Repubblica Democratica Tedesca) si dichiarò deluso da tale reazione popolare, Bertolt Brecht scrisse uno dei suoi più celebri aforismi: "poiché il governo era stato deluso dal popolo sarebbe stato necessario procedere a sciogliere quel popolo ed eleggerne un altro".

Se, nella vicenda di cui sopra, al posto del partito comunista si mette il PD di Bersani (e i mainstream) e al posto della rivolta berlinese si mettono le elezioni primarie recentemente tenutesi in Puglia, dove ha vinto il candidato "sbagliato", Vendola, si ottiene lo stesso quadro politico, anche se, purtroppo, non abbiamo nessun Brecht che ci apra gli occhi con un fulminante sarcasmo.

Al contrario, le veline della propaganda del sistema, dal Corsera a Repubblica, per non dire delle tv, ci ripetono, in tutte le salse che "non è stata capita la strategia" (Bersani), che "non abbiamo reso chiaro il messaggio dell’operazione agli elettori" (D’Alema), che si tratta di "crisi di un progetto" (S. Folli, Sole 24 Ore 26 gennaio 2010).

Per la Puglia, com’è noto, i vertici del Partito (sedicente) democratico (quelli che già rifiutarono la candidatura di Grillo), avevano "selezionato" (nelle stanze dei bottoni, regia di D’Alema), il futuro "candidato" alla carica di governatore nelle prossime elezioni regionali (Boccia), e avrebbero voluto precludere la ricandidatura al governatore uscente, Vendola, il quale però, non ha voluto piegarsi ai giochi di potere delle segreterie e ha preteso che a scegliere fossero gli elettori, la base, visto che la sua precedente elezione era avvenuta con l’appoggio di Prc, Verdi e associazionismo locale, e con, viceversa, l’opposizione dei burosauri della segreteria politica di quel Pds che oggi si chiama PD (meno L), per distinguerlo dal partito "avversario" ex italoforzuto e oggi PDL (cambiano solo gli acronimi... ).

Nichi Vendola non ha voluto farsi da parte.

Solo, contro gerarchi del calibro di D’Alema e Bersani. La sua politica "dal basso" contro le "grandi strategie" e le "alleanze programmatiche". Il rifiuto di posti alternativi, più confortevoli e remunerativi, più vantaggiosi.

Lui non ha mollato. Ha sentito che lo doveva ai suoi elettori, alla sua regione dove "in mille angoli" ha stretto "un nodo, un legame, la memoria di una battaglia" (Telese, Il Fatto quotidiano, 25 gen 2010).

I mainstream scrivevano che era pazzo, cercavano di ridicolizzarlo...

Poi Vendola, il "pazzo", ha ottenuto dal partito che il candidato fosse scelto con le elezioni e non nelle segrete stanze delle segreterie.

Poi Vendola, l’outsider, ha vinto delle elezioni primarie che hanno visto un record di partecipazione democratica.

Quella partecipazione democratica di cui i gerarchi del PD (menoL) hanno il terrore, poiché nonostante il lavaggio del cervello mediatico, non sempre la popolazione è controllabile come si vorrebbe.

Lo stesso Kissinger, in occasione delle elezioni cilene che videro poi vittorioso Salvador Allende, disse, in una frase divenuta poi celebre, che "non si poteva permettere che il Cile cadesse nelle mani dei comunisti per l’insipienza del suo popolo", dandoci, nel contempo, un indimenticabile esempio di cosa intenda la classe dirigente al potere coi termini "democrazia" e "libere elezioni".

In Italia oggi (come ieri) non è diverso.

Anche qui c’è il rischio che la gente "sbagli" a votare.

Com’è accaduto in Puglia con Vendola, dove il potere della casta potrebbe subire delle incrinature dove c’è un governatore che, mentre lo stato privatizza l’acqua, parla di eresie come l’acqua pubblica.

E quindi si può dire alla gente che ha sbagliato a votare. Bisogna farlo, se non si vuole perdere il potere; i media oggi servono a questo, ma bisogna saperlo fare, tra le righe: bisogna prendere la gente per mano ed istruirla, con le parole giuste.

A questo servono i mainstream. Per questo i direttori di testata prendono stipendi a cinque cifre.

Vediamo come i mainstream traducono il concetto: "abbiamo ancora tra i piedi uno (Vendola) che potrebbe diminuire il potere e i guadagni di noi ricchi".

Per E-Polis, il free press del finanziere Alberto Rigotti amico di Dell’Utri e Berlusconi, "Il trionfo di Vendola manda in tilt il PD" (Garofoli pag 2, 26 gen. 2010) e Alessandra Colucci che intervista Vendola parla di "un risultato così impressionante..." (pag 4, 26 gen 2010).

Non si capisce se la redattrice sia stupita da una partecipazione a queste primarie più che doppia (200.000 persone) rispetto a quelle precedenti, oppure che abbia vinto chi non ha rispettato gli ukase della segreteria partitica. Forse non si capisce perché non si deve capire.

Per Il Sole 24 Ore "Vendola ha sfruttato con abilità lo strumento delle primarie ( ...) come arma democratica (...), col che la Puglia "rischia di rappresentare il trionfo della sinistra alternativa". Inoltre "in Puglia si cercava l’alleanza col centrista Casini e abbiamo avuto la vittoria di Vendola (...) uno psicodramma ..." (...) E’ come se tutti noi assistessimo come spettatori al declino della principale forza d’opposizione"... (S. Folli, Il Sole 24 Ore, 26 gen 2010).

Ecco, per il direttore dell’organo di Confindustria una consultazione popolare che non rispetti i desiderata della nomenklatura rappresenta uno "psicodramma".

E la vergogna di un sistema che non riesce a permettere ai gerarchi d’apparato, come nella fattispecie D’Alema, di decidere i candidati da far poi votare (ratificare sarebbe il verbo giusto) alle masse, agli occhi del custode della dottrina mainstream appare come "il declino della principale forza di opposizione".

Non ci sono parole!

Solo in un regime con un ferreo controllo ideologico come quello attuale si possono osare tali affermazioni senza tema del ridicolo.

Se si arriva a scrivere che il PD (meno L) fa opposizione si può scrivere qualunque cosa.

Il regime dell’egoarca sta smantellando la Repubblica, vuole persino cambiare la Costituzione, senza che il PD muova un dito. Dove sarebbe l’ "opposizione" di cui parla Folli?

Ma si deve mantenere la finzione democratica. A questo servono i mainstream. Altrimenti le monadi catodiche potrebbero cominciare a dubitare e poi, forse, a capire e il regime comincerebbe a sgretolarsi.

Del resto la coerenza de Il Sole 24 Ore è quella di chi predica il liberismo più sfrenato e poi prende i finanziamenti pubblici per l’editoria. Nei fatti, capitalismo per gli altri e socialismo per loro. Nei loro dotti elzeviri l’esatto contrario.

E-Polis e Il Sole 24 Ore: due esempi di un coro vergognosamente unanime, come si addice ad una vera comunicazione di regime, (con le trascurabili eccezioni de Il Fatto e de Il Manifesto).

Il quadro generale può far meglio comprendere perché la voce della base risulta al regime così "impressionante".

Com’è noto, la casta politica si sta preparando per un appuntamento elettorale, quello che vedrà, tra pochi mesi, competere nelle elezioni regionali i due maggiori partiti nazionali (PDL e PD meno L) più l’Udc, detrito residuale del notabilato DC che, "ceppalonicamente", conta di allearsi un po’ a destra e un po’ a sinistra, con la coerenza che le è propria, a sottolineare che la politica non è occupazione del potere bensì onestà intellettuale e morale, sacrificio, idealismo, saldi principi. Quei principi che una limpida tradizione politica da Andreotti (processato per mafia) a Cuffaro (condannato per mafia), passando per Salvo Lima (ex trait d’union tra Dc e mafia), stanno lì a ricordarci quali interessi rappresenta l’Udc.

Nel panorama politico italiano con il referendum del 1993 si è voluto scimmiottare il sistema elettorale anglosassone e passare da una tradizione proporzionale ad un sistema prevalentemente maggioritario. Nelle intenzioni dei proponenti si voleva una maggiore "governabilità", che, tradotto, significava un maggiore potere sui partiti, maggiore potere sulle correnti, maggiore potere sui parlamentari. Maggiore potere tout court (e minore rappresentanza parlamentare).

E, detto per inciso, a tale regola sfuggono le primarie. Ecco perché la casta politico-mediatica strilla tanto quando è costretta a subire tali elezioni non "normalizzate" dal sistema.

Da alcuni autori tale involuzione democratica è stata definita magistralmente come "bonapartismo" (Losurdo, 1993).

Poi è arrivato il (secondo) Cavaliere e dai plebisciti in Piazza Venezia siamo passati al televoto Mediaset. Una notevole maturazione democratica.

Gia nell’antica Roma si sapeva che "tutte le repubbliche degenerano in tirannie". Ciò che è accaduto in Italia, dove il cosiddetto "monopartitismo competitivo" va sempre più consolidandosi.

Le élites al potere nel Belpaese hanno approfittato del crollo della cosiddetta Prima Repubblica per instaurare, la cosiddetta "Seconda Repubblica" (scimmiottando qui i cugini d’oltralpe).

La più significativa differenza tra le due l’ha data Beppe Grillo quando ha detto che "nella Prima Repubblica i politici diventavano ladri mentre nella seconda i ladri diventano politici".

Aggiungerei che nella "repubblica" attuale di "repubblicano" non c’è quasi più nulla.

Tremonti, per fare un esempio paradigmatico, ha recentemente privatizzato anche l’acqua e la gestione della "cosa pubblica" è quanto di più opaco, nepotistico e antidemocratico si possa immaginare.

Si ricordi poi che in Italia il 95% dei mainstream (tv e cartacei) sono in mano a oligarchie politico-economiche e per di più a libro paga del regime stesso (canoni e/o finanziamenti all’editoria), per non parlare del sesquipedale conflitto d’interessi del plurinquisito a capo del governo, un caso quasi unico al mondo.

Si rifletta sul fatto che nella penisola la casta al potere ha recentemente tolto nelle elezioni generali la "preferenza". Quindi attualmente si votano solo delle segreterie, dei gruppi di potere élitari dove a decidere chi siederà nelle assemblee come il Parlamento sono i capi di tali gruppi e non gli elettori, il "gregge confuso" (Lippmann) che va educato e condotto dai leader.

E sempre Lippmann, nella "teoria progressiva della democrazia" affermava che nel sistema cosiddetto democratico vi sono due classi di cittadini; coloro che pensano e prendono decisioni e gli spettatori che, periodicamente, possono dare il loro consenso a qualche esponente della prima categoria e poi devono tornare al loro ruolo di spettatori.

Lippmann, come ci ricorda Chomsky ("Il potere dei media", Vallecchi 1994), sostiene che "se lasciamo che la maggioranza ignorante e intrigante interferisca negli affari pubblici avremo seri problemi".

Per questo i vertici del partito non volevano le primarie pugliesi. Per l’attuale regime le masse popolari sono un pericolo, la partecipazione popolare una calamità, un leader (come Vendola) che appoggi le istanze della base un traditore.

Come ci ricorda Travaglio (Il Fatto, 25 gen 2010), Michele Vietti dell’Udc ha dichiarato che "Il PD o abolisce le primarie o si suicida". Non sappiamo a quale titolo egli si arroghi il diritto di insegnare la democrazia agli altri partiti ma il suo linguaggio è illuminante sulla sua concezione della stessa: una concezione diciamo "kissingeriana" applicata però al suo stesso paese.

Essere più reazionari del macellaio dell’Indocina americano è un’impresa che è riuscita a pochi, ma non al gerarca dell’Udc. Peccato che tali illuminanti frasi non siano sulle prime pagine dei mainstream.

E’ quindi evidente, ad una anche alla più semplice delle analisi, che in Italia, oggi, non c’è nulla né di repubblicano né di democratico.

Ed è anche evidente perché i mainstream fingano stupore e sorpresa di fronte ad una manifestazione democratica partecipata ed attiva come le primarie.

Viene da domandarsi solo come possa la gente tenere ancora una tv in casa, comprare i quotidiani (sempre meno, per la verità) e recarsi a votare.

Ho un ricordo recente di Nichi Vendola, un ricordo di parole che mi hanno colpito per il coraggio e la chiarezza.

A chi gli chiedeva sulla disponibilità della Puglia allo sciagurato nucleare governativo prossimo venturo, rispondeva che "finché io sarò governatore, per fare le centrali nucleari in Puglia serviranno i carri armati".

Parole che mi riportarono alla mente quelle di un altro grande leader popolare, che ha vinto una dozzina di elezioni in dieci anni e che ha rinazionalizzato metà del suo Venezuela, per arricchire il suo popolo invece delle multinazionali straniere: parlo di Hugo Chavez, che, in una conferenza stampa, all’indomani dell’ennesima nazionalizzazione, alla domanda del giornalista che gli chiedeva se non temeva per le eventuali ripercussioni sulla borsa, rispondeva testualmente: "Cadrà la borsa, non il Venezuela".

Laggiù è da più di un decennio che il popolo venezuelano continua a "sbagliarsi", ma solo dal punto di vista dei mainstream occidentali.

Certo, Chavez e Vendola sono difficilmente comparabili eppure, sulle cose importanti, sui principi, sugli ideali, mi paiono molto vicini. Credo che se si incontrassero si capirebbero con uno sguardo.

Potremmo dire, parafrasando Chavez: "cadrà il PD, non le istanze di giustizia sociale, di uguaglianza, di dignità", che gli uomini come Vendola rappresentano.

E finché ci sono uomini come Nichi Vendola che, mentre tutti gli altri si chinano a dire di sì, non mollano e restano in piedi a difendere il loro no, forse c’è ancora speranza.


www.agoravox.it

Lombardia, tutti divisi Il Prc punta su Agnoletto


di Matteo Bartocci
Il patto d'acciaio Formigoni-Lega in Lombardia spappola le opposizioni. Dopo il divorzio consensuale con i radicali di Cappato e Bonino, il candidato per il «pirellone» di Pd, Idv e Sel Filippo Penati (che è anche il coordinatore della segreteria Bersani) insiste con il veto verso Rifondazione e la falce e martello. Che dal canto suo da un lato rafforza gli appelli a Sinistra e libertà per l'unità (vedi lettera di Ferrero a Vendola sul manifesto di ieri) dall'altro già si predispone a una corsa in solitaria sotto il nome dell'ex europarlamentare Vittorio Agnoletto. La questione è sul tappeto e ieri è stata affrontata dalla segreteria a via del Policlinico. Ferrero ha da tempo proposto al Pd una «desistenza» anche in Lombardia come ha già fatto in Piemonte con Mercedes Bresso. Un accordo tecnico e non politico anti-Formigoni che il braccio destro di Bersani - dopo le rotture del passato alla provincia di Milano - per ora non ha intenzione di concedere. Il Prc teme il quorum al 3 per cento previsto dalla legge regionale per le forze non coalizzate (soglia inesistente invece per le coalizioni, in cui si possono eleggere consiglieri anche con l'1,5%). E ha chiesto a Sinistra e libertà di resistere alle offerte del Pd come Rifondazione ha fatto in Puglia su Vendola fin dal primo momento.
«Un centrosinistra forte non esclude nessuno ma non si possono scaricare su Sinistra e libertà i problemi di Rifondazione con Penati», mette le mani avanti Tino Magni, coordinatore regionale di Sel (Sd ed ex Fiom). «Non ho nessuna preclusione verso nessuno - insiste Magni - ma non accetto chi dice che se il Prc non ci sta allora non deve esserci anche Sel. Noi stiamo lavorando da tempo a un programma alternativo a Formigoni, se altri vogliono fare la desistenza va bene ma noi non abbiamo nessuna responsabilità».
Certo è difficile immaginare la corsa in Lombardia come una lotta per vincere. Tuttavia è la prima regione italiana e l'anno prossimo si vota a Milano. E' in piena crisi industriale. Ed è qui che è nata la Compagnia delle opere, un gigante che in Italia e nel mondo nel nome della sussidiarietà fattura quasi 70 miliardi di euro (la Fiat ha chiuso il 2009 della crisi a quota 50). Di questi, ben 5 dipendono dalle scelte amministrative della giunta guidata da quindici anni da Roberto Formigoni. Anche l'Udc sbattuta fuori dal Carroccio, dopo tutto questo tempo deve decidere il da farsi. Il partito di Casini si riunirà a Roma giovedì ma è quasi inevitabile una corsa solitaria. I nomi più accreditati sono cattolici ultradoc come Savino Pezzotta e Buttiglione.
A sinistra la questione non è ancora chiusa ma lo sarà a giorni. Sull'argomento però già abbondano interpretazioni diverse. Tante che si può perfino ipotizzare il classico gioco del cerino che precede una «rottura». Una parte consistente di Rifondazione insiste non da oggi per la scelta solitaria fuori dal centrosinistra. Mentre le varie anime di Sinistra e libertà sul territorio non sempre concordano sul rapporto da tenere verso il Pd.
Tuttavia l'«effetto Nichi» galvanizza una lista-movimento azzoppata dalle europee e dalle uscite di Verdi e socialisti. A Bari è quasi scontato un simbolo «Sinistra per Vendola» che raccoglierà il meglio della primavera pugliese. Ed è impossibile, anche con lo sbarramento del 4 per cento in vigore da queste elezioni , che qui il Prc possa correre sotto il nome del leader uscito dopo il congresso. Il «polo rosso» vagheggiato nelle settimane scorse si è scongelato prima di nascere. Si ridurrà a qualche bicicletta rosso-verde dove la necessità impone: forse in Toscana, forse in Calabria.
Tuttavia proprio l'originalità delle primarie pugliesi dovrebbe far riflettere un po' tutti. Perché se è forte la tentazione di dipingere Vendola come «il Berlusconi rosso» (Repubblica) o lo stellone della sinistra italiana (Mussi sul manifesto di ieri), forse proiettare subito il leader di Sel sulla scena nazionale è un errore. Il presidente uscente ha (stra)vinto non tanto o non solo per la sua indubbia popolarità o per la sua campagna innovativa. Ha convinto soprattutto per alcune scelte chiare alla guida della regione e perché ha reso esplicite le contraddizioni del Pd. Locale e nazionale. E' dal travaglio democratico che rinasce la candidatura di Vendola. Uno scontro molto concreto e non solo su poltrone, assessori e strapuntini. Se si vuole replicare quel modello e quella vittoria, dunque, è bene che tutto ciò che si muove a sinistra del Pd mediti a fondo. Altrimenti anche i piccoli o grandi timonieri rischiano il piccolo cabotaggio.

da IlManifesto

Dichiararsi fascisti non e' reato......

Dichiararsi fascisti non è reato
Chiuso il caso Castagna. Archiviazione per l'apologia di fascismo

Dichiararsi fascisti non è reato. Si è chiusa così, con l'archiviazione per , la vicenda giudiziaria di Alberto Castagna, esponente di spicco dell'estrema destra isernina, indagato per apolgia di fascismo. Una storia che ha avuto inizio nel maggio 2007 quando, dalla lettura di un sito internet di proprietà di Castagna, scoppiò addirittura un caso nazionale, per un presunto caso di apologia del fascismo, con alcune interrogazioni parlamentari presentate da deputati ex-comunisti (da quale pulpito, ndr).
La questione è finita sul tavolo del Pm Mattei, il quale però, a conclusione delle indagini, ha chiesto l'archiviazione. , scrive il Sostituto procuratore della Repubblica. Nei giorni scorsi il Gip Laura Scarlatelli ha accolto la richiesta della Procura disponendo l'archiviazione del caso. Alberto Castagna, dunque, non ha inteso perseguire finalità antidemocratiche, non ha esaltato l'uso della violenza quale metodo di lotta politica, non ha propugnato la soppressione delle libertà garantite, non ha denigrato la democrazia e le sue istituzioni o svolto propaganda razzista, tutte ipotesi di reato punite dalla legge 645 del 1952. Alberto Castagna, fondando il cosiddetto 'Partito fascista repubblicano', ha ripudiato tutte le forme di violenza, scrive la dottoressa Scarlatelli, . La Cassazione ha precisato che . . , dichiara, soddisfatto, Alberto Castagna.
Francesco Bottone

http://www.nuovomolise.net/e_view.asp?E=7088&S=1&C=3&G...

da Indymedia

GRAFFITI ANIMATI - NO AIDS & Sud Sound System - T'à sciuta bona (ma crai)



Girando su internet sono rimasto positivamente sorpreso da questa campagna pubblicitaria per dire ancora una volta NO AIDS.
Ovviamente nelle nostre reti non lo vedremo mai. Mignotte e rosari elettronici si, ma di un video del genere la Chiesa cosa penserebbe ?



SUD SOUND SYSTEM - T'A SCIUTA BONA(MA CRAI)

T'a' scita bona....

Ma sinti scemu pe picca nu 'nci lassi le corna storte ca tieni a 'ncapu comu faci cu te piace ca poi te sienti fiaccu te minti a vomitare te sienti tuttu scemu nu rimambitu dienti nu rimbambitu.

Nu te buciare lassa stare , nu te bucare ca te faci male stai sempre cu rischi nu riesci mancu chiui cu raschi nu centri mancu chiui lu cessu de casa tocca cu rubbi cu te faci nu bucu robba de merda ca ete puru tajata quarche giurnu scoppi, quarche giurnu scatti

T'a' sciuta bona...

Ma tie la sai a ci dai li sordi toi ma tie la sai ci mangia su de tie la ma fia ca te suca lu sangu la mafia ca cite ca ruba e ca cumanna mafia bussiness controlla la Sicilia mafia bussiness controlla lu Salentu mafia bussiness controlla l' Italia mafia bussiness controlla la miseria

Ta' sciuta bona...

E tie ca stai settatu a subbra lu parlamentu te piensi ca si drittu sulu perce' t'annu votatu tra nu milione e n'auru nu scandalu e nu futtimientu te n'essi cu na legge e nu sai mancu ce hai dittu e ieu possu essire puru scorbuticu ma tie nu sinti realisticu perce' lu probleme piaga nu bbete lu tossicu ma stu sistema socio-economico-politico, copertu de parole ripienu de dollaru, che de la malattia se face lu companaticu e cu na manu a quai e cu na manu a ddrhai cu na manu a destra e cu na manu a sinistra biancu russu o niuru nu centra chiui nu cazzu o mangi sta minescia o te futti de la finescia la dici tie la musica me sarva a mie.

T'a' sciuta bona.......

SUD SOUND SYSTEM - TI E' ANDATA BENE(MA DOMANI?)

Ma sei scemo! per poco non ci lasci le corna storte che hai in testa, come fa a piacerti se poi ti senti male, inizi a vomitare e inizi a sentirti scemo, un rimbambito diventi, un rimbambito

Non bruciarti lascia perdere, non bruciarti che fa male, rischi sempre e non riesci più a scopare, non riesci a centrare neanche la tavoletta del cesso di casa, devi rubare per farti un buco, robba(eroina) di merda che è anche tagliata.Qualche giorno scoppi, qualche giorno scatti

Ti è andata bene......

Ma tu lo sai a chi dai i tuoi soldi, ma tu lo sai chi mangia su di te, la mafia ti succhia il sangue, la mafia che uccide, ruba e comanda. Mafia bussiness controlla la Sicilia Mafia bussiness controlla il Salento Mafia bussiness controlla l'Italia Mafia bussiness controlla la miseria.

Ti è andata bene......

E tu che sei seduto li in Parlamento credi che sei un dritto solo perchè ti hanno votato, tra un milione e l'altro, uno scandalo una ruberia emani una legge non sapendo nemmeno quello che hai detto e io potrei essere anche scorbutico ma tu non sei realistico perchè il problema, la piaga, non è il tossico, ma questo sistema socio-economico-politico coperto di parale e pieno di dollari, che usa la malattia come companatico. Una mano qui e una mano li e una mano a destra e una mano a sinistra, bianco rosso e nero non c'entra un cazzo e dici o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra ma ma la musica mi salva

Ti è andata bene......

Ti ricordi di chi è morto e vive dietro a un Muro?


di Doriana Goracci
Inizio dall’Italia e da Francesco Mastrogiovanni, maestro anarchico, morto su un letto di contenzione dopo 80 ore di TSO e non perchè lo diciamo tra amici ma perchè 14, tra i 19 indagati medici e infermieri coinvolti nel “caso estivo“, sono stati interdetti dalla professione per ordinanza del Gip, al punto che “Per mancanza di personale è stata disposta la chiusura del reparto di psichiatria del San Luca di Vallo della Lucania “.E questa è la conferenza stampa prima di apprendere la notizia della chiusura del reparto suddetto.



Per leggere l’articolo – comprensivo dei link delle pagine di Sud Sostenibile, Il Mattino e Cronache Salerno potete leggere quanto scritto sul blog dove troverete Natale Adornetto, che si batte affinchè la vita di nessuno sia Senza Futuro . Anche lui, come chi scrive questo articolo,è un membro del Comitato verità e giustizia per Francesco Mastrogiovanni, così i parenti e gli amici tutti, chi ci da notizie…contro il Muro del Silenzio e dell’omertà sui crimini del potere,le vittime della ragione di Stato.

Dopo le celebrazioni per la Memoria dei deportati nei campi di concentramento, doverose, ho sentito io altrettanto doveroso ricordare quanti ancora vivono dietro le Mura, non solo di un Carcere, un Cie,un reparto di psichiatria ma in un ghetto disumano e confinati dalla violenza, di chi in passato l’ha subita atrocemente, la persecuzione e l’emarginazione.Solo un Muro è crollato, quello di Berlino.

Mi riferisco al popolo palestinese e ai quei ragazzi israeliani, Refusnik,ai giovani attivisti, agli Anarchici Contro il Muro,in inglese Anarchists Against the Wall, che ancora tentano di far sapere e girano nel mondo come dei Cantastorie disperati ed ostinati: il 28 gennaio a Roma si potrà ascoltare la testimonianza di Ronnie Barkan, attivista israeliano anarchico contro il muro, a Corso Italia 25 alle 17. Uno dei sempre troppo pochi che lotta per quei morti e vivi siano essi zingari, omosessuali, malati di mente, militanti comunisti e socialisti, anarchici, sindacalisti, dissidenti politici,vagabondi,bambini detenuti, donne e genocidi, attivisti…



Sono voci rare, e a mio avviso non meno preziose, che osano e lottano per non scordare. Ci invitano a guardare la realtà, fatta di persone e non Merci su un Treno, senza futuro: per la Libertà, senza confine, in direzione contraria ai Fatti Globali.

Non deve ripetersi mai più ? Per due motivi, il primo per come vanno le cose, il secondo per cambiarle perchè “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio” . Lo scrisse Agostino di Ippona, e il concetto viene e venne ribadito da tanti,sempre troppo pochi, anche da un italiano come Pier Paolo Pasolini che “noi abbiamo una vera missione, in questa spaventosa miseria italiana, una missione non di potenza o di ricchezza, ma di educazione, di civiltà”.

Ritroviamoci nella Casa del Grande Rifiuto: Non fare e Non dire è aiutare ad uccidere, anche la Memoria.Detto tra Donne e Uomini, e As-Soldati: non c’è la Fortuna dietro l’angolo ma la Guerra, la Mafia, anche tra noi.Ti ricordi?



“In un “treno”, ci sono i conducenti, i controllori. Metaforicamente, ci sono pure i co-piloti. E oltre che metaforicamente, ci sono eufemisticamente gli stewart e le hostess. Ci sono anche gli addetti alle pulizie, i facchini e i guardiani. Il treno c’è chi lo visita, sale e scende e se ne va. Sul treno c’è pure chi si fa un bel viaggio. Oltre a tutte queste persone, la rimanenza della popolazione la si può suddividere in due categorie. Ci sono le persone fortunate, quelle che in nessun modo avranno mai un contatto e un incontro coi treni, e ciò sia per casualità da parte di chi è ignaro e sia per volontà di chi sa e proprio per questo si mantiene il più possibile lontano dai treni. I più sfortunati sono quelli che capitano sulla traiettoria del treno, difatti l’incontro in realtà è uno scontro, un impatto violentissimo. E si sa bene quali siano gli effetti e le conseguenze dell’impatto fra una persona e un treno. Dopo l’impatto, le persone vengono ammassate, stipate e trasportate e sbattute in ogni luogo. Il treno in questione, è la psichiatria, tutto il suo armamentario e tutte quelle brave e belle persone che operano e gravitano nel campo della psichiatria. Per questo motivo chi viene psichiatrizzato, chi cade nei tentacoli della piovra psichiatrica, diviene un Senza Futuro. La ragione quindi dell’aver creato questo blog, è da un lato il vitale invito a tenersi lontani dai treni, e dall’altro un cercare di svegliare le coscienze nella speranza che quante più persone si attivino per far sì che tante cose vengano mitigate e scompaiano.”

dal Blog Senza Futuro



da Reset-Italia

Francesco Mastrogiovanni: "il maestro più alto del mondo"


di Daniele Nalbone
Quella di Francesco Mastrogiovanni, per le forze dell'ordine "noto anarchico", per i suoi alunni "il maestro più alto del mondo", è una storia di ordinaria persecuzione e di quotidiana repressione.
Una vita fatta di mille difficoltà, di tragedie messe alle spalle ma che lasciano un segno indelebile nella testa. Un'esistenza precaria fino all'ultimo giorno di libertà. Una storia di quelle che non vorresti mai raccontare ma che, come ci spiega il suo caro amico e compagno, il professore-editore anarchico Giuseppe Galzerano, «devi farlo, per rendere giustizia a Franco e far si che quanto gli è accaduto non si ripeta a nessun altro».
Liberazione è stato il primo giornale nazionale a denunciare la morte di Franco, deceduto nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania alle 7,20 di martedì 4 agosto 2009. Pochi giorni dopo una mail inviata dal professor Galzerano ci ha fatto capire che qualcosa, in quella morte, non era chiara. Franco è stato ricoverato il 31 luglio per un trattamento sanitario obbligatorio. In quattro giorni è passato dalla calda spiaggia di San Mauro Cilento, dove stava trascorrendo le vacanze, al freddo marmo dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania. Arresto cardiaco causato da un edema polmonare, hanno detto i medici. Ma c'è qualcosa di più che colpisce la nostra attenzione: Francesco Mastrogiovanni era salito agli onori della cronaca nei primi anni settanta per la morte di Carlo Falvella, giovane neofascista, vicepresidente del Fuan salernitano, ferito a morte durante l'aggressione dell'anarchico Giovanni Marini. Per capire in quale scenario sia morto il "maestro più alto del mondo", non possiamo fare altro che partire alla volta del Cilento per conoscere i parenti e i compagni. Il 9 settembre, nello splendido scenario di Castellabate è in programma la rassegna "Finisterre Plus", video, musica e performance dedicata a William Burroughs. "La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili". Un titolo, una frase, che spiega perché a Burroughs è stato accostato il racconto degli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni.
Ombra e violenza. Un resoconto dettagliato, quello fatto dal professor Galzerano e dall'ex sindaco di Montecorice, Giuseppe Tarallo, amico e compagno di Franco, che sembra costruito appositamente sullo sfondo persecutorio di una delle opere dello scrittore americano. Purtroppo, però, questa volta siamo al cospetto di una "storia vera" iniziata nel lontano 7 luglio 1972. Insieme a Giovanni Marini e Gennaro Scariati, Franco stava passeggiando sul lungomare di Salerno. Quel giorno era pieno di fascisti che da giorni cercavano di provocare Marini per avere la "scusa" di un'aggressione. Le sue indagini, all'epoca si diceva "controinformazione", sullo strano incidente stradale che il 27 settembre 1970 aveva provocato la morte sulla Roma-Napoli di cinque giovani anarchici calabresi, nei pressi di Ferentino, davano fastidio. Annalisa Borth, Giovanni Aricò, Angelo Casile, Francesco Scordo e Luigi Lo Celso si stavano recando a Roma per consegnare ai compagni della capitale i risultati di una loro inchiesta sulle stragi fasciste che avevano iniziato a insanguinare il paese, in particolare sul deragliamento del "Treno del Sole" Palermo-Milano del 22 luglio del 1970, nei pressi della stazione di Gioia Tauro. Giovanni Marini aveva scoperto che alla guida dell'autotreno, che procedeva a fari spenti, c'era un camionista con simpatie fasciste e che lo scontro avvenne precisamente all'altezza di una villa di Valerio Borghese. Erano iniziati a insinuarsi i primi dubbi sulla casualità dell'episodio. «Da allora su di lui incombeva una sentenza di morte alla quale sarebbe sopravvissuto per quasi trent'anni», spiega oggi il professor Galzerano. Giovanni, Franco e Gennaro si stavano recando a teatro. Ridiscendendo via Velia si trovano davanti a due giovani missini: Carlo Falvella e Giovanni Alflinito armati di lame. Franco accelera il passo per andare a parlare con loro. Dai racconti e dalle testimonianze del processo emerge come tentò di far da paciere ma, per tutta risposta, ricevette una coltellata ad una coscia da Alflinito e stramazzò a terra. I due compagni intervennero immediatamente e, nella rissa che ne seguì, Giovanni riuscì a disarmare Falvella ferendolo a morte con la sua stessa arma. Si costituì il giorno stesso mentre Franco venne trasportato in ospedale. Gennaro, invece, sarà immediatamente scarcerato perché minorenne. Da quel giorno il caso Marini finì su tutti i giornali: Giovanni era, per tutti, un mostro. «Per punizione», racconta il professor Galzerano, «peregrinava incessantemente da un carcere all'altro e a Caltanissetta venne rinchiuso in una cella senza luce da dove non smise mai di denunciare le aberranti condizioni di vita riservate ai carcerati». Per motivi di ordine pubblico il processo venne spostato da Salerno proprio a Vallo della Lucania. Marini viene condannato in primo grado a dodici anni (pena poi ridotta a nove in appello), Mastrogiovanni viene assolto ma allora per lui inizierà l'inferno. Un inferno in camicia nera fatto di minacce, telefonate minatorie, continue ritorsioni che lo porteranno ad emigrare al nord. A metà degli anni ottanta si trasferisce a Sarnico, sul lago di Iseo, in provincia di Bergamo, dove, per quindici anni, insegna nelle scuole elementari della zona. Ma la sua fama di "pericoloso anarchico" lo accompagnerà anche lassù. Il merito, questa volta, è delle forze dell'ordine che, con una nota, comunicano ai colleghi bergamaschi di non perderlo d'occhio. Inizia, così, una seconda fase di persecuzioni: questa volta condotta della forze dell'ordine.Alla fine degli anni novanta decide di fare ritorno a Castelnuovo Cilento.
Agli agenti del paese non sembra vero: ora avranno di che divertirsi. Per Franco la divisa diventa un incubo quotidiano che si trasforma in realtà il 5 ottobre 1999. Quel giorno per lui scattano le manette. Tutto inizia dall'ennesima, immotivata provocazione. Una multa per divieto di sosta a Vallo Scalo. Franco compie l'errore di mandare a quel paese un agente. Immediato l'arresto. Immancabili le botte nel commissariato. L'accusa è pesante: resistenza aggravata e continua nonché lesioni personali. Ovviamente Franco risponde con una controdenuncia per arresto illegale, lesioni personali, abuso di autorità e calunnia. Per lui scattano gli arresti domiciliari presso l'abitazione familiare, a Castelnuovo Cilento. Una beffa: il compito di controllarne l'osservanza viene affidato agli stessi carabinieri denunciati. Inizia il tormento al punto che diverse volte chiederà di tornare in carcere. Ma quando tutto sembra volgere per il meglio con il proscioglimento da ogni accusa, per Franco inizia la terza fase di persecuzione: quella dello Stato. Alla fine venti anni di angherie, soprusi, minacce, botte, lasciano il segno. Psicologicamente fragile, Franco si sente perseguitato. Ogni volta che incrocia una divisa, entra nel panico. Per due volte il sindaco di Castelnuovo firma la richiesta per un trattamento sanitario obbligatorio. Esperienza traumatica che Franco riesce a superare continuando ad insegnare. Adora i bambini e i bambini adorano questo maestro altissimo. Le uniche proteste dei genitori sono perché è poco severo. Di certo non una minaccia. Ma così non la pensa il sindaco di Pollica Acciaroli, Giuseppe Vassallo che ha formati contro di lui il Tso fatale. Il 30 luglio Franco si trovava nella località turistica cilentana quando, per l'ennesima volta, viene inseguito dai carabinieri. In preda al panico scappa. La pattuglia desiste. Il maestro trova rifugio nel bungalow del campeggio Club Costa Cilento. Un luogo tranquillo, per lui. Circondato da amici e persone che lo stimano come la signora Licia, la proprietaria del camping, che, di tanto in tanto, gli lascia i nipotini. Ma la mattina seguente l'incubo delle forze dell'ordine ritorna, prepotente. Arrivano sul posto una quindicina di carabinieri, una pattuglia dei vigili urbani, un medico dell'ospedale di Vallo della Lucania. Voglio portare Franco in ospedale. Il maestro scappa dalla finestra, si getta in mare, a nuoto raggiunge una secca. Per oltre due ore resta in acqua. Sopraggiunge anche una motovedetta della guardia costiera per avvertire i bagnanti che "è in corso una caccia all'uomo". Stremato, si arrende. Raggiunge la spiaggia, chiede una sigaretta, si fa una doccia. E' tranquillo. Consapevole di ciò che lo aspetta. Eppure, gli vengono fatte tre iniezioni. Sale sull'ambulanza e il suo ultimo messaggio è per la signora Licia. «Se mi portano a Vallo, non ne esco vivo». E così sarà. Dopo quattro giorni di Tso muore per un infarto causato da edema polmonare. Una morte naturale, "normale", dicono dall'ospedale. Ma dall'autopsia emergono particolari inquietanti. Franco aveva diversi lividi sul corpo e segni di lacci su polsi e caviglie. Era stato legato per tutti e quattro i giorni di Tso, anche se sulla cartella clinica non c'è traccia della contenzione. Ci rechiamo all'ospedale di Vallo per parlare con i medici. Nessuno apre bocca. Nessuno ha visto niente, anche se quattordici, fra medici e infermieri, sono tutt'ora sotto inchiesta. Tutti tacciono anche quando facciamo notare che le sbarre alle finestre e le porte del reparto chiuse a chiave non sono "normali". Chiediamo di parlare con i vertici dell'ospedale per avere dei chiarimenti che, puntualmente, non arrivano. «Quello che succede di sopra, non lo so» ci spiega, come se niente fosse, il vicedirettore. Ogni nostra domanda è un secco «no comment». Neanche quando domandiamo se avesse avuto notizia di una rissa al piano di sopra, cosa che spiegherebbe la contenzione (anche se non protratta per quattro giorni) e i lividi. «Quello che succede di sopra...». Certo, i dirigenti dell'ospedale non lo sanno. Rassicurante. Sta di fatto che un maestro elementare, che ha vissuto tutta la sua vita di precario insegnante, perseguitato da fascisti, forze dell'ordine, amministratori locali in quanto "noto e pericoloso anarchico", in poche ore è passato dalla calda spiaggia di Acciaroli al freddo marmo dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania. Tutto per un trattamento sanitario obbligatorio deciso da un sindaco che non voleva avere problemi in una località che ha appena ottenuto la bandiera blu d'Europa e millanta di essere il paese di Ernest Hemingway. Come chiosa il professor Galzerano, «un falso storico senza precedenti».

da reti-invisibili.net

L’ufo Vendola

“Doveva essere il laboratorio delle future vittorie del Partito democratico. In Puglia Pier Luigi Bersani si preparava a stringere un’alleanza vantaggiosa con l’Udc, un partito di centro cattolico. Un’alleanza che sembrava l’unica soluzione per evitare una sconfitta alle elezioni regionali del 28 marzo. In cambio, i centristi pugliesi chiedevano la testa del presidente della regione, Nichi Vendola e la scelta di un candidato governatore, Francesco Boccia, che fosse compatibile con i loro valori.
Ma c’era un problema: Vendola non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo incarico dopo cinque anni di lavoro molto apprezzato”, racconta Le Monde. “Vendola è uno di quegli ‘ufo’ politici che solo l’Italia è in grado di produrre: 51 anni, cattolico, ex esponente del Pci, gay dichiarato, poeta stimato ed esperto di Pasolini. Il 24 gennaio ha ricevuto il 70 per cento delle preferenze alle primarie del Pd per eleggere il candidato governatore della Puglia. La direzione nazionale del partito incassa”.

Il quotidiano britannico Guardian, invece, si occupa del restauro del teatro San Carllo di Napoli. “Nel libro di Norman Lewis Napoli ’44 un soldato britannico nell’Italia occupata descrive la scena di un’orchestra che suona al teatro San Carlo di Napoli. I musicisti fanno un intervallo e quando tornano ai loro posti scoprono che i ladri gli hanno rubato tutti gli strumenti. Per chi non la conosce bene, questa è probabilmente la reputazione di Napoli e del suo teatro d’opera, il terzo in Italia dopo la Scala di Milano e la Fenice di Venezia. Ma basta vedere il video del concerto che si è tenuto il 27 gennaio per celebrare la riapertura dopo due anni di restauri per cambiare idea. Il San Carlo fu lodato da Stendhal per la sua bellezza e oggi non è da meno”.

da Internazionale

IVAN GRAZIANI - TAGLIA LA TESTA AL GALLO



IVAN GRAZIANI - TAGLIA LA TESTA AL GALLO

Taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Commare mia commare mia
commare mia commare
dimmi che senti dimmi che provi
Ah...
Se la tua terra
e' ancora in mano ai quattro mori
dimmi che senti dimmi che provi
E allora
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Fratello mio fratello mio
fratello mio fratello
dimmi che senti dimmi che provi
Ah...
Se fra te e io straniero
c'e' ancora di mezzo il mare
dimmi se e' vero
e che non vuoi tornare
Anche tu
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Terra salata terra bruciata
abisso di dolore
spazzata dai venti
tu non puoi parlare
Ah...
Come un illuso
io vorrei che fosse vero
che ogni mano che apre il tuo ventre
fossi tu a partorirla
E allora
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca

mercoledì 27 gennaio 2010

Il Vaticano scende in campo contro Nichi Vendola

Nella giornata di ieri, attraverso il portale ecclesiastico “Pontifex Roma”, all’indomani della vittoria alle primarie di Nichi Vendola, il Vescovo Emerito Giacomo Babini, dalla lontana Grosseto, è intervenuto per spiegare che “Come Vescovo che non cede alle lusinghe della modernità, dico che la pratica conclamata della omosessualità é un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino, senza alcuna remora, proprio in quanto pastori di anime. Io non darei mai la comunione ad uno come Vendola“.

Niente di soprendente se detto da uno che spiega come “distinguere tra Islam moderato e estremo non ha senso” e che “bisogna svegliarsi dal letargo e difendersi dall ‘ Islam, prima di essere colonizzati“.
Posizioni che, perfino all’interno della Chiesa, sono folkloristiche e fuori dalla storia. O, perlomento, questo è quello che ufficialmente il Vaticano vorrebbe far passare come sua linea ufficiale, salvo poi mettere in discussione i diritti delle coppie di fatto in uno Stato laico quale dovrebbe essere l’Italia.

Ma oltre alle esternazioni del Vescovo Babini è presente, senza dubbio, la ferma intenzione della Chiesa romana di “scendere in campo” per evitare che le divisioni interne al centrodestra permettano ancora al “governatore omossessuale” di vincere le elezioni.
Ieri il Cardinal Bagnasco, presidente dei Vescovi Italiani, ha spiegato il suo più grande “sogno”: “veder nascere in Italia una nuova generazione di politici cattolici“.

Una sorta di indiretto appello all’unità di tutte le forze politiche di centro e di destra, dall’Udc al Popolo delle Libertà, da Rutelli ai movimenti cristiani radicali, per costruire una nuova stagione politica che metta al centro i dogmi e i valori cristiani della Chiesa.
D’altronde non è un mistero che il Vaticano sia da tempo preoccupato della trasformazione della destra italiana, da sempre fedele alleata della Chiesa, sempre più legata al protagonismo di Berlusconi e alle iniziative della Lega Nord.

Un appello prontamente ripreso dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che, proprio in merito alla situazione pugliese, ha invitato Casini a non perseverare sulla strada del “terzo polo” che, secondo tutti i sondaggi, favorirebbe proprio Nichi Vendola.
“Adriana Poli Bortone (appoggiata in Puglia dall’Udc, ndr) – ha detto in un’intervista a “La Stampa” – non verrà mai eletta. E’ evidente che si tratta solo di un tentativo di favorire la sinistra, e quindi Vendola. Ma fallirà. [...] L’Udc ha scelto di rinunciare a svolgere un ruolo politico, laddove per politica si intende anzitutto l’incontro fra valori”.

Mattia Nesti


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