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sabato 16 gennaio 2010

Craxi statista. Piatto ricco mi ci ficco

Le ragioni per cui la Moratti e Minzolini vogliono dare sanzione ufficiale all’agiografia di Bettino Craxi offrono ampio pascolo alla satira ma non sono intellettualmente stimolanti. Nessuno le ignora.

La folgorazione sulla via di Hammamet di personaggi come Piero Fassino e Massimo D’Alema, per contro, è interessante. I sofismi con cui questi si sforzano di dare rispettabilità a un revisionismo fetente aprono ampie fenditure sul fondale della politica italiana e aiutano a capire meglio uomini e idee.


Per cominciare, in una repubblica videocratica come la nostra in cui i partiti sono un ectoplasma evanescente che balugina nella coscienza dello spettatore-cittadino solo per il tempo della rappresentazione catodica, nessun politico di professione (cioè che guadagna soldi con la politica) può rimanere indifferente alla possente spinta mediatica che c’è dietro la riabilitazione del grande statista morto latitante.

In secondo luogo Craxi ha assolto alla funzione storica di rendere la parola “riformismo” una oscenità impronunciabile, e trasformarlo in “grande statista” apre proprio quello spazio politico che persone come Violante, Fassino e D’Alema vogliono occupare. Voi credete che si stiano comportando da farabutti? No, no, non avete capito niente. Stanno facendo i “riformisti”.

Si potrebbero aggiungere altri elementi al quadro, come la possibilità che a parlare bene di Craxi si ottenga un’ambita nota personale di lode da parte di Paolo Buonaiuti, Daniele Capezzone o — non plus ultra — la stessa Stefania Craxi. Ma già le prime due voci della lista costituiscono un incentivo più che sufficiente a indurre i Nostri a pensare “piatto ricco, mi ci ficco”.

Stupido chi rimane fuori da questa mano.

da Indymedia

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