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venerdì 22 gennaio 2010

Lo sciopero degli immigrati non piace alla Cgil


I sindacati italiani boicottano la manifestazione di solidarietà indetta il primo marzo, per sponsorizzarne un’altra in una data più congeniale. E il Giornale, a ragione, ci sguazza.

Questa volta ha ragione il Giornale, quando titola “Immigrati, il sindacato vieta lo sciopero ai negri“.
Da qualche tempo, prima dei fatti di Rosarno, un gruppo autoorganizzatosi su Facebook sta organizzando uno sciopero degli immigrati, ricalcando un’iniziativa francese: la proposta nasce dal blog Primo Marzo 2010, mentre al gruppo su Facebook, in meno di un mese, hanno aderito oltre 6 mila persone, stranieri e italiani.

Un’iniziativa che parte da Milano, capitale italiana dell’immigrazione, dove si trova il coordinamento nazionale, ma ci sono già diversi comitati locali. Il gruppo, che si fregia di un logo disegnato dall’artista Giuseppe Cassibba, si presenta così: “Questo gruppo si propone di organizzare una grande manifestazione di protesta per far capire all’opinione pubblica italiana quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società. Questo gruppo nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, G2, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli. Siamo collegati e ci ispiriamo a La journée sans immigrés : 24h sans nous, il movimento che da qualche mese, in Francia, sta camminando verso lo sciopero degli immigrati per il 1 marzo 2010“.

Ma c’è un problema, come dice Vittorio Macioce sul Giornale. Quando la proposta di una giornata senza migranti è arrivata nelle segreterie del sindacato più di qualcuno ha avuto una mezza sincope. Uno sciopero degli immigrati? Non scherziamo. La Cisl ha fatto sapere che il discorso è troppo vago, servono contenuti precisi, certe cose non s’improvvisano: «È inutile parlare alla pancia degli immigrati». La Uil ha risposto con un no secco: «Gli italiani non capirebbero questo tipo di sciopero». La Cgil ha preso atto, tergiversato, con generici vediamo. Cose del tipo: il primo marzo è troppo presto, meglio prima delle elezioni e poi non è che possono incrociare le braccia solo gli immigrati, qui serve una grande manifestazione nazionale, con italiani e stranieri in piazza, insieme. Hanno cominciato, insomma, a buttarla sulla politica. Proponendo una data precisa, il 20 marzo, diversa da quella del gruppo su Facebook.

Il perché di questo cambio di direzione ce lo spiega Francesco Costa, in un post sul suo blog pubblicato prima dell’articolo del Giornale: “Primo: il 20 marzo è sabato ed è più facile “scioperare” e riempire le piazze (di immigrati? boh): meglio una classica e inutile manifestazione “riuscita” che l’azzardo di uno sciopero che potrebbe essere utile ma potrebbe anche essere un flop.
La seconda ragione sta nel gioco di sponda che i sindacati stanno trovando con un comitato che si chiama Blacks out, dal titolo di un libro di Vladimiro Polchi, giornalista di Repubblica. Il libro di Polchi è uscito pochi giorni fa e racconta proprio di uno sciopero degli immigrati in Italia, uno sciopero che si tiene proprio… il 20 marzo“.
Non è un caso, infatti, Repubblica parla esclusivamente del 20 marzo e scrive anche che i promotori dei due comitati si stanno accordando per convergere sulla data cara a Polchi e alla Cgil, cosa smentita a stretto giro di posta da “quelli” del Primo marzo. E mentre qualcuno a via Po starà cercando un accordo, non si può non pensare con tristezza a un’organizzazione dei lavoratori che sceglie di manifestare per fare pubblicità a un libro.

Ed è difficile non concordare con Macioce quando scrive: “Il sindacato da troppo tempo vive come un club di pensionati, che conosce tutti i segreti della concertazione, ma fatica a fare i conti con la generazione senza posto fisso, con il tramonto di tute blu e colletti bianchi, con chi viene da lontano. Non li rappresenta. Non sono il suo popolo. Forse è per questo che lo sciopero degli invisibili li spaventa“.

di Dario Ferri da Indymedia

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