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domenica 28 febbraio 2010

REGIONALI: TUTTE LE LISTE E I NOMI IN CORSA NEL SALENTO

A Nardò Claudia Raho candidata per SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA'

Le liste elettorali per le prossime regionali sono state consegnate ieri.
Nel centrosinistra, Vendola si dice compiaciuto delle sue liste, che denotano, a suo giudizio, la “capacità espansiva” e il segno di una “coalizione vincente”.
Per il centrodestra Rocco Palese si dice pronto a scommettere sulle proprie liste e sul gradimento che i pugliesi avranno sui nomi in esse contenuti.
La Poli si è detta soddisfatta per le molte donne presenti nelle liste del Terzo Polo.

Centrosinistra
Partito Democratico: Blasi Sergio, Maniglio Antonio, Antonica Alessandra, Capone Loredana, Castellano Wilson Giuseppe, Giausa Marino, Francesco Giulio, Nichil Rocco Luigi, Riso Rocco, Rizzo Cinzia Rosa, Rotundo Antonio, Russo Enzo, Taurino Giuseppe Maria, Vantaggiato Chiara Florida, Venuti Remigio Michele.

Sinistra Ecologia Libertà: Calò Luigi, Chiarello Francesco, Cordella Anna, Dell’Atti Francesco, Lezzi Antonio, Maraschio Anna Grazia, Margarito Donato, Merico Franco, Pellegrino Donato, Raho Claudia, Sanasi Annarita, Saponaro Cosimo, Scognamillo Giovanni, Stefanizzi Mario.

La Puglia per Vendola: Stefàno Dario, Balducci Paola, Culiersi Roberta, De Giorgi Federica, Donateo Maria Stefania, Galati Antonio, Gravante Massimo Salvatore, Mariano Antonio Costantino, Marciante Antonio, Paladini Roberto, Palma Giuseppe Luigi, Porcari Italo, Salvemini Carlo Maria, Sanzò Luigi.

Federazione Sinistra e Verdi: Manni Pietro detto Piero, Anchora Antonio, Bitonti Antonio, Cagnazzo Dario Luigi, D’Argento Vito, Della Gatta Marco detto Luana Ricci, Ianne Gaetano, Malitesta Alessandro, Merico Giuseppe, Nuzzoli Giuseppe Antonio, Pedio Sergio, Scazzi Cosimo detto Mimmo, Gabrieli Luigi, De Giorgi Daniela in Leone.

Italia dei Valori – Lista Di Pietro: Carlino Fiorenzo, Coppola Gianfranco, Corrado Anna Maria, Di Donfrancesco Gaetano, Gianfreda Aurelio Antonio, Iacobelli Giuseppe, Luparelli Sonia, Madaro Carlo, Pedaci Ferdinando, Rizzo Antonio Leonardo, Rollo Maria Fatima, Sansonetti Sabrina, Scigliuzzo Tommaso, Vaglio Orazio Luigi.

Lista Pannella Bonino: D’Elia Sergio, Mancuso Roberto, Napoli Giuseppe, Antonaci Salvatore, Biasco Loredana, Bongo Giovanni Maria Paolo, Corrao Serena Laura Maria, De Notariis Francesco Donato, De Pascalis Giovanni, Di Corato Mario, Iudici Angelo, Manieri Valeria, Orlandini Antonio Cosimo Damiano, Stomeo Catia.


Centrodestra
Popolo della Libertà: Congedo Saverio detto Erio, Vadrucci Mario, Aloisi Vito Leonardo detto Aldo, Barba Antonio, D’Antini Solero Filomena detta Mena, Gaetani Pasquale Luigi, Marti Roberto, Mazzei Luigi, Nisi Silvio, Nuzzo Luigi detto Gimmi, Pacella Francesco, Stabile Renato, Stefàno Giovanni Ippazio detto Gianni, Toma Ernesto.

La Puglia prima di Tutto: Caroppo Andrea, Camilli Fabrizio Romano, Como Pompilio Massimo, Costantini Antonio, Cuka Klodiana, De Donno Antonio, De Santis Romina Anna, Erroi Giovanni, Frasca Cosimo Damiano detto Mino, Longo Damiano Cosimo, Morciano Vittorino, Pagliaro Alfredo, Pando Pierluigi, Piccione Cosimo.

I Pugliesi: Buccoliero Antonio, Caretto Giovanni detto Gianni, Ciccarese Bruno, De Pascalis Giampiero, Di Tolla Domenico, Felline Luigi Roberto, Ferilli Fabrizio, Galati Julo, Gervasi Antonio, Napoli Adriano, Perrone Giovanni, Stefanelli Guido Nicola, Tunno Bruno, Vernaleone Giuseppe.

Udeur: Montinaro Luigi Paolo, Cananà Daniela, Carnevale Rosa, Congedi Maurizio, D’Amble Francesco, De Vitis Marcello, Manca Stefano, Marulli Vincenzo, Monga Carlo, Pampo Francesca, Simoes Delima Noemia, Vetrugno Daniela, Filomeno Angelo.

I Pensionati: Vergine Egidio, Cucurachi Antonio, Petrachi Antonio, De Nuccio Michele, Cotardo Raffaele, De Pascali Luigi, Baldassarre Giovanna, Belsito Leonardo, Capurso Mario, Cassanelli Francesco, Dell’Olio Natale, Di Modugno Angelo, Ionio Domenico, Terrone Francesco.

Alleanza Centro Pdl – Dc – Caccia: Perio Marco, De Santis Antonio, Mattia Maria Cristina, Operamolla Livio Teseo, Bene Luciano, Bove Carmine, Buttazzo Daniele, Cannone Gabriele, Donno Maria Cristina, Fanelli Pietro, Fanelli Michele, Marzullo Francesco, Monteferro Giuseppe, Rosato Stefania.

Terzo Polo
Io Sud: Calabrese Elio, Calò Mauro, Caracuta Carlo, Carlà Vincenzo, Costantino Anna Rosa, Indirli Fulvio detto Pierenzo, Ferilli Maria Rosaria, Maglio Flavio, Malerba Antonio, Mazzotta Antonio, Rizzello Fernando, Scategni Francesco Cassio, Sindaco Cecilia Marta, Tondo Angelo.

Udc: Cappello Rosanna, Caputo Sergio Gaetano, Causo Viviano Enrico, Chiriacò Alberto, Chirilli Francesco, Conte Francesca Grazia, Corliano Nahi Angelo, D’Agostino Giuseppe, Dell’Abate Michele, Dell’Anna Gregorio, De Matteis Lucio Giuseppe, Negro Salvatore, Quintana Sandro, Torsello Giovanni.

Alternativa Comunista: Cossa Salvatore, Valerini Andrea, Musto Luigi, Franco Enrica, Friolo Domenico, Attanasio Rosario, Starace Sergio, Ria Salvatore, Stefanoni Fabiana, Rizzi Angela, Cammarata Patrizia, Crudele Ruggiero, Castronuovo Federica, Tortora Giovanni.

'Ndrangheta s.p.a.

La richiesta di arresto del senatore Di Girolamo (Pdl, ex An) scava in un "pozzo nero". L'inchiesta "Broker" ha fatto emergere un "romanzo criminale", il triangolo tra grandi aziende, 'ndrangheta ed ex militanti neofascisti. In questo caso ha fruttato un guadagno illegale di ben 365 milioni di euro truffati al fisco e riciclati in vari i settori (immobili, quote azionarie, auto di lusso, barche, quadri d'autore e perfino diamanti)

Un triangolo micidiale tra grandi aziende di alta tecnologia, ex neofascisti e ‘ndrangheta. Un "romanzo criminale" scritto tra il 2003 e il 2006. Un carosello continuo di milioni di euro: da Londra a Managua, da Hong Kong a San Marino, da Panama alla Svizzera, da Vienna a Singapore, dalle isole Cayman a Roma. Si "tratta della più grande frode tributaria della storia nazionale", hanno scritto i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Roma, chiedendo il 23 febbraio 56 ordini di arresto. In tutto l'inchiesta "Broker" riguarda 80 persone.

La truffa è stata colossale. Riguarda un giro di due miliardi di euro, false compra-vendite di traffico telefonico effettuate tra il 2003 e il 2006. Sono stati chiesti e truffati al fisco la fantastica cifra di 365 milioni di euro di rimborsi su un'Iva mai versata all'Agenzia delle entrate. Nell'occhio del ciclone ci sono Fastweb e Telecom Sparkle, società controllata da Telecom Italia, e una miriade di piccole aziende, molte sparite da tempo nel nulla.
Sotto accuse o in carcere sono finiti dirigenti d'azienda, politici del Pdl e mafiosi calabresi. Una richiesta d'arresto è piovuta sulla testa del senatore Nicola Di Girolamo, Pdl, ex An. Gennaro Mokbel, un tempo vicino alla destra eversiva, è un uomo chiave di questa storia criminale. E'stato lui, è l'accusa, l'uomo di collegamento tra la ‘ndrangneta e la finanza. E' stato lui il motore della elezione di Di Girolamo a senatore in una circoscrizione estera del Senato nel voto politico del 2008. Fu organizzata una strana campagna elettorale tra gli emigrati italiani in Germania. Molti voti furono comprati e le schede addirittura compilate, secondo i magistrati, da uomini mandati nella Repubblica federale tedesca dagli Arena, famiglia forte della ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto in Calabria.

Le intercettazioni telefoniche pubblicate dai giornali lasciano esterrefatti. C'è il boss Franco Pugliese, legato alla famiglia Arena, che chiama Di Girolamo dopo la campagna elettorale: "Io non ho dormito per notti e notti. Per questa situazione qua...". Di Girolamo gli dice soddisfatto: "Abbiamo fatto un'operazione strepitosa".
Mobkel usa parole pesantissime con Di Girolamo, una volta eletto senatore: "...tu sei uno schiavo mio...", lo ammonisce. Di Girolamo in una telefonata si scusa: "Io ieri ho sbagliato". Mobkel, cognome strano perché il padre era di origini egiziane, vent'anni fa aveva grande familiarità con i terroristi neri. A casa sua nel 1992 venne trovato Antonio D'Inzillo, ex membro dei Nar. Mobkel, secondo la magistratura, paga le spese della latitanza d'Inzilllo in Africa. Non è tutto. Sostiene di essere molto vicino a Francesca Mambro e a Valerio Fioravanti, ex terroristi neofascisti, anche economicamente.

Mobkel certo non vive certo in ristrettezze. I carabinieri dei Ros hanno scoperto un vero "tesoro" in un magazzino a Roma. Migliaia di quadri, serigrafie, litografie e decine di sculture erano state assiepate dall'organizzazione capeggiata da Mokbel. Si tratta di opere di importanti artisti contemporanei e moderni tra cui spiccano i nomi di De Chirico, Capogrossi, Tamburri, Schifano, Borghese, Palma, Clerici e Messina.
Anche Stefano Andrini, altro ex militante neofascista, è stato il motore, assieme a Mobkel, della candidatura di Di Girolamo nella circoscrizione estero del Senato. Stefano e Germano Andrini, fratelli gemelli, nel 1989 pestarono due persone davanti al cinema Capranica di Roma e furono condannati a 4 anni e 8 mesi di carcere. Stefano Andrini, subito dopo lo scoppio dello scandalo si è dimesso dall'incarico di amministratore delegato dell'Ama di Roma e il sindaco Gianni Alemanno (Pdl, ex An) lo ha ringraziato per il lavoro svolto finora.
In una intercettazione è spuntato anche il nome di Gianfranco Fini. Non ho mai incontrato Di Girolamo,dice il presidente della Camera. Va spazzata via subito, sostiene, ogni ombra "offensiva e infamante". Il cofondatore del Pdl ed ex presidente di An è allarmato dall'uso delle intercettazioni telefoniche. Parla di "polpette avvelenate". Accusa: "La stagione del fango è ripartita".
Sotto accusa è anche il vertice di Fastweb e di Telecom Sparkle. I vertici delle società negano di conoscere il "pozzo nero" di questa gigantesca truffa ai danni del fisco e dei contribuenti italiani.

Anzi, si dichiarano parte lesa. Silvio Scaglia,brillante fondatore di Omnitel e di e.Biscom poi diventata Fastweb, è uno degli uomini più ricchi del mondo: detiene un patrimonio personale valutato 1,2 miliardi di euro. Scaglia è considerato uno dei più geniali ed innovativi imprenditori europei. Qualche anno fa ha venduto Fastweb, azienda specializzata sulla banda larga, a degli acquirenti svizzeri ad un prezzo considerevole, soprattutto se paragonato alle valutazioni di oggi (le azioni delle società sono crollate in Borsa).
Un "tesoro" del valore di centinai di milioni di euro è stato sequestrato dai magistrati. Sono stati messi "i sigilli" ai beni frutto del riciclaggio della mega truffa fiscale. Si tratta di ben 246 immobili, 133 auto di lusso (Ferrari, Bmw, Audi, Jaguar, Porsche), imbarcazioni, 58 quote societarie, conti correnti bancari e cassette di sicurezza in Italia e all'estero (soprattutto a Londra). Ci sono perfino diamanti e due gioiellerie.

E' un colpo duro per ‘ndrangheta e per l'illegalità politica e finanziaria. Giovanni Falcone, il magistrato ucciso dalla mafia in Sicilia nel 1992, avvertiva: la criminalità organizzata non si combatte solo con la repressione di polizia, ma anche sequestrando i patrimoni accumulati con i guadagni frutto dell'illegalità. ‘Ndrangreta ha fatto un salto di qualità: è diventata una s.p.a. come ha dimostrato l'inchiesta "Broker". Il traffico di droga, il pizzo e la prostituzione sono diventate attività criminali marginali rispetto agli investimenti finanziari ed economici.
I prossimi giorni possono riservarci altre grandi sorprese. Il Senato dovrebbe pronunciarsi mercoledì prossimo sul caso Di Girolamo. Il senatore, si diceva venerdì a Palazzo Madama, potrebbe dimettersi prima di questo appuntamento.


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sabato 27 febbraio 2010

TGBALLA



"Adesso lo dice anche la Corte di Cassazione. Davvero il testimone inglese David Mills è stato corrotto dal premier, Silvio Berlusconi, per mentire in tribunale." Peter Gomez, FQ 26-2-2010.

Il Tg1 di Minzolini delle 13.30 dice l'esatto contrario, parla di: "sentenza di assoluzione" per Mills.

Il Tg1 ha mentito. Minzolini ha due opzioni: fare una immediata rettifica o essere denunciato.

Giallo del Lambro, dov'è la Protezione?

Avanza, inesorabile. Minacciosa. Nella serata di ieri era già arrivata nel parmense. Nei prossimi giorni, se non si riuscirà a fare qualcosa, potrebbe arrivare a Ferrara. Da lì al delta del Po, e poi all'Adriatico, è un attimo. L'onda nera del Lambro sembra non avere trovare argini in grado di fermarla. Da martedì mattina, quando è partita da Monza, ha percorso chilometri, lasciando dietro di sé una scia di desolazione: animali morti, campi invasi da liquidi puzzolenti, macchie nere sulle sponde.

Ormai sono tutti concordi nel dire che è un disastro di proporzioni colossali. Qualcuno azzarda secondo solo a Seveso.
Ieri il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo ha sorvolato la zona. Tornata a Roma, ha detto che lunedì in consiglio dei ministri, «forse», si discuterà dell'emergenza. E, sempre «forse», verranno immediatamente stanziate «ingenti somme» per far fronte alla situazione. Intanto Lombardia, Emilia Romagna e Veneto hanno chiesto lo stato di calamità. I sindaci dei vari paesi che si affacciano lungo il fiume stanno emettendo un'ordinanza dietro l'altra per impedire la pesca, la balneazione e altre attività nel fiume. E, visto che dove c'è un'emergenza non può mancare, ieri si è fatto vedere anche il sottosegretario Guido Bertolaso. Nel pomeriggio ha partecipato a un vertice in prefettura a Piacenza. Alla fine la decisione: la creazione di una cabina di regia per organizzare i lavori. L'obiettivo, fermare la marea nera prima che arrivi all'Adriatico. L'idea è di fermarla presso la centrale Enel di Isola Serafini, in provincia di Piacenza. Peccato che a questa situazione, emergenziale, si sia arrivati a oltre settantadue ore dal disastro. Con una celerità tutta italica. Che ha già fatto storcere il naso a più di uno. Tra i presenti al vertice si è iniziato a parlare apertamente di sottovalutazione iniziale del problema. Addirittura il presidente della Provincia di Lodi, il leghista Pietro Foroni, attacca i suoi colleghi: «Ci hanno avvisato, e solo nel pomeriggio, di uno sversamento di petrolio nel Lambro, non di un disastro», accusa. Le prefetture, lasciate colpevolmente senza nessun tipo di coordinamento, hanno fatto ognuna per conto proprio. Le conseguenze, purtroppo, si sono viste tutte: chi lavorava in un punto del fiume non sapeva quello che si stava facendo a pochi chilometri di distanza, con conseguenti incapacità di agire per il meglio.
Intanto la procura di Monza, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda, continua le indagini. L'accusa, nei confronti degli ignoti che nella notte si sono infiltrati nella ex raffineria di Villasanta, vicino a Monza, e hanno rovesciato i 2.500 metri cubi di gasolio nel fiume, è di disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Ma l'attenzione degli inquirenti è tutta incentrata sul perché del gesto. Sull'area della ex raffineria grava un progetto di maxi speculazione edilizia. Un progetto faraonico, da mezzo miliardo di euro, per la realizzazione di una cittadella ecosostenibile. Ecocity si chiamerà. La prima area, industriale è già stata realizzata. A breve dovrebbe partire la seconda tranche dei lavori, che interesserà un'area di circa 36mila metri quadrati. Entro due anni, le ultime opere: appartamenti, negozi, capannoni industriali, un'area direzionale. Tutto realizzato da un'unica ditta, la holding Addamiano Engineering di Nova Milanese, vicino al capoluogo lombardo, di proprietà della famiglia Addamiano. I tre fratelli alla guida della holding saranno sentiti nei prossimi giorni dagli investigatori. La loro è una famiglia abituata a accaparrarsi appalti per grandi opere. Da nord a sud, negli ultimi anni hanno disseminato l'Italia con interi quartieri ecosostenibili. L'ultimo dovrebbe sorgere proprio lì, a pochi metri da dove il sottosuolo, ormai da tre giorni, è saturo di petrolio. La domanda che si pongono gli inquirenti è questa: a chi giova tutto quanto è accaduto? Il progetto, negli ultimi tempi, aveva segnato il passo, anche a causa della scarsa liquidità degli Addamiano. Qualcuno ipotizza che si tratti di un avvertimento mafioso. Altri accusano, tra le righe, i dipendenti della vecchia azienda, lasciati a casa senza lavoro. La pista più probabile, su cui si indaga, tocca il sottobosco dei subappalti, per capire chi ci poteva guadagnare da un disastro simile.

venerdì 26 febbraio 2010

Asilo a Goito

A Goito nel Mantovano c’è un asilo comunale, dunque pubblico, che accetta solo i bimbi di famiglie che professano la religione cristiana. E’ la prima volta dunque che un’amministrazione pubblica (in questo caso comunale) subordina all'ispirazione religiosa l'accesso o meno a un servizio pubblico.
Tutto scritto nell’articolo 1 – del nuovo regolamento dell’asilo comunale – che pone come condizione all’iscrizione del figlio l'accettazione di una sorta di preambolo religioso: la provenienza da una famiglia cattolica o cristiana.

Nel dettaglio: che possano essere iscritti solo bambini appartenenti a famiglie che accettano "l'ispirazione cristiana della vita". Il che significa prima di tutto escludere sicuramente una gran fetta degli immigrati per lo più di religione islamica, indù oppure sihk vista la massiccia presenza di lavoratori impegnati nelle imprese agricole del mantovano e nel veronese.

Ma non si tratta solo di questo. Il regolamento potrebbe escludere anche molti italiani. La domanda infatti è: che significa una famiglia di "ispirazione cristiana"? I divorziati sono considerati tali? E i genitori separati? Senza contare magari i figli nati da coppie di conviventi.

Detto questo resta il fatto che il nuovo regolamento sia stata approvato a maggioranza dal Consiglio comunale di Goito il cui sindaco Marchetti ha commentato che "pur essendo l'asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo" e di conseguenza non c'è nulla di incostituzionale dal suo punto di vista nell'approvazione di questo regolamento.

Si tratta dunque di una motivazione giustificata dalla tradizione quella sostenuta dal sindaco. Ancora una volta un’ amministrazione locale di centro-destra (sindaco Udc Anita Marchetti appoggiata da Pdl e Lega) si distingue per la creazione di una normativa discriminatoria e soprattutto indirizzata ai bambini.
La minoranza politica dell’amministrazione comunale ha inviato un esposto all'Anci (associazione nazionale comuni italiani) chiedendo di fare pressione sul Comune affinchè questo regolamento non venga applicato. In seconda battuta ci si è chiesti come un asilo comunale possa comportarsi come se fosse privato imponendo vincoli alle iscrizioni dei bambini tanto più se si tratta di orientamento religioso.

Un aspetto questo sollevato in aula dagli stessi esponenti d’opposizione che hanno peraltro sottolineato anche come la Costituzione italiana stabilisca, tra l’altro, che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge "senza distinzione di religione".
Ma nonostante questo si moltiplicano i casi di scelte di governo locale che con la scusa di sostenere qualcuno escludono altri in particolare quando si parla di bambini stranieri: minori nati in Italia da genitori stranieri che però in base al principio del cosiddetto "ius soli" non acquisiscono la cittadinanza italiana per nascita sul territorio nazionale.

Tutto quindi sembra andare nella direzione di un sempre maggiore distinguo dunque tra bambini italiani e stranieri da praticare subito: fin dai primi anni di vita. E sulla vicenda dell’asilo discriminatorio i parlamentari del Pd Enzo Carra e Emanuele Fiano hanno presentato un’interrogazione al ministro Roberto Maroni. Fiano interviene dicendo: "Apprendo incredulo che non potrò mai trasferirmi con la mia famiglia nella cittadina di Goito, in provincia di Mantova, perché se avessi bisogno di far frequentare l’asilo comunale ai miei figli ebrei non potrei. Evidentemente, la storia non è stata maestra di vita per tutti".

Viola-day:la legge è uguale per tutti

Dallo slogan "Berlusconi dimettiti" del No B-Day del 5 dicembre ora si é passati a "La legge é uguale per tutti. Basta!" che campeggerà sul palco di 14 metri di piazza del Popolo. Insomma, nel mirino dei 'viola' ci sono le leggi ad personam innanzitutto: dal legittimo impedimento (in aula al Senato il 9 marzo) al processo breve. Tra le adesioni annunciate, oltre a quella di politici come Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro e dei leader di SeL e Federazione della sinistra, anche personaggi come Mario Monicelli e Andrea Camilleri


L'iniziativa, "messa in piedi in un mese senza l'appoggio di alcuna struttura organizzativa" ma solo attraverso il tam tam su Facebook e sui blog, é stata presentata oggi nella Capitale dagli esponenti del Popolo Viola, gli stessi che hanno organizzato il corteo del No B-Day tre mesi fa. Per sabato é previsto a Roma l'arrivo di 200 pullman da tutta Italia. Su un palco in piazza si alterneranno i lavoratori di Termini Imerese, dell'Ispra e altri precari.
L'iniziativa ha già ricevuto l'adesione ufficiale del Pd e di quasi tutta l'opposizione, tranne alcuni partiti di centro, come Udc e Api. Tra i politici che sfileranno in piazza anche Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro, oltre che personaggi della culturacome Mario Monicelli e Andrea Camilleri. Gli organizzatori hanno fatto sapere che la manifestazione sarà trasmessa in diretta su Rainews 24.

Stavolta non vogliono azzardare numeri. "Il 5 dicembre abbiamo visto così tanta gente in piazza come mai avremmo immaginato e quindi non facciamo previsioni", dice Gianfranco Mascia. "Puntiamo a riempire piazza del Popolo e a raggiungere la stessa consistenza di persone che si registrò due mesi fa con la manifestazione sulla libertà di stampa", aggiunge.
Ma un po' di scaramanzia non fa male anche se c'è la convinzione che l'iniziativa "sarà un successo" vista l'attenzione sul web: on line le adesioni sono state oltre 200mila.
Dallo slogan "Berlusconi dimettiti" del No B-Day del 5 dicembre ora si é passati a "La legge é uguale per tutti. Basta!" che campeggerà sul palco di 14 metri di piazza del Popolo. Insomma, nel mirino dei 'viola' ci sono le leggi ad personam innanzitutto: dal legittimo impedimento (in aula al Senato il 9 marzo) al processo breve.

La mobilitazione sulla giustizia sta già andando avanti da quasi un mese con il presidio davanti a Montecitorio. "Abbiamo distribuito 'patenti viola' ai deputati che hanno votato contro il legittimo impedimento e 'fogli rosa' ai senatori che hanno garantito il loro no al provvedimento che sarà a palazzo Madama nei prossimi giorni", spiega Mascia. Ieri, la 'patente viola' é stata consegnata anche a Massimo D'Alema e Beppe Fioroni. "Stiano attenti però -avverte Mascia- perché siamo pronti a ritirargliela se voteranno una qualunque delle leggi ad personam o se non si impegneranno sul conflitto d'interessi".
I 'viola' continuano quindi a marcare la loro autonomia dalla politica. Anche sabato, come il 5 dicembre, non ci saranno politici sul palco: tra gli interventi previsto quello di Gioacchino Genchi, di alcuni operai di Termini Imerese, di cittadini dell'Aquila che spiegheranno quale sarebbe l'incidenza del processo breve sul procedimento in corso per il crollo della Casa dello Studente. Giustizia, dunque, ma anche lavoro e crisi economica.

"Parleremo degli articoli 1, 3 e 21 della Costituzione: lavoro, legge uguale per tutti e libertà di stampa", spiegano gli organizzatori. I partiti resteranno a margine della manifestazione, ma i promotori sono soddisfatti per il sostegno arrivato da tutte le forze politiche dell'opposizione, escluso l'Udc. Gli organizzatori ci tengono a sottolineare che autonomia dai partiti non significa anti-politica: "Noi non siamo per l'astensionismo. Ciascuno di noi è un elettore, ma non vedrete 'liste viola' alle regionali. Il nostro -spiega Mascia- è un ruolo diverso. Noi pungoliamo i partiti".


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Principi Attivi 2010 - Giovani idee per una Puglia Migliore


Il nuovo bando è stato approvato il 22 febbraio 2010 ed è finanziato con 2.2 milioni di Euro. Possono presentare progetti giovani cittadini, italiani e stranieri residenti in Puglia, di età compresa tra i 18 e i 32 anni

(nati a partire dal 1 gennaio 1977), organizzati in gruppi di lavoro informali composti da un minimo di 2 persone. Il bando scade alle ore 13.00 del 14 giugno 2010

Principi Attivi finanzia gruppi informali di giovani che intendono realizzare:

A. Idee per la tutela e la valorizzazione del territorio
(es: sviluppo sostenibile, turismo, sviluppo urbano e rurale, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, culturale ed artistico etc.);

B. Idee per lo sviluppo dell’economia della conoscenza e dell’innovazione
(es. innovazioni di prodotto e di processo, media e comunicazione, nuove tecnologie etc.);

C. Idee per l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva
(es. qualità della vita, disabilità, antirazzismo, migranti, sport, pari opportunità, apprendimento, accesso al lavoro, impegno civile, legalità etc.).

In caso di approvazione del progetto, i gruppi informali si impegnano a costituire un nuovo soggetto giuridico a propria scelta (associazione, cooperativa, impresa etc.).

Per informazioni e richieste di chiarimento:

CLICCA QUI

giovedì 25 febbraio 2010

Lasciate che i pargoli (cristiani) vengano a me!

spazio sociale La Boje! - Mn
Goito, 20 km a nord di Mantova una giunta di centrodestra con sindaco Udc decide di mettere una barriera ideologica alle iscrizioni all’asilo comunale; il sindaco Marchetti infatti, in combutta con gli alleati padani, ha approvato il nuovo regolamento della scuola che prevede di limitarevl’iscrizione ai soli bambini provenienti da famiglie che si rifanno all’ispirazione cristiana della vita”.
Il regolamento, all’articolo 1, pone come condizione discriminante per iscrivere il figlio all’asilo l’accettazione di una sorta di preambolo religioso. Ovviamente i musulmani, gli ebrei, i testimoni di Geova. induisti, atei e agnostici sono quindi esclusi dalla possibilità di fruire del servizio. Resta da stabilire se nell’ispirazione cristiana siano comprese le coppie divorziate o le donne single che non rispecchiano la sacra famiglia evangelica.
Non si tratta uno scherzo tardivo di carnevale ma l’ennesima buffonata proposta da forze integraliste pronte a rilasciare regalìe a curie e parrocchie. Il sindaco ha anche provato a spiegare che: “pur essendo l’asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo” tutto questo giro di parole per spiegare che è un asilo comunale da anni in mano alle suore e che dall’anno scorso è
“convenzionato” con la curia di Mantova: un ottimo modo per avere un asilo privato di impronta cattolica pagato coi soldi dei cittadini indipendentemente dalla confessione religiosa.
Il partito dello scudo crociato e quello dei riti pagani del dio Po fanno quindi passi avanti rispetto al governo nazionale: se la Gelmini nella riforma dei tagli alla scuola vorrebbe il tetto del 30% di stranieri, a
Goito hanno escogitato un modo per saltare il problema senza colpo ferire; allo stesso modo se è vero che gli immigrati non conoscono la costituzione e per questo non possono essere italiani(Maroni dixit) in comune non sanno nemmeno che nella costituzione è sancita la laicità dello stato.
Una laicità quotidianamente vilipesa che in politica si riduce ad una caccia spasmodica al voto cattolico: se il Pd dove governa elargisce fondi alle scuole cattoliche(vedi ad esempio il comune di Mantova)tagliando sulle
pubbliche, il centrodestra ha gioco facile nell’andare oltre e inserire “preamboli religiosi” nel regolamento di una scuola.
Ci si può appellare all’Anci come si può fare ricorso a pressioni istituzionali perché si risolva istituzionalmente questo delirio ma prima, molto prima, bisogna rimettere il concetto stesso di laicità ai primi posti
nelle nostre vite (politiche e non) per creare un argine a queste situazioni limite che rischiano di farci annegare in un brodo di cultura integralista dove si parla di “difesa della vita” dai pulpiti e dai salotti
politici televisivi, si agita il crocefisso strumentalizzandolo per costruire una identità nazionale razzista e si mettono all’indice le scelte che non rientrano nella sfera della famiglia eterosessuale cattolica.

www.articolozero.org
da Indymedia

Haiti trema ancora

di Fabrizio Lorusso
L' altro ieri ad Haiti c'è stata una nuova scossa di grado 7 sulla scala di Richter. Il racconto di un volontario italiano.

Port-au-Prince e Haiti tremano ancora. Dopo due notti di scosse ondulatorie intorno ai 5 gradi della scala Richter abbiamo saggiamente deciso di spostare le nostre tende dal primo piano della casa alla zona giardino-parcheggio. La rivisitazione del piano «notti sicure», che prima prevedeva solamente un generale e indefinito stato di allerta mentale e l’opzione di dormire in tenda sul balcone dell’ufficio dell’Aumohd [Association des Unités Motivées pour une Haiti des Droits], implica ora un ripensamento della strategia generale.Verso mezzanotte la prima scossa che ci ha svegliato non era eccessivamente minacciosa ma qualche ora dopo la seconda ci ha fatto letteralmente sobbalzare e imprecare.

La tenda era chiusa e la cerniera introvabile, il pavimento scivolava sotto i piedi da destra e sinistra come un tapis roulant e quando sono riuscito a uccidere il dormiveglia, ad alzarmi, ad orientarmi e a uscire era ormai tutto finito, i cani abbaiavano mentre amici e vicini erano già in piedi per la strada e nei cortili. Niente di grave, solo pochi secondi, ma questa volta non posponiamo più la decisione di traslocare giù in giardino per cercare di riprendere un sonno turbato però lì almeno non ci può crollare niente in testa. Sarà la nostra nuova stanza per quest’ultima settimana, è finita l’epoca del coraggio. Mentre facciamo i bagagli un’altra bottarella di terremoto preceduta da un tuono grave e fragoroso ci riconferma la bontà della nostra scelta e ci mette addosso una leggerissima fretta.

La più grande catastrofe della storia moderna. Bilancio provvisorio dei danni del terremoto del 12 gennaio 2010, del 7,3 grado della scala Richter, su Port au Prince, capitale d’Haiti e città limitrofe, al 22 febbraio secondo la protezione civile haitiana: valutazione danni in 14 miliardi di dollari USA, morti accertati [ma molti sono ancora sotto le macerie, 222 500, il 90 per cento dei quali nella zona cittadina; 310 928 feriti; 559 dispersi; 1 milione e mezzo di persone colpite; 1 milione duecentotrentasettemila senza tetto; 509 202 sfollati; 105 369 case distrutte; 208 164 abitazioni danneggiate. Non si segnalano ancora pericoli epidemiologici nel paese anche se una trentina di ospedali della capitale non sono operativi e la stagione delle piogge è una minaccia per le precarie tendopoli installate un po’ dappertutto a Port-au-Prince e dintorni. Cuba è il paese che ha fornito più medici: sono oltre 1700 i dottori presenti ad Haiti, 1300 arrivati dopo il sisma. Si segnala anche la scarsità di latrine e servizi igienici nei campi di accoglienza degli sfollati dato che è ancora lontano l’obiettivo di avere una latrina ogni 20 abitanti.

Ronda di visite di capi di Stato. Intanto il presidente haitiano Renè Preval si trova in Messico per assistere ai meeting della Osa [Organizzazione Stati Americani] e per incontrarsi col presidente messicano Calderon. Si avvicina la data del 31 marzo in cui l’Onu discuterà i piani per la ricostruzione del paese mentre l’Unione europea annuncia un «piano Marshall» per Haiti, secondo le parole del ministro degli esteri dell’Unione, Catherine Ashton che visiterà l’isola la settimana prossima. Per ora il totale degli aiuti europei ammonta a 609 milioni di euro di cui 309 di aiuti umanitari e 300 per la ricostruzione.

Dopo Nicolas Sarkozy, presidente della Francia, anche Michelle Bachelet, sua omologa cilena, è venuta in visita ad Haiti ma senza offrire milioni come Sarkozy. Ha sfoderato più che altro discorsi di solidarietà e promesse di aiuti futuri per la fase di ricostruzione, frasi diplomatiche di cortesia e di elogio al coraggio del popolo haitiano che resiste. Anche a lei Preval ha chiesto più tende mentre al summit dei leader latino americani ha chiesto più investimenti per la riattivazione dell’industria in loco e la riduzione della dipendenza economica dagli aiuti esteri. Ha anche sottolineato come lo sviluppo futuro del paese non dovrà più centrarsi sulla capitale dove vive oltre il 20 per cento della popolazione totale quanto sul decentramento.

da Carta

La mia vicina di casa

Cleophas Adrien Dioma è nato in Burkina Faso. Vive a Parma.

Ricordo bene la prima volta che ho visto la casa dove vivo. Avevo appena ricevuto la lettera di sfratto e avevo tre mesi per trovare un nuovo appartamento. Cercare casa a Parma può essere difficile per uno straniero.

Non volevo rivolgermi alle agenzie perché sono troppo care. Così andavo in giro e quando vedevo un cartello “affittasi” segnavo il numero e chiamavo: “Ciao mi chiamo Cleo, sono africano, nero.
Ho visto l’annuncio della casa da affittare, volevo sapere se è ancora libera”. Cominciavo dicendo che ero nero e africano per evitare di vedere l’espressione stupita degli affittuari. Meglio essere chiari, anche se poi la risposta di solito era: “Mi dispiace è già affittata”.

Un giorno in Borgo Schizzati, una piccola via nel centro di Parma, ho visto un annuncio interessante. Una signora mi guardava da un balcone del palazzo probabilmente pensando: “Cosa crede? Di poter venire ad abitare vicino a noi?”. Ho cercato di sorriderle, ma niente. Mi sono allontanato pensando che non mi avrebbero mai dato la casa. E invece no: il proprietario era giovane e non gli importava se ero straniero.

Per due mesi, affacciata al balcone, la signora mi ha guardato entrare e uscire. Io la salutavo, lei non rispondeva. Poi una volta mi ha fermato per la via: “Sei tu che butti i mozziconi dalla finestra? Guarda che chiamo i vigili”. Alleluia, mi aveva parlato! “Non fumo, forse è il mio coinquilino. Gli dico di non farlo più”. Un sorriso. Da quel giorno mi saluta.

Poco tempo fa, dopo una forte nevicata, la nostra strada è stata inagibile per due giorni. Ci siamo ritrovati in strada a lamentarci del comune. Per la prima volta mi sono reso conto che per lei la via era anche mia. Poi ho cominciato a parlare con gli altri vicini. Sono tutti italiani, tranne una famiglia ghanese che vive dall’altra parte della strada. Nessuno mi guarda più come uno straniero. Ogni tanto ci ritroviamo a guardare gli sconosciuti che passano per il borgo con in mente la stessa domanda: “Che cavolo ci fanno questi qua?”. Cleophas Adrien Dioma

da Internazionale

mercoledì 24 febbraio 2010

Caro Sindaco anche a Nardò vogliamo una risposta

Il sindaco di Casarano accetta la proposta di Sel: scegliere gli scrutatori per le prossime elezioni tramite sorteggio e privilegiando i disoccupati

"La proposta di scegliere gli scrutatori alle prossime regionali per sorteggio, avanzata dalla sezione cittadina "Peppino Impastato" di Casarano del movimento "Sinistra, ecologia e libertà" – afferma il Sindaco De Masi – non può che essere accolta e fatta propria con convinzione dall'intera Amministrazione. I problemi di tanti miei concittadini, che quotidianamente ho modo di ascoltare, non possono che essere anche quelli di quest'Amministrazione.

Poiché siamo consapevoli che quanto chiesto da Gabriele Bastianutti e da ‘Sinistra, ecologia, libertà' possa servire ad alleviare la sofferenza di chi vive in uno stato di precarietà – sostiene il sindaco – procederemo al sorteggio degli scrutatori, privilegiando proprio i disoccupati".

Anche il circolo neritino di ‘sinistra ecologia libertà’ in vista delle prossime elezioni amministrative regionali il ha inviato in data 09 febbraio (leggi la proposta qui) una proposta pubblica al sindaco di nardò, a tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale, nonché al presidente della commissione elettorale, affinché per la costituzione dei seggi elettorali si proceda alla nomina degli scrutatori per sorteggio e non per indicazione dei partiti.
L'unica risposta ottenuta fino a questo momento è stata quella del vicesindaco Totò De Vitis che nel forum di una notizia pubblicata sul sito locale Portadimare si è detto favorevole al sorteggio degli scrutatori, poi nient'altro.... solo silenzio!

Il Rototom Sunsplash è migrato in Spagna



Il Rototom Sunsplash, festival reggae europeo, ha deciso di migrare in Spagna infatti l'edizione 2010 si svolgerà a Benicassim, sud di Barcellona, dal 21 al 28 agosto.

La storia del Rototom è legata 16 volte consecutive al parco del Rivellino, comune di Osoppo, provincia di Udine, regione Friuli. Parliamoci chiaro, il Rototom è un bel festival colorato e sufficientemente immune dalla presenza di droghe pesanti ed episodi al di là dell'umana decenza.
E' un festival molto commerciale, una vera macchina da soldi perfettamente integrata nel tessuto commerciale della regione che lo ospita ma capace di creare un fenomeno culturale: lo sanno bene gli abitanti di Osoppo che si sono visti invadere pacificamente da una scia di furgoni colorati, frikkettoni rastafariani, dredlocks e cannoni e colori della pelle svariati come gli idiomi dei partecipanti. Qualcosa che i detrattori potranno tranquillamente associare al business del rastafarianesimo e del culto di bobbemarlei, ma che vissuto sulla propria pelle rende l'idea di un qualcosa che è parte di un mondo migliore, è l'applicazione pratica di una società migliore che tutti vogliamo, anche se per soli 10 giorni nella sola ristretta area di un parco attrezzato.

Il Rototom migra ed esce dall'Italia: poco male se consideriamo che l'Italia è in Europa. Non ce ne frega tanto il parco del Rivellino nei fine settimana risultava ormai stretto visto il richiamo internazionale dell'evento. Tanto i nostri furgoni, se a qualcuno di noi interessa questo festival a tratti impegnato, se li mangiano i km da qui a Barcellona. Antiproibizionismo, antifascismo, antirazzismo: solidarietà, colore, condivisione dei saperi; musica, ritmo, artigianato, bagni di folla, Bunny Wailer, Alpha Blondie, il bagno nel Tagliamento, la pizza degli Elfi, un nugolo di bambini sporchi e felici.

Chi ama questo festival (e ha i soldi che servono per starci una settimana) lo sa che c'è un peso specifico di rivoluzione che stacca col teorema del presente. Per l'Italia della casta è come perdere il festival del cinema di Venezia, è come se sradicano e portano via a pezzi il duomo di Firenze, chiudono in una botta sola Leoncavallo, Forte Pranestino, Pedro e Askatasuna.

Hai voglia a manganellare, arrestare, perquisire: il mondo è grande e chi resta indietro, chi resta chiuso, non può fare altro che prenderla nel culo.

di Frikkabbestia da Indymedia

PORTOGALLO - Il disastro di Madeira è colpa della speculazione edilizia


La catastrofe che ha colpito l’isola portoghese di Madeira il 20 febbraio non è solo il frutto delle piogge torrenziali. Il disastro ha a che fare anche con una pessima pianificazione urbanistica. Per questo si è aperta nel paese iberico un’aspra discussione sulle responsabilità politiche.Molti urbanisti hanno denunciato che negli ultimi anni sull’isola si è costruito in modo selvaggio, violando le norme sull’edilizia, scrive El País. “Le case, le strade e gli edifici della capitale Funchal erano troppo vicini agli argini. Per costruirli erano stati ristretti notevolmente gli argini dei fiumi. ‘Questo ha fatto aumentare la pressione dell’acqua, spiega Hélder Spínola, dirigente dell’organizzazione ecologista Quercus. ‘Prima o poi l’acqua doveva uscire da qualche parte’”.

Insieme ad altri ecologisti e urbanisti, Spínola denuncia da anni la situazione urbanistica dell’isola. Ma le loro valutazioni sono sempre state ignorate. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il bilancio ancora provvisorio del disastro è di 42 morti, 70 feriti e un numero imprecisato di dispersi.

da Internazionale

Lettera di compleanno di un ergastolano alla figlia


Ventisette luglio 1955, il giorno, il mese e l'anno che sei nata insieme con me.
Prima di entrare nella mia vita sei entrata nei miei sogni.
Sette febbraio 1982, il giorno, il mese e l'anno che sei venuta al mondo.
Sei arrivata nei miei sogni molto tempo prima che tu nascessi.
Ora il tuo amore mi salva la vita tutti i giorni e tutte le notti e mi aiuta a fare mattino e arrivare a sera.
Solo amandoti riesco ancora ad amare l'universo.I tuoi pensieri mi proteggono e mi fanno sentire vivo in un mondo di morti.
Sei il cuore della mia vita.


L'Assassino dei Sogni può mangiarmi i sogni, ma non può impedirmi di amarti.
Niente è più forte come l'amore di un padre per una figlia e di una figlia per un padre.
Spero di essere ancora in tempo ad amarti come ho sempre sognato.
Ti voglio bene, papà ti ama.
Buon compleanno amore.

Papà

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto, febbraio 2010

martedì 23 febbraio 2010

Le bambine e i bambini di Gaza


di Doriana Goracci
L’intervista che potrete leggere è breve ed essenziale, tratta dal sito Rebelion. Mi ha colpita la descrizione asciutta e la richiesta finale, rilasciata da Eisa Alsoweis Ahmada. E’ stata tradotta da una recente amica di Rete, Vanesa Volpe,conosciuta su Facebook.Curato da lei anche il video che allego alla fine su quanto scritto da Eduardo Galeano e Piombo Impunito, sul Manifesto il 15 gennaio 2009. Internet può servire anche a questo.Grazie a chi diffonderà.

Le bambine e i bambini di Gaza

Le notizie, poche, che riescono ad attraversare il muro di silenzio dei mass media europei e statunitensi sulla guerra che porta avanti Israele contro i palestinesi di Gaza, sono estremamente allarmanti. Una delle vie informative che scappano al controllo delle grandi corporazioni informative, i governi e le lobby di pressione sionista, sono gli stessi palestinesi e le loro organizzazioni solidali nel mondo. In questa occasione abbiamo parlato con Eisa Alsoweis Ahmada, che è stata vicepresidente dell’Associazione della Comunità Ispano- Palestinese “Gerusalemme” ed oggi presiede l’Associazione Amiche ed Amici della Palestina nella popolazione di Madri di Alcorcon.

In questo periodo si compie un anno da quando il governo di Israele ha dato per conclusa l’offensiva militare sul territorio di Gaza, che da molto tempo sopporta il recinto sionista senza che nessun governo occidentale si disponga ad interromperlo, farlo saltare, denunciarlo energicamente o prendere misure di pressione effettive su Israele nei centri internazionali.

-Può raccontarci come è la situazione internazionale rispetto a Israele ad un anno del compimento del genocidio israeliano- sionista contro la popolazione di Gaza?

I governi praticano la doppia rasiera. Viviamo in un mondo che serve agli interessi individuali e non alla dignità umana ne alla Giustizia Universale che pretende che tutti siano uguali di fronte alla giustizia. In Spagna si è modificata la legge per non infastidire Israele ne i suoi criminali. Al suo posto ci portano rappresentanti israeliani, membri dell’Autorità Palestinese che non hanno nessuna legittimità dal loro popolo. Per la comunità internazionale dare denaro all’Autorità Palestinese è lavarsi la coscienza e fomentare il clientelismo politico nella società palestinese. Dall’altra parte il discorso di Obama quando salì al potere non era lo stesso di oggi, si è dimenticato del conflitto e adesso parla soltanto della crisi economica che lo tocca.

-Oggi una bambina o bambino nato a Gaza, cosa vede intorno?

Distruzione, depressione, amarezza, rabbia e destrutturazione familiare. Inoltre molti bambini sono orfani. Dubitano molto che le persone grandi possano cambiare la situazione attuale perché gli adulti presentano gli stessi sintomi.

-Colazione, cibo, cena. Quali alimenti ci sono nelle loro dispense e frigo?

Il frigo è un sogno, non c’è elettricità per farlo funzionare. Gli alimenti sono gli aiuti internazionali, un sacco di farina, un sacco di riso, qualche chilo di zucchero e abbastanza cibo in scatola, questo attraverso una cartella per ogni famiglia durante il mese. La carne è un sogno per una famiglia di Gaza. Credo che, se hanno un pasto in una giornata ,si considerano fortunati.

-Tagli dell’energia elettrica, dell’acqua potabile, perché queste cose così essenziali dipendono da Israele?

E’ l’affare. A noi non è permesso costruire una centrale elettrica. Hai visto che la prima cosa che bombardano sono le strutture basiche di una città, e sempre dipende da loro. I palestinesi devono comprare l’elettricità e l’acqua da Israele al prezzo che decidono loro e certamente, parte dell’aiuto internazionale è quello di ingrossare i conti delle compagnie israeliane.

-Allora, come si sopravvive giorno dopo giorno nelle case, negli accampamenti dei rifugiati, nelle scuole, negli ospedali?

Si tratta di questo, si tratta di sopravvivere come sia, la nostra forza risiede nella nostra determinazione di continuare a lottare con tutti i mezzi a nostra disposizione fino ad ottenere il nostro Stato Palestinese libero e democratico.

-Come si realizza l’insegnamento dei bambini palestinesi nella città assediata? Di quali mezzi dispongono? Cosa usano gli insegnanti e cosa i bambini per lo studio?

Il nostro insegnamento è un esempio per il resto del mondo ,perché si porta nelle case dei bambini. La loro volontà (degli insegnanti ) di continuare ad insegnare nelle peggiori condizioni è ammirata da tutti i palestinesi, dato che, sono capaci di andare a lavorare nelle case senza farsi pagare nulla, i libri non si buttano, si passano da uno all’altro, ecc.

-Sotto quale stato d’animo e alimentare si trovano i bambini palestinesi?

Per l’infanzia palestinese la depressione e l’ansietà sono cose quotidiane. Puoi immaginare, trovandosi in questo stato, che alimentazione hanno, principalmente se consideriamo che la maggior parte delle volte non trovano nulla da portare alle loro bocche.

-Come si può aiutare la popolazione assediata da così lontano?

Affiliandosi a movimenti sociali per esigere ai governi che obblighino a Israele a compiere con la Legalità Internazionale e portare tutti i responsabili del governo israeliano davanti ai Tribunali Internazionali perché siano giudicati per i loro crimini contro il popolo palestinese.

Tantissime grazie a Eisa Alsoweis, presidente dell’Associazione di Amiche e Amici della Palestina in Alcorocon (Madrid)

Traduzione italiana curata da Vanesa Volpe

Infostadio - news dalle curve

PROTESTA OPERAIA

Approda sui campi della serie A la protesta dei lavoratori dell'Alcoa: una delegazione di operai ha sfilato al S.Elia. Prima dell'inizio di Cagliari-Parma, operai dello stabilimento di Portovesme, in lotta da mesi hanno sfilato con uno striscione, mentre dalle gradinate altri 200 operai, caschetto in testa, cantavano 'Non molleremo mai'. Applausi da tutto lo stadio, dalla Curva Nord gli ultras rossoblu hanno risposto cantando 'Siamo tutti operai'. I lavoratori dell'Alcoa, impegnati da mesi in una mobilitazione a sostegno della vertenza per il mantenimento della produzione di alluminio della multinazionale americana, non sono nuovi a questo tipo di proteste, stavolta autorizzata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni e con la collaborazione del Cagliari Calcio. Recentemente hanno occupato l'aeroporto di Cagliari, bloccato la Statale 131 in Sardegna e manifestato per le vie di Roma e con presidi sotto Palazzo Chigi in occasione degli incontri nella Capitale per lo sblocco della vertenza. Il prossimo vertice, forse decisivo, tra governo, azienda, sindacati e istituzioni e' in programma giovedi' 25 a Roma.

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I GRANATA PER HAITI ATTO II

Dopo la riuscita raccolta della partita Torino - Brescia, dove sono stati raccolti più di 1600 euro, il Popolo Granata scende di nuovo in campo per Haiti. E lo fa con l'aiuto e la collaborazione di un vero Cuore Granata : Giacomo Ferri. Anche lui sostenitore dell'iniziativa per una ulteriore raccolta fondi allo stadio Olimpico il giorno 20 febbraio 2010 prima della partita Torino-Salernitana dentro le porte di ingresso, di nuovo in collaborazione con l'Associazione Agire.

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BASTA DIVIETI

L'Atalanta dice basta ai divieti di trasferta inflitti ai suoi tifosi. Il presidente Alessandro Ruggeri non ha gradito l'ennesimo stop imposto dal Casms per la sfida di domenica 28 febbraio con il Milan a San Siro e attraverso il sito del club ha espresso il suo malcontento senza tanti giri di parole. "Stiamo attraversando una fase delicatissima del campionato abbiamo bisogno del sostegno di tutti. Possiamo salvarci solo stando uniti: società, squadra e tifosi. Chiediamo continuamente al nostro pubblico di sostenerci, di venire allo stadio. E poi siamo costretti a scontrarci con restrizioni che, con tutta la buona volontà, proprio non riesco a capire".

A Ruggeri non piace l'idea di giocare contro i rossoneri senza il supporto dei sostenitori atalantini, che a San Siro si sono fatti sentire. "Ancora una volta i nostri tifosi non potranno seguire la squadra in trasferta, proprio quando ne abbiamo più bisogno. Calcolando anche Milano, ci sono state vietate otto trasferte su quattordici. E ad essere penalizzati siamo sempre noi".

Già perché un club che gioca senza tifosi è sfavorito. Se poi succede più volte non c'è par condicio tra i club. E' un dato su cui riflettere visto che ormai è acclarato che le società calcistiche dopo anni di lassismo e cinico sfruttamento si stanno adoperando contro i violenti della domenica?

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BILBAO-ANDERLECHT

Che il problema della violenza negli stadi non sia solo un problema italiano è chiaro. Per avere la conferma basta vedere quello che è successo in Europa League ieri sera.

A Bilbao, in occasione della partita tra Athletic Bilbao e Andrelecht ci sono stati disordini tra le due tifoserie. Già prima dell'inizio della partita alcuni tifosi ospiti hanno provocato disordini all'esterno dello stadio, che hanno costretto all'intervento della polizia che ha arrestato quattro ultas.

Ma il peggio si è avuto dopo, quando dal settore riservato ai tifosi dell'Anderlecht sono partiti petardi e fumogeni e poi al termine della partita le due tifoserie sono scese in campo letteralmente, invadendo il terreno di gioco e affrontandosi senza esclusioni di colpi. L'intervento della polizia ha evitato che la situazione degenerasse ancora di più.

Ora si attende per sapere se la Uefa prenderà qualche decisione in merito.

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GIRO DI VITE

di Sergio Mutolo

La sicurezza negli stadi sta diventando un affare sempre più complicato da gestire. Divieto di trasferte. Pre-filtraggi. Tornelli. Limitazioni assurde alla vendita dei biglietti. Tessera del tifoso. Un incrocio di norme che non ha finora risolto il clima di violenze. Anzi, sta allontanando gli appassionati. Il Viminale pensa a un nuovo giro di vite. Servirà davvero a riportare le famiglie allo stadio?

Secondo il Ministero degli Interni la gestione della sicurezza negli stadi del calcio italiano è ancora piena di buchi. Lo confermerebbero gli episodi di violenza registrati a Torino e a Udine, per fermarsi a due partite giocate di recente. Non è più sufficiente fare come si è fatto finora, ovvero anticipare l'orario di arrivo dei tifosi allo stadio per migliorare il controllo agli ingressi.

Un primo suggerimento che arriva dal Viminale è quello di utilizzare di più e meglio le telecamere a circuito chiuso di cui sono dotati gli impianti. Le domande che i tutori dell'ordine si pongono sono diverse. Una su tutte: per quale ragione non viene (quasi) mai individuato chi lancia un petardo o brucia un seggiolino o compie un qualsiasi atto di violenza durante la partita?

Un altro elemento critico è il fatto che gli pseudo-tifosi arrestati (per esempio quelli di Udine, teppisti arrivati da Napoli al solo scopo di creare disordini) vengono di norma rilasciati il giorno dopo. Qui il richiamo è diretto alla magistratura, per la quale - almeno così sembra dalla larghezza usata nelle scarcerazioni - i reati da stadio sono considerati minori. Tuttavia il Viminale fa notare che i Daspo comminati quest'anno sono 909, rispetto ai 4.000 tuttora in atto. Cifre che devono far riflettere tutte le componenti interessate al problema.

I rimedi proposti? Un ulteriore giro di vite delle attività preventive di polizia. Si parla addirittura di vietare le partite in notturna, che sono maggiormente a rischio. Bisognerà vedere cosa ne pensano, sul punto, le pay tv (ovvero la mammella da cui attingono latte i club per sopravvivere a una crisi economica devastante). Si prospettano controlli più severi lungo le zone di pre-filtraggio e ai tornelli, per impedire l'introduzione di materiale vietato per legge. Staremo a vedere.

A proposito della Tessera del tifoso, la panacea di tutti i mali del calcio violento secondo il ministro Roberto Maroni, il documento dovrebbe diventare obbligatorio dalla prossima stagione. Fin qui in serie A hanno aderito solo in tre: Inter, Milan e Siena. Anche la Juventus si è dichiarata pronta ad adeguarsi. Il club bianconero ha fatto sapere che ciò avverrà in occasione della campagna abbonamenti della prossima stagione. Tutte le altre nicchiano o sono contrarie.

Intanto si sono perse le tracce della commissione congiunta Viminale-Lega Calcio, che si sarebbe dovuta riunire per risolvere i problemi connessi a un documento che la maggior parte dei club non gradisce e che il tifo organizzato respinge (in nome della violazione della privacy).

Se il ministro Maroni non innesterà la retromarcia, tuttavia, la tessera sarà indispensabile per le trasferte a partire dal prossimo campionato. Ma, se questo dovesse avvenire, bisognerà che venga sanata nei punti deboli e che sia presentata non come uno strumento di polizia (quale oggi appare ai più). Perché è alla stregua di una ennesima schedatura ai loro danni che la vivono i tifosi da stadio.

Il fatto è che ci sarebbero centinaia di migliaia di tifosi che vorrebbero gustarsi le partite dal vivo. E che, di fatto, non riescono a farlo per tutti i paletti che si trovano ad affrontare. E' da questi che si deve ripartire, rendendo il sistema di accesso più agevole di quanto non sia oggi, per salvaguardare il futuro di un calcio che diversamente rischia la deriva.

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AJAX-JUVE

Sono circa 200 le persone coinvolte, tra italiani e olandesi, negli incidenti avvenuti prima della partita tra Ajax e Juventus, nei pressi della stazione centrale di Amsterdam. Gli italiani sono perlopiù residenti in Olanda e si stavano recando allo stadio per assistere alla partita. Sono stati attesi da alcuni supporter dell'Ajax, che volevano 'punirli' per il loro gemellaggio con l'Aja, squadra olandese rivale di quella di Amsterdam. E' intervenuta la polizia, che peraltro aveva previsto questa eventualità, ed è riuscita a sedare i disordini, ma resta ancora alto l'allarme in città anche a un'ora dal termine della partita.

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BOYS REGGINA

Lo storico gruppo ultras'Boys Reggio 1986' ha deciso di sospendere la propria "attività" e abbandonare le curve d'Italia, dove appassionatamente seguiva la Reggina in tutte le trasferte oltre ovviamente alla Sud dell'Oreste Granillo.

La scelta è la naturale evoluzione di una situazione che, nel corso degli anni, è andata via via precipitando in modo particolare dopo la decisione dei capi storici (Carminello prima e Ciccio Cascianopoi) di lasciare il ruolo di leader abbandonando la sud dopo un'infinità di procedimenti a loro carico accumulati in 25 anni di "militanza". Gli altri componenti avevano provato a continuare la strada di quello che, per molto tempo, è stato il gruppo principale della curva reggina, e due anni fa avevano ricominciato con un nuovo direttivo composto da 20 ragazzi mentre comunque i tesserati diventavano sempre meno in rapporto all'entusiasmo nei confronti della squadra che andava scemando.

In un comunicato, oggi, i Boys denunciano situazioni ai loro occhi poco chiare: "Non vorremmo essere malpensanti, ma troppe coincidenze ci inducono a pensare che ci sia stato un 'complotto' per appiedare tutti i gruppi della penisola. Non si spiega altrimenti come in due anni abbiamo ricevuto sedici diffide sui venti ragazzi che portavano avanti il nostro gruppo. Praticamente tutto il direttivo". Dopo i tristi episodi della trasferta di Vicenza e dei giorni scorsi a Reggio in cui tra gruppi ultrà si è venuti alle mani e, ancora oggi, quattro ragazzi dei Boys sono in rinchiusi in carcere, la decisione: "Il daspo può vietarci l'accesso allo Stadio, ma non può impedirci di vivere ultras sei giorni su sette, così come ormai avviene da 25 anni".

Saranno gli altri gruppi ultrà a guidare la curva della Reggina il cui futuro, adesso, è tutto da costruire anche se certamente, con questa triste decisione, paradossalmente è alta la possibilità che gli altri gruppi ritrovino compattezza e omogeneità.

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MINACCE SERBE

Sei tifosi serbi sono stati incriminati per aver minacciato un giornalista autore di inchieste-denuncia sul mondo degli hooligans. Dovranno rispondere dell'accusa di aver messo in pericolo l'incolumità di Brankica Stankovic, reporter della radio privata B92 che aveva diffuso nomi e foto dei responsabili di una serie di aggressioni compiute da pseudo-sostenitori del Partizan Belgrado, tra cui quella costata la vita a un tifoso francese del Tolosa, a settembre. Se giudicati colpevoli, i sei rischiano fino a otto anni di carcere.

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JUVE-GENOA

Dieci tifosi sono stati denunciati dalla Digos di Torino per gli incidenti di lunedì scorso allo Stadio Olimpico. Si tratta, secondo quanto si è appreso, di tre genoani e sette juventini. Gli investigatori della questura di Torino li hanno identificati attraverso l'esame dei filmati delle telecamere di sicurezza. Per risalire all'identità di quelli genoani, nel pomeriggio alcuni poliziotti torinesi si sono recati a Genova per esaminare le immagini con i loro colleghi del capoluogo piemontese. I dieci denunciati si sono resi protagonisti degli incidenti in cui, ieri pomeriggio, è rimasto ferito un poliziotto di 39 anni. L'uomo, che è ora ricoverato al Cto di Torino con una prognosi di 40 giorni, è stato colpito in pieno petto da un bengala che gli ha procurato ustioni di secondo grado al torace.

da Infoaut

No ai tagli! Che paghino i padroni e i banchieri

Mentre gli stati decurtano bilanci e servizi

di Fred Goldstein
Dopo sei mesi di cosiddetta "ripresa", rimane una massiccia disoccupazione ed i pignoramenti raggiungono nuove vette. Ora si sta intensificando un altro aspetto fondamentale della crisi economica capitalista — la crisi di bilancio — dal momento che milioni di persone sono esposte alla perdita di servizi vitali, che minaccia il loro futuro e la loro stessa sopravvivenza.Centinaia di miliardi di dollari stanno andando ai banchieri ed alle corporations in interessi, salvataggi e prestiti a basso tasso d'interesse forniti dal governo. Altre centinaia di miliardi vanno alla guerra ed all'occupazione. Nondimeno gli stati per tutto il paese intraprendono azioni di taglio dei costi ai servizi sociali e licenziano lavoratori dei servizi pubblici.

In aggiunta ai tagli statali, l'amministrazione Obama si prepara ad emanare un ordine esecutivo per la creazione di una cosiddetta "commissione indipendente di bilancio" per tagliare Medicare, Medicaid e Social Security. L'ora prevista per la costituzione della commissione è dopo le elezioni del 2010.

Come riportato il 21 gennaio da Workers World, la crisi economica ha ridotto drasticamente le entrate statali e 43 stati più di District of Columbia hanno attuato severi tagli di bilancio, con altri presto in arrivo. Secondo un rapporto del Center on Budget and Policy Priorities, 28 stati stanno tagliando i servizi sanitari, 24 i servizi agli anziani ed ai disabili e 36 gli aiuti all'istruzione superiore.

Più di 132.000 lavoratori dei governi statali e locali sono stati licenziati e altre centinaia di migliaia di posti di lavoro sono sul tagliere. La crisi ha lasciato i 50 stati con $350 miliardi di ammanchi totali previsti per gli anni 2010 e 2011.

Il CBPP ha ora aggiornato il suo studio — "I nuovi bilanci dei governatori indicano la perdita di molti posti di lavoro se si estinguono gli aiuti federali" — per avvisare sull'anno prossimo: "Gli stati affrontano un vuoto stimato di bilancio di $180 miliardi per l'anno fiscale 2011, che nella maggior parte degli stati inizia il 1° luglio 2010".

Questa data dovrebbe diventare una scadenza per la mobilitazione di massa per tutto il paese per impedire l'arrivo dei previsti attacchi.

Colpiscono gli anziani, i bambini, i malati ed i disabili

Come esempio dei tagli, il governatore dell'Arizona progetta di eliminare il programma statale di assicurazione sanitaria infantile, che copre 47.000 bambini, e di abrogare la copertura di Medicare per più di 310.000 adulti a basso reddito e/o con gravi malattie mentali.

Il Mississippi taglierebbe il finanziamento per le scuole K-12 di oltre il 9% e chiuderebbe quattro cliniche di salute mentale statali. Le Hawaii progettano di eliminare un programma che fornisce assistenza economica per persone a basso reddito che sono anziane o che hanno disabilità; lo stato progetta anche grandi licenziamenti di lavoratori statali.

Il governatore della California Arnold Schwarzenegger propone pesanti tagli alla sanità, all'istruzione, alla forza lavoro statale ed ai programmi di servizi umani, oltre quelli draconiani già in vigore. I tagli comprendono riduzioni a Medi-Cal (Medicaid), un taglio di $1,5 miliardi per le scuole K-12 ed al finanziamento per le università della comunità, un taglio del 5% ai salari dei dipendenti statali, una riduzione delle assegnazioni mensili alle persone a basso reddito che sono anziane o hanno disabilità e l'eliminazione dell'assistenza economica per le famiglie molto povere con bambini.

Il governatore di New York David Paterson propone $1,1 miliardi di tagli all'istruzione statale; più di $400 milioni di pagamenti ridotti ai fornitori della sanità e $100 milioni in altri tagli alla sanità; $143 milioni di tagli al finanziamento per le università quadriennali statali e tagli al programma finanziario che serve gli studenti da famiglie a reddito basso e medio e l'eliminazione degli aiuti di divisione delle entrate statali a New York City e ad altre località.

Il Massachusetts propone di eliminare $174 milioni in ordini ai fornitori di Medicaid, servizi dentari ristoratori per 200.000 adulti e finanziamento statale che procura buoni abitazione per i senza tetto.

Tutti questi tagli ricadono nel modo più duro su afroamericani, latini, mediorientali, asiatici e comunità di nativi, che erano già in condizioni di quasi depressione prima della crisi economica. Diffonde grandemente ed intensifica anche le sofferenze dei lavoratori irregolari.

Questa è soltanto una campionatura del tipo di tagli pianificati per tutti i 50 stati. Arrivano in un momento in cui la povertà e la privazione si intensificano a causa della disoccupazione, dei pignoramenti e degli sfratti. I servizi pubblici sono più che mai importanti proprio nel momento in cui vengono distrutti da funzionari governativi insensibili.

I banchieri chiedono 'austerità' — per i lavoratori, non per loro stessi

Questi funzionari agiscono su ordine di banchieri ed obbligazionisti che vogliono essere certi che i governi statali non siano insolventi sui loro prestiti e che il pagamento degli interessi continui a fluire per sostenere i margini di profitto.

Per i servizi sociali, l'istruzione pubblica, l'assistenza medica sovvenzionata, l'assistenza economica ai poveri e molti altri benefici si è combattuto e sono stati ottenuti nei decenni. Lo scopo di questi servizi è di proteggere settori della classe lavoratrice dalle caratteristiche più sgradevoli del capitalismo e del suo sistema di sfruttamento ed oppressione.

Persino in cosiddetti tempi "normali", la classe dominante cerca sempre di ridurre i servizi sociali. Cominciata alla fine dell'amministrazione Carter e continuata attraverso gli anni di Reagan ed il regime Clinton (che ha distrutto il sistema del welfare), questa tendenza avanza fermamente.

Nell'attuale crisi economica non sono soltanto i banchieri ed i padroni che licenziano i lavoratori a milioni, ma vogliono ridurre ancora di più proprio su quei servizi che attenuerebbero gli stenti.

Con la massiccia disoccupazione e la contrazione dell'economia capitalista, le entrate del governo sono drasticamente declinate. Una caratteristica fondamentale dell'attuale crisi economica è che i governi capitalisti, non soltanto negli stati e non soltanto a Washington ma in tutto il mondo, devono mantenere forte il sistema capitalista. I padroni ed i banchieri sono inutili riguardo a far ritornare al lavoro le masse di lavoratori.

Così il governo capitalista ha dato tagli fiscali, salvataggi e sussidi ai capitalisti mentre deve fornire qualche assistenza ai lavoratori nella forma dell'assicurazione per la disoccupazione prolungata, buoni alimentari ed altri sussidi per impedire che facciano la fame.

La causa fondamentale dell'attuale crisi economica è la sovrapproduzione capitalista su una scala massiccia e globale. Così i capitalisti, dai proprietari dell'industria automobilistica a quella della tecnologia a quella delle costruzioni e dell'edilizia, contraggono l'economia.

La creazione di nuovo valore — valore reale creato dai lavoratori, non fittizio, valore meramente cartaceo da parte degli speculatori, agenti di borsa, gestori di hedge fund ecc. — resta indietro. Il reddito in salari declina. Quindi le tasse raccolte dai lavoratori e dagli imprenditori decrescono, assieme alle entrate statali.

Ma i capitalisti sono quelli che chiudono le fabbriche, licenziano i lavoratori, abbassano i salari, costringono milioni di persone a lavorare part time, pignorano le case ecc. I padroni ed i banchieri sono responsabili di questa crisi economica.

Quando i loro governatori tagliano i bilanci, è perché cercano di far pagare questa crisi ai lavoratori. Nel frattempo, trilioni di dollari scorrono fuori delle casse pubbliche sotto forma di salvataggi bancari e finanziamenti illimitati al complesso militare-industriale-bancario per la conquista, la morte e la distruzione. Questo si aggiunge ai trilioni di dollari di bonus delle banche e di profitti per gli intermediari finanziari e gli speculatori. Le banche e le corporations guadagnano enormi profitti dallo sfruttamento dei lavoratori e poi reclamano l'aiuto governativo quando sembra che quei profitti possano diminuire.

Vi è una crisi di bilancio e la questione si riassume su quale classe abbia creato la crisi e su quale classe la pagherà. I ricchi capitalisti hanno creato questa crisi e questa piccola minoranza di parassiti che vive sulle spalle del popolo dovrebbe pagare per evitare che il disastro cada su decine di milioni di lavoratori e sulle comunità nelle quali vivono.

Per i lavoratori di questo paese sarà molto istruttivo prestare attenzione a ciò che stanno facendo i lavoratori in Grecia su una crisi di bilancio simile. Il governo greco deve centinaia di miliardi di dollari ai banchieri di tutto il mondo, specialmente in Europa ma anche negli USA — specialmente i banditi della Goldman Sachs.

Molti paesi europei condividono una valuta comune, l'euro. I banchieri del mondo, diretti dalla classe dominante tedesca, chiedono che il governo greco risolva la sua crisi di bilancio riducendo le pensioni ed i salari dei dipendenti pubblici, allungando l'età pensionabile e così via. In Grecia un terzo dei lavoratori sono dipendenti pubblici.

'Non un euro deve essere sacrificato ai banchieri'!

La classe lavoratrice greca ha una storia assai militante di lotta di classe e ha ottenuto molte concessioni dai capitalisti greci. Ora i banchieri europei e la classe dominante greca vogliono distruggere quelle concessioni sulla base di abbattere il deficit di bilancio della Grecia.

La risposta a questo argomento è stata data da un massiccio sciopero di un giorno che il 10 febbraio ha fermato la maggior parte della Grecia. Un giornalista era sulla scena di una dimostrazione di massa e ha scritto questo:

"Le proposte governative di ampi tagli alla spesa per limitare il deficit hanno incontrato una significativa resistenza.

"Le voci di 'Non pagheremo per la loro crisi!' accresciute dagli altoparlanti squillavano da Piazza Klafthmonos. 'Non un euro deve essere sacrificato ai banchieri'"! (New York Times, 12 febbraio)

Ed alcuni giorni prima dello sciopero, Panagiotis Vavougios, l'ottantenne capo del potente sindacato dei pensionati dipendenti pubblici, forte di 200.000 iscritti, ha dichiarato al Times: "Non sono i lavoratori che dovrebbero essere incolpati di questo; sono i banchieri ed il grande capitale. Noi scenderemo in strada".

Questo messaggio dovrebbe raggiungere il movimento dei lavoratori qui e tutte le forze progressiste della comunità, nelle università e nelle scuole superiori, attraverso il movimento contro la guerra. I tagli devono essere impediti, i servizi devono essere ripristinati, i licenziamenti devono terminare. Non un dollaro per i banchieri? Paghino i ricchi!

da Indymedia

lunedì 22 febbraio 2010

BERLUSCONEIDE

Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare'

Parroco: 'Certo figliolo, qual'è il tuo nome?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi, padre.'

Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del Consiglio!?'

Berlusconi: 'Si, padre.'

Parroco: 'Ascolta, figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza superiore. E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.'

Così Berlusconi si presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo.

Vescovo: 'Certo, come ti chiami?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'

Vescovo: 'Il presidente del Consiglio? No, caro mio, non ti posso confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in Vaticano.'

Berlusconi va' dal Papa. Berlusconi: 'Sua Santità, voglio confessarmi.'

Papa: 'Caro figlio mio, come ti chiami?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'

Papa: 'Ahi! Ahi! Ahi! Figliolo! Il tuo caso è molto difficile per me.Guarda qui, sul lato del Vaticano c'è una cappella. Al suo interno troverai una croce. Il Signore ti potrà ascoltare.'

Berlusconi, giunto nella cappella, si rivolge alla Croce: 'Signore, voglio confessarmi.'

Gesù: 'Certo, figlio mio, come ti chiami?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'

Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'L'ex amico di Craxi ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale per far rientrare dalle isole Cayman e da Montecarlo tutti i soldi che i tuoi amici hanno sottratto al fisco ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13 persone già condannate con sentenza passata in giudicato?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha modificato la legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a scegliere gli eletti e non più I cittadini ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha abolito la tassa di successione per I patrimoni miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il suo patrimonio personale e salvato le sue aziende dalla bancarotta da quando è al governo e che dice che è entrato in politica gratis per il bene degli italiani?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI I personaggi che non gradiva?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha fatto la Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello stato e ha cambiato 3 volte ministro del tesoro ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha dato, a spese degli italiani, il contributo per il decoder digitale per permettere al fratello di fare soldi con una società che li produceva ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che depenalizzato il falso in bilancio ed ha introdotto la galera per chi masterizza i DVD ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha permesso alla Francia di saccheggiare la BNL e si è fatto prendere a pesci in faccia quando ENEL ha tentato di acquisire una società francese ?'

Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.'

Gesù: 'Figlio mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente
ringraziare.'

Berlusconi: 'Ringraziare???? E chi, Signore?'

Gesù: 'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui. Altrimenti sarei sceso e t'avrei fatto un CULO COSI'!!!'

NOTA: TUTTI gli ITALIANI che riceveranno questa comunicazione hanno l'obbligo CIVILE e MORALE di inoltrarla a 10 AMICI:
non sia mai che qualche pirla lo voti di nuovo!!! :) PUBLIO

Roma ricorda Valerio Verbano, compagno del movimento, ucciso dai fascisti

"Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua". 2000 compagni sfilano dietro lo striscione che apriva il corteo in ricordo dei trent'anni dall'uccisione di Valerio Verbano, giovane antifascista, militante di Autonomia Operaia, ucciso davanti ai genitori il 22 febbraio 1980 nella sua abitazione a Roma. Un omicidio che ancora presenta dei lati oscuri anche se non ci sono dubbi sulla sua matrice fascista. A tenere aperta la ricerca di una verità definitiva la madre Carla Verbano.
Roma, quartiere Montesacro, il 22 febbraio di trent'anni fa in questa zona nel quadrante est della capitale, veniva ucciso Valerio Verbano. L'episodio, per le sue modalità di svolgimento, l'assassinio a freddo davanti ai genitori immobilizzati, e i sui autori, i Nar, ancora oggi segna il tessuto e la memoria della città.

La memoria però anche quest'anno è stata tenuta viva da un corteo che si è snodato lungo le strade del quartiere aperto dallo striscione “«Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua”. Circa 2000 giovani dei centri sociali, dei collettivi e studenti hanno dato vita ad una manifestazione che si è conclusa a Piazza Sempione dove è stato allestito un palco per i concerti, fra gli altri, di 99 Posse e Assalti Frontali.

Carla Verbano, la madre, chiede che venga fatta piena luce sull'assasinio del figlio

Ma sulla verità dell'omicidio non è stata fatta completa chiarezza anche se la sua matrice è ormai chiara da tempo. Rimangono infatti alcuni interrogativi sulle informazioni che Verbano stava raccogliendo riguardo le attività delle organizzazioni di estrema destra, racchiuse in un dossier che dopo l'uccisione finì nelle mani del giudice Mario Amato anch'esso freddato dai Nar. “Singolare” anche la storia del faldone processuale scomparso e riapparso più volte negli anni. Per questo Carla Verbano, madre di Valerio, tiene aperta la porta per cercare una verità definitiva.

L'intervento della madre al concerto per Valerio:


da Infoaut

Una morte che incombe da trent'anni


«Sono gia trascorsi 15 anni dall'ultima intervista... Eppure mi sembra ieri. Mi saluti Silvia Baraldini. Io sono ancora qui, nel braccio della morte. Sempre a un passo dall'iniezione letale». Comincia così, quasi fosse una normale conversazione in un contesto surreale, l'intervista esclusiva del manifesto con Mumia Abu-Jamal. Appena quattro minuti al telefono dalla cella del braccio della morte del supercarcere in Pennsylvania. Sono passati pochi giorni dalla ferale notizia che la Corte suprema della Pennsylvania ha stracciato la vittoria ottenuta da Mumia nel 2008, che sanciva l'appello per un nuovo processo (vedi in questa pagina). Mumia è quindi sempre piu vicino alla sua esecuzione. Ma la battaglia continua: lo stesso Mumia, con il suo legale Robert R. Bryan, ha redatto una petizione lanciata in rete a livello mondiale, che parte dal caso ormai simbolico di Mumia per chiedere l'abolizione della pena di morte negli Stati uniti. Sottoscritta già da premi Nobel e figure internazionali, tradotta in 10 lingue, sarà presentata dal suo legale a Ginevra nell'ambito del Forum mondiale sui diritti umani, dal 23 al 25 febbraio. La petizione sarà inoltrata al parlamento europeo il 2 marzo, infine testo e firme saranno presentate al presidente Usa Barack Obama.

Mumia, quale messaggio vuole indirizzane in Italia riguardo il suo caso e alla pena di morte in America.
L'Italia ritengo si distingua tra i paesi piu avanzati per la battaglia del movimento internazionale in favore a l'abolizione della pena di morte in America. Decisamente piu civilizzati dei cugini americani. Ricevo ogni giorno lettere dall'Europa, dalla Francia, sopratutto dalla Germania, poco negli ultimi anni dagli italiani. Ma so che c'è un movimento molto esteso e un grande impegno fra coloro che si battono per l'abolizione della pena di morte.

Vuole ricordarci le condizioni del regime di detenzione nel braccio della morte, dove è rinchiuso da trent'anni?
Per cinque giorni della settimana vivo 22 ore su 24 rinchiuso in questa cella, un cubicolo piccolissimo. Ogni giorno mi è permesso di usufruire di due «ore d'aria», che passo in una gabbia sorvegliata costantemente. E' permesso accedere alle docce soltanto tre volte a settimana: il lunedi, il mercoledi, il venerdi.

Questo per cinque giorni su 7. E gli altri due?
Negli restanti due giorni della settimana, se non è annunciata una visita, è consentito trascorrere del tempo nella biblioteca del carcere, che è un'altra gabbia. Insomma, trascorro gli altri due giorni della settimana senza mai uscire da questa cella e vivo quasi sempre in isolamento totale. Da solo per 22 ore su 24 della giornata.

Malgrado la brutalità di questo regime carcerario, in questi trent'anni continua a scrivere, studiare e partecipare alla vita degli altri e dei detenuti nel braccio della morte. Come riesce a non impazzire?
Ritengo di essere riuscito a restare relativamente sano. Insisto sul «relativamente» dato il contesto che imprigiona il mio corpo. La mia mente è sempre, costantemente occupata. Ci sono tante cose che vorrei fare. Per poter scrivere è necessario soprattutto pensare.Ciò comporta ore di studio, di alacre lettura e di elaborazione mentale. Ora ho iniziato anche a studiare la musica e questo richiede molto tempo.

Nella sua attività di giornalista e scrittore subìsce pressioni,divieti da parte del sistema penitenziario?
Certo. Quotidianamente, soprattutto le guardie della nuova generazione, fanno di tutto per impormi il muro del silenzio. Ma grazie a una causa legale conclusa con una vittoria, alcuni diritti che spettano ai detenuti nel braccio della morte sono stati riconosciuti. Ciononostante, l'isolamento totale nella cella scandisce la mia vita. Pensi che, a causa delle nevicate, questa è la prima volta da due settimane che sono uscito dalla cella per le due ore nella gabbia dell'«aria»: dopo due settimane ho avuto modo di vedere la luce naturale e respirare l'aria.
Quanti sono i detenuti nel braccio della morte del supercarcere in Pennsylvania ?
In tutto, nelle due unita del braccio della morte, sono 130 i detenuti in attesa di esecuzione. Equivale alla della popolazione carceraria di qui.

Qual'è lo stato d'animo di chi vive costantemente nell'ombra della morte?
Molti sono da anni in attesa dell'esecuzione. Alcuni sono anche persone acculturate.Ma non tutti riescono a farcela. Nell'ultimo anno tre detenuti si sono tolti la vita. Non hanno resistito.

Molti detenuti condannati al braccio della morte sono risultati poi innocenti, ma non si salvano dall'esecuzione: politica e ignavia di alcuni legali porta questo atroce risultato. E' cosi?
Questo non vale per tutti coloro che vengono condannati alla pena di morte, ma certo è un fattore determinante per la maggioranza dei casi, perché i legali assegnati di solito dal tribunale per la difesa del condannato a morte sono prescelti fra coloro che non hanno esperienza né competenza specifica delle attenuanti che potrebbero salvare il detenuto dalla pena capitale.

Prima di lasciarci, cosa ritiene possa essere utile per il suo caso e per tutti coloro che sono condannati a morte nelle carceri degli Stati uniti?
Sarebbe molto importante \ se il manifesto diventasse un veicolo pubblico per la diffusione della petizione Mumia e l'abolizione della pena di morte, in questa battaglia mondiale a favore dell'abolizione delle esecuzioni in America.

da IlManifesto

Cluster bomb, trattato in vigore il primo agosto


Con Moldova e Burkina Faso sono arrivati a 30 i Paesi che lo hanno ratificato. E l'Italia resta indietro

Con la ratifica di Moldova e Burkina Faso, la Convenzione di Oslo per la messa al bando delle bombe a grappolo ha raggiunto il numero di Paesi necessario per l'entrata in vigore. La data fissata dalle Nazioni Unite è il primo agosto prossimo. Da allora, i Paesi che lo hanno ratificato (attualmente trenta), si impegneranno ad adempiere alle condizioni del Trattato, che vieta la produzione, l'uso e il possesso dei micidiali ordigni.

Passo di fondamentale. Si tratta del più importante Trattato sul disarmo dopo la Convenzione per la messa al bando delle mine antiuomo (Ottawa, 1997) e un 'fondamentale accordo umanitario', secondo quanto dichiarato dal presidente della Coalizione per la messa al bando delle cluster, Richard Moyes. "E' un passo fondamentale nell'agenda del disarmo mondiale - ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon -. La ratifica dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate". Ban ha poi invitato le nazioni che non hanno ancora aderito alla convenzione a farlo "senza ritardi".

Pericolo per le popolazioni civili. Nonostante l'accordo, i maggiori produttori di cluster hanno boicottato il processo di Oslo, ovvero le tappe che dal 2007 hanno portato alla ratifica. Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele e Pakistan erano assenti agli incontri. Per cinque anni la società civile internazionale, con un cartello di 300 Ong, ha lavorato per negoziare un trattato vincolante che vietasse l'utilizzo delle bombe a grappolo. Armi di grandi dimensioni, sganciate da aerei o esplose da sistemi di artiglieria, la cluster rilasciano ordigni più piccoli che si disperdono sul terreno in aree molto vaste. Possono rimanenere inesplose per anni, e costituire un pericolo per la popolazione civile, soprattutto i bambini.

Secondo un rapporto dell'associazione Handicap International sarebbero circa 100 milioni le bombe a grappolo rimaste inesplose nel mondo delle oltre 440 milioni utilizzate dal 1965. Dal 1991 tali ordigni sono stati utilizzati nei principali conflitti: Iraq, Kuwait, Bosnia, Cecenia, Croazia, Sudan, Sierra Leone, Etiopia, Eritrea, Albania, Kosovo, Afghanistan, Ossezia del sud. Nella campagna israeliana in Libano del'estate 2007 il tasso di bombe inesplose è risultato del 30 percento.

Lentezza burocratica. Il 3 dicembre 2008 a Oslo l'Italia ha sottoscritto il Trattato, ma il Parlamento italiano non l'ha ancora ratificato. "Il problema dell'Italia è la sua lentezza burocratica - ha spiegato a PeaceReporter Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine -. Il processo di ratifica è un processo abbastanza lungo, che avviene per iniziativa governativa. Al suo interno sono coinvolti anche alcuni ministeri, nello specifico quello degli Esteri e quello della Difesa, che devono dare pareri. Poi ci sono implicazioni di carattere non esclusivamente politico. Anzi, la volontà politica del nostro Paese è stata unanime. Sono problemi di carattere finanziario. Per gli adempimenti contenuti nella Convenzione, per esempio quello di distruggere i propri arsenali di cluster, sono necessari stanziamenti di bilancio che ritardano ulteriormente i tempi di ratifica. Facciamo un esempio: il protocollo quinto del CCW (Convenzione su certe armi convenzionali), che tratta proprio di cluster bomb, è stato adottato dal nostro Paese nel 2003. E' entrato in vigore nel 2006, ma l'Italia, nonostante il parere positivo delle nostre rappresentanze diplomatiche nelle sedi preposte, ha fatto il primo passo per la ratifica nel settembre 2009 alla Camera. Ci sono voluti sei anni e mezzo. Anche se in quel caso, l'esborso economico era solo di 15mila euro, per partecipazioni a conferenze e spese prevalentemente burocratiche e amministrative. A causa di questa lentezza, la Campagna Italiana chiederà al Governo e ai parlamentari di promuovere un’immediata moratoria unilaterale del nostro Paese sulla produzione, uso e commercio di questo sistema d’arma, in linea con le definizioni della Convenzione di Oslo".

di Luca Galassi da PeaceReporter

domenica 21 febbraio 2010

La banda del fare quello che ci pare


Così Berlusconi, Letta e Bertolaso hanno affidato le opere più importanti a un gruppo di costruttori senza scrupoli. Con una cascata di leggi su misura per eliminare ogni ostacolo e ogni controllo

di Fabrizio Gatti
Un casinò da aprire sul dolore dell?Abruzzo. Una sala da gioco autorizzata da una postilla, infilata dentro uno dei decreti per la ricostruzione. Questo stavano progettando gli amici di Guido Bertolaso, 60 anni, capo della Protezione civile e uomo immagine del governo. È l'ultima trovata della banda della maglietta: una volta c'era la banda della Magliana, adesso nella capitale dominano gli uomini con la t-shirt delle emergenze.

Diego Anemone, 39 anni, il costruttore tuttofare arrestato il 10 febbraio, voleva trasformare il Salaria sport village di Roma in una piccola Las Vegas. Poker e slot machine di ultima generazione. Quelle in cui infili i numeri della carta di credito o del bancomat e vai avanti a giocare fino a quando il conto è prosciugato. Erano sistemi vietati. Poi Silvio Berlusconi ha firmato il decreto, convertito il 24 giugno 2009 nella legge 77. E via, con la scusa di finanziare la rinascita a L'Aquila grazie a una tassa una tantum di 15 mila euro a macchinetta, ecco inventata una nuova fonte di guadagno. C'è sempre un provvedimento d'urgenza, un'ordinanza pronta quando qualcuno della banda si fa prendere la mano dalle deroghe o dagli abusi.

È davvero straordinario il sottosegretario Bertolaso, come i suoi poteri che la Procura di Firenze ha ora messo sotto inchiesta. Sembra che in Italia non ci siano più alternative al suo modo spaccone di gestire gli appalti, i cittadini, il codice civile e quello penale. Se ne sta lì in mezzo al sistema solare della Tangentopoli 2. Praticamente intoccabile. Protetto dall'affetto di Gianni Letta e Francesco Rutelli. Amato nel Pdl, nel Pd e in Vaticano. Cercato, riverito da questa drammatica corte di imprenditori, massoni, paramafiosi, progettisti e puttanieri che stanno spolpando le casse dello Stato. Come hanno fatto in Sardegna, a forza di prezzi gonfiati e ritocchi in corso d'opera: quanto sarebbero utili i soldi sprecati alla Maddalena, oggi che da Porto Torres a Cagliari aumentano i disoccupati e nessuno sa come riaccendere l'economia.


Dalla scuola dei sottufficiali dei carabinieri a Firenze ai laboratori con i virus letali dell'Istituto Spallanzani a Roma, finiti in una interrogazione in Senato: «Sono state rispettate le norme antisismiche?», chiede pochi mesi fa Domenico Gramazio (Pdl). Perché se crolla, scappano i virus. E lui, il Guido nazionale, può beatamente dire che va tutto bene, che non si è accorto di nulla. Può perfino permettersi, senza perdere il posto, di negare la partecipazione della Protezione civile a una esercitazione internazionale, finanziata dall'Unione Europea: l'unica organizzata in Calabria negli ultimi anni, in una delle regioni sismiche più pericolose al mondo. Quando la Commissione europea viene a sapere che i soccorritori di Bertolaso non ci saranno, annulla l'esercitazione. Una figura pazzesca per l'Italia. A tutt'oggi nessuno ha mai più valutato se le prefetture, i Comuni, gli ospedali calabresi siano in grado di gestire l'emergenza dopo una catastrofe. Niente male per l'uomo che pochi giorni fa è volato ad Haiti e dalla capitale rasa al suolo dal terremoto ha accusato di incapacità il governo degli Stati Uniti.

Il viaggio nel mondo infallibile di Guido Bertolaso, fresco di riconferma, può cominciare proprio da qui: via Miraglia 10, prefettura di Reggio Calabria. Nel 2008 si celebra l'anniversario del terremoto del 28 dicembre 1908: 80mila vittime a Messina e provincia, 15mila a Reggio. Da duecento anni la terra sullo Stretto trema dopo un secolo di silenzio sismico. Il dipartimento di Bertolaso dovrebbe per legge verificare la preparazione di Comuni, Regioni e prefetture, coordinare le esercitazioni, aiutare gli enti locali a predisporre i piani, correggere le lacune. Il 27 luglio 2007 il professor Mauro Dolce, direttore per la Protezione civile dell'Ufficio prevenzione e mitigazione del rischio sismico, spedisce in Calabria lo 'scenario di danno', nel caso si ripetesse oggi una catastrofe come quella del 1908. I dati vengono ricavati dal Sistema informativo per la gestione dell'emergenza, un archivio che tiene conto della qualità degli edifici. Il bilancio è terrificante: 325.247 persone coinvolte dai crolli, 335.699 senzatetto. Un altro calcolo, tenuto nei cassetti degli uffici di Bertolaso, prevede 112.312 morti.

L'anno successivo è il momento delle commemorazioni storiche. Ed è anche l'occasione per verificare il sistema dei soccorsi: viene messa in agenda l'esercitazione Ermes 2008. La Commissione europea sceglie il progetto di Reggio per collaudare su vasta scala l'integrazione internazionale tra i diversi corpi di protezione civile. Si fanno riunioni a Bruxelles, si firmano accordi. Il prefetto, Antonio Musolino, però deve insistere con Bertolaso. E lui il 6 agosto 2008 gli risponde con una lettera di ghiaccio: «Nel comunicarti che questo Dipartimento non prenderà parte alle successive attività organizzative ed operative, non mi resta che augurarti un proficuo avanzamento dei lavori... previsti dal progetto, che mi auguro possa avere la giusta rilevanza in ambito locale», scrive Bertolaso. Ambito locale? E la Commissione europea? Il capo dipartimento se la prende con il prefetto Musolino «per il quadro economico progettato dalla tua struttura, che non risulta modificabile». Questione di soldi. Il capo della Protezione civile nazionale vuole essere al centro dell'organizzazione.

Il 3 settembre Hervé Martin, capo unità della Commissione europea, prende atto che senza gli uomini di Bertolaso l'esercitazione non sarebbe più realistica: «La Commissione comprende la perdita di tempo risultata dalle negoziazioni senza successo con il dipartimento di Protezione civile...», scrive Martin. Bruxelles cancella la partecipazione dei Paesi della Ue. E pure i finanziamenti. La prova viene rinviata dall'estate a dicembre. Ma resta limitata alla catena di comando locale. Niente mobilitazione sul campo dei soccorritori italiani e stranieri. Niente coinvolgimento dei cittadini, delle scuole, degli ospedali. Nessun piano di emergenza condiviso.

Nel 2008 Bertolaso lascia scadere anche il protocollo di prevenzione tra il suo dipartimento e la Regione Abruzzo. E, mentre nei mesi successivi la terra trema, nessuno ricorda che uno studio ha inserito la prefettura a L'Aquila tra gli edifici a rischio sismico. Infatti il 6 aprile 2009 la prefettura crolla, paralizzando per ore la catena dei soccorsi. Sempre nel 2008 il commissario delegato per il G8, una delle tante cariche che Romano Prodi e Silvio Berlusconi affidano a Bertolaso, deve soprattutto predisporre i cantieri sull'isola della Maddalena. È la grande abbuffata di soldi pubblici che il 10 febbraio porta in cella con l'accusa di corruzione quattro uomini della 'banda della maglietta'.

Oltre all'amico Diego Anemone, gli altri sono: Angelo Balducci, 62 anni, nel 2008 coordinatore delle strutture di missione e poi presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, Fabio De Santis, 47 anni, prima soggetto attuatore per il G8 e poi provveditore ai Lavori pubblici a Firenze, e Mauro Della Giovampaola, 44 anni, ingegnere cresciuto tra le imprese di Diego Anemone, diventato poi controllore degli appalti di Diego Anemone alla Maddalena e, forse proprio per l'efficacia dei suoi controlli, nel 2009 confermato alla presidenza del Consiglio e nominato responsabile delle opere per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Balducci e De Santis vengono nominati negli appalti della Protezione civile su proposta di Bertolaso. Quella di Mauro Della Giovampaola è invece una carriera tutta di corsa. Quando sull'isola della Maddalena 'L'espresso' gli chiede al telefono come possa conciliare il suo passato di sociodella famiglia Anemone con il presente di controllore dei lavori e delle spese degli Anemone, l'ingegner Della Giovampaola si appella all'etica professionale. Poi chiama Angelo Balducci e lo aggiorna della telefonata. I carabinieri del Ros li registrano.

Nel dicembre 2008 'L'espresso' con uno stratagemma entra nei cantieri del G8 coperti dal segreto di Stato. È la prima inchiesta giornalistica sulla rete Bertolaso- Balducci-Anemone. A Roma piove da giorni. Il Tevere è in piena. La sera di venerdì 12 il capo della Protezione civile si fa intervistare dalle tv. Sullo sfondo le luci della capitale si riflettono nel gonfiore del fiume. Alcuni ponti sono chiusi da ore dopo che i barconi-ristorante si sono incastrati sotto le arcate. «La grande criticità», dice Bertolaso, «non è rappresentata dalla piena del Tevere, che passerà nel corso della notte in maniera controllata, ma da alcuni imbecilli che non hanno ancorato bene i barconi sul fiume». Il capo della Protezione civile sa bene che il Tevere, come tutti i fiumi, ha bisogno di zone di espansione. Servono a rallentare le piene, a evitare che l'acqua allaghi le città. Una di queste aree di protezione è all'ingresso di Roma, quartiere Settebagni. Anzi era. Perché quello è il terreno vincolato a uso agricolo su cui Diego Anemone ha costruito i nuovi impianti del Salaria sport village, sfruttando le ordinanze proposte a Berlusconi dall'amico Bertolaso per i mondiali di nuoto 2009. La palazzina, la piscina olimpionica coperta e la sala del futuro casinò sono ora sotto sequestro. Ma nel dicembre 2008 i muratori lavorano ancora giorno e notte. Tranne nei giorni della piena: il cantiere finisce sott'acqua. Bertolaso è socio del Salaria sport village. È lì quasi ogni settimana a farsi massaggiare la schiena. È perfino un pubblico ufficiale con obbligo di denuncia. Il suo amico Diego Anemone sta violando tutte le norme urbanistiche e paesaggistiche. Italia nostra e il circolo locale del Pd denunciano da mesi gli abusi.

Il vicepresidente del quarto municipio di Roma, Riccardo Corbucci, 31 anni, tra i più impegnati e informati nella battaglia di quartiere, qualche mese dopo verrà addirittura pedinato e filmato da due persone in scooter. Un modo per provare a spaventarlo e fermare i ricorsi al Tar, che invece vanno avanti. Eppure l'attento Guido nazionale non vede nulla di irregolare tra gli affari dei suoi amici. Anzi il 30 giugno 2009, sei giorni dopo la conversione in legge del decreto per l'Abruzzo e per le nuove slot machine, Bertolaso propone e Berlusconi firma l'ordinanza 3787 della presidenza del Consiglio. Gli amici sono salvi: gli impianti privati vanno equiparati a quelli pubblici e gli abusi, se approvati dal Comune di Roma, diventano legali. Molte strutture, compresa quella di Anemone, restano sotto sequestro dopo le prime perquisizioni chieste mesi fa dalla Procura di Roma. Ma almeno le piscine possono essere usate per gli allenamenti durante i mondiali. Ci sono gli affitti e i compensi della federazione da incassare.

Passata la piena del Tevere di fine 2008, il 23 dicembre Bertolaso sale a Parma per una scossa di terremoto. Il 24 torna a Roma e incontra Balducci per decidere come rispondere all'inchiesta giornalistica de 'L'espresso' uscita il giorno prima. «Il dottor Guido Bertolaso», fa scrivere qualche ora dopo il capo all'ufficio stampa della Protezione civile, «ha ricevuto dall'ingegner Balducci una relazione che ribadisce la regolarità delle procedure seguite ed esclude qualsiasi legame familiare con imprese impegnate nella realizzazione delle opere». Bertolaso ovviamente non dice di avere concordato con Balducci una menzogna. È quello che scoprono poco dopo i carabinieri del Ros quando sentono Balducci spiegare la soluzione a Diego Anemone e a Fabio De Santis: «Nel corso dell'incontro tra il Balducci e il Bertolaso è stato concordato di far predisporre al commercialista Gazzani» una falsa dichiarazione: dovrebbe scrivere una nota da cui risulti inattiva la Erreti film, la società che lega negli affari le mogli di Balducci e di Anemone. Stefano Gazzani, 48 anni, è il commercialista delle due famiglie. Forse proprio in cambio di questo favore Gazzani viene inserito nella commissione di collaudo delle opere alla Maddalena. Un commercialista messo a verificare lavori di ingegneria?

La notizia circola da tempo nei cantieri. Quando per verificarla 'L'espresso' chiede alla Protezione civile l'elenco dei collaudatori, c'è una sorpresa: il commercialista di Balducci non compare. La presenza di Gazzani nella commissione di collaudo emerge soltanto adesso dalle intercettazioni di Mauro Della Giovampaola. Anche i compensi per i collaudi sono un affare. E in quell'elenco, tra i tanti nomi, c'è un'altra storia da raccontare. Quella di Roberto Grappelli. È segretario generale dell'Autorità di bacino del Tevere quando il 31 marzo 2008 firma il parere positivo al progetto di Diego Anemone per l'ampliamento dello Sport Village sul terreno di espansione del fiume. Così, mentre Claudio Rinaldi, altro amico di Balducci e commissario delegato per i mondiali di nuoto, dà il via libera ai lavori nel Salaria sport village, Grappelli cambia vita: collaudatore per il G8 e presidente della metropolitana di Roma.

Il casinò è l'ultima frontiera della banda della maglietta. Sport, massaggi, ristorante, gioco. E tanti ospiti famosi. Come l'amico Guido Bertolaso. Qualche settimana fa la pratica finisce sul tavolo di un concessionario di Lottomatica. L'idea è di installare le Vlt, le macchine mangiasoldi collegate online. «È come connettersi a Internet, si può vincere fino a mezzo milione », spiega uno dei rappresentanti contattati da 'L'espresso': «Abbiamo fatto un sopralluogo con il dottor Travasi, un concessionario di Lottomatica. Il problema è che in uno spazio sotto sequestro non si può aprire un casinò. Nemmeno un minicasinò. La legge non lo consente ». Questo no, almeno per ora.

da L'Espresso