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mercoledì 3 marzo 2010

Alina e la signora Rosa

Muin Masri è uno scrittore d’origine palestinese che vive in Italia dal 1985.

Alina ha programmato tutto nei dettagli. Vuole bene alla signora Rosa e non vuole che le succeda niente in sua assenza. Nell’ultima settimana ripeteva ogni giorno gli stessi gesti e poi le chiedeva: “Hai capito?”. Nel dubbio, ha lasciato dei post-it sparsi per casa con le istruzioni più importanti. “Signora, non ti preoccupare, è solo per un giorno, dovresti farcela. Non abbiamo scelta”.

Alina è bella e di corporatura robusta, ha circa 45 anni ed è nata in un villaggio vicino a Kiev, dove ha lasciato i suoi due figli per venire in Italia come clandestina. Ha abbandonato il suo vecchio mestiere d’infermiera non sapendo molto del nostro paese, tranne che qui è tutto diverso, la gente, il cibo e il clima. Tutto più mite.

Dopo otto anni ha cambiato opinione e ha deciso che, appena possibile, tornerà dai suoi figli per sempre. Alina e Rosa si sono conosciute per caso, tramite una terz’amica, cinque anni fa. Alina era contenta di lavorare per Rosa, una signora vicina agli ottant’anni che, a parte la frattura del femore e le conseguenti complicazioni, porta bene i suoi anni.

Rosa non ha grosse pretese. Solo la domenica mattina chiede ad Alina di portarla in terrazza per vedere le persone che vanno a messa. Molti dei fedeli Rosa li ha visti crescere perché da giovane dirigeva la scuola elementare del paese. Nel resto della settimana ascoltano l’opera alla radio e ricamano centrotavola. Rosa è brava e insegna ad Alina l’arte dell’ago e filo.

Il rumore degli aghi
Tutto scorreva senza fretta finché un giorno qualcosa è cambiato. Alina ha chiesto alla signora Rosa di metterla in regola, come vuole l’ultimo disegno di legge del governo. Rosa ha cercato di convincere il figlio Bruno ma non c’è stato niente da fare. Bruno è irremovibile: la casa di riposo costa meno ed è più sicura.

“Allora, Rosa, è tutto chiaro? Qui hai tutto il necessario per domani, io sarò assente tutto il giorno, non aspettarmi perché torno tardi”, le ha detto domenica sera. “Non so se mi troverai ancora qui o se sarò già alla casa di riposo”. Forse Rosa l’ha detto tanto per dire o forse per mettere in guardia l’amica. Sta di fatto che Alina e la signora Rosa hanno passato il primo marzo in silenzio, senza radio, astenendosi dalle parole e dal cibo. L’unica cosa che si sentiva era il rumore degli aghi che ricamavono l’ennesimo centrotavola. Muin Masri

da Internazionale

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