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mercoledì 31 marzo 2010

Per Carmelo: i miei non auguri di Pasqua ad un amico ergastolano


Vorrei poterti dire “Ti capisco” ma sarei ipocrita perché anche se mi sforzo non potrò mai capire appieno la tua sofferenza.
Non posso capirla perché non sono in carcere da 20 anni come te,
non posso capirla perché non ho mai avuto le manette ai polsi come te,
non posso capirla perché non ho mai preso le botte che hai preso tu,
non posso capirla perché non ho preso i calci e i pugni che hai preso tu,
non posso capirla perché non ho mai preso gli insulti e gli sputi che hai preso tu,
non posso capirla perché non sono mai stata all’Asinara come te,
non posso capirla perché non sono mai stata tra gli escrementi di topi come te,
non posso capirla perché non sono mai stata nella cella liscia come te,
non posso capirla perché non sono stata in 41 bis come te,
non posso capirla perché non ho mai parlato ai miei cari da dietro ad un vetro come te,
non posso capirla perché non ho mai patito la fame e il freddo come te,
non posso capirla perché non ho mai dovuto fare lo sciopero della fame per ottenere una cosa che mi spettava di diritto come hai dovuto far tu,
non posso capirla perché non sono mai stata in isolamento come te,
non posso capirla perché la sera nessuno mi chiude in faccia un blindato come invece fanno con te,
non posso capirla perché mai un magistrato mi ha rifiutato un permesso dopo 20 anni come invece è accaduto a te,
non posso capirla perché non ho vissuto rinchiusa in una cella stretta come invece vivi tu da 20 anni
non posso capirla perché io non sono crocefissa alla croce dell’ostatività da 20 anni come te.

Per questo, in occasione di questa Pasqua non ti faccio nessun augurio Carmelo, amico della mia anima e del mio cuore
In occasione di questa Pasqua voglio fare un augurio a me stessa.
Che questa Pasqua sconfigga il mio egoismo e mi apra il cuore a te e alla tua sofferenza
Che questa Pasqua distrugga la mia pigrizia e mi dia la forza di lottare ancora di più per te e con te.
Che questa Pasqua mi apra gli occhi e mi faccia comprendere nell’intimo la tua tristezza, i soprusi che patisci ogni giorno, la tua croce, il tuo giogo, il tuo lungo calvario, le tue stimmate, le tue catene.


Ti voglio bene mille,

Mita

(Pasqua 2010)

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