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martedì 20 aprile 2010

L'esempio di Ghiretti che disse no al nazismo


Enrico Gotti
Rifiutarsi di stare dalla parte di Salò, dell’esercito dei nazi-fascisti, era la scelta più difficile. Eppure furono 700.000 i soldati italiani che dissero no ai tedeschi, dopo l’armistizio dell’8 settembre.
La loro storia fa parte della Resistenza ed è anche la storia di un parmigiano molto conosciuto per il suo impegno amministrativo dopo la Liberazione, Pierino Ghiretti, che fu consigliere comunale, assessore con il sindaco Cesare Gherri.
La sua vicenda da internato militare, così come quella di molti soldati italiani che si rifiutarono di combattere per Salò, è rimasta per molto tempo sconosciuta.
Oggi è un libro che la racconta: si intitola «Non è stata una vacanza all’estero. 1943-1945» e ripercorre i durissimi due anni di prigionia. Il diario è pubblicato a cura della famiglia Ghiretti.
Ieri in municipio, nella sala del consiglio comunale, il figlio Sergio ha spiegato: «Mio papà era il primo di quattro figli di una famiglia modesta. È diventato ferroviere, ma aveva una volontà ferrea per leggere e studiare. Non sapevamo che stava scrivendo le sue memorie, lo abbiamo scoperto tardi, ma due giorni prima che morisse siamo riusciti a fargli vedere le bozze di questo libro, che vede la luce anche grazie alla collaborazione del giornalista Gabriele Balestrazzi».
Pierino Ghiretti arrivò in campo di concentramento a 19 anni. Un episodio gli rimase impresso per sempre: «Un ufficiale tedesco invitava i prigionieri a firmare per combattere per Salò. Un cappellano militare italiano di nascosto diceva: non firmate, ci torneremo con la nostra dignità in Italia. Le SS lo scoprirono e lo ammazzarono - racconta Sergio -. Credo che da lì nasca il rapporto profondo con i credenti di mio padre, anche se non era uomo di fede, da ragazzino era militante del partito comunista. Credo che sia da quelle stesse due anime, socialista e cattolica, che nasca la Costituzione, che sarebbe oggi da guardare con maggiore attenzione».
«Il diario ripercorre tutte le motivazioni della storia degli internati militari - sottolinea Roberto Spocci, direttore dell’archivio storico di Parma -. Queste persone resistono alle lusinghe dei tedeschi, vivono ai limiti della sopravvivenza perché si rifiutano di aderire a Salò. Hanno il coraggio di andare fino in fondo. E sono quelli che non si sono piegati che hanno scritto la Costituzione».
L’iniziativa era promossa dal comitato per le celebrazioni del 25 aprile. Davanti a due classi prime del liceo di Scienze Umane Albertina Sanvitale e del liceo scientifico Ulivi, Giovanni Galli, direttore dell’Istituzione biblioteche del Comune di Parma, ha poi chiesto a Mario Pasquali, della divisione Acqui che si oppose ai nazisti a Cefalonia, e ai partigiani Renato Lori e Walter Cantoni, di raccontare che cosa li portò alla scelta della Resistenza.
«Per me non c’erano alternative, c’era solo un modo: non andare con il fascismo, opporci all’occupazione nazista»: ecco le parole del partigiano Lori.

da Indymedia

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