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martedì 1 giugno 2010

LA MAGGIOR QUESTIONE D’ ITALIA


Perché se lo tolgano bene dalla mente i fautori del reclutamento territoriale, i partigiani del decentramento regionale: l’ unione spirituale della patria, che è quanto dire la stessa vita della nazione, resta ancora da fare.
L’ unità politica fu una magnifica sorpresa, dovuta, non all’ identità etnografica che non esiste, non alla geografia così diversa da un estremo all’ altro del Regno, non alla storia divisa in due da quando Roma non signoreggiò più, ossia, dacchè la sua posizione topografica non le giovò più a signoreggiare su tutte le terre italiche- ma alla sola tarda comunanza della lingua, al solo vincolo di una religione rifatta dall’ antico ingenito paganesimo; e, quindi, per molti anni ancora la maggiore questione d’ Italia- io temo- sarà sempre l’Italia, stessa moralmente ed economicamente una.
Troppa distanza di civiltà e di ricchezza corre tra una parte e l’ altra del nostro paese…
Le idee, che dico? , le bestemmie separatiste non hanno mai avuto come ora terreno più propizio; non mai come ora è stato con maggiore impudenza proclamato insuperabile il dissidio fra l’ Alta Italia, conglomerato di antichi comuni, di antiche diocesi, di antiche provincie, già annesse o all’ impero austriaco o al reame di Francia, e l’ Italia meridionale, che è stata bensì signoreggiata da dinastie straniere, ma ha sempre costituito un grande Stato e italianizzato tutti i suoi dominatori.
E’ cieco chi non prevede il pericolo, è matto chi nega le necessità di convergere tutte le nostre forze all’ impresa ardua, lunga, di rifarci nella vita fisica e morale, tenendo dietro a’ progressi degli altri popoli d’ Europa, non mai memori di quanto dobbiamo alla dea Fortuna, che per nessun altro paese ha fatto più che per l’ Italia, sebbene in nessun altro se ne parli meno…
Mandiamo alla malora gli epifenomeni delle glorie passate, un passato così remoto da noi, e invidiamo i corpi vivi delle altrui grandezze, le presenti grandezze del pensiero umano.
O vogliamo noi forse imitare la Spagna, che ancora tre secoli fa imperava su tutte le Potenze, ed ora, perché ha tanto disprezzata l’ educazione dello spirito e della mente, è alla coda di tutte nelle vie dell’ ordine morale e civile?

Giustino Fortunato, 1897.

Comprendere il pensiero (meridiano) di scrittori illustri del passato, illuminati fuori dal loro tempo, perché proiettati nel futuro è per noi essenziale per vivere il presente.
Tecnicamente questo scritto di oltre un secolo fa sembra pensato per i nostri giorni.
Unica variabile intervenuta in tanti anni di storia è che adesso non è la Spagna la “ coda di tutte le Potenze nelle vie dell’ ordine morale e civile “, ma la nostra Italia purtroppo.

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