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venerdì 23 luglio 2010

Vendola gioca d' azzardo

E’ il destino di Nichi Vendola. Dell’outsider, guardato con sospetto, un po’
di sufficienza, quindi di dispetto, che con il suo attivismo volitivo e
incalzante, si tramuta in pifferaio magico. Diventando leader assoluto.

Accadde cosi’ vent’anni orsono, a Rinascita, settimanale storico fondato da
Palmiro Togliatti, resuscitato da Asor Rosa e dall’allora Direttore generale
dell’Unita’ Amato Mattia. Era il 1989. Cadeva il Muro, una nuova stagione della
politica si apriva. Soprattutto stava per arrivare la Bolognina. Vendola veniva
dalla Fgci, era stato appena eletto nel Comitato centrale dell’ultimo Pci e
voleva fare il giornalista.

Era gay, cattolico, orecchino al lobo, soprattutto era brillante ed orginale.

Li’, in quella redazione a San Lorenzo, in un villino liberty, nacque il
Vendola capace di lavorare, agitare e confrontarsi con i media, affinando l’
arte della retorica in cui eccelle.Il resto è storia nota. La sua adesione a Rifondazione. Il suo arrivo alla
Camera nel ‘92, rieletto fino al 2001. Poi l’avventura alla presidenza della
regione Puglia, sbaragliando per ben due volte le armate di Fitto, che prima di
Vendola, della Puglia era il Ras e Capataz. Ovviamente sempre da outsider che
si impone, contro ogni pronostico.

E francamente che un giovane, inesperto, comunista, cattolico e gay, potesse
vincere in Puglia era sfuggito anche a Berlusconi, che sappiamo quanto fiuto
abbia sugli uomini e sulle cose.

Orbene, Piero Sansonetti che Vendola lanci all’Unita’, sul “Riformista” chiede
a Nichi di dialogare con Massimo D’Alema per costruire la sinistra del futuro.
Tra i due, si sa, non c’è mai stato buon sangue. Le ultime vicende pugliesi lo
hanno nuovamente confermato.

E’ questo per un passaggio di snodo fondamentale se Vendola e la sua “buona
politica” vorranno davvero travolgere l’asfittico Pd e il suo capo, Pierluigi
Bersani che ovviamente carezza il sogno di misurarsi con Berlusconi.

Fatto sta che il primo effetto dell’avvio delle “Fabbriche”, inagurate nello
scorso week end a Bari, è stata l’uscita di Vendola che ha accostato le figure
dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a quella di Carlo Giuliani, il
giovane ucciso durante gli scontri del luglio 2001 tra i ‘no global’ e le forze
dell’ordine a margine del G8 di Genova: “Nessun paragone – afferma Vendola in
una intervista a ‘Radio 24′ – era il contrario di un’apologia o di una
retorica; era semplicemente ricordare cosa è accaduto nel luglio del ‘92 e nel
luglio del 2001. Sono temi e figure incomparabili. Se qualcuno voleva
costruire, a tavolino lo stereotipo di una certa idiozia di sinsitra, quella è
una frase perfetta“.

Su questo terreno, Vendola avrà sempre vita facile. E’ la sua storia, il suo
incedere per immagini e emozioni, accostando spesso il sacro al profano, in un
linguaggio sempre alto, alle volte incomprensibilema travolgente. Ed e’
indubbio che erano assai vicini, i giudici e il no global, nel discorso del
leader di Sinistra ecologia e libertà durante la tre-giorni delle “Fabbriche di
Nichi” conclusasi domenica scorsa. Vicini, ammette Vendola, ma non assimilati
tra loro.

Il punto e’ che Vendola, usando quei nomi agita per immagini le diverse
sensibilità politiche della gente del centrosinistra. Sembrano quasi in
contraddizione, eppure fanno parte di quel suo personale Pantheon, come annota
Monica Guerzoni sul Corriere della Sera da futuro candidato alle primarie del
centrosinistra per la guida del Paese: un pantheon che annovera anche Antonio
Gramsci, padre del comunismo italiano, Altiero Spinelli, padre dell’europeismo,
e la filosofa Hannah Arendt che certamente marxista non fu.

Un mix che ha trovato già un’anima in pena nell’ex presidente della Camera
Luciano Violante, il quale ha bollato come “un abuso” definire Giuliani “eroe
ragazzino“, anche perche’ ha spiegato l’esponente pd “quando si affastellano
fatti diversi si fa un torto a tutti“.

Beccandosi, via Corriere, un cordiale facitore di “idiozie di sinistra“!

Insomma, non è certo un ritorno soft, quello del segretario del Pd Pierluigi
Bersani dagli States. Sul tavolo, infatti, c’e’ da gestire al meglio e subito
la questione delle prospettive di governo del suo partito, senza sbilanciarsi
verso nessuna delle diverse anime e, sopratutto, con un concorrente ormai
dichiarato alla leadership di tutto il centronistra come Nichi Vendola, che,
come hanno indicato più di una volta le primarie pugliesi, gode di un consenso
non certo trascurabile anche nel perimetro della base Democrat. E che l’
intenzione del governatore della Puglia Nichi Vendola sia quella di dare vita a
una competition senza sconti verso il Pd, lo confermano anche le frasi con cui
quest’ultimo ha incalzato Bersani, le cui dichiarazioni sulla fase di
transizione sono state tacciate di ambiguità: ”Se il centrosinistra – dice
Vendola – pensa di offrire proposte transitorie e deboli come governi tecnici e
larghe intese, che producono l’irrisione da parte dell’avversario, se non
mettono in campo un’alternativa, allora io penso che invece fuori dal
centrosinistra e dalla nomenclatura la domanda di cambiamento è lunga e larga
quanto tutta l’Italia”.

Parole che hanno messo in allarme l’ala più moderata del Nazareno, più incline
ad assecondare la proposta di Bersani e, per questo, preoccupata dalla
prospettiva di un nuovo patto con la sinistra radicale.

A questa componente ha dato voce Marco Follini, sul “Riformista“: “Onore al
merito. E’ un leader interessante, suggestivo, autentico. Ma il suo affacciarsi
fin sulle soglie del Pd presuppone un mutamento profondo del nostro carattere
politico. Si puo’ dire: abbiamo sbagliato, cambiamo linea. Ma occorre, appunto,
dirlo. Vendola ci sfida. E’ un suo diritto. Il nostro dovere è di opporgli una
risposta chiara. Per giunta ci siamo dati una leadership gentile, che forse non
e’ propriamente la via piu’ breve che porta alla sintesi. Poi pero’ arriva un
punto da cui si dirama un bivio. E li’, ogni doppiezza finisce, che lo si
voglia o no“.

Insomma, arriva il ciclone-Vendola, e il Pd “dalla leadership gentile” come
afferma Follini (fantastica litote che significa “debole”), è impreparato se
non spiazzato.

“Perchè io?” ha chiesto Vendola retoricamente tra gli applausi “Perchè è
accaduto a me di fare quel doppio movimento: sconfiggere il centrosinistra per
sconfiggere il centrodestra” alla vigilia delle scorse elezioni regionali. E
così come nella sua regione ha vinto proponendo una “Puglia migliore“, oggi
chiama il suo popolo alla costruzione di una “Italia migliore“, chiede di
“cercare di vincere senza paura di perdere” scrollandosi di dosso quella
“estetica della sconfitta“, per la quale la sinistra ha sempre coltivato il
desiderio di una “bella morte, di quando ti infilzano ma hai la bandiera rossa
che ti avvolge come un sublime sipario!” grida ridendo il poeta di Terlizzi.

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