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venerdì 17 settembre 2010

CARCERE DI LECCE: UN TAVOLO PERMANENTE PER DENUNCIARE I PROBLEMI, FARE PROPOSTE, TROVARE SOLUZIONI PRATICABILI

Di fronte al progressivo aggravarsi della situazione all'interno del Carcere di Lecce, la Direttrice dott. Piccinni ha convocato per oggi un incontro allargato a Sindacati, rappresentanze interne dei dipendenti, responsabili dei servizi, quadri dirigenti amministrativi e della polizia penitenziara. Alcune ore di discussione non hanno fatto che rendere ancora più palese la sensazione di disagio e di allarme esistente. Una popolazione detenuta triplicata (1500) rispetto al tollerabile (500 ); organico di polizia penitenziaria sottodimensionato di circa 200 unità; carenza di servizi sanitari che provocano poi superlavoro al personale; turni sempre più faticosi; personale amministrativo diminuito del 35 % in pochi anni; carenza di interventi e di fondi, tanto da tendere moroso l'Istituto nei confronti dell'INPS edell'INAIL; sempre più ridotte le attività di “trattamento”, che consentono di impegnare i detenuti costruttivamente abbattendone l'aggressività causata dalla reclusione, con conseguente aumento dei problemi di sicurezza.
“Sono solo alcuni punti dolenti della situazione – dice Giovanni Rizzo, Segretario regionale della Confsal-Unsa – del resto ormai noti anche all'esterno. Ho quindi proposto, nel corso dell'incontro che era appunto tra addetti ai lavori, di superare le dinamiche dell'esplosione episodica di 'casi' e di avviare un confronto continuativo: un tavolo permanente paritetico, continuativo come continua è l'emergenza”.


“Il tavolo permanente – continua Rizzo - tra sindacati, amministrazione, operatori, centrerebbe molti obiettivi. Primo, quello di dare all'esterno la consapevolezza dell'urgenza e dell'emergenza, tale da imporre l'analisi e l'iniziativa unitaria. Secondo, la mancanza di frazionismi, rivalità, protagonismi individuali o collettivi. Terzo, l'analisi dei problemi e l'elaborazione finale di una serie di punti critici e di proposte quanto meno organizzative e poi di livello più elevato per ottenere le risorse necessarie: non è sbagliato rivolgersi alla mediazione e all'intervento del Prefetto”. “L'emergenza – ha concluso Rizzo – causa anche un irrigidimento nei rapporti tra amministrazione e personale. Lo stress, il sovraccarico, il disagio possono portare a un rilassamento dei servizi, cui si può pensare di riparare con una disciplina più rigida. Motivo di più per confrontarsi e agire concordemente, e anche presto”.

da GrandeSalento.org

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