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martedì 5 gennaio 2010

Una Befana a muso duro come nel 1928


di Doriana Goracci
Torna a Viterbo il giorno della Calza della Befana più lunga del mondo:”Maxi calza realizzata in tela di iuta lunga 52,30 del peso di kg 400 circa, internamente riempita con palloni gonfiabili, sacchi di carta e doni per bambini, trasportata a spalla da 100 figuranti tipicamente vestiti da befana, intervallate da 15 Fiat 500 sul cui tettino poggia la calza”.L’Occasione è da non perdere, mi dico che va presa al volo, da tempo.Non si ripeterà l’assenza del Tricolore Befano, motivata da Azione Giovani lo scorso anno con un Niente Befana Tricolore, colpa della federazione.

Quest’anno è un Trionfo patriottico! Come nel 1928, con l’ istituzione della Befana Fascista ” la Befana mette le Ali, simili a quelle degli aeroplani italiani – evviva gli aeroplani – avrebbe potuto valicare il mare. “Questa è l’Italia di Mussolini, che già s’avanza verso l’Impero: va tu Befana dai soldatini, a dir che sempre laggiù è il pensiero…le maghe si accostavano l’una all’altra per formare la bandiera italiana, anche la Befana lasciava cadere il mantello disvelando la sua vera entità: lei era l’Italia! Di fronte a tale portento, un coro di fanciulli alto levava il canto: “Per la nostra civiltà, eia, eia alalà”.

E’ stato anticipato dall’Informazione che “Nel solco della tradizione delle Befane Tricolori, anche quest’anno, con l’organizzazione del Popolo della Libertà e di Realtà Nuova, e la collaborazione del senatore Domenico Gramazio, dell’onorevole Tommaso Luzzi, consigliere regionale del Lazio e di Luca Gramazio, consigliere comunale di Roma, saranno distribuiti circa 5mila pacchi dono nel nome della Befana Tricolore. Le iniziative sono partite ieri dalla provincia di Roma e, in particolare…”

Ed ecco Viterbo con la Macchina della Fantasia: “Torna la Befana Tricolore…la novità di questa edizione 2010, organizzata dal Gruppo PdL del Comune di Viterbo in collaborazione con il movimento Giovane Italia, fondato dai giovani provenienti dai vecchi partiti di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Popolari Liberali, non è fine a se stessa. “L’appuntamento dedicato ai bambini… si sposerà con la solidarietà. L’ingresso alla festa del 6 sarà gratuito…“Un kilo di auguri”. Il tutto verrà destinato alla mensa Caritas che proprio in questi giorni di festa ha visto aumentare notevolmente la richiesta di pasti”… “Dal Movimento Sociale, passando per Alleanza Nazionale e arrivando al Popolo della Libertà, la Befana Tricolore ha conservato l’originario nome. Un segnale che,indipendentemente dai partiti che l’hanno organizzata e tramandata negli anni, testimonia il valore di questa importante tradizione italiana, dedicata all’Epifania e ai bambini.”

Insomma un pasto fisso è assicurato come un posto da piccoli spettatori, l’onorevole Domenico Gramazio avrà di che stappare nuovamente una bottiglia di champagne, come suo figlio Luca Gramazio che sottolineava la necessità di una destra forte in Campidoglio, che sappia interpretare i reali bisogni dei cittadini e avviare finalmente una politica amministrativa fatta di cose concrete”.

Leggo per stare alla cronaca concreta, oggi 5 gennaio: “Un romeno di 30 anni si è buttato nel Tevere dal ponte Sublicio, vicino all’isola Tiberina. L’uomo era in fila al pronto soccorso del Fatebenefratelli dove aspettava da quattro ore il ricovero. Secondo alcuni testimoni si è lanciato dopo essere salito in piedi sul parapetto. E’ disperso”.

Devo aggiungere altro? Ma si, l’ impegno del Pd e del suo Presidente alla provincia Mazzoli, nel far volare l’Aereoporto che non vola e le Befane Tricolori che uniscono i Grandi Impegni: Il PD è impegnato nella costruzione di una forte alleanza. A breve la formalizzazione della richiesta di un incontro con l’Udc:”Per avere l’aeroporto serve un’ulteriore sinergia tra le istituzioni locali”. E’ la Cultura della solidarietà.

Che vi lascio io per domani? Il racconto per l’Epifania di Troisi, della sua infanzia col papà ferroviere, quella mai negata che faceva stupire i miei figli il 6 gennaio, quando i giocattoli, passavano attraverso una cappa, magicamente. Perchè certe affermazioni, certe sfilate con 100 replicanti befani, certi primati mi ricordano più che mai con rimpianto infinito lo sguardo fermo e dritto al futuro di Pierangelo Bertoli, il suo A Muso Duro. La Befana sa benissimo con chi e quando essere dolce, altro che polveri sottili da spargere, che dovremmo pulire noi, tanto per non cambiare.




PIERANGELO BERTOLI - A MUSO DURO

“e adesso che farò non so che dire fa freddo come quando stavo solo ho sempre scritto i versi con la penna non ho ordini precisi di lavoro ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro ho speso quattro secoli di vita e ho fatto mille viaggi nei deserti perchè volevo dire ciò che penso volevo andare avanti ad occhi aperti adesso dovrei fare le canzoni con i dosaggi esatti degli esperti magari poi vestirmi come un fesso per fare il deficente nei concerti canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro non so se sono stato mai poeta e non m’importa niente di saperlo riempirò i bicchieri del mio vino non so com’ è però v’invito a berlo e le masturbazioni cerebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro e non so se avrò gli amici a farmi il coro o se avrò soltanto volti sconosciuti canterò le mie canzoni a tutti loro e alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti…”

da Reset-Italia

NICHI VENDOLA FA UN BILANCIO DI QUELLO CHE E' DIVENTATA LA PUGLIA NEI CINQUE ANNI DEL SUO GOVERNO

Regionali, il Pd tenta la carta Boccia

Il deputato Francesco Boccia verifichera' il consenso dei partiti del centrosinistra sulla sua candidatura alla presidenza della Regione Puglia. E' questo l'esito della riunione che si e' svolta oggi pomeriggio a Roma tra il vicesegretario Enrico Letta e i vertici pugliesi del Pd. Boccia, che sfido' Nichi Vendola alle passate primarie in Puglia, ha ricevuto il mandato pieno del Pd per sondare tutti i partiti, dall'Udc, alla Sinistra radicale, sulla sua candidatura.
''Oggi abbiamo detto - ha affermato Boccia - una parola chiara: noi stiamo costruendo una nuova alleanza e coalizione e sentiremo tutti i segretari di partito Vendola compreso''. Nessuna decisione dal vertice del Pd, riunitosi a Roma, per chiudere il caso pugliese e indicare il candidato alle prossime elezioni regionali. Nel corso della riunione, alla quale hanno partecipato il vicesegretario Enrico Letta, il coordinatore Maurizio Migliavacca e i parlamentari pugliesi, si e' deciso di dare un mandato esplorativo di 48 ore al deputato Francesco Boccia per sondare partiti e candidati su un nome che possa allargare il piu' possibile l'alleanza di centro-sinistra.

Alla riunione, alla quale non ha partecipato il segretario Pier Luigi Bersani, si e' ribadito l'obiettivo di allargare la coalizione pur cercando di non escludere alcun candidato in corsa, compreso il governatore Nichi Vendola.

MARITATI: NESSUN CANDIDATO E' ESCLUSO
''Nessun candidato e' escluso e non si esclude neanche il ricorso alle primarie'', ha spiegato il senatore Alberto Maritati lasciando la riunione. Se i vertici del Pd hanno dato oggi una forte spinta alla candidatura di Boccia, c'e' chi tiene a sottolineare che la partita non e' ancora chiusa. Come il senatore Alberto Maritati e Paola Concia, che oggi hanno partecipato alla riunione di tre ore a largo del nazareno con il vicesegretario Enrico Letta e il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca, oltre al segretario pugliese Sergio Blasi e a diversi parlamentari. Sono ancora in predicato, ha assicurato Maritati, sia il governatore uscente Nichi Vendola, che nel 2005 batte' Boccia alle primarie di coalizione, sia il sindaco di Bari Michele Emiliano.

MIGLIAVACCA: A BOCCIA MANDATO PIENO
''Nessuno di questi e' escluso'', ha detto, cosi' come ''non sono escluse le primarie''. Comunque, ha riferito, il lavoro di Boccia dovrebbe concludersi ''in 36-48 ore'' al massimo''. ''Non vogliamo perdere tempo'', ha chiarito. E' un mandato ''pieno'' quello che Francesco Boccia ha ricevuto oggi dai vertici del Pd per tentare di costruire una maggioranza intorno a se' in vista delle Regionali in Puglia. A spiegarlo e' stato il coordinatore della segreteria del Pd Maurizio Migliavacca, al termine della riunione che si e' tenuta oggi a Largo del Nazareno.

''Abbiamo deciso di affidare a Boccia il mandato pieno di costruire attorno a se' le condizioni politiche e programmatiche di una nuova e larga alleanza'', ha spiegato. Boccia si muovera' ''in raccordo con il segretario regionale'' Sergio Blasi, ha aggiunto.

BOCCIA: PARLERO'ANCHE CON VENDOLA
''Con Vendola ci confronteremo sui numeri e sui contenuti. Con Nichi confidiamo di parlare sul bene della Puglia e non su alchimie tattiche che non ci porterebbero da nessuna parte''. Cosi' Francesco Boccia, appena indicato dal vertice del Pd per sondare il centrosinistra in Puglia sulla sua candidatura, risponde ai giornalisti che gli chiedono come il Pd tentera' di convincere il governatore a fare un passo indietro.

MINERVINI: ROMA NON PUO' DECIDERE PER BARI
''L'idea che a Roma possano decidere per Bari e' un'ulteriore offesa all'autonomia e all'intelligenza dei pugliesi'', secondo l'assessore regionale pugliese del Pd Guglielmo Minervini, per il quale nel suo partito ''continuano ad emergere dal cilindro candidature improbabili e definite dagli stessi nostri interlocutori anche deboli, pur di non ritornare sulla strada maestra, cioe' quella che abbiamo tracciato in questi cinque anni per la Puglia nel Mezzogiorno''. Minervini, che ha partecipato alle primarie del 25 ottobre scorso e ha raccolto il 20% dei consensi, aggiunge che ''invece di riconvocare l'assemblea, recuperando la figura poco edificante dei giorni scorsi, il Pd continua sordo e insofferente a perseverare nell'errore di costruire un'improbabile alternativa, non a Vendola ma a se stesso e al proprio popolo''. ''Come ha dimostrato la capriola della Poli Bortone, senza il riconoscimento'' del ''patrimonio accumulato'' dalla giunta Vendola negli ultimi cinque anni, ''non c'e' una alleanza per il mezzogiorno ma solo una nuova pagina del trasformismo meridionale''.

AMATI: AUTOGOL L'INCARICO A BOCCIA
"Sono certo che la comicita' del mandato attribuito a Francesco Boccia, il quale dovrebbe riuscire niente poco di meno in cio' che Emiliano non ha potuto, si rivelera' entro 36-48 ore un ulteriore autogol''. Lo afferma l'assessore regionale alle Opere Pubbliche, Fabiano Amati, dirigente del Pd pugliese. Amati afferma che ''nemmeno nei piu' raffinati manicomi e' accaduto cio' che sta accadendo nel mio partito al punto che sarebbe opportuno lanciare un appello ai cittadini pugliesi, agli iscritti al PD e alla stampa: abbiate pieta' di noi e, se potete, trattenetevi da risate eclatanti''. ''Sapevo - aggiunge - che il segretario Blasi e la delegazione sarebbero andati a Roma per decidere l'alternativa tra le primarie e Vendola; apprendo che con un'ennesima capovolta sono tornati da Roma con un mandato a Francesco Boccia rubricato come mandato pieno, senza sapere che gli unici mandati, per altro pieni, li puo' dare solo l'assemblea regionale del partito''. Per l'assessore, ''forse questa prova di muscoli e' la conseguenza della consapevolezza che i componenti pugliesi dell'assemblea PD non tollerano decisioni assunte sulla propria testa, soprattutto ora che il piano si sta svelando: sacrificare la vittoria in Puglia per vincere puntigli personali nei confronti del Presidente Vendola che allo stato risulta molto gradito ai cittadini pugliesi''. ''Aspettando - conclude Amati - che il segretario regionale Blasi, che spero non sia stato commissariato rispetto alla fiducia di 175 mila pugliesi, si preoccupi di far convocare l'assemblea regionale, mi viene da rivolgere un unico invito per il risparmio energetico: quando avrete finito questo casino, siete almeno pregati di spegnere la luce''.

LOSAPPIO: DECISIONE INCOMPRENSIBILE
''Le conclusioni del vertice del Pd sono incomprensibili e inapplicabili''. Ne e' sicuro l'assessore regionale pugliese al lavoro, Michele Losappio, di Sinistra ecologia e liberta', il partito del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. ''Incomprensibili - spiega - perche' la debolezza della candidatura di Francesco Boccia e' gia' stata pubblicamente e politicamente stigmatizzata da Casini e dall'Udc. Inapplicabile perche' senza le primarie non si puo' rimuovere la candidatura del presidente della Regione. A meno che non si voglia determinare la rottura della coalizione con l'amputazione a sinistra''.

BOCCIA AGLI ASSESSORI: NON SPARATE NEL MUCCHIO
''A Minervini, Amati e Losappio, e a tutti coloro che amano definirsi parte dei gruppi dirigenti dei partiti del centrosinistra, chiedo rispetto verso Sergio Blasi che ha svolto un lavoro, come oggi ha definito lo stesso Maurizio Migliavacca, straordinario stante la condizione degli stessi gruppi dirigenti''. Lo ha detto il deputato Francesco Boccia, candidato dal Pd a sondare i partiti del centro-sinistra, dall'Idv all'Udc, sul suo nome.

''Il Pd - sottolinea Boccia - ha chiesto 48 di rispetto e silenzio per le valutazioni politiche che saranno fatte nelle prossime ore con i segretari dei partiti e poi sottoposte al vaglio degli organi stessi. Di una cosa possono star certi, come ho gia' detto oggi accettando un mandato pieno con la riserva delle 48 ore: guardero' negli occhi ogni interlocutore e le intese politiche si faranno nell'esclusivo interesse dei pugliesi e saranno caratterizzate da legalita' e trasparenza, sia nell'idea di amministrazione della cosa pubblica che nei rapporti tra i gruppi dirigenti. Saranno tutti coinvolti a partire dal presidente Vendola, e chi spara nel mucchio senza sapere cosa c'e' non fa altro che continuare ad alimentare inutili conflitti''.

''Solo una persona saggia e pulita come Sergio Blasi poteva reggere fino ad oggi. Tra 48 ore - conclude - ci renderemo tutti insieme conto del grado di responsabilita' della nostra classe dirigente. Poi Amati, Minervini e Losappio saranno liberi, come e' giusto che sia, di criticare le proposte politiche dopo averle almeno conosciute''.

da La Repubblica Bari

Proposte per il clima

di Riccardo Petrella
È inutile che i dirigenti politici, economici e scientifici cerchino di arrampicarsi sui vetri: Copenhagen si è risolto in un vergognoso ipermediatizzato megavertice mondiale. La Cop 15 è stata preceduta da anni di annunci clamorosi sulla gravità e sull'accelerazione dei processi di riscaldamento dell'atmosfera, di grandi programmi di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sull'urgenza di misure drastiche e strutturali da prendere, e di impegni solenni da parte di governi, imprese, università.Si è conclusa con un documento insulso, convenuto all'ultimo momento tra quattro paesi (Usa, India, Cina e Sudafrica, senza nemmeno l'Ue, il Brasile, la Russia), di cui la plenaria della Conferenza ha solo «preso atto». A partire da questa considerazione si possono elaborare alcune proposte di azione.
La prima proposta, di valenza immediata, s'impone da sola: è quella di rifiutare di minimizzare il fallimento di Copenhagen e metterne in risalto eventuali risultati positivi (quale il fatto che la conferenza abbia avuto luogo con la partecipazione di migliaia di delegati ufficiali di tutti i paesi del mondo, o che il documento scarabocchiato alla fine parla della necessità di non superare i due gradi centigradi di riscaldamento al 2100). Bisogna invece denunciare le mistificazioni e le scelte operate dai gruppi dominanti, documentandone con rigore i presupposti sbagliati e gli inevitabili errori di prospettiva.
Per questo, propongo la diffusione di "Quaderni della vergogna", con l'obiettivo di documentare le responsabilità dirette per il fallimento di Copenhagen. Un "Quaderno" dovrebbe essere dedicato al rifiuto da parte degli Usa e dell'Ue di modificare il regime dei diritti di proprietà dei brevetti industriali e di quelli sul vivente (una delle principali cause dell'impossibile accordo politico). Un altro dovrebbe essere dedicato alle disfunzioni e alle derive dei mercati delle emissioni e, in particolare, dei Clean development mechanisms.
Inoltre, non si può accettare come positivo il fatto che niente sia stato detto su come modificare il sistema energetico ed economico di produzione e di consumo attuale al fine di migliorare le condizioni di vita di tre miliardi di esseri umani sotto la soglia della povertà assoluta. Questi tre miliardi di persone non sanno cosa farsene del "piccolo passo" compiuto a Copenhagen. E, viceversa, l'oligarchia mondiale non dà alcuna priorità al diritto alla vita di quest'ultimi. Non si può accettare il fatto di non identificare i colpevoli della vergogna di Copenhagen, primi fra tutti gli Usa.
Tenaci sostenitori della «non negoziabilità del modo di vita americano», della loro sicurezza nazionale e del principio dell'unilateralismo decisionale in materia di impegni internazionali da parte di ogni Stato, e fedeli indefessi del mercato e della finanza liberi, gli Usa hanno reso impossibile la redazione e la firma di un accordo mondiale sul clima. Hanno preso in ostaggio il futuro dell'umanità e del pianeta. Come nel 1997 a Tokyo, gli Stati Uniti hanno imposto la ragione della loro forza e dei loro interessi. A Copenhagen è rispuntato un detto assai eloquente: «Obama non è certamente Bush, ma gli Stati Uniti restano gli Stati Uniti». Spinti dalle stesse logiche (preservare la loro sicurezza nazionale, mantenere la competitività delle loro imprese e tirare il massimo dei vantaggi dalla transizione verso un'economia fondata sulle energie rinnovabili) gli altri paesi sviluppati si sono allineati su posizioni intransigenti. L'Unione europea, in particolare, non ne esce più amata e rispettata, nonostante prima di Copenhagen abbia giocato a fare la migliore allieva della classe.
Pertanto, se e fintantoché i poteri forti dei principali Stati negoziatori resteranno abbarbicati ai principi negoziali imposti a Copenhagen (abbandono del Protocollo di Kyoto come quadro giuridico di riferimento, mercificazione dell'aria, dell'acqua, della terra e del sole, monetizzazione delle foreste, mantenimento dei diritti di proprietà intellettuale sul vivente), la seconda proposta consiste nel suggerire che la società civile abbandoni di correre dietro i negoziati intergovernativi nella speranza di farvi una "piccola" breccia positiva. Propongo invece che la società civile mondiale, approfittando della convergenza intervenuta in preparazione e nel corso di Copenhagen tra le grandi correnti dell'altermondialismo (a vocazione sociale, anticapitalista e politica) e quelle dell'ecologismo e della giustizia climatica, lanci l'organizzazione di un'Assemblea costituente cittadina mondiale. L'obiettivo sarebbe quello di definire e precisare le grandi linee (principi fondatori, valori fondamentali, regole di base mondiali) di un Patto mondiale del vivere insieme (una specie di Carta Costituzionale dell'umanità e del pianeta) centrata sull'idea «salviamo la vita e il pianeta».
A tal fine, l'Assemblea costituente mondiale dovrebbe: a) affermare il carattere di beni comuni pubblici, patrimonio dell'umanità e della madre-terra di cinque beni essenziali e insostituibili alla vita e al vivere insieme: l'acqua, l'aria, il sole, la terra, la conoscenza. L'Assemblea dovrebbe solennemente riconoscere la loro indisponibilità al mercato, la loro destinazione universale, il loro legame con la sacralità della vita e il diritto alla vita per tutti;
b) elaborare delle soluzioni alternative di economia pubblica e cooperativa per la promozione di un'economia di giustizia ambientale e di condivisione sociale. Le soluzioni esistono. Non v'è bisogno di far ricorso al mercato delle emissioni o al prezzo mondiale della tonnellata di CO² per impedire che l'atmosfera si riscaldi più di 1,5 gradi centigradi da qui al 2.100;
c) a partire da quanto sopra, riconcettualizzare i principi di sovranità e di sicurezza per arricchirli sul piano dei contenuti e delle istituzioni in funzione della co-responsabilità, della condivisione, della mutualità e della comunanza mondiale e planetaria.
Il World political forum presieduto da Mikhaïl Gorbaciov, il cui compito è di promuovere la riflessione, il dialogo e l'innovazione di favore di una "Nuova Architettura Politica Mondiale", potrebbe dare il suo sostegno. Non si tratta di snobbare e boicottare i lavori dell'Unfccc Cop 16, ma di darsi un luogo proprio e un momento operativo finalizzato all'elaborazione di un Patto per il Pianeta (alcune settimane prima della Cop 16) e poi cercare di modificare le scelte dei negoziati sul clima in coerenza con le proposte dell'Assemblea costituente.
La terza proposta si situa sulla scia precedente. Fra i perdenti di Copenhagen, è stato fatto notare da molti parti, v'è non solo l'Ue ma soprattutto la democrazia rappresentativa europea. Mentre tutto il destino della Conferenza è stato pregiudicato dai limiti e vincoli posti ai negoziatori degli Usa dal Senato americano (dove i forti gruppi di potere economico e finanziario hanno un peso enorme), il Parlamento europeo non ha potuto svolgere che un piccolo ruolo discreto di lobbying politico per iniziativa dei vari gruppi parlamentari. Si tratta di un deficit democratico che non è più tollerabile e accettabile. La vergogna di Copenhagen deve e può diventare l'occasione di un passo avanti del potere rappresentativo del Parlamento europeo. È urgente e indispensabile che l'Europarlamento abbia i poteri formali che appartengono a una istituzione rappresentativa di 570 milioni di cittadini. Propongo che alla ripresa dei lavori il Parlamento esamini le condizioni giuridiche e istituzionali necessarie per dare alla rappresentanza eletta europea, a partire dalle Commissioni parlamentari più direttamente incaricate dei temi relativi al cambio climatico, un potere speciale di co-decisione in materia di sicurezza ambientale e di negoziati mondiali sul clima. Certo, il Parlamento europeo non garantisce per se stesso che le scelte da lui operate e promosse vadano nel senso dell'interesse generale e non siano fortemente influenzate dai potenti gruppi economici e finanziari privati europei, com'è il caso del Congresso americano. Però si potrà almeno affermare che, se rispettose del Trattato di Lisbona, tali scelte hanno la duplice legittimità derivata dalle elezioni e dalla conformità ai principi fondatori del Trattato.
Infine la quarta proposta. È indispensabile che l'Italia si interroghi sul misero ruolo svolto a Copenhagen affinché ciò non si riproduca più. Non si tratta solo del duplice ridicolo (il ministro italiano per l'ambiente è stato obbligato a fare la coda per ottenere l'entrata nel luogo ufficiale dei negoziati. Inoltre, l'intervento ufficiale dell'Italia è stato programmato tra l'1.30 e le 2 del mattino del 18 dicembre e ministro ha parlato dinanzi a soli due spettatori) . Si tratta soprattutto dell'assenza di qualsiasi influenza del governo italiano sui negoziati globali. L'unico peso avuto dall'Italia è stato in senso negativo all'interno dell'Ue, dove insieme alla Polonia si è battuta per ottenere una debole riduzione dei loro livelli di emissioni di CO²! Occorre promuovere una forte "Coalizione italiana per i beni comuni, la vita e la sostenibilità" per far cambiare gli orientamenti attuali del governo. Il mondo del lavoro e dell'educazione/scienza dovrebbero parteciparvi con maggior forza di quanto ne abbiano messa finora in questi campi. Il 2010 è stato dichiarato dall'Onu l'anno della biodiversità.. Approfittiamone per far fare un salto culturale importante al mondo italiano della politica.

da Il Manifesto

Un’ondata omofoba travolge l’Africa


Ha suscitato reazioni indignate in tutto il mondo la proposta di una legge in Uganda che prevede la pena di morte per gli omosessuali. Intanto in Malawi una coppia gay “rischia di essere condannata a scontare 14 anni in prigione se verrà dimostrato attraverso una visita medica che i due hanno avuto un rapporto sessuale”, racconta il Mail&Guardian.

Tiwonge Chimbalanga e Steven Monjeza avevano scandalizzato il Malawi, dove le unioni omosessuali sono illegali, celebrando qualche settimana fa un matrimonio simbolico. Ora rischiano il carcere per “pratiche innaturali tra uomini e atti osceni”. Il pubblico ministero li accusa di convivere da agosto e di avere avuto rapporti sessuali. L’avvocato della coppia ha denunciato l’illegalità dell’indagine medica sui due uomini che, secondo la costituzione, non può essere effettuata senza il consenso degli interessati.

“Speriamo che la corte si renda conto che questi uomini non hanno commesso nessun reato e non devono essere incarcerati né essere sottoposti a questo trattamento che li ridicolizza sui mezzi d’informazione”, commenta Cary Alan Johnson dell’International gay and lesbian human rights commission.

In Uganda i gay rischiano l’ergastolo o la pena di morte a causa di una nuova legge che rende ancora più dure le leggi contro gli omosessuali. La legge ha suscitato proteste e manifestazioni in tutto il mondo, e i governi occidentali hanno minacciato il governo di Yoweri Museveni di ridurre gli aiuti al paese se il governo non farà un passo indientro. Le associazioni per i diritti degli omosessuali sostengono che ci siano almeno 500mila gay in Uganda, che ha una popolazione di 31 millioni di persone. Ma ovviamente è difficile fare delle stime ufficiali.

“I sostenitori della legge contro i gay dicono che l’omosessualità sia il frutto di costumi immorali importati dall’occidente. L’Uganda è un paese rurale e molto conservatore, preso di mira da gruppi evangelici statunitensi ultraconservatori che esportano le loro campagne per la verginità e sostengono che l’omosessualità sia una malattia. Molti gruppi di gay e lesbiche temono che l’approvazione di questa legge possa incoraggiare fenomeni di linciaggi e persecuzione”, avverte il New York Times.

da Internazionale