HOME       BLOG    VIDEO    EVENTI    GLI INVISIBILI    MUSICA    LIBRI    POLITICA LOCALE    POST PIU' COMMENTATI

lunedì 11 gennaio 2010

ANCORA SU ROSARNO



LO SCORSO 20 LUGLIO 2009 "L'ALBERGO" DOVE ALLOGGIAVONO I BRACCIANTI AFRICANI DATO ALLE FIAMME



28 GIUGNO 2009 - ROSARNO - LICEO PIRIA



ROSARNO DICEMBRE 2008

CIAO FABRIZIO


Ciao Faber (ti chiamavano così vero???).
Molte volte succede che ci si rende conto di quello che si ha, quando improvvisamente quel qualcosa o qualcuno svanisce, va via, evapora.
Solo in quel momento abbiamo la sensazione di come la nostra vita sia fragile, vuota e costruita per farci del male, per avere rapporti ipocriti e senza senso, abbagliati da mille luci che rendono tutto artificioso e artificiale.
Il mondo costruito da noi uomini è veramente un feticcio e ancor di più quando vengono a mancare persone con le quali ti senti vivo, anche se solo per un attimo. Con te è così, ascoltando le tue canzoni mi sento rinascere, ricomincio credere in qualcosa, ritorno a sperare. Ma è un attimo. Finita la canzone mi ritrovo a scontrarmi con tutto ciò che tu volevi combattere.
E' molto difficile qua giù, amico mio. Non ho la più pallida idea di dove ti possa trovare, ma la terra sta marcendo sempre più, stiamo quasi per toccare il fondo. Da quando sei andato via c'e' stato un lento deteriorarsi sia dei rapporti sociali (tra uomo e uomo), sia del rapporto dell'uomo con la natura (sempre più umiliata e aggredita).
Dicono che la Terra sia solo un puntino minuscolo nell'universo, spero (sono un pò qualunquista in questo) che la tua vita continui in un'altro mondo migliore di questo. E spero, inoltre, che tu non abbia perso quella tua personalità e quel tuo amore per tutto quello che era vivo o che pulsava di vita, rimanendo il Fabrizio "anarchico" (lo so che le etichette ti danno fastidio) che sto imparando sempre più ad apprezzare e conoscere.
La morte è la liberazione degli uomini, ma le tue canzoni sono state la liberazione degli uomini sulla terra.
Ciao amico fragile, aiutaci da lassù perchè veramente, io, non ho santi in paradiso.

Nico Musardo

CIAO FABRIZIO - AMICO FRAGILE




FABRIZIO DE ANDRE' - AMICO FRAGILE

Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi "
per essere corrisposti,
valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo "Mi ricordo":
per osservarvi affittare un chilo d'erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio,
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità:
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi,
ero molto più curioso di voi.

E poi sorpreso dai vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci,
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta."
E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra.

E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi.

Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca.
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me.
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo.
Potevo chiedere come si chiama il vostro cane
Il mio è un po' di tempo che si chiama Libero.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.

E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.

Amico fragile è una canzone completamente autobiografica alla quale Fabrizio è sempre stato molto attaccato, riproponendola in tutti i suoi concerti, con un arrangiamento a volte leggermente modificato ed il finale che diventa spesso: "per raggiungere un posto che si chiamasse / Anarchia" invece dell'originale "Arrivederci".

Nacque in un momento di rabbia e di alcol, dopo una serata in compagnia di persone con le quali avrebbe voluto discutere di ciò che stava succedendo in Italia in quel periodo; in particolare le dichiarazioni di Paolo VI sull'esistenza del diavolo e sugli esorcismi. La gente insisteva perché lui suonasse anche quella sera; così, evaporato in una nuvola rossa, se ne andò a rintanarsi dove non poteva essere disturbato e compose questa canzone in una sola notte.

È la riflessione sulla fragilità dei rapporti umani, ma, nello stesso tempo, sulla necessità di averne e quindi sul senso di vuoto che nasce quando questi vengono meno o restano superficiali. Il risultato è una dichiarazione di amore-odio di un borghese pentito alla propria gente.
[Matteo Borsani - Luca Maciacchini, Anima salva, pp. 109-110]

Amico fragile è nata così: quando ero ancora con la mia prima moglie, fui invitato una sera a Portobello di Gallura, dove m'ero fatto una casa nel '69, in uno di questi ghetti della costa nord sarda: d'estate arrivavano tutti, romani, milanesi... in questo parco residenziale, e m'invitavano la sera che per me finiva sempre col chiudersi puntualmente con la chitarra in mano. Una sera ho tentato di dire: "Perché piuttosto non parliamo di...". Era il periodo, ricordo, che Paolo VI se n'era venuto fuori con la faccenda - ripresa poi mi pare da quest'altro qui, della stessa pasta - degli esorcismi. Insomma dico: "Parliamo un po' di quello che sta succedendo in Italia..."; nemmeno per sogno, io dovevo suonare. Allora mi sono proprio rotto i coglioni, mi sono ubriacato sconciamente, ho insultato tutti, me ne sono tornato a casa e ho scritto Amico fragile. L'ho scritta da sbronzo, in un'unica notte. Ricordo che erano circa le otto del mattino, mia moglie mi cercava, non mi trovava né a letto né da nessun'altra parte: c'era infatti una specie di buco a casa nostra, che era poi una dispensa priva anche di mobili, dove m'ero rifugiato e mi hanno trovato lì che stavo finendo proprio questa canzone.
[F. De André, in Doriano Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, p. 60]

Il narratore di Amico fragile, "evaporato in una nuvola rossa", osserva con il distacco e l'immaginazione di chi è "più curioso", "meno stanco" e "più ubriaco" i "luoghi meno comuni e più feroci", la diplomazia dei rapporti, le convenzioni del mondo in cui è immerso. Amico fragile da un lato sembra rifiutare qualsiasi ipotesi conciliativa, di comprensione, di accettazione delle contraddizioni e dei limiti umani e sembra voler evadere in uno spazio onirico, ricercando l'obnubilamento del sé; d'altro canto, ribadisce ancora una volta la funzione "infinitante" del canto ed esprime comunque la volontà di mettersi in gioco e in discussione così come continua ad affermare il valore della libertà e della ricerca. Amico fragile forse è l'elogio della sconfitta di chi ha scelto nello stesso tempo il ruolo dell'inquisitore e dell'eretico, del sacerdote e della vittima sacrificale, del moralista e del libertario.
[Ezio Alberione, in Fabrizio De André. Accordi eretici, p. 110]

Materiale estrapolato da: giuseppecirigliano.it
da Antiwarsongs