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giovedì 28 gennaio 2010

E' TEMPO DI CAMBIARE

E' tempo di cambiare...
Gli interessi vitali dei popoli del Sud e le loro culture lanciano un grido d'allarme.
Io leggo quel 73% di voti per Vendola come la disperata ricerca di rappresentanza e di definizione di un macrocosmo di vite in pericolo.
Il Sud del mondo sta morendo e con sé tutto ciò che rappresenta: natura, vite, economie, società allo sbando.
Non ha vinto Vendola ma ha vinto la speranza di poter governare quei processi di riscatto che solo un nuovo meridionalismo può alimentare per contrastare la deriva annientatrice e padronale della plutocrazia industriale del Nord.
Con questo plebiscito si dà avvio alla "Riforma Sociale" che non può esplicarsi completamente se non si va al cuore di essa. Cioè, se non si giunge alla "Riforma Agraria", unico strumento per riscattare la dignità dei giovani, poiché il lavoro garantisce una visione stabilizzante della vita e promette natalità da un lato e comprime l'emigrazione dall'altro.
Deve essere chiaro a tutti che la QUESTIONE ITALIANA è la QUESTIONE MERIDIONALE e che la questione meridionale è la QUESTIONE MORALE, che la questione morale è la LOTTA ALLA MAFIA e che la risposta per sopravvivere degnamente qui, a Sud, è la RIFORMA AGRARIA.
Non voglio inabissarmi in discorsi che richiedono una fase dialettica molto lunga ma credo che per non essere schiavi occorre costituire, prima o poi, un monopolio del mercato agroalimentare per esportare le "primizie" al Nord ed una capacità di rete agro-industriale capace di connettere il mercato del "Mediterraneo" con quello dell'Oriente.
Queste elezioni primarie aprono nuove incognite ma sanciscono due punti chiave:
1 - è definitivamente entrata in crisi "l'era del dirigismo" e con se è la "politica del favore" che è messa sotto scacco!!!
Quanti signorotti pensano che la politica sia compravendita di voti???
Lo abbiamo visto qui a Nardò con quanta solerzia "uomini d'ordine" del PD raccattavano voti: hanno la medesima cultura e culto della politica (che poi è la mala-politica)
del centro-destra berlusconiano e dell'UDC di Casini e Frasca. Ecco, secondo me, si è dichiarato guerra a quel modo di intendere la politica.
2 - occorre puntare i piedi e far capire che Sinistra Ecologia e Libertà è un partito vivo, che muove dal basso e che cerca di imporre la propria diversità proprio rispetto alla
Questione Morale. Adesso bisogna considerare la nostra energia e metterla al servizio di una città che ha espresso un voto rivoluzionario.

Siamo pronti ad interloquire con tutti ma a noi non preme vincere a tutti i costi.
A noi interessa definire programmi e metodologie di relazione con i cittadini, trovare i giusti agganci per includere, informare e responsabilizzare tutti circa l'importanza della cosa pubblica. Sono straconvinto che parte di questa "Riforma Morale" sia già cominciata da tempo e che anche il PD neretino abbia dato prova di valore nelle componenti che non si sono fatte ricattare. Ammiro quanti da tempo provano a fare politica in quel coacervo cercando di imbastire dinamiche trasparenti e spero che il tempo della discussione non si esaurisca con l'elezione a segretario cittadino del PD di Vanessa Giannuzzi; spero che in virtù del voto espresso domenica dai cittadini l'area "Costruire Insieme" capeggiata da Rocco Luci abbia giustamente più forza di quanta ne aveva prima.
Non conta vincere ma conta rompere il muro delle ipocrisie e sgretolare l'algebra e le alchimie fatte a tavolino dai signorotti.
Quello che conta veramente è ribellarsi e rivoluzionare il modo di intendere e di fare la politica a Nardò; occorre sopra ogni cosa restituire dignità, decoro, nobiltà e virtù a ciò che intrinsecamente significa politica: cioè, amore per se e per il prossimo.
Quindi è tempo di cambiare, "TAURO NON BOVI"!!!!!!!!!!!!!!

Sinistra Ecologia e Libertà
Angelo Cleopazzo

Vendola come Chavez: la democrazia imperdonabile

Quando, in seguito alla rivolta operaia di Berlino del 1953, il partito comunista della DDR (la ex Repubblica Democratica Tedesca) si dichiarò deluso da tale reazione popolare, Bertolt Brecht scrisse uno dei suoi più celebri aforismi: "poiché il governo era stato deluso dal popolo sarebbe stato necessario procedere a sciogliere quel popolo ed eleggerne un altro".

Se, nella vicenda di cui sopra, al posto del partito comunista si mette il PD di Bersani (e i mainstream) e al posto della rivolta berlinese si mettono le elezioni primarie recentemente tenutesi in Puglia, dove ha vinto il candidato "sbagliato", Vendola, si ottiene lo stesso quadro politico, anche se, purtroppo, non abbiamo nessun Brecht che ci apra gli occhi con un fulminante sarcasmo.

Al contrario, le veline della propaganda del sistema, dal Corsera a Repubblica, per non dire delle tv, ci ripetono, in tutte le salse che "non è stata capita la strategia" (Bersani), che "non abbiamo reso chiaro il messaggio dell’operazione agli elettori" (D’Alema), che si tratta di "crisi di un progetto" (S. Folli, Sole 24 Ore 26 gennaio 2010).

Per la Puglia, com’è noto, i vertici del Partito (sedicente) democratico (quelli che già rifiutarono la candidatura di Grillo), avevano "selezionato" (nelle stanze dei bottoni, regia di D’Alema), il futuro "candidato" alla carica di governatore nelle prossime elezioni regionali (Boccia), e avrebbero voluto precludere la ricandidatura al governatore uscente, Vendola, il quale però, non ha voluto piegarsi ai giochi di potere delle segreterie e ha preteso che a scegliere fossero gli elettori, la base, visto che la sua precedente elezione era avvenuta con l’appoggio di Prc, Verdi e associazionismo locale, e con, viceversa, l’opposizione dei burosauri della segreteria politica di quel Pds che oggi si chiama PD (meno L), per distinguerlo dal partito "avversario" ex italoforzuto e oggi PDL (cambiano solo gli acronimi... ).

Nichi Vendola non ha voluto farsi da parte.

Solo, contro gerarchi del calibro di D’Alema e Bersani. La sua politica "dal basso" contro le "grandi strategie" e le "alleanze programmatiche". Il rifiuto di posti alternativi, più confortevoli e remunerativi, più vantaggiosi.

Lui non ha mollato. Ha sentito che lo doveva ai suoi elettori, alla sua regione dove "in mille angoli" ha stretto "un nodo, un legame, la memoria di una battaglia" (Telese, Il Fatto quotidiano, 25 gen 2010).

I mainstream scrivevano che era pazzo, cercavano di ridicolizzarlo...

Poi Vendola, il "pazzo", ha ottenuto dal partito che il candidato fosse scelto con le elezioni e non nelle segrete stanze delle segreterie.

Poi Vendola, l’outsider, ha vinto delle elezioni primarie che hanno visto un record di partecipazione democratica.

Quella partecipazione democratica di cui i gerarchi del PD (menoL) hanno il terrore, poiché nonostante il lavaggio del cervello mediatico, non sempre la popolazione è controllabile come si vorrebbe.

Lo stesso Kissinger, in occasione delle elezioni cilene che videro poi vittorioso Salvador Allende, disse, in una frase divenuta poi celebre, che "non si poteva permettere che il Cile cadesse nelle mani dei comunisti per l’insipienza del suo popolo", dandoci, nel contempo, un indimenticabile esempio di cosa intenda la classe dirigente al potere coi termini "democrazia" e "libere elezioni".

In Italia oggi (come ieri) non è diverso.

Anche qui c’è il rischio che la gente "sbagli" a votare.

Com’è accaduto in Puglia con Vendola, dove il potere della casta potrebbe subire delle incrinature dove c’è un governatore che, mentre lo stato privatizza l’acqua, parla di eresie come l’acqua pubblica.

E quindi si può dire alla gente che ha sbagliato a votare. Bisogna farlo, se non si vuole perdere il potere; i media oggi servono a questo, ma bisogna saperlo fare, tra le righe: bisogna prendere la gente per mano ed istruirla, con le parole giuste.

A questo servono i mainstream. Per questo i direttori di testata prendono stipendi a cinque cifre.

Vediamo come i mainstream traducono il concetto: "abbiamo ancora tra i piedi uno (Vendola) che potrebbe diminuire il potere e i guadagni di noi ricchi".

Per E-Polis, il free press del finanziere Alberto Rigotti amico di Dell’Utri e Berlusconi, "Il trionfo di Vendola manda in tilt il PD" (Garofoli pag 2, 26 gen. 2010) e Alessandra Colucci che intervista Vendola parla di "un risultato così impressionante..." (pag 4, 26 gen 2010).

Non si capisce se la redattrice sia stupita da una partecipazione a queste primarie più che doppia (200.000 persone) rispetto a quelle precedenti, oppure che abbia vinto chi non ha rispettato gli ukase della segreteria partitica. Forse non si capisce perché non si deve capire.

Per Il Sole 24 Ore "Vendola ha sfruttato con abilità lo strumento delle primarie ( ...) come arma democratica (...), col che la Puglia "rischia di rappresentare il trionfo della sinistra alternativa". Inoltre "in Puglia si cercava l’alleanza col centrista Casini e abbiamo avuto la vittoria di Vendola (...) uno psicodramma ..." (...) E’ come se tutti noi assistessimo come spettatori al declino della principale forza d’opposizione"... (S. Folli, Il Sole 24 Ore, 26 gen 2010).

Ecco, per il direttore dell’organo di Confindustria una consultazione popolare che non rispetti i desiderata della nomenklatura rappresenta uno "psicodramma".

E la vergogna di un sistema che non riesce a permettere ai gerarchi d’apparato, come nella fattispecie D’Alema, di decidere i candidati da far poi votare (ratificare sarebbe il verbo giusto) alle masse, agli occhi del custode della dottrina mainstream appare come "il declino della principale forza di opposizione".

Non ci sono parole!

Solo in un regime con un ferreo controllo ideologico come quello attuale si possono osare tali affermazioni senza tema del ridicolo.

Se si arriva a scrivere che il PD (meno L) fa opposizione si può scrivere qualunque cosa.

Il regime dell’egoarca sta smantellando la Repubblica, vuole persino cambiare la Costituzione, senza che il PD muova un dito. Dove sarebbe l’ "opposizione" di cui parla Folli?

Ma si deve mantenere la finzione democratica. A questo servono i mainstream. Altrimenti le monadi catodiche potrebbero cominciare a dubitare e poi, forse, a capire e il regime comincerebbe a sgretolarsi.

Del resto la coerenza de Il Sole 24 Ore è quella di chi predica il liberismo più sfrenato e poi prende i finanziamenti pubblici per l’editoria. Nei fatti, capitalismo per gli altri e socialismo per loro. Nei loro dotti elzeviri l’esatto contrario.

E-Polis e Il Sole 24 Ore: due esempi di un coro vergognosamente unanime, come si addice ad una vera comunicazione di regime, (con le trascurabili eccezioni de Il Fatto e de Il Manifesto).

Il quadro generale può far meglio comprendere perché la voce della base risulta al regime così "impressionante".

Com’è noto, la casta politica si sta preparando per un appuntamento elettorale, quello che vedrà, tra pochi mesi, competere nelle elezioni regionali i due maggiori partiti nazionali (PDL e PD meno L) più l’Udc, detrito residuale del notabilato DC che, "ceppalonicamente", conta di allearsi un po’ a destra e un po’ a sinistra, con la coerenza che le è propria, a sottolineare che la politica non è occupazione del potere bensì onestà intellettuale e morale, sacrificio, idealismo, saldi principi. Quei principi che una limpida tradizione politica da Andreotti (processato per mafia) a Cuffaro (condannato per mafia), passando per Salvo Lima (ex trait d’union tra Dc e mafia), stanno lì a ricordarci quali interessi rappresenta l’Udc.

Nel panorama politico italiano con il referendum del 1993 si è voluto scimmiottare il sistema elettorale anglosassone e passare da una tradizione proporzionale ad un sistema prevalentemente maggioritario. Nelle intenzioni dei proponenti si voleva una maggiore "governabilità", che, tradotto, significava un maggiore potere sui partiti, maggiore potere sulle correnti, maggiore potere sui parlamentari. Maggiore potere tout court (e minore rappresentanza parlamentare).

E, detto per inciso, a tale regola sfuggono le primarie. Ecco perché la casta politico-mediatica strilla tanto quando è costretta a subire tali elezioni non "normalizzate" dal sistema.

Da alcuni autori tale involuzione democratica è stata definita magistralmente come "bonapartismo" (Losurdo, 1993).

Poi è arrivato il (secondo) Cavaliere e dai plebisciti in Piazza Venezia siamo passati al televoto Mediaset. Una notevole maturazione democratica.

Gia nell’antica Roma si sapeva che "tutte le repubbliche degenerano in tirannie". Ciò che è accaduto in Italia, dove il cosiddetto "monopartitismo competitivo" va sempre più consolidandosi.

Le élites al potere nel Belpaese hanno approfittato del crollo della cosiddetta Prima Repubblica per instaurare, la cosiddetta "Seconda Repubblica" (scimmiottando qui i cugini d’oltralpe).

La più significativa differenza tra le due l’ha data Beppe Grillo quando ha detto che "nella Prima Repubblica i politici diventavano ladri mentre nella seconda i ladri diventano politici".

Aggiungerei che nella "repubblica" attuale di "repubblicano" non c’è quasi più nulla.

Tremonti, per fare un esempio paradigmatico, ha recentemente privatizzato anche l’acqua e la gestione della "cosa pubblica" è quanto di più opaco, nepotistico e antidemocratico si possa immaginare.

Si ricordi poi che in Italia il 95% dei mainstream (tv e cartacei) sono in mano a oligarchie politico-economiche e per di più a libro paga del regime stesso (canoni e/o finanziamenti all’editoria), per non parlare del sesquipedale conflitto d’interessi del plurinquisito a capo del governo, un caso quasi unico al mondo.

Si rifletta sul fatto che nella penisola la casta al potere ha recentemente tolto nelle elezioni generali la "preferenza". Quindi attualmente si votano solo delle segreterie, dei gruppi di potere élitari dove a decidere chi siederà nelle assemblee come il Parlamento sono i capi di tali gruppi e non gli elettori, il "gregge confuso" (Lippmann) che va educato e condotto dai leader.

E sempre Lippmann, nella "teoria progressiva della democrazia" affermava che nel sistema cosiddetto democratico vi sono due classi di cittadini; coloro che pensano e prendono decisioni e gli spettatori che, periodicamente, possono dare il loro consenso a qualche esponente della prima categoria e poi devono tornare al loro ruolo di spettatori.

Lippmann, come ci ricorda Chomsky ("Il potere dei media", Vallecchi 1994), sostiene che "se lasciamo che la maggioranza ignorante e intrigante interferisca negli affari pubblici avremo seri problemi".

Per questo i vertici del partito non volevano le primarie pugliesi. Per l’attuale regime le masse popolari sono un pericolo, la partecipazione popolare una calamità, un leader (come Vendola) che appoggi le istanze della base un traditore.

Come ci ricorda Travaglio (Il Fatto, 25 gen 2010), Michele Vietti dell’Udc ha dichiarato che "Il PD o abolisce le primarie o si suicida". Non sappiamo a quale titolo egli si arroghi il diritto di insegnare la democrazia agli altri partiti ma il suo linguaggio è illuminante sulla sua concezione della stessa: una concezione diciamo "kissingeriana" applicata però al suo stesso paese.

Essere più reazionari del macellaio dell’Indocina americano è un’impresa che è riuscita a pochi, ma non al gerarca dell’Udc. Peccato che tali illuminanti frasi non siano sulle prime pagine dei mainstream.

E’ quindi evidente, ad una anche alla più semplice delle analisi, che in Italia, oggi, non c’è nulla né di repubblicano né di democratico.

Ed è anche evidente perché i mainstream fingano stupore e sorpresa di fronte ad una manifestazione democratica partecipata ed attiva come le primarie.

Viene da domandarsi solo come possa la gente tenere ancora una tv in casa, comprare i quotidiani (sempre meno, per la verità) e recarsi a votare.

Ho un ricordo recente di Nichi Vendola, un ricordo di parole che mi hanno colpito per il coraggio e la chiarezza.

A chi gli chiedeva sulla disponibilità della Puglia allo sciagurato nucleare governativo prossimo venturo, rispondeva che "finché io sarò governatore, per fare le centrali nucleari in Puglia serviranno i carri armati".

Parole che mi riportarono alla mente quelle di un altro grande leader popolare, che ha vinto una dozzina di elezioni in dieci anni e che ha rinazionalizzato metà del suo Venezuela, per arricchire il suo popolo invece delle multinazionali straniere: parlo di Hugo Chavez, che, in una conferenza stampa, all’indomani dell’ennesima nazionalizzazione, alla domanda del giornalista che gli chiedeva se non temeva per le eventuali ripercussioni sulla borsa, rispondeva testualmente: "Cadrà la borsa, non il Venezuela".

Laggiù è da più di un decennio che il popolo venezuelano continua a "sbagliarsi", ma solo dal punto di vista dei mainstream occidentali.

Certo, Chavez e Vendola sono difficilmente comparabili eppure, sulle cose importanti, sui principi, sugli ideali, mi paiono molto vicini. Credo che se si incontrassero si capirebbero con uno sguardo.

Potremmo dire, parafrasando Chavez: "cadrà il PD, non le istanze di giustizia sociale, di uguaglianza, di dignità", che gli uomini come Vendola rappresentano.

E finché ci sono uomini come Nichi Vendola che, mentre tutti gli altri si chinano a dire di sì, non mollano e restano in piedi a difendere il loro no, forse c’è ancora speranza.


www.agoravox.it

Lombardia, tutti divisi Il Prc punta su Agnoletto


di Matteo Bartocci
Il patto d'acciaio Formigoni-Lega in Lombardia spappola le opposizioni. Dopo il divorzio consensuale con i radicali di Cappato e Bonino, il candidato per il «pirellone» di Pd, Idv e Sel Filippo Penati (che è anche il coordinatore della segreteria Bersani) insiste con il veto verso Rifondazione e la falce e martello. Che dal canto suo da un lato rafforza gli appelli a Sinistra e libertà per l'unità (vedi lettera di Ferrero a Vendola sul manifesto di ieri) dall'altro già si predispone a una corsa in solitaria sotto il nome dell'ex europarlamentare Vittorio Agnoletto. La questione è sul tappeto e ieri è stata affrontata dalla segreteria a via del Policlinico. Ferrero ha da tempo proposto al Pd una «desistenza» anche in Lombardia come ha già fatto in Piemonte con Mercedes Bresso. Un accordo tecnico e non politico anti-Formigoni che il braccio destro di Bersani - dopo le rotture del passato alla provincia di Milano - per ora non ha intenzione di concedere. Il Prc teme il quorum al 3 per cento previsto dalla legge regionale per le forze non coalizzate (soglia inesistente invece per le coalizioni, in cui si possono eleggere consiglieri anche con l'1,5%). E ha chiesto a Sinistra e libertà di resistere alle offerte del Pd come Rifondazione ha fatto in Puglia su Vendola fin dal primo momento.
«Un centrosinistra forte non esclude nessuno ma non si possono scaricare su Sinistra e libertà i problemi di Rifondazione con Penati», mette le mani avanti Tino Magni, coordinatore regionale di Sel (Sd ed ex Fiom). «Non ho nessuna preclusione verso nessuno - insiste Magni - ma non accetto chi dice che se il Prc non ci sta allora non deve esserci anche Sel. Noi stiamo lavorando da tempo a un programma alternativo a Formigoni, se altri vogliono fare la desistenza va bene ma noi non abbiamo nessuna responsabilità».
Certo è difficile immaginare la corsa in Lombardia come una lotta per vincere. Tuttavia è la prima regione italiana e l'anno prossimo si vota a Milano. E' in piena crisi industriale. Ed è qui che è nata la Compagnia delle opere, un gigante che in Italia e nel mondo nel nome della sussidiarietà fattura quasi 70 miliardi di euro (la Fiat ha chiuso il 2009 della crisi a quota 50). Di questi, ben 5 dipendono dalle scelte amministrative della giunta guidata da quindici anni da Roberto Formigoni. Anche l'Udc sbattuta fuori dal Carroccio, dopo tutto questo tempo deve decidere il da farsi. Il partito di Casini si riunirà a Roma giovedì ma è quasi inevitabile una corsa solitaria. I nomi più accreditati sono cattolici ultradoc come Savino Pezzotta e Buttiglione.
A sinistra la questione non è ancora chiusa ma lo sarà a giorni. Sull'argomento però già abbondano interpretazioni diverse. Tante che si può perfino ipotizzare il classico gioco del cerino che precede una «rottura». Una parte consistente di Rifondazione insiste non da oggi per la scelta solitaria fuori dal centrosinistra. Mentre le varie anime di Sinistra e libertà sul territorio non sempre concordano sul rapporto da tenere verso il Pd.
Tuttavia l'«effetto Nichi» galvanizza una lista-movimento azzoppata dalle europee e dalle uscite di Verdi e socialisti. A Bari è quasi scontato un simbolo «Sinistra per Vendola» che raccoglierà il meglio della primavera pugliese. Ed è impossibile, anche con lo sbarramento del 4 per cento in vigore da queste elezioni , che qui il Prc possa correre sotto il nome del leader uscito dopo il congresso. Il «polo rosso» vagheggiato nelle settimane scorse si è scongelato prima di nascere. Si ridurrà a qualche bicicletta rosso-verde dove la necessità impone: forse in Toscana, forse in Calabria.
Tuttavia proprio l'originalità delle primarie pugliesi dovrebbe far riflettere un po' tutti. Perché se è forte la tentazione di dipingere Vendola come «il Berlusconi rosso» (Repubblica) o lo stellone della sinistra italiana (Mussi sul manifesto di ieri), forse proiettare subito il leader di Sel sulla scena nazionale è un errore. Il presidente uscente ha (stra)vinto non tanto o non solo per la sua indubbia popolarità o per la sua campagna innovativa. Ha convinto soprattutto per alcune scelte chiare alla guida della regione e perché ha reso esplicite le contraddizioni del Pd. Locale e nazionale. E' dal travaglio democratico che rinasce la candidatura di Vendola. Uno scontro molto concreto e non solo su poltrone, assessori e strapuntini. Se si vuole replicare quel modello e quella vittoria, dunque, è bene che tutto ciò che si muove a sinistra del Pd mediti a fondo. Altrimenti anche i piccoli o grandi timonieri rischiano il piccolo cabotaggio.

da IlManifesto

Dichiararsi fascisti non e' reato......

Dichiararsi fascisti non è reato
Chiuso il caso Castagna. Archiviazione per l'apologia di fascismo

Dichiararsi fascisti non è reato. Si è chiusa così, con l'archiviazione per , la vicenda giudiziaria di Alberto Castagna, esponente di spicco dell'estrema destra isernina, indagato per apolgia di fascismo. Una storia che ha avuto inizio nel maggio 2007 quando, dalla lettura di un sito internet di proprietà di Castagna, scoppiò addirittura un caso nazionale, per un presunto caso di apologia del fascismo, con alcune interrogazioni parlamentari presentate da deputati ex-comunisti (da quale pulpito, ndr).
La questione è finita sul tavolo del Pm Mattei, il quale però, a conclusione delle indagini, ha chiesto l'archiviazione. , scrive il Sostituto procuratore della Repubblica. Nei giorni scorsi il Gip Laura Scarlatelli ha accolto la richiesta della Procura disponendo l'archiviazione del caso. Alberto Castagna, dunque, non ha inteso perseguire finalità antidemocratiche, non ha esaltato l'uso della violenza quale metodo di lotta politica, non ha propugnato la soppressione delle libertà garantite, non ha denigrato la democrazia e le sue istituzioni o svolto propaganda razzista, tutte ipotesi di reato punite dalla legge 645 del 1952. Alberto Castagna, fondando il cosiddetto 'Partito fascista repubblicano', ha ripudiato tutte le forme di violenza, scrive la dottoressa Scarlatelli, . La Cassazione ha precisato che . . , dichiara, soddisfatto, Alberto Castagna.
Francesco Bottone

http://www.nuovomolise.net/e_view.asp?E=7088&S=1&C=3&G...

da Indymedia

GRAFFITI ANIMATI - NO AIDS & Sud Sound System - T'à sciuta bona (ma crai)



Girando su internet sono rimasto positivamente sorpreso da questa campagna pubblicitaria per dire ancora una volta NO AIDS.
Ovviamente nelle nostre reti non lo vedremo mai. Mignotte e rosari elettronici si, ma di un video del genere la Chiesa cosa penserebbe ?



SUD SOUND SYSTEM - T'A SCIUTA BONA(MA CRAI)

T'a' scita bona....

Ma sinti scemu pe picca nu 'nci lassi le corna storte ca tieni a 'ncapu comu faci cu te piace ca poi te sienti fiaccu te minti a vomitare te sienti tuttu scemu nu rimambitu dienti nu rimbambitu.

Nu te buciare lassa stare , nu te bucare ca te faci male stai sempre cu rischi nu riesci mancu chiui cu raschi nu centri mancu chiui lu cessu de casa tocca cu rubbi cu te faci nu bucu robba de merda ca ete puru tajata quarche giurnu scoppi, quarche giurnu scatti

T'a' sciuta bona...

Ma tie la sai a ci dai li sordi toi ma tie la sai ci mangia su de tie la ma fia ca te suca lu sangu la mafia ca cite ca ruba e ca cumanna mafia bussiness controlla la Sicilia mafia bussiness controlla lu Salentu mafia bussiness controlla l' Italia mafia bussiness controlla la miseria

Ta' sciuta bona...

E tie ca stai settatu a subbra lu parlamentu te piensi ca si drittu sulu perce' t'annu votatu tra nu milione e n'auru nu scandalu e nu futtimientu te n'essi cu na legge e nu sai mancu ce hai dittu e ieu possu essire puru scorbuticu ma tie nu sinti realisticu perce' lu probleme piaga nu bbete lu tossicu ma stu sistema socio-economico-politico, copertu de parole ripienu de dollaru, che de la malattia se face lu companaticu e cu na manu a quai e cu na manu a ddrhai cu na manu a destra e cu na manu a sinistra biancu russu o niuru nu centra chiui nu cazzu o mangi sta minescia o te futti de la finescia la dici tie la musica me sarva a mie.

T'a' sciuta bona.......

SUD SOUND SYSTEM - TI E' ANDATA BENE(MA DOMANI?)

Ma sei scemo! per poco non ci lasci le corna storte che hai in testa, come fa a piacerti se poi ti senti male, inizi a vomitare e inizi a sentirti scemo, un rimbambito diventi, un rimbambito

Non bruciarti lascia perdere, non bruciarti che fa male, rischi sempre e non riesci più a scopare, non riesci a centrare neanche la tavoletta del cesso di casa, devi rubare per farti un buco, robba(eroina) di merda che è anche tagliata.Qualche giorno scoppi, qualche giorno scatti

Ti è andata bene......

Ma tu lo sai a chi dai i tuoi soldi, ma tu lo sai chi mangia su di te, la mafia ti succhia il sangue, la mafia che uccide, ruba e comanda. Mafia bussiness controlla la Sicilia Mafia bussiness controlla il Salento Mafia bussiness controlla l'Italia Mafia bussiness controlla la miseria.

Ti è andata bene......

E tu che sei seduto li in Parlamento credi che sei un dritto solo perchè ti hanno votato, tra un milione e l'altro, uno scandalo una ruberia emani una legge non sapendo nemmeno quello che hai detto e io potrei essere anche scorbutico ma tu non sei realistico perchè il problema, la piaga, non è il tossico, ma questo sistema socio-economico-politico coperto di parale e pieno di dollari, che usa la malattia come companatico. Una mano qui e una mano li e una mano a destra e una mano a sinistra, bianco rosso e nero non c'entra un cazzo e dici o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra ma ma la musica mi salva

Ti è andata bene......

Ti ricordi di chi è morto e vive dietro a un Muro?


di Doriana Goracci
Inizio dall’Italia e da Francesco Mastrogiovanni, maestro anarchico, morto su un letto di contenzione dopo 80 ore di TSO e non perchè lo diciamo tra amici ma perchè 14, tra i 19 indagati medici e infermieri coinvolti nel “caso estivo“, sono stati interdetti dalla professione per ordinanza del Gip, al punto che “Per mancanza di personale è stata disposta la chiusura del reparto di psichiatria del San Luca di Vallo della Lucania “.E questa è la conferenza stampa prima di apprendere la notizia della chiusura del reparto suddetto.



Per leggere l’articolo – comprensivo dei link delle pagine di Sud Sostenibile, Il Mattino e Cronache Salerno potete leggere quanto scritto sul blog dove troverete Natale Adornetto, che si batte affinchè la vita di nessuno sia Senza Futuro . Anche lui, come chi scrive questo articolo,è un membro del Comitato verità e giustizia per Francesco Mastrogiovanni, così i parenti e gli amici tutti, chi ci da notizie…contro il Muro del Silenzio e dell’omertà sui crimini del potere,le vittime della ragione di Stato.

Dopo le celebrazioni per la Memoria dei deportati nei campi di concentramento, doverose, ho sentito io altrettanto doveroso ricordare quanti ancora vivono dietro le Mura, non solo di un Carcere, un Cie,un reparto di psichiatria ma in un ghetto disumano e confinati dalla violenza, di chi in passato l’ha subita atrocemente, la persecuzione e l’emarginazione.Solo un Muro è crollato, quello di Berlino.

Mi riferisco al popolo palestinese e ai quei ragazzi israeliani, Refusnik,ai giovani attivisti, agli Anarchici Contro il Muro,in inglese Anarchists Against the Wall, che ancora tentano di far sapere e girano nel mondo come dei Cantastorie disperati ed ostinati: il 28 gennaio a Roma si potrà ascoltare la testimonianza di Ronnie Barkan, attivista israeliano anarchico contro il muro, a Corso Italia 25 alle 17. Uno dei sempre troppo pochi che lotta per quei morti e vivi siano essi zingari, omosessuali, malati di mente, militanti comunisti e socialisti, anarchici, sindacalisti, dissidenti politici,vagabondi,bambini detenuti, donne e genocidi, attivisti…



Sono voci rare, e a mio avviso non meno preziose, che osano e lottano per non scordare. Ci invitano a guardare la realtà, fatta di persone e non Merci su un Treno, senza futuro: per la Libertà, senza confine, in direzione contraria ai Fatti Globali.

Non deve ripetersi mai più ? Per due motivi, il primo per come vanno le cose, il secondo per cambiarle perchè “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio” . Lo scrisse Agostino di Ippona, e il concetto viene e venne ribadito da tanti,sempre troppo pochi, anche da un italiano come Pier Paolo Pasolini che “noi abbiamo una vera missione, in questa spaventosa miseria italiana, una missione non di potenza o di ricchezza, ma di educazione, di civiltà”.

Ritroviamoci nella Casa del Grande Rifiuto: Non fare e Non dire è aiutare ad uccidere, anche la Memoria.Detto tra Donne e Uomini, e As-Soldati: non c’è la Fortuna dietro l’angolo ma la Guerra, la Mafia, anche tra noi.Ti ricordi?



“In un “treno”, ci sono i conducenti, i controllori. Metaforicamente, ci sono pure i co-piloti. E oltre che metaforicamente, ci sono eufemisticamente gli stewart e le hostess. Ci sono anche gli addetti alle pulizie, i facchini e i guardiani. Il treno c’è chi lo visita, sale e scende e se ne va. Sul treno c’è pure chi si fa un bel viaggio. Oltre a tutte queste persone, la rimanenza della popolazione la si può suddividere in due categorie. Ci sono le persone fortunate, quelle che in nessun modo avranno mai un contatto e un incontro coi treni, e ciò sia per casualità da parte di chi è ignaro e sia per volontà di chi sa e proprio per questo si mantiene il più possibile lontano dai treni. I più sfortunati sono quelli che capitano sulla traiettoria del treno, difatti l’incontro in realtà è uno scontro, un impatto violentissimo. E si sa bene quali siano gli effetti e le conseguenze dell’impatto fra una persona e un treno. Dopo l’impatto, le persone vengono ammassate, stipate e trasportate e sbattute in ogni luogo. Il treno in questione, è la psichiatria, tutto il suo armamentario e tutte quelle brave e belle persone che operano e gravitano nel campo della psichiatria. Per questo motivo chi viene psichiatrizzato, chi cade nei tentacoli della piovra psichiatrica, diviene un Senza Futuro. La ragione quindi dell’aver creato questo blog, è da un lato il vitale invito a tenersi lontani dai treni, e dall’altro un cercare di svegliare le coscienze nella speranza che quante più persone si attivino per far sì che tante cose vengano mitigate e scompaiano.”

dal Blog Senza Futuro



da Reset-Italia

Francesco Mastrogiovanni: "il maestro più alto del mondo"


di Daniele Nalbone
Quella di Francesco Mastrogiovanni, per le forze dell'ordine "noto anarchico", per i suoi alunni "il maestro più alto del mondo", è una storia di ordinaria persecuzione e di quotidiana repressione.
Una vita fatta di mille difficoltà, di tragedie messe alle spalle ma che lasciano un segno indelebile nella testa. Un'esistenza precaria fino all'ultimo giorno di libertà. Una storia di quelle che non vorresti mai raccontare ma che, come ci spiega il suo caro amico e compagno, il professore-editore anarchico Giuseppe Galzerano, «devi farlo, per rendere giustizia a Franco e far si che quanto gli è accaduto non si ripeta a nessun altro».
Liberazione è stato il primo giornale nazionale a denunciare la morte di Franco, deceduto nel reparto di psichiatria dell'ospedale San Luca di Vallo della Lucania alle 7,20 di martedì 4 agosto 2009. Pochi giorni dopo una mail inviata dal professor Galzerano ci ha fatto capire che qualcosa, in quella morte, non era chiara. Franco è stato ricoverato il 31 luglio per un trattamento sanitario obbligatorio. In quattro giorni è passato dalla calda spiaggia di San Mauro Cilento, dove stava trascorrendo le vacanze, al freddo marmo dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania. Arresto cardiaco causato da un edema polmonare, hanno detto i medici. Ma c'è qualcosa di più che colpisce la nostra attenzione: Francesco Mastrogiovanni era salito agli onori della cronaca nei primi anni settanta per la morte di Carlo Falvella, giovane neofascista, vicepresidente del Fuan salernitano, ferito a morte durante l'aggressione dell'anarchico Giovanni Marini. Per capire in quale scenario sia morto il "maestro più alto del mondo", non possiamo fare altro che partire alla volta del Cilento per conoscere i parenti e i compagni. Il 9 settembre, nello splendido scenario di Castellabate è in programma la rassegna "Finisterre Plus", video, musica e performance dedicata a William Burroughs. "La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili". Un titolo, una frase, che spiega perché a Burroughs è stato accostato il racconto degli ultimi giorni di vita di Francesco Mastrogiovanni.
Ombra e violenza. Un resoconto dettagliato, quello fatto dal professor Galzerano e dall'ex sindaco di Montecorice, Giuseppe Tarallo, amico e compagno di Franco, che sembra costruito appositamente sullo sfondo persecutorio di una delle opere dello scrittore americano. Purtroppo, però, questa volta siamo al cospetto di una "storia vera" iniziata nel lontano 7 luglio 1972. Insieme a Giovanni Marini e Gennaro Scariati, Franco stava passeggiando sul lungomare di Salerno. Quel giorno era pieno di fascisti che da giorni cercavano di provocare Marini per avere la "scusa" di un'aggressione. Le sue indagini, all'epoca si diceva "controinformazione", sullo strano incidente stradale che il 27 settembre 1970 aveva provocato la morte sulla Roma-Napoli di cinque giovani anarchici calabresi, nei pressi di Ferentino, davano fastidio. Annalisa Borth, Giovanni Aricò, Angelo Casile, Francesco Scordo e Luigi Lo Celso si stavano recando a Roma per consegnare ai compagni della capitale i risultati di una loro inchiesta sulle stragi fasciste che avevano iniziato a insanguinare il paese, in particolare sul deragliamento del "Treno del Sole" Palermo-Milano del 22 luglio del 1970, nei pressi della stazione di Gioia Tauro. Giovanni Marini aveva scoperto che alla guida dell'autotreno, che procedeva a fari spenti, c'era un camionista con simpatie fasciste e che lo scontro avvenne precisamente all'altezza di una villa di Valerio Borghese. Erano iniziati a insinuarsi i primi dubbi sulla casualità dell'episodio. «Da allora su di lui incombeva una sentenza di morte alla quale sarebbe sopravvissuto per quasi trent'anni», spiega oggi il professor Galzerano. Giovanni, Franco e Gennaro si stavano recando a teatro. Ridiscendendo via Velia si trovano davanti a due giovani missini: Carlo Falvella e Giovanni Alflinito armati di lame. Franco accelera il passo per andare a parlare con loro. Dai racconti e dalle testimonianze del processo emerge come tentò di far da paciere ma, per tutta risposta, ricevette una coltellata ad una coscia da Alflinito e stramazzò a terra. I due compagni intervennero immediatamente e, nella rissa che ne seguì, Giovanni riuscì a disarmare Falvella ferendolo a morte con la sua stessa arma. Si costituì il giorno stesso mentre Franco venne trasportato in ospedale. Gennaro, invece, sarà immediatamente scarcerato perché minorenne. Da quel giorno il caso Marini finì su tutti i giornali: Giovanni era, per tutti, un mostro. «Per punizione», racconta il professor Galzerano, «peregrinava incessantemente da un carcere all'altro e a Caltanissetta venne rinchiuso in una cella senza luce da dove non smise mai di denunciare le aberranti condizioni di vita riservate ai carcerati». Per motivi di ordine pubblico il processo venne spostato da Salerno proprio a Vallo della Lucania. Marini viene condannato in primo grado a dodici anni (pena poi ridotta a nove in appello), Mastrogiovanni viene assolto ma allora per lui inizierà l'inferno. Un inferno in camicia nera fatto di minacce, telefonate minatorie, continue ritorsioni che lo porteranno ad emigrare al nord. A metà degli anni ottanta si trasferisce a Sarnico, sul lago di Iseo, in provincia di Bergamo, dove, per quindici anni, insegna nelle scuole elementari della zona. Ma la sua fama di "pericoloso anarchico" lo accompagnerà anche lassù. Il merito, questa volta, è delle forze dell'ordine che, con una nota, comunicano ai colleghi bergamaschi di non perderlo d'occhio. Inizia, così, una seconda fase di persecuzioni: questa volta condotta della forze dell'ordine.Alla fine degli anni novanta decide di fare ritorno a Castelnuovo Cilento.
Agli agenti del paese non sembra vero: ora avranno di che divertirsi. Per Franco la divisa diventa un incubo quotidiano che si trasforma in realtà il 5 ottobre 1999. Quel giorno per lui scattano le manette. Tutto inizia dall'ennesima, immotivata provocazione. Una multa per divieto di sosta a Vallo Scalo. Franco compie l'errore di mandare a quel paese un agente. Immediato l'arresto. Immancabili le botte nel commissariato. L'accusa è pesante: resistenza aggravata e continua nonché lesioni personali. Ovviamente Franco risponde con una controdenuncia per arresto illegale, lesioni personali, abuso di autorità e calunnia. Per lui scattano gli arresti domiciliari presso l'abitazione familiare, a Castelnuovo Cilento. Una beffa: il compito di controllarne l'osservanza viene affidato agli stessi carabinieri denunciati. Inizia il tormento al punto che diverse volte chiederà di tornare in carcere. Ma quando tutto sembra volgere per il meglio con il proscioglimento da ogni accusa, per Franco inizia la terza fase di persecuzione: quella dello Stato. Alla fine venti anni di angherie, soprusi, minacce, botte, lasciano il segno. Psicologicamente fragile, Franco si sente perseguitato. Ogni volta che incrocia una divisa, entra nel panico. Per due volte il sindaco di Castelnuovo firma la richiesta per un trattamento sanitario obbligatorio. Esperienza traumatica che Franco riesce a superare continuando ad insegnare. Adora i bambini e i bambini adorano questo maestro altissimo. Le uniche proteste dei genitori sono perché è poco severo. Di certo non una minaccia. Ma così non la pensa il sindaco di Pollica Acciaroli, Giuseppe Vassallo che ha formati contro di lui il Tso fatale. Il 30 luglio Franco si trovava nella località turistica cilentana quando, per l'ennesima volta, viene inseguito dai carabinieri. In preda al panico scappa. La pattuglia desiste. Il maestro trova rifugio nel bungalow del campeggio Club Costa Cilento. Un luogo tranquillo, per lui. Circondato da amici e persone che lo stimano come la signora Licia, la proprietaria del camping, che, di tanto in tanto, gli lascia i nipotini. Ma la mattina seguente l'incubo delle forze dell'ordine ritorna, prepotente. Arrivano sul posto una quindicina di carabinieri, una pattuglia dei vigili urbani, un medico dell'ospedale di Vallo della Lucania. Voglio portare Franco in ospedale. Il maestro scappa dalla finestra, si getta in mare, a nuoto raggiunge una secca. Per oltre due ore resta in acqua. Sopraggiunge anche una motovedetta della guardia costiera per avvertire i bagnanti che "è in corso una caccia all'uomo". Stremato, si arrende. Raggiunge la spiaggia, chiede una sigaretta, si fa una doccia. E' tranquillo. Consapevole di ciò che lo aspetta. Eppure, gli vengono fatte tre iniezioni. Sale sull'ambulanza e il suo ultimo messaggio è per la signora Licia. «Se mi portano a Vallo, non ne esco vivo». E così sarà. Dopo quattro giorni di Tso muore per un infarto causato da edema polmonare. Una morte naturale, "normale", dicono dall'ospedale. Ma dall'autopsia emergono particolari inquietanti. Franco aveva diversi lividi sul corpo e segni di lacci su polsi e caviglie. Era stato legato per tutti e quattro i giorni di Tso, anche se sulla cartella clinica non c'è traccia della contenzione. Ci rechiamo all'ospedale di Vallo per parlare con i medici. Nessuno apre bocca. Nessuno ha visto niente, anche se quattordici, fra medici e infermieri, sono tutt'ora sotto inchiesta. Tutti tacciono anche quando facciamo notare che le sbarre alle finestre e le porte del reparto chiuse a chiave non sono "normali". Chiediamo di parlare con i vertici dell'ospedale per avere dei chiarimenti che, puntualmente, non arrivano. «Quello che succede di sopra, non lo so» ci spiega, come se niente fosse, il vicedirettore. Ogni nostra domanda è un secco «no comment». Neanche quando domandiamo se avesse avuto notizia di una rissa al piano di sopra, cosa che spiegherebbe la contenzione (anche se non protratta per quattro giorni) e i lividi. «Quello che succede di sopra...». Certo, i dirigenti dell'ospedale non lo sanno. Rassicurante. Sta di fatto che un maestro elementare, che ha vissuto tutta la sua vita di precario insegnante, perseguitato da fascisti, forze dell'ordine, amministratori locali in quanto "noto e pericoloso anarchico", in poche ore è passato dalla calda spiaggia di Acciaroli al freddo marmo dell'obitorio dell'ospedale di Vallo della Lucania. Tutto per un trattamento sanitario obbligatorio deciso da un sindaco che non voleva avere problemi in una località che ha appena ottenuto la bandiera blu d'Europa e millanta di essere il paese di Ernest Hemingway. Come chiosa il professor Galzerano, «un falso storico senza precedenti».

da reti-invisibili.net

L’ufo Vendola

“Doveva essere il laboratorio delle future vittorie del Partito democratico. In Puglia Pier Luigi Bersani si preparava a stringere un’alleanza vantaggiosa con l’Udc, un partito di centro cattolico. Un’alleanza che sembrava l’unica soluzione per evitare una sconfitta alle elezioni regionali del 28 marzo. In cambio, i centristi pugliesi chiedevano la testa del presidente della regione, Nichi Vendola e la scelta di un candidato governatore, Francesco Boccia, che fosse compatibile con i loro valori.
Ma c’era un problema: Vendola non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo incarico dopo cinque anni di lavoro molto apprezzato”, racconta Le Monde. “Vendola è uno di quegli ‘ufo’ politici che solo l’Italia è in grado di produrre: 51 anni, cattolico, ex esponente del Pci, gay dichiarato, poeta stimato ed esperto di Pasolini. Il 24 gennaio ha ricevuto il 70 per cento delle preferenze alle primarie del Pd per eleggere il candidato governatore della Puglia. La direzione nazionale del partito incassa”.

Il quotidiano britannico Guardian, invece, si occupa del restauro del teatro San Carllo di Napoli. “Nel libro di Norman Lewis Napoli ’44 un soldato britannico nell’Italia occupata descrive la scena di un’orchestra che suona al teatro San Carlo di Napoli. I musicisti fanno un intervallo e quando tornano ai loro posti scoprono che i ladri gli hanno rubato tutti gli strumenti. Per chi non la conosce bene, questa è probabilmente la reputazione di Napoli e del suo teatro d’opera, il terzo in Italia dopo la Scala di Milano e la Fenice di Venezia. Ma basta vedere il video del concerto che si è tenuto il 27 gennaio per celebrare la riapertura dopo due anni di restauri per cambiare idea. Il San Carlo fu lodato da Stendhal per la sua bellezza e oggi non è da meno”.

da Internazionale

IVAN GRAZIANI - TAGLIA LA TESTA AL GALLO



IVAN GRAZIANI - TAGLIA LA TESTA AL GALLO

Taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Commare mia commare mia
commare mia commare
dimmi che senti dimmi che provi
Ah...
Se la tua terra
e' ancora in mano ai quattro mori
dimmi che senti dimmi che provi
E allora
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Fratello mio fratello mio
fratello mio fratello
dimmi che senti dimmi che provi
Ah...
Se fra te e io straniero
c'e' ancora di mezzo il mare
dimmi se e' vero
e che non vuoi tornare
Anche tu
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
Ah...
Terra salata terra bruciata
abisso di dolore
spazzata dai venti
tu non puoi parlare
Ah...
Come un illuso
io vorrei che fosse vero
che ogni mano che apre il tuo ventre
fossi tu a partorirla
E allora
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca
taglia la testa al gallo
se ti becca nella schiena
taglia la testa al gallo
se ti becca