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domenica 14 febbraio 2010

Valerio Verbano, 30 anni senza giustizia


di Ernest Everhard
Sui muri di un pezzo di periferia nordorientale della capitale, tra Val Melaina, Tufello e Montesacro, alle scritte sbiadite che ricordano Valerio Verbano se ne affiancano di nuove e accese. Gli slogan e i linguaggi cambiano,come anche le generazioni e le esperienze di movimento. Sono nati centri sociali, palestre popolari dedicate al giovane massacrato da un commando fascista nella sua abitazione giusto trent'anni fa, occupazioni di case e nuovi collettivi studenteschi.
C'è un filo ininterrotto, lungo tre decenni, che ha mantenuto viva non solo la memoria, ma anche le pratiche di conflitto, definendo una nuova grammatica antifascista, legata strettamente alle lotte sociali, ai progetti culturali, alla vita dei territori. Provando in questo modo a scavalcare il rischio della retorica e dell'agiografia consolante ma immobile. È questa la scommessa di chi non rinuncia alla sfida della trasformazione sociale: non farsi infilare nel tunnel degli "opposti estremismi" e degli "anni di piombo", non cadere nel giochino bipartisan dell'equidistanza e della toponomastica pacificatrice.
Per queste ragioni, quest'anno, l'anniversario si svilupperà in diversi eventi: assemblee, presentazioni di libri, proiezioni di documentari, concerti. Che culmineranno in un corteo, sabato prossimo 20 febbraio, che attraverserà il quartiere di Valerio, Montesacro, e terminerà a piazza Sempione con una grande serata musicale che mescolerà rap, hip hop e punk rock.

Il laboratorio neofascista
Fin dal primo dopoguerra, Roma rappresenta la città dove il neofascismo si esprime con più forza sia in termini di radicamento sociale, attivismo politico e consenso elettorale. Una dimensione materiale che, nei decenni successivi, porta i movimenti a misurarsi con le pratiche dell'antifascismo militante. Non è forse un caso che sia il 1968 che il 1977 sono aperti dagli scontri con i neofascisti: Almirante all'università, con la battaglia fuori la facoltà di giurisprudenza e il ferimento dello studente Guido Bellachioma, con il conseguente assalto alla sede del Fuan di via Sommacampagna. Tra tutte le vicende di sangue che questa lunga storia ci consegna, l'assassinio di Valerio Verbano, a trent'anni di distanza, è tra le più sentite, per diverse ragioni: per la ferocia e le predeterminazione con cui è stata spezzata la vita di un ragazzo; per l'instancabile battaglia e la generosità di Carla Verbano; per gli interrogativi ancora aperti sui mandanti e gli esecutori; per l'inscindibile intersecarsi della memoria di Valerio con le lotte e i movimenti lungo questi 30 anni.

L'omicidio impunito
Valerio Verbano nel 1977 ha sedici anni, quando muore ne ha appena 19. Una parabola umana e politica contrassegnata dalla caparbietà del suo impegno politico nell'area dell'autonomia nella sua scuola, il liceo Archimede, e nel Comitato autonomo di Val Melaina, nel quadrante nord-est di Roma. Una scelta difficile non solo per le aggressioni dei fascisti ma anche per l'accanimento degli apparati repressivi contro chi sceglie di fare inchiesta militante sui legami tra eversione nera, poteri forti e pezzi dello stato. Il 22 febbraio del 1980 tre uomini bussano alla porta di casa di Valerio dicendo di essere suoi amici. Entrano con i passamontagna, legano e imbavagliano i genitori di Valerio, aspettano il suo rientro a casa e lo uccidono dopo una non breve colluttazione. Nel bailamme delle rivendicazioni che emergono nelle ventiquattro ore successive, la più attendibile sembra essere quella dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), la cui responsabilità penale verrà ascritta anche in sede giudiziaria. Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, da sempre, negano la paternità dell'omicidio.
Il 23 giugno 1980 viene assassinato dai Nar il giudice Amato, a poche centinaia di metri dalla casa di Verbano. Amato si occupa delle inchieste sull'eversione nera e ha in carico anche quella sull'omicidio di Valerio. Nelle mani del giudice si trova anche il dossier che Valerio aveva preparato sui rapporti tra neofascismo, forze dell'ordine e politica, e che gli era stato sequestrato nell'aprile del 1979 quando è tratto in arresto per sette mesi con l'accusa di aver fatto esplodere un ordigno rudimentale in un casolare abbandonato. Centinaia di pagine con nomi, date, indirizzi, foto, che "scompariranno" tra le stanze e i corridoi della procura e che in moltissimi, a cominciare dalla madre Carla, sono convinti essere la causa della sua morte.
Il 25 febbraio si tengono i funerali, il giorno del suo compleanno, ma è il 1980 e ogni espressione pubblica del movimento viene duramente repressa: dalle finestre del commissariato di San Lorenzo vengono esplosi diversi colpi di pistola sul corteo che accompagna Valerio al Verano, mentre le cariche, violentissime, arrivano fin dentro il cimitero. Per diversi anni il 22 febbraio diventa un anniversario segnato dalle cariche della polizia contro il corteo indetto dai compagni e dagli amici di Valerio. Le inchieste sull'omicidio non hanno portato a una verità giudiziaria, nel 1989 arriva anche l'assoluzione di quattro appartenenti ai Nar. Rimangono aperte troppe domande, alla luce degli innumerevoli episodi di depistaggio, insabbiamento e omissioni delle prove, come la scomparsa dell'arma del delitto dagli uffici della procura di Roma e di un faldone relativo al dossier scritto da Valerio.

Tutte le iniziative
Sabato il corteo

«Oggi la storia di Valerio vive nei percorsi e nei progetti avviati in questi anni nei nostri quartieri, nelle scuole e in tutta la città»: con queste parole i centri sociali e "i compagni e e le compagne di Valerio" promuovono un calendario di iniziative e appuntamenti. Mercoledì 17, alle 18, lo Spazio sociale Onda Rossa 32 organizza un'assemblea antifascista a San Lorenzo. Giovedì 18, alle 17, all'Astra di via Capraia 19 presentazione del libro "Sia folgorante la fine", scritto da Carla Verbano. Venerdì 19, alle 19, al centro sociale Macchia Rossa si presenta la tesi su Verbano di Marco Capoccetti Boccia. Sabato 20, alle 16, corteo da via Monte Bianco a piazza Sempione (per ricordare la vertenza ancora aperta del centro sociale Horus), dove si terrà un concerto gratuito con 99 Posse, Assalti Frontali, Colle der Fomento, Empatia Venefica e Rancore.

da Il Manifesto

Riporto un commento molto interessante trovato su Il Manifesto taggato Maurizio Mariani

Valerio Verbano è stato ucciso da persone che furono fotografate nella zona in pose molto scomode.
I NAR di Valerio Fioravanti,in quel tempo bazzicavano i fascisti del Ponte delle Valli.
Fascisti che si avvicinavano alla lotta armata,attaccando i centri sociali e i compagni del Tufello Valmelaina.
Una vera e propria guerra, era in atto e il Ponte era il confine invalicabile.
Noi stavamo dalla parte degli operai e delle persone povere delle case popolari,mentre loro stavano con i ricchi commercianti e i borghesi che abitavano le case milionarie che arrivavano fino a Porta Pia.
Due realtà che non potevano convivere senza qualche scaramuccia.
Fioravanti,tra quei ragazzi di destra, cercava nuovi aderenti e tra i loro genitori,finanziamenti.
Valerio Verbano, con la sua macchina fotografica,fece delle foto pesanti e loro se ne accorsero.Ammazzarono il ragazzo e anche il giudice che aveva preso i contatti.
Morti ammazzati da una mano fascista.
Tutto chiaro come il sole.
Lo hanno ammazzato d'avanti ai genitori e senza alcuna pietà.
Tutto chiaro e preciso.
Ma in un'Italia,dove tutto deve essere misterioso e tutte le parole,devono essere soffocate da altre parole che confondono e rendono incomprensibile,anche l'evidenza, ecco che Valerio e la sua morte,viene avvolta nel mistero.
Ma quale mistero!
Lo hanno ammazzato i fascisti,perche erano stati fotografati con persone che non dovevano apparire.
Ammazzato come il suo dirimpettaio.
Il giudice che indacava.
In Italia,la giustizia è una parola senza senso.
Penso proprio che solo la classe operaia,potrà ristabilire l'ordine e la giustizia

Finalmente una buona notizia: la Binetti se ne va dal PD


Paola Binetti se ne va sbattendo la porta. Finalmente…

Finalmente una domenica che si apre con un’ottima notizia , di quelle che ti mettono di buon umore: ” La Binetti sbatte la porta. Il Pd ha fallito, vado con l’UDC” “Nel partito cattolici senza spazio”

E vaiiii!!!Bingo!!!

Apritegli tutte le porte verso l’uscita, anche la portiera della macchina che la porta via, se serve dategli pure dei soldi, un cilicio d’oro , fate voi. Ma presto prima che ci ripensi…

L’avevo detto io che se nevicava a Roma qualche altro miracolo sarebbe accaduto…Vi ricordate i D.I.C.O., i patti che dovevano regolare le convivenze di fatto dando dei diritti a persone che pur dividendo insieme la vita non potevano neanche venirsi a troviare in ospedale in caso di malattia di uno dei due? Bene, anzi male, perché non furono mai approvati dal governo Prodi e furono un motivo di grande delusione e disaffezione , fra i tanti altri, dell’elettorato di sinistra verso quel governo.

Fra coloro che più frenarono ed ostacolarono quella riforma ci fu in primis l’onerovole che calza il cilicio, colei che è in costante contatto con le autorità ecclesiastiche, Paola Binetti.

Fece il diavolo a quattro, se mi si passi l’ardire, insieme al gruppo dei cattolici super ( teodem, li chimavano), per mettere in difficoltà Prodi, riuscendoci.

Quel gruppo di fanatici codini e babbione era allora capitanato da Rutelli, fulminato dalla conversione iper religiosa dopo una vita intera di laico ed anticlericale radicale.

Ma per costui abbiamo già festeggiato l’allontanamento dal PD . Se ne è andato , per fortuna, già da tempo fondando il gruppetto dell’API, defilandosi verso lidi centristi.

Tutto ciò in attesa di accasarsi con Casini, quello che da Vespa fa il democratico a difesa della legalità ma che in Sicilia mangia i cannoli con la mafia e con vasa vasa Cuffaro.

Anzi in queste ore mi gusto le interviste di Regina Profeta, quella show girl brasiliana entrata nell’indagine su Bertolaso e la Protezione Civile con il suo gruppo di ballerine : sapete perché?

Perché fu proprio Rutelli quando era candidato a sindaco di Roma a portarsela appresso come una madonna pellegrina con la Lista Beautiful che ebbe molto successo alle comunali…

Sarà per questo che il bamboccione appare molto prudente nei giudizi sull’affare sporco di questi giorni?

Comunque prudente o meno gli inquirenti hanno avuto ieri conferma da tale Manuela, del gruppo della Profeta, che la stessa incontrò il Bertolaso, conoscendolo biblicamente, in uno dei resort del gruppo Anenome.

Intanto però fatemi godere questo cappuccino con cornetto alla crema Binetti…

da Indymedia

99 POSSE - GUAI A CHI CI TOCCA



99 POSSE - GUAI A CHI CI TOCCA

Come un bullone che và dritto al suo bersaglio
l’istinto batte il tempo, deciso, non sbaglio, preciso
come la cassa dritta in quattro che rimanda una danza
antica, tribale, bellicosa danza
rinasce in una stanza
mentre il resto della casa è in fiamme
le temiamo ma non cene jamme
fiamme sul cappello sirene camionette
ce danno in cuollo c' 'u manganiello e l’elmetto
non hanno olio di ricino ma stanno attaccando
quando si gioca tutto resti in gioco vincendo.

Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare
ma non è un fatto di palle, i nazi possono bastare
duri lividi sul corpo le lotte e le parole
scateniamo tempeste ma preferiamo il sole.
Guarda che hanno fatto a Sasà
senti eiaeiaalalà
odia la loro violenza
ma giura, qualcuno pagherà

’ADDA PASSA’ NU’ GUAIO CHI CE TOCCA
’A VITA E’ A NOST’ E A VITA NUN SE TOCCA
’A DDA PASSA’ NU’ GUAIO ADDO’ O SOLE NUN COCE
’A VITA E’ A NOST’ E CHI A TOCCA S’ABBRUCIA

Nu’ guaio niro niro nu’guaio e a passa’
si a legge a faje tu io faccio l’illegalità
quann’ a gente dice basta, tanto tu t’ea ferma’
e si nun te firm’ tu, a gente c’ha dda’ pensa’.

Non ho voglia di capire chi è disposto a lasciar fare
chiedo come l’onda rossa: ”chi è legale e chi è illegale?”
tanta rabbia in me che scrivo e la mia mano trema
chi si fa i cazzi suoi oggi fa parte del problema
non si può restare in casa, fuori c’è la guerra
non è tempo di parole, scuse né di omertà
ce sta’ gente ca se joca pure a’ stessa vita
e ce sta ancora chi dice: ”Forza Italia”

’ADDA PASSA’ NU’ GUAIO CHI CE TOCCA
’A VITA E’ A NOST’ E A VITA NUN SE TOCCA
’A DDA PASSA’ NU’ GUAIO ADDO’ O SOLE NUN COCE
’A VITA E’ A NOST’ E CHI A TOCCA S’ABBRUCIA

Nu’ guaio niro niro nu’guaio e a passa’
si a legge a faje tu io faccio l’illegalità
quann’ a gente dice basta, tanto tu t’ea ferma’
e si nun te firm’ tu, a gente c’ha dda’ pensa’.

Guarda che hanno fatto a Sasà
senti eiaeiaalalà
odia la loro violenza
ma giura, qualcuno pagherà

’ADDA PASSA’ NU’ GUAIO CHI CE TOCCA
’A VITA E’ A NOST’ E A VITA NUN SE TOCCA
’A DDA PASSA’ NU’ GUAIO ADDO’ O SOLE NUN COCE
’A VITA E’ A NOST’ E CHI A TOCCA S’ABBRUCIA

Guarda che hanno fatto a Sasà
senti eiaeiaalalà
odia la loro violenza
ma giura, qualcuno pagherà

’ADDA PASSA’ NU’ GUAIO CHI CE TOCCA
’A VITA E’ A NOST’ E A VITA NUN SE TOCCA
’A DDA PASSA’ NU’ GUAIO ADDO’ O SOLE NUN COCE
’A VITA E’ A NOST’ E CHI A TOCCA S’ABBRUCIA

Napoli 14/11/1994, durante un'assurda, violentissima ed assolutamente immotivata carica della polizia ai danni di un corteo di studenti medi ed universitari, avviene un episodio gravissimo: Salvatore Franco, uno studente riconosciuto dagli sbirri come appartenete al Csoa Officina 99, viene individuato, inseguito da una volante (targata polizia A95874) lanciata a 70/80 Km orari nel mezzo del corteo in fuga, e deliberatamente investito e picchiato in strada, in auto ed in questura. Salvatore viene ricoverato in ospedale tre ore dopo "l'incidente" e per questo motivo l'intervento alla sua gamba (spezzata in sette punti dal parafango della volante) riusciva solo in parte, e oggi, a sette mesi da quel fatidico giorno [maggio 1995 n.d.r.], Sasà va in giro con dei ferri nelle gambe ed è ben lontano dal pieno recupero delle sue capacità deambulatorie.
Assassini!!! Vergogna!!! Pagherete caro, pagherete tutto.
Per denunce (calunnie, vilipendio ...) Studio legale Ciruzzi, via S. Lucia 20, Napoli.
Per contatti ed informazioni: CCA Napoli 081/263117 - Univ. Lettere autogestita 081/5420255
Per contribuire alle spese mediche e legali di Sasà versare il proprio contributo sul CCP n.34765800

Reggio E. - Ancora un attacco fascista


Come al solito di notte, come sono abituati, ignoti neofascisti compiono vandalismi alla sede del Laboratorio Aq16

Ancora una volta di notte, ancora una volta i fascisti. Vorremmo vivere in una città civile nella quale gli episodi come quello accaduto questa notte non si ripetano più.

Nella notte tra venerdì e sabato ignoti si sono recati al Laboratorio Aq16, hanno staccato uno striscione antifascista, imbrattandolo con croci celtiche, simboli delle SS tedesche e slogan fascisti. L’hanno poi appeso tra due alberi nel parcheggio del Foro Boario.
Guarda caso i soliti utili idioti, servi della destra xenofoba e razzista che sta al governo, agiscono di notte dopo che Marco Eboli (Pdl) e Matteo Iotti (Lega Nord) continuano la loro campagna denigratoria a mezzo stampa nei confronti di Aq16.

E, ancora una “strana” coincidenza, questi episodi si verificano sempre più spesso da quando Casa Pound ha aperto la sede cittadina in via Montefiorino.

Sappiamo bene quanto la destra istituzionale, anche nella nostra città, vada a braccetto con i movimenti neofascisti, ci basti ricordare che lo stesso figlio di Eboli è responsabile del gruppo studentesco di Casa Pound Reggio Emilia.

Il Laboratorio Aq16 si è sempre contraddistinto per riempire gli spazi del Foro Boario con iniziative pubbliche, momenti di aggregazione giovanile al di fuori dei divertimentifici a pagamento, attività di solidarietà con i migranti, i precari e le persone con un disagio sociale od economico.

Forse proprio per questi motivi diamo tanto fastidio a chi promuove una politica che della “legalità” a senso unico, figlia delle peggiori discriminazioni razziali e sociali, fa il proprio cavallo di battaglia politico.

GUAI A CHI CI TOCCA!

Laboratorio Aq16

da GlobalProject