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lunedì 22 febbraio 2010

BERLUSCONEIDE

Berlusconi: 'Signor parroco, mi vorrei confessare'

Parroco: 'Certo figliolo, qual'è il tuo nome?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi, padre.'

Parroco: 'Ah! Ah! Il presidente del Consiglio!?'

Berlusconi: 'Si, padre.'

Parroco: 'Ascolta, figliolo, credo che il tuo caso richieda una competenza superiore. E' meglio che tu ti rechi dal Vescovo.'

Così Berlusconi si presenta dal Vescovo, chiedendogli se può confessarlo.

Vescovo: 'Certo, come ti chiami?' Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'

Vescovo: 'Il presidente del Consiglio? No, caro mio, non ti posso confessare: il tuo è un caso difficile. E' meglio che tu vada in Vaticano.'

Berlusconi va' dal Papa. Berlusconi: 'Sua Santità, voglio confessarmi.'

Papa: 'Caro figlio mio, come ti chiami?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi'

Papa: 'Ahi! Ahi! Ahi! Figliolo! Il tuo caso è molto difficile per me.Guarda qui, sul lato del Vaticano c'è una cappella. Al suo interno troverai una croce. Il Signore ti potrà ascoltare.'

Berlusconi, giunto nella cappella, si rivolge alla Croce: 'Signore, voglio confessarmi.'

Gesù: 'Certo, figlio mio, come ti chiami?'

Berlusconi: 'Silvio Berlusconi.'

Gesù: 'Ma chi? Il Presidente del Consiglio?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'L'ex amico di Craxi ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'L'inventore dello scudo fiscale per far rientrare dalle isole Cayman e da Montecarlo tutti i soldi che i tuoi amici hanno sottratto al fisco ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha abbassato dell'1% le tasse dirette e costretto comuni/province/regioni ad aumentare le tasse locali del 45% per tenere aperti asili, trasporti, servizi sociali essenziali ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha ricandidato 13 persone già condannate con sentenza passata in giudicato?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha modificato la legge elettorale in modo che siano le segreterie di partito a scegliere gli eletti e non più I cittadini ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha abolito la tassa di successione per I patrimoni miliardari e subito dopo ha cointestato le sue aziende ai figli?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha quadruplicato il suo patrimonio personale e salvato le sue aziende dalla bancarotta da quando è al governo e che dice che è entrato in politica gratis per il bene degli italiani?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha epurato dalla RAI I personaggi che non gradiva?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha fatto la Ex-Cirielli, la Cirami e la salva-Previti ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha fatto una voragine nei conti dello stato e ha cambiato 3 volte ministro del tesoro ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha dato, a spese degli italiani, il contributo per il decoder digitale per permettere al fratello di fare soldi con una società che li produceva ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che depenalizzato il falso in bilancio ed ha introdotto la galera per chi masterizza i DVD ?'

Berlusconi: 'Si, signore.'

Gesù: 'Quello che ha permesso alla Francia di saccheggiare la BNL e si è fatto prendere a pesci in faccia quando ENEL ha tentato di acquisire una società francese ?'

Berlusconi: 'Ehm... sono sempre io, Signore.'

Gesù: 'Figlio mio, non hai bisogno di confessare. Tu devi solamente
ringraziare.'

Berlusconi: 'Ringraziare???? E chi, Signore?'

Gesù: 'Gli antichi Romani, per avermi inchiodato qui. Altrimenti sarei sceso e t'avrei fatto un CULO COSI'!!!'

NOTA: TUTTI gli ITALIANI che riceveranno questa comunicazione hanno l'obbligo CIVILE e MORALE di inoltrarla a 10 AMICI:
non sia mai che qualche pirla lo voti di nuovo!!! :) PUBLIO

Roma ricorda Valerio Verbano, compagno del movimento, ucciso dai fascisti

"Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua". 2000 compagni sfilano dietro lo striscione che apriva il corteo in ricordo dei trent'anni dall'uccisione di Valerio Verbano, giovane antifascista, militante di Autonomia Operaia, ucciso davanti ai genitori il 22 febbraio 1980 nella sua abitazione a Roma. Un omicidio che ancora presenta dei lati oscuri anche se non ci sono dubbi sulla sua matrice fascista. A tenere aperta la ricerca di una verità definitiva la madre Carla Verbano.
Roma, quartiere Montesacro, il 22 febbraio di trent'anni fa in questa zona nel quadrante est della capitale, veniva ucciso Valerio Verbano. L'episodio, per le sue modalità di svolgimento, l'assassinio a freddo davanti ai genitori immobilizzati, e i sui autori, i Nar, ancora oggi segna il tessuto e la memoria della città.

La memoria però anche quest'anno è stata tenuta viva da un corteo che si è snodato lungo le strade del quartiere aperto dallo striscione “«Valerio vive, un'idea non muore, la rivolta continua”. Circa 2000 giovani dei centri sociali, dei collettivi e studenti hanno dato vita ad una manifestazione che si è conclusa a Piazza Sempione dove è stato allestito un palco per i concerti, fra gli altri, di 99 Posse e Assalti Frontali.

Carla Verbano, la madre, chiede che venga fatta piena luce sull'assasinio del figlio

Ma sulla verità dell'omicidio non è stata fatta completa chiarezza anche se la sua matrice è ormai chiara da tempo. Rimangono infatti alcuni interrogativi sulle informazioni che Verbano stava raccogliendo riguardo le attività delle organizzazioni di estrema destra, racchiuse in un dossier che dopo l'uccisione finì nelle mani del giudice Mario Amato anch'esso freddato dai Nar. “Singolare” anche la storia del faldone processuale scomparso e riapparso più volte negli anni. Per questo Carla Verbano, madre di Valerio, tiene aperta la porta per cercare una verità definitiva.

L'intervento della madre al concerto per Valerio:


da Infoaut

Una morte che incombe da trent'anni


«Sono gia trascorsi 15 anni dall'ultima intervista... Eppure mi sembra ieri. Mi saluti Silvia Baraldini. Io sono ancora qui, nel braccio della morte. Sempre a un passo dall'iniezione letale». Comincia così, quasi fosse una normale conversazione in un contesto surreale, l'intervista esclusiva del manifesto con Mumia Abu-Jamal. Appena quattro minuti al telefono dalla cella del braccio della morte del supercarcere in Pennsylvania. Sono passati pochi giorni dalla ferale notizia che la Corte suprema della Pennsylvania ha stracciato la vittoria ottenuta da Mumia nel 2008, che sanciva l'appello per un nuovo processo (vedi in questa pagina). Mumia è quindi sempre piu vicino alla sua esecuzione. Ma la battaglia continua: lo stesso Mumia, con il suo legale Robert R. Bryan, ha redatto una petizione lanciata in rete a livello mondiale, che parte dal caso ormai simbolico di Mumia per chiedere l'abolizione della pena di morte negli Stati uniti. Sottoscritta già da premi Nobel e figure internazionali, tradotta in 10 lingue, sarà presentata dal suo legale a Ginevra nell'ambito del Forum mondiale sui diritti umani, dal 23 al 25 febbraio. La petizione sarà inoltrata al parlamento europeo il 2 marzo, infine testo e firme saranno presentate al presidente Usa Barack Obama.

Mumia, quale messaggio vuole indirizzane in Italia riguardo il suo caso e alla pena di morte in America.
L'Italia ritengo si distingua tra i paesi piu avanzati per la battaglia del movimento internazionale in favore a l'abolizione della pena di morte in America. Decisamente piu civilizzati dei cugini americani. Ricevo ogni giorno lettere dall'Europa, dalla Francia, sopratutto dalla Germania, poco negli ultimi anni dagli italiani. Ma so che c'è un movimento molto esteso e un grande impegno fra coloro che si battono per l'abolizione della pena di morte.

Vuole ricordarci le condizioni del regime di detenzione nel braccio della morte, dove è rinchiuso da trent'anni?
Per cinque giorni della settimana vivo 22 ore su 24 rinchiuso in questa cella, un cubicolo piccolissimo. Ogni giorno mi è permesso di usufruire di due «ore d'aria», che passo in una gabbia sorvegliata costantemente. E' permesso accedere alle docce soltanto tre volte a settimana: il lunedi, il mercoledi, il venerdi.

Questo per cinque giorni su 7. E gli altri due?
Negli restanti due giorni della settimana, se non è annunciata una visita, è consentito trascorrere del tempo nella biblioteca del carcere, che è un'altra gabbia. Insomma, trascorro gli altri due giorni della settimana senza mai uscire da questa cella e vivo quasi sempre in isolamento totale. Da solo per 22 ore su 24 della giornata.

Malgrado la brutalità di questo regime carcerario, in questi trent'anni continua a scrivere, studiare e partecipare alla vita degli altri e dei detenuti nel braccio della morte. Come riesce a non impazzire?
Ritengo di essere riuscito a restare relativamente sano. Insisto sul «relativamente» dato il contesto che imprigiona il mio corpo. La mia mente è sempre, costantemente occupata. Ci sono tante cose che vorrei fare. Per poter scrivere è necessario soprattutto pensare.Ciò comporta ore di studio, di alacre lettura e di elaborazione mentale. Ora ho iniziato anche a studiare la musica e questo richiede molto tempo.

Nella sua attività di giornalista e scrittore subìsce pressioni,divieti da parte del sistema penitenziario?
Certo. Quotidianamente, soprattutto le guardie della nuova generazione, fanno di tutto per impormi il muro del silenzio. Ma grazie a una causa legale conclusa con una vittoria, alcuni diritti che spettano ai detenuti nel braccio della morte sono stati riconosciuti. Ciononostante, l'isolamento totale nella cella scandisce la mia vita. Pensi che, a causa delle nevicate, questa è la prima volta da due settimane che sono uscito dalla cella per le due ore nella gabbia dell'«aria»: dopo due settimane ho avuto modo di vedere la luce naturale e respirare l'aria.
Quanti sono i detenuti nel braccio della morte del supercarcere in Pennsylvania ?
In tutto, nelle due unita del braccio della morte, sono 130 i detenuti in attesa di esecuzione. Equivale alla della popolazione carceraria di qui.

Qual'è lo stato d'animo di chi vive costantemente nell'ombra della morte?
Molti sono da anni in attesa dell'esecuzione. Alcuni sono anche persone acculturate.Ma non tutti riescono a farcela. Nell'ultimo anno tre detenuti si sono tolti la vita. Non hanno resistito.

Molti detenuti condannati al braccio della morte sono risultati poi innocenti, ma non si salvano dall'esecuzione: politica e ignavia di alcuni legali porta questo atroce risultato. E' cosi?
Questo non vale per tutti coloro che vengono condannati alla pena di morte, ma certo è un fattore determinante per la maggioranza dei casi, perché i legali assegnati di solito dal tribunale per la difesa del condannato a morte sono prescelti fra coloro che non hanno esperienza né competenza specifica delle attenuanti che potrebbero salvare il detenuto dalla pena capitale.

Prima di lasciarci, cosa ritiene possa essere utile per il suo caso e per tutti coloro che sono condannati a morte nelle carceri degli Stati uniti?
Sarebbe molto importante \ se il manifesto diventasse un veicolo pubblico per la diffusione della petizione Mumia e l'abolizione della pena di morte, in questa battaglia mondiale a favore dell'abolizione delle esecuzioni in America.

da IlManifesto

Cluster bomb, trattato in vigore il primo agosto


Con Moldova e Burkina Faso sono arrivati a 30 i Paesi che lo hanno ratificato. E l'Italia resta indietro

Con la ratifica di Moldova e Burkina Faso, la Convenzione di Oslo per la messa al bando delle bombe a grappolo ha raggiunto il numero di Paesi necessario per l'entrata in vigore. La data fissata dalle Nazioni Unite è il primo agosto prossimo. Da allora, i Paesi che lo hanno ratificato (attualmente trenta), si impegneranno ad adempiere alle condizioni del Trattato, che vieta la produzione, l'uso e il possesso dei micidiali ordigni.

Passo di fondamentale. Si tratta del più importante Trattato sul disarmo dopo la Convenzione per la messa al bando delle mine antiuomo (Ottawa, 1997) e un 'fondamentale accordo umanitario', secondo quanto dichiarato dal presidente della Coalizione per la messa al bando delle cluster, Richard Moyes. "E' un passo fondamentale nell'agenda del disarmo mondiale - ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon -. La ratifica dimostra la repulsione nei confronti di queste armi, inaffidabili e inaccurate". Ban ha poi invitato le nazioni che non hanno ancora aderito alla convenzione a farlo "senza ritardi".

Pericolo per le popolazioni civili. Nonostante l'accordo, i maggiori produttori di cluster hanno boicottato il processo di Oslo, ovvero le tappe che dal 2007 hanno portato alla ratifica. Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele e Pakistan erano assenti agli incontri. Per cinque anni la società civile internazionale, con un cartello di 300 Ong, ha lavorato per negoziare un trattato vincolante che vietasse l'utilizzo delle bombe a grappolo. Armi di grandi dimensioni, sganciate da aerei o esplose da sistemi di artiglieria, la cluster rilasciano ordigni più piccoli che si disperdono sul terreno in aree molto vaste. Possono rimanenere inesplose per anni, e costituire un pericolo per la popolazione civile, soprattutto i bambini.

Secondo un rapporto dell'associazione Handicap International sarebbero circa 100 milioni le bombe a grappolo rimaste inesplose nel mondo delle oltre 440 milioni utilizzate dal 1965. Dal 1991 tali ordigni sono stati utilizzati nei principali conflitti: Iraq, Kuwait, Bosnia, Cecenia, Croazia, Sudan, Sierra Leone, Etiopia, Eritrea, Albania, Kosovo, Afghanistan, Ossezia del sud. Nella campagna israeliana in Libano del'estate 2007 il tasso di bombe inesplose è risultato del 30 percento.

Lentezza burocratica. Il 3 dicembre 2008 a Oslo l'Italia ha sottoscritto il Trattato, ma il Parlamento italiano non l'ha ancora ratificato. "Il problema dell'Italia è la sua lentezza burocratica - ha spiegato a PeaceReporter Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine -. Il processo di ratifica è un processo abbastanza lungo, che avviene per iniziativa governativa. Al suo interno sono coinvolti anche alcuni ministeri, nello specifico quello degli Esteri e quello della Difesa, che devono dare pareri. Poi ci sono implicazioni di carattere non esclusivamente politico. Anzi, la volontà politica del nostro Paese è stata unanime. Sono problemi di carattere finanziario. Per gli adempimenti contenuti nella Convenzione, per esempio quello di distruggere i propri arsenali di cluster, sono necessari stanziamenti di bilancio che ritardano ulteriormente i tempi di ratifica. Facciamo un esempio: il protocollo quinto del CCW (Convenzione su certe armi convenzionali), che tratta proprio di cluster bomb, è stato adottato dal nostro Paese nel 2003. E' entrato in vigore nel 2006, ma l'Italia, nonostante il parere positivo delle nostre rappresentanze diplomatiche nelle sedi preposte, ha fatto il primo passo per la ratifica nel settembre 2009 alla Camera. Ci sono voluti sei anni e mezzo. Anche se in quel caso, l'esborso economico era solo di 15mila euro, per partecipazioni a conferenze e spese prevalentemente burocratiche e amministrative. A causa di questa lentezza, la Campagna Italiana chiederà al Governo e ai parlamentari di promuovere un’immediata moratoria unilaterale del nostro Paese sulla produzione, uso e commercio di questo sistema d’arma, in linea con le definizioni della Convenzione di Oslo".

di Luca Galassi da PeaceReporter