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venerdì 19 marzo 2010

BLOB - SIGNORI SI NASCE



La XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie


La XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, si celebrerà in Lombardia, a Milano, sabato 20 marzo 2010.

Milano sarà protagonista dei giorni del 19 (con l’incontro tra i familiari delle vittime e a seguire momento ecumenico di ricordo delle vittime) e del 20 (con la marcia al mattino e i seminari).

Sarà come sempre importante coinvolgere tutta la rete di Libera, gli studenti, la cittadinanza e le associazioni piccole e grandi.

Il tema che porremo al centro della Giornata, sarà la dimensione finanziaria delle mafie. Troppo spesso si licenzia frettolosamente ancora oggi il problema mafie come qualcosa che riguarda solo alcune regioni del Sud Italia. Sappiamo per certo che non è così, che oggi le mafie investono in tutto il mondo e che nel Nord Italia ci sono importanti cellule di famigerati clan, che riciclano denaro sporco, investono capitali nell’edilizia e nel commercio, sono al centro del narcotraffico, sfruttano attraverso lavoro nero.
La corruzione, oggi nuovamente a livelli altissimi come sottolineato dalla Corte dei Conti, è un fenomeno presente in misura crescente dove ci sono maggiori possibilità di business: è dunque il Nord tutto a doversi guardare da questi fenomeni di penetrazione di capitali illeciti.

Milano è la città in cui fu ucciso nel 1979 Giorgio Ambrosoli, avvocato esperto in liquidazioni coatte amministrative, che stava indagando sui movimenti del banchiere siciliano Michele Sindona.

Milano è la città in cui il 27 luglio del 1993 ci fu una delle bombe che esprimevano l’attacco diretto allo Stato da parte della mafia: la strage di via Palestro, nei pressi del Padiglione di Arte Contemporanea. Ci furono cinque morti.

Milano è infine la città in cui si terrà l’Expo nel 2015, una manifestazione che attrarrà ingenti capitali e su cui sarà importante vigilare al fine di non consentire l’infiltrazione delle mafie.

Per tutte queste ragioni e per molte altre, ci ritroveremo il 20 marzo 2010 a Milano, per celebrare la XV Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno, in ricordo delle vittime delle mafie.

IL PROGRAMMA DELLE GIORNATE E I SEMINARI TEMATICI

Fonte: Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie (http://www.libera.it)

da Sinistra Ecologia e Libertà

DONNE, POLITICA E SOCIETA’…

TRA “PARITA’ FORMALE” E “DISCRIMINAZIONI DI FATTO”!
LA COSTITUZIONE E’ DONNA. LA POLITICA NO!


di Gaspare Serra
In Italia è oramai comune la convinzione per cui le donne abbia conquistato molti diritti e libertà negli ultimi decenni, specie a partire dagli anni ‘70.
Sempre più uomini, addirittura, denunciano una “discriminazione alla rovescia”: la “sopraffazione” dell’uomo ad opera delle donne, sempre più intraprendenti e di successo, nella vita come nella società!
Se in questo vi è indubbiamente un fondo di verità, comunque, al di là delle apparenze la “questione femminile” resta ancora attuale e ben lontana dall’essere del tutto chiusa!

A denunciarlo è la stessa Costituzione, ove sollecita espressamente il legislatore ad intervenire per garantire un’“effettiva parità” di diritti ed opportunità tra uomini e donne.
In particolare:
I- l’art. 37 co.1 recita: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”;
II- l’art. 51 co.1 (modificato dalla l. cost. n. 1 del 2003) sancisce: “Tutti i cittadini, dell’uno o dell’altro sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”;
III- e l’art. 117 co.7 (introdotto dalla l. cost. n. 3 del 2001) afferma: “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovo la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive” (principio introdotto anche negli statuti delle regioni speciali con la l. cost. n.2 del 2001).

Nonostante la riconosciuta “parità formale” tra i sessi, però, ancora la classe politica (non a caso quasi interamente maschile…) non ha ancora fatto quel salto in avanti richiesto dalla Costituzione: il passaggio dalle mere “enunciazioni di principio” a risposte concretate legate ai bisogni reali e quotidiani delle donne (e delle famiglie, di cui le stesse sono il perno).
E’ divenuta, così, un’esigenza improcrastinabile:
I- il miglioramento dei servizi pubblici offerti alle famiglie, necessari per riscattare più “tempo libero” in favore delle donne. Il che è conseguibile, ad esempio:
a. sostenendo il “costo” della maternità con sussidi adeguati (non interventi minimi ed “una tantum”, come gli assegni per i nuovi nati);
b. rendendo detraibili tutte le spese mediche pediatriche (sempre più elevate);
c. investendo risorse per nuovi asili nido pubblici;
d. defiscalizzando il costo dei servizi di babysitter e badanti;
e. e garantendo il tempo pieno nelle scuole.
II- la predisposizione di un’effettiva tutela legislativa del lavoro femminile. Sarebbe opportuno, ad esempio:
a- fissare delle “quote rosa” nei posti di lavoro (imponendo ai datori di lavoro, almeno nei settori in cui ciò sia possibile, l’assunzione di donne almeno per il 40% del personale);
b- e sanzionare più efficacemente i licenziamenti “giustificati”, di fatto, dallo stato di gravidanza della dipendente (anche se sempre più spesso, nel caso di lavoratrici precarie, non formalmente licenziamenti bensì “mancati rinnovi” dei contratti di lavoro).


L’ELETTORATO E’ DONNA. LA POLITICA NO!

L’insufficienza di rappresentanza femminile in politica, nonostante l’elettorato italiano sia in maggioranza femminile, si traduce inevitabilmente in una “carenza di democrazia”.
Una classe politica quasi interamente maschile, infatti, non può essere degna rappresentare degli interessi propri dell’“elettorato rosa” (quando si tratta di disciplinare, ad esempio, materie come la maternità, i diritti delle donne lavoratrici, la fecondazione assistita, l’aborto…).

Per riportare solo alcuni dati significativi:
I- la rappresentanza delle donne nel governo, dal 1996 al 2005, è variata:
- da un minimo dell’8,6% (sotto il governo Berlusconi del 2001/2005);
- ad un massimo del 24% (sotto i governi D’Alema del 1998/2000).
II- le candidate elette alle elezioni politiche del 2001 sono state:
- 71 alla Camera (su 630 deputati);
- e 25 al Senato (su 315 senatori).
III- e nei Consigli regionali la rappresentanza delle donne, di regola, non supera il 10%!

Per affrontare questa “emergenza democratica”, allora, non è più sufficiente appellarsi al “buon senso” dei partiti.
Le principali cause per cui la politica parla sempre meno al femminile, difatti, dipendono proprio:
1- da una mancanza di “democrazia interna” ai partiti, i quali riservano generalmente alle donne solo ruoli da “gregari” (nessuna di esse può ambire a scardinare gli equilibri di potere in mano ai gruppi dirigenti!);
2- e dalla legge elettorale “porcata” vigente, che non offre alle donne (oltre che ai giovani) alcuna possibilità per emergere in politica senza la “protezione” di un influente dirigente di partito!

Per questo occorrerebbe, anzitutto:
1- introdurre l’obbligo di “quote rosa” nelle liste elettorali per le elezioni degli organi elettivi di tutti i livelli di governo (Stato, Regioni, Province e Comuni), ossia il principio per cui le liste elettorali debbano essere composte da un “numero pari” di uomini e donne (pena l’inammissibilità delle stesse!);
2- e riformare la legge elettorale vigente (il cd. “porcellum”), abolendo le “liste bloccate” alle elezioni politiche così da restituire all’elettore il diritto di scelta del candidato (in caso contrario, le segreterie dei partiti avrebbero la possibilità di vanificare gli effetti dell’introduzione di “quote rosa” collocando le candidate sistematicamente nei posti in fondo alle liste, con ciò condannandole a non essere elette!).
Rimarrebbe nella libera disponibilità dell’elettorato, in ultima analisi, determinare col proprio voto la quota effettiva di rappresentanza dei due generi presenti negli organi elettivi.

E’ vero che il “sesso” non dovrebbe essere una ragione di “preferenza” in politica (essere uomo o donna non dovrebbe rappresentare un motivo per dare maggiore o minore rilievo ad una candidatura).
E’ anche vero, però, che il sesso non può rappresentare una “discriminante” per le donne impegnate in politica (superabile solo nel caso in cui, alla qualità d’essere donna, si aggiunga una buona dose di “bella presenza” e di “accondiscendenza”!).

Gaspare Serra

Blog “Spazio Libero!”

Gruppi facebook:
-“Ali Spezzate…” (contro ogni violenza su donne e minori!)
-“Riformiamo lo Stato, rinnoviamo la Politica, ravviviamo la Democrazia!”

Claudia Raho, classe 1958 : cresciuta "a pane e politica".


Di claudia raho, classe 1958, si può dire che sia letteralmente cresciuta "a pane e politica".
Il padre, Vittorio Raho, socialista lombardiano, le ha subito trasmesso la passione viscerale per la politica, così come per la letteratura e lei, che già da bambina assiste ai dibattiti e manifestazioni di ideali, vede ben presto nascere dentro di sè quella personale idea politica, che l' ha spinta, per più di quarant'anni, a battersi senza essere ingabbiata in questo o quel partito.
E' una dei primi quattro rappresentanti di istituto del liceo classico di nardò, fa parte di quel gruppo di ragazzi che fonda il circolo arci della città; trascorre gli anni dell'università fra lo studio della letteratura inglese e tedesca e la partecipazione al movimento studentesco che, a partire dal 1976, inaugura una seconda ondata di manifestazioni, occupazioni e scioperi; si diverte a pensare slogan di protesta contro il modello di società maschilista e si impegna tra le file del movimento femminista che vede la luce proprio negli anni '70.


Lotta per il suo futuro, per la libertà di realizzare quei sogni che a vent'anni sono tutto: diventare un'affermata traduttrice, vuole, vivere masticando le parole di quegli scrittori e di quei poeti che le avevano rubato l'anima. Ma, a volte, la vita prende delle pieghe inaspettate, semina degli imprevisti che fanno prendere in considerazione delle strade a cui, in precedenza, non si era nemmeno lanciata un'occhiata. Quando ti svegliano nella notte per dirti che non potrai più ridere, chiacchierare, confrontarti con una delle tue più care amiche, non hai più tanta voglia di sognare: prende il sopravvento il desiderio di fare giustizia, e soprattutto, di far vivere renata nella memoria delle persone, che non devono dimenticare, che devono sapere la verità. Ecco l'inizio della sua lotta contro la mafia, che è ormai regina degli ambienti politici, ecco la voglia di insegnare ai ragazzi come difendersi dalla realtà di facciata che sta invadendo i tempi: insegna loro che l'unica arma veramente efficace per difendere se stessi e la propria libertà è pensare con la propria testa, analizzare la superficie per capire cosa c'è sotto, il significato connotativo delle cose. "Pensare globale, agire locale: non è uno slogan, ma una sfida vitale", cantano i Modena City Ramblers. Claudia, ormai trentenne, li anticipa di molto, perchè in quei versi è riassunta la scelta, che lei fa negli anni '80, di rimanere a nardò per sconfiggere il cancro della mafia. La politica continua così a far parte della sua vita, che cambia: viene assunta all'istituto marcelline (il liceo privato delle suore marcelline) di Lecce per la cattedra di tedesco e poi di inglese. Deve ricredersi sui suoi pregiudizi sulla scuola privata e sulla scuola cattolica: le marcelline dimostrano una mente ben più aperta di tante altre persone che si definiscono laiche, e Claudia sperimenta sulla sua pelle la differenza fra un diplomificio e una scuola di qualità, come effettivamente si rivela l'istituto. Le marcelline diventano la sua seconda famiglia, o forse la terza sarebbe meglio dire, perchè Claudia lascia la sua amata casa in via Po, dove suo papà continuerà ad apparecchiare per lei ancora per qualche tempo, dimentico ogni giorno che la figlia si è sposata. Tre anni dopo il matrimonio nasce la figlia, che Claudia e suo marito Alessandro decidono di chiamare Margherita non in memoria di una bisnonna, come per qualche tempo le hanno fatto credere, ma in memoria, invece, di Margherita Cagol, fondatrice del primo nucleo delle Brigate Rosse (la figlia fu molto sollevata quando lo seppe, perchè la nonna Margherita aveva la fama di essere un'antipatica nda [il contenuto della parentesi è stato scritto per farti ridere ma ovviamente va tolto:)]). Claudia, infatti, non apprezza la piega presa dalle Brigate Rosse dopo l'uccisione di Mara e del suo compagno Renato Curcio e ancora di più si convince della tesi anarchica fatta propria molti anni prima: non ci sono poteri buoni.
L'impegno, già politico ed educativo, prende anche la forma di impegno sociale: dopo qualche anno di volontariato per i bambini neritini con situazioni difficili, decide di diventare socia di Amnesty International e, successivamente, di Emergency, credendo fermamente che l'uomo, per essere libero (dal bisogno, in primo luogo), debba prima di tutto vedersi riconoscere i diritti fondamentali. La sua lotta cresce, e pochi mesi dopo torna ad occuparsi anche dell'ambiente schierandosi attivamente contro la proposta di realizzare un porto nel parco di Porto Selvaggio. Successivamente dovrà battagliare, con gli altri membri del comitato appositamente costituito, contro il progetto di insediamento di diverse pale eoliche nello stesso territorio, ormai divenuto parco naturale sotto il governo regionale Vendola. Vendola per lei è stato un "colpo di fulmine" già negli anni in cui l'attuale presidente della regione Puglia è ancora membro della commissione parlamentare antimafia. Nel momento in cui lui si candida alle primarie del centro- sinistra per le elezioni del 2005, Claudia entra a far parte immediatamente del comitato pro-Vendola di Nardò, che ha continuato a sostenerlo fino alla sua vittoria.
Ma sebbene riconoscesse un legame fra le parole di Vendola e i suoi pensieri, non vede comune collocazione in un partito (Vendola allora è ancora in Rifondazione Comunista). Mentre lui è presidente della regione Puglia, Claudia si separa dal marito, ma riprende il suo impegno sul piano politico, sociale e culturale con l'associazione fondata assieme ad altri cittadini neritini: "Il Cantiere", che avrà però vita breve. Eppure, il filo rosso che la lega a Vendola è ancora presente: per caso, o forse no, il presidente decide di creare un nuovo movimento politico che prende proprio il nome di "il cantiere della sinistra", che si propone gli stessi obiettivi che aveva il "cantiere" neritino. Successivamente, Vendola abbandona rifondazione, per fondare un nuovo gruppo politico da cui partire per la formazione della nuova sinistra, che deve unire le diverse anime "sinistroidi" che non si riconoscevano però in un partito. "non un partito, ma un partire": Claudia sentiva quest'esigenza già da diverso tempo e la espresse in diverse occasioni, come nella manifestazione a roma dell'ottobre 2007, quando il popolo di sinistra è sceso in piazza per gridare il bisogno di cambiare, stanco ormai, della logica dei partiti. Fu in quel momento che decise di aderire al "movimento per la sinistra", che si propone di costruire un partito che applichi il principio di democrazia dal basso, e che qualche mese dopo si trasforma in "sinistra ecologia e libertà". Il circolo di Nardò, di cui Claudia Raho è oggi portavoce, si impegna giorno per giorno per la crescita del partito, affinchè i meccanismi della vecchia politica soccombano sotto il peso di una consapevolezza entusiasta di una riacquistata partecipazione democratica.

Oggi Caludia é candidata alle regionali del 2010. Niente di nuovo. E' la stessa ragazza che si batteva perché i diritti dei suoi compagni di scuola e di tutte le donne venissero rispettati, é la stessa donna che lottava contro il cancro della mafia ed ogni forma di ingiustizia e discriminazione; é quella stessa donna che ha lottato per proteggere l'ambiente che giorno dopo giorno viene depauperato sotto i nostri occhi o, ancor più gravemente, per nostra mano.

Oggi Claudia, insieme al gruppo di sinistra, ecologia e libertà, difende quei valori che l'hanno sempre accompagnata, difende la sua terra da chi la vuole sfruttare, difende i diritti dei giovani, delle donne, di chiunque non abbia i mezzi per difendersi da solo; difende la Puglia migliore.

p.s. non mettere la mia firma nè quella di fiore perchè
- ci vergognamo;
- siamo tua figlia e tua nipote e non delle giornaliste (e si vede!)
- modificherai tutto fino a lasciare solo 1958.. perchè sono l'unico elemento che ti sembrerà obiettivo, essendo composto da numeri!!! :DDDDD


nota della candidata: grazie a margherita merendino, mia figlia, e fiorenza fonte, mia nipote : due della mie ragioni per una politica 'di servizio' : per una vita migliore per tutti