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giovedì 1 aprile 2010

Raffaele Fitto, ma ne è valsa la pena? Speriamo che le tue dimissioni vengano accettate.

Si sa che i bambini cresciuti troppo in fretta non hanno una grande pazienza nè una certa correttezza istituzionale. Ma quello che è accaduto in Puglia negli ultimi anni dovrebbe essere ancora un grande punto di discussione. Siamo nel 2005, Fitto delfino di Berlusconi in Puglia è all'apice del suo successo politico nonostante la giovane età. Un successo politico che, possiamo dire senza paura di essere smentiti, non nasce da un'azione di militanza e di conquista del consenso in modo giornaliero. E si sente ancora padrone del suo successo quando inaspettatamente Nichi Vendola vince le primarie nel Febbraio in quanto pensa che la sua riconferma sarà più che scontata....

Si parla di spumante stappato alla notizia della vittoria di Vendola su Boccia, spumante che invece rimarrà al fresco quando qualche mese dopo per la prima volta nella storia della Repubblica, un comunista cattolico e pure gay conquista la Presidenza della Regione. Fitto si sente tradito, non accetta la sconfitta, prepara la riscossa e rimurgina (male) su quello che inaspettatamente è accaduto. Il giorno dopo viene chiamato da Berlusconi al Governo, dove comincia la sua opera scientifica di sabotaggio dell'azione della Regione Puglia. La prima volta dura solo 1 anno visto che nel 2006 il Governo cambia e si passa al centrosinistra. Alla Puglia vengono assegnate importanti risorse per le energia rinnovabili, per l'idrogeno, per le infrastrutture e per la costruzioni di dighe. Ma il Governo Prodi è fragile, nemmeno un anno e mezzo e si arriva al Gennaio 2008 dove cade.

Si vota, la valanga berlusconiana invade la Puglia. Fitto si riprende una prima rivincita e comincia a credere che forse negando le risorse finanziarie alla Regione riuscirà a sabotare l'azione della giunta regionale evitando che essa agisca per il meglio e conquisti consenso. Quel consenso che nei suoi calcoli, dovrebbe naturalmente ritornare nelle sue mani. Ma qualcosa nel frattempo non va per il verso giusto, la Poli viene esclusa dal Governo, il PDL si crea e incorona Fitto come il suo re Pugliese lasciando la Poli e il suo entourage nella seconda fila. Primi scricchiolii, la giunta a Lecce cade, la Poli va fuori e fonda il suo movimento.



Fitto continua imperterrido a impugnare questa e pure quella legge regionale, la destra a partire da esponenti del Governo (Bondi) comincia a ritardare l'apertura del petruzzelli in modo tale da non far riaprire il teatro nei tempi previsti e durante la campagna elettorale del 2009 di Emiliano. I fondi FAS che spettano di diritto alla Puglia vengono dirottati altrove e raggiungono i lidi padani. La grande diga tra Foggia e il Molise langue, le risorse per le infrastrutture e l'idrogeno si perdono. Vendola comincia a porre una questione meridionale e a lamentarsi della situazione creatosi. E' inaccettabile, secondo Vendola che un ministro pugliese non faccia arrivare soldi alla Puglia solo perchè chi dovrà poi gestirli non è un Presidente della sua parte politica. Monta una grande protesta per i FAS (3 miliardi di euro), fondi che nel momento in cui scriviamo non si sa ancora quando ci saranno consegnati.

Ma tutta questa opera di sabotaggio non basta, Emiliano e Vendola riescono a far aprire il Petruzzelli dopo la campagna elettorale vinta dal sindaco Emiliano. La gente capisce che scientificamente la destra lavora contro la Regione per poterne trarre vantaggio. Arriva la legge sul regionale sul nucleare, Fitto impugna anche quella. I ministeri a Roma cominciano a dare autorizzazioni ambientali per il raddoppio Eni a Taranto, per il rigassificatore a Brindisi, per la ricerca di petrolio nel mare Adriatico. La Prestigiacomo comincia a sabotare anche la legge anti diossina. Insomma da un lato si cerca di sabotare Vendola, dall'altro si cerca di aiutare i potentati di sempre in modo tale da ottenere poi il loro consenso.

Ma questo non basta alla destra, la storia in Puglia è cambiata. La coscienza critica della gente pure. Bye Bye Fitto.

da Grande Salento.org

Grecia: Comunicato della Cospirazione delle Cellule di Fuoco

Dichiarazione della Cospirazione delle Cellule di Fuoco sull'esplosione del 28 marzo 2010, ampiamente ripresa dai media di regime nazionali e internazionali, per la quale un giovane afgano ha perso la vita, mentre sua sorella è rimasta ferita.

Nelle ultime 24 ore siamo stati colti da un'estrema antitesi emotiva...
Da un lato, grande dolore per la morte del 15enne afghano e per per il ferimento della sorella; dall'altro, il massimo della rabbia per i reportage dei media, che in maniera del tutto arbitraria e intenzionale hanno cercato di coinvolgere la nostra organizzazione in questo avvenimento.
Solitamente, noi non siamo "turbati" dagli scenari di panico guidati dai media, ma l'importanza dell'evento ci costringe a prendere una posizione pubblica, non essendoci alcuna connessione riguardo ad un nostro attacco.
Per questo motivo noi AFFERMIAMO IN MANIERA NETTA CHE LA COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO NON HA ASSOLUTAMENTE NULLA A CHE
VEDERE CON L'EVENTO IN QUESTIONE.
Sappiamo fin troppo bene che la nostra parola contro la parola dell'Unità Anti-terrorismo non ha la stessa esposizione dal momento che i mezzi di comunicazione, in una missione
pagata, "fotografano" e calunniano la nostra organizzazione ed il nostro presunto coinvolgimento nell'esplosione nel quartiere di Patisia, Atene.
Per questo motivo diciamo a tutte le persone di pensare a titolo individuale, in modo da capire lo sporco gioco che è stato messo sù.

Per quanto sopra, dichiariamo:

PRIMO - Come abbiamo scritto nel comunicato in seguito all'attacco contro l'istituto delle Assicurazioni Nazionali: "... il tempo dato per l'evacuazione dell'edificio è stato stabilito in base alla conoscenza del numero di forze in possesso della polizia nella zona circostante. In futuro, a seconda delle caratteristiche di ciascuna area geografica, noi stabiliremo i corrispondenti tempi per l'evacuazione. Il nostro obiettivo è la distruzione materiale e la polizia è sempre stata messa in guardia in modo da poter evacuare in tempo ogni area...". Perciò, sarebbe incoerente e mortalmente incurante da parte nostra la collocazione di un ordigno esplosivo in una zona densamente popolata, senza una chiamata d'allarme.

SECONDO - Nel caso che la chiamata telefonica alla stazione televisiva ALTER abbia effettivamente avuto luogo la mattina dello stesso giorno, sarebbe stata una criminale negligenza da parte nostra quella di aver "abbandonato" l'ordigno esplosivo per circa 14 ore con il probabile pericolo di un'esplosione che avrebbe avuto dei passanti come vittime. IL RISCHIO CHE NOI PRENDIAMO COME RIVOLUZIONARI PRESUPPONE ANCHE IL MASSIMO
DELLA NOSTRA ESPOSIZIONE PERSONALE PER CONTROBILANCIARE LA PROBABILITA' DI UN INCIDENTE. In parole povere, noi non daremmo mai un tempo limite di 6 minuti, sapendo che è impossibile evacuare una zona in tale tempo, né lasceremmo un ordigno esposto senza di noi e ce ne andremmo via. Tutto ciò ha a che vedere con le assunzioni di responsabilità delle nostre scelte.

TERZO - Secondo la nostra tattica standard, al fine di evitare il malfunzionamento di ogni ordigno, noi utilizziamo sempre due orologi (e non uno, come è finora trapelato dai media), così nel caso di malfunzionamento di uno degli orologi, il secondo agisce al posto suo.

QUARTO - Sempre, le chiamate di allarme che noi effettuiamo le facciamo almeno a due mezzi di comunicazione istituzionale, con il fine di evitare eventuali malintesi da parte degli operatori telefonici, nonché per una migliore copertura possibile della chiamata di allarme, come è successo in passato con altre organizzazioni. Inoltre, c'è sempre una descrizione completa e dettagliata, non solo dell'obiettivo contro il quale
collochiamo l'ordigno, ma anche un riferimento ad alcune strade, le dimensioni dell'ordigno esplosivo e gli avvisi di rilievo sull'evacuazione e la chiusura degli edifici (l'hotel La Mirage in piazza Omonia, nel caso dell'attacco al gruppo neo-nazi Golden Dawn, il blocco di entrambe le corsie di traffico e degli edifici circostanti).

QUINTO - Nel caso della collocazione dell'ordigno esplosivo a casa del vice-presidente dell'Unione Greco-Pachistana a Patisia, avendo la conoscenza del territorio e la mobilità dei migranti nella zona, abbiamo dato un termine di 20 minuti alla polizia e per questi stessi motivi abbiamo utilizzato un esplosivo di bassa intensità (polvere nera da sparo
fatta a mano) e non il materiale esplosivo utilizzato presso gli uffici della Golden Dawn o l'Ufficio Centrale della Polizia per gli Immigrati.

Inoltre, non è stato un caso che gli esplosivi siano stati collocati al di fuori degli appartamenti e non dentro - come abbiamo voluto evitare in ogni caso un eventuale danno per gli inquilini. Infine, non siamo giudici, inquirenti o giornalisti di cronaca nera che giungono a facili conclusioni. Alla fine della giornata, la verità di quanto accaduto è nota solo agli autori dell'azione. Nel CASO PROBABILE che il particolare ordigno esplosivo sia stato collocato da una Organizzazione Rivoluzionaria, allora la dignità rivoluzionaria impone una rivendicazione pubblica di assunzione delle responsabilità con la pertinente autocritica che potrebbe chiarire la scena, altrimenti l'anonimato politico sabota la direzione rivoluzionaria e "carica" un'intera strategia, quella della
guerriglia urbana.

Le conclusioni sono tante, assieme al ricordo che se è veramente un "attacco" alla cieca, allora è una tendenza politica molto specifica che si trova alla destra dello Stato, che ha speciale predilezione per tali pratiche (Piazza Fontana, Italia - ordigno esplosivo da parte dell'estrema destra parastatale) in determinate condizioni di tensioni sociali.

TUTTO CONTINUA...

COSPIRAZIONE DELLE CELLULE DI FUOCO
GRUPPO DI GUERRIGLIA TERRORISTA
SCHEGGIA NICHILISTA

da Indymedia

Roma: cerimonia in ricordo di un ufficiale delle SS

di Antonio Rispoli

ROMA - Netta presa di posizione dell'Anpi per quanto è accaduto lo scorso 14 marzo: un centinaio di persone - ovviamente tutte appartenenti a gruppi neofascisti - si sono radunate a Nettuno, in Provincia di Roma, presso il sacrario dei caduti della Repubblica Sociale Italiana per una cerimonia commemorativa per il professore Pio Filippani Ronconi, ufficiale delle Waffen SS (SS combattenti), appartenente alla divisione "Vendetta", composta da italiani.
Durante la cerimonia è stata anche deposta una corona di fiori per l'ufficiale con il motto "Il mio onore si chiama fedeltà".
L'Anpi in proposito ha rilasciato una esplicita nota: "Il Comitato delle associazioni della Resistenza di Roma e Lazio ha incaricato uno studio legale di denunciare alla Procura dalla Repubblica gli organizzatori della manifestazione celebrativa delle SS Italiane inquadrate nelle forze armate naziste, svoltasi a Nettuno il 14 marzo 2010, per aver violato le leggi che proibiscono l'apologia del fascismo".
E' un caso che la cerimonia avvenga in questo ambiente, dove squadracce di fascisti girano impunemente per Roma, liberi di sprangare stranieri, extracomunitari e gay senza che nessuno li fermi?

da Indymedia