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lunedì 7 giugno 2010

Il premio RENATA FONTE alla Carfagna: uno schiaffo alla memoria di Renata.


Oltre ad essere il titolo di questo post, quello che leggete in alto è anche il "lamento", la "protesta", la denuncia che parte da FACEBOOK e che speriamo possa coinvolgere la memoria e la coscienza di quante piu' persone è possibile.

Giovedì 3 giugno 2010, in occasione della XI Edizione della Festa della Legalità, l’associazione “Donne insieme” – Centro Antiviolenza “Renata Fonte” di Lecce ha consegnato il premio RENATA FONTE al ministro Mara Carfagna. Non è dato sapere a che titolo.
Crediamo che con questo premio sia stato dato uno schiaffo alla memoria di Renata, una donna simbolo della legalità e della lotta per la tutela del territorio, una donna vittima di una violenza inaudita, vilmente uccisa da due sicari il 31 marzo 1984 per aver difeso la sua terra, una donna che rappresenta un’idea di legalità, di pulizia e di difesa del proprio territorio. Una donna che ha pagato il prezzo di una battaglia politica combattuta con tenacia guidata da grande rigore morale e dall’amore per la sua terra. Una donna giovane, onesta, decisa a non cedere, a difendere la sua terra dall’assalto famelico e violento dell’imprenditoria mafiosa e della politica corrotta e connivente.
Ci chiediamo a che titolo il premio sia stato dato al Ministro Carfagna.

Se condividete questo pensiero iscrivetevi in tanti a questo gruppo e passate parola.


..."IO LA CONOSCEVO RENATA"

di Claudia Raho

Io la conoscevo, Renata.
Sabrina che mangia un gelato, Viviana il giorno della sua prima comunione, Renata che versa il caffè nelle tazzine, Sabrina che accarezza il gatto, Viviana che guarda la tv, Renata che legge il giornale, Sabrina che si passa la
mano fra i capelli, Viviana con le ginocchia sbucciate, Renata che prende il sole...Sabrina che piange, Viviana che non parla, Renata che non c'è...più.
Istantanee scolpite nella mente, momenti insignificanti eppure preziosissimi, di vita normale, di quella che non c'entra con gli eroi e avresti preferito non c'entrasse mai; di quella che si interrompe, come il suo respiro, e quando
riprende non è più la stessa; e quello che facevi prima non ha più alcun senso e solo sai che ogni momento ogni ora ogni gesto si porta con sè, come treno che sferraglia, quel rumore sordo nel cervello di quelle parole ripetute
incessantemente e che ancora cerchi inutilmente di 'comprendere': hanno ucciso Renata.
E chiedersi come, chi, paradossalmente è quasi meno importante, o meglio, arriva un secondo dopo quello che senti di dover fare: andare da loro, stare con loro, esserci per loro. perché il dolore ha molte sfumature ed è grande il
dolore e può essere grande come l'amore sa essere grande.
E convivi: da una parte con l'offesa che brucia per la dignità ferita di cittadina e donna; dall'altra con la tristezza infinita, la malinconia muta per quel racconto interrotto.
All'inizio hanno fatto di tutto, anzi di niente, per 'rimuoverla' renata, come se i suoi capelli sporchi di sangue, la sua giacca bianca macchiata di rosso, le riviste sparse, la sua scarpa sfilata fossero solo fotogrammi di un film.
poi hanno tentato di liquidare il suo omicidio come fatto piccolo piccolo, secondario, un incidente drammatico ma insignificante nella vita politica 'tranquilla' della provincia; infine hanno celebrato il personaggio finto, senza mettere In discussione il costume politico di intrallazzi e corruzione che ha armato gli assassini.
Tutti hanno usato il legittimo desiderio di riconoscimento e rivalsa delle figlie di renata, che hanno avuto l'unico torto di fidarsi di furbi senza scrupoli, quelli che hanno usato e continuano a farlo, il nome di Renata e la sua vicenda, violentando la realtà e travisando i fatti, strumentalizzando la sua figura, saccheggiando i ricordi e bruttando la memoria.
L'ennesimo episodio di questi giorni scandalizza chi è stufo di targhe e premi e chiede a gran voce verità e giustizia
.