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venerdì 27 agosto 2010

Regione Salento? No grazie


I problemi italiani sono tanti, a partire dall'immoralità della classe politica che ci governa fino ad arrivare alla crisi economica che, nonostante i proclami delle TV, non accenna a risolversi. Difatti sono ben due anni che si annuncia la "luce in fondo al tunnel" ma chissà come mai la cassa integrazione e i licenziamenti aumentano costantemente. In un periodo quindi in cui il Governo non riesce a governare perchè impegnato a risolvere i problemi del Premier e quelli interni del Pdl ecco che qualcuno ha l'idea geniale di rilanciare la Regione Salento tanto per sviare l'attenzione pubblica verso altri lidi. La connessione tra Governo e Regione Salento è presto svelata visto che, chi ha lanciato l'idea è notoriamente molto vicino al ministro Fitto.
Davanti all'incapacità di governare la crisi e di risolvere le problematiche del mezzogiorno ecco che settori della politica che fanno riferimento ai soliti noti lanciano l'idea della Regione Salento. Qualcuno ci deve spiegare perchè questi settori molto supportati dall'emittenza locale invece che pensare di risolvere le problematiche serie che attanagliano sia le popolazioni del Sud che l'Italia intera si concentrano su argomenti risibili e senza alcuna prospettiva. Alcune televisioni salentine dovrebbero spiegare invece come mai nessuna voce critica si è mai alzata contro questo Governo di chiaro stampo leghista ed antimeridionalista anche quando sono andati contro i loro interessi (i tagli all'emittenza locale) a differenza dei loro colleghi del barese.

Si sa che il Pdl pugliese è colpevolmente disarmato ed inerme di fronte allo strapotere e all'arroganza leghista e quindi cerca periodicamente di propinare agli elettori falsi problemi da risolvere ovviamente con altrettante false soluzioni giusto per coprire il disinteresse verso i nostri reali interessi. L'incapacità quindi della classe politica pugliese che siede al Governo a far fronte agli interessi della Puglia e del Mezzogiorno si traduce in proclami populisti ed anti storici così come appunto lo spauracchio dei baresi e la prospettiva della Regione Salento.

Ma in un mondo globalizzato dominato da potenze che hanno miliardi di cittadini - lavoratori che senso ha rinchiudersi in una autonoma ed autoreferenziale entità amministrativa? Con quali risorse e mezzi le tre province del tacco d'Italia potrebbero competere nel mercato mondiale sia dei grandi servizi che del turismo se non inserite in un "Sistema - Puglia" che dovrebbe far riferimento ad un altrettanto "Sistema - Italia" ? Pensate davvero che la panacea di tutti i mali sia creare città stato nelle quali grociolarsi delle proprie (poche) risorse? Evidentemente il leghismo che sta impedendo da venti anni di ri-creare il sistema Italia sta espandendosi anche al Sud dove nascono piccoli e grandi leghismi locali che qualcuno sfrutta per logiche di potere.

Regione Salento quindi come risposta all'esigenza di sviluppo o invece come soluzione per appagare l'ego di qualcuno che non riuscendo a governare a Bari da qualche anno cerca di crearsi una nuova Regione da espugnare?

da GrandeSalento.org


«Questa canzone è del 1961. È la prima che ho scritto [il primo singolo, "Nuvole barocche/E fu la notte", non lo considera un "suo" prodotto, NdR] e mi ha salvato la pelle; se non l'avessi scritta, probabilmente, invece di diventare un discreto cantautore, sarei diventato un pessimo penalista.»
Fabrizio De André, 1993

FABRIZIO DE ANDRE' - LA BALLATA DEL MICHE'

Quando hanno aperto la cella
era già tardi perché
con una corda al collo
freddo pendeva Michè

Tutte le volte che un gallo
sento cantar penserò
a quella notte in prigione
quando Michè s'impiccò

Stanotte Michè
s'è impiccato a un chiodo perché
non voleva restare vent'anni in prigione
lontano da te

Nel buio Michè se n'è andato sapendo che a te
non poteva mai dire che aveva ammazzato
soltanto per te

Io so che Michè
ha voluto morire perché
ti restasse il ricordo del bene profondo
che aveva per te

Vent'anni gli avevano dato
la corte decise così
perché un giorno aveva ammazzato
chi voleva rubargli Marì

L'avevan perciò condannato
vent'anni in prigione a marcir
però adesso che lui s'è impiccato
la porta gli devono aprir

Se pure Michè
non ti ha scritto spiegando perché
se n'è andato dal mondo tu sai che l' ha fatto
soltanto per te

Domani alle tre
nella fossa comune sarà
senza il prete e la messa perché d'un suicida
non hanno pietà

Domani Michè
nella terra bagnata sarà
e qualcuno una croce col nome la data
su lui pianterà

E qualcuno una croce col nome e la data
su lui pianterà.

Carcere ancora morte: Sulmona (Aq): detenuto di 31 anni ritrovato morto in cella, forse si è suicidato con il gas

Sulmona (Aq): detenuto di 31 anni ritrovato morto in cella, forse si è suicidato con il gas
Ansa, 26 agosto 2010

Ancora un detenuto morto nel carcere di Sulmona. Si tratta di Raffaele Panariello, 31 anni, di Castellammare di Stabia (Napoli), trovato morto nella sua cella. Dopo un primo esame, sembrava che la causa del suo decesso potesse essere riconducibile a cause naturali o addirittura ad una orvedose, particolare che aveva destato non poche preoccupazioni. Infatti, in un carcere di massima sicurezza come quello abruzzese è preoccupante che possa circolare droga tra i detenuti.
Poi, nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la comunicazione da parte di Angelo Urso, segretario nazionale della Uil-Pa penitenziari, primo a parlare di un suicidio attuato con l’inalazione di gas. Per fare chiarezza, il Procuratore della Repubblica del tribunale di Sulmona, Federico De Siervo, ha disposto l’autopsia per oggi: l’esame autoptico sarà svolto in giornata presso l’ospedale di Sulmona e potrebbe chiarire definitivamente le cause del decesso. Sulla vicenda sta indagando la squadra anticrimine del commissariato che ha già provveduto ad ascoltare i due compagni di cella del 30enne boschese, i quali al momento del fatto erano usciti per l’ora d’aria.
Dall’inizio dell’anno, nelle celle del carcere di Sulmona si sono già suicidati quattro detenuti. E pochi giorni fa un detenuto dello stesso penitenziario - noto come “carcere dei suicidi” - aveva tentato di uccidersi dando fuoco ad un materasso dell’infermeria dove era ricoverato. “Purtroppo - afferma in una nota Angelo Urso - è il 44esimo suicidio che si registra nelle carceri italiane ed è avvenuto in un istituto tristemente noto per casi del genere. La situazione del sovraffollamento, della carenza di risorse umane di tagli nei bilanci, di scarsità di mezzi e strumenti di lavoro non fa più notizia”.
Panariello era un tossicodipendente ed era finito in carcere nel 2006. Mentre era detenuto ai domiciliari presso la sua abitazione del rione popolare “Piano Napoli” di Boscoreale, picchiò e drogò la moglie, F.R. allora appena 22enne, per poi fuggire di casa ed essere raggiunto dai carabinieri solo dopo 24 ore di latitanza. L’uomo, agli arresti domiciliari per reati contro il patrimonio, fu denunciato dalla propria consorte per violenza, minacce e percosse. Dopo le 20 di una serata come tante quando, probabilmente in piena crisi d’astinenza, Panariello iniziò ad inveire contro la donna, perché lei si rifiutava di assolvere ai doveri coniugali. Dopo un po’, dalle parole l’uomo passò ai fatti, schiaffeggiando la moglie e costringendola, a suon di calci e pugni, ad ingerire a forza alcune compresse si sonnifero. Mentre la moglie era intontita dai sonniferi, Panariello afferrò una siringa, sciolse un po’ di cocaina e gliela iniettò nel braccio. Dopo quella folle vendetta, il pregiudicato fece perdere le sue tracce per un giorno, fino al suo arresto.

da Indymedia