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venerdì 17 settembre 2010

SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA' - CIRCOLO DI NARDO' - ORGANIZZA UN'ASSEMBLEA PUBBLICA SABATO 18 SETTEMBRE IN PIAZZA SALANDRA


Il 1° Congresso fondativo nazionale di SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ è convocato dal 22 al 24
ottobre 2010, con all’ordine del giorno la discussione e l’approvazione del documento politico, dello statuto e degli organismi dirigenti e di garanzia.
Il 1° Congresso di SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ si svolgerà su un documento politico , il“Manifesto Fondativo”.

Per illustrare e commentare le linee guida di tale documento il circolo Sel di Nardò invita la cittadinanza all’assemblea pubblica che si terrà sabato 18 settembre alle ore 18.00 in P.za Salandra.
‘Sentiamo l’esigenza di costruire una proposta politica che sia innanzitutto un nuovo patto di popolo e un discorso di futuro rivolto alle giovani generazioni. Ci rivolgiamo all’intelligenza e alla passione dei tanti e delle tante che non si rassegnano…siamo in campo perché possa rinascere nel cuore dell’Europa e dell’Italia una nuova grande speranza, una nuova grande sinistra.’ (dal manifesto per sinistra ecologia libertà)

Claudia Raho
circolo Sel - Nardò

CARCERE DI LECCE: UN TAVOLO PERMANENTE PER DENUNCIARE I PROBLEMI, FARE PROPOSTE, TROVARE SOLUZIONI PRATICABILI

Di fronte al progressivo aggravarsi della situazione all'interno del Carcere di Lecce, la Direttrice dott. Piccinni ha convocato per oggi un incontro allargato a Sindacati, rappresentanze interne dei dipendenti, responsabili dei servizi, quadri dirigenti amministrativi e della polizia penitenziara. Alcune ore di discussione non hanno fatto che rendere ancora più palese la sensazione di disagio e di allarme esistente. Una popolazione detenuta triplicata (1500) rispetto al tollerabile (500 ); organico di polizia penitenziaria sottodimensionato di circa 200 unità; carenza di servizi sanitari che provocano poi superlavoro al personale; turni sempre più faticosi; personale amministrativo diminuito del 35 % in pochi anni; carenza di interventi e di fondi, tanto da tendere moroso l'Istituto nei confronti dell'INPS edell'INAIL; sempre più ridotte le attività di “trattamento”, che consentono di impegnare i detenuti costruttivamente abbattendone l'aggressività causata dalla reclusione, con conseguente aumento dei problemi di sicurezza.
“Sono solo alcuni punti dolenti della situazione – dice Giovanni Rizzo, Segretario regionale della Confsal-Unsa – del resto ormai noti anche all'esterno. Ho quindi proposto, nel corso dell'incontro che era appunto tra addetti ai lavori, di superare le dinamiche dell'esplosione episodica di 'casi' e di avviare un confronto continuativo: un tavolo permanente paritetico, continuativo come continua è l'emergenza”.


“Il tavolo permanente – continua Rizzo - tra sindacati, amministrazione, operatori, centrerebbe molti obiettivi. Primo, quello di dare all'esterno la consapevolezza dell'urgenza e dell'emergenza, tale da imporre l'analisi e l'iniziativa unitaria. Secondo, la mancanza di frazionismi, rivalità, protagonismi individuali o collettivi. Terzo, l'analisi dei problemi e l'elaborazione finale di una serie di punti critici e di proposte quanto meno organizzative e poi di livello più elevato per ottenere le risorse necessarie: non è sbagliato rivolgersi alla mediazione e all'intervento del Prefetto”. “L'emergenza – ha concluso Rizzo – causa anche un irrigidimento nei rapporti tra amministrazione e personale. Lo stress, il sovraccarico, il disagio possono portare a un rilassamento dei servizi, cui si può pensare di riparare con una disciplina più rigida. Motivo di più per confrontarsi e agire concordemente, e anche presto”.

da GrandeSalento.org

La crisi di Forza nuova a Milano e i movimenti dell'estrema destra a livello nazionale in vista delle possibili elezioni anticipate


La crisi di Forza nuova a Milano e i movimenti dell'estrema destra a livello nazionale in vista delle possibili elezioni anticipate. Roberto Fiore alla ricerca di un accordo con il Pdl e Luca Romagnoli con i finiani.

A giugno è stato arrestato Michelangelo Manazza giovanissimo naziskin, conosciuto per la sua militanza in Forza Nuova a Milano, reo di avere accoltellato la sera del 14 due ragazzi in un parco di Cuneo. Ora è detenuto nelle carceri di quella città con l'accusa di "lesioni gravi ed efferate".
Il fatto ha creato scompiglio, tensioni e divisioni, sia fra il "mondo skin" (ormai egemonizzato dagli Hammer) e i forzanovisti, sia all'interno di quest'ultima organizzazione.
Roberto Fiore, con un comunicato stampa, ha subito preso le distanze dal giovane arrestato, negando fosse di Fn. Ovviamente il fatto non è piaciuto agli skin. Alcuni di loro si sono persino azzuffati con un gruppo di forzanovisti.A luglio, anche seguito di questi fatti, almeno un terzo di Forza nuova di Milano, Bergamo, Pavia e Varese se ne è andata dal movimento per aderire alla nuova sigla Movimento Patria Nostra: un'associazione culturale nata a Roma, recentemente trasformatasi in organizzazione politica, con il riutilizzo del vecchio simbolo di Ordine nuovo, con tanto di ascia bipenne.
Attualmente, in Lombardia, questo neonato gruppo può contare già su una cinquantina di militanti guidati da Alberto Doldi (ex Ordine nuovo di Milano), Valter Melchiorri e Maurizio Stocco. Anche in questo caso la base tende a coincidere con gli ultras della curva interista, in particolare con l'Inter Club di Motta Visconti. Data la comune fede nerazzurra e la generale solidarietà con i "camerati incarcerati" (Manazza come Lothar, sempre detenuto nel carcere di Bergamo), con il neonato gruppo, hanno subito fraternizzato quelli di Calci e Pugni di Alessandro "Todo" Todisco, ben contento della profonda crisi dei rivali di Forza Nuova e dell'odiato Duilio Canu.

Sul versante nazionale, invece, mentre Gianluca Iannone e Casa Pound cercano sponda nel Pdl, tramite Marcello Dell'Utri, Roberto Fiore, in vista di possibili elezioni anticipate, si è incontrato, la settimana scorsa con Giuseppe Ciarrapico e Alessandra Mussolini per proporre a Berlusconi la desistenza di Fn, in cambio di almeno un deputato forzanovista eletto come indipendente nel Pdl. D'altro canto, sempre in vista delle elezioni, la Fiamma tricolore si è spaccata verticalmente in due su tutto il territorio nazionale: da una parte Luca Romagnoli, incredibile ma vero, si sta avvicinando agli odiati finiani (tramite il fascistissimo deputato Donato La Morte, cassiere del vecchio Msi), dall'altra il gruppo movimentista "Fiamma Futura" del naziskin veneto Piero Puschiavo che sta per confluire ne La Destra di Storace.

www.osservatoriodemocratico.org

da Infoaut

Estate caldissima

di GENEVIÈVE MAKAPING
Gli ultimi mesi nella provincia di Cosenza sono stati caldissimi, e non solo per le temperature sahariane o gli incendi. A luglio è scattata l’operazione “Ippocrate”: la polizia stradale ha scoperto decine di falsi invalidi. Tra luglio e agosto si è svolta anche l’operazione “Santa Tecla” contro il clan della ’ndrangheta di Corigliano Calabro. Decine gli arrestati e un centinaio gli indagati, tra cui Pasqualina Straface, sindaco di Corigliano. L’inchiesta ha portato in carcere i suoi fratelli Mario e Franco.

Ad agosto, a Cosenza un autista di autobus ha picchiato duramente un uomo di 78 anni e l’ha lasciato per strada davanti ai passeggeri indifferenti. A soccorrerlo è stato un automobilista di passaggio. È stata una vergogna per tutti noi calabresi, che facciamo della solidarietà un vanto.

Sempre ad agosto una telefonata al 117, il numero della guardia di finanza, ha denunciato una discarica abusiva con 25 tonnellate di rifiuti. A San Marco Argentano è finito in manette Giuseppe Di Cianni, 64 anni, accusato di duplice omicidio a Sydney, in Australia. A Cavallerizzo di Cerzeto i cittadini hanno protestato contro la “new town”, costruita dopo l’evacuazione del loro paese minacciato dalla frana del 7 marzo 2005.

A Cosenza sono state sequestrate armi da guerra. Il provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Calabria, Paolo Quattrone, si è suicidato sparandosi alla testa. Da pensionato voleva dedicarsi agli orfani e io volevo scrivere un libro-intervista su di lui. “Geneviève!”, mi diceva, “come in Africa, anche in Italia ci sono molti orfani abbandonati”. Infine la ’ndrangheta ha fatto esplodere una bomba sotto la casa del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro.

Cari lettori di Internazionale, in Calabria, è stata un’estate calda.

Geneviève Makaping è una giornalista e antropologa camerunese. Vive in Italia dal 1988.

da Internazionale

Vittime delle forze dell’ordine: le famiglie danno vita a un’associazione

[da Redattore sociale] Sarà presentata ufficialmente il 25 settembre a Ferrara, nel quinto anniversario della morte di Federico Aldrovandi. La madre, Patrizia Moretti: «Un modo per unire le nostre voci e avere più forza. Lavoreremo perché non accada più»

FERRARA – «Continuare a parlarne è la forma più duratura di giustizia». Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi ucciso il 25 settembre 2005 da quattro poliziotti, ha ancora voglia di far sentire la sua voce. Ma perché abbia più forza l’ha unita a quella delle famiglie Bianzino, Cucchi, Giuliani, Sandri e Uva. Nel quinto anniversario della morte di Federico, a Ferrara, verrà presentata l’associazione famiglie delle vittime delle forze dell’ordine. Quel giorno sarà anche la prima nazionale del documentario di Filippo Vendemmiati sul caso Aldrovandi.«Sarà un’associazione aperta – racconta Patrizia Moretti – che nasce con due obiettivi: lavorare perché nessuno debba più vivere ciò che è accaduto a noi e ricucire il rapporto con le istituzioni». La madre di Federico tiene infatti a ricordare come, in questi anni, non abbia mai generalizzato le accuse, ma abbia sempre distinto i colpevoli dalle persone oneste. «Ho accusato di omicidio i quattro agenti condannati nel 2009 – precisa – e di depistaggio e falso i loro colleghi che hanno cercato di nascondere quanto era accaduto, mai la polizia nel suo complesso».
Quello del poliziotto è un mestiere delicato, «che va fatto con coscienza». È per questo che la madre di Federico sostiene l’importanza di una selezione sugli ingressi e della formazione. E parla della necessità di poter identificare gli agenti, cosa che oggi non è possibile. La strada da fare è ancora lunga, ma lei non si tira indietro ed è convinta che ognuno nel suo piccolo possa fare qualcosa. «Non credo che la gente voglia una polizia di cui avere paura – afferma –. Anche per questo la legge deve essere uguale per tutti. Oggi, purtroppo, non è così».
La notizia della decisione di costituirsi in associazione arriva a pochi giorni dall’anteprima veneziana del documentario «È stato morto un ragazzo» [8 settembre nelle Giornate degli autori]. «Il titolo è una sgrammaticatura, ma riflette la realtà. Abbiamo lottato a lungo contro le versioni ufficiali che via via ci venivano raccontate – racconta Patrizia Moretti – e che, puntualmente, venivano smentite».
Patrizia Moretti si aspetta molto dal film di Vendemmiati, «l’unico», a suo parere, che potesse girarlo. Il regista, di origine ferrarese, era un conoscente della famiglia [compagno di scuola di Lino Aldrovandi] a cui, durante la lavorazione, si è avvicinato molto. «Ha seguito il processo fin dall’inizio e conosceva bene la vicenda – chiarisce la madre di Federico – ma il film gli ha permesso di approfondirla sia dal punto di vista giornalistico che da quello umano».
Una conoscenza, quest’ultima, che, secondo Patrizia Moretti, è mancata a Mariaemanuela Guerra, il pubblico ministero a cui era stato assegnato il caso e che «non ha mai cercato di sapere chi era mio figlio o che cosa aveva fatto quel giorno. Non le importava di lui». Tanto che per i primi quattro mesi il fascicolo dell’indagine rimase vuoto e ci vollero il blog aperto da Patrizia Moretti e l’assegnazione a un nuovo pm per arrivare al processo. «Il fascicolo vuoto non è una mia invenzione – precisa – ma un fatto. Oggi, quel pm ha scelto di querelarmi per averlo detto. Non so perché lo abbia fatto, ma credo che per lei sia controproducente».
Nonostante tutte le falsità dette sul figlio, i depistaggi e le querele, Patrizia Moretti non ha perso la fiducia nella giustizia. «Non ho mai dubitato che la verità sarebbe venuta alla luce – racconta –. È vero, la condanna è piccola, ma nemmeno l’ergastolo avrebbe potuto restituirmi Federico. Ho lottato per dargli la giustizia che meritava. Credo che il film di Vendemmiati sia importante: potrà mettere mio figlio nella giusta luce e farlo vivere di nuovo, visto che lui non può più farlo». [lp]

da Carta.org

Rom, espulsioni inutili e ingiuste


Parla Cristian Gaita, giornalista rumeno in Italia
L'espulsione dei Rom dalla Francia è un tema che tocca i nervi scoperti del vecchio continente, sicché se ne parla anche al Consiglio europeo, nonostante non fosse in agenda. Se le indiscrezioni parlano di un Sarkozy furente a causa della possibile procedura di infrazione verso il suo Paese, a soffiare sul fuoco ci pensa anche il governo italiano, pronto a schierarsi con l'Eliseo in un quasi inedito asse franco-italiano delle espulsioni.
PeaceReporter ha intervistato Cristian Gaita, caporedattore di "Ora" - il giornale dei rumeni in Italia - che ci rivela gli esiti di un piccolo sondaggio condotto dalla rivista tra i suoi lettori: cittadini del Paese da cui provengono diverse decine di migliaia di Rom attualmente in Italia e che da sempre si misura con il problema della convivenza.

Dal vostro sondaggio sembra che anche i rumeni in Italia siano d'accordo con Sarkozy

In Romania gli zingari non sono così "ben visti" come in Occidente, ma comunque la percentuale di favorevoli non è così alta. Il 56 per cento è con Sarkozy, rimane comunque un 38 per cento che non lo è.
Come rivista non abbiamo una posizione ufficiale, noi abbiamo solo presentato i fatti e ognuno è libero di giudicare.

Qual è il suo parere personale?

Quella di Sarkozy non è una soluzione, perché non solo calpesta i diritti umani, ma è inutile. Come fai a mandare questa gente a casa, pagando perfino l'aereo, pretendendo che restino lì. Non puoi contringerli a restare in Romania, sono cittadini europei liberi: perché e come tenere fermi in un Paese delle persone sulla base del fatto che appartengono a una determinata catogoria? Passare la patata bollente da un Paese all'altro non risolve la situazione.

Da noi i Rom sono sempre considerati un'emergenza. Anche i cittadini rumeni, sia in Italia che in Romania, li percepiscono come tali?

No, la gente è abituata. Diciamo che è un piccolo problema che si sta risolvendo.
Ma anche qui: i mass-media parlano sempre di espulsioni e problemi ma nessuno racconta i progressi. Le politiche sociali sia in Romania sia in Italia ormai puntano ai bambini, che cambieranno la cultura Rom. Non saranno più nomadi, anche se ci vorrà tempo.

Dunque è inevitabile che da nomadi diventino sedentari cambiando il proprio stile di vita?

Per una gran parte sarà così. Magari rimarranno alcuni nomadi ma non potranno essere così per sempre, anche perché devono in qualche modo vivere, al di là dei fatti piacevoli o spiacevoli che accadono.
Aggiungo che oggi ho sentito Bossi che accusava i Rom della maggior parte dei furti in Italia. Ma non scherziamo, come è possibile che su sessanta milioni di persone i Rom siano quelli che rubano di più?

Come vivete la confusione che spesso viene fatta sui media italiani, forse volutamente, tra Rom e rumeni?

E' una confusione sensa senso. Bisogna essere troppo ignoranti per crederci.

da PeaceReporter di Gabriele Battaglia