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martedì 2 novembre 2010

INNO ALLA VITA

L' immobilismo dei giovani è il principale agente che cagiona al blocco conservatore la proprietà della vita, propria ed altrui. Si assiste inerti al ballo del potere e ci si isola nei consumi, nelle droghe e nell' alcool. La casa del popolo dei giovani più che da sentimenti è abitata da oggetti che alienano dalla cosa pubblica e ammorbano le giovani menti in un poltrire che mortifica la vita.
I moderni intrattenimenti virtuali e le macchine sostituiscono l' amore e dipingono la solitudine come un luogo accogliente ed appagante. Ma è l' apparenza vestita di modernità che ci inchioda a processi di scollamento dal vivere aggregato.
Il continuo " nascondino " è il pane di questa gioventù che d' inverso dovrebbe esplodere di processi di espansione ed amalgama, integrazione, emancipazione ed unità.
Tutti assistiamo al volgare penetrare del metodo mediatico; e da protagonisti della nostra vita deleghiamo quella al " gran manovratore " . La nostra vita passa in mano ad altri e da coglioni viviamo nel circuito virtuale senza irrompere nei meandri del presente.
Conosco certi che parlano come la televisione: dov'è finita la loro anima, la loro personalità, la loro vita ?
Fratello mio svegliati!
Rompiamo questo muro di apatia e di disimpegno e veniamoci a trovare, prendiamo le nostre vite e mettimole al centro della politica. Soffiamo il vento della ribellione e partecipiamo alla costruzione del riscatto.
Non è tempo di nascondersi ma, di schierarsi, dichiararsi, discutere, aniamrsi e lottare.

La partecipazione è il vero inno alla vita!!

Angelo Cleopazzo

Le condizioni carcerarie in Italia

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha recentemente condannato l’Italia per trattamenti disumani e degradanti a cui sono sottoposti i detenuti nel nostro Paese.
Tutti quelli che pensano che il carcere sia un male necessario, specialmente questo tipo di prigione che c’è in Italia, sono come coloro che pensavano che era il sole che girava intorno alla terra.
Il carcere, in qualsiasi parte del mondo, non dà risposte, il carcere è una non risposta.
Non si dovrebbe andare in carcere, ma se ci si va, non si dovrebbe trovare un luogo disumano e fuorilegge, come nelle patrie galere italiane.
Un luogo dove le persone vengono rinchiuse come in un canile e spesso abbandonate a se stesse.
La pena, in qualsiasi parte del mondo, non dovrebbe produrre vendetta, ma perseguire il fine di riparare e riconciliare.
Solo un carcere aperto e rispettoso della legalità potrebbe restituire alla società cittadini migliori.
Invece le prigioni in Italia, settimo paese più industriale e avanzato nel mondo, produce solo sofferenza, ingiustizia e nuovi detenuti.
Ed è il posto dei poveri, dei tossicodipendenti, degli extracomunitari e degli avanzi della società.
Inoltre, per i detenuti sottoposti al regime di tortura del 41 bis, è anche il luogo dove gli esseri umani trascorrono anni e anni della loro vita senza vivere.
I prigionieri sottoposti a questo regime rimangono chiusi in cella nell’inattività, nella noia, nella mancanza di qualsiasi contatto con il mondo esterno, ventidue ore su ventiquattro.
I detenuti sottoposti al “carcere duro” non possono abbracciare e toccare i propri familiari, alcuni anche da diciotto anni.
Vivono in un sostanziale isolamento e con una barriera di plastica nelle loro finestre per impedire loro di vedere il cielo, le stelle e la luna.
Il carcere nel nostro paese produce morte ed è altissimo il numero dei detenuti che per non soffrire più, o perché amano troppo la vita, se la tolgono, più di 50 dall’inizio di quest’anno.
E poi solo in Italia, non in Europa e non nel resto del mondo, esiste una pena che non finisce mai: “La Pena di Morte Viva”, l’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio, se al tuo posto non metti un altro in galera
Niente è più crudele di una pena che non finirà mai, perché questo tipo di ergastolo uccide una persona in maniera disumana.
L’ergastolano italiano ostativo ha solo la possibilità di soffrire, invecchiare e morire.
E non avere più futuro è molto peggio di non avere vita, perché nessuno può vivere senza avere la speranza di libertà.
Non può una persona essere colpevole per sempre.
È inumano che una persona continui a essere punita per un reato che ha commesso venti/trenta anni prima
I sogni nei carceri muoiono. E spesso muoiono prima i prigionieri che riescono ancora a sognare, perché è l’unico modo che hanno per realizzare i loro sogni.

Carmelo Musumeci
Carcere Spoleto, novembre 2010