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lunedì 14 febbraio 2011

10 FEBBRAIO IL "GIORNO DEL RICORDO"


parmantifascista.org
Giovedì 10 febbraio, si è tenuto un presidio a Parma sotto il monumento al Partigiano, in occasione del cosiddetto "Giorno del ricordo", che ha visto la partecipazione di tutta la Parma Antifascista. Il presidio aveva l'intenzione di svelare le operazioni di revisionismo che si celano dietro la "questione foibe", e di diffondere la verità storica riguardo ad esse ed ai crimini compiuti in jugoslavia dai nazifascisti. Quest'anno comunque, e per fortuna, i politici di Lega e Pdl non sono scesi in corteo come l'anno scorso, quando sfilarono per le vie del centro a braccio teso, e dei fascistelli di CasaPound non si è vista nemmeno l'ombra.

Di seguito, il testo del volantino distribuito:

Ricordare il proprio passato è fondamentale per capire il presente e saper affrontare il futuro. In Italia dal 2005 ogni 10 febbraio è "giorno del ricordo", una data istituita nel 2004 con il fine di "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe" (dal testo di legge).
Il 10 Febbraio media e politica ci raccontano delle migliaia di italiani gettati nelle foibe, di perfidi partigiani comunisti, e della tragedia degli italiani che dovettero lasciare quelle terre, ipotizzando un progetto di pulizia etnica da parte dei partigiani. Si tratta di uno strano modo di ricordare; come se prima dell'otto settembre del '43 non fosse successo niente in quelle terre di confine e in tutto il mondo. Integrare questi ricordi può aiutare a comprendere meglio ciò che avvenne in quel periodo che va dall'avvento del fascismo fino alla fine della seconda guerra mondiale. Già nel 1920 Benito Mussolini aveva le idee chiare sulla jugoslavia: «Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani».
Fin dai primi anni del fascismo, nelle terre di confine con la Jugoslavia, venne attuata una politica razzista nei confronti delle minoranze, proibendo loro di parlare nelle loro lingue, vietando le scritte in slavo sulle tombe e italianizzando i nomi. Non solo, le chiese ortodosse vennero chiuse, distrutte o trasformate in chiese cattoliche e i serbi furono obbligati a circolare con una P sul braccio. Nei locali pubblici poi venne posto il cartello: " vietato l'ingresso ai serbi, ebrei, zingari e cani". Dal 1941 la situazione peggiorò ulteriormente con l'occupazione nazifascista della Jugoslavia; vennero istituiti campi di concentramento sia in Italia che in Jugoslavia in cui vennero internate migliaia di persone. Molte di esse, uomini, donne, anziani e bambini, trovarono la morte in quei lager. Per contrastare la lotta partigiana i nazifascisti non si fecero alcuno scrupolo, deportando intere famiglie, bruciando villaggi, fucilando. Un esempio può essere quello di Kragulevac, un paese in cui furono giustiziate 2300 persone. Nonostante questo il popolo jugoslavo seppe organizzare la propria Resistenza all'occupazione. Nel 1942 fu mandata a tutti i comandi di stanza in Slovenia la circolare 3C che conteneva ordini di questo genere: «Internare a titolo protettivo, precauzionale e repressivo, individui, famiglie, categorie di individui delle città e delle campagne e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali»
Questi sono solo alcuni degli avvenimenti che precedettero le Foibe e l'esodo di migliaia di italiani da quelle terre. Si tratta di fatti che vanno ricordati quando si ha l'intenzione di affrontare nella maniera più obbiettiva la questione delle foibe.
Non si tratta infatti di negare l'esistenza delle foibe ma di cercare di capirne le cause e le dimensioni.
Sul finire del '43, i nazifascisti rioccuparono le terre liberate temporaneamente dai partgiani, e procedettero a riesumare i corpi dalle foibe. Il sottufficiale dei vigili del fuoco Harzarich diresse sotto le direttive dei nazifascisti il recupero dei corpi e stese un rapporto (rapporto Harzarich): da 10 foibe vennero recuperati 204 corpi.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale si scoprirono altre foibe e tra il 1945 e il 1948 vennero riesumati da esse 464 corpi.
La maggior parte dei corpi riesumati appartenevano a nazifascsti o collaborazionisti delle forze occupanti e in una minima parte di vittime della giustizia sommaria che vi fu nei giorni della liberazione. Questi dati sono riscontrabili in numerose ricerche storiche e da documenti ufficiali sia dei nazifascisti che degli angloamericani. Basterebbero quei documenti per mettere fine alle sciocchezze di chi parla di migliaia di infoibati. Come sarebbe sufficiente ricordare che furono oltre quarantamila i soldati italiani che si unirono ai partigiani jugoslavi per smentire le ipotesi di pulizia etnica.
Infangare la memoria della resistenza, demonizzare i comunisti ed equiparare i partigiani ai fascisti è l'unico vero fine di questa giornata.
Il giorno del ricordo si inserisce in un più ampio quadro di rivisitazione delle storia per fini politici che partendo dalla Resistenza arriva fino alla rivalutazione della figura di Bettino Craxi.
In questo scenario si inseriscono perfettamente i fascisti di Casa Pound che proprio l'hanno passato scrivevano su uno striscione : Tito assassino , meglio Bettino.
Non facciamoci ingannare da chi con queste campagne vuole coltivare un popolo ignorante e manipolabile. Se il 10 Febbraio è giorno del ricordo gli antifascisti si faranno trovare ai loro posti per ricordare ciò che il potere vuole gettare nell'oblio.
Noi Ricordiamo Tutto!

da Indymedia

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