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venerdì 11 marzo 2011

11 marzo 1977


Era la rossa primavera.
Era il marzo del 1977 in quella terra chiamata Bologna ove il tempo ha scandito la sua massima lentezza nella via Mascarella.
Bom bom, bom,bom, bom, bom.
Sei colpi di pistola.
Un ragazzo, conosciuto come Francesco, ma il cui vero nome era Pierfrancesco Lorusso, cade.
Cade nel giorno di lotta.
Cade nella Bologna sconvolta dalla repressione di Stato.
Bom,bom,bom,bom,bom.bom.
Sei colpi di Stato.
Stato processa Stato.
Stato assolve lo Stato.
Fuga rivoluzionaria, curiosità apuleiana.
Colpo alla schiena.
Secco, diritto, violento, tremendo.
Il respiro è svanito.
Il cuore è fermo.
” Mi hanno beccato“.
Ultime parole, ultimo fiato in tal via ove forse ha sognato.
Sognato la libertà, sognato la libertà, sognato la libertà.
Ma tal sogno si muta nella triste realtà.
Bologna arresta la sua essenza.
Bologna la grassa, la dotta, Bologna la rossa, è ora rossa, rossa, rossa del sangue di un compagno, ucciso, ucciso, per protestare contro l’autoritarismo, per rivendicare altro sistema, per il sogno della non utopica rivoluzione.
Bologna.
Ed ecco che ora un corteo, lungo corteo, profondo momento di condivisione nella collettiva visione della repressione di Stato, sfiderà i divieti del nuovo protezionismo securitario.
La solitaria e controversa,Piazza Verdi, il piccolo largo Repighi, la rossa via Mascarella, la frenetica via Irnerio, la borghese via Indipendenza, la senza identità via Rizzoli per ritornar in via Zamboni.
Via Zamboni è sempre la, ferma, immobile.
Vede scorrere persone e pensieri, lotte e collettivi, divisioni e unioni, ceri e anatemi,divieti e conquiste.
Era il lontano 11 marzo del 1977.
Vivo nel nostro cuore, vivo nel nostro amore.

da Reset-Italia

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