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mercoledì 30 novembre 2011

AGRICOLTURA BENE COMUNE!


L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio.

INVITO

Ecologia, terra, Terra, Territorio, Paesaggio, Guerrilla gardening,
Distretti di economia solidale, Gruppi di acquisto solidale, Biodiversità, Critical wine, Sangu ti la terra!, pianta grane/pianta grano, Genuino clandestino, Nocività, Immaginario, Lavoro/Produzione/Consumo critico, Sensibilità planetarie ribelli, General intellect, Tracciabilità dei prodotti e dei prezzi, Orti comunitari, San Precario, Agricoltura contadina, NO-OGM, Multinazionali, biologico,mutuo appoggio,
Acqua bene comune, Permacoltura, Neurogreen,
Subvertising/rivoltiamolaterra, MayDay, Critical mass…

Giovedì 1 Dicembre, h.18.00
Aula SP2, Ex-Sperimentale Tabacchi, via F. Calasso 3/a
Università di Lecce


AGRICOLTURA BENE COMUNE!
Conferenza + Assemblea Aperta

A partire da questi temi, costruiamo insieme un progetto di alternative concrete

Bonus track: proiezione del documentario “Genuino Clandestino” realizzato dal collettivo InsuTV, Campi Aperti, terra terra, Ragnatela Autoproduzioni… su esperienze di lavoro e resistenza di giovani contadini, allevatori, produttori e artigiani.
info: angela greco 3385962404
ivano gioffreda 3890861680
marc tibaldi 3393667470

agricolturabenecomune@gmail.com

L’agricoltura è un bene comune, così come l’acqua e l’aria. Un’ecologia sociale deve partire dall’agricoltura contadina che valorizza la biodiversità, che racchiude dentro ai propri obiettivi anche il paesaggio e la sua preservazione. Lo sviluppo equilibrato di agricoltura contadina, turismo, cultura, è la chiave di volta per la valorizzazione del territorio, contro monocolture, turismo irresponsabile, svendita del territorio. Per difendere la terra, e chi ci lavora e ci abita, dallo sfruttamento, per cercare soluzioni alternative alle contraddizioni che viviamo e per impollinare nuove pratiche sociali e ambientali rizomatiche, Agricoltura Bene Comune si propone di coinvolgere studenti, disoccupati, ricercatori, migranti, professionisti, attivisti, mediattivisti, creativi, consumatori critici, attori che possono creare un circuito virtuoso di relazioni e sensibilità, di lotte e di pratiche comunitarie.
Nato nel 2011, il progetto in progress Agricoltura Bene Comune ha organizzato la “Festa dei contadini/Festa di tutti!”, il 5 agosto a Sannicola; l’assemblea “Giustizia in agricoltura, giustizia per l’agricoltura”, e più 20 incontri/assemblee sul territorio salentino, dedicati alla sensibilizzazione sui temi trattati.

Perché l’uomo ombra non parla?

Già di per sé il crimine è pena. (David Maria Turoldo)

Fra un uomo ombra, un cattivo e colpevole per sempre, un ergastolano ostativo a qualsiasi beneficio se non collabora con la giustizia e se nella sua cella non ci mette un altro al posto suo, e una suora di clausura del Monastero Domenicano di Pratovecchio è nata una corrispondenza e un rapporto d’affetto e di amicizia.
Suor Grazia mi scrive:
La gente mi chiede: Perché Carmelo non parla? Perché non collabora? Io devio un po’ il discorso perché non so cosa rispondere. Dimmi qualcosa a riguardo. Dimmi cosa devo rispondere a questa gente

Io le rispondo:
Cara Suor Grazia, potrei dirti semplicemente che non parlo perché “Chi fa la spia non è figlio di Maria” o perché, giusta o sbagliata che sia, ognuno deve scontare la propria pena senza comprarsi la libertà e senza usare la giustizia per mandare un altro al posto suo in carcere.
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché uno dovrebbe uscire dal carcere perché lo merita, senza accettare ricatti da uno Stato ingiusto e fuorilegge, che prima mi ha insegnato a delinquere e poi mi ha condannato a essere cattivo e colpevole per sempre.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché ora i giudici dicono che la mia vecchia organizzazione non esiste più e i miei vecchi complici si sono rifatti una vita e ora sono dei buoni genitori, dei buoni mariti e dei buoni cittadini e quindi perché li dovrei far sbattere in carcere?
Potrei dirti che non collaboro con la giustizia perché non c’è solo la legge degli uomini, spesso ingiusta, c’è anche le legge dell’amicizia, dell’amore, del cuore e forse anche quella di Dio che mi proibisce di tradire vecchie amicizie e di far soffrire altre persone.
Cara Suor Grazia, potrei dirti che non parlo perché se ho commesso dei reati la prima vittima sono stato io, e in tutti i casi, comunque sia andata, nei miei reati non è mai stato colpito un innocente.
Lo so, non è una giustificazione, ma per me è importante.
Invece, cara Suor Grazia, ti dico che avrei potuto collaborare con la giustizia solo quando ero un criminale: ora mi sento una persona migliore e diversa e non lo posso più fare perché la mia libertà, la mia felicità non deve costare sofferenza ad altri.
E poi dopo vent’anni dai fatti non c’è più bisogno di mettere in carcere nessuno senza contare che in prigione non c’e giustizia: c’è solo odio e sofferenza.
Cara Suor Grazia, come mi hai insegnato tu, è il perdono e non il carcere che ci potrebbe permettere di essere persone migliori, perché la galera non migliora nessuno: può solo peggiorarti e poi penso che chiunque mandi in carcere un altro al posto suo si autocondanna all’infelicità.
Cara Suor Grazia, poi, per ultimo, non parlo perché sono sicuro che anche tu al posto mio faresti lo stesso.
Il mio cuore e la mia ombra ti vogliono bene.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto

giovedì 24 novembre 2011

RAPPORTO SAVE THE CHILDREN

17 novembre 2011
Giornata Infanzia: peggiorano le condizioni di vita dei bambini in Italia, e i minori pagano il prezzo più alto della crisi. 1.876.000 vivono in povertà, il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Si allarga la forbice tra Sud e Centro Nord
Sono 10 milioni 229 mila i minori in Italia, pari al 16,9% del totale della popolazione: di essi 1.876.000 vivono in povertà e il 18,6% in condizione di deprivazione materiale. Un pianeta infanzia che in una Italia che invecchia si riduce sempre di più. Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani sono infatti le uniche province “verdi” italiane in cui la percentuale dei giovani fino ai 15 anni rimane maggioritaria sugli over 65.
La crisi economica rischia di pesare soprattutto sui bambini e sugli adolescenti, in assenza di misure specifiche di tutela. Del resto, dal 2008 ad oggi, sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della grande recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con 1 minore è aumentata dell’1,8%, e tre volte tanto (5,7%) quella di chi ha 2 o più figli. Questo rileva il secondo Atlante dell'Infanzia (a rischio), diffuso da Save the Children alla vigilia della Giornata dell'Infanzia: oltre 150 pagine e 80 mappe che restituiscono moltissime informazioni sulla condizione di bambini e adolescenti del nostro
paese: dalle città e territori in cui vivono, alla povertà minorile, dagli spazi di verde e di gioco disponibili, all'inquinamento urbano, dalla dispersione scolastica alla spesa sociale e servizi per l'infanzia. Quest’anno l’Atlante, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dall’unità d’Italia, include anche un approfondimento sui quasi cento ragazzi garibaldini che parteciparono alla spedizione dei mille, un modo anche per confrontare la “giovane Italia” di allora con quella attuale.
“La qualità della vita dei nostri bambini e ragazzi è mediamente incomparabile con quella del secolo scorso”commenta Valerio Neri, Direttore Generale Save the
Children Italia. “Tuttavia,se non è più la tubercolosi a uccidere, o la guerra, oggi i nostri minori fanno i conti con la povertà, la scarsità di servizi per l’infanzia, le città inquinate, stili di vita insani che conducono all’obesità.
Problemi che l’attuale crisi economica rischia di amplificare se non c’è un’ inversione di rotta immediata e si pone la tutela dell’infanzia e adolescenza come una priorità delle scelte politiche-economiche di un paese che finora ha sempre investito molto nelle pensioni e molto meno di quanto avviene altrove per aiutare i minori, i giovani e le famiglie con figli.”

La distribuzione della popolazione minorile: dalle città all’hinterland cittadino

Rispetto al 1861 – all’Italia appena unificata – il numero di minori si è mantenuto costante ma è nettamente cambiata la loro incidenza pari, allora, al 39% contro il 16,9% dell’attuale. Il risultato è che l’Italia è diventato il primo paese al mondo in cui gli anziani sono maggioranza e le città sono affollate di over 65 rispetto agli under 18, con le poche eccezioni delle province di Napoli, Caserta, Barletta-Andria-Trani (1). Al polo opposto, come città più vecchie, Trieste e Savona (2). La tendenza tuttavia emergente analizzando la distribuzione della popolazione minorile nei capoluoghi di provincia e nei principali comuni italiani, è il graduale esodo dei minori dai
centri storici delle aree metropolitane verso le periferie o i comuni limitrofi, città satellite, hinterland di recente costituzione. E’ il caso di Giugliano in Campania cresciuta esponenzialmente e in gran parte abusivamente negli ultimi vent’anni ai margini di Napoli: qui un abitante su quattro – pari al 25,8% - ha meno di 18 anni, una quota assai maggiore di quella che si registra nel capoluogo limitrofo (21,2%). Ma il discorso vale anche per esempio per Monza e Milano (16,5% di minori contro 14,8%), Prato e Firenze, Modena e Bologna. Il fenomeno è in gran parte dovuto al disagio abitativo delle famiglie giovani con figli, sempre più esposte davanti a un mercato immobiliare bloccato, segnato dall’aumento fuori controllo del prezzo degli affitti, dalla mancanza di un deciso intervento pubblico nel settore abitativo, dalla rinuncia
alla pianificazione del territorio. Il paradosso in questo caso è rappresentato dal fatto che un numero sempre maggiore di bambini e di adolescenti finisce per
crescere in territori spesso caratterizzati da una riduzione degli standard (urbanistici, ambientali, sociali) e dalla mancanza di servizi per l’infanzia.

I minori di origine straniera

Un gruppo sempre più rilevante ma ancora non adeguatamente tutelato - rileva l’Atlante dell’Infanzia di Save the Children - è quello dei minori di origine straniera: quasi 1 milione di cui 572 mila sono bambini e ragazzi nati in Italia, le cosiddette seconde generazioni. L’Emilia Romagna la regione con la percentuale maggiore di nati da genitori stranieri (23%). Sono di fatto nuovi italiani, ai quali tuttavia una legge molto restrittiva riconosce la cittadinanza e il pieno riconoscimento dei diritti civili solo al compimento del diciottesimo anno (3). Ma è la gestione dell’universo minorile di origine straniera nel suo complesso a destare preoccupazione: un giacimento prezioso
che costituisce, sotto vari aspetti, una delle categorie più esposte e meno tutelate. Basti pensare che 1 minore su 2 con il capo famiglia straniero vive oggi in famiglie a basso reddito (4) e che il tasso di bocciati nella scuola secondaria di secondo grado fra gli alunni con cittadinanza non italiana ècirca il doppio di quello registrato fra gli studenti italiani

La povertà e la deprivazione fra i minori

In Italia – sottolinea la sezione dell’Atlante dedicata alle “isole dell’ infanzia a rischio” - ben il 24,4% dei minori è a rischio povertà (5). E sono 1.876.000 i bambini e ragazzi in povertà relativa, cioè che vivono in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media. Sono poi 653 mila i bambini e ragazzi in povertà assoluta (privi dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile). 2 minori su 3 in povertà relativa, e più di 1 minore su 2 in povertà assoluta, vivono nel Mezzogiorno. In particolare è la Sicilia ad avere la quota più elevata di minori poveri (il 44,2% dei minori), seguita dalla Campania (31,9%) e Basilicata (31,1%) mentre la Lombardia (7,3%), Emilia Romagna (7,5%) e Veneto (8,6%) sono le regioni con la percentuale inferiore di minori in povertà relativa. Per quanto riguarda i bambini in povertà assoluta anch’essi si concentrano nel Sud Italia dove rappresentano il 9,3% di tutta la popolazione minorile. Inoltre il 18,6% di minori italiani versa in condizione di deprivazione materiale (6): nel Nord Est ben il 7% delle famiglie con minori dichiara di aver difficoltà a fare un pasto adeguato almeno ogni 2 giorni e al Sud il 14,7% di famiglie con minori non ha avuto soldi per cure mediche almeno una volta negli ultimi 12 mesi (7).

Città non a misura di bambini

Le città italiane sono sempre meno a misura di bambino. Il tasso di motorizzazione è altissimo dappertutto e fa segnare una media di 3/4 macchine ogni minorenne: a Roma si contano circa 450 mila minori e 1 milione 890 mila macchine, per un tasso di 4,2 macchine per bambino. In cima alla classifica delle città con il tasso di motorizzazione più alto, Aosta (13,5), Cagliari (5,4), Ferrara (5,1), l’Aquila (4,8)
Inoltre procede senza sosta la cementificazione e impermealizzazione del territorio: si stima che ogni giorno venga cementificata una superficie di circa 130 ettari. In testa alla classifica per cementificazione i comuni di Roma e Venezia, seguite da Napoli e Milano (dove la superficie edificata ha già inglobato i due terzi del territorio comunale).
E rilevante in molte città italiane è l’inquinamento dell’aria: Ancona (140 giornate), Torino (131) e Siracusa (116) spiccano per il maggior numero di giorni di superamento del valore limite di particolato (PM10), polveri sospese nell'aria che penetrano nelle vie respiratorie causando problemi cardio-polmonari e asma. Matera e Nuoro invece le più virtuose con 1 solo giorno di sforamento del limite.
E varia è la disponibilità di luoghi – giardini pubblici, campi, prati, strade- dove i bambini possano giocare: nel Nord e al Centro più di 2 bambini su 3 giocano nei giardini pubblici. Al Sud, dove l’offerta di verde attrezzato èsensibilmente ridotta, la fruizione dei giardini pubblici scende al 16% e una quota maggiore di bambini gioca sulla strada (il 12,2%). Da segnalare il “caso” Campania dove appena 1 bambino su 100 gioca nei prati (in Veneto il 20%) e meno di 3 ogni 100 sulle strade.
Accanto a questi luoghi deputati naturalmente allo svago e al divertimento, aumenta la frequenza da parte dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni dei centri commerciali: 1 ragazzo su 5 dichiara di andarvi almeno una volta a settimana.

In aumento l’obesità infantile

L’Atlante si sofferma anche sulle condizioni di salute e sugli stili di vita dei minori italiani rilevando come - grazie a un’alimentazione abbondante e a stili di vita diversi - rachitismo e gracilità siano problemi ormai relegati ai libri di storia ma, in compenso, ha fatto la sua comparsa l’obesità: si stimano in 1 milione e 100.000 i bambini sovrappeso, di cui quasi 400 mila obesi. In base a una ricerca di CCM-Istituto Superiore di Sanità del 2010, è la Campania la regione con la più alta percentuale di bambini obesi (20,6% nella fascia di età della terza elementare), seguita da Calabria (15,4%) e Puglia (13,6%) a fronte del 9,2% della media nazionale.


La dispersione scolastica

E un altro indicatore importante della condizione dell’infanzia nel nostro paese è quello relativo alla frequenza e dispersione scolastica. Colpisce, a riguardo, il dato relativo ai cosiddetti early school leavers, giovani tra i 16 e i 24 anni che hanno conseguito soltanto l’attestato di scuola secondaria di Igrado e che non prendono parte ad alcuna attività di formazione: si stima che siano 1 milione. In termini percentuali si va dal 12,1% del Friuli Venezia Giulia alla percentuale più alta della Sicilia (26%), seguita da Sardegna (23,9%), Puglia (23,4%), Campania (23%) e da alcune regioni del Nord come la Provincia di Bolzano (22,5%) e la Valle D’Aosta (21,2%).
E tra i fenomeni di dispersione si segnala la fuoriuscita dal percorso scolastico degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie di II grado (licei, tecnici, professionali, eccetera): il 12,3%, più di 1 su 10 degli studenti, interrompe la frequenza e non si iscrive all’anno successivo. I territori in cui il rapporto tra esclusione sociale e fallimento formativo emerge in maniera più drammatica sembrano essere quelli delle aree metropolitane del Sud: le zone di Napoli, Caserta, Palermo, Bari, Taranto,
Cagliari, Reggio Calabria, Catania registrano abbandono scolastico in età molto precoce e percentuali di mancata iscrizione e marcata dispersione molto elevate
negli istituti professionali e tecnici. Da questo punto di vista, la scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione

Risorse e servizi per l’infanzia - per esempio asili nido - tra tagli e differenze territoriali

“Il quadro dell’infanzia che emerge dall’Atlante e dalle sue numerose mappe, non può non preoccuparci soprattutto laddove si vanno ad analizzare le risorse e le misure messe in campo a tutti i livelli in favore dei bambini e degli adolescenti presenti sul suolo italiano”, prosegue il Direttore Generale Save the Children Italia.
Per quanto riguarda per esempio i finanziamenti e le risorse economiche il futuro non appare confortante: L’analisi territoriale degli interventi e delle risorse poste in essere dalle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e comunali, rivela un vero e proprio puzzle, un quadro di interventi frammentato e lacunoso, segnato dalla totale di assenza di indirizzi e pratiche comuni, destinato a peggiorare drammaticamente in un prossimo futuro se si considera, ad esempio, che il Fondo sociale nazionale pari a 1 miliardo di euro nel 2007 sarà ridotto a 45 milioni nel 2013. Rispetto poi ai servizi, posti in essere, emergono grandi differenze da regione a regione. Basta guardare per esempio agli asili nido: in cima alla classifica l’ Emilia Romagna dei cui nidi usufruiscono il 29,5% dei bimbi tra 0 e 2 anni, l’Umbria (27,7%), Valle D’Aosta (25,4%) a cui fanno da contraltare la Campania – in fondo alla lista con il 2,7% dei bambini presi in carico dai nidi pubblici, o la Calabria, con il 3,5%.

“L’Italia della spesa e dei servizi per l’infanzia colpisce per le differenze fra regione e regione e anche i tanti sprechi e inefficienze. Un dato per tutti è quello dei fondi europei che rischiamo di rimandare indietro a Bruxelles. Con un calcolo un po’ grossolano, abbiamo stimato che basterebbe il 7% dei 29 miliardi di euro ancora non impegnati per creare 100.000 nuovi posti in asilo nido o strutture educative per l’infanzia nel Sud”, commenta ancora Valerio Neri. “In questo quadro la crisi economica non può essere addotta come giustificazione ma anzi deve essere un incentivo a investire sull’infanzia una volta per tutte se vogliamo che oltre la crisi ci sia un futuro per il nostro paese, cioè per le giovani generazioni. Questo significa una serie di misure e provvedimenti urgenti e fondamentali.

Quella che registriamo è piuttosto una rimozione della questione infanzia e adolescenza in Italia. A dimostrazione il fatto che non abbiamo allo stato alcun provvedimento organico in atto per fare fronte alla questione della povertà minorile, per combattere la dispersione scolastica, per un intervento forte a favore dei minori che crescono al Sud, per costruire una rete nazionale di servizi per la prima infanzia. C’è, è vero, un nuovo Piano infanzia varato nel 2010, con contenuti importanti. Ma è solo sulla carta: privo com’è di risorse finanziarie, di obiettivi di avanzamento e di sistemi di monitoraggio.
Un’ulteriore questione”, prosegue Neri, “è la mancanza di dati e conoscenze aggiornate su una serie di problematiche rilevanti relative all’infanzia in Italia, come per esempio l’abuso, le violenze”. Temi che vengono in rilievo da una delle mappe dell’Atlante realizzata in collaborazione con l’Ansa che riporta le parole/notizie più ricorrenti nei notiziari dell’agenzia con riferimento all’infanzia e ai minori.
“L’Italia è ricca di esperienze di eccellenza per la promozione dei diritti dei minori”, commenta Raffaela Milano, Responsabile Programmi Italia-Europa Save the Children. “Oggi queste esperienze vivono una condizione di estrema difficoltà e solitudine, dal momento che la questione infanzia è sostanzialmente scomparsa dall’agenda istituzionale. Il compito di Save the Children, con il suo programma Italia, è dare voce anche a questa Italia, valorizzando e mettendo in rete queste competenze che rappresentano un patrimonio che l’Italia non può lasciare morire. L’Atlante sarà la nostra agenda di lavoro”.

E’ possibile scaricare la versione integrale dell’Atlante al seguente link:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/SAVE%20-%
20AtlanteInfanziaNov11BDopPag.pdf
Le principali mappe e la copertina dell’Atlante sono scaricabili da qui:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/Mappe%
20per%20media%20e%20cover.zip

Per le tv è disponibile un beta con testimonianze sulla povertà minorile, la dispersione scolastica, i servizi e la spesa sociale, obesità.

NOTE
1) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 85,7 (cioè gli over 65 ogni 100 giovani), 88,6, 97,2.
2) I cui indici di vecchiaia sono rispettivamente 243 e 238.
3) Peggior sorte tocca ai non nati ma venuti in Italia da piccoli: malgrado il loro cv italiano alla maggiore età saranno cittadini extracomunitari al pari dei loro genitori, senza alcun canale differenziato.
4) A. Brandolini, Lotta alla povertà, vecchi e nuovi bisogni, conferenza programmatica “Crescere al Sud”, Napoli 2011.
5) Fonte Eurostat che stima la povertà in base al reddito, e considera “a rischio” i minori che vivono in nuclei familiari con un reddito del 60% sotto il livello medio nazionale.
6) Fonte Eurostat che calcola il tasso di deprivazione materiale sulla base del conteggio del numero di persone impossibilitate ad accedere ad un minimo di 3 beni su una lista di 9.
7) Fonte Istat, “Reddito e condizioni di vita”, ultimo trimestre 2010.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia
tel. 06.48070023-071-001
press@savethechildren.it, www.savethechildren.it

Il Programma Italia e i suoi partner

Nel 2011 Save the Children ha attivato un ambizioso programma di cinque anni dedicato ai bambini e agli adolescenti in Italia, proponendosi di rafforzare stabilmente le infrastrutture sociali e di cura per i minori, con particolare attenzione alle aree più deprivate. Gli ambiti principali di intervento sono la lotta alla povertà minorile, la protezione dei minori a rischio di sfruttamento (come i minori stranieri non accompagnati), l’educazione e la scuola, l’uso delle nuove tecnologie, la tutela dei minori nelle emergenze. Una particolare attenzione è dedicata ai minori che vivono nel sud Italia, con l’attivazione di un programma specifico di intervento, “Crescere al Sud”. Tutte le attività promosse da Save the Children prevedono la partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi.

Per la definizione di strategie e la realizzazione dei programmi sul campo, Save the Children nel 2011 ha coinvolto un’ampia rete di organizzazioni partner, nazionali, internazionali e locali, tra le quali: UNHCR, OIM, UNICEF, ANPAS, CISMAI, UISP, CSI, Libera, Caritas, Rete G2 – seconde generazioni, AIMMF, SIP, Consorzio Nova, EIP Italia, Vides Main, CAF, Il Melograno, Pontedincontro, L’Orsa Maggiore, L’Altranapoli, Dedalus, Civitas Solis, Cooperativa ISKRA, Radio Kreattiva, Inventare Insieme.

Save the Children è inoltre capofila di un network (gruppo CRC) composto da 86 organizzazioni e associazioni impegnate nel monitoraggio dell’attuazione, in
Italia, della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

mercoledì 23 novembre 2011

Lettera aperta al nuovo Guardasigilli della Giustizia, Prof.ssa Paola Severino

Aver letto sul Manifesto di giovedì 17 novembre:

- La professoressa Severino, nuova guardiasigilli, intercettata all’uscita sullo scalone assicura di avere saputo della nomina solo ieri mattina, poi dice che un intervento per l’emergenza carceri sarà una delle prime cose da fare- mi fa ben sperare.

Ed ho pensato di scriverle questa lettera aperta per farle sapere che:

-Nelle carceri italiane, dall’inizio dell’anno fino al 28 ottobre 2011, hanno perso la vita 155 detenuti, 54 si sono suicidati, dei rimanenti 101 (età media 35 anni) circa la metà è deceduta per malori improvvisi legati a disfunzioni cardiache, respiratorie, eccetera, mentre su 23 casi sono in corso inchieste giudiziarie miranti ad accertare le cause dei decessi. (Fonte interrogazione parlamentare del Senatore Ferrante)

Signor Ministro, tengo a farle sapere che dal 2000 al 2011 ci sono stati nelle carceri italiane 1902 morti, di cui 680 suicidi (Fonte “Ristretti Orizzonti”).

Una vera guerra, ma forse sarebbe bene chiamarla una vera carneficina, perché a morire in carcere sono soprattutto barboni, tossicodipendenti, extracomunitari e poveracci, dato che in questi luoghi non ci va solo chi commette dei reati, ma ci vanno soprattutto le anime perse della società.

Ed è incredibile che dove si dovrebbe fare giustizia regni l’ingiustizia e si muoia più che da qualsiasi altra parte d’Italia. Eppure in questa lista di morti non ci sono detenuti imputati di corruzione, approvazione indebita, associazione mafiosa esterna, ecc.., probabilmente perché questi tipi di imputati in carcere non ci vanno, ma si sa che il diritto e i diritti funzionano solo per i ricchi.

Signor Guardasiglilli, le campagne forcaiole e le colossali bugie per ottenere consenso politico hanno fatto diventare le carceri italiani luoghi di tortura, di disperazione e dolore. Come lei saprà, perché è anche avvocato, negli altri Paesi le pene detentive non hanno una durata così elevata come in Italia.

La certezza della pena potrebbe significare anche di far scontare la pena fuori dal carcere, poiché la società non è più tutelata mettendo fuori le persone a fine pena, perché questi escano più cattivi constatando sulla loro pelle che i loro governanti e i loro giudici non sono migliori di loro.

Signor Ministro, il carcere in Italia è molto pericoloso, produce morte, crimine istituzionale ed è asociale. La galera nel nostro paese non corregge il detenuto, ma piuttosto gli insegna a commettere altri crimini e ad odiare i “buoni” se questi sono peggio di lui.

Per ultimo Signor Guardasiglilli, tengo a farle sapere che in Italia, unico paese in Europa, esiste l’ergastolo ostativo, la “Pena di Morte Viva”, come la chiamiamo noi ergastolani, che è una condanna di morte che si sconta da vivo invece che da morto, perché non potremo mai usufruire di nessun beneficio penitenziario se nella nostra cella non ci mettiamo un altro al posto nostro.

Signor Ministro le auguro buon lavoro con la speranza che l’amore sociale sia nel suo cuore.

Carmelo Musumeci.

Carcerde di Spoleto, novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

LA SFIDA DELLA SINISTRA

Per provare a tracciare le linee guida di ciò che deve rappresentare la sinistra del terzo millennio occorre prima rintracciare i vincoli ed i malanni che incalzano le umane società.
Esiste una crisi globale determinata dallo strapotere di alcuni gruppi finanziari, rapaci e divoratori di economie in crescita ed emergenti e stati imperialisti che cingono d’assedio popoli poveri di sviluppo ma pieni di materie prime, perciò usurpati di esse. Grazie alla persistente azione di governi ed agenzie segrete straniere questi poveri stati non riescono a darsi piena autodeterminazione ed il collasso delle proprie istituzioni pare legittimare l’intrusione di ingerenze di interessi di stati stranieri e
multinazionali che spolpano il midollo di quelle economie fino a configurare veri e propri protettorati che però si fingono all’esterno, sulla mappa geopolitica, come entità statuali indipendenti. Fondamentalmente ciò avviene sotto gli occhi di tutti e con l’unica esigenza di rimpinguare i lauti introiti di organismi sovranazionali (NATO, UE, ONU…). Questi organismi altro non sono che soggetti politici che legittimano l’uso della forza da parte dei paesi ricchi, opulenti e sviluppati ma con grande richiesta di fabbisogno alimentare ed energetico a scapito dei paesi più poveri.
In questa fase è appropriato parlare di un Nord del mondo che muove guerra, addestra ed insedia governi fantoccio in quei Sud del mondo che devono essere
deprivati di quelle ricchezze utili alla propria emancipazione per garantire porzioni di approvvigionamento alimentare ed energetico consoni a quei consumi
senza freno che costituiscono il vero primo comandamento delle società occidentali, cosiddette sviluppate. Occorre precisare che tutto è in ottica di sfruttamento dei Sud del mondo: si pensi che le imprese che non possono più produrre per gli alti costi della manodopera preferiscono delocalizzare i propri impianti per vessare maggiormente il capitale umano meno garantito e questo spesso è quello dei Balcani, del Sud dell’Asia, del Sud America, del Nord Africa…
Riemerge in questo nostro medioevo lo schiavismo con le sue tratte e le sue rotte: flussi migratori dal Sud risalgono per prestare le braccia all’agricoltura di altri stati situati più a Nord rispetto ai luoghi di provenienza. La grande mamma Africa è la mammella da spremere per dare il suo latte a popoli di un Nord straniero, ricco, arrogante, xenofobo, razzista e predone, padrone e ingordo.
Se fisso lo sguardo sulla società italiana mi accorgo che crisi globale e crisi democratica corrono all’unisono per disegnare uno scenario prossimo alla
disintegrazione sociale.
La pace sociale è garantita da processi che promettono lavoro stabile, occupazione, contribuzione, previdenza sociale, rappresentanza, cittadinanza e armonia dell’impianto politico-istituzionale. Tutti questi caratteri sono sconvolti se si osserva la loro effettività (senza parlare del debito pubblico, secondo al mondo dopo lo Zimbabwe). La iperbole degli ultimi governi in carica delinea una mancanza di volontà politica di innovare. Anzi si sperimenta un conflitto generazionale che porterà a delle conseguenze disastrose per gli assetti odierni: i giovani possono aspirare ad avere un lavoro tuttalpiù precario (la disoccupazione giovanile nel Sud d’Italia è la più alta d’Europa); sulla pelle dei bambini e dei giovani si predispone dal governo centrale una propaganda costante, fatta da campagne permanenti instillate con programmi tv, con internet, con modelli mediocri che determinano nei piccoli un processo di alienazione dalle arti, dai mestieri, dalla cultura, dalla religione. Con la
fiction si predispone dal governo centrale una politica di abbrutimento dei processi di formazione dei più piccoli per ritardare o ostacolare in loro quei traguardi di consapevolezza che da grandi li spingeranno alla riscossione più o meno dura dei propri diritti elementari.
A ciò si aggiungono i tagli alla spesa pubblica, alla ricerca, alla scuola, ai teatri, ai cinema…, si taglia tutto quello che potrebbe spronare la natura sensibile dei bambini, per trattenerli in un alone ovattato di fiction fatto di televisione che non è vita reale; ma oltre al conflitto generazionale, vero detonatore sociale che scardinerà la
cultura italiana (più che nel ’68), un altro fattore risulta costante nella pratica dei governi in carica che si succedono.
La matrice confindustriale nordista ed antimeridionalista di questi governi attua politiche di intrusione ed esproprio di risorse proprie del Mezzogiorno d’Italia per trasferirle al Nord, violando sistematicamente il “patto dell’unità d’Italia”, quello che garantiva sussidi adeguati per portare le aree sottosviluppate del Sud a livello delle aree industrializzate del Nord.
La solidarietà nazionale non esiste più, anzi: con i fondi FAS (i fondi per le aree sottoutilizzate) si pagano i disastri provocati da terremoti (vedi L’Aquila), i G8, la delocalizzazione delle imprese del Nord oltrechè la cassa integrazione. Addirittura le multe degli allevatori padani delle quote latte.
Nel Sud dove maggiore è il risparmio le banche, tutte di proprietà del Nord, asfissiano il sistema creditizio. Così nel Nord per dar vita ad una attività basta una firma il più delle volte. Mentre nel Sud per vedersi elargito un prestito occorre prestare, a volte, la firma di un mafioso.
Alto risparmio, bassissimo credito al Sud; basso risparmio, alto credito al Nord.
Antinomia e paradosso sono la normalità nel sistema bancario italiano. Tutti gli indicatori economici pongono la democrazia italiana dinanzi ad un dilemma: l’Italia è unita perché Nord e Sud del paese sono costituzionalmente legate da un vincolo ideale e dallo sforzo dei nostri nobili padri o perché il Nord ricco ed industriale sfrutta le risorse materiali ed umane del Sud per la propria produttività lasciando il Sud colonia delle mafie?
Per declinare l’alfabeto di una vera sinistra e redigere un vocabolario occorre un’opera mastodontica di promozione culturale che parta dai pargoli e miri ad una più equa redistribuzione del reddito. Se si guarda al mondo del lavoro, la sinistra deve anzitutto porsi come strumento di emancipazione per le classi di lavoratori più martoriate. Se nel ‘900 la difesa era per il salario e per l’orario di lavoro dell’operaio nelle fabbriche, qui ed oggi la difesa nasce dal tema della cittadinanza e dei diritti del, per il e sul lavoro degli schiavi neri braccianti agricoli del Mezzogiorno. Se il mar Mediterraneo è il maggior sito di transito di merci della nuova economia occorre potenziare le infrastrutture ed i porti oltre a difendere il Mediterraneo intenso come bene comune. Oggi il Mediterraneo è invece il cimitero più grande al mondo.
Se la sinistra vuole porsi come soggetto politico moderno deve trovare i modi per aprire processi di istruzione legati alla vera storia d’Italia: la storia non è solo quella dei Cavour e dei Cattaneo, di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele e Garibaldi e Mazzini come cinghia di giunzione…la nostra storia è fatta anche da “vespri siciliani”, da Repubblica Partenopea e Masaniello, dalla Repubblica Romana, da Borboni, Svevi e Normanni, da Briganti e da eroi senza gloria; da servizi segreti americani, da stragi di stato e Gladio, da destra eversiva e mafie lottizzatrici già ai tempi della Liberazione. Se la sinistra non elabora una strategia per condurre una guerra
di liberazione dalle mafie, la sinistra non è strumento di emancipazione di quei popoli che ne subiscono da schiavi i soprusi e le angherie; quei popoli vivono a Sud, un Sud che deve trovare la forza di accogliere e implementare la dignità della vita di altri popoli che da altri Sud risalgono per risorgere.

Angelo Cleopazzo coordinatore del circolo di Sel 9 Aprile

domenica 20 novembre 2011

Cronaca di una partita di pallone fra comunisti e uomini ombra


Alcuni vivono per la politica, molti della politica (Max Weber)

Sabato 29 ottobre del 2011 dentro l’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) di Massima Sicurezza di Spoleto per la prima volta in assoluto c’è stata una partita di calcio tra una squadra composta da ergastolani ostativi ( cattivi, i colpevoli per sempre) e una composta da dirigenti e militanti del partito di Rifondazione Comunista, da associazioni mutualistiche, politiche e culturali e da lavoratori in lotta della Fiat di Pomigliano.

Per gli ergastolani ostativi tutti i giorni sono uguali, rotondi e vuoti, ma oggi è stata una giornata diversa da tutte le altre. Mi sono svegliato presto, ero preoccupato per il tempo e subito ho guardato fra le sbarre il cielo per vedere se pioveva o se era nuvoloso. Quando ho visto che la giornata non era troppo bella, ma neppure troppo brutta per non poter giocare la partita, ho tirato un grosso respiro di sollievo. All’apertura delle celle sono andato dal dentista e poi subito di corsa al campo sportivo del carcere. Erano già tutti lì prima di me, gli operai cassaintegrati di Pomigliano, Giovanni Russo Spena (ex senatore della Repubblica) Mario Pontillo, Giuliano Capecci dell’Associazione Liberarsi, (un fratello adottivo che mi segue da venti anni) Nadia e Giuseppe della Comunità Papa Giovanni XXIII ( due angeli fra molti diavoli rossi) e tanti altri che io non ricordo i nomi ma il mio cuore ricorda bene i loro visi e i loro meravigliosi sorrisi. Ho iniziato a salutare e abbracciare tutti e subito vengo a sapere che il Ministro di Giustizia ci ha vietato le riprese televisive, ci ha autorizzato solo di fare una foto di gruppo. Peccato, ma non fa nulla, non mi arrabbio, non voglio rovinarmi la gioia di questa giornata diversa da tutte quelle passate e da tutti quelle che verranno. Intanto la partita incomincia, si nota subito che le due squadre sono diverse perché la nostra è composta esclusivamente da uomini ombra (ergastolani ostativi). Poi per miracolo e magia anche gli uomini ombra s’illuminano d’amore sociale e non noto più nessuna differenza fra le due squadre. I miei compagni smettono di essere uomini ombra, mi sembrano pieni di luce come i giocatori dell’altra squadra, sorridono ed esultano ogni volta che segnano un goal.

Finita la partita, per la cronaca cinque a cinque, si va alla biblioteca del carcere e inizia il momento più politico, comunicativo della giornata:

-Anche la fabbrica è diventata un carcere e devi chiedere persino il permesso di andare in bagno

-Finirò la mia pena nel 9.999.999, ma credo che in quel anno non ci sarò più, almeno in questo mondo. Forse sarò da un’altra parte, ma spero che l’aldilà non esista perché non vorrei continuare a scontare la mia pena anche nell’altro mondo.

-Come la maggioranza dei partiti sfruttano la criminalità per farsi eleggere, poi sfruttano pure gli operai per farsi mantenere.

-La condanna più assurda è una pena che non finisce mai, perché non è ragionevole ritenere una persona colpevole e cattiva per sempre.

- Lottiamo insieme e uniti per cambiare e portare legalità e diritti dentro e fuori nelle fabbriche.

-Per prima cosa al mattino quando apro gli occhi guardo le sbarre della mia finestra per assicurarmi che mi trovo dove un giorno dovrò morire. Si vive come morti che respirano, ma che cazzo di giustizia ci potrà mai essere in una pena che non finisce mai?

Poi arrivano le guardie, bisogna andare via, ci scambiamo gli ultimo saluti, gli ultimi abbracci, gli ultimi sorrisi e gli ergastolani ostativi ridivengono uomini ombra, ma con la speranza là fuori di non essere più soli.

Carmelo Musumeci

Carcere Spoleto, novembre 2011

mercoledì 9 novembre 2011

99 Posse - Morire tutti i giorni (feat. Daniele Sepe & Valerio Jovine)



E' uscito il nuovo disco dei 99 POSSE dal titolo “Cattivi Guagliuni”.
L’album contiene anche il brano “MORIRE TUTTI I GIORNI” il cui testo è stato scritto da CARMELO MUSUMECI