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martedì 15 febbraio 2011

Il calcio rivoltato


di Mauro Valeri
Il mondo dello sport del Nord Africa si schiera con le rivolte popolari, bloccando campionati e richidendo giustizia e libertà per i propri paesi. In piazza scendono anche gli ultràs organizzati.

Sono diversi i mass media che hanno evidenziato come alle proteste che stanno interessando diversi paesi del nord Africa abbiano partecipato o partecipino anche calciatori, allenatori e tifosi. In Tunisia, ad esempio, già nei primi gironi della protesta contro Ben Alì, c’era stata una decisa presa di posizioni da parte dei calciatori. Tra i primi a protestare sono stati i giocatori dell’Esperance Sportive de Tunis, la squadra più importante del paese.
Di fronte alla demenziale sproporzione tra la povertà di milioni di persone e lo stipendio di 70mila dollari al mese garantito dal presidente della squadra, Hamdi Meddeb, al nuovo allenatore, Nabil Maaloul, i calciatori hanno deciso una curiosa quanto efficace forma di sabotaggio: nella partita che li opponeva all’Etoile du Sahel, si sono fatti segnare ben cinque reti senza opporre alcuna resistenza.Poi hanno deciso di fermare il campionato, anche per permettere a molti tifosi (e a molti degli stessi calciatori) di partecipare alle proteste di piazza. Solidale con il popolo e i manifestanti anche l’allenatore, Rabah Saadane (già ct della Nazionale algerina), che ha rinunciato a sedere sulla panchina dello Yemen con questo commento: “Ringrazio per l’offerta generosa, ma in questo momento è un insulto guadagnare altro denaro mentre la mia gente muore di fame per le strade”.
Una interessante versione magrebina del salary cap! Altrettanto curioso l’autoesonero del ct della Nazionale tunisina, Fouzi Benzarti all’indomani della caduta di Ben Alì. Dopo aver confessato che aveva accettato di fare l’allenatore solo perché obbligato dal dittatore, Benzarti ha lasciato l’incarico dichiarando: “Ora che non c’è più, mi sento libero come il mio popolo”. Libero anche di non essere più utilizzato per alimentare quel panem e circenses (sempre più “circo” e sempre meno pane, verrebbe da dire), a cui molti dittatori vorrebbero relegare il calcio. All’appello della piazza non sono mancati i tifosi, specie quelli delle due squadre di Tunisi, l’Esperance e il Club African, in genere molto propense a scontrarsi, che invece nei giorni della protesta hanno trovato parole d’ordine comuni: oltre a pane e lavoro, hanno manifestato per la “’libertà per gli ultrà incarcerati, l’abolizione del locale daspo e del divieto di introdurre (e usare) fumogeni negli stadi” (Il Manifesto, 26 gennaio 2011).
Al Cairo, invece, tra i milioni di manifestanti, sono state notate moltissime magliette rosse dell’Al-Ahly, la squadra della capitale, che è anche la più blasonata del paese e dell’intero continente. A mettersi in evidenza sono stati soprattutto gli Ultrà Ahlawy, il primo gruppo ultrà organizzato dell’Egitto (è stato fondato nel 2007), che ha aderito ufficialmente alla protesta di piazza. Alessandra Cardinale, su Il Fatto Quotidiano del 9 febbraio, riporta le parole di Assad, ventenne, presentato come “capo ultrà del Al-Ahly”: “Gli ultras sono tra le persone che protestano nelle strade e spesso siamo proprio noi a guidare i nostri fratelli e le nostre sorelle (…). Chi meglio di noi conosce i metodi della polizia? (…) Il governo ha avuto sempre paura di noi perché è difficile inquadrarci ideologicamente, per questo diamo fastidio”. Accanto ai tifosi, in piazza al Cairo, come ha ricordato Stefano Boldrini su La Gazzetta dello Spot dell’8 febbraio, è sceso anche Wael Gomaa, simbolo dell’Al-Ahly e della Nazionale (e per molti considerato l’attuale miglior difensore di tutta l’Africa): “Io sono al fianco del mio popolo. In Egitto ci sono troppe ingiustizie sociali, troppa disparità tra ricchi e poveri. Bisogna intervenire e pensare anche al futuro. I nostri giovani non hanno speranze nell’Egitto attuale: dobbiamo aiutarli… Mubarak ha fatto il suo tempo: l’Egitto non può più aspettare”. ”
Difficile immaginare simili situazioni in Italia, soprattutto vedere una partecipazione di giocatori e allenatori ai problemi del paese (è di fatto immaginabile un Del Piero che, nella trattativa per il suo nuovo ingaggio – quello scaduto era di 7.5 milioni di euro netti in due anni, cioè 312.500 euro al mese – faccia un gesto di solidarietà verso gli operai Fiat o i precari di Torino!). Che il futuro sia nelle mani degli ultras?

Tratto dal blog www.sportallarovescia.wordpress.com
da GlobalProject.info

Sequestrato sito internet, per articolo satirico contro Berlusconi


di Marco Barone da Reset-Italia
Bene, l’immagine appena visualizzata, è tratta dal sito www.savonaeponente.com sequestrato perchè il 4 febbraio 2011 è stato pubblicato articolo fortemente satirico dal titolo:
‘Voglio ammazzare Berlusconi’, dipingendo il premier nelle vesti di un alieno, con tanto di foto ritoccata.

La blogger ha subìto perquisizione realizzata dalla Postale con la Digos di Savona. Sono stati sequestrati i computer della redazione del blog ‘Savonaeponente.com’, e la giornalista è stata trattenuta nella Questura a Savona, per varie ore Ma se non bastasse sono stati sequestrati anche i computer del figlio della blogger perchè tecnico informatico, ed è stata anche perquisita, in un’officina meccanica dove si trovava per un guasto, l’auto del marito della donna. I motivi dell’urgenza sarebbero stati dettati dal fatto che, in base alle notizie che circolano nella rete, la donna risultava ufficialmente detenere un’arma che successivamente è risultata essere stata ceduta nel corso degli anni.Certo la magistratura deve fare il suo lavoro, ma era veramente pericoloso quell’articolo? Quale è la linea sottile di confine tra la satira e le mere intimidazioni o diffamazioni?
La Cassazione penale sez. V, 07.10.1998 sostiene che la satira e la critica, «quale esercizio del democratico principio di libertà e di manifestazione del pensiero, trova un limite invalicabile nel rispetto di altri diritti fondamentali, parimenti sanciti dalla Costituzione, in quanto attinenti alla pari dignità sociale di tutti i cittadini, quale che possa essere il loro credo religioso, nonché nella salvaguardia dei diritti inviolabili di ogni persona, sia come singolo, sia come membro delle più diverse formazioni sociali nelle quali si forma e si sviluppa la personalità di ognuno, diritti inviolabili tra i quali vanno annoverati, senza alcun dubbio il diritto all’onore, alla reputazione e al decoro»
Una storia già vista, ma rilevati i tempi attuali credo che oggi giorno scrivere anche satiricamente ciò che si pensa è rischioso, ed è per questo motivo che occorre battersi per difendere quanto sostenuto in particolar modo dall’articolo 21 della Costituzione ovvero che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione e che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

da Reset-Italia